IL MINISTERO DELLA CULTURA SCEGLIE PORDENONE COME CAPITALE DELLA CULTURA PER IL 2027;
LA “NON VITTORIA” DELUDE I CALABRESI MA REGGIO È GIÀ LA “CAPITALE MORALE”

LA “NON VITTORIA” DELUDE I CALABRESI
MA REGGIO È GIÀ LA “CAPITALE MORALE”

di SANTO STRATI – La mancata assegnazione del titolo di Capitale della Cultura 2027 se da un lato ha lasciato l’amaro in bocca a quanti – tantissimi – ci hanno creduto fino in fondo, dall’altro costituisce comunque una vittoria morale di Reggio nel panorama culturale italiano.

Questa “non vittoria” non decreta la scarsità di idee o di programmi, bensì ratifica l’intelligenza e la validità di un progetto che deve essere portato a termine, indipendentemente dal titolo non conquistato o dal mancato arrivo del finanziamento previsto di 1 milione.

L’ottimo progetto che l’Amministrazione Comunale e la Città Metropolitana di Reggio hanno presentato e che ha permesso di arrivare tra le dieci città finaliste, in realtà, non aveva e non ha bisogno del “milione” di Bonaventura memoria (allora, però erano lire e rappresentavano un sogno) per mettere in pratica le idee – suggestive, va detto – che dovranno trasformare Reggio in una Città Capitale del Mediterraneo, dove la Cultura (con la C maiuscola) rappresenta il volano principale di crescita e sviluppo del territorio.

Cosa cambia, senza il titolo? Non cambia nulla, né tantomeno viene a mancare l’ossigeno a questa sana ambizione di successo, in nome di tutto il Mezzogiorno, che ha permesso di coinvolgere l’intero territorio regionale. Chi avrebbe scommesso l’appoggio delle altre province e del Capoluogo Catanzaro che hanno messo da parte campanilismi e veti localismi per sostenere un’idea di sviluppo culturale che dà lustro alla Calabria e ai calabresi.

È stata una bellissima prova di fare rete, il primo vero tentativo di parlare una voce sola per tutta la Calabria, senza ambiti e limitazioni territoriali. La Calabria unita vince, le Calabrie di lontana memoria non devono esistere più né devono costituire alibi per inutili e meschine rivendicazioni: il “potere” culturale di questa terra ha una storia millenaria alle spalle che non ha bisogno di riassunti o semplificazioni.

La culla della civiltà mediterranea è stata la Magna Grecia ed è diventata il modello di riferimento della cultura occidentale che si è formata sui grandissimi eroi e personaggi che hanno fatto grande questo territorio.

Tremila anni di storia, per parlare di Reggio, fanno da sponda a una storia che affonda le radici in ere preistoriche, di cui ci sono forti testimonianze in tutto il territorio. C’è una voglia di riscossa sociale (contro pregiudizi e preconcetti che, grazie al cielo, appartengono al passato) e il bisogno di ricostruire una reputazione perduta non certo per colpa della bella gente di Calabria. E quest’opera di “ricostruzione” ha solo uno strumento valido per poter essere condotta a compimento: la cultura.

La narrazione della Calabria è cambiata e sta continuamente cambiando. Ci sono testimonial straordinari in grado di garantire l’autenticità del mood culturale proposto al mondo. Pitagora, Zaleuco, Gioacchino da Fiore, Tommaso Campanella, Barlaam da Seminara, Corrado Alvaro, Leonida Repaci, solo per citarne alcuni: un elenco che avrebbe bisogno di troppe pagine ma dovrà essere coniugato con la massima attenzione nel coinvolgimento delle nuove generazioni.

I nostri ragazzi devono crescere a pane e cultura (che certamente non manca in Calabria) e vanno attivate iniziative di divulgazione e conoscenza a 360 gradi, per offrire un panorama quanto mai ampio del patrimonio che appartiene a questo territorio. Un patrimonio di bellezze naturalistiche, di tradizioni e ambiente sano, permeato interamente dalla Cultura.

I progetti proposti per il titolo di Capitale della Cultura (per decine di milioni di euro) vanno sostenuti e realizzati e il sostegno di Enti, Associazioni, singoli professionisti e privati cittadini che hanno creduto fermamente in questo sogno deve crescere, con un’assidua e sostanziale adesione della Regione, che non ha messo – ahimè – il giusto entusiasmo in questa sfida, vinta comunque.

Come ha sottolineato il presidente della Commissione giudicatrice Davide Maria Desario, è stato quello della scelta della città “vincitrice” un impegno reso difficoltoso dalla qualità dei progetti presentati e dall’ottima offerta complessiva di idee e programmi che evidenziano, chiaramente, la vocazione culturale di questo nostro Paese.

Un titolo, in qualsiasi concorso, è sempre un traguardo ambito e la delusione è più che comprensibile. Però, proprio questa volta, il progetto della candidatura di Città Capitale per Reggio ha rappresentato una sfida in ogni caso vincente.

Reggio, ma in realtà tutta la Calabria, hanno mostrato agli italiani non solo una invidiabile compattezza territoriale, ma anche una ricchezza e una vivacità di proposte che hanno affascinato la giuria e quanti hanno ascoltato la presentazione del dossier lo scorso 26 febbraio al Ministero della Cultura.

Adesso viene la parte migliore del progetto: la sua realizzazione. Con un titolo mancato, ma la certezza che il traguardo si può tranquillamente raggiungere e il “Cuore del Mediterraneo” potrà attrarre quel turismo non “mordi e fuggi” che la Calabria si merita.

Della sua ricchezza, la Calabria ha finora utilizzato qualche punto in percentuale, ridicolo: gli altri Paese, le altre regioni, le altre Città se avessero solo un decimo di questa ricchezza farebbero i fuochi d’artificio tutti i giorni.

C’è un capitale umano che chiede solo di essere messo alla prova per valorizzare e far scoprire le risorse del territorio. Questa “non vittoria” è la molla per procedere lungo questo percorso di rigenerazione che i calabresi, soprattutto i giovani, si meritano. (s)