UNIVERSITÀ CALABRIA, PERCHÈ SARÀ UTILE
UN’ALTRA FACOLTÀ DI MEDICINA A RC O A CS

di MIMMO NUNNARI – Le prime Università in Italia nacquero nel Medioevo prevalentemente con lo scopo di formare il futuro clero; poi, col tempo furono ammessi anche studenti laici e si cominciò con lo studio di Lingua latina o Grammatica, Retorica e Dialettica e Aritmetica, Geometria, Astronomia e Musica.

Stiamo parlando di un periodo a cavallo tra l’XI e il XII secolo, quando nacquero Bologna (1088) – cui spetta anche il primato di Università più antica dell’Europa – Padova (1222) e Napoli, fondata nel 1224 da Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia, che ha invece il primato di primo ateneo statale.

Se allarghiamo lo sguardo al mondo scopriamo che il primo centro di produzione e diffusione del sapere nasce in Africa nell’859, con l’ateneo di Al Qarawiynn, che si trova in Marocco, nella città imperiale di Fès, cui segue l’Università Al Azhar del Cairo, fondata nel 975. Facciamo questo tuffo nella storia delle Università per sottolineare quanto importanti queste istituzioni siano state nel gettare le basi per lo sviluppo, lavorando a pianificare e costruire il futuro e consentendo a territori e comunità di agganciare più facilmente il trend della crescita e del progresso.

Oggi, in una concezione moderna, le Università sono viste come depositarie di una sorta di “responsabilità morale”: istituti in grado anche di promuovere pratiche sostenibili, capaci di fornire alle generazioni future gli strumenti necessari per affrontare e gestire un mondo sempre più eco-sostenibile e solidale. In Italia, anche in questo settore del sapere, da sempre si sono fatti due pesi e due misure.

Nel Sud più periferico – Calabria e Basilicata, per fare un esempio – gli atenei sono stati istituiti soltanto molto secoli dopo le altre. Nel 1972 è nata Cosenza e nel 1982 Potenza, università regionali che sono arrivate non solo in ritardo ma con enormi difficoltà dopo umilianti attese, dinieghi, ostacoli, cavilli burocratici, diritti negati.

Per fortuna, pur dopo secoli, il gap nord sud in questo campo è stato in qualche modo colmato e adesso in Calabria ci sono tre Università statali: l’Unical di Cosenza, la Mediterranea di Reggio, la Magna Grecia di Catanzaro, atenei che hanno dato (e danno) tanto alla regione, formando laureati e ricercatori in grado di competere con chiunque, a livello nazionale e internazionale.  L’Unical – che è stata la prima – continua a macinare risultati, ed è sul podio, tra altri grandi atenei italiani.

La Mediterranea si è guadagnata riconoscimenti importanti per gli studi di Architettura, Ingegneria e Agraria e la Magna Grecia ha una sua collaudata esperienza per le facoltà di Giurisprudenza e Medicina. Se questi tre Atenei riuscissero a mettere insieme le enormi potenzialità la Calabria ne trarrebbe sicuramente vantaggio. Accade tutto questo? A chi guarda dall’esterno sembra di no. Salvo rare, occasionali collaborazioni, gli atenei calabresi appaiono più in conflitto, anziché in armonia, tra loro. Sembra abbiano ereditato il vecchio vizio della politica calabrese, che vive di municipalismi, rancori, provincialismi, senza capire che le differenze, se messe insieme, sono ricchezza.

Domanda: serviva creare tre facoltà di Giurisprudenza in regione (Catanzaro, Cosenza, Reggio), cui si può aggiungere Messina, che sta lì, ad un braccio di mare? Tutto ciò in un territorio che conta un numero di avvocate e avvocati che lo rende il più densamente popolato di professionisti: con quasi sette avvocati ogni mille abitanti. Altra domanda: serve un’altra facoltà di Medicina, oltre Catanzaro? In questo caso la risposta è sì: per una serie di ragioni, locali e nazionali, come carenza di medici generici, di specialisti, di strutture sanitarie che assicurino a tutti il sacrosanto diritto alla salute.

Tuttavia, già la sola ipotesi che possa nascere una nuova Medicina (all’Unical) ha scatenato istituzioni, politica, opinione pubblica e vertici dell’ateneo catanzarese. Sono stati fatti pure cortei (funerali) di protesta, portando in processione bare; cose di pessimo gusto. Addirittura si chiama in causa il Consiglio comunale per evitare gli “scippi” e il rettore della Magna Grecia Giovambattista De Sarro dice un no, chiaro e deciso, a un’altra facoltà di Medicina: “Non aiuterebbe”, rivendicando che Catanzaro ha 40 anni di storia e ammonendo: “Nessuno può improvvisare di fare il docente a Medicina, ci vuole una conoscenza delle problematiche che non si inventa in due giorni o in due anni”.

Un ragionamento sbagliato, nella regione con la sanità più massacrata d’Italia, senza contare che una sana competizione aiuterebbe Catanzaro, anziché danneggiarla: quantomeno servirebbe alla facoltà catanzarese a scalare la graduatoria dei migliori e dei peggiori corsi medicina in Italia (fonte Censis) che trova in testa Pavia (108 punti) mentre Catanzaro è al terz’ultimo posto (71,5 punti), poco prima di Chieti-Pescara, che è l’ultima. (mnu)

  

Gli studenti dell’Unical in visita al Porto di Gioia Tauro

Gli studenti dell’Università della Calabria, hanno fatto visita al Porto di Gioia Tauro. Una giornata di studio, per gli studenti delle Facoltà di Ingegneria Gestionale e Ingegneria Meccanica, presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica Energetica e Gestionale (DIMEG) dell’Università della Calabria, con l’obiettivo di offrire un contributo formativo di natura pratica intorno alla realtà economica e industriale più importante della Calabria

Accompagnati dal prof. Giovanni Mirabelli, sono stati accolti dal presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli, che ha evidenziato l’importanza strategica del porto di Gioia Tauro per l’intero Mezzogiorno d’Italia. 

Nel corso della visita, Agostinelli ha sottolineato l’imponenza dell’infrastrutturazione portuale, ponendo l’attenzione sulla capacità di Gioia Tauro, unico porto in Italia, di ricevere le navi più grandi al mondo, dotate di oltre 400 metri di lunghezza, 60 di larghezza e una capacità di trasporto superiore ai 22mila teus. 

Si è, quindi, soffermato sulla programmazione infrastrutturale ed ha così illustrato gli interventi, in itinere e in programmazione, pianificati dall’Ente per garantire l’ulteriore crescita dello scalo di Gioia Tauro, che mantiene il primato nazionale nel settore del transhipment. 

Il presidente Andrea Agostinelli ha, altresì, illustrato le misure programmatiche, messe in campo dall’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, per delineare un maggiore sviluppo delle singole infrastrutture portuali, (Crotone, Corigliano Calabri, Taureana di Palmi e Vibo Valentia Marina), che ricadono all’interno di un complessivo quadro di sistema portuale calabrese.

Nella seconda parte della visita, gli studenti sono stati guidati in un sopralluogo all’interno dello scalo portuale lungo le banchine del terminal container, in concessione a MedCenter Container Terminal, e del terminal di Autormar Spa, che gestisce il trasporto delle autovetture. 

A bordo dei pullman, gli studenti hanno potuto ammirare la maestosità dell’infrastruttura portuale, mentre venivano illustrati loro gli scenari produttivi e industriali che caratterizzano lo scalo calabrese nel contesto globale dei trasporti marittimi. 

La visita si è conclusa con la manifestazione d’intenti di avviare un Protocollo d’Intesa tra l’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio e l’Università della Calabria, che sarà sottoscritto ad inizio del nuovo anno presso i locali dell’Unical a Cosenza. (rrc)

 

L’Unical, un Ateneo sempre più internazionale

di FRANCO BARTUCCIDal Campus Universitario in crescita con nuovi alloggi disponibili alla  internazionalizzazione che si  propaga ed afferma all’Università della Calabria. Sono queste le due ultime novità di successo della prima Università calabrese. Nonostante i fondi statali e regionali non siano ancora pervenuti, la governance  fa sapere che riuscirà, prima delle Feste, a garantire il posto letto anche agli ultimi studenti non vincitori di borsa compiendo uno sforzo notevole a favore degli studenti.

Si tratta di un numero esiguo di studenti finiti in fondo alla graduatoria del bando per il Diritto allo studio, che sono risultati idonei ma non beneficiari di borsa (e quindi non aventi diritto all’alloggio e alla quota in denaro) a causa della mancanza di fondi che l’ateneo attende dagli enti preposti (Ministero e Regione).

Per per non far pesare i ritardi degli enti terzi sugli studenti Unical, il Rettore Nicola Leone, insieme alla governance, ha attivato ogni canale utile per poter garantire il posto letto non solo ai beneficiari (già  vincitori della borsa di studio), che sin dall’inizio dei corsi hanno avuto regolarmente il loro alloggio, ma anche ai non beneficiari che, purtroppo, avrebbero dovuto attendere l’arrivo dei finanziamenti per poter usufruire del loro diritto.  Ciò è stato reso possibile grazie alla prossima consegna di circa 200 alloggi sottoposti a ristrutturazione nel Campus universitario, guidato come delegata del Centro Residenziale, dalla prof.ssa Patrizia Piro.

Anche in questo caso, l’ateneo ha messo in moto un’azione parallela per non far pesare sugli studenti e sulle famiglie lo slittamento delle consegne e ha reperito, esempio forse unico in Italia, un centinaio di posti letto in hotel cittadini. 

La nota stampa dell’Università a completamento dell’ informazione del caso procede nel dare alcuni numeri sullo stato degli studenti aventi diritto ai servizi residenziali, nonché sui mancati finanziamenti ad opera sia dello Stato che della Regione per ragioni burocratiche, diciamo in questo modo.

 Lo scorso anno accademico si precisa nella nota – hanno ricevuto la borsa di studio oltre 6.800 studenti per una spesa complessiva superiore ai 24 milioni di euro. Un budget a cui aveva contributo l’ateneo anticipando e investendo risorse proprie. Quest’anno la situazione è ancora più complessa: sono già 7.200 gli studenti risultati idonei ed arriveranno a circa 7.700 con i premi di laurea e gli iscritti del Conservatorio, di cui 2.442 sono già idonei beneficiari.

Si è creato un vero boom di idonei sul primo anno, di oltre 350 in più rispetto allo scorso anno, in quanto nell’a.a. 22/23 è stata abbracciata una platea più ampia di studenti a causa dell’innalzamento dei limiti dell’Isee, che ha consentito a molti iscritti in più di poter accedere alla borsa di studio. Inoltre, per decisione ministeriale, è stato ulteriormente incrementato il valore degli importi in denaro delle borse di studio. 

Questo pone una questione vitale legata alla ricerca di maggiori fondi  per coprire tutte le borse di studio: il fabbisogno necessario ammonta ad oltre 32 milioni di euro. Fondi che al momento Stato e Regione non hanno ancora trasferito all’Unical, senza contare che l’ateneo è ancora in attesa di un rimborso di circa 9 milioni che ha anticipato per la copertura delle borse dei due anni accademici precedenti. Va, inoltre, sottolineato che proprio per questa crescita di domande, attualmente il parco immobiliare Unical, seppur significativo con i suoi 2200 posti letto, non è sufficiente a soddisfare tutta la richiesta di alloggi da parte degli studenti.

La nota stampa dell’Università indica pure alcune soluzioni possibili in cerca di realizzazione mirate a dare alla stessa Università e al suon Campus serenità gestionale ed equilibrio nei conti.

Per aumentare i posti letto a disposizione degli studenti – si afferma nella nota – l’Ateneo sta partecipando e sta vincendo numerosi bandi, sia per ristrutturare le residenze, recuperando posti inagibili e migliorando quelli carenti, che per costruire o acquisire nuovi alloggi. Tra questi, pochi giorni fa, l’Unical ha ottenuto un cofinanziamento dal Ministero dell’Università e della ricerca di circa 3 milioni di euro, per residenze da destinare a studenti universitari, per ulteriori 72 posti letto con le strutture connesse. Dall’altra parte si lavora sul patrimonio esistente, che conta circa 2200 posti letto divisi in dieci quartieri residenziali, provvedendo a manutenzioni e ristrutturazioni laddove necessario.

Portare a compimento le residenze di contrada “Rocchi – Tra gli edifici nella disponibilità dell’università, un capitolo a parte riguarda la residenza “Rocchi” che è un importante tassello del piano di potenziamento del parco residenziale (circa 500 posti letto), rimasto finora incompiuto per una serie di avvenimenti avversi che l’attuale governance si è trovata a gestire, ereditandola dalle passate gestioni. A causa del fallimento della ditta, il complesso edile benché quasi ultimato, non era stato consegnato all’ateneo. Il Rettore Leone, sin dal suo insediamento, ha cercato una soluzione coinvolgendo anche la Regione Calabria, che si è detta disposta a contribuire attraverso fondi del Social Housing. Sebbene tali fondi risultino attualmente congelati, nelle more del finanziamento, ritenendo strategico questo intervento, l’ateneo ha affidato agli ingegneri il compito di stilare il progetto specifico per quantificare l’importo degli interventi e affidarli al più presto, tramite bando, attingendo nuovamente a fondi propri. 

«L’Unical – sostiene il rettore Nicola Leone nella nota stampa – garantisce, dunque, un grosso impegno sul fronte dell’edilizia residenziale universitaria, che rappresenta uno dei punti deboli del mondo universitario e che dovrebbe diventare un tema politico, al quale tutte le istituzioni dovrebbero contribuire per favorire la crescita del sistema. Altrimenti, poi, non bisogna sorprendersi quando i dati ci restituiscono un quadro nazionale di iscrizioni in calo (l’Unical in questo è una piccola isola felice) e di un tasso di laureati tra i più bassi in Europa».

Proprio questa dichiarazione sul Centro Residenziale dell’Università con l’appello rivolto alla classe politica della Regione e non solo, se si guarda alle istituzioni competenti nazionali,  dovrebbe spingere lo stesso Rettore, nella celebrazione del cinquantesimo anniversario istitutivo dell’Ateneo, a fare responsabilmente il punto convocandoli in modo da creare un nuovo spirito collaborativo con tutte quelle forze del territorio chiamate ad un impegno morale, civile ed etico, nel portare a compimento il progetto dell’Università perché non rimanga la “colpevolezza” dell’alta tradimento, nel rispetto della sua legge istitutiva e del suo Statuto iniziale che rappresenta la  sua Carta Costituzionale.

Una legge e uno Statuto che prevedevano su dodicimila studenti iscritti almeno il 70% di loro dovevano risiedere nel Centro Residenziale insieme alla totalità del corpo docente e non docente. Una cittadella universitaria in una  grande città di area urbana unica era il progetto di quelle indicazioni definita “un sogno”.

Nel cinquantesimo dell’UniCal non è forse tempo di fare su questo “alto tradimento” una profonda riflessione per dare seguito o meno a ciò che i padri fondatori ci hanno lasciato?

Unical: un ateneo sempre più internazionale per didattica e ricerca –  Intanto l’altra notizia bella è che l’ Università della Calabria prosegue l’azione di rafforzamento di didattica e ricerca grazie all’attuazione di un corposo piano di mobilità internazionale che sta garantendo un continuo scambio di docenti e ricercatori dall’elevata qualificazione scientifica, con l’obiettivo di rendere sempre più attrattiva, e al passo con i tempi, l’offerta dell’ateneo rivolta agli studenti.

Si è conclusa, infatti, solo da pochi giorni, l’assegnazione di 93 borse per la mobilità internazionale dei docenti e ricercatori nell’ambito dei progetti VIS (Visiting Scholars) e TE.M.A. (TEaching Mobility Abroad), finanziate attraverso i fondi  PACCalabria2014/2020.

Si tratta di 47 borse relative al progetto VIS, finalizzato ad attrarre nel Campus la presenza di studiosi di fama internazionale, e 46 borse per il progetto TE.M.A., volto, invece, a favorire la mobilità di docenti e ricercatori dell’Unical. Le aree di interesse dell’attività di mobilità, che si svolgerà entro settembre 2023, riguardano: agroalimentare; turismo e cultura; logistica; edilizia sostenibile; terziario innovativo; ambiente e rischi naturali; scienze della vita. 

Priorità è stata assegnata ai programmi di mobilità finalizzati alla predisposizione di accordi di cooperazione, con particolare attenzione alla promozione di una didattica congiunta per il conseguimento del doppio titolo ed ai progetti finalizzati al miglioramento dell’internazionalizzazione degli studi.

«Ci siamo posti un ambizioso obiettivo di crescita per il nostro ateneo – ha dichiarato il Rettore Nicola Leone – grazie al programma di mobilità nel prossimo anno 47 studiosi altamente qualificati, provenienti da tutto il mondo, verranno all’Unical per svolgere didattica e ricerca arricchendo il nostro corpo docente; mentre altrettanti nostri ricercatori svolgeranno un’esperienza di studio e ricerca all’estero. La commissione europea ci ha conferito l’award “HR Excellence in Research” attestando che il Campus dell’Unical è un ambiente ideale per la ricerca; con la call in scadenza nei prossimi giorni puntiamo a reclutare scienziati di chiara fama internazionale».

Le 93 borse per la mobilità internazionale sono le ultime assegnazioni, in ordine temporale, che seguono la call internazionale, pubblicata nei mesi scorsi ed aperta alla comunità scientifica nazionale e internazionale, per il reclutamento di professori esterni, altamente qualificati ed interessati a proseguire la propria carriera all’Unical, e la Call, scaduta il  10 dicembre, per il reclutamento di studiosi provenienti da esperienze di ricerca e didattica prestigiose e di rilievo in tutto il mondo, che, proprio in virtù di questo curriculum di valore, possono essere chiamati direttamente dall’ateneo tramite proposta inviata al Ministero dell’Università  e della Ricerca.

Queste ultime misure si inseriscono in una strategia più ampia di potenziamento del corpo docente che ha visto nell’anno in corso oltre 180 assunzioni, tra professori e nuovi ricercatori. Un risultato prestigioso ottenuto grazie alla valorizzazione delle risorse interne, al reclutamento esterno aperto a studiosi di chiara fama e all’investimento significativo sui giovani ricercatori. (fb)

Accordo tra Unical e Carabinieri per unire le forze per la tutela del mare

di FRANCO BARTUCCI  – “Un accordo che fa storia”, può essere definito in questo modo la lettera d’intenti firmata all’Università della Calabria tra il Rettore, Nicola Leone e il generale Pietro Francesco Salsano, comandante della Legione Calabria dei Carabinieri.

La  lettera di intenti prevede la  programmazione di una serie di interventi necessari atti a tutelare l’ambiente marino. L’atto sancisce l’avvio di una collaborazione tra l’Arma dei Carabinieri e l’Università della Calabria nel campo della ricerca scientifica ed in materia di salvaguardia dell’ecosistema marino, valorizzando, da un lato, le competenze accademiche garantite dall’Università della Calabria e, dall’altro, le professionalità e strumentazioni specialistiche del “Centro Subacquei Carabinieri”. Il generale Salsano ha sottolineato come questo sia “il primo accordo del genere che si firma in Italia”. 

«Il Rettore Leone – riporta una nota del polo di comunicazione dell’UniCal – ha condiviso l’importanza della formazione su una tematica così cruciale, che l’università porta avanti già da anni grazie a diversi corsi di laurea attivi presso il dipartimento di Biologia, ecologia e scienze della terra e il dipartimento di Ingegneria ambientale, ma che in realtà abbraccia tutta la comunità universitaria, chiamata a generare un profondo cambiamento culturale nello stile di vita e nel modo di pensare e agire per la salvaguardia del pianeta. In tale ottica l’Unical, in vista degli obiettivi posti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, ha avviato un apposito corso trasversale d’ateneo, che può essere inserito da tutti gli studenti fra quelli a scelta del proprio corso di studi».

«Il corso “Obiettivi e azioni per lo sviluppo sostenibile” mira proprio a fornire le basi per comprendere i problemi collegati alla sostenibilità, in tutte le sue declinazioni, analizzando gli aspetti ambientali, economici, finanziari, sociali, giuridici, istituzionali, della comunicazione e della pianificazione ed esplorando gli aspetti transdisciplinari, necessari a una fondata comprensione della complessità del tema». 

Alla firma della lettera d’intenti erano presenti anche i professori Giuseppe Passarino, ordinario di Genetica e presidente dell’Ordine regionale dei Biologi della Calabria, e Francesco Valentini, coordinatore della commissione ricerca e terza missione del Senato accademico.

A confermare la rilevanza del progetto, alla sottoscrizione dell’accordo al rettorato hanno presenziato importanti cariche istituzionali della provincia: il prefetto Vittoria Ciaramella, il questore Michele Spina, il procuratore Mario Spagnuolo, il comandante provinciale dei carabinieri Agatino Saverio Spoto, il tenente colonnello Luca Falcone del nucleo subacquei, il maggiore Francesco Masci della Guardia di Finanza e il capitano della compagnia dei Carabinieri di Rende, Mariachiara Soldano(fb)

All’Unical un convegno internazionale sulla terapia e riabilitazione della demenza

di FRANCO BARTUCCIHa avuto sede nell’aula magna “Beniamino Andreatta” dell’Università della Calabria un convegno internazionale sulla terapia e riabilitazione della demenza, patrocinato dalle Società Italiana (SIF) e Giapponese (JSP) di Farmacologia, nonché  dalla Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (SIRN) e dalla World Federation of Neurologic Rehabilitation (WFNR).

Il Convegno, coordinato dal prof. Giacinto Bagetta, del Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione dell’Unical si è sviluppato attraverso la illustrazione di sessioni di ricerca di base, di trasferimento (traslazionale) e clinica con particolare attenzione agli aspetti di riabilitazione cognitiva, con relatori illustri, studiosi e ricercatori italiani, europei e giapponesi. 

Un meeting  che rientra tra le iniziative di rapporti  internazionali creati nel 2004 dal prof. Giacinto Bagetta con delle Università Giapponesi che si sono caratterizzati per un rapporto collaborativo scientifico permanente e costante mediante la promozione biennale di seminari di alta valenza scientifica applicativa nel settore farmacologico.

 Il meeting si è aperto, oltre che con i saluti dello stesso prof Bagetta, con gli interventi istituzionali della prof.ssa Maria Luisa Panno, direttrice del dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e Nutrizione; nonché del professore Emerito dell’Università della Calabria, prof. Sebastiano Andò, e del Rettore dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro, prof. Giovambattista De Sarro; del dott. Giorgio Recagni, Presidente della Società Italiana di Farmacologia. 

Attesa ed apprezzata la relazione di apertura svolta dal prof. Pierluigi Nicotera, illustre neuroscienziato di chiara fama e Direttore Scientifico e Chairman del Consiglio di Amministrazione del Dzne, centro di ricerca tedesco per lo studio delle malattie neurodegenerative di Bonn. Il prof. Nicotera ha illustrato il modello organizzativo della ricerca sulle malattie neurodegenerative, malattia di Alzheimer in primis, in Germania attraverso la rete della Fondazione Helmholtz distribuita in tutto il paese e dotata delle più avanzate tecnologie per la diagnostica molecolare, l’analisi genetica associata all’analisi dei big data e la diagnostica clinica per immagini.

La demenza è particolarmente preoccupante per i grandi numeri del suo impatto sulla popolazione con più di 60 anni che, attualmente, per l’invecchiamento globale corrisponde a circa il 25% della popolazione e più del 90% dei pazienti nei paesi a basso o medio reddito non riceve una diagnosi. In Italia si contano 1.200.000 casi di cui 700.000 appartengo alla forma più frequente, detta malattia di Alzheimer. Purtroppo, difficoltà strutturali, economiche ed organizzative rendono le malattie neurodegenerative un’area medica di grande sperequazione per diagnosi e terapia tra le diverse regioni del nostro paese.

Solo 5 regioni su 20 hanno approvato il piano diagnostico terapeutico della demenza (Pdta); purtroppo la Calabria non è tra le 15 e questo contribuisce a ritardare la diagnosi; infatti, si arriva alla prima diagnosi quando il test cognitivo più accreditato, Mmse, è inferiore a 20 cioè indicativo di demenza da moderata a severa, oltre a fare diagnosi con una frequenza ridotta di 3,5 volte rispetto alla media nazionale. L’avvio con ritardo della terapia cognitiva non rallenta l’evoluzione della demenza, così come atteso in pazienti con diagnosi precoce, favorendo soltanto l’inutile dissipazione delle risorse e costruendo l’errato quanto pericoloso convincimento che nessun intervento è utile in questi pazienti. Al contrario, non sembra esserci argine alla prescrizione medica di psicofarmaci come neurolettici, benzodiazepine e antidepressivi ormai largamente dimostrata inappropriata, causa di istituzionalizzazione, frequente ricovero in ospedale per accidenti cardio-cerebrovascolari e morte con una frequenza due volte superiore rispetto ai soggetti non trattati.         

 Questo scenario è diametralmente opposto a quello descritto dal prof. Pierluigi Nicotera, fondatore del Centro per lo studio delle malattie neurodegenerative voluto dalla Merkel. Qui la dotazione strutturale per la ricerca di base, metabolomica, proteomica, di genetica molecolare ed analisi dei big data accanto alla strutturazione di ricerca clinica supportata da unità per lo studio dei farmaci di Fase I e non solo e la dotazione di risonanza magnetica strutturale (7 tesla)  consente al DZNE di disporre di ampie coorti di pazienti con condizione clinica a rischio di demenza per disturbi comportamentali o cognitivi precoci su cui vengono studiati gli effetti di interventi terapeutici innovativi e riabilitativi precoci. 

Ma vediamo ciò che è emerso dai lavori del meeting svoltosi nell’aula Magna “Beniamino Andrreatta” dell’UniCal. In parte i risultati delle ricerche consentite da tale modello organizzativo sono stati presentati dal Dr Daniele Bano che ha dimostrato come attraverso alterazioni specifiche e progressive dell’epigenoma possono contribuire non solo alla già nota riduzione delle capacità cognitive con l’avanzare dell’età ma anche alla capacità riparativa del danno neurodegenerativo a disposizione del Sistema Nervoso Centrale tramite le cellule staminali che sotto l’influenza dello stato funzionale del mitocondrio differenziano alternativamente in neuroni o cellule astrogliali. 

Sebbene la demenza di Alzheimer sia indubbiamente una malattia multifattoriale che coinvolge diversi meccanismi patogenetici e che probabilmente richiede terapie combinatoriali, l’accumulo nel cervello di aggregati proteici di beta amiloide (Aβ) e di proteina Tau sono stati identificati ed approfonditamente studiati per il loro impatto sul funzionamento sinaptico.

La prof.ssa Monica Di Luca, Farmacologa e neuroscienziata dell’Università di Milano, ha descritto il ruolo della metalloproteasi Adam 10 nell’accumulo sinaptico di beta-amiloide in studi preclinici e campioni umani di pazienti affetti da demenza. L’accumulo di amiloide nel cervello dei pazienti con demenza da qualche decennio rappresenta il target più sfruttato per lo sviluppo dei farmaci.

Infatti, la Prof.ssa Daniela Galbiati del Centro per la Diagnosi e Cura delle Demenze (Cdcd) del Policlinico di Milano Ospedale Maggiore (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, Irccs) partendo dall’affermazione che diversi trial clinici di fase III con farmaci rivolti all’Aβ abbiano fallito l’obiettivo clinico, ha documentato un nuovo entusiasmo della ricerca clinica su farmaci biotecnologici basati sull’ipotesi amiloide della malattia. Infatti, la collaborazione tra Biogen americana ed Eisai giapponese ha avviato uno studio multicentrico internazionale di cui fa parte lo stesso Cdcd della Prof.ssa Galbiati con un nuovo anticorpo monoclonale, il Lecanumab, in grado di agire sulla fase precoce, proto fibrillare, dell’amiloide prima che diventi neurotossica; sulla base di dati non ancora definitivi (studio di fase 3 Clarity AD con risultati a 6 e 18 mesi) il Lecanumab è riportato rallentare significativamente il declino cognitivo e migliorare la tollerabilità sistemica del trattamento. 

In attesa di un rapido sviluppo di tali studi, le terapie disponibili per la malattia di Alzheimer (inibitori delle colinesterasi e memantina) se somministrati precocemente hanno effetti misurabili sulla capacità di memoria e funzionale dei pazienti. Inoltre, come spiegato bene dalla dott.ssa Damiana Scuteri del Dipartimento di Farmacia Scienze della Salute e della Nutrizione, una buona aderenza alla terapia con i suddetti farmaci riduce la frequenza e ritarda l’insorgenza dei sintomi neuropsichiatrici (Nps) che colpiscono circa il 97% dei pazienti con demenza, normalmente curati con farmaci non specifici e potenzialmente tossici come gli antipsicotici, gli antidepressivi e le benzodiazepine. Inoltre, sulla base degli studi condotti dalla Dott.ssa Scuteri su una larga coorte di pazienti con demenza da moderata a severa, gli NPS sono legati, almeno in parte, al dolore non trattato che in questi pazienti non comunicativi sfocia in agitazione, un comportamento necessario per la richiesta di aiuto.

Pertanto, studi per il controllo degli Nps sono particolarmente necessari specialmente in quelle aree del paese dove diagnosi e terapia raggiungono il paziente con forte ritardo. In tale direzione si muove l’importante opportunità offerta dall’olio di bergamotto dotato di importante attività analgesica (Prof Tsukasa Sakurada, Fukuoka) ed ansiolitica (Prof. Luigi A. Morrone, Rende) e di cui è in corso un trial clinico in doppio cieco progettato dalla dott.ssa Scuteri ed autorizzato dal Comitato Etico Regionale; il trial (NCT04321889) e condotto in collaborazione con l’Istituto Sant’Anna di Crotone. 

Allo stato attuale un grande ruolo nella cura delle demenza è assegnato alla riabilitazione cognitiva che, così come documentato dal Prof Stefano Cappa, neuroscienziato dell’Università Iuss di Pavia, ha delle possibilità formidabili in prevenzione se avviata molto precocemente ed accompagnata da sani stili di vita. Ma tale concetto è stato espresso anche dalla Prof.ssa Linda Clare del “Centre for Research in Ageing and Cognitive Health” della Medical School dell’Università di Exeter (UK). In particolare, la Prof.ssa Clare ha spinto i suoi programmi di riabilitazione cognitiva (che per natura sono personalizzati) a pazienti con demenza da lieve a moderata con l’obiettivo di ridare autonomia funzionale ai pazienti. I risultati presentati riguardano una coorte molto ampia e l’intervento è anche centrato sul care giver(fb)                                                                                                                                

Con il libro “Pacchetto Colombo” si parla dei progetti di sviluppo mancati in Calabria

di MARIACHIARA MONACOCome sarebbe a distanza di molti anni, il mezzogiorno, se il famoso Pacchetto Colombo, ovvero una serie di provvedimenti programmatico-industriali varati dal governo nel ’70, fossero stati realmente compiuti?

A questa domanda, difficilmente si troverà una risposta, poiché l’immaginazione ci potrebbe portare a percorrere strade sbagliate, senza riflettere sugli errori commessi dai piani alti della politica regionale, nazionale, e dalle grandi imprese settentrionali, che “saccheggiando” il Sud, hanno portato via finanziamenti che nessuno potrà mai restituire.

Per capire bene cosa è realmente accaduto, bisogna fare un passo indietro, insieme al dott. Alessandro De Virgilio, che nel suo libro intitolato: Pacchetto Colombo. Gioia Tauro, Lamezia Terme, Saline Joniche: la truffa dell’industrializzazione fantasma in Calabria, ha ricostruito attraverso fonti giornalistiche, e non solo, il percorso che avrebbe dovuto portare alla luce in Calabria, grandi opere industriali, come il Centro Siderurgico di Gioia Tauro, la Sir a Lamezia T., e la Liquichimica a Saline Joniche.

Lo fa in una cornice d’eccezione, l’Università della Calabria, insieme al professor Costabile, e al dott. Anastasi, firma autorevole del Quotidiano del Sud.

Il salto nella storia, ci porta negli anni ’70, quando a Reggio Calabria si manifestava, affinché il capoluogo di Regione, e quindi tutta la macchina regionale, non venisse spostata a Catanzaro.

Si è detto, che il “Pacchetto” fu concepito a mo’ di risarcimento, per quietare quei mesi di rivolta, durante i quali con l’appoggio dei “boia chi molla”, la Città dello Stretto, ricevette sostanziali aiuti ripetuti nei decenni a venire, come il “decreto Reggio” e la successiva elevazione a Città metropolitana.

In realtà, secondo l’analisi accurata del responsabile della redazione dell’Agi di Catanzaro, il pacchetto era già sul tavolo ancor prima dei fatti di Reggio. I moti favorirono comunque queste misure, portando, almeno sulla carta, numerosi posti di lavoro. Per rendere l’idea, l’autore traccia un paragone con gli accordi delle potenze vincitrici della prima guerra mondiale, si parla di un progetto che riguardava migliaia di miliardi delle vecchie lire.

Ci furono molti dibattiti sulla fattibilità o meno, soprattutto per quanto concerne quello avrebbe dovuto essere il grande centro siderurgico di Gioia Tauro, un miraggio, o addirittura un’opera letteraria, in un contesto in cui la ‘ndrangheta da fenomeno agropastorale, comincia a muovere i primi passi nel diventare holding del crimine, attraverso una metamorfosi, improntata all’insegna dell’imprenditoria, che, attraverso pezzi dello Stato deviato, ha raggiunto il suo scopo, quello di mettere sotto scacco gli abitanti di un intero territorio, senza garantire la parvenza di un futuro.

Trentamila calabresi marciarono a Roma, sotto gli occhi del distratto Presidente Andreotti (colui che inaugurò simbolicamente l’area nella quale era prevista la costruzione del centro), per il mantenimento degli impegni assunti. Ma tutto si risolse, in quella che viene definita “la più sterile delle manifestazioni sindacali”.

Analizzando bene i numeri, ci si rende maggiormente conto della grande opportunità sprecata, infatti: il centro siderurgico di Gioia Tauro avrebbe impiegato 7500 tute blu, lo stabilimento di Saline Joniche circa 900, e la Sir di Lamezia, avrebbe occupato circa 3000 persone, ma dei ventuno stabilimenti previsti, ne entrò in funzione solo uno, trasformando già da subito, i lavoratori in cassaintegrati.

Inoltre per quanto concerne Saline Joniche, si assiste ad un paradosso, visto che lo Stato finanziò la costruzione dello stabilimento, ma allo stesso tempo gli negò l’esercizio, poiché le bioproteine, erano considerate dai tecnici dell’epoca nocive per la salute dell’uomo.

A Gioia Tauro nacque però, il porto più grande del Mediterraneo, che oggi più che mai ha un ruolo primario nel mondo del narcotraffico (la ‘ndrangheta è leader nel mercato della droga).

Gli altri stabilimenti, che l’autore definisce ironicamente “cattedrali nel deserto”, non aprirono mai i cancelli, travolti da debiti e speranze.

«Una buona dose di responsabilità spetta al ceto politico meridionale, che non ha saputo gestire queste ingenti somme. Tutto diventa più complesso quando la borghesia mafiosa entra nei salotti buoni, dove si fanno gli affari. Ma la responsabilità è anche di quelle aziende del nord, giganti con i piedi d’argilla che, una volta presi i soldi, non hanno pensato minimamente di realizzare le opere programmate. Mentre le piccole aziende locali, hanno dovuto versare il pizzo alle cosche, per evitare la bancarotta».

La ‘ndrangheta, come una spada di Damocle, che minaccia, agisce, e sparge sangue quando ne sente la necessità.

Ci sono poi casi, come quello di Crotone, un tempo capitale industriale della Calabria, che dopo la dismissione delle fabbriche e la mancata bonifica integrale dei veleni e delle scorie, ancora convive con 600.000 mq di rifiuti speciali (anche radioattivi).

«Non sono mai stati imputati i vertici dell’Eni, che controllava le società che gestivano gli impianti. Invece sono finiti sotto accusa i dirigenti, che qualche decennio prima si erano trovati a lavorare insieme agli operai, in quelle “fabbriche di morte”, in cui entravano i “Santi vestiti d’amianto”, di cui parlava Rino Gaetano», interviene Anastasi.

Magari il cantautore calabrese anche quando cantava “Berta filava”, pensava alla fibretta d’amianto, manipolata dai lavoratori, che però si ammalavano di mesotelioma pleurico. Il volume ci parla anche di altri scheletri senza fine, come la cittadella militare, che a Cutro, non è mai entrata in funzione.

«Con il venir meno dell’obbligo di leva, un esercito su base volontaria, non ha più bisogno di quel tipo di insediamenti. Si tratta di 96 alloggi, per 1200 soldati, che non ci hanno mai messo piede», commenta De Virgilio.

Risorse pubbliche ancora una volta sprecate, e che magari, avrebbero potuto incentivare l’imprenditoria autoctona, oppure il turismo, settore strategico per la posizione geografica e per il patrimonio artistico della Calabria.

«In una regione di schiavi e di subalterni, fare memoria sui progetti di sviluppo mancati, ci aiuta a comprendere maggiormente le cose che ci circondano, come i veleni che hanno attraversato le vene di alcuni territori, portando molte persone a lottare da un giorno all’altro, contro dei mali incurabili», conclude Costabile. (mc)

Ritorna all’Unical il corso sulle “Tecniche per la difesa del Suolo e dell’Inquinamento”

di FRANCO BARTUCCISi svolgerà all’Università della Calabria nei giorni 25 e 26 novembre, nell’aula “Umberto Caldora”, il corso su le Tecniche per la Difesa del Suolo e dall’Inquinamento, giunto alla 40esima edizione, istituito nel 1980 dal prof. Giuseppe Frega, già Rettore dell’Ateneo calabrese.

Un corso che per un trentennio si è svolto presso le Terme Luigiane di Acquappesa- Guardia Piemontese e che a causa della situazione pandemica è rientrato con questa edizione nella sua sede di partenza iniziale.

Come ogni anno, gli studiosi italiani che si occupano di difesa del suolo, dissesto idrogeologico, erosione costiera, risorse idriche e inquinamento delle acque si ritrovano per partecipare ai Seminari tecnico-scientifici su Tecniche per la Difesa del Suolo e dall’Inquinamento, che recano la denominazione inglese di Icirbm (Italian Conference on Integrated River Basin Management), aprendo un percorso di formazione ed aggiornamento a tecnici del settore, giovani laureati e funzionari degli enti locali regionali che si occupano di problematiche ambientali.

Un corso particolarmente seguito che ha prodotto i volumi a stampa degli Atti per tutte le Edizioni, dal 1986 pubblicati dall’editore Bios di Cosenza, per un ammontare complessivo di circa 25000 pagine.

È l’iniziativa più longeva che esiste in Italia nell’ambito della Difesa del Suolo, peraltro affrontata sin dal 1980 in un’accezione nuova, di tipo interdisciplinare, basata sul connubio tra gli aspetti fisici e quelli ambientali.

Icirbm negli anni ha inteso ispirarsi all’impostazione dell’idraulico italiano Giulio De Marchi e della “Commissione Interministeriale per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo” da lui presieduta, chiamando a contribuire non solo i ricercatori nel campo dell’Idraulica e delle Costruzioni Idrauliche, ma anche quelle degli altri ambiti dell’Ingegneria e delle Scienze Naturali, come documentato dai volumi degli Atti.

L’evento, organizzato dal Laboratorio di Modellistica numerica per la Protezione Idraulica del Territorio (LaMPIT), dal Centro Studi Acquedotti e Fognature, dai Dipartimenti di Ingegneria Ambientale e Ingegneria Civile e dall’Associazione Idrotecnica Italiana, è diretto dai Proff. Giuseppe Frega e Francesco Macchione

Il Convegno è articolato in 5 sessioni. Complessivamente saranno presentate 42 Relazioni, che hanno impegnato 144 coautori provenienti da 31 Università, di cui 5 Università straniere.

 Tra i coautori sono presenti altresì ricercatori del Cnr e tecnici dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, del Consorzio della Bonifica Parmense e della Regione Puglia.

L’evento è stato patrocinato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, dalla Società Idrologica Italiana, dal Gruppo Italiano di Idraulica e dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cosenza. Con questo evento la scuola italiana sulla difesa del suolo contribuisce a rispondere al bisogno di sicurezza e di sviluppo sostenibile del territorio che a gran voce continua a levarsi da tutti gli angoli del nostro Paese. (fb)

In copertina, il seminario del 23 giugno 2018                                                                                                  

Una lezione del Maestro orafo Gerardo Sacco all’Unical

di FRANCO BARTUCCIGerardo Sacco, il noto orafo crotonese, ha parlato di se stesso in una lezione agli studenti dell’Università della Calabria, iscritti al corso di laurea in Scienze Pedagogiche del prof. Mario Caligiuri. La pedagogia del fare: la creatività umana ai tempi dell’intelligenza artificiale, questo il tema del seminario che si è tenuto  nell’aula “Nettuno”, a piano terra di in uno dei cubi del complesso universitario di Arcavacata di Rende.

Gerardo Sacco  ha raccontato agli studenti il valore pedagogico della sua attività e del suo percorso di vita, sottolineando alcune delle tappe che hanno segnato la sua carriera e quegli incontri speciali con i giganti del mondo del cinema, del teatro e della moda.

Ad introdurre i lavori è stato Mario Caligiuri, Coordinatore del Corso di Laurea che ha introdotto così il maestro: «Va posto in risalto l’importanza del valore delle persone e il significato di un termine fondamentale: il merito, ovvero valorizzare tutte le nostre capacità individuali, che è forse l’unica possibilità di ascesa sociale dei figli delle famiglie più deboli».

«La prima e più potente forma di educazione è l’esempio, sia privato che pubblico – ha aggiunto –. La presenza di Gerardo Sacco dimostra che, anche partendo dal centro storico di Crotone di 70 anni fa, pur avendo perso il papà da ragazzino, si può a diventare uno degli orafi più importanti d’Italia e, di conseguenza, del mondo. Come ci è riuscito? Puntando sui sogni, sulla fantasia. Non ha svolto dei corsi di studio regolari, ma ha recuperato quel ritardo nell’istruzione puntando su lui stesso, sulla creatività, puntando sui valori della sua famiglia, della nostra storia e della nostra identità, che Gerardo Sacco ha impersonificato con la sua vita e la sua arte la grande cultura della Magna Grecia e delle tradizioni del nostro grande Sud».

Gerardo Sacco ha, quindi, raccontato la sua esperienza di vita, interagendo molto attivamente con gli studenti che hanno ascoltato con grande attenzione le sue parole. Agli studenti ha invitato, e dimostrato, di credere in loro stessi, di svolgere bene il proprio lavoro, di seguire le proprie passioni, di non pretendere le soluzioni dagli altri, di affrontare le difficoltà ricercando le energie dentro di sè, di coltivare gli affetti familiari. Della moglie, a cui intende dedicare un fondazione, ha detto: «è scomparsa ventisei anni fa ma è sempre dentro di me». Ha ricordato la sua difficile infanzia con i compagni di giochi molti dei quali purtroppo hanno sperimentato vicende criminali.

Curiosa la risposta che il maestro ha dato dopo una domanda posta da una giovane studentessa di Santa Severina, splendido borgo calabrese che il maestro conosce molto bene: «Cosa avrei fatto se non avessi intrapreso la carriera di orafo? Devo dire che fin da piccolo, in occasione della Festa della Madonna di Capocolonna, c’erano sempre delle figure a guardia del Quadro sacro che mi hanno sempre affascinato: i carabinieri. Li ho sempre visti eleganti, sicuri e simbolo della legalità. Ecco, forse sarei stato proprio un carabiniere, chi lo sa…». (fb)

L’Unical rafforza il corpo docente: oltre 180 nuove assunzioni tra docenti e ricercatori

L’Università della Calabria ha rafforzato il corpo docente, con l’assunzione di oltre 180 persone tra professori e nuovi ricercatori. L’obiettivo è quello di crescere e migliorare sempre di più la ricerca scientifica e l’offerta formativa proposta, lavorando su tre fronti: la valorizzazione delle risorse interne, l’apertura di spazi per giovani ricercatori, il reclutamento esterno aperto a tutta la comunità scientifica nazionale e internazionale.

Con questo spirito, la governance d’ateneo ha approvato alcuni atti importanti che hanno portato alla presa di servizio di 50 ricercatori a tempo indeterminato, 85 professori associati e 13 ordinari, che sono andati a potenziare il corpo docente di tutti i dipartimenti. A questi si uniranno, tra qualche settimana, altri 15 ordinari, 10 associati e 11 ricercatori, per un totale di 184 assunzioni, 67 delle quali per docenti reclutati all’esterno dell’ateneo. 

A questi, si aggiunge poi l’arrivo di Giuseppe Brunetti, giovane ricercatore calabrese vincitore del programma “Rita Levi Montalcini” che ha scelto l’Unical per proseguire il suo lavoro di ricerca e rientrare in Italia, dopo una lunga esperienza internazionale che, da ultimo, lo aveva portato a Vienna. Altre procedure analoghe sono in corso per il rientro dall’estero in Italia e all’Unical di giovani studiosi di talento entro fine anno.

Si è, inoltre, conclusa la call destinata al reclutamento di professori esterni all’ateneo, aperta alla comunità scientifica nazionale e internazionale, per ricoprire il ruolo di professore presso l’Università della Calabria nei settori con esigenze prioritarie di didattica o di ricerca indicati dai dipartimenti. Un’occasione per reclutare studiosi altamente qualificati, provenienti da tutto il mondo, interessati a proseguire la propria carriera all’Unical.

Un’iniziativa riproposta dopo la buona riuscita dello scorso anno, attraverso cui l’ateneo – in linea con gli obiettivi programmatici del rettore Nicola Leone – si propone di accrescere il proprio valore competitivo e rafforzare la qualità della didattica e della ricerca praticate nel campus. La call ha registrato un notevole successo, con la partecipazione di 68 candidati dall’Italia e dall’estero: le domande sono arrivate da Germania, Francia, Turchia, Stati Uniti, Regno Unito, India. Diverse proposte da docenti stranieri, tante anche da brillanti studiosi italiani che, dopo aver collezionato importanti esperienze all’estero, hanno deciso di rientrare nel proprio Paese. Sono state quindi messe a bando 6 posizioni per professori esterni, riservate a chi non ha prestato servizio all’Unical nell’ultimo triennio. Si tratta di un posto d’associato per Ecologia e di cinque posti da ordinario per Lingua e traduzione inglese, Statistica, Bioingegneria elettronica e informatica, Informatica e Scienze delle finanze.

 L’ateneo, infine, ha da poco pubblicato una nuova importante call (scadenza il 10 dicembre) per il reclutamento di studiosi di alta qualificazione scientifica, provenienti da esperienze di ricerca e didattica prestigiose e di rilievo. Studiosi oustanding che, in virtù del proprio curriculum, possono essere chiamati dagli atenei senza bando, ma tramite proposta inviata direttamente al ministero dell’Università e della Ricerca. La chiamata diretta, disciplinata dalla legge, è possibile per professori in servizio presso università estere da almeno un triennio, vincitori di programmi di ricerca di alta qualificazione o scienziati di chiara fama internazionale. (rcs)

La BCC Mediocrati celebra il 50° anniversario dell’Unical

La BCC Mediocrati celebra domani, sabato 19 novembre, alle ore 9,30, nella Sala De Cardona del Centro Direzionale di Via Alfieri, n° 19 di Rende, il 50° anniversario del primo Anno Accademico 1972/1973 dell’Università della Calabria, con l’inaugurazione dell’iniziativa “BiblioBanca”, con la presentazione del libro di Franco Bartucci L’Avventura di Andreatta in Calabria – Un Campus per competere nel mondo, pubblicato dalla Pellegrini Editore.

L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, con il patrocinio dell’Università della Calabria e la collaborazione della stessa BCC Mediocrati, quale occasione per consegnare al Presidente dell’Istituto Bancario, dott. Nicola Paldino, la pergamena di Socio Onorario dell’Associazione sopra richiamata, in virtù  della laurea “Honoris Causa” ricevuta nel 2019 in “Economia Aziendale e Management”  dal Dipartimento di Economia Aziendale e Scienze Giuridiche dell’Università della Calabria. 

La manifestazione si aprirà con gli interventi di saluto: del Presidente della BCC Mediocrati, Nicola Paldino; del Presidente dell’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, prof Silvia Mazzuca; del Pro Rettore Delegato al Centro Residenziale dell’Università della Calabria, prof.ssa Patrizia Piro; mentre a parlare del libro e della figura del Rettore Beniamino Andreatta ed il ruolo ch’ebbe nell’avviare il primo anno Accademico 1972/1973 dell’UniCal saranno la prof.ssa Marta Petrusewic, docente UniCal in quiescenza ed Assessore alla Cultura del Comune di Rende. 

A presenziare e ricordare le motivazioni del conferimento della laurea “Honoris Causa” al Presidente della BCC Mediocrati, Nicola Paldino, ci sarà il prof. Franco Rubino, già Preside della Facoltà di Economia e Direttore del Dipartimento di Economia Aziendale e Scienze Giuridiche dell’Università della Calabria.

L’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, con presidente la prof.ssa Silvia Mazzuca, oltre a conferire la pergamena di Socio Onorario della stessa Associazione al Presidente della BCC Mediocrati, Nicola Paldino, farà lo stesso con 81 dipendenti dello stesso Istituto Bancario, laureatisi all’Università della Calabria, consegnando loro una pergamena di “Merito e appartenenza”, quale segno di legame forte con la propria Università e con la Banca, garanzia del loro stato occupazionale.

A presenziare e salutare questi laureati UniCal ci saranno i Rettori: Rosario Aiello, Giuseppe Frega, Gino Mirocle Crisci, ed il Pro Rettore attuale, prof.ssa Patrizia Piro.  L’intera manifestazione sarà moderata da Federico Bria, segretario generale della BCC Mediocrati  (fb)