8 Marzo, Tridico (M5S) ricorda il coraggio delle vittime femminili della ‘ndrangheta e delle straniere in fuga

«Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Maria Chindamo sono state tre donne che, seppure con storie alquanto differenti, hanno dato un esempio rivoluzionario di lotta alla ’ndrangheta, pagando con il sangue e con la vita il prezzo del loro coraggio». È quanto ha detto l’europarlamentare M5S Pasquale Tridico, spiegando come «nella Giornata internazionale della donna, il mio pensiero va anzitutto a loro, che hanno mostrato una forza straordinaria, che non si sono piegate alla forza intimidatrice della criminalità organizzata e che rappresentano, quindi, un esempio vivo di autonomia, indipendenza e libertà, valori indispensabili per il riscatto della Calabria e del resto del Mezzogiorno, ancora largamente condizionati dalle mafie e da una mentalità, della paura, del silenzio e della rassegnazione, da combattere senza riserve anche sul piano politico».

«In questa particolare Giornata internazionale di memoria e sensibilizzazione sulle conquiste e sui diritti del genere femminile, voglio anche ricordare e onorare tutte le donne che in mare, dirette verso le coste del Sud, hanno affrontato enormi rischi e perso la vita – ha concluso Tridico – per dare speranza e dignità alle loro famiglie». (rrm)

LA CALABRIA, NON È UNA REGIONE PER LE
DONNE, TRA DIVARIO E DISOCCUPAZIONE

di MARIAELENA SENESE e  ANNA COMI Per fare uscire le donne dal limbo lavorativo nel quale si trovano è necessario promuovere la stabilità lavorativa e sostenere la conciliazione fra vita e lavoro. Le donne in Calabria sembrano condannate a svolgere lavori precari e discontinui. Quello che serve invece, è una regione più forte ed inclusiva e per raggiungere questo risultato tutto passa, inevitabilmente, dalla compiuta parità di genere.

Per favorire la crescita di quella giustizia sociale così difficile da raggiungere per le donne calabresi, siamo pronti a proporre un’agenda di interventi mirati per affrontare queste disparità e promuovere una Calabria più equa e competitiva.

In Calabria, meno di 1 donna su 3 in età lavorativa ha un’occupazione regolare. Il tasso di occupazione femminile è stabilmente inferiore al 35%, contro una media nazionale che si attesta intorno al 50%, e ben distante dai valori europei che superano il 60%. Questo dato colloca la Calabria tra le regioni peggiori in Europa in termini di inclusione femminile nel mercato del lavoro.

Per questo chiediamo misure concrete per abbattere le barriere di genere e creare un mercato del lavoro più in linea con quello europeo, quali: incentivi fiscali per l’assunzione di donne che si concretizzino in agevolazioni fiscali e sgravi contributivi per le imprese che assumono donne, specialmente nelle aree rurali e nei settori dove le disparità di genere sono più marcate.

In Calabria, la maggioranza dei contratti femminili è a termine o part-time involontario. Le donne calabresi, più degli uomini, sono costrette ad accettare occupazioni a tempo ridotto non per scelta, ma per mancanza di alternative a tempo pieno. Questo fenomeno accentua la fragilità economica femminile, riduce la possibilità di accumulare contributi per la pensione e amplia il divario di reddito tra uomini e donne. E quando le donne calabresi riescono a trovare un’occupazione, i loro salari sono mediamente inferiori di circa il 30% rispetto ai colleghi uomini.

Oltre alle difficoltà di accesso e permanenza nel mercato del lavoro, sulle donne calabresi grava quasi esclusivamente il peso del lavoro di cura familiare, che continua a essere invisibile dal punto di vista economico e previdenziale. Oltre il 70% delle donne calabresi inattive dichiara di non poter cercare lavoro a causa di impegni familiari e di cura.

Per superare questo divario allarmante e insopportabile, poi, è opportuno il sostegno concreto alla conciliazione vita-lavoro che può essere ricercato solo attraverso l’ampliamento della rete di servizi di supporto per le famiglie e voucher per l’assistenza privata, con l’incentivazione del telelavoro e della flessibilità oraria per le dipendenti madri, offrendo vantaggi alle aziende che adottano queste misure, per rendere il lavoro femminile più compatibile con le esigenze familiari.

Come sarebbe importante sostenere la concretizzazione, lavorativa e previdenziale, della figura del caregiver. La Regione deve investire nell’espansione e nel potenziamento dei servizi di Assistenza domiciliare integrata, garantendo un maggiore accesso a professionisti sanitari a domicilio, in modo da supportare i caregiver nella gestione di malattie croniche e nella somministrazione di terapie; servizi di sollievo, che prevedano l’intervento di assistenti sociali o operatori sociosanitari per alcune ore al giorno o alla settimana, in modo da permettere ai caregiver di avere del tempo libero per sé. La riforma del welfare regionale deve passare anche da qui: dal riconoscimento e dal sostegno a chi si prende cura dei più fragili.

Senza dimenticare la necessità di accelerare la realizzazione di nuovi asili nido, al fine di allineare la Calabria alla disponibilità di posti della media nazionale. Dobbiamo ricordare che nella nostra regione meno di un comune su 5 offre il servizio, a fronte di una media nazionale del 59,3% molto al di sotto della media nazionale che è pari al 27,2% e dell’obiettivo del 33% stabilito in sede Ue, e che il Pnrr stanzia una enorme mole di investimenti per gli asili nido e le scuole per l’infanzia.

Sarebbe determinante potenziare il sistema di welfare regionale, attraverso contributi aggiuntivi per le famiglie e sostegno economico alle lavoratrici, in modo da ridurre il rischio di ritiro dal mercato del lavoro per ragioni economiche.

Così come, infine, sarebbe decisivo promuovere finanziamenti e microcredito per l’imprenditoria femminile, per sostenere le donne che desiderano avviare nuove attività, soprattutto in settori tradizionali e innovativi, come il turismo e l’artigianato, capaci di svincolare le donne da quegli ambiti, come la cura delle persone o la scuola, che ne hanno storicamente contraddistinto l’impegno lavorativo. La parità di genere non è solo una questione di giustizia, ma un motore per la crescita economica e sociale della Calabria. Offrire pari opportunità alle donne significa costruire una Calabria più forte, inclusiva e innovativa. (ac e ms)

[Mariaelena Senese e Anna Comi sono rispettivamente segretaria generale Uil Calabria e Responsabile Coordinamento pari opportunità
Uil Calabria]

CATANZARO – Si presenta “Lavoro: IstruzionE per l’uso”

Domani mattina, a Catanzaro, alle 9.30,  nella sala concerti di Palazzo de Nobili, sarà presentato “Lavoro: istruzionE per l’uso”, un’idea progettuale lanciata da Comune, Soroptimist e Fidapa di Catanzaro e Camera di Commercio di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia in occasione della Giornata internazionale della Donna.

L’obiettivo è quello di aprire un confronto operativo tra istituzioni, club service, scuola, università e mondo delle imprese sulle politiche di genere e la cultura delle pari opportunità, specialmente in ambito Stem.

«L’intento è quello di dare vita – ha spiegato l’assessora alla Cultura, Donatella Monteverdi – ad un programma di incontri in aziende e in ateneo al fine di informare e rendere consapevole tutta la comunità sulle possibili azioni volte a superare i divari di genere nell’ambito lavorativo. In particolare, le statistiche confermano le difficoltà per le donne di  accedere agli studi delle discipline scientifiche e, successivamente, nel percorso di carriera nel mondo della ricerca».
«Un gap – ha aggiunto – che diventa sempre più profondo al Sud e in Calabria, causando una grave discriminazione e dispersione di talenti ed energie. Guardando alle realtà del territorio, si può sicuramente lavorare insieme per promuovere spazi di dibattito e di sperimentazione a vantaggio di tutta la comunità».
L’iniziativa – che non potrà vedere la presenza dell’assessora Monteverdi per pregressi impegni istituzionali – sarà presentata dagli assessori alla Pubblica Istruzione, Nunzio Belcaro, e alle Attività produttive, Giuliana Furrer; dalla presidente del Comitato imprenditoria femminile presso la Camera di Commercio di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, Antonella Mancuso; dalla presidente di Soroptimist International Club di Catanzaro, Stefania Muzzi; dalla presidente di Fidapa Bpw Italy Sezione di Catanzaro, Rossella Barillari.
Saranno presenti anche dirigenti degli istituti superiori della città, coinvolti nella somministrazione di un questionario sul divario di genere indirizzato agli studenti.
L’8 marzo a Catanzaro prevede, inoltre, un’altra iniziativa patrocinata dall’amministrazione: dalle ore 10.30 e fino al pomeriggio – presso l’ex Stac – l’associazione Angela Serra per la ricerca sul cancro-sezione Stefanizzi Presidio de Lellis – presenterà il progetto “Care: dalla cura al prendersi cura” rivolto ai pazienti oncologici. (rcz)

L’OPINIONE / Amalia Bruni: Serve una legge forte contro violenza di genere

di AMALIA BRUNI – L’aggiornamento della legge 20/2007 deve essere un punto di svolta concreto e non un semplice adeguamento normativo.

Abbiamo registrato una grande attesa attorno a questa riforma, ma senza risorse adeguate rischiamo di vanificare ogni sforzo. Negli anni, purtroppo, la violenza contro le donne è aumentata, ma è cresciuta anche la consapevolezza sociale grazie all’impegno di associazioni e volontarie. Non possiamo deludere questa attesa.

L’obiettivo, è costruire un testo di legge unificato, che parta dalle proposte in campo e rafforzi gli strumenti di tutela e supporto per le donne vittime di violenza. Un aspetto fondamentale è il riconoscimento della specificità della violenza di genere, che non può essere assimilata ad altre politiche sociali generali.

La mia proposta di legge prevede un fondo unico, non inteso come un solo capitolo di spesa, ma come una missione chiara e strutturata nel bilancio regionale. Serve un impegno duraturo, che garantisca finanziamenti certi e non lasci nell’incertezza i centri antiviolenza e le strutture di supporto.

Non devono esserci bandierine politiche, perché il contrasto alla violenza sulle donne è una battaglia di civiltà. Dobbiamo andare avanti con un approccio innovativo, che superi le criticità strutturali accumulate negli anni.

Non possiamo più permetterci ritardi. La Regione Calabria deve dimostrare di essere all’altezza della sfida e mettere al centro della propria agenda politica il contrasto alla violenza di genere, con strumenti concreti e risorse adeguate. (ab)

[Amalia Bruni è consigliera regionale del PD]

LA RIFLESSIONE / Caterina Vaiti: Il precariato è donna

di CATERINA VAITI – Precaria, pagata meno degli uomini e spesso assunta con un part time involontario. Il mondo del lavoro non è a misura di donna. Lo dicono i numeri dell’ultimo rapporto Inps, lo dicono le storie raccolte nei nostri presidi, ma più di tutto quella cultura impastata di retaggi e pregiudizi che ha condotto ad un sistema di welfare che non sostiene la donna né dopo la maternità, né in quel lavoro di cura che continua ad essere a totale carico del sesso femminile.

Bonus, bandi e tutte le misure a termine, non possono invertire una tendenza, non possono incidere sui part time involontari a cui sono costrette molte donne, non possono influire sulla precarietà, sulla mancanza di asili nido, sullo scarso ricorso ai congedi parentali da parte degli uomini e sullo sradicamento di una cultura che vede le assunzioni di donne come ‘rischiose’. Servono strumenti rigorosi e incisivi, serve una buona contrattazione ma anche uno sforzo collettivo di dialogo, nonché mezzi come i referendum sul lavoro proposti dalla Cgil.

Si tratta di un importante banco di prova di democrazia e partecipazione e della possibilità di sovvertire un sistema e rimettere al centro il lavoratore. Il fatto che facciano leva su precarietà ed equità risponde all’esigenza di strappare le donne, che ne sono maggiormente colpite, a questa eterna incertezza a cui si accompagna la difficoltà a programmare il proprio futuro personale e familiare.

Cosa chiediamo? Di reintrodurre l’obbligo per i datori di lavoro di indicare una giustificazione anche per le assunzioni a termine inferiori a 12 mesi allo scopo di evitare l’abuso di questa tipologia di contratti senza motivazione rafforzando il principio che il contratto di lavoro standard deve essere a tempo indeterminato. Ma con i referendum ci battiamo anche per eliminare le disparità di trattamento tra i lavoratori assunti prima e dopo il 7 marzo 2015 in caso di licenziamento illegittimo consentendo a tutti di essere reintegrati e di avere un indennizzo calcolato sul danno effettivo subito.

Con i referendum miriamo anche ad un’altra conquista, stavolta nell’ambito della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro chiedendo che al committente sia riconosciuta, oltre alla responsabilità generica, quella specifica permettendo ai lavoratori e alle loro famiglie di ottenere un risarcimento diretto.

Sosteniamo, altresì, il referendum sulla cittadinanza, certi che sia un gesto di civiltà che ci allineerebbe agli altri paesi europei e un riconoscimento a tutti quei cittadini stranieri che costituiscono un’importante forza lavoro per il Paese, oltre che una vera e propria ancora di salvataggio contro l’inverno demografico.

Ogni anno siamo costretti a constatare che le donne sono le meno occupate, quelle che guadagnano meno, quelle costrette a rimanere a casa per la gestione dei figli di fronte ad un mondo del lavoro che, al contrario di quanto accade in Europa, non è capace di allargare le proprie maglie a forme di flessibilità e tutela. Siamo, però, certi che qualcosa stia cambiando e che le donne possano essere le straordinarie protagoniste di questo referendum. (cv)

Le riflessioni per l’8 Marzo di Cisl Calabria

L’8 marzo del lavoro, perché non sia solo celebrazione di una ricorrenza, ma una giornata di un rinnovato impegno per ridurre i divari nell’occupazione femminile, contrastare il gender gap, favorire misure di conciliazione vita-lavoro, per la Cisl e la Cisl Calabria, che sono «in prima linea per affermare il valore del lavoro femminile, per eliminare le barriere che ostacolano l’accesso, la carriera e la piena realizzazione nel mondo del lavoro», come sottolineato dalla segretaria generale di Cisl, Daniela Fumarola.

I dati del mercato del lavoro calabrese ci restituiscono, su questo versante, criticità persistenti.

Il rapporto della Banca d’Italia sull’economia calabrese, relativo al primo semestre 2024, certifica una lieve crescita del tasso di occupazione, che si attesta al 43,5%, anche per effetto di una riduzione delle persone in età da lavoro, confermando il divario con la media nazionale. Il tasso di attività resta, invece, stabile, con una riduzione del tasso di disoccupazione.

L’incremento dell’occupazione riguarda prevalentemente le donne, con una diminuzione dei divari fra i tassi di occupazione maschile e femminile, che scende in un anno dal 24,9% al 23,6%.

Permane, invece, nel Paese e in Calabria, una sorta di segregazione orizzontale, che vede il lavoro femminile concentrarsi maggiormente nell’area dei servizi e meno nella manifattura, con il numero di donne che rivestono posizioni dirigenziali ancora troppo basso.

I dati dell’ultimo rapporto Inps Calabria, ci danno la dimensione del gender gap. le differenze retributive e reddituali medie settimanali fra donne e uomini: nel settore privato 335 euro per le donne e 467 per gli uomini, guardando a tutti i settori per le donne 436 euro, per gli uomini 496 euro. Restano alti i livelli del part involontario, attorno al 13% che colpisce molto di più la componente femminile. Carriere discontinue, producono pensioni più basse. La media delle pensioni ivs liquidate ai lavoratori dipendenti è di 654 euro per le donne, e di 914 euro per gli uomini, uno scarto troppo alto. 

«Per la Cisl, occorre favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, puntando a misure efficaci di conciliazione vita lavoro. Resta ancora limitata l’offerta di servizi educativi, anche se si registrano investimenti significati sugli asili nido, per consentire il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Per la Calabria, che sta facendo meglio di altre regioni meridionali, l’obiettivo di una copertura per quanto riguarda i posti negli asili nido, quindi nella fascia 0-3 anni, attorno al 40% è un obiettivo importante, che potrebbe essere raggiunto», ha dichiarato Antonella Zema, segretaria generale di Cisl Calabria.

Per Giuseppe Lavia, segretario generale Cisl Calabria, «va sostenuta la buona contrattazione che valorizzi le buone prassi in tema di conciliazione vita lavoro, con strumenti negoziali innovativi, smart working, welfare contrattuale, ecc.».

«Il Pnrr – ha proseguito – ha come obiettivo trasversale a tutte le missioni, il miglioramento dei tassi di occupazione femminile e giovanile. Registriamo deroghe, ormai generalizzate, alla clausola del 30%, relativa alle assunzioni di donne e giovani per la realizzazione dei progetti. In palese contrasto con lo spirito stesso del Piano Next Gen EU, che, invece, dovrebbe essere pienamente preservato». (rcz)

 

CATANZARO – L’evento “La gioia della libertà”

Domani pomeriggio, a Catanzaro, alle 17.30, al Centro di Aggregazione Giovanile “Maurizio Rossi”, si terrà l’iniziativa “La gioia della libertà”, un incontro dedicato alla Giornata Internazionale della Donna. Promosso da Cgil Area Vasta, Anpi Catanzaro, Asd Calabrificando e il Circolo di Lettura Palomar, l’evento si propone come un momento di riflessione collettiva sul ruolo delle donne nella società, intrecciando memoria, cultura e impegno civile.

Tre le direttrici tematiche attorno a cui si svilupperà il dibattito. Prima di tutto Donne e Resistenza, senza fucile: la forza delle donne nella lotta per i diritti, senza armi, ma con determinazione e coraggio.

Quindi, “Grano, Terra, Lotta, Lavoro”: il legame tra femminilità e lavoro, tra radici e futuro, tra emancipazione e sfide quotidiane.

Ed infine “Creatività, Arte, Cura”: le donne come custodi e innovatrici della cultura, dell’arte e della cura intesa nel senso più ampio.

Un intreccio di temi che raccontano il contributo determinante delle donne, ieri e oggi, nella costruzione di una società più giusta.

Il confronto vedrà la partecipazione di un ricco parterre di relatrici: Ivana Bevacqua, Antonella Bertuzzi, Terri Boemi, Lucia Bonacci, Raimonda Bruno, Mariagraziosa Costa, Christiane Dejace, Elvira Iaccino, Felice Izzi, Francesca Labonia e Angelica Perrone. Voci autorevoli che offriranno spunti di riflessione sulla condizione femminile, il lavoro, la creatività e il valore dell’impegno quotidiano.

Ad arricchire l’evento, le incursioni sonore di Francesca Prestia, cantautrice calabrese da sempre impegnata nel raccontare, attraverso la musica, storie di donne, di resistenza e di identità.

Un appuntamento imperdibile, quindi, per chi vuole vivere l’8 marzo non solo come celebrazione, ma come un’opportunità di consapevolezza, condivisione e partecipazione attiva. (rcz)

DONNE: 8 MARZO E 25 NOVEMBRE NON SOLO
RIFLESSIONI, BENSÌ OPPORTUNITÀ E AZIONI

di FABRIZIA ROSETTA ARCURIQuesto giorno, l’8 marzo, inizialmente concepito per celebrare le conquiste e le sfide delle donne, ha recentemente assunto una connotazione riflessiva, focalizzando l’attenzione sulla complessa tematica della violenza di genere, di solito riservata al 25 novembre, la ‘Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e di genere’.

Questa trasformazione di prospettiva mette in luce un aspetto di notevole importanza: la persistente associazione tra la figura femminile e la violenza. Tale connessione, chiaramente riscontrabile nel fenomeno del femminicidio, non si limita a essere un semplice atto violento; essa affonda le radici nelle profondità delle disuguaglianze di genere e nei modelli culturali ancora fortemente radicati. Il femminicidio, manifestazione estrema di questa connessione, rivela intricate dinamiche sociali che contribuiscono a perpetuare questo legame. Non rappresenta soltanto un’azione individuale violenta, ma agisce come sintomo evidente di sistemi culturali e sociali più ampi che spesso trascurano, sottovalutano o perpetuano forme di controllo e sopraffazione delle donne.

Un’analisi approfondita di questa complessa problematica richiede un approccio interdisciplinare, coinvolgendo la sociologia, la psicologia e i diritti umani. Questo approccio può gettare luce sulle cause sottostanti, evidenziando la mancanza di consapevolezza e l’inefficacia delle leggi atte a proteggere le vittime di violenza, e, d’altro canto, rivelando la persistenza di uno status quo che inibisce la piena affermazione della leadership femminile. È cruciale considerare il ruolo dei modelli culturali radicati nella nostra società, spesso influenzati dagli stereotipi di genere propagati attraverso i mezzi di comunicazione e un linguaggio distorto, poiché questi contribuiscono a mantenere una percezione distorta del ruolo delle donne.

Contestualizzare questa recente inversione di priorità tematiche emerge come un passo cruciale per una comprensione approfondita delle sfide e delle opportunità che bisogna affrontare nella società contemporanea. L’analisi della violenza di genere durante l’8 marzo non solo stimola una discussione critica sulla sua reale rilevanza sociale del fenomeno, ma sottolinea anche l’importanza di riconoscere e approfondire il ruolo attivo e le straordinarie vittorie delle donne. In questo contesto, è fondamentale analizzare le molteplici dimensioni delle disuguaglianze, considerando non solo la violenza fisica, ma anche quella economica, sociale e culturale che spesso colpisce in modo più subdolo ma altrettanto impattante.

Dall’ottenimento del diritto di voto all’accesso all’istruzione e alle opportunità professionali, le donne hanno dimostrato una straordinaria resilienza nel superare ostacoli storici. Oggi, donne dotate di competenza e determinazione rivestono ruoli chiave in settori quali la scienza, la tecnologia, l’imprenditoria e la politica, contribuendo in modo significativo al progresso sociale ed economico. Sebbene la presenza e l’influenza siano tangibili, persistono discriminazioni e diritti negati. La disparità salariale e le sfide legate alla conciliazione tra carriera e responsabilità familiari emergono come questioni urgenti che richiedono soluzioni concrete e azioni ponderate. Affrontare queste problematiche significa confrontarsi direttamente con il nucleo stesso delle disuguaglianze di genere, promuovendo una società in cui le donne godano di pari opportunità, accesso a risorse e poteri decisionali.

Questo approccio permette di evidenziare la complessità delle dinamiche di genere e di promuovere una visione più completa e bilanciata delle questioni legate alla semplicistica ‘parità di genere’. E ciò inizia dal riconoscimento della figura femminile come individuo a pieno titolo, dotato di diritti, opportunità e dignità, svincolandola da preconcetti e limitazioni culturali che possono condizionarne la piena espressione. 

In questo contesto, allora è possibile interpretare le due giornate dedicate alla figura femminile, l’8 marzo e il 25 novembre, non solo come momenti di riflessione, ma come opportunità cruciali per innescare azioni concrete. Questo impegno, lontano dall’essere un mero gesto simbolico, costituisce il fulcro di una società autentica, dove la diversità è apprezzata e le opportunità sono accessibili a tutti, indipendentemente dal genere. Solo attraverso un impegno collettivo si possono gettare le basi per un mondo in cui la libertà e la sicurezza delle donne sono inalienabili, consentendo a ciascuna di esprimersi e determinare la propria vita senza timori e limitazioni. Questo rappresenta un cambiamento culturale profondo, concreto e non solo una dichiarazione formale. (fra)

L’OPINIONE / Giusi Princi: 8 marzo giornata per sottolineare importanza di lotta e difesa dei diritti delle donne

di GIUSY PRINCI – Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti, recita l’articolo 1 della dalla dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, ma questo è soltanto l’inizio, perché la vera uguaglianza non coincide con l’omologazione, ma deve essere frutto di un processo educativo che parte dalle famiglie e si snoda attraverso la scuola e l’intera comunità, una battaglia tesa all’equità: un’azione sinergica di cui la politica deve esser promotrice attraverso azioni positive interdisciplinari e inter-istituzionali che, nel tutelare le donne, tutelino l’intera società.

In questa giornata, il mio pensiero alle donne è un pensiero a tutta la comunità, donne e uomini, ed ai valori che ne sono alla base, perché sono fermamente convinta che soltanto garantendo alle donne la libertà di esprimersi pienamente in ogni ambito, unitamente all’accesso ai posti di responsabilità, avremo un mondo più sicuro, più giusto, più inclusivo e più prospero. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un’evoluzione significativa del ruolo delle donne in vari campi, dalla politica alla scienza, dall’economia alla cultura. Le donne, supportate da una politica europea e nazionale in divenire, grazie all’acquisizione di maggiore consapevolezza e strumenti di tutela, hanno dato luce al loro straordinario valore, essendo le prime promotrici di loro stesse. Un percorso, quello verso la parità, segnato da una ricca evoluzione normativa, che però non può e non deve bastare.

La Regione Calabria, in linea con la mission che da subito ci siamo dati con il presidente Occhiuto, su mia proposta, ha approvato il disegno di legge che prevede il superamento della discriminazione di genere e incentivi per l’occupazione femminile, finalizzato alla messa in atto di azioni contro le discriminazioni di genere nei luoghi di lavoro pubblici e privati. Tra le misure introdotte, accanto ad azioni di innovazione e sperimentazione sociale in tema di conciliazione vita-lavoro e azioni volte all’incentivazione dell’imprenditoria femminile, vi è anche un percorso premiale per le imprese che, dovendo accedere a bandi pubblici, riconoscano strumenti di flessibilità e sostegni all’occupazione per le donne.

Per tali misure sono state stanziate risorse pari a 10 milioni di euro nell’ambito del microcredito. Inoltre, recentemente la Giunta regionale, su mia proposta e del presidente Occhiuto, per dare la possibilità alle donne di conciliare lavoro e famiglia, ha approvato il sistema educativo integrato di educazione e di istruzione 0-6 che prevede, attraverso incentivi ai Comuni, la realizzazione nuove strutture per l’infanzia, l’ampliamento dei servizi educativi (posti e orari), la riduzione delle rette a carico delle famiglie e anche voucher alle famiglie per la gratuità degli asili nido.

In questi anni di attività come vicepresidente della Regione Calabria, ho potuto constatare come il rapporto tra politica e donna stia cambiato perché si sta valorizzando, sempre di più il ruolo anche apicale delle donne, ruolo che è stato per troppo e per lungo tempo marginalizzato ma che rappresenta il valore aggiunto del cambiamento. Anche se mi piace evidenziare che il merito non è una questione di genere, il merito è una questione di studio, abnegazione, caparbietà e serietà.

Da donna, da mamma e da vicepresidente auspico che ciascuno di noi, dalle Istituzioni alla comunità civile, ma ancor prima ciascuno di noi, donne e uomini, dia il proprio contributo per scardinare tutte quelle rappresentazioni che limitano la libertà di essere e di esistere nel valore della propria differenza.

Pertanto, l’8 marzo non è una festa ma una giornata per sottolineare l’importanza della lotta e della difesa dei diritti delle donne in tutti i campi. Una Giornata per l’affermazione della libertà di essere, di esistere nel valore della propria differenza. Una Giornata di riflessione su tutto quello che ancora rimane da fare per riscattare la dignità femminile, soprattutto rispetto alle, ancora eccessive, barriere ideologiche. (gp)

[Giusi Princi è vicepresidente della Regione]

L’OPINIONE / Anna Comi: 8 marzo, i diritti fin qui acquisiti sono conquiste e vanno difesi

di ANNA COMI – La giornata di oggi ci ricorda che i diritti fin qui acquisiti sono conquiste e vanno difesi. In questi giorni è attuale il dibattito sull’aborto, inserito in Francia nella Costituzione, che in Italia e nella nostra regione si riapre dopo i dati diffusi dal Ministero della Salute.

In Calabria, secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero della Salute relativi al 2021, il 64,3% dei ginecologi è obiettore di coscienza. Un dato in linea con la media nazionale (63,4%), ma che evidenzia una realtà ancor più complessa e preoccupante in altre regioni italiane, come la Sicilia con un’incidenza dell’85%, la Basilicata con il 78%, la Puglia con l’80% e la Campania con il 79%.

Questi numeri mettono in luce una situazione in cui l’accesso all’aborto in Italia rimane ostacolato da una percentuale significativa di operatori sanitari che si oppongono per motivi di coscienza. Inoltre, a differenza di quanto avviene in Francia, dove è stato inserito nella Costituzione il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, in Italia la legge 194 del 1978, conquistata dopo molte battaglie, rimane spesso di difficile applicazione.

Non solo i ginecologi, ma anche gli anestesisti e il personale non medico partecipano all’obiezione di coscienza. In Calabria, le percentuali di obiezione sono molto più alte rispetto alla media nazionale: il 74,3% degli anestesisti e il 63,3% del personale non medico si oppongono all’aborto, rispettivamente contro il 40% e il 32,8% a livello nazionale.

È importante sottolineare che l’aborto è praticabile chirurgicamente e farmacologicamente in Italia, ma l’elevato ricorso all’obiezione di coscienza mette in discussione l’effettiva accessibilità ai servizi per le donne che ne hanno bisogno. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Calabria il 72% dei casi di aborto avviene tramite il metodo farmacologico.

Il Coordinamento Pari Opportunità della Uil Calabria esprime profonda preoccupazione per questa situazione e sottolinea l’importanza di garantire il pieno rispetto dei diritti delle donne e l’accesso ai servizi sanitari, inclusa la scelta di interrompere una gravidanza in modo sicuro e legale.

Invitiamo le istituzioni regionali e nazionali a prendere seriamente in considerazione queste criticità e ad adottare misure concrete per assicurare che l’obiezione di coscienza non diventi un ostacolo insormontabile per le donne che cercano assistenza medica. (ac)

[Anna Comi è responsabile Coordinamento Pari Opportunità Uil Calabria]