Elezioni / Oliverio sulle accuse di Graziano: attribuirmi sconfitta scorse regionali è sfregio alla verità

«Attribuire la responsabilità della sconfitta delle scorse regionali al sottoscritto da parte di “Graziano da Caserta”, protagonista, insieme a pochi ascari, di un triennio di gestione fallimentare del PD calabrese, è davvero uno sfregio alla verità», ha dichiarato il candidato alla presidenza Mario Oliverio, nel corso di una iniziativa a Longobucco della Cgil.

Stefano Graziano, commissario regionale del Partito Democratico, ha attribuito a Oliverio la sconfitta di Callipo alle regionali 2020. «Callipo – ha spiegato Oliverio – fu una candidatura imposta ai calabresi da Roma, uomo di destra che sostenne Wanda Ferro alle regionali 2014, candidata contro di me perse col 30%, e Mangialavori alle politiche del 2018».

«Nemmeno l’autore delle più fantasiose sceneggiate napoletane avrebbe osato fino a tal punto – ha proseguito il candidato –. Ma, se davvero, “Graziano da Caserta”, avesse pensato che io fossi portatore di un consenso, pari o superiore allo scarto tra la compianta Santelli e Callipo, del 25,2% dei voti, allora credo che sia lui che i suoi amici romani dovrebbero porsi più di una domanda sulle ragioni della mia estromissione, che politicamente non è mai stata spiegata a me ed ai calabresi».

«Ora, dopo due anni – ha proseguito – dovrebbe farmi piacere che il Commissario fallimentare faccia pubblica autocritica, purtroppo però arriva tardi. Infatti, la sua gestione del partito, nel chiuso di quattro mura e completamente scollata dalla base e dai territori, ha ormai già tracciato la strada per il secondo tempo della distruzione».

«Lo ringrazio – ha concluso – solo perché, con queste sue esternazioni spiega, in maniera ancora più esaustiva, le motivazioni della nostra battaglia e della mia scesa in campo». (rrm)

 

Letta in Calabria: la Bruni unica che garantisce la vittoria e la svolta

Incontro con la stampa e avvio della campagna elettorale per il centro-sinistra in Calabria: con la ricercatrice e scienziata Amalia Bruni, candidata a governatore, ci sono Enrico Letta, segretario dem, venuto appositamente in Calabria, e il commissario regionale Stefano Graziano. Coordina e modera la giornalista di Repubblica Giovanna Vitale. Solita location ormai diventata “storica” per il centrosinistra, ovvero l’Hotel Marechiaro di Gizzeria Lido.

Nessun incontro con la base o il pubblico, una conferenza stampa riservata appunto solo ai giornalisti. Apre Graziano per introdurre la moderatrice, poi la parola passa alla Bruni, che ci tiene subito a specificare di essere candidata di una coalizione di centrosinistra «che ho fortissimamente voluto: perché le difficoltà di questa terra sono tante e dobbiamo metterci tutti nello stesso lato. La mia scelta è però anche nel metodo, la scelta di avere accettato nella mia coalizione i partiti Pd, M5S che sono al momento al governo ci consentirà un legame forte con il centro e questo può aiutare la Calabria a uscire dall’attuale situazione, perché le cose si cambiano da dentro le istituzioni. Bisogna avere metodo, pazienza coraggio e determinazione, guardare alto e lungo, puntare sulla qualità degli interventi e avere persone capaci. C’è da fare un lavoro immenso, però il mio senso di impegno è sempre sociale, per questa collettività che ho sempre curato come medico. Mi sono occupata di 13.500 pazienti affetti, io oggi voglio prendermi cura di 1,9 milioni che soffrono perché hanno una qualità bassissima di vita. Voglio essere una scommessa per il futuro, per i giovani, per il futuro. il mio impegno è servizio, perché la politica è servizio, quindi se lo faccio come candidato civico insieme a persone che hanno scelto di essere in un partito non mi sconvolge anzi mi rafforza perché il senso di stare tutti insieme dalla stessa parte».

Una dichiarazione d’intenti su cui c’è poco da opporre: le intenzioni sono buone, anzi ottime, semmai la perplessità riguarda la cosiddetta compattezza della coalizione che non mostra segni di grande solidità. È Graziano a spiegare, in apertura, che la Bruni è «l’unica opportunità di cambiamento per la Calabria, un cambiamento strutturale e culturale e non semplicisticamente di nomenclatura. Il Pd della Calabria apre oggi insieme al segretario Enrico Letta una campagna elettorale incentrata sui temi e sulle questioni che interessano la vita quotidiana del calabresi. Faremo presto, insieme al segretario nazionale che tornerà, una grande assemblea con i circoli e i militanti per coinvolgere tutti i territori e rilanciare il partito oltre le regionali. Siamo in cammino, per battere le destre e il duo Spirlì-Occhiuto chiediamo a tutti di sostenere la coalizione di centrosinistra con Amalia Bruni presidente».

Enrico Letta è diplomatico e possibilista: «Siamo disponibili a discutere con tutti» (incluso Oliverio che, però,attacca sulle primarie negate) ma non cita alcuno dei candidati della stessa area e rinvia genericamente a dopo il voto il lungamente atteso congresso del partito in Calabria (da tre anni commissariato). «Oggi – dice il segretario dem – il centro della scena è Amalia, un candidato di altissimi profilo che ci aiuterà a fare della vicenda calabrese una questione nazionale». Solo la Bruni – secondo Letta – può portare la vittoria e contribuire alla svolta: «Si può lavorare per questa svolta in tanti modi: essere direttamente candidati o aiutarci a costruire il campo. Il Pd non è un partito che rottama i vecchi (stoccatina per Renzi?), è fatto di generazioni diverse che si tengono per mano. Il percorso non si interromperà, il rinnovamento continua».

Chiarito che «conosco bene la regione, l’ho frequentata nelle mie precedenti incarnazioni», Letta specifica il suoi obiettivo: «l’impegno che io metto è a far sì che la regione esca dalla straordinarietà, che si superi il commissariamento della sanità anche con una nostra proposta per gestire la situazione che tenga conto delle differenti responsabilità regionali e nazionali. Ci deve essere corresponsabilità tra Stato e Calabria. È l’impegno che prendo insieme ad Amalia, difficile trovare una persona migliore per affrontare questo tema». Per Letta la vicenda calabrese non è «una vicenda marginale, come una campagna elettorale qualunque. Ho accettato la richiesta dei democratici di Siena e Arezzo e sarò anch’io candidato in una sfida tutt’altro che scontata: sarò impegnato moltissimo in tutti e 35 i Comuni di quel collegio, ma mi vedrete spesso in Calabria perché considero questa regione importante. Vogliamo dare un senso nazionale a questa candidatura. Aiuteremo questa regione anche nel dopo elezioni, vogliamo dare un messaggio a tutto il Mezzogiorno».

Sul tema delle primarie, Letta scivola in una gaffe che offre il destro a Mario Oliverio per un attacco frontale: «Le primarie sono andate tutte molto bene a Roma, Bologna e Torino. Ho considerato che potessero essere uno strumento anche qui ma si è stabilito che, come in altre parti, fosse più giusto e utile un percorso di ascolto dei gruppi dirigenti, che ha portato un’ottima soluzione. Sono contento del metodo e guardo avanti». Il problema è il percorso di ascolto  che, come sanno tutti i dem calabresi, non c’è stato proprio. Qualcuno dovrebbe farlo presente al segretario dem che glissa sull’argomento chiudendo su argomentazioni “di sistema”: «Trovo che ci sia una generale disattenzione dell’opinione pubblica nazionale rispetto a questa importantissima sfida calabrese. Aver scelto Amalia vuol dire profondere un impegno fortissimo per rendere la vicenda calabrese una questione nazionale. Mi colpisce vedere che la vicenda calabrese sia finita nelle pagine interne dei media nazionali. Per noi sarà una questione di riscatto nazionale. Da questa fase di ricostruzione noi ne usciremo con il rilancio del Mezzogiorno e della Calabria».

La chiusura è scontata: «Siamo disponibili discutere con chiunque, se vogliono evitare la continuità dell’amministrazione Spirlì. Non si può dare continuità al salvinismo in Calabria, è il momento di una svolta». (rp)

Regionali: Boccia chiama Oliverio che conferma di presentare sue liste

di SANTO STRATI – Chi si fosse illuso che la scesa in campo dell’apprezzata ricercatrice scientifica Amalia Bruni avrebbe risolto tutti i problemi del centrosinistra per le prossime elezioni regionali mostra di conoscere poco i dem calabresi e per gran parte di loro l’evidente impossibilità di essere “normali”. Ovvero di pretendere dalla dirigenza romana il dovuto rispetto della base e del territorio e non accettare supinamente ogni nuova “trovata” (pur se rispettabilissima) del nome da spendere per fare scena. Là dove non c’è nemmeno il palcoscenico e gli attori sono ancora in cerca di scrittura. Siamo, ormai, alla farsa e se ci mettiamo un bel coro potremmo persino suggerire il modello di tragedia greca che era una caratteristica dei nostri territorio svariati secoli prima di Cristo. Il passo è breve e, così continuando, non è improbabile qualche ulteriore colpo di scena a sinistra (a destra si stanno a attrezzando a devastare un disegno pressoché vittorioso), tanto che c’è solo da attendersi di tutto e di più. Gli uscenti vogliono essere riconfermati, quelli che non sono entrati lo scorso gennaio reclamano uno strapuntino e i nuovi aspiranti pretendono spazio e riconoscimenti: vale per la sinistra, ma il quadro si attaglia perfettamente al centro-destra, dove s’intuiscono future liti furibonde.

Così, Mario Oliverio, contattato da Francesco Boccia, artefice con il sodale commissario regionale Stefano Graziano delle scelte calabresi sulla testa dei calabresi, ha affidato a Facebook le sue considerazioni sulla telefonata ricevuta. «Dopo esser stato immotivatamente e reiteratamente escluso dalla discussione interna – scrive l’ex presidente della Regione –, nei giorni scorsi ho ricevuto una telefonata di Francesco Boccia, responsabile nazionale degli enti locali del Pd.

«Primo contatto con un dirigente nazionale, da oltre un anno e mezzo, dopo le ben note vicende che mi hanno riguardato. Lo ringrazio pur se è chiaro si tratta di un approccio tardivo, visto il quadro che si è già determinato. È evidente, come ho già avuto modo di dire a Boccia, la totale assenza di un progetto partecipato, inclusivo e condiviso e la mancanza di un impianto di fondo anche attorno a quest’ultima candidatura della neurologa Bruni.
Il tentativo di rastrellare adesioni a cose già fatte del tipo “prendere o lasciare” non è la risposta adeguata alla necessaria partecipazione ed al clima positivo che sarebbe necessario.
Resta ancora da verificare quale sia il pensiero del segretario nazionale Enrico Letta su un’azione confusa e improvvisata che ha caratterizzato questi lunghi mesi.
A lui ho rivolto una lettera e ripetuti appelli e ho chiesto di relazionarmi in merito ad una situazione che vede la mia terra ed il Pd in una profonda crisi d’identità che purtroppo non potrà non avere nuovi effetti negativi sul piano elettorale.
«Registro – ha scritto Oliverio – il risultato della conferenza stampa tenutasi ieri tra la candidata Bruni ed il promotore di “Tesoro Calabria” Tansi il quale continua con feroci accuse nei confronti di tutta la classe dirigente del PD e finanche ieri ha messo in scena i suoi soliti slogan contro quello che definisce il “Put” (partito unico della torta).
Come si possa farneticare di coalizione larga ed alleanze in queste condizioni, sfugge all’umana comprensione ed anche su questo sarebbe interessante sentire il parere del segretario.
Solo una drammatica perdita di contatto con i territori e distacco dalla realtà impedisce di cogliere il malessere diffuso che si è determinato nel popolo del centrosinistra e delle forze democratiche. Ciò malgrado si continua imperterriti in una gestione commissariale del PD burocratica, con la sospensione della vita democratica e la negazione di ogni forma di
partecipazione. La mia decisione di stare in campo per la prossima competizione elettorale risponde alla necessità di contrastare la deriva negativa a cui stiamo assistendo. Il nostro obiettivo è quello di competere per sconfiggere la destra che tanti guasti sta consumando sulla pelle dei calabresi. Ciò dovrebbe essere il vero interesse di tutto l’arco delle forze democratiche, progressiste, di sinistra.
«Rimango convinto che la soluzione praticabile, entro tempi stretti, per una reale ricomposizione ed unità del campo del centrosinistra, resti quella di indire democratiche primarie aprendo un confronto vero su idee, programmi e persone così come è stato fatto a Roma, Bologna e Torino. Cos’ha la Calabria di diverso da queste realtà? Anche la Calabria è parte dell’Italia ed in questa regione non si capisce perché viene impedito quello che giustamente è consentito altrove. Resto disponibile ad un sereno, costruttivo confronto con il segretario nazionale del partito perché sono convinto che debba vincere la politica e non la sua attuale negativa rappresentazione».
Fin qui Oliverio, ma le acque si stanno intorbidendo in maniera irreversibile su tutti i fronti. L’abbraccio di Tansi alla Bruni potrebbe trasformarsi nel “bacio della pantera” e regalare a De Magistris consensi; le chiassate dei Fratelli di Giorgia che ritornano a parlare di Wanda Ferro sono benzina buttata sul fuoco su una coalizione che faceva della sua unità il vero punto di forza. I cosiddetti civici, peraltro, sembrano impegnati con il sindaco di Napoli a fare una sorta di tarantella un po’ avanti e un po’ indietro, a seconda delle giornate, senza veri significativi progressi. In questo contesto va registrato il ritiro della candidatura di Ernesto Magorno (della serie, una provocazione e niente più la sua scesa in campo), mentre sul Movimento Cinque Stelle sta calando la desolazione più acuta. E nonostante questo, i pentastellati riescono ancora a convincere (?) di contare qualcosa, anche se sul territorio a malapena rappresentano risibili gruppi degli ultimi idealisti filogrillini o filocontiani che in Calabria nessuno si fila più.
Eppure, a Roma il Pd (grazie al segretario Letta) continua a stare col cappello in mano davanti alle abili mosse dell’ex premier Conte che, volere o volare, ha messo in piedi non un Movimento rinnovato, ma il cosiddetto PdC (Partito di Conte), con buona pace dell’ex (?) comico (che non riesce più nemmeno a prendersi sul serio da solo) e dei suoi ultimi seguaci. In conclusione, si preparano fuochi d’artificio, ma non c’è nulla da festeggiare se non la sconfitta della politica e, soprattutto, la conferma che la Calabria non conta nulla e a nessuno interessa più di tanto della Calabria. (s)

Euforia (ma anche perplessità) alla prima uscita della candidata Amalia Bruni

di SANTO STRATI – Accolta con entusiasmo e quasi euforia la prima uscita pubblica da candidata della scienziata Amalia Bruni, designata a correre da Presidente alla prossime regionali: all’incontro di ieri pomeriggio a Gizzeria Lido ci sono state solo dichiarazioni di affetto e vicinanza, quasi una “liberazione” dall’incubo Crotone (alle ultime amministrative il PD non presentò nemmeno la lista) e l’impagabile desiderio di vedere terminare la lotteria dei nomi di queste ultime settimane.

La scienziata gode di ottima fama in Calabria, è una storia di eccellenza senza dubbio, ma sconta una sorta di “impreparazione” politica che rischia di esplodere a fronte delle “abitudini” politiche della sinistra, divisiva e rancorosa più che mai in questa tornata elettorale. Di sicuro qualche preoccupazione a Luigi De Magistris l’annuncio della sua candidatura l’ha data, visto che il sindaco di Napoli, in corsa con una sua lista civica alla Presidenza della Regione, ha fatto lanciare un singolare appello alla Bruni dalla coalizione che lo sostiene:  «di non candidarsi a presidente e sostenere invece la nostra coalizione civica e popolare che da mesi è impegnata per costruire un’alternativa politica che metta insieme rottura del sistema e capacità di governo. Proprio per la stima professionale che riponiamo nella dr.ssa Bruni, per la sua attività di ricerca scientifica, riteniamo che lei non possa prestarsi ad un’operazione di maquillage politico ad opera di partiti che sia a livello nazionale e soprattutto per il PD a livello regionale hanno contribuito allo smantellamento della sanità pubblica. La nostra è l’unica coalizione in grado di garantire diritti e servizi, al posto di privilegi e concessioni, perché composta da persone oneste, libere, autonome, competenti e coraggiose. Se il nostro appello dovesse cadere nel vuoto vuol dire che prevarranno i burattinai di questa operazione che hanno l’intento politicamente maldestro di contribuire a rafforzare la candidatura del candidato di centro destra Roberto Occhiuto. Il sistema che si unisce contro de Magistris. La nostra chiarezza e forza è quella di rivolgerci al popolo calabrese che saprà distinguere, come in un referendum, il voto al sistema di potere trasversale e clientelare, che blocca la Calabria e mira a perpetuarsi, anche con l’inganno di facce presentabili, e il voto per la liberazione della Calabria».

Come considerare queste dichiarazioni? Sono il segnale della consapevolezza che separati non si va da nessuna parte o è una sorta di apertura nei confronti della sinistra che ha deciso comunque di non votare in alcun modo l’ex magistrato e attuale primo cittadino di Napoli? Perché, sia chiaro, l’opzione di un ritiro di De Magistris – qualora vi siano le condizioni – rimane sempre in piedi, anche se il diretto interessato tira dritto e smentisce qualsiasi ipotesi di cedimento. Ma se si arrivasse a un compromesso, quale potrebbe essere lo scenario che andrebbe a delinearsi? Sicuramente ci dovrebbe essere una rinuncia della Bruni e servirebbe un terzo soggetto che riuscisse a mettere insieme i vari umori della sinistra calabrese e che fosse espressione del territorio, frutto di un confronto con la base, di un dibattito “tra compagni” (come si usava una volta) e non, come nel caso della scienziata di Girifalco, di una “scelta” calata dall’alto.

Difatti, si continua a insistere nell’errore, immaginando che un nome di grande suggestione e di grande richiamo possa – improvvisamente – appianare dissapori e maldipancia. Gli umori captati da Calabria.Live ancora ieri sul territorio non sono dei migliori, pur con tutto il rispetto e l’ammirazione per il ruolo di scienziata, «simbolo di coraggio e speranza» (parole di Boccia) «che ora deve diventare patrimonio collettivo».

La prof.ssa Amalia Bruni riesce a raccogliere consensi quando parla, il suo sorriso mostra sicurezza e nasconde bene una grinta che non le manca, ma in politica non sono sufficienti queste qualità. Bisogna ricordarsi le famose parole del vecchio socialista Rino Formica che definiva la politica «sangue e merda»: mai come in questo caso appaiono profeticamente inquietanti, soprattutto per la seconda parte, visto che il patatrac dem è sotto gli occhi di tutti ed è maldigerito da storici simpatizzanti e iscritti, che non riescono a nascondere delusione e soprattutto amarezza. Né le competenze in materia sanitaria della Bruni fanno sperare in un serio capovolgimento della situazione calabrese: il commissariamento pesa e continua a far danni e questo, indipendentemente da chi andrà a Germaneto, è un dato di fatto su cui bisogna studiare interventi drastici e definitivi. Che da Roma continuano a negare, considerando la Calabria un fastidioso contrattempo alla politica nazionale…

La candidata Amalia – ha detto ancora Francesco Boccia – «è la guida di questo processo politico» che farà «chiedere alle tante associazioni e ai tanti movimenti civici di essere intorno a noi. Noi vogliamo parlare solo di contenuti, di sanità che deve cambiare sotto la guida della Bruni, di scuola che dev’essere a tempo pieno e per tutti, di asili nido, transizione ecologica e digitale, di una Calabria moderna, di infrastrutture. E siamo qui perché la campagna elettorale vogliamo vincerla, e perché tutto questo dev’essere patrimonio collettivo e non può essere certo spartito dalla destra che i calabresi conoscono». E la candidata Amalia ha annuito, ma dovrà fare attenzione ai volponi della politica che faranno di tutto per “guidarla” e ispirarla”: operazione, per la verità estremamente difficile se non impossibile, conoscendo il carattere della scienziata. Ma sia lecita qualche perplessità sulle garanzie di autonomia e indipendenza promesse per far accettare la candidatura.

Il commissario regionale dem Stefano Graziano ha detto che «Amalia Bruni è la migliore opportunità che la Calabria potesse darsi, ora sta a noi definire insieme a lei un progetto politico che si ponga come obiettivo il futuro dei calabresi, fuori da ogni retorica» Secondo Graziano, «La capacità di pensiero prospettico di Bruni e la sua profonda conoscenza delle questioni sociali, politiche e culturali della Calabria sono la vera ed unica novità di questa campagna elettorale, tutto il resto è un marchiano tentativo di scippare i calabresi delle loro speranze, ad uso e consumo di obiettivi del tutto personalistici. Il Partito Democratico calabrese metterà a disposizione della candidatura di Bruni le sue migliori risorse ed energie, in linea con i criteri del nostro codice etico e con le esigenze di ascolto poste dai territori. Gli anni a venire saranno uno spartiacque storico per il riequilibrio sociale ed economico dell’Italia e del Meridione, abbiamo la responsabilità di garantire ai calabresi il diritto di poter scegliere adeguate competenze politiche e tecniche nella gestione della cosa pubblica».

Ecco, le competenze politiche: mortificate da tre anni di assurdo commissariamento del partito democratico in Calabria, avvilite dalla mancanza di dialogo e confronto. Oliverio ha pronte già un paio di liste, con l’obiettivo di ottenere due-tre consiglieri regionali in suo nome: la sfida a sinistra consiste proprio nell’incapacità di cercare (e tentare) una coesione impossibile, se non cambiano le teste e non si sostituiscono gli artefici del fallimento politico fin qui raccolto. Perseverare è diabolico, lo sanno tutti, tranne che al Nazareno. (s)

È legge la preferenza di genere per le prossime elezioni regionali

È legge la preferenza di genere: il Consiglio regionale della Calabria ha votato, tra i suoi ultimi atti prima di chiudere la legislatura, il provvedimento che sana una grave carenza nella normativa regionale. La Calabria era rimasta con il Piemonte, la Valle d’Aosta e, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria e la Puglia una regione che non prevedeva la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale. Per Liguria e Puglia aveva provveduto il Governo a settembre, nella scadenza elettorale regionale, a introdurre la preferenza di genere e avremmo avuto lo stesso provvedimento in assenza della legge licenziata oggi.

Grande soddisfazione della commissione Pari opportunità, dei movimenti femminili, delle associazioni che. si sono battute con tutte le forze, dopo la vergognosa bocciatura nella passata legislatura del progetto di legge presentato da Flora Sculco. Questa volta non ci sono stati ripensamenti o mugugni, la legge è realtà.

Il presidente del Consiglio Mimmo Tallini ha spiegato, introducendo il provvedimento, che la Calabria non poteva subire la stessa umiliazione di Liguria e Puglia: «Intendiamo licenziare  – ha detto – autonomamente questo testo che, nelle nostre intenzioni, dovrebbe favorire una maggiore presenza femminile in questa Aula. Una considerazione importante: la normativa, da sola, non basterà ad alzare la percentuale di presenza femminile in Consiglio regionale. Sicuramente è uno strumento prezioso ed essenziale, ma deve esser accompagnato anche da un cambio di mentalità, un cambio culturale, da parte di tutti i partiti che devono valorizzare senza esitazione l’enorme potenzialità delle donne. Noi cominciamo a fare la nostra parte. Sicuro di interpretare il sentimento di tutti i consiglieri, dedico questo testo alla memoria di Jole Santelli, la prima donna nella storia del regionalismo calabrese ad assumere la carica di Presidente. E ringrazio ovviamente, per la spinta che hanno dato al provvedimento, le colleghe Flora Sculco e Tilde Minasi, alle quali auguro di essere riconfermate nelle prossime elezioni, così come mi auguro che in questa Assemblea il numero delle elette sia molto più alto di quello attuale».

«Una conquista normativa e culturale – secondo il consigliere regionale Giacomo Pietro Crinò (CdL) –. Il Consiglio regionale della Calabria ha adeguato la legge elettorale al quadro normativo vigente in materia di rappresentanza di genere, con l’obiettivo di assicurare la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive ed anche di allinearsi alle previsioni legislative presenti in altre realtà regionali. Si tratta di una conquista normativa e culturale che acconsentirà la partecipazione attiva delle donne alla politica calabrese. Ci dotiamo, finalmente, recuperando il colpevole ritardo della passata Assise, di uno strumento fondamentale per garantire qualità nella democrazia e nella rappresentanza e per valorizzare, ancor più, la funzione delle donne nelle Istituzioni. Nel corso della seduta ho relazionato sulla modifica delle disposizioni transitorie sui requisiti strutturali e organizzativi delle strutture socio-educative per la prima infanzia, di cui all’articolo 23 della L.R. 15/2013 approvata dal Consiglio regionale della Calabria con specifico riguardo alla proroga del termine di adeguamento.

«Con l’articolo 23, così come modificato dalla L.R. n. 7/2020 – ha detto Crinò –, è stato fissato al 31 dicembre 2020 il termine assegnato alle strutture socio-educative, sia pubbliche che private per adeguare i requisiti strutturali ed organizzativi previsti dalla legge e dal successivo regolamento. L’adeguamento comporta, tuttavia, una serie di modifiche strutturali, nonché misure organizzative complesse, che diverse strutture hanno ancora in corso e non hanno del tutto completate anche per i costi di non poco conto da sostenere. Pertanto, si rende necessario fissare un nuovo ed ultimo termine (‘entro il 30 giugno 2021’) in modo che tutti coloro che gestiscono questi servizi possano mettersi in regola ed evitare, in caso di mancato adeguamento, la chiusura e la conseguente interruzione delle attività con conseguenze anche sui lavoratori e sulle famiglie che verrebbero private di questi importanti servizi. Mi dispiace che la modifica normativa appena varata, non abbia registrato il voto dell’opposizione che ha preferito abbandonare l’Aula non ritenendo l’argomentazione indifferibile ed urgente. Invero, anche la categoria interessata dalla novella legislativa è stata decisamente colpita dagli effetti della pandemia in atto che ha reso impraticabile l’adeguamento ai requisiti strutturali ed organizzativi previsti. Diverse strutture calabresi hanno ancora in corso i lavori di adeguamento e i costi da sostenere sono indubbiamente elevati. La proroga del termine di adeguamento, quindi, si è resa doverosa per dare la possibilità di adempiere con più tranquillità, magari evitando la cessazione o l’interruzione delle attività, con logici risvolti negativi sui lavoratori e sulle famiglie che verrebbero private di questi servizi essenziali».

Fra i primi commenti, quello del commissario regionale del Partito Democratico on. Stefano Graziano: «Finalmente la Calabria approva la modifica alla legge elettorale che istituisce la doppia preferenza di genere, peccato però che questa pagina di buona politica sia macchiata dal resto dell’ordine del giorno imposto dalla maggioranza. Provvedimenti che non avrebbero dovuto proprio essere portati all’attenzione dell’aula e che danno una pessima immagine della politica, che in piena pandemia pensa ad alimentare clientele». (rp)