Medicina all’Unical, pubblicato il bando di ammissione ai corsi

È online il bando di ammissione, per l’anno 2023-2’24, per i corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia TD dell’Università della Calabria.

Per accedere alla selezione per l’anno accademico 2023/24 è necessario sostenere il Tolc-Med, un test erogato mediante la piattaforma informatica di Cisia, presso le aule dell’Ateneo. La prova può essere svolta in uno o entrambi i periodi di erogazione: dal 13 al 22 aprile 2023 e dal 15 al 25 luglio 2023. Al test (50 quesiti in 90 minuti) potranno accedere i diplomati e gli studenti iscritti al quarto o al quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado.

L’iscrizione al Tolc-Med può avvenire esclusivamente sul portale www.cisiaonline.it dal 13 marzo fino alle 14 del 3 aprile 2023 per sostenere il test nel primo periodo di erogazione e dal 15 giugno fino alle 14 del 5 luglio 2023 per il secondo periodo di erogazione.

Una volta superato il Tolc-Med si potrà presentare l’istanza di inserimento nella graduatoria di merito nazionale (per cittadini UE o equiparati) o locale (per cittadini non-UE residenti all’estero). La procedura è attiva dal 31 luglio 2023 e si chiude alle ore 15 del 24 agosto 2023.

La presentazione della domanda sarà consentita solo ai candidati in possesso del titolo di scuola secondaria superiore o che lo conseguiranno nell’anno scolastico 2022/2023, in tempo utile per l’immatricolazione nell’anno accademico 2023/24.

L’UniCal, inoltre, da quest’anno offre agli studenti la possibilità di scegliere tra due percorsi di laurea che prevedono una diversa sede di svolgimento del secondo triennio:

  • Medicina e Chirurgia TD, che si svolgerà interamente all’Unical, con tirocini clinici presso le strutture ospedaliere di Cosenza;
  • Medicina e Chirurgia TD (interateneo), che si svolgerà all’Unical per il primo triennio, e all’Università degli studi Magna Græcia di Catanzaro nel secondo triennio, con tirocini clinici presso le strutture ospedaliere di Catanzaro.

La durata minima del Corso è di 6 anni, a conclusione dei quali viene conferita la Laurea magistrale a ciclo unico abilitante alla professione di medico.

Al termine degli studi il laureato, infatti, potrà accedere all’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di medico chirurgo e ai concorsi per le Scuole di Specializzazione medica e potrà lavorare in tutti gli ospedali, nelle strutture sanitarie, negli studi professionali.

Inoltre, con pochi esami aggiuntivi, il corso permette di conseguire anche la laurea triennale in Ingegneria informaticacurriculum bioinformatico.

Il corso di laurea offerto all’Unical, infatti, offre competenze ulteriori particolarmente innovative, che gli consentiranno anche di lavorare in strutture sanitarie d’avanguardia nell’utilizzo delle nuove tecnologie, in reparti di chirurgia robotica, in centri di diagnostica avanzata o specializzati nella medicina di precisione, nell’ambito della telemedicina.

Al 1° anno sono disponibili:

  • 63 posti per Medicina e Chirurgia TD (di cui 3 per cittadini non-UE residenti all’estero)
  • 75 posti per Medicina e Chirurgia TD interateneo con l’Università degli studi Magna Græcia di Catanzaro (di cui 7 per cittadini non-UE residenti all’estero). (rcs)

Dall’Unical una lettura del terremoto verificatosi in Turchia e Siria

di FRANCO BARTUCCIIl terremoto catastrofico verificatosi in Turchia e Siria, con quel magnitudo di forte e lunga intensità, pone degli interrogativi scientifici, sia strutturali che sismici, sugli effetti prodotti. Ci possono essere delle conseguenze future anche per lo stato sismologico del nostro Paese e della Calabria in particolare? 

È quello che abbiamo sentito chiedere dai conduttori televisivi ad esperti nazionali del settore di fronte alle immagini e ai resoconti sullo stato dei fatti circa la reazione delle popolazioni e del pronto intervento degli uomini della protezione civile già operativi sul campo e garantiti dal nostro Paese.

Rispetto a questi eventi e studi sismici mirati alla prevenzione, nella nostra Regione, per effetto della particolare sensibilità verso la composizione strutturale geologica del territorio calabrese, vi è stata in questi anni per la presenza dell’Irpi Cnr e dell’Università della Calabria, con i suoi dipartimenti di Scienze della Terra, Strutture, difesa del suolo e ingegneria civile, una particolare sensibilità e attenzione, sia da parte della comunità scientifica che dell’opinione pubblica, nel conoscere i vari aspetti ai fini comportamentali di fronte a tali eventi naturali che richiamano vicinanza e azioni di grande solidarietà per come la stessa Università ha praticato fin dalle sue origini.

Abbiamo ricordato proprio domenica scorsa nel servizio pubblicato nel Domenicale come all’Università della Calabria è nato il primo nucleo di protezione civile con l’intervento su Fabrizia in provincia di Vibo Valentia e successivamente con i terremoti verificatisi in Friuli e in Irpinia nel nostro Paese. Un merito di memoria va riconosciuto al prof. Cesare Roda, divenuto poi Rettore, per gli studi sismologici avviati sul territorio calabrese con la collocazione della prima rete sismica, successivamente curata ed organizzata dal prof. Ignazio Guerra come dipartimento di Scienze della Terra; a livello d’ingegneria è il caso di ricordare i professori Vincenzo Maroni, Lino Versace e Alfonso Vulcano per gli interventi in materia di dissesto idrogeologico e strutturale; mentre in ambito sociologico è il caso di ricordare la squadra del dipartimento di Sociologia con i professori Giordano Sivini e Ada Cavazzani.

Docenti che hanno fatto parte della prima generazione della storia dell’Università della Calabria; mentre oggi, che si è entrati nel secondo cinquantenario ci sono altre nuove figure che si occupano e tengono sotto osservazione questi fenomeni, come il prof. Paolo Zimmaro, ricercatore in Ingegneria Geotecnica presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente dell’Università della Calabria con una intensa specializzazione in ingegneria geotecnica sismica acquisita negli Stati Uniti,  con il quale entriamo nella lettura degli effetti prodotti dal terremoto in Turchia e Siria.

Ma prima è bene sapere alcune sue brevi note curriculari per capirne la figura professionale di competenza in materia. Originario di Paola, dopo la laurea acquisita in Ingegneria presso l’Università della Calabria, i suoi studi di specializzazione si sono svolti negli Stati Uniti, da dove è rientrato alla fine del 2020. Si occupa di ingegneria geotecnica sismica e studia aspetti puntuali e su scala territoriale degli effetti geotecnici (come ad esempio frane, liquefazione, subsidenza) sul patrimonio costruito, strutture, opere geotecniche e sistemi infrastrutturali. Prima di ritornare in Italia ha lavorato per diversi anni all’Università della California, Los Angeles (Ucla) negli Stati Uniti ed è coinvolto in vari progetti di ricerca finanziati da prestigiosi enti di ricerca a livello internazionale tra cui la Nasa.  Presso l’Ucla è attualmente Visiting Projec Scientist.

È attivo nell’ambito delle attività di ricognizione danno geotecnico post-disastro della Geotechnical Extreme Events Reconnaissance Association (Geer). Ha partecipato all’analisi e alle ricognizioni danno a seguito della sequenza sismica del 2016 in Centro Italia, dei terremoti di Kumamoto in Giappone e dell’Alaska (USA) del 2018, del terremoto di Ridgecrest in California(USA) del 2019 e dell’esplosione al porto di Beirut (Libano) del 2020. I suoi studi sono stati premiati con il 2018 Earthquake Spectra Outstanding Paper Award. Nel 2020 si è classificato al primo posto nel settore Ingegneria Civile e Architettura nel bando per giovani ricercatori “Rita Levi Montalcini”.

Su quanto è accaduto in Turchia e Siria ci dice: «Quando arrivano notizie di terremoti devastanti come quello accaduto in Turchia e Siria è difficile rimanere focalizzati sulla scienza e sull’analisi dei dati che vengono raccolti e pubblicati nelle ore, giorni e settimane che seguono questi eventi. Nell’immediato, anche chi come me nella vita si occupa di disastri naturali, c’è un grande senso di sconforto misto a tristezza e rabbia. Questi sentimenti, però, da subito, diventano la forza propulsiva che motiva la mia ricerca.Purtroppo, ad oggi, non siamo in grado di prevedere i terremoti».

«Possiamo  identificare le aree a più alta’ pericolosità sismica e identificare le strutture più vulnerabili (cioè quelle a più alto rischio di danneggiamento e/o collasso se colpite da azioni sismiche). La conoscenza delle aree ad alta pericolosità e delle strutture più vulnerabili è uno strumento utilissimo da poter sfruttare per ridurre il rischio associato all’occorrenza di terremoti ad alta intensità. La comunità scientifica di cui faccio parte ha fatto passi da gigante negli ultimi anni su questo fronte. Infatti, oltre alla pericolosità sismica di base (quella cioè relativa al solo scuotimento sismico), oggi abbiamo strumenti avanzati per valutare la possibilità di occorrenza, anche su scala territoriale, di frane indotte da sisma e fenomeni distruttivi come la liquefazione dei terreni».

«Quest’ultimo fenomeno si verifica quando durante il sisma l’acqua che satura materiali sabbiosi genera gradienti di pressione talmente elevati da far si che il terreno, temporaneamente, si comporti come un fluido. Questo provoca danni devastanti, come osservato in maniera estensiva durante la celebre sequenza sismica che ha colpito la Calabria nel 1783».

«Il terremoto (o meglio la sequenza sismica) che sta sconquassando vaste aree della Turchia, Siria e parte del Medio Oriente – ci dice – si sta verificando in una area nota per un potenziale sismico elevatissimo che si trova nella zona di convergenza di tre placche tettoniche (quella Anatolica, quella Araba e quella Euroasiatica)».

«Per tale motivo, era ben noto alla comunità scientifica che la pericolosità sismica dell’area fosse elevatissima. Purtroppo  ciò per evitare (o quantomeno mitigare) questa tragedia è mancata una azione proattiva su larga scala per ridurre la vulnerabilità delle opere danneggiate e/o distrutte dal sisma. Tali iniziative avrebbero permesso la messa in sicurezza di molte strutture e infrastrutture e certamente ridotto, magari anche in maniera drastica, i crolli e conseguentemente i morti. Tali azioni in Turchia sono iniziate dopo un altro terremoto distruttivo occorso nel 1999. Tuttavia, la mitigazione del rischio si è focalizzata in questi anni alla sola Instanbul, lasciando scoperte altre aree del paese».

«Anche in Italia la pericolosità sismica è molto elevata in tantissime zone del Paese e la vulnerabilità di strutture e infrastrutture rimane alta, soprattutto nei centri storici e nelle zone interne. Inoltre, fenomeni di danneggiamento sismo-indotto come frane e liquefazione, sono altamente probabili in caso di terremoti di magnitudo elevata in molte aree della Nazione. Purtroppo però, ad oggi, nemmeno in Italia sono state messe in campo azioni proattive di mitigazione del rischio sismico su larga scala».

«Tali azioni sarebbero però non solo auspicabili, ma addirittura urgenti, per scongiurare il rischio che, ancora una volta, fenomeni naturali come i terremoti, diventino tragedie. Per poter mettere in moto la macchina organizzativa necessaria a tale ambizioso scopo si potrebbe prendere spunto da quanto fatto in California negli ultimi anni. Dal 2015 la città di Los Angeles ha varato il programma Resilience by Design che obbliga i proprietari di edifici sismicamente vulnerabili a mettere in sicurezza tali strutture. Il programma ha individuato anche aree a rischio frana e liquefazione e tipi di vulnerabilità standard, fornendo linee guida specifiche su cosa fare in base al tipo di vulnerabilità. La modularità e scalabilità di tali azioni ne ha permesso le applicazioni su decine di migliaia di opere su un’area vastissima che ospita oltre 10 milioni di abitanti complessivamente. L’auspicio è che anche in Italia si possano implementare iniziative di mitigazione del rischio di questo tipo e che il recente terremoto accaduto in Turchia possa fungere da campanello d’allarme e chiamata all’azione». 

Resta da fare una profonda valutazione sul dramma umano che sui è venuto a creare e che merita la più grande attenzione da parte di ciascun uomo di questa terra a cominciare dalla insensatezza del conflitto bellico che interessa quei territori e che gridano “Non più guerre”. Anche la natura si ribella ed ha mandato questo particolare messaggio. (fb)

La vicepresidente Princi al lavoro con gli studenti per realizzare un Comitato Interateneo calabrese

Istituire un Comitato interateneo calabrese che unisca tutte le Università della Calabria. È questo l’obiettivo della vicepresidente della Regione, Giusi Princi, coinvolgendo i rappresentanti degli studenti delle tre Università calabresi.

Il Comitato sarebbe una sorta di Consulta formata dai rappresentanti degli studenti universitari dei diversi organi, affinché si possa avere un quadro costante e paritario della situazione di ciascun Ateneo del territorio regionale.

E proprio su questo che si è svolto l’incontro in Cittadella regionale, tra la vicepresidente e cinque giovani membri in rappresentanza di Università Magna Graecia di Catanzaro, Università della Calabria di Cosenza e Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Una riunione operativa, propedeutica alla concreta costituzione dell’organismo, mai realizzato fino ad oggi.

«Ringraziamo il Presidente Roberto Occhiuto e la sua Vice Giusi Princi – hanno detto gli studenti al termine della riunione – per la grande attenzione e la sensibilità sull’argomento dimostrate sin dall’inizio e che siamo certi dimostreranno lungo tutto il percorso che condivideremo con grande entusiasmo».

La Calabria, dunque, si appresta a raggiungere un nuovo traguardo, mettendo insieme mondo delle istituzioni e mondo giovanile, in un binomio efficace che punta ad un rapporto più diretto, dinamico e proficuo.

«Fiero e soddisfatto per questi primi risultati raggiunti» si è dichiarato il Consigliere d’Amministrazione di UniCal Nazzareno Zaccaria, «soprattutto per la splendida idea della Consulta regionale, formata dai rappresentanti degli studenti universitari dei diversi organi e presieduta dal Vicepresidente Giusi Princi».

«La Regione – ha evidenziato – ha mantenuto gli impegni assunti e programmati nell’incontro di dicembre. Quello che ci siamo posti è il raggiungimento di qualcosa di storico per tutte le Università calabresi. Durante l’incontro si è detto fondamentale e prioritario sia garantire il totale riconoscimento del diritto allo studio, sia l’avvio di riforme strutturali. Il nascituro organismo avrà il pregio di dialogare con le massime istituzioni politiche regionali, garantendo così un canale diretto per affrontare le esigenze degli studenti».

«È emersa, inoltre – ha proseguito – la necessità di individuare nuove aree di intervento, osservando e approfondendo le principali criticità degli Atenei calabresi: il miglioramento dell’orientamento e le misure finalizzate al sostegno agli studenti. Già nei prossimi mesi, come ha affermato la vicepresidente, sarà presentato un disegno di legge regionale, finalizzato all’istituzione della prima Consulta interateneo della Calabria,quale organo di supporto all’Assessorato all’Istruzione e all’Università, nell’ottica di azioni partecipate di promozione e sviluppo e nell’individuazione dei bisogni delle università calabresi».

«La Consulta risulterà cruciale soprattutto nel suo primo anno di vita – ha affermato Riccardo Latella, Consigliere d’Amministrazione di UniCal – avrà il compito improrogabile di gettare le basi normative e operative per garantire servizi adeguati alle generazioni future: borse di studio erogate nei tempi corretti, edilizia universitaria di qualità, prezzi dei trasporti accessibili a tutti.”

«Una riunione proficua ed un’occasione, per gli atenei calabresi tutti, di ottimizzare il dialogo con le alte istituzioni, ponendo come obiettivo basilare la risoluzione delle problematiche che interessano il nostro territorio. Sono molto soddisfatto e mi sento fortemente motivato – ha detto Gabriele De Salvo, Consigliere d’Amministrazione della Mediterranea – pertanto ringrazio la Vicepresidente Princi per la disponibilità dimostrata. Che io sappia, è la prima volta che un assessore regionale al ramo spalanca le porte agli studenti, rendendoli parte attiva di un progetto di tale portata».

Stessa grande soddisfazione espressa anche da Emanuele Scigliano, rappresentante in Senato accademico dell’Università Magna Græcia di Catanzaro e membro Coruc: «Non posso che ritenermi soddisfatto, per questa iniziativa che mira a rafforzare il filo diretto tra gli studenti ed i massimi organi regionali, al fine di ottenere risposte concrete su quelle che sono le esigenze di tutti gli universitari».

«Questi momenti di confronto – ha evidenziato – sono un’occasione per dar voce a tutti gli studenti.Non dovranno mancare al centro della discussione: diritto allo studio, servizi, trasporti, orientamento in entrata ma soprattutto in uscita. Molti neolaureati, dopo anni di studio e sacrificio, riscontrano la difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, problema serio della nostra regione che porta via tanti giovani laureati. Questi ultimi, nonostante nella fase di studio decidano di rimanere in Calabria, sono costretti, successivamente, ad emigrare. La collaborazione con la Regione può rappresentare un’occasione per poter potenziare anche il post-laurea. Ringrazio la Vicepresidente per questo momento di confronto e per aver promosso questa iniziativa coinvolgendo tutti gli Atenei Calabresi».

Tutti i rappresentanti si sono resi disponibili a dare il proprio contributo all’Assessorato di riferimento.

La Vicepresidente ha accolto di buon grado, specificando che i criteri di formazione del nuovo Organo saranno definiti all’interno della proposta di legge, che prevederà una rappresentanza democratica di tutta la componente studentesca universitaria della Calabria. (rcz)

L’Unical contro i cambiamenti climatici col progetto di agricoltura di precisione “Magna Graecia Future”

Si chiama Magna Graecia Future il progetto di agricoltura di precisione con cui il Dimeg dell’Unical vuole contrastare i cambiamenti climatici.

Si tratta di un progetto innovativo, che lancia un’idea di sostenibilità e gestione ottimale delle risorse idriche di fertirrigazione, oltre che di difesa delle piante da utilizzare in viticoltura, che sarà la nuova frontiera del futuro per quanto riguarda le aziende che operano nel settore.

Si tratta di un progetto finanziato con la Misura 16.1 del Psr della Regione Calabria 2014/2020, che fa parte della rete Pei, presentato per promuovere l’iniziativa e coinvolgere futuri stakeholder, principalmente viticoltori e altri operatori del settore, insieme a varie scuole agrarie, e per far sapere a imprenditori agricoli e produttori che esiste un nuovo strumento efficace che possono utilizzare per ottimizzare i processi delle aziende, le loro spese e le loro risorse.

Un’importante opportunità per il mondo rurale, da divulgare e rivolgere a tutte le imprese agricole della nostra regione, fortemente auspicata e indicata dall’assessore all’Agricoltura della Regione Calabria, Gianluca Gallo, nel corso del suo intervento, tenuto in videoconferenza, in cui ha ribadito la necessità di andare incontro a quanto la scienza e la tecnologia ci mettono a disposizione.

L’innovativo progetto sulla micro fertirrigazione nella viticoltura di precisione sui vitigni autoctoni calabresi, che prevede una struttura avanzata con sistema computerizzato capace di ottenere risparmi idrici, nutrizionali e gestionali durante il ciclo biologico della pianta, ha come soggetto capofila l’azienda vitivinicola calabrese Magna Graecia e come partner di attuazione l’Università della Calabria, l’Associazione La Forma e L’Informatore Agrario.

In questo progetto il Dimeg si è reso protagonista impegnando le nuove tecnologie come supporto ad un’attività fondamentale che, nel caso specifico, si declina nell’ambito della viticoltura.

«Tutto il mondo sta vivendo una situazione abbastanza critica, legata ai cambiamenti climatici – ha affermato la direttrice del Dipartimento, Francesca Guerriero –: fenomeni che ci portano a dover affrontare e risolvere delle questioni veramente importanti e che possono avere un impatto molto negativo sulle attività che vengono svolte, con riferimento in questo caso ai vigneti, all’uva e al suo prodotto finale che è il vino. Dobbiamo cercare di sfruttare al meglio le risorse che abbiamo, cercando di limitare in qualche modo questi problemi legati ai cambiamenti climatici che sono essenzialmente dovuti alle basse temperature in periodi in cui questo non dovrebbe verificarsi ma anche di eccessivo caldo in altri periodi dell’anno».

«Come facciamo a risolvere questi problemi? – ha continuato –. Ovviamente, cercando di utilizzare in maniera adeguata una risorsa importante che è quella dell’acqua, anche utilizzando i fertilizzanti che possono migliorare la qualità del prodotto finale. Queste risorse, soprattutto l’acqua, sono elementi disponibili in quantità limitata e dobbiamo trovare un modo per poterli usare in modo adeguato, senza avere sprechi e ottenendo il risultato sperato. Questo si può fare utilizzando tecnologie che sono legate all’agricoltura di precisione, proprio come in questo progetto sviluppato da noi per sostenere e promuovere l’utilizzo di questi strumenti innovativi. Per poterlo fare, però, è necessario sviluppare dei sistemi specifici che un dipartimento come il Dimeg ha la possibilità di realizzare: per questo, i nostri ricercatori sono impegnati da anni in attività di trasferimento tecnologico e su quanto riguarda il tema dell’innovazione».

«Ovviamente – ha concluso – visto che siamo parte integrante di questo progetto, i ricercatori del nostro dipartimento sapranno dare il contributo migliore per portare al successo questa iniziativa».

Le aziende agricole come Magna Graecia hanno capito quanto sia indispensabile andare verso un mondo più green, utilizzando una tecnologia computerizzata, capace di migliorare il benessere della pianta ma soprattutto la qualità della materia prima e del prodotto finito.

«Grazie alla micro fertirrigazione noi miglioreremo la produzione dei nostri vitigni, soprattutto in termini di vitalità della pianta, che può così ricevere un micro goccia di acqua unita ai minerali mancanti – ha spiegato Vincenzo Granata, titolare di Magna Graecia Vini, nel corso della conferenza di presentazione».

«Tutto questo processo di monitoraggio delle sostanze del sottosuolo – ha continuato – ci porterà ad avere un prodotto qualitativamente più alto e, di conseguenza, un vino di altissima qualità. Siamo felici di avere il Dimeg dell’Unical come partner protagonista di questo progetto e tengo a sottolineare che come azienda abbiamo deciso di finanziare una borsa di ricerca per continuare lo sviluppo degli studi e della ricerca che effettueremo con questo progetto».

In agricoltura c’è bisogno di informazione e questo progetto, attraverso la divulgazione delle sue attività, mette in circolo importanti indicazioni e buone pratiche.

«Più ci si forma e più ogni agricoltore potrà crescere e diventare una realtà produttiva più efficiente, capace di risolvere meglio i problemi organizzativi ed economici della propria azienda – ha dichiarato in corso di conferenza il presidente dell’associazione La Forma di Cosenza, Roberto Castiglione –. Nel settore agricolo, oltre al bisogno di tante applicazioni e tecnologia, serve anche tanta formazione, proprio per come previsto nel Pnrr, possibilmente con strumenti che vadano verso una formazione più diretta e specifica: l’agricoltore non è più un soggetto fine a se stesso, ma un operatore professionalizzato che va formato e informato per stare al passo con i tempi».

Presente anche l’altro partner del progetto, L’Informatore Agrario, che ha inteso intraprendere questo percorso di Magna Grecia Future.

«Come editori siamo impegnati ogni giorno a comunicare agli operatori di settore la valenza e la forza dell’agricoltura, specie con i processi di una tecnologia, come la 4.0, e con una digitalizzazione delle aziende – il contributo di Vitina Marcantonio –. Sappiamo bene che nei progetti si può determinare un continuo scambio di conoscenza, specialmente da un punto di vista europeo. La nostra missione è quella di essere di supporto alle decisioni degli agricoltori e crediamo fortemente che tutto questo passi innanzitutto dalla conoscenza».

«Di fatto, grazie a questo partenariato con l’Unical – ha detto – le aziende private e le istituzioni, Magna Graecia Future può rappresentare un’importante opportunità di sviluppo per tutto il territorio calabrese. Ci sono supporti decisionali importanti che nascono da competenze specifiche, come quelle messe in atto qui: ingegneria, gestione e parte agricola, messe insieme, rappresentano un mix di opportunità per l’agricoltura 4.0 e per una gestione sostenibile dell’impresa».

Di approccio ad un’innovazione tecnologica sostenibile, sul piano ambientale ed economico ha parlato anche il direttore responsabile de L’Informatore Agrario, Antonio Boschetti, sottolineando come l’irrigazione di precisione sia uno degli approcci intelligenti verso i quali l’agricoltura del futuro dovrà tendere. “Insieme a tante altre soluzioni legate all’agricoltura di precisione e digitale, come la concimazione a rateo variabile e la microfertirrigazione, gli imprenditori agricoli potranno continuare a produrre utilizzando meno risorse e migliorando la qualità dei raccolti, ovvero migliorando il posizionamento competitivo delle imprese.

«Per raggiungere questi due obiettivi – ha affermato Boschetti nel corso del suo video intervento – è necessario rendere la tecnologia della micro fertirrigazione una soluzione accessibile per gli agricoltori attraverso attività divulgative e formative come quelle previste dal progetto».

Inoltre, la fertirrigazione a goccia riduce l’uso di attrezzature associate ai metodi tradizionali di irrigazione e fertilizzazione ovvero i costi di manodopera e carburante, seppur a fronte di investimenti più impegnativi. Tuttavia, queste nuove tecniche agronomiche permettono di gestire i rischi collegati all’estrema variabilità climatica e di ridurre le perdite di acqua e nutrienti.

È fondamentale unire la tradizione all’innovazione, così come c’è il bisogno di unire il sapere di chi fa agricoltura con il mondo dell’ingegneria, soprattutto con una nuova tecnologia che si mette a disposizione dell’agricoltura.

«L’università è la sede dell’innovazione e nella nostra missione c’è proprio il trasferimento tecnologico alle imprese del territorio – la sottolineatura del docente del Dimeg, Luigino Filice –. Abbiamo messo su un progetto insieme all’azienda vitivinicola Magna Grecia proprio per testare questa sinergia e stimolare un sistema che consenta a questa azienda di poter competere meglio sul mercato, grazie anche alla collaborazione con l’Università, sperimentando tecnologie al servizio dell’uomo che non siano solo più remunerative per l’azienda ma anche per determinare un minore impatto per il territorio».

«Quindi, utile anche da un punto di vista ambientale – ha detto ancora – oltre che di particolare rilevanza per quanto riguarda gli aspetti sociali che, oggi, sono sempre più cruciali rispetto alla sostenibilità. È nostro interesse far incontrare l’impresa con l’università, così da portare avanti e declinare queste opportunità senza protagonismi ma col solo obiettivo di creare relazioni e reti che cooperino tra di loro».

Oggi, le aziende agricole per competere e vincere le grandi sfide che si prospettano devono rapportarsi con la tecnologia, che va sempre più incontro alle loro esigenze, ma senza mai dimenticare la rilevante importanza ricoperta dalla figura dell’agronomo, che opera con grande professionalità e prossimità sul territorio.

«Grazie all’utilizzo di dispositivi tecnologici avanzati e intelligenti oggi si può parlare con maggiore appropriatezza di agricoltura 4.0 – ha detto nel suo intervento di saluto il consigliere dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Cosenza, Mario Reda – ma bisogna anche studiare quella che è la composizione del suolo, che caratterizza le particolarità del vino: partendo dal fitosoma, che costituisce l’essenza e il legame tra la pianta e il prodotto finale, possiamo dare un’impronta inconfondibile al vino».

«Lo abbiamo fatto, ad esempio, con il magliocco, proprio partendo dal legame che stabilisce la pianta con il suolo – ha continuato –. Questo vitigno autoctono lo stiamo tutelando e valorizzando con l’aggiunta di altre sostanze minerali e con la tecnologia di impianti di fertirrigazione, oltre ad altri materiali che ci consentono di funzionare da assorbenti dell’umidità del suolo e di consentire un apporto idrico fondamentale, soprattutto tenuto conto delle scarsità delle piogge che abbiamo e delle difficoltà di un’irrigazione attenta e rispettosa delle risorse a disposizione».

Magna Graecia Future dimostra come sia possibile perseguire un’agricoltura di precisione, offrendo un’opportunità di studio congiunto riferito alle caratteristiche agronomiche del suolo e delle caratteristiche tecniche, utili a valorizzare quella parte del terreno in cui ci sono tantissimi batteri, alcuni dei quali capaci di favorire processi agronomici fondamentali per la qualità del dei vini.

«Il sapere degli agronomi, legato al sapere dei costruttori di tecnologia avanzata, come gli ingegneri che studiano e disegnano processi e prodotti che sappiano soddisfare le esigenze dei coltivatori, dei trasformatori e dei produttori, testimonia la necessità di una collaborazione così stretta – ha dichiarato il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cosenza, Marco Ghionna -, anche perché l’ingegneria cosentina ha dimostrato ampiamente di essere un’ingegneria matura, fatta di professionisti capaci di poter svolgere e assolvere con il loro lavoro al ruolo di valorizzazione e promozione di un’agricoltura 4.0».

L’ingegneria applicata all’agricoltura non ha confini e tutta la parte legata ai processi di verifica e informazione rappresenta l’ingrediente fondamentale che serve al nostro sistema produttivo agricolo.

«C’è bisogno di un continuo confronto tra professionalità specializzate, anche tra i vari settori di ingegneria – ha proseguito Ghionna nel suo intervento –, visto che ormai questo scambio di know how si rende necessario in ogni ambito. Grazie a progetti come questi, c’è la possibilità di completare un circuito di conoscenza che può determinare l’apporto di un’intuizione favorevole all’attività di produzione dell’agricoltore stesso. È solo una questione di linguaggi e noi, alla fine, dobbiamo essere intelligenti nel trovare il linguaggio comune per raggiungere l’obiettivo comune che, per quanto ci riguarda, è l’innovazione tecnologica». (rcs)

Cosenza vista attraverso un concorso di idee progettuali degli studenti dell’Unical

di FRANCO BARTUCCIPer il  Corso di Tecnica Urbanistica del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile dell’Università della Calabria, di cui n’è titolare nell’insegnamento il prof. Mauro Francini, in continuità con quanto realizzato negli anni precedenti, è stato organizzato un concorso di idee-progetto per la  valorizzazione e rigenerazione della città di Cosenza.

L’evento di presentazione delle 12 proposte progettuali realizzate dagli studenti e la proclamazione dei progetti vincitori del concorso si terrà sulla piattaforma Microsoft Teams il 30 gennaio alle ore 18,00. Il Link per il collegamento all’evento è il seguente: https://dinci.unical.it/teams/30012023

Il programma dei lavori prevede alle ore 18,00 l’apertura dei lavori ad opera del prof. Mauro Francini ed a seguire interverrà il prof.Roberto Gaudio, direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università della Calabria.

Subito dopo ci sarà la presentazione della mostra virtuale a cura dell’ing. Carolina Salvo, Tutor del Corso, con una visione virtuale della stessa. Per le 19,00 è prevista la premiazione dei progetti vincitori con gli interventi degli studenti ed un relativo dibattito. L’incontro sarà concluso dall’intervento del Sindaco di Cosenza, Franz Caruso.

 A parlare dell’esperienza del corso e dei lavori svolti dagli studenti si è sentito  il prof. Mauro Francini per elencare i contenuti ed il significato stesso dell’iniziativa. Questa la sua analisi: «Investire in progetti di rigenerazione urbana significa investire nello sviluppo del territorio e quindi nell’intero tessuto produttivo. Per tal motivo è indispensabile contribuire a stimolare dei processi concreti di rigenerazione urbana rispondendo, da un lato, alla richiesta di alta formazione e dall’altro, alla definizione di un luogo fisico rinnovato dove moltiplicare occasioni di scambio culturale, rispettando i parametri generali della sostenibilità e della sicurezza».

«Per fare ciò, però – ha aggiunto – occorre avere chiaro il quadro d’insieme e gli obiettivi strategici che si vogliono raggiungere, senza correre il rischio di procedere al contrario, ovvero per singoli interventi non coordinati tra loro che rischiano di determinare risultati inadeguati che spesso possono avere effetti controproducenti».

«Le 12 proposte progettuali realizzate dagli studenti  – ha spiegato – riguardano la ridefinizione di un integrato quadro compositivo dei contesti della città di Cosenza, attraverso metodologie volte alla valorizzazione di corrette forme di riuso e riqualificazione, su cui costruire il confronto con i diversi “saperi” che vivono direttamente e indirettamente tali luoghi».

«Per tal motivo – ha proseguito – si è fatto riferimento a modelli di sviluppo sostenibili, utili a contrapporsi all’inevitabile percorso di desertificazione in atto, associando ai progetti di trasformazione fisica processi di mobilitazione e inclusione sociale in quanto la storia recente dell’urbanistica ci insegna che siamo di fronte a un cambio di paradigma della rigenerazione urbana, e soprattutto che con i tradizionali strumenti urbanistici non si possono affrontare le nuove sfide che la società contemporanea richiede».

«La riqualificazione di un qualsiasi contesto urbano, soprattutto se caratterizzato da fragilità evidenti come quelle presenti all’interno del centro storico di Cosenza – ha detto ancora – non può, inoltre, prescindere da azioni mirate di messa in sicurezza e di riduzione del rischio. A tal riguardo, si vogliono ricordare alcuni interessanti risultati conseguiti all’interno di una ricerca condotta dal Laboratorio di Pianificazione Territoriale dell’Università della Calabria insieme al Politecnico di Torino. Nello specifico la modellazione, che ha riguardato circa 2.300 edifici dell’intero centro storico di Torino e 800 nel Comune di Rende, ha permesso di definire determinati gradi di resilienza strutturale, a valle della quale è stata individuata la viabilità strategica con gli interventi prioritari da realizzare per la messa in sicurezza delle infrastrutture».

«Tutto ciò è in linea, altresì, con quanto ormai condiviso nel dibattito nazionale e internazionale – ha detto – ovvero che non si può prescindere da qualsiasi intervento di rigenerazione senza investire sulla prevenzione, considerato che questa politica è sempre più “conveniente” rispetto a probabili successive operazioni “postume”. Ulteriori elementi di criticità dei progetti di rigenerazione urbana sono determinati da una carente dotazione di progettualità della sfera pubblica e da una scarsa capacità di spendere le risorse disponibili, dalla farraginosità delle procedure, da un complicato quadro normativo, da una tendenza alla settorializzazione e da un drammatico impoverimento della filiera pubblica. Il disegno e la ridefinizione dello spazio pubblico, che deve essere accessibile, attrattivo e multifunzionale, sono, infatti, fondamentale per rigenerare aree caratterizzate da fenomeni di degrado e di marginalità e per garantire ai cittadini una nuova “qualità dell’abitare”. Il recupero e il riuso di aree interstiziali, di spazi interclusi, di terreni incolti e di aree dismesse e inutilizzate per la produzione e il disegno dello spazio pubblico assume, nello specifico, un ruolo centrale per il rilancio economico e sociale dei contesti urbani». 

«Alcune esperienze positive realizzate sia in Italia che in Europa – ha spiegato ancora – hanno dimostrato che il successo degli interventi di rigenerazione urbana dipendono in buona misura dalla robustezza della regia pubblica, dall’utilizzo del partenariato pubblico privato, della partecipazione e dalla capacità di gestione di fondi appositamente dedicati attraverso programmi e piani che regolano l’utilizzo di tali risorse».

«Su tali premesse, all’interno del corso di Tecnica Urbanistica del Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università della Calabria, è stato organizzato un concorso di idee-progetto volto a proporre soluzioni di rigenerazione urbana della città di Cosenza. Le 12 proposte progettuali realizzate, frutto del lavoro degli studenti del corso, sono state rivolte alla ridefinizione di un quadro compositivo integrato dei contesti oggetto di studio attraverso metodologie volte alla valorizzazione di forme corretto di riuso. Esse racchiudono la sintesi – ha concluso il prof. Mauro Francini – di un percorso definito attraverso la raccolta di una molteplicità di saperi che hanno determinato soluzioni indirizzate a consolidare il legame tra tradizione e innovazione».

Per la presentazione dei lavori come in precedenza chiarito è stata organizzata una mostra virtuale delle 12 proposte progettuali illustrate dagli studenti che si consiglia di seguire sulla piattaforma MTeams accessibile a tutti collegandosi al Link sopra riportato. 

I Progetti vincitori del concorso  saranno individuati da un’apposita commissione giudicatrice così composta: Avv. Franz Caruso, sindaco di Cosenza; Arch. Margherita Eichberg, Ispettore Centrale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; Arch. Pasquale Costabile, Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Cosenza; Ing. Marco Saverio Ghionna, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cosenza; Ing. Gustavo Coscarelli, libero professionista; Prof. Mauro Francini, docente  del Corso di Tecnica Urbanistica, Unical; Prof. Roberto Gaudio, Direttore Dipartimento di Ingegneria Civile, Unical; Prof. Fabrizio Greco, Coordinatore del Corso di Laurea in Edile-Architettura, Unical; Prof.ssa Gabriella Mazzulla, Coordinatrice del Corso di Laurea Ingegneria Civile, Unical; Ing. Salvatore Orlando, docente Unical; Ing. Gianfranco Salfi – Dipartimento Ingegneria Civile, Unical; Ing. Carolina Salvo, Tutor del Corso di Tecnica Urbanistica, Unical; Ing. Alessandro Vitale, docente del Dipartimento di  Ingegneria Civile, Unical(fb)

Parte il progetto innovativo Magna Graecia Future sulla micro fertirrigazione nella viticoltura

Martedì 17 gennaio, nell’Aula Seminari del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale (Dimeg) dell’Università della Calabria, alle 17, sarà presentato il progetto sulla micro fertirrigazione nella viticoltura di precisione sui vitigni autoctoni calabresi.

Si tratta di una struttura avanzata che prevede l’installazione di un sistema computerizzato capace di ottenere risparmi idrici, nutrizionali e gestionali durante il ciclo biologico della pianta, rispettando le inevitabili condizioni critiche climatiche e ambientali che nel futuro rappresenteranno la normalità dei cicli produttivi.

Il progetto, presentato e coordinato dall’azienda vitivinicola Magna Graecia (soggetto capofila) in partnership con l’Università della Calabria, l’Informatore Agrario e l’Associazione La Forma (ente di formazione e informazione), ricade nel PSR 2014/2020 della Regione Calabria – Intervento 16.1 – Fase 2 – e si occuperà di gestione delle risorse idriche, di clima e cambiamenti climatici, nonché di biodiversità e gestione della natura.

Il workshop è stato patrocinato dall’Ordine degli Ingegneri di Cosenza (per gli iscritti all’Albo è previsto il riconoscimento di 2 CFP) e dal Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali (ai partecipanti iscritti all’ordine verranno rilasciati 0,25 CFP).

All’incontro dimostrativo, dopo i saluti istituzionali posti dalla Direttrice del Dimeg dell’Unical, Francesca Guerriero, del Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cosenza, Marco Ghionna, e del Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Cosenza, Michele Santaniello, interverranno i partners del progetto.

Moderati dal giornalista Valerio Caparelli, relazioneranno al convegno: Vincenzo Granata, titolare dell’azienda Magna Graecia, sul tema “Il Progetto: Incrementare la produttività agricola e valorizzare le risorse”; Roberto Castiglione, dell’Associazione La Forma, con un intervento su “Divulgazione e consulenza, i risultati attesi e l’impatto sul territorio”; Luigino Filice, Responsabile Scientifico DIMEG del progetto, che riferirà su “Imprese e Innovazione: creare valore sostenibile”; Vitina Marcantonio, della testata specializzata Informatore Agrario, che affronterà il tema “Agricoltura 4.0: verso un’agricoltura di precisione”.

Le conclusioni della conferenza di presentazione del progetto innovativo Magna Graecia Future saranno tenute dall’Assessore all’Agricoltura della Regione Calabria, Gianluca Gallo(rcs)

Il sindaco Fiorita: Occhiuto firmi protocollo per nascita dell’Azienda Dulbecco

Il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, pur trovando aperture da parte del Governatore Roberto Occhiuto sulla Facoltà di Medicina, si è chiesto come mai «perché non abbia ancora firmato il protocollo d’intesa Regione-Università per dare vita all’Azienda unica universitario-ospedaliera ‘Renato Dulbecco’», se «davvero punta a rafforzare l’Umg e la sua Scuola di Medicina».

«La nascitura azienda, forte dei suoi 885 posti letto – ha spiegato – di un secondo pronto soccorso e di un Irccs per la medicina di precisione, irrobustirebbe la Facoltà di medicina, fornendo agli studenti e ai ricercatori gli spazi, le risorse e le tecnologie per un’alta qualità formativa. La ‘Dulbecco’ diventerebbe così il principale polo sanitario della Calabria e renderebbe ancora più inutile la duplicazione della Facoltà di medicina a Cosenza dove, peraltro, non esiste un Policlinico di riferimento e l’ospedale dell’Annunziata non sembra in grado, per i suoi gravi problemi logistici, di supportare un’attività didattica e formativa così importante».

«Se davvero il presidente Occhiuto – ha proseguito – ha a cuore la Facoltà di medicina di Catanzaro, non abbia esitazioni nel firmare il protocollo d’intesa, anche perché il termine di un anno fissato dalla legge regionale sull’Azienda unica è già stato superato. Ma anche questo non basta. La nuova Azienda ‘Dulbecco’ ha bisogno di più spazi e crediamo che la somma destinata dalla Regione al ‘nuovo ospedale di Catanzaro’ appaia insufficiente e sicuramente molto inferiore a quella destinata al ‘nuovo ospedale di Cosenza’, parliamo di ben 500 milioni di euro».

«Quanto al poderoso piano di investimenti per le Scuole di specializzazione dell’Umg – ha continuato – annunciato dal presidente Occhiuto, attendiamo ovviamente di conoscerne i dettagli e gli importi».

«Rispetto alla decisione adottata dal Coruc – ha concluso – la nostra posizione non cambia. Noi riteniamo sbagliata, inutile e giuridicamente discutibile l’istituzione della seconda Facoltà di medicina all’Unical e la contrasteremo in tutte le sedi. Solo a bocce ferme, si potrà discutere di un nuovo assetto del sistema universitario calabrese che non dovrà vedere – e in questo siamo d’accordo con il presidente Occhiuto – rendite di posizione». (rcz)

Al via Medicina all’Università della Calabria

All’Università della Calabria parte Medicina. Lo ha reso noto il Rettore Nicola Leone, sottolineando che si tratta di «una svolta storica a beneficio della sanità territoriale».

Il Coruc – Comitato regionale di coordinamento delle università calabresi, infatti, ha dato il via libera all’istituzione di quattro nuovi corsi di laurea proposti dall’Unical e che entreranno nell’offerta formativa a partire dall’anno accademico 2023-2024, subito dopo il via libera dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) e del Ministero dell’Università e della ricerca, che dovrebbe arrivare nei prossimi mesi.

Per Leone si tratta di «un passaggio motivato principalmente da due necessità: dare risposta alla crescente domanda di formazione sanitaria che arriva dagli studenti calabresi, e andare in soccorso del territorio che vive da anni una profonda emergenza in campo sanitario, contribuendo allo sviluppo della sanità regionale e favorendo la crescita di competenza in settori strategici della medicina».

Nella nuova offerta, quindi, crescono i corsi d’ambito sanitario, che saranno in convenzione con l’ospedale “Annunziata” di Cosenza e con l’Azienda sanitaria provinciale e porteranno quindi da subito nuove risorse umane nei reparti. Si punta inoltre a creare nuove figure con competenze specifiche per i settori dell’innovazione, nella stagione della transizione digitale, e del mare e della navigazione, in una regione che vanta 800 chilometri di costa e, a Gioia Tauro, uno dei porti più importanti d’Europa.

I nuovi corsi

Servizi giuridici per l’innovazione digitale – L’innovazione digitale fa parte della nostra vita e la transizione in atto la renderà ancor più pervasiva. Il nuovo corso in Servizi giuridici per l’innovazione digitale punta a formare nuove figure di giovani laureati in grado di coniugare ad una solida preparazione giuridica, teorica

e pratica, essenziali conoscenze di tipo economico-aziendale insieme con quelle competenze digitali che oggi sono indispensabili per operare in tutti i contesti di area giuridica e di azienda, nell’amministrazione pubblica e privata. Il corso fa parte della classe di lauree triennali in Scienze dei servizi giuridici (L-14) e sarà attivato dal Dipartimento di Scienze giuridiche e aziendali.

Tecnologie del Mare e della Navigazione – Un corso di laurea pensato per una regione che ha nel mare e nei porti un asset di sviluppo strategico. Unico in Calabria, sarà attivato dal Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente per rispondere alle istanze che arrivano dagli studenti e dal tessuto produttivo, in un territorio che, con i suoi 800 km di costa ha grandi potenzialità in ambito turistico e marittimo.

L’obiettivo è quello di formare professionisti con competenze trasversali di carattere scientifico e ingegneristico, applicabili agli ambiti marittimo, navale e portuale. Il corso appartiene alla classe delle lauree triennali L-28, Scienze e tecnologie della navigazione.

Infermieristica – L’offerta formativa d’area sanitaria dell’Unical si amplierà nel prossimo anno accademico con l’avvio del corso di laurea in Infermieristica (L/SNT1 – Lauree in professioni sanitarie infermieristiche e professione sanitaria ostetrica). Il corso, che abilita alla professione di infermeria, prevede che le attività di tirocinio si svolgano presso le strutture dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, dell’Asp e dell’Inrca, offrendo così un ulteriore contributo alla struttura con il rafforzamento delle risorse umane disponibili. Gli studenti di Infermieristica svolgono infatti, nel corso del triennio, 1800 ore di tirocinio in corsia e sul territorio.

L’attivazione del corso viene incontro alla forte domanda di formazione che arriva degli studenti calabresi, molti dei quali sono costretti a lasciare la Calabria per frequentarlo, e alla richiesta di risorse umane che arriva dal territorio: si stima in regione una carenza di quasi 3mila infermieri.

Medicina e Chirurgia TD (con cliniche all’Annunziata) – Il corso appartiene alla classe delle lauree magistrali LM-41 (Medicina e Chirurgia) e consente allo studente, al termine dei 6 anni e con il superamento di pochi esami aggiuntivi di ottenere un doppio titolo: sarà infatti dottore in Medicina e Chirurgia, con accesso quindi alla professione di medico, e in Ingegneria informatica, curriculum bioinformatico (laurea triennale).

Il percorso – altamente innovativo e tra i pochi attivi in Italia – è analogo al corso attivato all’Unical nel 2021 e interateneo con Catanzaro, ma in questo caso viene svolto interamente all’Università della Calabria. I corsi di tutto il sessennio saranno quindi nel campus e i tirocini saranno svolti all’ospedale dell’Annunziata, che sarà interessato da un processo progressivo di clinicizzazione.

Il progetto – che è stato sostenuto anche dal governatore della Regione e commissario ad acta per la sanità, Roberto Occhiuto – porterà all’ospedale cosentino nuove risorse e valorizzerà i medici già presenti in ospedale, che potranno essere coinvolti nei processi formativi dell’università.

L’Unical ha già stanziato un primo investimento per l’assunzione di otto ricercatori universitari che svolgeranno attività di didattica e di ricerca in ateneo e che – dopo la firma della convenzione con l’Azienda ospedaliera di Cosenza – potranno prestare servizio clinico in ospedale, unitamente a tre professori medici già nell’organico dell’Unical. I settori disciplinari degli otto ricercatori sono stati prescelti su specialità mediche ad alta migrazione sanitaria e relative a posti attualmente vacanti nell’organico ospedaliero. (rcs)

 

All’Unical aumentano le immatricolazioni: +15% negli ultimi tre anni

All’Università della Calabria le iscrizioni aumentano, e di tanto anche. Secondo quanto riportato da La Repubblica, nella sua analisi dei dati diffusi dal Ministero dell’Università e della Ricerca, all’Unical negli ultimi tre anni le immatricolazioni sono crescite del 15%. Un dato che è in controtendenza all’andamento nazionale, che registra una diminuzione di 6mila unità.

L’Unical, secondo i dati, risulta essere tra i pochissimi atenei della Nazione ad aver visto aumentare le nuove iscrizioni ai corsi di laurea di I livello (triennali ed a ciclo unico) per il terzo anno consecutivo: si è passati così dai 4626 nuovi iscritti dell’anno accademico 2021/2022 ai 4908 immatricolati dell’anno accademico in corso.

Un ateneo, dunque, che gode di ottima salute rappresentando un punto di riferimento per i giovani che decidono di intraprendere gli studi universitari. L’importante risultato raggiunto è stato possibile grazie ad un’offerta formativa rinnovata e di qualità che ha puntato su quei corsi che intercettano l’interesse dei giovani e che offrono importanti ricadute occupazionali. Ma non solo. Trova sempre maggiore gradimento la possibilità di vivere un’esperienza formativa all’interno del più grande campus d’Italia con tutto quello che ciò rappresenta in termini di socialità, qualità della vita  e servizi offerti.

«È un risultato di assoluto valore – ha dichiarato il Rettore Nicola Leone – e non scontato anche perché, oltre alla costante diminuzione delle nascite che ha impatto ormai anche sulle università, bisogna considerare l’emergenza pandemica che ha condizionato la nostra vita negli ultimi due anni ed il contesto economico di grande difficoltà che vivono le famiglie calabresi».

«Abbiamo messo in campo ogni azione possibile – ha concluso il Rettore – per accogliere nel migliore dei modi quanti hanno scelto l’Unical con la speranza che essi stessi diventino i migliori testimonial di un ateneo dinamico, al passo con i tempi e sensibile alle esigenze di quanti lo frequentano». (rcs)

Protocollo d’intesa tra Unical e Comune di Cassano allo Ionio per valorizzare il patrimonio archeologico

Valorizzare il patrimonio archeologico e culturale. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa tra il Comune di Cassano allo Ionio e l’Università della Calabria – Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche.

L’obiettivo è quello di accrescere il bagaglio di conoscenze che aiutino la governance: sulle tendenze turistiche in atto a livello nazionale ed internazionale; sulle evoluzioni attinenti l’andamento e le esigenze della domanda e della offerta turistica; sul mercato turistico a livello nazionale ed internazionale; sull’uso e sulla gestione sostenibile del territorio e delle risorse comuni in chiave turistica; sulle possibilità di sviluppo e di governance del turismo delle abitazioni private (o turismo residenziale).

Per la realizzazione degli obiettivi e per la pianificazione strategica degli interventi verrà costituito un Comitato di indirizzo composto dal Responsabile Scientifico del CReST e dal Sindaco (o suo/a delegato/a) del Comune di Cassano All’Ionio. Il Comitato avrà il compito di monitorare e indirizzare le attività previste dal Protocollo d’Intesa, apportare le opportune modifiche e valutare i risultati del monitoraggio delle attività svolte. La partecipazione al Comitato di indirizzo è gratuita.

L’accordo tra le parti, avrà validità di 36 mesi a partire dalla firma del Protocollo di Intesa. Referente del protocollo per il Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche dell’Università della Calabria è il Responsabile Scientifico del CReST, Tullio Romita, mentre per il Comune di Cassano All’Ionio, il sindaco Giovanni Papasso. L’organo esecutivo ha approvato lo schema del Protocollo d’Intesa, autorizzando il sindaco alla stipula dello stesso, con potere di procedere anche a modifiche del testo che non mutano sostanzialmente lo schema. Il deliberato, dichiarato immediatamente eseguibile, è stato trasmesso al Responsabile dell’Area II^ SocioTuristico-Culturale affinché si predispongano tutti gli atti consequenziali. (rcs)