Comitato Magna Graecia: Per Arco Jonico Sibari-Crotone fondamentale la bretella di Thurio

Domenico Mazza, cofondatore del Comitato per la Provincia della Magna Graecia, in merito al progetto della nuova linea ad alta velocità, ha sottolineato come, per l’Arco Jonico Sibari-Crotone, sia fondamentale la bretella di Thurio, piccola variante ferroviaria in pianura con innesto diretto della Jonica sulla Sibari Cosenza, che «permetterebbe un risparmio di tempo notevole con un esiguo investimento».

«Tali tipologie di scambio, sul Tirreno e in Val di Crati esistono già da un pezzo – ha aggiunto –. È grazie a questi percorsi che il Freccia Sibari-Bolzano impiega 50 minuti per raggiungere Paola dallo Jonio: bypassando i cambi banco, velocizzando notevolmente la marcia. La partita si giocherà nel saper chiedere a Rfi, approfittando dei lavori in essere sulla Jonica, una nuova stazione ferroviaria baricentrica a Corigliano Rossano (che permetterebbe unica fermata dei treni a lunga percorrenza). Questa, potrebbe rappresentare il naturale deviatoio dei flussi provenienti dal basso Jonio, instradando direttamente i convogli presso la prevista intersezione della Alta velocità nei pressi di Tarsia. Tale operazione consentirebbe di congiungere il capolinea Crotone alla AV in un tempo stimato inferiore ad 1h».

«I convogli Freccia  – ha proseguito Mazza – sono treni a mercato, hanno costi più elevati rispetto al resto e diventano competitivi quando suffragano il rapporto tempo/benefici. Immaginate cosa potrebbe significare raggiungere la Capitale dal Basso Jonio in circa 4h? Probabilmente, aver tolto dall’atavico isolamento un’area di circa 400mila abitanti».

«Il treno di prossima istituzione – ha aggiunto ancora – che consentirà il collegamento in coincidenza con il Freccia, è un punto di partenza, una speranza. Come tale dovrebbe invogliare a insistete su progettualità che, concretamente, concorrano alla miglioria della qualità di vita delle autoctone popolazioni.  Contrariamente, se considerato un punto d’arrivo rappresenterà l’ennesima battaglia di Pirro, o pietanza di lenticchie data in pasto ad un popolo affamato». (rkr)

Il Documento programmatico del Comitato Magna Graecia per rilanciare l’Arco Jonico

Un documento che analizza le problematiche che caratterizzano il Crotonese e la Sibaritide, nonché le aree Silane e del Pollino di levante, è stato redatto dal Comitato Magna Graecia.

Il documento, che ha raccolto ad oggi oltre 300 adesioni, è indirizzato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ai Ministeri, ai leader politici regionali e nazionali, alle forze sindacali e ai sindaci del Crotonese e della Sibaritide, e chiede un incontro pubblico, in area Jonica, con il presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi.

È stato posto l’accento sulla rivoluzionaria proposta di riequilibrare il dato demografico e territoriale degli Ambiti d’Area Vasta al fine di fornire una straordinaria ricetta risolutiva agli atavici ritardi che l’Arco Jonico sconta rispetto alle aree dei Capoluoghi storici, vere e proprie alcove politiche del centralismo.  Si è inteso elaborare un documento che analizzasse le problematiche che caratterizzano il Crotonese e la Sibaritide, nonché le aree Silane e del Pollino di levante.

«Partendo dal presupposto – si legge in una nota – che nessuna operazione di miglioramento potrà mai essere effettuata, se prima non si porrà attenzione ad una seria e concreta revisione degli ambiti provinciali che, ad oggi, rappresentano diseconomie e differenziazioni, il focus è stato improntato sulla necessità di ristabilire i capisaldi della giusta equità e la omogenea rappresentatività tra le Aree della Regione».

«Il Comitato – continua la nota – assieme ad una già nutrita partecipazione delle Associazioni Joniche, nel corso di diversi dibattici tematici tenuti in appositi e cadenzati webinar, sono giunti alla conclusione che solo allargando ad un nutrito numero di Associazioni e Personalità, il flebile grido Jonico potrà trasformarsi in un urlo tale da far convergere le forze politiche verso un’idea, diffusamente convinta, che persistere nello stato attuale non potrà che rappresentare la naturale eclissi dell’Area Jonica».

Diverse le tematiche trattate: dal problema dei trasporti alla sanità, dal dissesto idrogeologico all’erosione costiera, dal mancato decollo turistico ai problemi dell’artigianato, agricoltura e della marineria. Trattato anche il problema dello spopolamento dell’Area e l’ultimo rapporto Svimez a riguardo. «Insomma – si legge nella nota – tutte le tematiche che accomunano, senza soluzione di continuità, i comuni compresi tra Rocca Imperiale e Cutro, passando San Giovanni in Fiore ed Acri».

Il documento potrà essere sottoscritto tramite questo link fino al 7 aprile 2021. (rkr)

“Uno swing per la Freccia”, la campagna per istituire il collegamento tra Crotone e Sibari

Realizzare, in coincidenza con il Frecciargento Sibari-Bolzano, un collegamento ferroviario tra Crotone e Sibari. È questa la proposta avanzata dall’Associazione Ferrovie della Calabria e dal Comitato Provincia della Magna Graecia con la campagna Uno swing per la Freccia.

«Questa proposta – viene spiegato in una nota di Ferrovie della Calabria – nasce anche da una analisi dei numeri: tra le città di Crotone, Cirò, Cariati, Corigliano-Rossano (servita dalle due stazioni “Rossano” e “Corigliano”), oltre ai relativi comprensori, si arriva a toccare un bacino d’utenza di circa 200.000 abitanti che, ad oggi, è costretto esclusivamente a servirsi del trasporto su gomma per i propri spostamenti».

«Ma istituire un simile collegamento ferroviario – continua ancora la nota – non significa solo offrire un utilissimo servizio ai territori sopracitati: in un’ottica prettamente “economica”, per la Regione Calabria, riuscire a portare un maggior numero di utenti in partenza/arrivo a Sibari con il Frecciargento, significherebbe, in prospettiva, far auto-sostenere il collegamento Alta Velocità anche sul tratto Paola – Sibari, azzerando completamente il contributo economico che annualmente la Regione Calabria deve a Trenitalia, o eventualmente dirottandolo nel finanziamento di un ulteriore collegamento Freccia».

«Potremmo ancora citare – continua la nota – l’importanza di un collegamento Regionale Crotone – Sibari e viceversa, in coincidenza con la Freccia Sibari – Bolzano, anche per la mobilità giovanile e turistica nel periodo estivo: la campagna “Notti Sicure” della scorsa estate 2020, promossa dalla Regione Calabria , ha avuto un grandissimo successo ma non ha interessato la fascia jonica, relativamente ai servizi ferroviari. Un treno in partenza da Sibari intorno alle 23 con destinazione Crotone, passando per Corigliano, Rossano, Cariati, Cirò, e viceversa al mattino in partenza da Crotone attorno alle ore 5.00 in direzione Sibari, nel periodo estivo rappresenterebbe un’eccellente soluzione di viaggio per gli spostamenti notturni dei giovani, che potrebbero così evitare di utilizzare l’automobile sulla pericolosa SS 106».

Una proposta, che trova pieno appoggio e sostegno dell’assessore regionale di Forza Italia, Antonio De Caprio, che ha sottolineato come «il suddetto collegamento é molto apprezzato sia dalle popolazioni dell’Alto Jonio che dell’Alto Tirreno. È stato, infatti, il primo a collegare, in alta velocità, questi territori con il resto d’Italia. Sono certo che anche le popolazioni di Corigliano – Rossano, Cariati, Cirò e Crotone, dove fermerebbe il regionale, effettuato con i moderni convogli Swing, apprezzerebbero questo servizio».

«Giova, comunque, ricordare – ha proseguito il consigliere regionale azzurro – quanto in più occasioni ribadito dall’Unione delle Associazioni della Riviera dei Cedri e del Pollino. Cioè che “bisogna avere una visione della Calabria unita”. Dare la possibilità alla cittadinanza di usufruire di questo servizio vuol dire anche aprire la strada al raddoppio delle corse, in attesa che, completata l’elettrificazione, il Frecciargento possa completare la sua corsa a Crotone o a Catanzaro Lido». 

«Sappiamo tutti – ha concluso – le condizioni in cui versa la fascia jonica, oggi privata di qualsiasi collegamento a lunga percorrenza. È una battaglia di civiltà in favore non solo dei territori interessati, ma di tutta la Calabria». (rkr)

Comitato Magna Graecia: La Regione investe sul Tirreno dimenticandosi lo Jonio

Il Comitato Magna Graecia ha criticato la scelta, da parte della Regione Calabria, di investire, a livello dei trasporti, solo sul versante Tirrenico, lasciando in balia di sé stesso lo Jonio.

«È di qualche giorno fa – si legge in una nota di Domenico Mazza, cofondatore del Comitato per la Provincia della Magna Graecia – la notizia del nuovo investimento che la Regione ha inteso pianificare tra la città di Cosenza e il Capoluogo dello Stretto. Sia chiaro, e fuori da qualsivoglia equivoco, ben venga il potenziamento di 4 nuove corse tra le due Città che accorceranno di circa 40 minuti i tempi di percorrenza del tragitto. Ma è aberrante ed oltremodo grottesco non aver investito in un banale collegamento ferroviario da Crotone per Sibari (e magari da Metaponto verso sud coinvolgendo la Regione Basilicata) in coincidenza, con partenza ed arrivo, dell’unico Freccia Argento che dallo Jonio raggiunge Roma, quindi Bolzano e viceversa».

«Eppure – continua la nota – il Freccia è un treno a mercato. Sarebbe oltremodo conveniente, anche al fine di un mantenimento, duraturo nel tempo, garantire un cospicuo numero di passeggeri quali usufruttuari del servizio. È mai possibile che l’area dell’Arco Jonico debba essere inibita a poter fruire dei servizi che tutte le altre popolazioni, a giusta ragione, hanno? Il pensiero mi ha sfiorato. La solita manina centralista, quella che tutela sempre e solo gli interessi per conto dei Capoluoghi storici, avrà scambiato l’Arco Jonico per il Corno d’Africa pensando che Sibariti e Crotoniati debbano essere trattati alla stregua dei pirati somali? Ma allo stesso modo mi domando: la politica locale, gli Amministratori, i gruppi di pressione  il mondo delle Associazioni, in riva allo Jonio che fanno? Allestiscono tavoli con tanto di carte per ivi organizzare bische e tresette se, è vero come è vero, puntualmente tacciono su tali storture senza neppure storcere il naso? Non una voce di protesta. Neppure il minimo sussulto d’orgoglio. Tutto tace. Si rimane proni e servili ai voleri del centralismo lasciando che un popolo perda finanche il diritto alla dignità».

«Forse – prosegue la nota – ancora non è chiaro a molti che nei piani regionali, statali e di conseguenza europei, l’Arco Jonico, Sibaritide e Crotoniatide, non esistono. Sono state cancellate, cassate, eclissate, dimenticate, disconosciute, elise dalle mappe. Mi sia concesso: questo non vuole essere il pianto del coccodrillo o il grido di dolore dell’animale ferito, quanto la plastica rappresentazione di un divario incolmabile rispetto all’area Tirrenica che col tempo va sempre più a dilatarsi».

«E non facciamoci condizionare – conclude la nota – dalla deviata visione di qualche malpensante, riguardo la galleria di Cutro, la quale rappresenterebbe un vincolo alla modernizzazione della linea Jonica. Perché da Crotone verso nord non esiste alcun tipo di problematica che possa giustificare la flemmatica lentezza con cui si sta procedendo all’elettrificazione, fatto salvo il non voler completare celermente l’opera con l’obiettivo di lasciare i plinti apposti usurarsi di ruggine. Se esiste, la politica esca dal letargo. Le tonnellate di pesce che continuano a lanciarci in faccia, iniziano a diventare avariate». (rkr)

 

Comitato Magna Graecia: L’area Jonica Sibarita penalizzata nel Por 2021-2027

Il Comitato Magna Graecia denuncia la penalizzazione delle città di Crotone e Corigliano Rossano nella nuova pianificazione dei Fondi Por 2021-2027.

Nel documento, infatti, «si identificano tre centri di livello urbano regionale: Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza; 4 città di categoria intermedia: Rende, Vibo, Lamezia Terme e Crotone; si include nel basket dei centri minori la nuova realtà di Corigliano Rossano, e fatto ancor più grave, si considera ancora scorporata negli ex comuni di Corigliano Calabro e Rossano».

«Non solo – continua la nota – si svilisce il ruolo di capoluogo di Provincia, quale è Crotone, accomunandolo, de facto, a realtà urbane demograficamente inferiori, ma si disconosce totalmente il contesto della terza città calabrese e di tutto l’ambito ad essa afferente. Inoltre, si rilancia la visione di aree urbane senza tenere in minima considerazione il fatto che gli asset presenti e le vocazioni afferenti nell’area dell’Istmo e delle Serre portano le città di Catanzaro, Lamezia e Vibo a creare un sistema integrato nel giro di 60 km fatto da due ospedali Hub e due Spoke, un aeroporto internazionale, una stazione ferroviaria nodo intermodale di tutta la Regione, un ricettacolo di uffici della pubblica amministrazione sparsi fra i tre centri, ben tre Presidi di Giustizia ed un dispiegamento di Presidi delle forza dell’ordine impressionante tra comandi Provinciali, Nuclei e Gruppi Operativi».

«Parimenti dicasi – continua la nota – per l’area di Cosenza-Rende, il Pollino ed il Tirreno, dove persistono in pochi km d’autostrada e di collegamento a categoria C1 un ospedale Hub, due Spoke, tre Tribunali, un’Università, e notevole dispiegamento di Presidi di forze armate tra la costa Tirrenica e la valle del Crati. E non cambia il disegno per l’area dello Stretto, laddove tra Reggio Calabria, le città porto/integrate  della Piana Gioiese e la Locride collegata a 20minuti dall’A2 sussistono i medesimi servizi delle prime due Aree. In tutto ciò, l’area Jonica, Sibarita e Crotoniate, con due città principali, la terza e la sesta (e si consideri che in Calabria le città che superano i 50mila abitanti sono soltanto 6) per demografia in Calabria, continuano ad essere equiparate ad aree di modeste entità».

«La mancata considerazione dei centri di Crotone e Corigliano-Rossano – dice il Comitato – non è lesiva solo degli interessi delle due città, ma di tutto il reticolo di comunità medie e piccole direttamente afferenti ai due centri che, giocoforza, si ritrovano ad essere periferia della periferia essendo già i loro rispettivi centri di riferimento periferie del centralismo Catanzarese e Cosentino».

«Il tutto, pur rappresentando nei fatti un tessuto urbano di oltre 400mila abitanti, 1/4 dell’intera demografia regionale, in circa 200 km di costa e relativo entroterra afferente. Tutto questo spettacolo indecoroso ed irrispettoso si palesa nel più totale silenzio assenso della politica che, trasversalmente, annuisce a tali scriteriate ripartizioni e nella più completa ignavia degli Amministratori locali che, vogliamo augurarci disconoscano tale trattamento per le loro Aree, perché diversamente la cosa sarebbe oltremodo preoccupante in quanto si paleserebbe una naturale inattitudine al ruolo rivestito».

«Magna Graecia – prosegue la nota – dice basta a visioni miopi e rese strabiche da un centralismo spietato che continua a generare terre di figli e figliastri, ed invita le popolazioni joniche a prendere coscienza del trattamento loro riservato dalle stanze dei bottoni regionali».

«I rappresentanti politici locali, regionali e nazionali – conclude la nota – inizino un percorso comune, abbandonando, se occorre, la sciocca distinzione di casacca, perché è in gioco il futuro della loro terra e dal loro agire dipenderà il lascito alle future generazioni». (rkr)

L’OPINIONE/ Domenico Mazza: Rigenerazione urbana, la scommessa delle città joniche

di DOMENICO MAZZA* – Vivere una città, o tentare di avviarla ad una società di trasformazione urbana, non sempre è facile. Se a questo, aggiungiamo la difficoltà delle (presunte) città dell’Arco Jonico, la cosa si complica ancor di più.

L’assoluta mancanza di servizi, assenza o malfunzionamento dei mezzi pubblici, latitanza dei servizi sanitari, abbondano delle contrade e delle aree periferiche, mancanza di aree comuni e verdi, restituiscono lo specchio di tornasole della situazione che, oggi, realtà come Crotone e Corigliano Rossano vivono. Comprendo che oggi queste città siano difficili da gestire: non tutti i quartieri sono serviti e amministrati allo stesso modo e spesso è sufficiente girare l’angolo per scorgere delle situazioni di degrado.

Tuttavia, il tessuto sociale di una città è lo specchio dei suoi cittadini, ma se queste vengono abbandonate, senza un progetto di rilancio, si corre il rischio di ritrovarsi, tra qualche anno, a vivere in delle zone completamente degradate. Per questo, discutere di riqualificazione o rigenerazione urbana, oggi, è argomento che acquisisce una valenza importantissima.

Soffermiamoci, per un attimo, ad analizzare la situazione post industriale delle due città Joniche. Pensiamo all’ex area industriale di Crotone ed all’area di Cultura, già sede del complesso industriale Enel a Corigliano Rossano. Le due aree sono a ridosso dei principali porti Jonici calabresi, entrambe attraversate dalla statale 106 ed in prossimità dei centri cittadini. Anzi, nel caso della ex centrale Enel, la stessa ora si trova ad essere baricentrica al nuovo tessuto periurbano di Corigliano Rossano.

Bene, queste aree, attualmente, giacciono nel più totale abbandono. Qualche operazione in termini di dismissione sulla centrale termoelettrica, ma niente di più. Se solo provassimo ad immaginare una pianificazione rigenerativa di tali aree, probabilmente avremmo risolto in un colpo solo buona parte delle problematiche che oggi, l’area della Sibaritide e del Crotoniate, vivono. Abbiamo esempi ben più blasonati delle nostre realtà, dove i processi rigenerativi post industriali hanno dato nuova vita e nuova linfa alle città, nonché alle aree circostanti.

Pensiamo a Bilbao, o all’area della Ruhr (Bochum, Dortmund, Duisburg), dove il passaggio alla fase post industriale è stato accompagnato da politiche di rigenerazione urbana su quelli che, un tempo, erano siti industriali fiorenti e che nell’ultimo secolo sono stati totalmente abbandonati al degrado ed all’incuria. Nel caso spagnolo, nel giro di pochi anni, le presenze turistiche hanno ripagato, abbondantemente, gli investimenti, restituendo altresì un incremento notevole del tasso di occupazione ed un innalzamento degli indici di qualità della vita ai cittadini.

Nel caso tedesco, il progetto di rigenerazione ha investito non solo le municipalità che ospitavano i dismessi siti industriali, ma ben 17 comunità contermini oltre a gruppi di pressione, ordini professionali ed imprese che nel giro di 10 anni hanno realizzato più di 100 progetti d’intervento finanziati al 40% dai privati ed al rimanente 60% dalle amministrazioni pubbliche: Comunità Europea, Stato, Regione, Comuni. Risanamento idrogeologico, parchi paesaggistici, attrezzature di housing sociale, in questo processo virtuoso di rigenerazione, hanno portato la metropoli della Ruhr ad essere stata indicata come Capitale europea della Cultura nel 2010.

Ritornando sullo Jonio, come non considerare che le aree retroportuali di Corigliano Rossano e Crotone, sono state inserite in zona Zes. E quale migliore occasione per ricucire questa opportunità assieme al processo di rigenerazione delle aree industriali, coinvolgendo i Comuni contermini alle due città (che rappresentano in entrambi i casi agglomerati di oltre 100mila abitanti) che giocoforza, insieme alle città ospitanti i dismessi siti, trarrebbero giovamento notevole da questa tipologia di politiche rigenerative.

La scommessa che ci attende è quella di trasformare le aree urbane partendo dal principio della cooperazione intercomunale, laddove giocherà un ruolo fondamentale aprire i confini e gli steccati imposti dal decadente campanilismo ad un diffuso senso comune che superi il semplicistico concetto di municipalità.

La politica, gli Amministratori, sono chiamati, oggi, a pianificare ciò che le loro città dovranno essere nei prossimi 50 anni. La green economy è il dettame che l’Europa impone, e prescindendo dai Recovery, esistono fiumi di finanziamenti europei a disposizione di tali sfidanti progettualità che aspettano solo di essere richiesti. Le menti pensanti e rivoluzionarie, caratterizzate anche da un pizzico di sana follia, hanno incontrato storicamente il diniego di buona parte delle popolazioni impattate dal loro agire; vuoi l’attaccamento alle tradizioni, vuoi le circostanze che ci portano a non sperimentare nuove strade rimanendo nei meandri di una memoria ormai sopita.

Tuttavia, quelle stesse menti, magari al tempo del loro operare, criticate, sono puntualmente le stesse che la storia, ciclicamente, restituisce a future generazioni, immortalandone il ricordo. (rkr)

*Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia

Comitato Magna Graecia: Grave l’assenza di Crotone nel dibattito con i sindaci della Magna Graecia

Vincenzo Calzona, del Comitato Magna Graecia, ritiene una leggerezza abbastanza grave «l’assenza di un rappresentante del Comune di Crotone all’incontro tenutosi a Cariati, che aveva come oggetto quello di organizzare una comune strategia per richiamare l’attenzione dei Governi, regionale e centrale, sulla importante arteria stradale attesa da decenni».

«In primis – ha spiegato – perché l’iniziativa dei Comuni Jonici  attraversati dalla SS106 a nord di Crotone, finalmente corale e politicamente trasversale,  può, e deve, diventare un modello di riferimento, aldilà della istituzione o meno di una nuova provincia, da utilizzare in tutte le vertenze che questo ampio territorio ha in atto con le principali controparti: Regione, Stato, Unione Europea, Enti pubblici e grandi imprese, ma non solo. In questo caso specifico, poi, è ancora più grave, perché l’iniziativa è tesa all’ottenimento di riportare all’attenzione dei Governi, centrale e regionale, la costruzione della nuova SS106 nel tratto a nord di Crotone, attesa da decenni».

«Se non si approfitta di questo momento storico – ha proseguito – offerto dalle particolari circostanze, potendo pure contare sulla disponibilità di alcune Parlamentari del Governo in carica, c’è il rischio che la costruzione di questo tratto di strada finisca nuovamente nel dimenticatoio. Tutto questo sarebbe imperdonabile, oltre che irrispettoso, nei confronti dei morti e dei feriti che, in tutti questi anni, hanno pagato e continuano a pagare  il prezzo più alto delle conseguenze degli incidenti che si sono verificati su quella parte di tracciato della statale».

«Tenuto conto, poi – ha aggiunto – che questo modello di iniziativa fatto da concertazione e coralità d’intenti ha procurato positivi risultati riguardo alla progettazione del tratto di strada statale che va da Crotone a Simeri, davvero non si può comprendere come i rappresentanti del Comune più importante, che dovrebbe esso stesso essere capofila di ogni iniziativa analoga per il riscatto di questo pezzo di terra, che poi sia più ampio del Comune o della attuale provincia non dovrebbe dispiacere a nessuno, e nel quale , disponendo dell’unico e moderno aeroporto esistente, potrebbe addirittura assumere un ruolo baricentrico e strategico, possano colpevolmente sottovalutare occasioni di questo tipo».

«Da Crotonese – ha concluso – ho un po’ di rammarico perché vorrei tanto che l’Amministrazione che ho sostenuto e votato, non si prestasse a perpetuare la logica fallimentare, ancora in atto dalle nostre parti, dove piuttosto che ritrovarsi insieme e far fronte comune per il fatto di essere d’accordo sul 95% degli argomenti, si inizi a discutere rigidamente e pregiudizialmente sul 5% del restante, con il risultato che non si riesca mai a raggiungere obiettivi ed anzi si arretri territorialmente, salvo poi recriminare ed invidiare i territori delle Province circostanti che invece vanno avanti e raggiungono traguardi». (rkr)

Comitato Magna Graecia: Bene incontro dei sindaci dello Jonio su asse Sibari-Crotone

Il Comitato Magna Graecia ha espresso apprezzamento per il primo incontro tra i sindaci della Magna Graecia per discutere dell’asse della ss. 106 Sibari-Crotone, e auspica che questo «sia il primo di una lunga serie di incontri tra gli amministratori Jonici finalizzato ad aprire una vera e propria vertenza territoriale per l’area della Magna Graecia».

Per il Comitato, infatti, si tratta di «una notizia che può essere definita, senz’altro, epocale, e «come gruppo di pressione trasversale a qualsivoglia forza politica esprimiamo diffuso il più assoluto consenso ed auspichiamo che questo possa essere solo il primo di una lunga serie d’incontri finalizzati alla discussione comune di tutte le problematiche ed al contempo delle inespresse potenzialità che accomunano i due ambiti in maniera indissolubile».

«La statale 106 – continua la nota – è da considerare solo un punto di partenza rispetto alla straordinaria portata del progetto Magna Graecia, con conserva una proposta strategica lungo l’Asse Jonico in grado di ristabilire il disequilibrio generato da una visione politica centralista. La proposta Magnograeca prevede l’istituzione di una provincia con due capoluoghi (Corigliano-Rossano a nord – Crotone a sud). Ciò determina un riequilibrio demografico  delle province esistenti in una società in cui lo Stato ha fatto prevalere la logica dei numeri supplendola ai diritti Costituzionali, come il diritto alla salute, alla mobilità, alla giustizia, al lavoro. Oggi l’area del Crotoniate e della Sibaritide non vanno da nessuna parte, tant’è che sul fronte sanitario detengono due semi ospedali spoke e un’azienda sanitaria, a fronte dei Capoluoghi storici che sono dotati di ospedali Hub, aziende sanitarie, aziende ospedaliere, università, centrali operative di elisoccorso e del 118. Tutto questo, Magna Graecia, potrà rivendicarlo, ma se uniti e compatti. Diversamente rimarremo terra di conquista».

«La cartina di tornasole – continua la nota – è rappresentata dai Lea (livelli essenziali di assistenza): meno di un posto letto ogni 1000 abitanti su poco più di 400mila, contro i circa 3/1000 del resto della Regione. Nessun reparto d’Emodinamica tra Crotone e Corigliano-Rossano, contro i 6 reparti tra Catanzaro, Cosenza, Castrovillari e Belvedere Marittimo. Una linea ferrata, a Sud di Sibari, rimasta ai tempi dei Borboni e che ancora non riesce a vedere la luce nel lento e farraginoso processo di elettrificazione del monobinario, contro faraonici progetti che parlano di Alta Velocità sul Tirreno».

«Una distribuzione del gettito – continua ancora la nota – che vede le città di Corigliano-Rossano e Crotone con meno di 4000 dipendenti pubblici cadauno, contro i circa 28mila di Catanzaro, 18mila di Cosenza e 5000 di Castrovillari. Quest’ultima, con un terzo della popolazione Pitagorica ed un quarto di quella Ausobizantina. Due Ospedali Spoke (Crotone e Corigliano Rossano) che arrancano e con il continuo spauracchio della chiusura e ridimensionamento dei pochi reparti rimasti, con 2 ospedali soppressi (Cariati e Trebisacce) nonostante siano in ottimo stato di conservazione e pendano finanche sentenze del Consiglio di Stato ad ordinarne la riapertura. Due ospedali di montagna (San Giovanni in Fiore ed Acri) lasciati in balia di loro stessi e fondamentali per tutto l’entroterra Jonico ad essi afferenti».

«Due aree Zes – prosegue il Comitato – che potrebbero rappresentare una svolta epocale e che ancora arrancano, sotto il giogo del centralismo Gioiese. Ed ancora due province, Cosenza e Crotone, che rispondono a dinamiche chiare solo al centralismo, dove una rappresenta un pachiderma di oltre 700mila abitanti e l’altra un piccolo fazzoletto di 175mila abitanti. Due aree, quella Pitagorica e quella Sibarita, schiacciate dai rispettivi Capoluoghi storici che hanno infeudato letteralmente lo Jonio, utilizzandolo solo come serbatoio di voti durante le campagne elettorali, relegandolo ad un futuro di soccombenza negando anche la benché minima emancipazione sociale».

«La nascita dell’Area Magnograeca – ha spiegato il Comitato – permetterebbe la creazione di 3 ambiti pressoché identici: quello Brutia, quello dell’Istmo ed appunto quello Jonico. Non a caso infatti il nuovo collegio elettorale Jonico ha unito tutto il territotio di levante che va dallo Steccato di Cutro a Rocca Imperiale, passando per le propaggini Silane e l’est del Pollino».

«Il Comitato, pertanto – conclude la nota – auspica che quello che si terrà nelle prossime ore sia il primo di una lunga serie di incontri tra gli amministratori Jonici finalizzato ad aprire una vera e propria vertenza territoriale per l’area della Magna Graecia. In caso contrario, l’attuale classe dirigente potrà essere bollata dalla storia di aver concorso allo stato di connivenza cui l’area Jonica è da sempre sottoposta». (rkr)

Il Comitato Magna Graecia: L’arco Jonico continua a essere ignorato nel Recovery Plan

Il Comitato Magna Graecia denuncia, ancora una volta, che l’arco Jonico è stato tagliato fuori dal Recovery Plan.

«Resta agli atti che, anche la nuova bozza – si legge in una nota – a fianco ad una velocizzazione per la linea Tirrenica, l’upgrading dell’elettrificazione a sud si Cz, l’investimento sulla FC Cs-Cz, il raccordo al porto di Gioia Tauro, la nuova stazione di Settimo (Montalto- Cosenza) lascia il resto della Regione nel più completo nulla, dimenticando che un parlamentare della Repubblica dovrebbe agire nell’interesse di tutta la Nazione, e non di una sola parte di essa. Detto ciò, appare ingeneroso, considerare un popolo, le sue associazioni, sigle sindacali ed una classe politica locale (seppur in maniera minimale quest’ultima), quasi come bambini capricciosi che protestano per il giocattolo non ricevuto».

«Egregio Onorevole – ha detto il Comitato alla deputata del PD Enza Bruno Bossio – le sarà sfuggito che non più tardi di giugno scorso, era stato sbandierato ai quattro venti un progetto denominato Diagonale del Mediterraneo. Un progetto che avrebbe dovuto congiungere Brindisi a Paola, previo velocizzazione della linea che sarebbe rimasta comunque monorotaia. Tale progetto, da noi aspramente criticato, era stato propinato come collettore di tre mari. Invero risultava essere privo di una visuale strategica e di progetto a sud di Sibari. Ebbene, apprendiamo che la già chiacchierata Diagonale, lascia spazio ad una linea mista Avr, con raddoppio del binario tra Taranto e Metaponto e varianti di tracciato tra Metaponto e Battipaglia ed il nulla totale a sud di Metaponto, fatta eccezione della nuova stazione ferroviaria di Settimo ed il raddoppio della galleria Santomarco».

«Appare ancora, privo di fondamento – continua la nota – il voler difendere un piano di Recovery che avrebbe, nelle intenzioni europee, dovuto colmare il gap infrastrutturale che il sud sconta rispetto al resto del Paese, quando poi al sud vengono riservate spicciolate e nel caso di specie alla Calabria solo funzionali agli interessi centralisti dei Capoluoghi storici. Se, poi, si considera la vicenda dell’Arco Jonico Sibarita e Crotoniate, appare ancora più lapalissiano che esista una sud nel sud. Perché, senza paura di smentita alcuna è inconfutabile il livello di degrado infrastrutturale, ai limiti della decenza, che l’asse Sibari-Crotone paga rispetto a qualunque altra area della Regione e rispetto al resto del Paese».

«Ci chiediamo – continua il Comitato – quale sia la logica di costringere le popolazioni dell’Arco Jonico Sibarita e Crotoniate, a percorrere un tragitto verso nord per poi incunearsi verso sud alla volta di Cosenza quindi risalire verso Paola ed il Tirreno e parimenti dicasi per la tratta Kr—Cz —Lamezia, dove per andare verso nord, si costringono i viaggiatori a circumnavigare la regione verso sud. Nulla contro la velocizzazione della linea Taranto-Battipaglia, ma ci chiediamo se siano state valutate le pose in opera dei deviatoi verso le trasversali in corrispondenza delle stazioni di Sibari e Metaponto, così come già fatto negli anni ’90 per Taranto, Montalto Uffugo e San Lucido. Non sembra, quantomeno non si fa alcun accenno a questo, nonostante con una spesa irrisoria si permetterebbe all’area Jonica di connettersi alle trasversali Sibari-Paola e Metaponto-Battipaglia, bypassando i cambi banco dei treni. Giova ricordare che i servizi freccia sono a mercato, ed un risparmio di tempo è da considerarsi preclusivo al loro usufrutto in termini di competitività e clientela».

«Detto ciò – continua la nota – rimaniamo comunque fiduciosi che, chi di competenza, si adoperi affinché si rivedano le progettualità proposte per la Calabria. L’indignazione palesata dalla stampa è assolutamente comprensibile se si considera che una nuova linea in Alta Velocità, non può non tenere conto dell’orografia del territorio e rappresentare il giusto compromesso alle esigenze delle due coste e dell’area valliva. Così come non si può tollerare che la vergognosa SS106, sia definita strada europea! E non si utilizzi il palliativo che l’Europa predilige solo i progetti di restyling e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, perché di rotonde e cunette non sappiamo che farcene! L’inesistenza di una strada di categoria B, a sud di Sibari, sta generando la morte degli Asset strategici già presenti sul segmento Sibari-Crotone: porti di Corigliano Rossano e Crotone, Aeroporto di Sant’Anna».

«L’Europa – conclude il Comitato – ha acconsentito di finanziare una cifra ingente per colmare il divario tra Nord e Sud. Non si può tollerare di finanziare opere per 7 miliardi di euro in Umbria e poco più di 2 miliardi in Calabria, quando la popolazione Umbra è pari circa alla sola ex Calabria Citra. Non abbiamo anelli al naso. Chiediamo solo dignità per una regione, e soprattutto per l’area dell’Arco Jonico Magnograeco che è sempre più costola dell’Africa piuttosto che appendice dell’Europa e porta sul Mediterraneo». (rkr)

IDEA: NUOVA PROVINCIA PER LA SIBARITIDE
SI POTREBBE CHIAMARE “MAGNA GRAECIA”

La Calabria viaggia a due velocità: una che tenta di svilupparsi e cresce,  l’altra che pare abbandonata a se stessa, e si tratta della fascia dell’Alto Jonio. Per questo è nato il Comitato per la Provincia della Magna Graecia, che propone di scindere l’area in due capoluoghi che ‘amministrino’ separando e diversificando gli interessi delle due zone: Corigliano Rossano, per la Sibaritide, e Crotone per la sola area del Crotonese.

«Siamo figli della nobile Sybaris e della gloriosa Kroton – ha dichiarato Domenico Mazza, cofondatore del Comitato per la Provincia della Magna Graecia –. Siamo anche figli dello Jonio e prima d’ogni altra cosa siamo Italiani e si sa, per antonomasia, siamo il Paese dei campanili. Lanciare, quindi, un progetto d’area vasta che preveda come condizione, necessaria e sufficiente, l’istituzione di due capoluoghi alla guida della stessa, potrebbe indurre in confusione il pensiero, distratto e poco duttile, di coloro che sono avvezzi a considerare una provincia come il feudo del capoluogo, da sempre identificato come padrone».

«L’idea progettuale Magna Graecia – ha spiegato Mazza – nasce come abrogazione del concetto localistico, espletandosi in un connubio di città territorio che contribuisce per potenzialità ad inverare il concetto d’area vasta. Del resto, uno dei maggiori limiti della nostra Regione è stato quello di suddividere la stessa in aree provinciali, senza tener conto della peculiarità dei territori, delle affinità, creando giganti obesi e spropositati e semiterritori geopoliticamente piccoli ed inconcludenti».

«Magna Graecia – ha detto ancora – vuole osare di più!  Aspira ad incedere oltre al becero concetto di steccato dell’orto, sforzandosi di promuovere un’idea d’allargamento condiviso e sussidiario del territorio, riproponendo in chiave moderna e globale i fasti del passato con un pizzico d’impronta personale e non personalistica; non già una banale annessione come qualche miope sguardo vorrebbe vedere. Ed ecco che il passato si ripropone in tempo moderno. Le antiche Sybaris e Kroton, lasciano spazio alle contemporanee Corigliano Rossano e Crotone, le quali amministreranno rispettivamente l’area Sibarita e l’area Crotoniate ed afferenti propaggini Silane, poiché baricentriche alle relative pertinenze territoriali. Le stesse, con sussidiarietà, genereranno quel sano principio amministrativo non localistico che eleverà l’area vasta della Magna Graecia a modello di riferimento, non solo per la Calabria ma, per il Paese tutto».

«Il distaccamento amministrativo, in buona parte già presente nei due designati capoluoghi – ha detto ancora – non creerà sopruso, furto o vicendevole ruberia alcuna. Genererà, piuttosto, implementazione compensativa, non succursale ma razionale e rispondente alle esigenze d’un territorio, che avrà modificato la geografia amministrativa senza alterare la geoallocazione dei luoghi».

«La norma costituzionale – ha spiegato Mazza – prevede operazioni in tal senso, la nostra inoculatezza però ha impedito che progetti di siffatta levatura, ad oggi fossero partoriti. Ma vento di rinnovamento sta soffiando con conseguente cambio di visuale. Là dove sorgevano muri e steccati, ora s’apre l’orizzonte. I problemi che attanagliano le due aree, oggi, possono trasformarsi nel grido di dolore d’un solo popolo che si batte e continuerà a battersi per il riconoscimento dei suoi diritti e la riconquista del maltolto. Promuoviamo, quindi, la forza dei due Capoluoghi sui quali graverà l’onere e l’onore di guidare le rispettive aree di riferimento. Invertiamo, in chiave moderna, il concetto delle Città Stato dell’antica Grecia, ove tutto il territorio diventa città e la periferia si mesce al centro in un’amalgama duratura e consolidata. L’arco jonico non più sobborgo d’Europa, ma centro nevralgico del Mediterraneo».

Un obiettivo ambizioso, dunque, che punta a far ottenere  all’Arco Jonico «una sua identità e una sua autonomia» a beneficio di tutto «il territorio, compreso tra  Rocca Imperiale e lo Steccato di Cutro, passando per l’entroterra silano, riverberando, di riflesso, beneficio alla Calabria tutta».

«Le ricchezze della Calabria – ha detto Giuseppe Toscano, del Comitato – in agricoltura, in commercio terrestre e marittimo con due importanti porti e un aeroporto, in cultura, storia e turismo, risiedono in quella terra che fu approdo degli avi greci. Creando le giuste infrastrutture stradali e ferroviarie, questo lembo di levante della Calabria sarà il volano di tutta la Regione, comprese le stesse Cosenza e Rende».

«Questa parte della Calabria – ha detto ancora – non dovrà più  essere il serbatoio di voti di chi rema contro il progetto dell’area vasta Magnograeca. Bisognerà intercettare coloro che promuoveranno e porteranno al cospetto delle Istituzioni pubbliche, la bontà e la valenza di questo ambizioso progetto».

Una scommessa, quella intrapresa dal Comitato Provinciale della Magna Graecia, che vuole ottenere il riscatto «del motore propulsivo della Regione, porto naturale del Mediterraneo, baricentro e crocevia dei nuovi flussi economici dei prossimi anni: l’arco Jonico Magnograeco». (rkr)