Terme Luigiane, i lavoratori e alcuni curanti lunedì in Cittadella per un nuovo presidio

di FRANCO BARTUCCI – Allo scadere del termine fissato dal presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, per conoscere il pensiero dei due sindaci sulla proposta presentata dalla Società Sateca, mirata alla riapertura della nuova stagione termale, tramite i loro legali, mediante lettera pec, hanno fatto conoscere il loro pensiero sulla proposta oggetto del contendere, che finisce per innescare ed aggravare il rapporto tra le parti relativo alla immediata funzionalità delle Terme Luigiane.

I due sindaci, tramite i loro legali, hanno fatto conoscere la loro disponibilità a concedere alla Sateca l’utilizzo delle acque termali fino al 18 dicembre 2021 nella quantità utilizzata nel corso della stagione 2020, a fronte del pagamento di un canone  pari ad Euro 93.000,00 nelle modalità da concordare, comprensivi dei canoni concessori che i Comuni sono tenuti a pagare alla Regione Calabria. Resta inteso – si precisa nella lettera – che, qualora la Regione esonerasse i comuni da tale pagamento, la somma corrispondente sarà detratta dall’importo complessivo. Viene puntualizzato, altresì, che tale importo scaturisce dalla linea di indirizzo in materia di acque minerali, naturali e di sorgente, redatto in sede di conferenza Stato-Regioni del 16 dicembre 2006.

Altro comportamento viene adottato per le stagioni termali successive al 2021, e fino alla scadenza della concessione regionale prevista per il 29 aprile 2036, in cui si prevede l’erogazione di 25 litri a secondo mista caldo/fredda secondo le proporzioni di portata delle sorgenti con un canone annuo pari a Euro 373.000, il tutto desunto dalla linea d’indirizzo adottata con parametri specifici dalla conferenza Stato Regioni di cui sopra, prevedendo anche una rivalutazione monetaria dal 2006 ad aprile 2021. A questo si aggiunge pure una nuova disciplina di commercializzazione anche in termini economici dei prodotti “Pura”.

Infine, si precisa che per l’anno in corso, considerate le problematiche legate alla pandemia del Covid-19 il canone determinato di 93.000,00 euro sarà ridotto ad ¼. Il tutto subordinato al ritiro di tutti i contenziosi in atto, nessuno escluso, giacenti presso il Tar e la Procura della Repubblica di Paola. Ed è strano che finora da questi organi non sia stato espresso alcun giudizio di merito, dopo sei mesi dal primo!

Una proposta di completa rottura, da parte dei due sindaci, che crea non pochi problemi al presidente f.f. della Regione, Nino Spirlì, per trovare nell’arco di pochissimi giorni la soluzione giusta, a partire dalla revoca della concessione, supportata anche dalla mancata presentazione da parte dei due Sindaci  del “Report” chiesto dallo stesso presidente, la cui lettera oggetto di presentazione in questo servizio, ne costituisce una prova d’ incapacità gestionale di tale importante e delicata materia.

Infatti, il Comitato dei lavoratori delle Terme Luigiane è subito intervenuto con un proprio documento, rigettando tale proposta dei due sindaci ritornando a ribadire che: «Ci eravamo abituati ad una produzione di documenti ufficiali basata su incauti “copia e incolla”, ma questa volta i sindaci hanno voluto strafare quanto a incompetenza, facendo riferimento ad un accordo Stato-Regioni con delle tariffe minime e massime relative alle acque minerali-naturali da bere e destinate all’imbottigliamento (fattispecie che nulla ha a che fare con le acque delle Terme Luigiane). Questa differenza, non tanto sottile, è evidenziata tra le altre cose dalla stessa Regione Calabria che nella delibera in cui stabilisce i canoni da versare per le concessioni, distingue totalmente le acque minerali da bere e/o imbottigliare dalle acque termali». 

«Ci meravigliamo di questo ennesimo strafalcione. La valutazione complessiva della sorgente termale – dicono ancora i lavoratori nel loro documento – secondo questo ultimo complicatissimo calcolo con tanto di “interpolazione lineare”(tanto per stupirci con effetti speciali) porta il valore complessivo della sorgente a un importo superiore a € 2.500.000,00. Se così fosse, considerando che il canone totale che quest’anno i comuni verseranno alla Regione Calabria ammonta a circa € 5.700,00, si configurerebbe da parte loro una speculazione su un bene demaniale con ricavi pari a 450 volte quanto corrisposto al proprietario del bene. Tutto questo si aggiunge alle azioni assurde e illegali perpetrate nel corso degli ultimi mesi che, ormai è evidente, sono state mirate solo ed esclusivamente all’estromissione della Sateca dalle Terme Luigiane e, di conseguenza, a negare a noi lavoratori l’occupazione».

La lettera dei due sindaci è stata presa in considerazione dal consigliere regionale Pietro Molinaro, indirizzando al presidente Nino Spirlì, all’assessore Fausto Orsomarso e al direttore generale Cosentino, con una richiesta di immediata convocazione e valutazione del documento, in quanto, a suo avviso, costituisce una pretesa che impone una precisa analisi da parte della Regione.

«A questo punto – sostiene il consigliere Molinaro – la Regione deve scegliere tra due letture possibili della situazione. Dare ragione ai due Comuni, revisionando il canone secondo la logica illustrata dai due primi cittadini ai fini di una rivalutazione del proprio patrimonio trasmettendo immediatamente tutto il fascicolo alla Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica, ed ai revisori contabili della Regione per gli adempimenti spettanti a ciascuno; oppure considerare palesemente e smodatamente errata la stima effettuata dai sindaci, a testimonianza di un approccio ostruzionistico e vessatorio, procedendo quindi alla revoca della concessione per manifesta violazione delle finalità per le quali era stata concessa, ovvero il “preminente interesse pubblico».

«Non si può più perdere tempo – ha scritto il consigliere Molinaro – serve una decisione urgente».  

In ultimo, è giunta una lettera, a firma dei legali della Sateca, Enzo Paolini e Ivan Incardona, inviata innanzitutto al presidente Spirlì, nella quale, dopo aver criticato il contenuto della proposta e il metodo usato muovono alcune osservazioni precisando anzitutto che la Sateca ha dimostrato, con una perizia di stima redatta dal prof. Ing. Paolo Veltri, ordinario di Ingegneria Idraulica presso l’Università della Calabria e già Preside della Facoltà di Ingegneria, che il fabbisogno di risorsa idrotermale necessario al funzionamento delle proprie strutture è pari a circa 47 litri al secondo di acqua calda, mentre i comuni ne propongono appena 10 litri al secondo, senza in alcun modo giustificare tale irrisoria quantità.

«Una quantità del tutto insufficiente – spiegano nella lettera – a soddisfare le esigenze oggettive della Sateca, e finanche inferiore a quella di 12 litri al secondo dagli stessi Comuni indicata, come disponibile per l’azienda, nel Regolamento per la gestione della risorsa idrotermale emesso nel mese di dicembre dello scorso anno».

Come secondo punto nella lettera degli avvocati Paolini e Incardona, viene precisato che la Sateca, quale corrispettivo per la fornitura di 40 litri al secondo di acqua idrotermale, ha offerto di versare un canone annuale pari a 33.000,00 Euro; mentre i Comuni per 25 litri al secondo chiedono la somma di 373.000,00 Euro.

Dopo avere puntualizzato la differenza esistente tra acque minerali di sorgente destinate a consumo umano ed acque per uso termale, i due legali concludono la loro lettera con due considerazioni: fino allo scorso anno la Sateca ha versato ai Comuni, per il 100% della risorsa idrotermale, un canone annuo  di circa 44.000 Euro, mentre i due Comuni dovrebbero versare alla Regione un canone di circa 22.000 euro, ridottosi lo scorso anno, causa Covid, a 5.700 Euro. Cosicchè, i Comuni in base alla loro proposta pretenderebbero di incassare dalla Sateca ricavi superiori di 450 volte rispetto a quanto dovrebbero versare alla Regione Calabria.

La seconda considerazione dei due legali della Sateca è diretta a chiarire un aspetto dell’Avviso esplorativo pubblico emanato dai due Comuni, con scadenza il prossimo 14 giugno, per individuare eventuali figure interessate alla gestione delle Terme Luigiane, per una fornitura di 40 litri al secondo, con l’aggiunta dell’utilizzo dello stabilimento San Francesco e degli uffici amministrativi indicando per tutto un valore di 70.000 Euro; mentre, utilizzando la misura richiesta a Sateca, per una fornitura di 40 litri al secondo, la Società dovrebbe pagare un canone annuo di oltre un milione di euro.

«Di fronte a tanta irresponsabilità e gravissima provocazione, finalizzata solo alla distruzione di una risorsa pubblica, prima che di una azienda modello, urge – concludono i due legali della Sateca nella lettera inviata al presidente Spirlì – un intervento dell’Istituzione regionale da Lei rappresentata».

Intanto, i lavoratori si stanno preparando in massa con trasferta in pullman per un nuovo presidio nella giornata di lunedì presso la cittadella regionale convinti del detto di Teano pronunciato da Garibaldi a Vittorio Emanuele II°: «Qui o si fa l’Italia o si muore” o “Le Terme Luigiane vivono o tutto andrà in malore», portandosi dietro lo scontento e la ribellione della “famiglia dei curanti” che si preparano ad azioni giudiziarie a tutela dei loro diritti per la “cura del loro stato di salute”, che nessuno può negare. (fb)

Terme Luigiane, la Sateca presenta proposta per apertura della stagione termale

di FRANCO BARTUCCI – Da più mesi, i lavoratori e gli innumerevoli curanti legati a queste terme per effetto della qualità delle cure, da 22mila a 25mila persone che si sono registrati annualmente prima della interruzione a seguito della pandemia Covid 19, si fanno molto preoccupati questa domanda a seguito del tergiversare dei rapporti dei due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese con la Società Sateca, sub concessionario, e la Regione Calabria

Il presidente della Giunta regionale f.f., Nino Spirlì, il 16 maggio aveva inoltrato ai due sindaci una diffida nel presentare entro il 21 maggio un “report” sullo stato delle Terme Luigiane, indicando le attività manutentive azionate nel periodo di interruzione e, soprattutto, un crono programma nel quale si dovevano evidenziare con chiarezza tempi e modalità delle attività di sfruttamento delle acque al fine di salvaguardare l’imminente stagione termale pena il decadimento della concessione.

A tutt’oggi, non si sa che fine abbia fatto questo importante documento che i due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese dovevano presentare alla Regione Calabria e al Presidente Spirlì, per una sua valutazione ed apertura di un tavolo di lavoro aperto alle parti interessate, mirato a definire una trattativa che avrebbe dovuto assicurare una continuità lavorativa ai 250 lavoratori delle Terme Luigiane e rasserenare tutta la famiglia dei curanti con l’apertura entro il 1° luglio della nuova stagione termale secondo il programma stabilito dal Governo Draghi.

I lavoratori, allo scadere dell’ultimatum, fanno i loro presìdi alla cittadella regionale ed il 26 maggio, in mancanza del famoso “Report”, la società Sateca presenta una sua proposta per l’apertura della stagione termale sempre che i due Comuni diano disposizione di riallacciamento delle acque termali, deviate e scaricate nel torrente Bagni, alla condotta dello stabilimento Terme Novae ed al parco termale “Acquaviva”, con l’impegno di riassumere il personale in organico ed iniziare la fase di preparazione per l’erogazione dei servizi termali.

La proposta  della Sateca viene inoltrata ai due Comuni, mentre i lavoratori, sotto la guida del sindacalista provinciale della Cisl, Gerardo Calabria, oltre ad altri due presìdi realizzati presso la Cittadella regionale finalizzati a sensibilizzare i politici calabresi e la stessa opinione pubblica verso questa particolare vertenza, continuano il loro stato di agitazione occupando anche lo stabilimento “Terme Novae”, in attesa del fatidico giorno risolutivo.

In che cosa consiste questa nuova proposta presentata dalla Sateca? In sintesi  nel confermare la disponibilità di apertura della nuova stagione termale, la società ha chiesto l’assegnazione in sub concessione, da parte dei due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, una disponibilità della risorsa idrotermale calda, nella quantità di almeno 40 litri al secondo e non 12 come indicato nel regolamento di distribuzione dell’acqua termale, approvato dai Consiglieri di maggioranza dei due Comuni, nelle sedute del 24 e 26 novembre 2020; come anche di una quantità maggiore o anche della totalità della risorsa in attesa dell’evoluzione del concorso destinato alla ricerca del nuovo sub concessionario.

Se in base all’avviso esplorativo pubblico per la ricerca di manifestazioni di interesse, pubblicato dalle due amministrazioni comunali che scadrà il prossimo 14 giugno,  per il vecchio stabilimento termale San Francesco, con 107 postazioni curative a fronte delle 170 organizzate all’interno dello stabilimento “Therme Novae”, viene stabilito un quantitativo di Acque Termali pari a 40 litri a secondo, è più che giusta la quantità d’acqua idrotermale calda e fredda pari a 40 litri al secondo chiesta dalla Sateca per la gestione del proprio stabilimento termale. Altrimenti emergerebbe chiaramente un livello di trattamento non equo, in base alle proprie potenzialità.  

La proposta presentata dalla Sateca prevede la stipula di un nuovo accordo che preveda un rapporto di sub concessione con durata fino al 29 aprile 2036, come prevede il decreto dirigenziale regionale n. 16199 del 18 dicembre 2019, con la previsione della possibilità di proroga nel termine ventennale, di cui al comma 7 dell’art.9 della Legge Regionale n. 40/2009.

La proposta presentata dalla Sateca prevede  pure la stipula di un nuovo accordo che stabilisca un rapporto di sub concessione con durata fino al 29 aprile 2036, come prevede il decreto dirigenziale regionale n. 16199 del 18 dicembre 2019, con la previsione della possibilità di proroga nel termine ventennale, di cui al comma 7 dell’art.9 della Legge Regionale n. 40/2009.

Con tale offerta, la Sateca prevede pure un corrispettivo finanziario  da erogare ai due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, per detta assegnazione, pari a Euro 30.000,00 annuo, da pagare entro il mese di giugno di ciascun anno solare. Con tale proposta la Società Sateca si è impegnata a mantenere gli attuali livelli occupazionali afferenti le strutture termali di proprietà della stessa, per l’intera durata dell’assegnazione della suddetta quantità di risorsa idrotermale.

Alla luce di tale proposta, fermo restando la presentazione del famoso “Report”, ci sarà la possibilità di un confronto serrato tra le parti per addivenire all’accordo atteso dai lavoratori e dagli innumerevoli curanti ai quali non può essere negato il diritto di fare le loro cure termali? Presidente Spirlì qui varrà la sua capacità di giudice e di decisionista per come meglio risolvere il problema, ricordando che la proprietà delle acque termali appartiene alla Regione Calabria e non può disperdere questo bene. (fb)

Molinaro (Lega): La Regione non perdi tempo su vertenza delle Terme Luigiane

Il consigliere regionale della LegaPietro Molinaro, ha reso noto di aver rinnovato « la richiesta di un’azione urgente da parte del presidente f.f. Nino Spirlì, dell’assessore Fausto Orsomarso e del direttore generale Cosentino, in relazione alla vicenda delle Terme Luigiane, dopo che è stata resa nota la pretesa economica delle amministrazioni comunali. A mio avviso, si tratta di una pretesa che impone una precisa valutazione da parte della Regione».

«I fatti sono – ha spiegato – che i sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese hanno determinato il valore annuale di 1 milione di euro per concedere al soggetto privato, l’impiego di 40 litri di acqua al secondo. Rapportando la valutazione fatta dai comuni, sulla quantità di 40 l/s, alla quantità di 100 l/s di erogazione totale della sorgente termale, ne deriva che il valore della sorgente termale sarebbe di due milioni e mezzo di euro all’anno. A fronte di tale valutazione, la Regione Calabria, proprietaria delle Terme Luigiane, riceve dai comuni la misera somma di ca. 20.000 euro all’anno. La sproporzione dei valori è assolutamente ingiustificabile»-

«A questo punto – ha proseguito – la Regione Calabria deve scegliere tra due letture possibili della situazione La prima è ammettere che hanno ragione i sindaci nel determinare il valore delle Terme Luigiane e, allora, occorre prendersi la responsabilità di dichiarare che la Regione Calabria non sa valutare e gestire il proprio patrimonio. Conseguentemente, il presidente Spirlì dovrebbe attivarsi, quanto meno, per la revisione del canone di concessione nei confronti dei comuni, oltre che trasmettere immediatamente tutto il fascicolo alla Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica, ed ai revisori contabili della Regione per gli adempimenti spettanti a ciascuno. Non è ammissibile che la Regione Calabria abbia dato in concessione, per poco più di ventimila euro all’anno, un bene che ne vale due milioni e mezzo all’anno. Si tratterebbe di consentire ai comuni di effettuare un “ricarico” di oltre il 12.000%, rispetto a quanto pagano alla Regione».

«La seconda alternativa possibile – ha spiegato ancora – è considerare palesemente e smodatamente errata la stima effettuata dai sindaci, a testimonianza di un approccio ostruzionistico e vessatorio. In questa seconda alternativa, appare evidente che l’azione delle amministrazioni comunali confermerebbe la necessità di procedere alla revoca della concessione per manifesta violazione delle finalità per le quali era stata concessa, ovvero il “preminente interesse pubblico”».

«A questo punto – ha concluso – il presidente, l’assessore al ramo e il direttore generale del Dipartimento, devono fare chiarezza su come valutano i comportamenti assunti dalle amministrazioni comunali. Non possono più perdere tempo, ma devono prendersi la responsabilità di decidere. Le alternative sono due: condividere l’operato dei sindaci con le conseguenze del caso, oppure prendere atto della loro incapacità di perseguire il “preminente interesse pubblico” alla base della concessione delle terme. Non c’è più tempo da perdere, serve una decisione urgente». (rcz)

Un terzo presidio con l’impegno del Presidente Spirlì di chiudere la vertenza delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – Il terzo presidio dei lavoratori delle Terme Luigiane, attuato stamani  (ieri ndr) presso la Cittadella regionale di Catanzaro, sollecitato dal sindacato provinciale di categoria della Cisl, con il suo segretario Gerardo Calabria, per assenza istituzionale, sia del presidente f. f. della Giunta regionale Nino Spirlì, che del capo gabinetto, avv. Franceschina Bufano, ha registrato un contatto telefonico a distanza, che ha prodotto una  riconferma d’ interesse da parte dello stesso nel risolvere la vertenza nella prossima settimana; mentre i lavoratori si sono espressi a favore di un nuovo presidio da effettuare nella mattinata di lunedì prossimo 7 giugno 2021.

Come dichiarato dal sindacalista Calabria, il presidio di lunedì prossimo dovrà essere considerato come ultimatum decisionale nell’assicurare ai lavoratori una continuità lavorativa, prevedendo l’apertura della nuova stagione termale 2021, a partire dal primo luglio per come prevede l’ordinamento governativo ultimo sulla funzionalità degli stabilimenti termali. Predisporre la funzionalità delle Terme Luigiane necessita di un tempo di impostazione delle attività lavorative e di marketing pubblicitario e di comunicazione non inferiore a un mese, e ci si trova già ad aver perduto i primi dieci giorni iniziali di questo mese di giugno, tenendo conto della gravità causata  poi dalla deviazione dell’acqua della sorgente termale dalla condotta della Sateca per essere riversata nel confinante torrente “Bagni”, apportando anche un danno economico alla stessa Regione che n’è proprietaria.

Al presidio di stamani (ieri ndr), ha pure partecipato per essere vicino ai lavoratori il consigliere regionale Pietro Molinaro, che sta seguendo la vicenda con grande attenzione e sensibilità, dal quale si è appreso che il presidente Spirlì, visto il mancato riscontro da parte dei sindaci di Guardia Piemontese e Acquappesa alla bozza di accordo discussa in Regione tra le parti lo scorso 26 maggio, e il giorno stesso inviata formalmente ai due Comuni, anche a seguito di un suo personale sollecito effettuato subito dopo presso i due primi cittadini, senza che abbia finora prodotto alcun riscontro in merito, si è riservato in tempi brevissimi di adottare i provvedimenti necessari al ripristino delle attività termali.

I lavoratori, come già detto in precedenza torneranno alla Cittadella Regionale lunedì mattina per prendere visione del provvedimento che sarà adottato dal presidente Spirlì e  ringraziarlo insieme a tutto il suo staff per la determinazione con la quale hanno affrontato la vicenda.

«Purtroppo l’atteggiamento ostativo dei due sindaci – hanno dichiarato i lavoratori attraverso un nuovo documento – nei confronti di qualsiasi soluzione proposta ha quasi completamente compromesso la stagione attuale e, in parte, quelle future, determinando tanta confusione e incertezza anche nella clientela che noi lavoratori speriamo di riuscire a recuperare una volta ottenuta dalla Regione la garanzia della ripresa immediata delle attività termali». (fb)

Lavoratori terme luigiane: Presidente Spirlì, tenga fede alle promesse e salvi la stagione termale

di FRANCO BARTUCCI – Presidente Nino Spirlì, tenga fede alle promesse fatte ai lavoratori  delle Terme Luigiane e salvi la stagione termale 2021.

Lo chiedono i lavoratori delle Terme Luigiane, constatato che i due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese tergiversano, sia nel dare una risposta alla proposta avanzata dalla Sateca, nell’incontro tenutosi presso la Regione lo scorso mercoledì 26 maggio, presenti le parti interessate, che alla stessa lettera inviata con diffida dal presidente Spirlì in precedenza, che invitava i due sindaci a presentare un report sullo stato delle Terme Luigiane, indicando un crono programma nel quale dovevano essere evidenziate tempi e modalità delle attività di sfruttamento delle acque al fine di salvaguardare l’avvio della nuova stagione termale. Report che doveva essere presentato entro il 20 maggio 2021, pena la decadenza della concessione affidata ai due comuni.

Alla luce del totale silenzio, sia dei due sindaci, che del presidente Spirlì, i lavoratori sono intervenuti con un nuovo documento e un annuncio che, il prossimo 3 giugno, si ripresenteranno alla cittadella regionale per chiedere spiegazioni in merito.  Ormai non si può tergiversare più, in quanto la nuova stagione è alle porte ed occorre che il presidente Spirlì si assuma tutte le sue responsabilità dimostrando capacità ed efficienza nella programmazione della vicenda per una sua buona amministrazione.

«Il mese di giugno – hanno scritto nel documento – è iniziato, ma alle Terme Luigiane continua a persistere un drammatico stallo della situazione legata, non solo alla vertenza di 250 lavoratori impiegati direttamente, ma anche relativa alla chiusura di un polo termale d’eccellenza che ogni anno eroga 500.000 prestazioni sanitarie e accoglie decine di migliaia di turisti. I sindaci dei comuni di Guardia Piemontese ed Acquappesa hanno ricevuto mercoledì sera della scorsa settimana la proposta di accordo discussa durante l’ultima riunione tenutasi lo stesso pomeriggio presso la Cittadella regionale alla presenza del Presidente Spirlì.

A seguito dell’incontro, i sindaci avrebbero dovuto dare riscontro alla proposta entro 48 ore. Sono trascorsi più di 5 giorni e, al di là dei soliti proclami su Facebook in cui tentano, come al solito, di mistificare la realtà, nulla di concreto è accaduto.

Il gioco del “perdere tempo” avviato dalle Amministrazioni comunali ormai da mesi ha stancato tutti, e la distruzione delle Terme Luigiane continua senza che l’assessore regionale competente, Fausto Orsomarso, si attivi per quelle che sono le prerogative del suo ruolo istituzionale. Negli ultimi tempi, abbiamo assistito al festival della prepotenza e dell’illegalità al quale l’assessore ha partecipato da perfetto spettatore, in pieno accordo con il suo amico ed elettore Tripicchio, senza prendere alcuna posizione ufficiale e quindi, nella sostanza, schierandosi apertamente con chi sta facendo di tutto per distruggere il lavoro di migliaia di persone e la più grande attività produttiva del Tirreno cosentino, che in 80 anni di storia imprenditoriale non è mai stata sfiorata dal malaffare e che ha fatto della legalità la sua bandiera. 

«Tutti si chiedono – precisano i lavoratori nel loro documento – quali interessi si celino dietro questo agire scellerato, visto che tutte le azioni poste in essere dai due amministratori vanno contro sia la tutela dell’occupazione che la prosecuzione dell’attività termale, contraddicendo in maniera eclatante i miseri e vacui annunci sbandierati qua e là sui social». 

«La stagione 2021 è persa, e di ora in ora scema qualunque speranza di poterla salvare anche parzialmente! Il presidente Spirlì, dimostrando di essere un uomo libero dalle logiche di palazzo, nelle scorse settimane ha diffidato i due comuni ad adempiere ai loro obblighi di legge in relazione al corretto sfruttamento della risorsa termale, pena la revoca della concessione. Giovedì 3 giugno una rappresentanza dei lavoratori sarà in Regione per chiedere al Presidente di adottare qualunque provvedimento utile a salvaguardare i nostri posti di lavoro e l’erogazione delle centinaia di migliaia di prestazioni sanitarie e a non farci ritrovare di anno in anno a combattere perla nostra occupazione». (fb)

Terme Luigiane, Spirlì diffida i sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese

di FRANCO BARTUCCI – Mentre il presidente f.f. Nino Spirlì inoltra ai due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese una lettera diffida invitandoli a presentare un “report” sullo stato delle Terme Luigiane entro cinque giorni, l’area delle sorgenti viene interessata da una frana che mette a rischio l’erogazione dei servizi termali per la nuova stagione.

Sulla vicenda sono intervenuti con un documento gli stessi lavoratori componenti dell’Associazione “Comitato lavoratori Terme Luigiane”, soddisfatti della loro manifestazione di presidio svolta nella giornata di ieri presso la cittadella regionale.

frana terme luigiane

Nel loro documento, mettono in luce la incapacità delle due Amministrazione nel saper gestire correttamente il territorio di loro competenza  ed in particolare quello del compendio termale, del quale dicono: «si sono appropriati con la forza e in maniera totalmente illegittima, dimostrando giorno dopo giorno di non essere in grado di amministrare».

Focalizzando il loro sguardo sulla frana dicono: «La scelta incomprensibile di tagliare le numerose piante di erica presenti sul versante roccioso sovrastante l’area di miniera delle quattro sorgenti termali, ha determinato la modifica di un delicato equilibrio naturale con il risultato che, alle prime piogge, il terreno ha ceduto in alcuni punti con la conseguente caduta di materiale roccioso e addirittura alberi che hanno travolto parte dell’area sorgiva danneggiando irrimediabilmente una delle grandi cupole in plexiglass poste a protezione delle sorgenti. In 80 anni non si era mai assistito a danni di questo tipo. Questo si aggiunge alle gravi problematiche tecniche provocate dalla scelta di chiudere l’adduzione dell’acqua(e il conseguente scarico abusivo della stessa nel torrente Bagni) verso la condotta termale e verso le vasche di maturazione dei fanghi».

«A tutto questo, dopo anni di vana attesa e dopo pomposi proclami e annunci – prosegue il documento – si aggiunge un ridicolo “avviso esplorativo” di due paginette spacciato per bando pubblico, e sulla cui reale validità dal punto di vista legale ci sono grandissime perplessità. La sensazione di impotenza e frustrazione che pervade in maniera crescente gli animi di noi lavoratori è diventata insopportabile. Per decenni, abbiamo gestito con grande competenza e professionalità le sorgenti termali senza incorrere mai in nessun problema e in nessun intoppo. Oggi, il bene più prezioso fondamentale per il prosieguo delle nostre attività lavorative è caduto in mani incaute, troppo inesperte e irresponsabili visto che continuano a mietere danni su danni ed è tempo di porre fine a questo scempio». 

Intanto il presidente Spirlì nella sua lettera di diffida, nel chiedere una dettagliata relazione sullo stato delle Terme, ricorda che la concessione delle Terme può essere sottoposta a decadenza nel caso di gravi inadempienze e si dice pronto a intraprendere ogni azione idonea a tutelare l’interesse pubblico. L’atto concessorio è finalizzato alla salvaguardia dell’interesse pubblico, attraverso la regolare attività di sfruttamento e la regolare manutenzione delle risorse delle acque termali, assicurando anche l’effettuazione senza soluzioni di continuità delle prestazioni sanitarie. «Non intendo soffermarmi sulle scelte che i Comuni concessionari hanno inteso o intendono porre in essere, ma reputo doveroso attivare nell’immediato ogni azione idonea a tutelare e salvaguardare il bene di proprietà regionale».

Dopo aver puntualizzato che il “report” deve pervenire alla Regione entro cinque giorni dal ricevimento della lettera, si precisa che il documento deve illustrare con chiarezza l’attuale stato del bene termale indicando, inoltre, le attività manutentive azionate nel periodo di interruzione e, soprattutto, un crono programma nel quale si evidenzino  con chiarezza tempi e modalità delle attività di sfruttamento delle acque al fine di salvaguardare l’imminente stagione termale.

La lettera conclude dicendo: «Ricordando che, nel caso di gravi inadempienze, la concessione può essere sottoposta a decadenza, in assenza di adeguate informazioni, sarò costretto, mio malgrado, ad attivare gli uffici regionali preposti per ogni idonea azione a tutelare il preminente interesse pubblico». (fb)

I lavoratori delle Terme Luigiane da domani faranno presidio permanente in Cittadella regionale

di FRANCO BARTUCCI – Lo hanno deciso oggi dopo quasi dieci giorni di protesta attuati presso lo stabilimento “ThermeNovae”, con la manifestazione Riprendiamoci il lavoro, in cui oltre alla visita del presidente f.f., Nino Spirlì, nel pomeriggio del 4 maggio, della visita del consigliere regionale, Pietro Molinaro, che si è espresso in termini chiari e precisi nel chiedere interventi mirati a ripristinare con immediatezza  la funzionalità  delle Terme, per la nuova stagione, non è accaduto nulla di serio, quantomeno la riapertura dell’adduzione dell’acqua termale alla condotta Sateca.

«Quindi – dicono i lavoratori – continua l’occupazione dello stabilimento termale “ThermeNovae”, mentre parte dei lavoratori della Sateca, inizieranno da venerdì il presidio permanente  per chiedere al presidente Spirlì di accelerare i tempi per la convocazione del tavolo finalizzato alla risoluzione definitiva della vertenza. La prima metà del mese di maggio – dicono ancora – è trascorsa senza risvolti concreti per la vicenda che ha lasciato 250 lavoratori senza occupazione. La disperazione dovuta ai problemi economici di tutte queste centinaia di famiglie inizia a diventare seriamente preoccupante».

Pur promuovendo tale iniziativa affermano i lavoratori: «Continua ad essere forte la fiducia nell’impegno che ci ha assicurato per risolvere il serio problema, non solo legato alla perdita di lavoro per tutte queste famiglie, ma anche per la mancata erogazione delle cure sanitarie».

Sul presidente Spirlì sono intervenuti pure nella giornata di sabato scorso e di ieri, lunedì 10 maggio, con una nuova lettera, sia la dirigenza della Sateca che il Presidente dell’Associazione “Comitato lavoratori Terme Luigiane”, Giuseppe Tucci, con le quali hanno espresso entrambi forte preoccupazione per il futuro delle Terme Luigiane, per l’azienda e gli stessi lavoratori.

«La mancata programmazione – ha scritto la dirigenza della Sateca nella sua lettera –, i danni dovuti alla chiusura della condotta, il danneggiamento dei fanghi a causa della suddetta chiusura, gli investimenti e i tempi necessari per allestire nuove strutture di accettazione, uffici amministrativi, direzione sanitaria, studi medici, oggetto dell’apprensione coatta da parte dei due comuni rendono sempre più difficile ipotizzare l’apertura per questa prossima stagione termale».

La lettera prosegue dicendo che «i prossimi giorni saranno decisivi» invitando il presidente Spirlì a mettere in campo un autorevole intervento in merito.

«Desideriamo evidenziare che I’avviso esplorativo pubblicato dai Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese  – si afferma nella lettera – prevede I’affidamento ad un gestore solo del 40% dell’acqua disponibile e riteniamo che, per la salvaguardia dell’esistente, sia necessario destinare alle nostre strutture una quantità dell’acqua residua sufficiente a poter operare. Pensiamo che questo sia un elemento da prendere in considerazione nel valutare le azioni da intraprendere. Siamo certi che Lei sia consapevole dell’importanza del mantenimento in vita di un’attività produttiva come la nostra, che ha sempre operato con serietà ed onestà, garantendo il benessere del personale e dei curandi che sono in attesa di decisioni chiare ed immediate per la predisposizione del loro percorso curativo».

Un tema anche questo ripreso dal presidente dell’Associazione “Comitato lavoratori Terme Luigiane”, che comprende l’adesione di oltre 1.500 soci, nella stragrande maggioranza appartenenti proprio alla famiglia dei curanti.

«Le amministrazioni comunali di Guardia Piemontese e Acquappesa – dice il Presidente Tucci nella sua lettera – con il loro operato toglieranno il diritto al lavoro a tutti coloro che prestano servizio presso le Terme Luigiane, come il diritto alla salute e alle cure sanitarie ai tantissimi clienti provenienti da ogni parte d’Italia, cosa che solo la Sateca è in grado di assicurare. Ci saremmo augurati, da parte delle due amministrazioni comunali, quantomeno la riapertura dell’adduzione dell’acqua termale alla condotta Sateca per dare un segnale di buona volontà, diretto alla risoluzione della questione; invece continua non solo l’azione di sabotaggio, ma anche le passerelle politiche prive di concretezza».

La stagione termale va salvata, conclude la lettera del presidente Giuseppe Tucci, e resta pochissimo tempo. «Se non ci sarà una soluzione immediata il nostro lavoro è finito, e sarà finito per sempre». (fb)                                              

Terme Luigiane: la minoranza contro le scelte del Comune di Acquappesa

di FRANCO BARTUCCI – La verità sulle Terme Luigiane nel rapporto acque termali del 40% contro il 12%: i consiglieri di minoranza del  Consiglio comunale del Comune  di Acquappesa, Mauro Avolio e Sandra Ricco, ritornano a prendere posizione contro la maggioranza che amministra il Comune di Acquappesa per i danni gravissimi che si stanno creando a livello amministrativo e giudiziario con la questione  ancora irrisolta delle Terme Luigiane, «gestita in modo confuso, con inutile dispendio di energie e denaro, per effetto del  prelevamento coatto dei beni comunali del compendio termale utilizzati dalla Società Sateca, con la motivazione di predisporre al più presto un bando di concorso europeo per l’individuazione di un sub concessionario, al quale affidare la gestione delle acque termali» con la predisposizione di un nuovo contratto per un periodo di quindici anni fino al 2036.

I due consiglieri, che rappresentano il gruppo consiliare “Cambiamenti”, che per soli undici voti nel 2019 hanno  perso la competizione elettorale impedendo loro di assumere la direzione e gestione del Comune di Acquappesa, sono intervenuti con una loro dichiarazione sulla vicenda delle Terme Luigiane, contestando alla maggioranza i danni economici che sta creando, insieme ad un effetto immagine negativo e penalizzante aggravate anche dalla dichiarazione di dissesto finanziario del Comune, con la sua posizione intransigente, circa la conclusione della vicenda, la quale poteva evolversi in modo più serena e pacifica per una normale transizione.

«Sarebbe bastato – precisano i due consiglieri –  rivedere l’accordo sottoscritto dalla precedente amministrazione comunale, presso la prefettura di Cosenza l’8 febbraio 2019, regolarmente approvato all’epoca dai due Consigli Comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese, e concordare la riscrittura del comma d) nei termini così indicati: “La Sateca può continuare a gestire i servizi termali fino al 30 dicembre 2021 e comunque in caso di impossibilità fino all’effettivo subentro del nuovo sub concessionario, che dovrà scaturire a seguito del bando di concorso europeo, come imposto dalla legge, a cui le due Amministrazioni Comunali, in accordo con la Regione Calabria, sono chiamati a provvedere nei tempi giusti”.

«Quale migliore occasione sarebbe stata seguire questa formula – hanno proseguito i due –  per gestire la materia in perfetta serenità ed equilibrio nel predisporre il bando, cosiddetto europeo, per la ricerca del sub concessionario! Fermo restando che sarebbe stato opportuno rivedere il Regolamento di distribuzione delle acque termali, approvato dai consiglieri di maggioranza dei due Consigli comunali delle rispettive amministrazioni, come chiesto nel dibattimento privato e pubblico, sia dai consiglieri di minoranza che dal gruppo di lavoratori delle Terme; nonché della stessa Società Sateca, che lo ha impugnato presso le autorità giudiziarie della Procura della Repubblica di Paola. Un regolamento peraltro non sottoposto a dibattimento pubblico tra le comunità residenti, direttamente interessati per varie ragioni, nei due Comuni,  ed ancora peggio senza sottoporlo ad approvazione da parte delle autorità regionali competenti essendo la Regione Calabria proprietaria delle acque termali. Un regolamento, che oggi contrasta con i contenuti dell’avviso pubblico emanato nei giorni scorsi dalle due Amministrazioni finalizzato a cercare  delle manifestazioni d’interesse da parte d’imprese o società interessate ad acquisire il compendio termale comunale con il 40% l/s dell’acqua termale prevista per la funzionalità del vecchio stabilimento San Francesco».

Di tutto questo i due consiglieri Avolio e Ricco ne hanno fatto oggetto di interventi sia in Consiglio comunale, senza trovare attenzione da parte del Sindaco, come in vari interventi di comunicazione attraverso gli organi d’informazione, oltre ad informare puntualmente la Procura della Repubblica di Paola per competenza. «È stata, invece preferita un’azione unilaterale forzosa per venire in possesso dei beni comunali ubicati all’interno del compendio termale, motivandola come  necessaria per la scrittura ed emanazione del bando, oltre al fatto che l’accordo raggiunto nel mese di febbraio 2019, presso la Prefettura di Cosenza, nella formulazione veniva considerato “aleatorio”, in quanto non veniva precisata alcuna data di conclusione effettiva del rapporto con la Sateca, la quale nel frattempo ha pure depositato presso la Procura della Repubblica di Paola varie denunce e ricorsi che andranno a rallentare tutti i percorsi mirati all’espletamento del concorso stesso».

Ritornando a parlare dell’avviso emanato per la ricerca di “Manifestazioni d’interesse” dimostra, dicono i due consiglieri di minoranza Avolio e Ricco, che «come tutte le operazioni coattive sino ad oggi compiute dalle due amministrazioni, giustificate come necessarie e propedeutiche alla pubblicazione del bando, hanno rappresentato solo un inutile dispendio di energie e denaro che pagheranno le due comunità. Ad oggi si è arrivati a spendere già circa 40.000 euro di incarichi legali, 16.000 euro di vigilanza espletata per un mese sul territorio del compendio termale, 4.500 euro di lavori di impianto di illuminazione, 5.900 euro per tappare una buca, solo per citare le più eclatanti. Come verranno valutati domani dalla Corte dei Conti, di fronte la pratica di dissesto finanziario già proclamato, tutte queste spese finora sostenute? E chi le pagherà secondo le normative di legge vigenti?». È il caso di essere molto prudenti e saggi nel gestire questa delicata ed importante materia per il bene delle due comunità e dello sviluppo del territorio e delle stesse Terme Luigiane.

In ultimo i due consiglieri Avolio e Ricco mettono a fuoco un dato importante e significativo sulla lettura del Regolamento di distribuzione delle acque che riconosce allo stabilimento Therme Novae il 12%  l/s di risorse minerarie idrotermali; mentre nell’avviso esplorativo pubblico di ricerca  di manifestazioni di interesse, pubblicato nei giorni scorsi con scadenza di presentazione delle domande entro il 14 giugno 2021, viene assegnato allo stabilimento San Francesco il 40% l/s di risorse minerarie idrotermali.

Ad occhio emerge chiaramente una disparità di trattamento che non rispetta l’equilibrio dei compiti e funzioni. Lo stabilimento “Therme Novae” ha 173 postazioni al suo interno per tutte le varie cure termali, che nel 2017 ha assicurato 443.366 cure; mentre lo stabilimento San Francesco è dotato di 102 postazioni con 44.000 cure prestate nello stesso anno di cui sopra. In questo differente trattamento vi è la soluzione del problema con una equazione di facile soluzione circa l’assegnazione dell’acqua nelle giuste proporzioni in rispetto della funzionalità dei due stabilimenti.

Intanto sulle due testate giornalistiche calabresi di oggi viene riportato un documento emanato dal circolo locale del Partito Democratico di Acquappesa e Guardia Piemontese, in cui si parla di una vertenza gestita male da inesperti, con una ricerca spasmodica del consenso elettorale che non coincide con la realtà. «Ci auguriamo – hanno scritto nella conclusione i responsabili del PD locale – che la stagione parta, che si arrivi ad una nuova gestione del compendio. Una forza progressiva non può accettare né consentire a nessuno sciocche e forzose illazioni sulla nostra linea e pensiero che in questa vicenda sono stati, e sempre saranno, quelli della tutela dell’interesse pubblico complessivamente inteso».

Mentre non è mancata la risposta dei due sindaci al duro attacco del consigliere regionale Pietro Molinaro, che definiscono il suo dire non corretto e giusto, preannunciando anche in questa occasione le vie legali, sostenuti dal comitato civico “Uniti per il territorio”. È spontaneo affermare: Povera Procura della Repubblica di Paola, che su questa questione, da quando è scoppiata si è vista invadere da diverse denunce e ricorsi  presentati dalle parti senza che abbia finora espresso alcun intervento e giudizio di merito; mentre campeggia sulla balaustra dello stabilimento “Therme Novae”, dove i lavoratori stazionano in una forma di protesta “Riprendiamoci il lavoro”, uno striscione abbastanza chiaro “Non possiamo continuare a subire – La magistratura intervenga”. Fin qui i fatti del giorno mentre con il passare dei giorni appare pressante la necessità di fissare una data di apertura delle Terme Luigiane.

Dal canto suo, il consigliere regionale Molinaro, in una nota prende «atto con piacere dell’intervento del PD locale in merito alla vicenda delle Terme Luigiane. La pressione della cittadinanza, di qualsiasi parte politica, può contribuire a risolvere la situazione. Preminente è mettere al centro dell’attenzione le violazioni delle amministrazioni comunali, che sono culminate con la pericolosa chiusura dell’adduzione della sorgente termale verso lo stabilimento nuovo.

Sul piano politico generale, però, il PD dovrebbe ricordare che l’attuale situazione è anche figlia dei ritardi e delle scelte della Giunta Oliverio, che ha lasciato in eredità anche questa situazione confusa.

Quanto alla critica nei miei confronti, rispetto al richiamo alla decadenza della concessione nei confronti dei comuni, li invito a stare ai fatti. La decadenza della concessione riporterebbe la sorgente termale nella disponibilità della Regione Calabria e di nessun privato. Si tratterebbe di un atto necessitato dall’atteggiamento delle amministrazioni comunali». (fba)

I lavoratori delle Terme Luigiane: Basiti dalle parole dell’assessore Fausto Orsomarso

di FRANCO BARTUCCI – «Siamo basiti». Così hanno reagito i lavoratori delle Terme Luigiane alle dichiarazioni rilasciate dall’assessore al lavoro, turismo e termalismo della Regione Calabria, Fausto Orsomarso, agli organi di stampa dopo il monologo tenuto attraverso Facebook sulla vicenda delle Terme Luigiane, nel quale affermava il suo sostegno ai lavoratori e contestualmente annunciava che i legali dei due Comuni e della Sateca avevano trovato l’accordo sulla soluzione possibile, in termini giuridici da sviluppare con un atto amministrativo, per  l’affidamento delle acque e quindi l’apertura della nuova stagione termale, in attesa dell’espletamento del bando per la ricerca del nuovo sub concessionario.

«La nostra situazione lavorativa – hanno dichiarato i lavoratori in un loro documento – non può e non deve essere usata e strumentalizzata per fini meramente politici. Il nostro interlocutore in questo momento è solo il presidente f.f. Nino Spirlì.  Quando il Presidente ci dirà di festeggiare, allora festeggeremo, perché sappiamo che solo lui avrà in mano qualcosa di reale e di concreto».

Certo questa situazione continua a mantenere nel gruppo dei lavoratori molta delusione, rabbia e tanto stupore per le varie dichiarazioni e comportamenti tenuti dai due Sindaci, indifferenti di fronte alle parole usate dal Presidente Spirlì nel pomeriggio del 4 maggio, in occasione dell’incontro avuto sul piazzale antistante lo stabilimento “Therme Novae”.

«Basta giocare con la nostra disperazione. Noi chiediamo lavoro – dicono nel loro documento – perché non sappiamo più come arrivare alla fine del mese. Come ha detto il presidente Spirlì: abbiamo diritto anche noi ad aprire lo sportello della dispensa e trovarlo pieno. Non stiamo chiedendo di campare alle spalle dei cittadini, stiamo bensì chiedendo di mettere nelle condizioni l’azienda di riaprire affinché possa riassumerci».

Ancora più chiara è la loro posizione quando ritornano sul monologo dell’assessore regionale, ed affermano che «gli avvocati dell’azienda, attraverso il loro comunicato stampa, hanno preso le distanze da quanto affermato dall’assessore Fausto Orsomarso, e noi non possiamo fare altro che dedurne che si millanta di aver raggiunto un accordo allo stesso modo in cui si ostenta di aver pubblicato un bando che invece è soltanto un avviso pubblico esplorativo».

Sulla vicenda non poteva mancare pure un comunicato stampa rilasciato dai legali dei due Comuni, gli avvocati: Giuseppe Porzio, Monica Santoro e Valerio Zicaro, nel quale sostengono e giustificano la correttezza del comportamento tenuto dall’assessore Orsomarso, diretto responsabile e promotore dell’incontro, tenutosi tra i legali presso lo studio dell’avv. Paolini a Cosenza, per favorire, sul piano istituzionale, l’esito favorevole  della vicenda inerente allo svolgimento della stagione termale 2021.

Dalla loro nota si apprende che i legali di entrambe le parti hanno discusso in ordine a due possibili soluzioni della vertenza, una delle quali è proprio quella annunciata dall’assessore nella conferenza stampa e nei termini dallo stesso sintetizzati.

«Termini comunicati sempre nel rispetto delle forme e dei ruoli, per le vie brevi all’Assessore Orsomarso dai legali di entrambe le parti”. “Ci è parso, inoltre, che l’Assessore Orsomarso – puntualizza nel comunicato – attraverso la conferenza stampa, abbia auspicato il raggiungimento di un accordo e giammai abbia detto che lo stesso sia stato siglato: decisione, questa, che spetta ai legali rappresentanti delle parti».

A chiarimento del servizio è opportuno, comunque, puntualizzare che quella dell’assessore Orsomarso non è stata una conferenza stampa, in quanto questa si caratterizza attraverso una regolare convocazione da parte dell’ufficio stampa della Regione ed alla presenza di regolari giornalisti invitati per un opportuno contraddittorio, che su Facebook non si è visto; mentre nel monologo non è stata illustrata con chiarezza alcuna delle due proposte oggetto di discussione nel corso dell’incontro svoltosi tra i legali delle due parti e quale quella più condivisibile per entrambi i soggetti interessati, Comuni e Sateca. Resta il fatto, poi, che qualsiasi comunicazione in merito andava fatta al presidente Spirlì e che solo a lui, dopo il suo interessamento diretto manifestato con la convocazione dell’incontro del 27 aprile, presso la cittadella regionale, disertato dai due sindaci, e la visita incontro avuto nel pomeriggio del 4 maggio con i lavoratori nei pressi dello stabilimento termale, spettava il diritto di parlarne alle parti e farne oggetto di comunicazione all’opinione pubblica attraverso la convocazione di una conferenza stampa, trattandosi che le Terme Luigiane sono un patrimonio regionale frequentato da tantissimi calabresi, per come scritto dai legali della Sateca nel loro comunicato. 

Intanto la Sateca, attraverso una sua lettera inviata ai due Sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese e per conoscenza al presidente f.f. della Regione, Nino Spirlì e al Dirigente generale del Dipartimento Lavoro, Sviluppo Economico, Attività Produttive e Turismo, dott. Roberto Cosentino, denuncia il danno permanente creato, alla conduttura di adduzione delle acque termali dello Stabilimento Terme Novae e al parco termale Acquaviva, con la deviazione delle acque termali  che ha portato alla interruzione della produzione e deterioramento dei fanghi termali  per la stagione 2021.

«Vi informiamo – è scritto nella lettera – che la mancanza di acqua termale nel nostro impianto di produzione ed erogazione automatica dei fanghi termali, causata dalla chiusura della condotta di nostra proprietà da Voi operata, sta determinando il rapido deterioramento dei fanghi presso gli stabilimenti Terme Novae e San Francesco. Ciò provocherà gravissimi danni economici alla nostra azienda, sia per il valore dei fanghi stessi, sia per la mancata erogazione delle future cure con fanghi e sia per il costo dello smaltimento dei fanghi andati a male. Inoltre, la mancata erogazione delle cure principali comporterà il sostanziale annullamento di tutta la stagione turistico-termale 2021».

La lettera precisa, infine, che il protrarsi della mancata adduzione di acqua alla condotta ne provocherà l’otturamento a causa della cristallizzazione dello zolfo, problema irrisolvibile a causa delle caratteristiche tecniche della condotta stessa. «Ove la situazione di chiusura della condotta dovesse persistere – viene puntualizzato nella lettera – sarete chiamati a render conto di tali ingentissimi danni sia come enti che a titolo personale».

La giornata si arricchisce con la diffusione di un nuovo comunicato stampa del consigliere regionale Pietro Molinaro, che invoca una ragionevolezza per il bene comune investendo i cittadini dei due Comuni e non solo ad un loro forte interessamento per salvare la situazione.

«Ora è urgente comprendere – ha scritto il consigliere Molinaro – quali sono gli atti più corretti da compiere oggi. Invito i cittadini di Acquappesa e Guardia Piemontese a riconoscere che la deliberata arroganza delle loro amministrazioni comunali è solo distruttiva e perciò non può più essere tollerata. Le amministrazioni sono arrivate a deviare la sorgente termale dalle condotte dello stabilimento nuovo, incuranti dei danni che possono determinare. Se si produce un danno, qualcuno dovrà pagarlo, e se saranno chiamati a risponderne i comuni, significa che dovranno pagarlo tutti i cittadini. Se si costringe alla chiusura uno stabilimento produttivo, non è altrettanto facile farlo riaprire. Il tirreno cosentino ne sa qualcosa!».

«L’ostinazione delle amministrazioni comunali è irragionevole ed illogica – ha continuato Molinaro – anche rispetto agli interessi dei cittadini di Acquappesa e Guardia Piemontese, oltre che per quelli del gestore e dei suoi dipendenti. L’assurdo comportamento delle amministrazioni comunali, non può che condurre alla decadenza della concessione delle terme in favore dei comuni. E finalmente devono averlo capito tutti, se in grande fretta hanno mandato gli avvocati a trattare, dopo che avevano disertato la riunione con il presidente Spirlì. Devono aver saputo che si stava scrivendo il provvedimento di decadenza della concessione. A questo punto, mi auguro che la ragionevolezza possa prevalere, per realizzare il bene comune, prima che sia troppo tardi. E per questo mi rivolgo ai cittadini di Acquappesa e Guardia Piemontese, affinché inducano i loro amministratori a recedere dai loro comportamenti distruttivi, che danneggiano tutti, ma proprio tutti».

Dopo avere ancora sollecitato i cittadini ad assumere atteggiamenti propositivi e costruttivi sulla questione, Molinaro conclude dicendo: «Credo che si sia ancora in tempo per riaprire subito l’alimentazione della sorgente verso lo stabilimento nuovo e ritornare al tavolo di confronto convocato dal presidente Spirlì, per trovare una soluzione che soddisfi tutti, nella piena legalità delle procedure. Le Terme Luigiane sono un tesoro, ed è necessario creare le condizioni perché producano tutti i frutti possibili, rendendone partecipi tutti quelli che sono disposti a spendervi le proprie energie. Da calabrese dico che i calabresi debbano smetterla di farsi del male, da soli». (fb)

Molinaro (Lega) si rivolge ai cittadini di Acquappesa e Guardia Piemontese per vertenza Terme Luigiane

Il consigliere regionale della LegaPietro Molinaro, in merito alla vertenza delle Terme Luigiane, si è rivolto ai cittadini di Acquappesa e Guardia Piemontese, invitandoli «a riconoscere che la deliberata arroganza delle loro amministrazioni comunali è solo distruttiva e perciò non può più essere tollerata».

«Le amministrazioni – ha aggiunto – sono arrivate a deviare la sorgente termale dalle condotte dello stabilimento nuovo, incuranti dei danni che possono determinare. Se si produce un danno, qualcuno dovrà pagarlo, e se saranno chiamati a risponderne i comuni, significa che dovranno pagarlo tutti i cittadini. Se si costringe alla chiusura uno  stabilimento produttivo, non è altrettanto facile farlo riaprire. Il Tirreno Cosentino ne sa qualcosa!».

«È innegabile – ha detto Molinaro  –che tra molti cittadini di Acquappesa e Guardia Piemontese serpeggi un sentimento di ostilità nei confronti del gestore storico delle Terme Luigiane. E, se il sentimento è presente, probabilmente qualche motivazione valida c’è, ed è corretto che vada considerata. Ma tutto ciò non può far perdere la ragionevolezza che serve a decidere cosa sia più giusto fare oggi, per tutelare il patrimonio delle Terme Luigiane, anche nell’interesse dei cittadini di Acquappesa e Guardia Piemontese. Sul passato non va messa una pietra sopra, ma tener conto che se il gestore dovesse avere delle colpe, ne avrebbero anche le amministrazioni comunali nel non avere adeguatamente vigilato. È questo il mio modo di intendere il rapporto tra le istituzioni pubbliche ed i privati. Ma sul passato ci potrà essere tempo per discutere. Ora è urgente comprendere quali sono gli atti più corretti da compiere oggi».

Per Molinaro, «l’’ostinazione delle amministrazioni comunali è irragionevole ed illogica, anche rispetto agli interessi dei cittadini di Acquappesa e Guardia Piemontese, oltre che per quelli del gestore e dei suoi dipendenti. L’assurdo comportamento delle amministrazioni comunali, non può che condurre alla decadenza della concessione delle terme in favore dei comuni. E finalmente devono averlo capito tutti, se in grande fretta hanno mandato gli avvocati a trattare, dopo che avevano disertato la riunione con il presidente f.f. Nino Spirlì. Devono aver saputo che si stava scrivendo il provvedimento di decadenza della concessione».

«A questo punto – ha proseguito – mi auguro che la ragionevolezza possa prevalere, per realizzare il bene comune, prima che sia troppo tardi. E per questo mi rivolgo ai cittadini di Acquappesa e Guardia Piemontese, affinché inducano i loro amministratori a recedere dai loro comportamenti distruttivi,  che danneggiano tutti, ma proprio tutti. Ricordano molto il comportamento del marito che, per fare un dispetto alla moglie, è disposto ad evirarsi».

«I cittadini – ha concluso – non possono far finta di non vedere. Io suggerisco una strada da seguire e mi auguro che i cittadini possano sostenerla o aprirne altre, purché costruttive». (rcs)

Credo che si sia ancora in tempo per riaprire subito l’alimentazione della sorgente verso lo stabilimento nuovo e ritornare al tavolo di confronto convocato dal presidente Spirlì, per trovare una soluzione che soddisfi tutti, nella piena legalità delle procedure.

Le Terme Luigiane sono un tesoro, ed è necessario creare le condizioni perché producano tutti i frutti possibili, rendendone partecipi tutti quelli che sono disposti a spendervi le proprie energie.

Da calabrese, credo i calabresi debbano smetterla di farsi del male, da soli!