di ANTONIETTA MARIA STRATI – C’è ancora tanto, troppo lavoro da fare in Calabria, soprattutto nell’ambito della povertà, salute, lavoro e crescita economica, abusivismo edilizio e consumo del suolo. Su questi cinque temi, infatti, la nostra regione ha registrato un trend negativo, secondo il rapporto “I territori e gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2022” di Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.
Un trend che deve essere invertito perché è inaccettabile leggere che, nel 2022, la povertà relativa familiare è peggiorata (+1,3 punti percentuali) e la povertà assoluta (a livello ripartizionale +8,7 punti percentuali di cui +2,7 tra il 2019 e il 2021). Nel Rapporto, inoltre, viene segnalato come tra il 2019 e il 2021 si segnala un forte aumento delle persone che vivono in abitazioni con problemi strutturali (+4,6 punti percentuali).
Stesso discorso per la salute. La Sanità in Calabria è un disastro e, nonostante il rapporto abbia evidenziato come nel 2021 in Calabria sia aumentato il numero di medici, ossia +1,3 per 1.000 abitanti, con un valore di 9,7, ciò non è abbastanza. Nel 2021, infatti, la Calabria registra una quota tra le più basse d’Italia. Inoltre, vengono segnalate criticità per i posti letto in ospedale -0,7 tra il 2010 e il 2020.
Per quanto riguarda l’ambito del lavoro e crescita economica, nel rapporto di legge che «la regione evidenzia livelli tra i più bassi in Italia per la gran parte degli ambiti analizzati. Tra il 2010 ed il 2021 aumenta il part-time involontario (+4,4 punti percentuali), la mancata partecipazione (+2,3 punti percentuali), la quota di Neet (+2,2 punti percentuali). Si riducono gli infortuni sul lavoro (-9,5 punti percentuali tra il 2010 e il 2020), mentre l’occupazione resta sostanzialmente stabile (45,5% nel 2021)».
«Per le città e le comunità, tra il 2010 e il 2020 aumenta l’abusivismo edilizio (+17,7 punti percentuali) e si riducono, anche per effetto della pandemia, i posti-km per abitante del TPL (-37,2%, di cui 24,15 tra il 2019 e il 2020)», e aumenta anche il «consumo di suolo annuo indicizzato (+2,4 punti). La Calabria registra il 5,1% di suolo impermeabilizzato».
Dati, quelli presentati, che dovrebbero indignare ma che, invece, raccolgono solo indifferenza o solite promesse da parte dei politici. Lo stesso Mimmo Nunnari, in un suo editoriale per Calabria.Live sulla povertà, denunciava come «il dibattito su questi temi è inesistenti, non va oltre gli enunciati di facciata o le ingenue o ridicole dichiarazioni come quella sera del 27 settembre 2018, quando abbiamo sentito urlare affacciato al balcone di Palazzo Chigi, sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il vice premier e leader del Movimento 5Stelle: “Abbiamo abolito la povertà”».
Eppure, la povertà è un problema tangibile e ben conosciuto al Sud e in Calabria, come lo è il problema del lavoro, quella della salute e, soprattutto, quella del consumo del suolo, più che attuale. Proprio nei giorni scorsi, nel corso di una intervista sul Tg2, il presidente della Regione parlava proprio del consumo del suolo, «che oggi espone molta parte della popolazione a gravi rischi. In Calabria ci sono dei fiumi che sono tombati. Il problema è che la natura non sa che quel fiume non c’è più e che al suo posto c’è una strada, e quando piove si trasforma di nuovo in un torrente, in un fiume, trascinando tutto ciò che si trova davanti».
«Questo tema della difesa del suolo e della lotta all’abusivismo dovrebbe essere in cima all’agenda politica di tutti i decisori, sia di quelli che partecipano alle scelte del governo nazionale, sia di quelli regionali e comunali. È davvero importante che ci sia una coscienza collettiva che deve riguardare anche i cittadini, spesso autori degli abusi», ha detto ancora Occhiuto.
Ma non ci sono solo trend negativi: la Calabria rimane invariata su agricoltura e alimentazione, «aumenta la superficie destinata a coltivazioni biologiche (+17,9 punti percentuali), si riducono le persone che non hanno un’adeguata alimentazione (-2,3 punti percentuali). La Calabria evidenzia un calo nella redditività dell’agricoltura», mentre per l’istruzione c’è un miglioramento della formazione continua (+2,2 punti percentuali), l’uscita precoce (-1,9 punti percentuali) e il numero di diplomati (+4,7 punti percentuali). Diminuiscono le persone che abitualmente leggono libri e giornali (-6,3 punti percentuali) e gli studenti con adeguate competenze matematiche e alfabetiche».
Invariati anche i dati sulla parità di genere, dove tuttavia c’è un peggioramento del part-time involontario (+4,6 punti percentuali), il rapporto occupazionale tra donne con e senza figli (-5,2) e il gender pay gap (-3,1 punti tra il 2010 e il 2020). Aumenta, invece, la quota di donne nel consiglio regionale (pari al 19,4%) nel 2021, mentre l’occupazione femminile resta sostanzialmente stabile (32,9% nel 2021).
Per l’acqua pulita e servizi igienico sanitari (Goal 6), diminuisce l’irregolarità nella fornitura d’acqua (-4,6 punti percentuali); per le disuguaglianze (Goal 10), tra il 2010 e il 2020 aumenta la quota di permessi di soggiorno (+11,8 punti percentuali), ma peggiora sia il rischio povertà (+3,3 punti percentuali) sia l’occupazione giovanile -4,6 punti percentuali).
Andamento positivo si registra per l’energia: tra il 2012 e il 2020 è aumentata la quota di energia da fonti rinnovabili (+10,3 punti percentuali), mentre per quanto riguarda infrastrutture e innovazione «migliora la copertura della banda larga (+36,2 punti percentuali), aumentano i lavoratori della conoscenza (+4,1 punti percentuali) e le imprese con attività innovative (+21,3 punti percentuali tra il 2010 e il 2020). Gli utenti assidui del trasporto pubblico, già in calo tra il 2010 e il 2019, subiscono una ulteriore riduzione tra il 2019 e il 2021».
Per il consumo e la produzione responsabili, «tra il 2010 e il 2020 migliora la quota di rifiuti urbani differenziati (+39,7 punti percentuali) e si riduce la produzione di rifiuti pro-capite (-18,0%)» e, infine, su giustizia e istituzioni si riduce l’affollamento negli istituti di pena (-77,9 punti percentuali) e il numero di omicidi (-2,3 per 100’000 abitanti). Si segnala una leggera riduzione della durata dei procedimenti civili che, con un valore pari a 734 giorni nel 2021, è tra i più alti».
«Le provincie della Calabria presentano un posizionamento omogeneo per la maggior parte dei Goal analizzati – si legge nel rapporto –. Per la Salute si osserva che, ad eccezione di Catanzaro, le province presentano un posizionamento negativo dovuto principalmente alla scarsa disponibilità di posti letto negli ospedali e di medici specializzati. Rispetto all’Istruzione la valutazione negativa è causata da tutti gli aspetti analizzati, in particolare per la quota di minori che partecipano alla scuola d’infanzia. Per il Goal 5 (parità di genere) la situazione è dovuta principalmente al basso tasso di occupazione femminile».
«La minore efficienza delle reti idriche rispetto alla media nazionale – viene evidenziato – determina lo svantaggio per il Goal 6 (acqua). Nel Goal relativo all’Energia si assiste ad una valutazione positiva grazie al ridotto consumo di energia elettrica segnalato mediamente nella regione. Per l’Innovazione la situazione di ritardo è funzione dello scarso livello delle connessioni a banda larga e dei prestiti erogati alle imprese, mentre nelle Disuguaglianze si registra un livello minore della media nazionale per tutti gli indicatori, tra cui l’emigrazione ospedaliera che risulta particolarmente critica. Infine, il Goal 16 (istituzioni) deve il posizionamento negativo principalmente al tasso di omicidi, maggiore della media nazionale in tutti i territori analizzati. I Goal 11 (città e comunità sostenibili), 12 (Economia circolare) e 15 (vita sulla terra). evidenziano una situazione differenziata».
«Le Città e comunità sostenibili collocano Vibo Valentia e Crotone al di sotto della media nazionale a causa della scarsa offerta di trasporto pubblico locale. Nel Goal 12 (Economia circolare) le province di Catanzaro, Cosenza e Vivo Valentia si attestano al di sopra della media nazionale grazie ad alla contenuta produzione di rifiuti urbani», viene evidenziato.
«Non stiamo andando bene – ha evidenziato Tiziano Treu, presidente del Cnel –. Questa situazione, oggi aggravata dalla pandemia e dal complesso contesto geopolitico internazionale, affonda, in verità, le proprie radici in problematiche strutturali del nostro sistema economico, produttivo e sociale che possono trovare soluzione solo in serie politiche volte a colmare i divari territoriali, generazionali e di genere».
E guarda al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che «sta entrando nella fase cruciale della messa a terra nei territori» e alle difficoltà «quando si scende nei comuni impegnati in questa difficile opera di attuazione».
Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, ha evidenziato che «servono risposte concrete e immediate e politiche coordinate con i governi del territorio».
La presidente ha evidenziato poi i due elementi critici per raggiungere la sostenibilità economica, sociale e ambientale: la coerenza tra le politiche di sviluppo, da raggiungere attraverso un sistema multilivello incardinato sugli strumenti degli enti locali e collocato nell’ambito della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile; la possibilità per la cittadinanza di verificare le politiche».
«Questo Rapporto – ha concluso Mallen – viene presentato all’inizio di una nuova legislatura e l’augurio è che gli indirizzi contenuti possano influire sulle strategie di cui il nostro Paese ha bisogno, che sia preso come un punto di riferimento, anche per introdurre una fase di monitoraggio sulle azioni ex post».
«Il territorio – ha spiegato Manlio Calzaroni, responsabile dell’Area ricerche dell’ASviS, – è stato letto sotto quattro punti diversi: l’andamento delle regioni e delle province autonome rispetto a ogni Goal dell’Agenda 2030; una fotografia, sulla base dei dati disponibili, delle differenze all’interno delle regioni; obiettivi quantitativi (25 in totale), definiti da norme nazionali e territoriali; differenze di comportamento tra regioni e province rispetto all’Agenda».
«Le disuguaglianze territoriali – ha aggiunto – aumentano in sette Obiettivi, diminuiscono soltanto in due. È fondamentale sottolineare l’importanza degli attori che devono cominciare a lavorare per mettere in pratica nuove azioni che riducano queste disuguaglianze».
Il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini ha evidenziato la necessità di incoraggiare un processo democratico, affinché “i cittadini possano instaurare un dialogo con le istituzioni e possano avere uno strumento di controllo».
A proposito dei disastri più recenti, ha detto che “manca la consapevolezza dell’esistenza di strumenti analitici e bisogna che questi strumenti indirizzino le politiche». Infine, Stefanini ha sottolineato che il Paese fatica perché «manca una visione d’insieme e di lungo periodo, abbiamo difficoltà a focalizzare le relazioni che ci sono tra i diversi piani. Mai come oggi abbiamo bisogno di dare spazio ed efficacia a un approccio più trasformativo». (ams)