MEZZOGIORNO, SI CAMBIA SE SI REALIZZA
OMOGENEA DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE

di ERCOLE INCALZALeggendo il Disegno di Legge di Stabilità 2025 nasce spontaneo un interrogativo: e il Mezzogiorno? Cioè quali siano o quali possano essere le risorse che il Governo intenda assegnare, sotto varie forme (in conto esercizio e in conto capitale) alla infrastrutturazione del Sud?

Io, in modo forse ripetitivo, ricordo sempre che la legge 27 febbraio 2017, n. 18, dispone che la quota delle risorse ordinarie delle spese in conto capitale a favore delle otto regioni del Mezzogiorno non sia inferiore al 34% del totale nazionale.

Quest’ultimo valore non è casuale, in quanto è analogo al peso che la popolazione del Meridione ha sull’intero aggregato nazionale. Inoltre nella legge Finanziaria del 2005, era stato precisato che le Amministrazioni centrali si dovevano conformare all’obiettivo di destinare al Mezzogiorno almeno il 30% della spesa ordinaria in conto capitale.

Ma dal 2018 al 2022, se andiamo a leggere le dichiarazioni di Ministri del Mezzogiorno come Barbara Lezzi o Giuseppe Provenzano o Mara Carfagna e di Ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti come Danilo Toninelli o Paola De Micheli o Enrico Giovannini, scopriamo che era davvero scandaloso assegnare solo il 34%; una percentuale ridicola che non avrebbe mai incrinato il gap tra Sud e resto del Paese; almeno bisognava assegnare il 50% e il Ministro Giovannini dichiarò, addirittura, la soglia del 60%.

Appare evidente che allo stato attuale le risorse assegnate per interventi infrastrutturali rilevanti, sì per le cosiddette “opere strategiche”, nel Mezzogiorno dal 2015 ad oggi non superano, come preciserò dopo, il 6,5% del valore globale degli interventi infrastrutturali del Paese.

Ritengo opportuno precisare che in tale analisi non ho ritenuto opportuno inserire le risorse destinate al Ponte sullo Stretto di Messina perché non ho, in tale indagine, inserito gli interventi relativi al nuovo valico Torino – Lione, al Terzo Valico dei Giovi ed al Brennero; infatti ho sempre ritenuto questi quattro interventi come scelte mirate a realizzare i quattro anelli mancanti in grado di integrare il nostro impianto trasportistico con l’intero impianto comunitario.

Per questo motivo le opere infrastrutturali ubicate nel Mezzogiorno per le quali ci sono apposite risorse e sono in corso iniziative progettuali e realizzative sono: Un primo lotto dell’asse ferroviario ad alta velocità – alta capacità Salerno – Reggio Calabria per un importo di circa 2,2 miliardi di euro; il collegamento ad alta velocità – alta capacità Napoli – Bari per un importo di circa 5,8 miliardi di euro; alcuni lotti funzionali degli assi ad alta velocità – alta capacità Palermo – Messina e Messina – Catania per un valore globale di circa 3,8 miliardi di euro; alcuni lotti (uno in costruzione altri in fase di appalto) della Strada Statale 106 Jonica che collega Taranto con Reggio Calabria per un valore globale di 4,3 miliardi di euro; alcuni lotti dell’asse viario Palermo – Agrigento – Caltanissetta per un valore globale di circa 700 milioni di euro; asse ferroviario ad alta velocità Taranto – Potenza – Battipaglia per un valore di circa 500 milioni di euro; reti metropolitane e ferroviarie urbane di Napoli, Palermo e Catania per un valore globale di circa 900 milioni di euro.

Il valore globale di queste assegnazioni si attesta su un valore di 18,2 miliardi di euro e tutte sono opere previste nel Programma delle Infrastrutture Strategiche della Legge Obiettivo, opere che fino al 2022, escluso l’asse ad alta velocità Napoli – Bari, erano praticamente rimaste bloccate per scelta dei Governi Renzi, Gentiloni, Conte 1 e 2 e Draghi.

Il valore del Programma della Legge Obiettivo era pari a circa 277 miliardi di euro (valore questo che non tiene conto, come detto prima, del valore dei valichi e del Ponte sullo Stretto) per cui i 18,3 miliardi di euro rappresentano appena il 6,5%.

Ma questa mia denuncia è davvero ridicola perché basata sulla logica delle risorse assegnate al Sud, una logica che, purtroppo, dopo molto tempo, ho capito che è solo un atto mediatico utile per testimoniare la esistenza di una volontà che si è trasformata in atti concreti solo con la Legge Obiettivo, dopo, invece, è rimasta solo una dichiarazione di buone intenzioni.

Pochi mesi fa ho fatto presente, in alcune mie note, che forse l’attuazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep) possono essere invece una prima misurabile occasione per uscire da questo equivoco e, soprattutto, un simile approccio ci farebbe scoprire che sarebbe necessario disporre per azioni infrastrutturali e servizi al Sud pari ad un valore di circa 14 miliardi di euro all’anno per un arco temporale di almeno dieci anni.

In realtà, quindi, la misura di un vero cambiamento dell’azione del Governo nei confronti del Mezzogiorno non dovremmo più misurarla solo con queste percentuali inutili sul valore globale degli investimenti ma dovremmo convincerci, una volta per tutte, che l’unico modo per tentare di abbattere il gap del Sud nei confronti del Centro Nord, l’unico modo per evitare che il reddito pro capite medio si attesti sempre su un valore di 21 mila euro contro i 40 mila del Nord, l’unico modo per riconoscere al Mezzogiorno il suo ruolo chiave nel contesto nazionale e comunitario, l’unico modo per non rimanere, all’interno della Unione Europea, insieme alla Germania dell’Est la realtà economica incapace di crescere, l’unico modo è solo legato ad una azione organica nella omogenizzazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni.

Una azione che deve essere caratterizzata da iniziative non solo infrastrutturali ma anche in interventi capillari sulla miriade di servizi offerti: da quelli sul trasporto pubblico locale a quelli relativi alla offerta dei servizi sanitari e scolastici, ecc.

Ed allora, non avendo trovato risorse in conto capitale nel Disegno di Legge di Stabilità 2025 ho cercato quante risorse fossero state previste per l’attuazione dei Lep e non ho trovato alcuna risorsa e questa dimenticanza mi ha davvero preoccupato.

Addirittura ho pensato che il Governo speri, il prossimo 12 novembre, in una bocciatura, da parte della Consulta, della Legge n.86 del 26 giugno 2024 relativa all’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma della Costituzione, (cosa poi accaduta).

Sì è l’unico modo per evitare che una norma aggravi ulteriormente le sorti del Sud soprattutto perché, non disponendo il Governo di risorse, provocherebbe solo un rischioso conflitto non solo tra le Regioni del Sud e quelle del resto del Paese ma, addirittura, tra le stesse Regioni del Mezzogiorno. Mi spiace ma questo è uno dei primi passi falsi dell’attuale Governo. (ei)

Agenda Sud, dal Mim oltre 8 mln di risorse in più per assumere nuovi docenti: La Calabria tra le destinarie

La Calabria è tra le regioni destinatarie delle risorse aggiuntive stanziate dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, guidato dal ministro Giuseppe Valditara, per assumere nuovo personale.

Oltre alla nostra regione, saranno 14 reti di scuole statali di Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia a ricevere 8 milioni di euro.

L’iniziativa è parte di Agenda Sud, il piano d’interventi lanciato dal Mim per ridurre i divari negli apprendimenti tra le diverse aree del Paese. Grazie a queste risorse, già da gennaio ciascuno degli istituti scolastici interessati potrà disporre di 5 docenti aggiuntivi. Il provvedimento fa seguito a quello dello scorso ottobre, con il quale il Ministro ha disposto l’assegnazione di 20 insegnanti in più per le scuole di Caivano.

«Riuniamo l’Italia a partire dalla scuola. Questo decreto – ha spiegato Valditara – è un’ulteriore tappa nel percorso che abbiamo intrapreso con Agenda Sud: per la prima volta abbiamo la possibilità di colmare il divario esistente tra le diverse aree del Paese dando a tutti gli studenti le stesse opportunità formative, e dunque lavorative, a prescindere dal luogo in cui vivono. I docenti, così come i dirigenti e tutto il personale, sono i pilastri su cui poggia il sistema di istruzione: valorizzare il loro ruolo e la loro presenza è fondamentale per apportare un cambiamento significativo all’interno delle nostre scuole». (rrm)

Cuzzupi (Ugl Scuola): Agenda Sud, assunzioni, semplificazione. Si continui su questa strada!

L segretarua nazionale di Ugl Scuola, Ornella Cuzzupi, ha evidenziato che «quel che conta adesso è costruire il futuro».

«La scuola, per troppo tempo è rimasta ferma – ha aggiunto – o ha subito riforme prive di realismo o ricche di banchi a rotelle. Adesso — e occorre darne atto al Ministro Valditara – siamo di fronte al tentativo concreto di ridisegnare il valore dell’Istituzione scolastica cercando di cancellare il divario tra zone del Paese con Agenda Sud e dare un impulso deciso alle procedure per l’assunzione dei docenti, per la formazione e per il potenziamento delle attività amministrative di controllo. In pratica è il buon esempio di come ottimizzare le risorse disponibili».

«Occorre comunque tener presente che questi processi – ha proseguito – necessitano di essere realizzati con particolare determinazione. L’Agenda Sud, ad esempio, nelle sue linee generali non solo è condivisibile ma persino auspicabile. Molti dei punti previsti sono stati da noi più volte nel tempo richiesti a gran voce, ricordiamo il potenziamento degli organici nelle scuole secondarie a partire dall’infanzia alla primaria al I e II grado, riferiti a docenti e Ata; la necessità di una didattica basata su logiche Innovative con la realizzazione di laboratori multidisciplinari e attività artistiche e motorie; un sempre maggiore coinvolgimento delle famiglie e delle istituzioni; il tempo pieno. Ebbene questa manovra che, nella sua specificità, punta a porre le esigenze degli studenti e la capacità dei docenti al centro del disegno non può essere ostacolata da ostracismi preconcetti o, peggio ancora, da speculazioni politiche. Il Ministro e questo governo devono dimostrare di saperla condurre in porto».

«Come pure l’approvazione del cosiddetto PA2 in Consiglio dei Ministri – ha aggiunto – che punta a semplificare le procedure di assunzione e “recuperare” gli idonei dei concorsi precedenti al Pnrr è un passo importantissimo per la credibilità stessa dell’Istituzione. Proprio la semplificazione dei processi è un qualcosa di irrinunciabile se vogliamo trasformare quel che appare “l’ufficio complicazioni” in una vera e funzionale macchina istituzionale utile al Paese».

Il Segretario Nazionale della Scuola ha colto, però, però l’occasione per indicare come, nell’ambito del comparto non possono essere lasciate indietro altre problematiche esistenti.

«Conosco bene il mondo della scuola – ha concluso Cuzzupi – e mi rendo conto che gli aspetti da analizzare sono diversi. Cito solo come esempio l’edilizia scolastica, con gli Enti interessati spesso distratti da altre tematiche o le mense scolastiche che hanno bisogno di una particolare attenzione in merito alla qualità del servizio (e quindi del cibo). Ecco, ritengo opportuno che la voce della scuola, in tutte le sue componenti, sia ascoltata superando barriere demagogiche che sin qui, troppo spesso, hanno segnato il destino del Paese. La scuola è di tutti e questo concetto per noi è sacrosanto!». (rcz)

PIÙ ISTRUZIONE E MENO DISPERSIONE:
DALLA CALABRIA PARTE L’AGENDA SUD

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Più istruzione e meno dispersione. Sarebbe un vero e proprio sogno se fosse così, ma è quello a cui punta l’Osservatorio Regionale Istruzione e Diritto allo Studio, presentato proprio in occasione della vista del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha scelto la Calabria come luogo ideale per presentare l’Agenda Sud.

Questo perché «partire dalla Calabria è un gesto di grande attenzione verso questa terra straordinaria con straordinarie opportunità», ha detto il ministro, sottolineando che è dalla Calabria che parte il segnale «al Mezzogiorno e a tutto il Paese, perché è inaccettabile che si continuino a leggere report dell’Ocse e di altre agenzie che danno risultati purtroppo drammaticamente diversi per quanto riguarda le performance degli studenti di una parte del paese e del Mezzogiorno».

Dichiarazioni che trovano concretezza nei dati diffusi dal neonato Osservatorio: nella nostra regione, lo 0,7% degli studenti del primo ciclo di istruzione abbandona gli studi, contro lo 0,6% del Sud e dell’Italia. Numeri alti anche su quanti studenti, appartenenti al secondo ciclo di istruzione, decidono di abbandonare gli studi: sono il 2,9%, contro il 4,1% del Sud e il 3,3% registrato a livello nazionale.

Nella nostra regione, poi,  è davvero alto il numero degli studenti che, finita la scuola secondaria di I grado, ha gravi carenze in matematica (48%) e in italiano (50%); mentre gli studenti della scuola secondaria di secondo grado sono il 54,9% per l’italiano e il 58,6% in matematica, contro il 46,4% del Sud e il 49,8% per le rispettive materie. Un fenomeno che è anche influenzato dal reddito: Nei Comuni in cui i residenti hanno un reddito pro capite inferiore a 15 mila euro, infatti, le competenze di base in italiano e matematica sono sotto la media.

Dati che confermano già quelli presentati dalla Svimez, che fotografano un’Italia divisa in due, dove al Centro-Nord il tasso di abbandoni è del 10,4%, nel Mezzogiorno del 16,6%. Con i dati presentati dall’Osservatorio, poi, si può facilmente vedere come in Calabria la situazione sia piuttosto allarmante, considerando l’alto tasso di dispersione scolastica, soprattutto a Cassano allo Ionio, Fagnano Castello, Melito di Porto Salvo e Spezzano Albanese.

Da qui l’intenzione della Regione di avviare una serie di interventi mirati proprio a combattere questo fenomeno, grazie ai dati forniti dall’Osservatorio. Con tali dati, si potranno definire le linee guida per salvaguardare le autonomie scolastiche e i punti di erogazione del servizio in quelle aree caratterizzate da maggiore disagio socio-economico, dispersione scolastica e bassi livelli apprenditivi degli studenti; supportare i Comuni, le Province, la Città Metropolitana nella definizione dei Piani di dimensionamento.

Per combattere questo fenomeno, poi, è stato annunciato che la Regione destinerà oltre 200 milioni dei fondi comunitari, regionali e nazionali per dare sostegno finanziario ai Comuni per garantire l’accesso all’istruzione e l’erogazione di servizi, come mense per incentivare il tempo pieno, assistenza specialistica e trasporti; sostegno alle famiglie attraverso borse di studio e aiuti per acquistare i libri di testo. Ancora più importante, questi fondi saranno destinati alle istituzioni scolastiche per ampliare l’offerta formativa, affiancato dalla dotazione di nuove tecnologie, percorso di potenziamento e percorsi laboratoriale e sostegno alla conoscenza del territorio intra e fuori regione.

Oltre 50 mln, poi, saranno destinati per il rafforzamento degli investimenti per realizzare una scuola aperta e inclusiva, in grado di rendere partecipi gli studenti con Bes e disabilità fisiche e sensoriali. Altri 50 milioni, infine, saranno destinati alla riqualificazione degli edifici scolastici per rendere le Scuole sicure, efficienti, accessibili, attrattive, innovative e inclusive.

Tra gli obiettivi, poi, c’è quello del potenziamento della formazione professionale e terziaria Its Academy – IeFp – Istituti Tecnici Superiori, in modo da creare correlazione con le politiche per il lavoro la transizione della formazione/lavoro; la verticalizzazione degli interventi per incentivare l’Alta formazione sulla base dei fabbisogni territoriali in termini di competenze e figure professionali, rafforzando la rete con il mondo universitario.

Ma non c’è solo il lavoro della Regione, pronta a contrastare il fenomeno della dispersione: l’Agenda Sud. Un «percorso per dare una opportunità di successo formativo ai giovani, in particolare ai giovani del Mezzogiorno – ha spiegato Valditara –. Il Pnrr già interviene in modo importante con risorse, noi oggi andiamo oltre, intendiamo dare una visione e una strategia che finora è mancata andando ad affrontare le tematiche che danno luogo a dispersione esplicita e implicita».

Il progetto vedrà coinvolte, nella sua sperimentazione – dalla durata di due anni –, 150 Scuole nel Mezzogiorno, che saranno individuate grazie gli Invalsi «sulla base di dati oggettivi, la dispersione, l’abbandono in corso di anno, le assenze, la fragilità nei risultati dell’apprendimento e il contesto socio economico», ha spiegato ancora il ministro.

«Questa sperimentazione si articola su 10 punti – ha illustrato il ministro –. Il primo è mettere al centro studenti con percorso di insegnamento più personalizzato. Poii, la necessità di avviare una didattica innovativa e laboratoriale, superando il paradigma della lezione frontale, quindi sperimenteremo nuove metodologie didattiche. Una scuola aperta a tutti più vicina ai ragazzi e aperta tutto il giorno, anche nel periodo di sospensione delle lezioni, e un orario delle lezioni più flessibile».

«Quarto punto: più docenti, potenziamento dell’organico nelle scuole di primo e secondo grado di primo e secondo grado nelle materie di base, italiano, inglese, matematica – ha detto ancora – in media ci saranno almeno 4 docenti in più per scuola. Quinto punto: una retribuzione aggiuntiva ai docenti per incarichi aggiuntivi oltre quelli dell’orario normale. La formazione dei docenti coordinata dall’Invalsi, chi lavorerà delle scuole avrà una formazione molto forte e particolare, dobbiamo lanciare questa forte sfida per vincere determinate realtà. Il coinvolgimento delle famiglie: anche questa è una novità assoluta, organizzazione di gruppi di supporto alla genitorialità, perché dobbiamo ricostruire quella grande alleanza tra genitori e docenti, tra famiglia e scuola che dopo il Covid si è sfilacciata».

«Il supporto dell’Invalsi nell’analisi dei dati e monitoraggio complessivo. Promozione del tempo pieno oltre l’orario scolastico, anche con investimenti importanti nelle mense, favorire le attività e la prativa sportiva con investimenti sulle palestre scolastiche e convenzioni con le strutture. Infine, valutazione dell’impatto e replicabilità sui territori: vogliamo, di intesa con i presidenti delle Regioni e con le espressioni dei territori, costruire progetti di sviluppo straordinario per fare esplodere le potenzialità che la il Mezzogiorno e in particolare la Calabria può esprimere».

«Ad esempio – ha ricordato il ministro – a Reggio si farà il Ponte, c’è bisogno di gestire il dopo – ha spiegato – il Ponte può essere una straordinaria occasione di crescita ma per potenziare lo sviluppo durante e il dopo abbiamo bisogno di una scuola che sia capace di far esprimere questo livello di formazione. Cosenza ha una straordinaria università: dobbiamo costruire un percorso della formazione scolastica che che sia collegato alle possibilità offerte dalle università con il supporto di competenze di alto livello per il radicamento delle imprese».

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, nel corso del suo intervento ha ribadito che «la scuola dovrebbe essere sempre tenuta fuori dalla questione dell’autonomia differenziata», questo perché «la scuola è il luogo dove devono essere garantiti i diritti per tutti e quindi deve essere fuori dai percorsi di autonomia differenziata perché bisogna garantire a ciascuno il diritto di formarsi che sia nato a Crotone o a Bergamo».

«I dirigenti scolastici sono in trincea nelle scuole della Calabria. Noi abbiamo necessità di bravi dirigenti scolastici che creino le condizioni per un futuro migliore nella nostra Regione», ha concluso.

Soddisfazione, poi, è stata espressa dal presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso: «Il progetto-pilota ‘Agenda Sud’ contribuirà, con l’obiettivo di colmare il divario Nord -Sud in relazione all’abbandono scolastico e alle competenze specifiche, a offrire ai ragazzi meridionali migliori opportunità formative».

«Nella nostra regione – ha spiegato – permangono percentuali di ‘dispersi’ più elevate rispetto alla media nazionale.  Per questo, è fondamentale, come sta facendo la Regione istituendo l’Osservatorio sulla dispersione scolastica, promuovere iniziative concrete per contrastare la povertà educativa».

«La povertà educativa – ha concluso – non è solo una questione di giustizia sociale ma anche di interesse collettivo: gli individui e le comunità che non hanno accesso all’istruzione e alla cultura sono più vulnerabili alle malattie, alla disoccupazione e alla criminalità». (ams)