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Riccardo Tucci, Francesco Boccia, Amalia Bruni e Stefano Graziano

Euforia (ma anche perplessità) alla prima uscita della candidata Amalia Bruni

di SANTO STRATI – Accolta con entusiasmo e quasi euforia la prima uscita pubblica da candidata della scienziata Amalia Bruni, designata a correre da Presidente alla prossime regionali: all’incontro di ieri pomeriggio a Gizzeria Lido ci sono state solo dichiarazioni di affetto e vicinanza, quasi una “liberazione” dall’incubo Crotone (alle ultime amministrative il PD non presentò nemmeno la lista) e l’impagabile desiderio di vedere terminare la lotteria dei nomi di queste ultime settimane.

La scienziata gode di ottima fama in Calabria, è una storia di eccellenza senza dubbio, ma sconta una sorta di “impreparazione” politica che rischia di esplodere a fronte delle “abitudini” politiche della sinistra, divisiva e rancorosa più che mai in questa tornata elettorale. Di sicuro qualche preoccupazione a Luigi De Magistris l’annuncio della sua candidatura l’ha data, visto che il sindaco di Napoli, in corsa con una sua lista civica alla Presidenza della Regione, ha fatto lanciare un singolare appello alla Bruni dalla coalizione che lo sostiene:  «di non candidarsi a presidente e sostenere invece la nostra coalizione civica e popolare che da mesi è impegnata per costruire un’alternativa politica che metta insieme rottura del sistema e capacità di governo. Proprio per la stima professionale che riponiamo nella dr.ssa Bruni, per la sua attività di ricerca scientifica, riteniamo che lei non possa prestarsi ad un’operazione di maquillage politico ad opera di partiti che sia a livello nazionale e soprattutto per il PD a livello regionale hanno contribuito allo smantellamento della sanità pubblica. La nostra è l’unica coalizione in grado di garantire diritti e servizi, al posto di privilegi e concessioni, perché composta da persone oneste, libere, autonome, competenti e coraggiose. Se il nostro appello dovesse cadere nel vuoto vuol dire che prevarranno i burattinai di questa operazione che hanno l’intento politicamente maldestro di contribuire a rafforzare la candidatura del candidato di centro destra Roberto Occhiuto. Il sistema che si unisce contro de Magistris. La nostra chiarezza e forza è quella di rivolgerci al popolo calabrese che saprà distinguere, come in un referendum, il voto al sistema di potere trasversale e clientelare, che blocca la Calabria e mira a perpetuarsi, anche con l’inganno di facce presentabili, e il voto per la liberazione della Calabria».

Come considerare queste dichiarazioni? Sono il segnale della consapevolezza che separati non si va da nessuna parte o è una sorta di apertura nei confronti della sinistra che ha deciso comunque di non votare in alcun modo l’ex magistrato e attuale primo cittadino di Napoli? Perché, sia chiaro, l’opzione di un ritiro di De Magistris – qualora vi siano le condizioni – rimane sempre in piedi, anche se il diretto interessato tira dritto e smentisce qualsiasi ipotesi di cedimento. Ma se si arrivasse a un compromesso, quale potrebbe essere lo scenario che andrebbe a delinearsi? Sicuramente ci dovrebbe essere una rinuncia della Bruni e servirebbe un terzo soggetto che riuscisse a mettere insieme i vari umori della sinistra calabrese e che fosse espressione del territorio, frutto di un confronto con la base, di un dibattito “tra compagni” (come si usava una volta) e non, come nel caso della scienziata di Girifalco, di una “scelta” calata dall’alto.

Difatti, si continua a insistere nell’errore, immaginando che un nome di grande suggestione e di grande richiamo possa – improvvisamente – appianare dissapori e maldipancia. Gli umori captati da Calabria.Live ancora ieri sul territorio non sono dei migliori, pur con tutto il rispetto e l’ammirazione per il ruolo di scienziata, «simbolo di coraggio e speranza» (parole di Boccia) «che ora deve diventare patrimonio collettivo».

La prof.ssa Amalia Bruni riesce a raccogliere consensi quando parla, il suo sorriso mostra sicurezza e nasconde bene una grinta che non le manca, ma in politica non sono sufficienti queste qualità. Bisogna ricordarsi le famose parole del vecchio socialista Rino Formica che definiva la politica «sangue e merda»: mai come in questo caso appaiono profeticamente inquietanti, soprattutto per la seconda parte, visto che il patatrac dem è sotto gli occhi di tutti ed è maldigerito da storici simpatizzanti e iscritti, che non riescono a nascondere delusione e soprattutto amarezza. Né le competenze in materia sanitaria della Bruni fanno sperare in un serio capovolgimento della situazione calabrese: il commissariamento pesa e continua a far danni e questo, indipendentemente da chi andrà a Germaneto, è un dato di fatto su cui bisogna studiare interventi drastici e definitivi. Che da Roma continuano a negare, considerando la Calabria un fastidioso contrattempo alla politica nazionale…

La candidata Amalia – ha detto ancora Francesco Boccia – «è la guida di questo processo politico» che farà «chiedere alle tante associazioni e ai tanti movimenti civici di essere intorno a noi. Noi vogliamo parlare solo di contenuti, di sanità che deve cambiare sotto la guida della Bruni, di scuola che dev’essere a tempo pieno e per tutti, di asili nido, transizione ecologica e digitale, di una Calabria moderna, di infrastrutture. E siamo qui perché la campagna elettorale vogliamo vincerla, e perché tutto questo dev’essere patrimonio collettivo e non può essere certo spartito dalla destra che i calabresi conoscono». E la candidata Amalia ha annuito, ma dovrà fare attenzione ai volponi della politica che faranno di tutto per “guidarla” e ispirarla”: operazione, per la verità estremamente difficile se non impossibile, conoscendo il carattere della scienziata. Ma sia lecita qualche perplessità sulle garanzie di autonomia e indipendenza promesse per far accettare la candidatura.

Il commissario regionale dem Stefano Graziano ha detto che «Amalia Bruni è la migliore opportunità che la Calabria potesse darsi, ora sta a noi definire insieme a lei un progetto politico che si ponga come obiettivo il futuro dei calabresi, fuori da ogni retorica» Secondo Graziano, «La capacità di pensiero prospettico di Bruni e la sua profonda conoscenza delle questioni sociali, politiche e culturali della Calabria sono la vera ed unica novità di questa campagna elettorale, tutto il resto è un marchiano tentativo di scippare i calabresi delle loro speranze, ad uso e consumo di obiettivi del tutto personalistici. Il Partito Democratico calabrese metterà a disposizione della candidatura di Bruni le sue migliori risorse ed energie, in linea con i criteri del nostro codice etico e con le esigenze di ascolto poste dai territori. Gli anni a venire saranno uno spartiacque storico per il riequilibrio sociale ed economico dell’Italia e del Meridione, abbiamo la responsabilità di garantire ai calabresi il diritto di poter scegliere adeguate competenze politiche e tecniche nella gestione della cosa pubblica».

Ecco, le competenze politiche: mortificate da tre anni di assurdo commissariamento del partito democratico in Calabria, avvilite dalla mancanza di dialogo e confronto. Oliverio ha pronte già un paio di liste, con l’obiettivo di ottenere due-tre consiglieri regionali in suo nome: la sfida a sinistra consiste proprio nell’incapacità di cercare (e tentare) una coesione impossibile, se non cambiano le teste e non si sostituiscono gli artefici del fallimento politico fin qui raccolto. Perseverare è diabolico, lo sanno tutti, tranne che al Nazareno. (s)