«LA REGIONE SBAGLIA SULLA DIRETTIVA UE:
COSÌ NON TUTELA LE SPIAGGE CALABRESI»

di ANTONIETTA MARIA STRATI – «La scelta della Regione Calabria di applicare la Bolkestein è una decisione sbagliata». È ferma e dura la posizione di Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, esprimendo la propria contrarietà «perché viola le norme europee e gli orientamenti giurisprudenziali in materia di concessioni demaniali marittime, tutela della concorrenza, diritti dei consumatori e tutela dell’ambiente, aprendo, di fatto, ad una ulteriore, insostenibile, sostanziale privatizzazione delle aree pubbliche».

Una possibilità «insensata» quella di «mettere a gara in Calabria ulteriori spiagge libere limitando i diritti della collettività perché le aree demaniali appartengono a tutti i cittadini», ha detto Parretta, sottolineando come «l’idea che ci siano enormi spazi lungo le coste calabresi su cui si può ulteriormente investire ed aprire nuovi stabilimenti balneari è collegata ad una logica di sfruttamento delle risorse naturali, considerate inesauribili, che è antistorica e scientificamente errata. La Regione Calabria dovrebbe, invece – prosegue Parretta – limitare l’occupazione delle spiagge e le concessioni demaniali esistenti dovrebbero essere assegnate in base a rigorosi criteri di sostenibilità ambientale e sociale, per  salvaguardare gli arenili e le acque marine da ogni causa di inquinamento e degrado. Il futuro del turismo calabrese passa dalla tutela dell’ambiente».

La direttiva Bolkestein ( 2006/123/CE) è una norma approvata nel lontano 2006 dall’Unione europea: gli Stati hanno avuto tempo fino al 28 dicembre 2009 per dare attuazione al suo contenuto; attuazione che in Italia è avvenuta  concretamente con l’emanazione del d.lgs 59/2010. L’obiettivo della direttiva è di promuovere la parità di professionisti e imprese nell’accesso ai mercati dell’Unione europea, per cui concessioni e servizi pubblici possono essere affidati a privati solo con gare pubbliche aperte a tutti gli operatori presenti in Europa al momento della scadenza della concessione.

A dicembre 2020, vista la mancata ottemperanza da parte dell’Italia, la Commissione europea ha aperto una nuova procedura di infrazione contro il nostro Paese per violazione della direttiva Bolkestein con il rischio di gravi sanzioni economiche. Ricordiamo, infatti, che la durata delle concessioni demaniali marittime è stata disciplinata dall’articolo 1 commi 682 e 683 della legge n. 145/2018, che aveva disposto la proroga di quindici anni per quelle vigenti. Proroga ritenuta dalla Commissione europea in contrasto con la direttiva e con gli articoli 49 e 56 del Trattato europeo.

Successivamente, il Consiglio di Stato nel novembre 2021 ha dichiarato la proroga nulla, differendo tuttavia gli effetti della sentenza fino al 31 dicembre 2023 «al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che sarebbe derivato  da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere», senza alcuna possibilità di proroghe ulteriori.

L’Europa chiede, quindi, da molto tempo – almeno 15 anni- a Roma di bloccare i rinnovi automatici delle concessioni agli operatori storici e di aprire il mercato a nuove imprese attraverso dei bandi di gara, così come previsto dalla cosiddetta direttiva Bolkestein. Il governo italiano non si è adeguato alla richiesta, nonostante la procedura d’infrazione aperta da Bruxelles, e dopo aver rinnovato ancora le concessioni fino al 31 dicembre 2024 sta ipotizzando di ampliare le spiagge da assegnare ai balneari, in maniera tale da “salvare” i gestori degli stabilimenti esistenti.

In questo quadro la Regione Calabria, prima fra le Regioni italiane, afferma che non applicherà la direttiva Bolkenstein, sostenendo che non vi è scarsità della risorsa spiaggia, in maniera tale che gli attuali concessionari possano continuare ad operare e contestualmente possano essere messe a bando porzioni delle attuali spiagge libere calabresi. Al contrario la citata sentenza del Consiglio di Stato n. 4481/2024 dovrebbe rappresentare una linea di sbarramento chiara per tutti i tentativi, giudiziari e legislativi, di mantenere in capo ai concessionari uscenti, il cui contratto è in scadenza, la gestione delle zone balneari sinora assegnate senza alcuna procedura selettiva comparativa.

Non solo: anche nel caso di risorse non scarse può sussistere un obbligo di disporre una procedura comparativa, perché l’onere di effettuazione di tale procedura per la concessione di beni demaniali non trova quale sua unica fonte soltanto la direttiva Bolkestein, ma anche l’art. 49 del TFUE e la libertà di stabilimento, dovendo l’assegnazione essere effettuata secondo criteri di trasparenza e imparzialità. La Regione Calabria, con la decisione assunta, sta quindi  entrando nel vicolo cieco del rischio di una nuova infrazione comunitaria con i relativi costi in termini di sanzioni e sta ipotizzando una inaccettabile sottrazione di spiagge attualmente fruite in maniera libera e gratuita dai calabresi e dai turisti.

Secondo il Rapporto Spiagge 2023, pubblicato da Legambiente, la Calabria si colloca tra le regioni più a rischio. La ricerca, che analizza sei indicatori, dalla crisi climatica al rischio di inondazioni, dalle spiagge inaccessibili al mare inquinato, rivela un quadro di fragilità per i territori costieri calabresi poco tranquillizzante. Per consumo di suolo costiero collegato anche al grave fenomeno dell’abusivismo edilizio, la Calabria segna il quarto valore per crescita a livello nazionale (+6,26 % tra il 2006 ed il 2021)  e il terzo nel rapporto tra consumo di suolo litoraneo e superficie regionale.

A causa del grave fenomeno dell’erosione delle aree costiere destinato ad aggravarsi per effetto dei cambiamenti climatici, anche la Calabria sta perdendo parte delle proprie spiagge: nel complesso oltre il 26% della costa bassa regionale è in erosione. Sempre a livello regionale il rapporto di Legambiente segnala il valore particolarmente elevato – in rapporto alle altre regioni – delle concessioni balneari, che corrispondono al 13,8 per cento del totale italiano. In Calabria – dove ci sono 614 km di spiagge – il totale di concessioni di demanio marittimo è di 4.665, delle quali 1.677 per stabilimenti balneari, per un totale del 29,4 % di costa sabbiosa occupata.

Tutte queste ragioni dovrebbero indurre la Regione Calabria a limitare l’occupazione delle spiagge, alzando il relativo limite regionale, attualmente solo del 30% a fronte del 60% di altre regioni come Puglia e Sardegna. Sarebbe necessario in questa situazione un rigoroso controllo ambientale sulle concessioni, che al momento durano da decenni, con il pagamento di canoni molto bassi e con  stabilimenti balneari che spesso si trasformano in veri e propri locali che occupano il demanio in maniera stabile. La prospettiva verso cui occorre andare, insomma, è ben altra rispetto a quella prospettata dalla giunta regionale.

La Direttiva Bolkestein prevede, peraltro, che gli Stati membri possono tenere conto, nello stabilire le regole della procedura di selezione, di considerazioni di salute pubblica, di obiettivi di politica sociale della salute e sicurezza dei lavoratori dipendenti ed autonomi, della protezione dell’ambiente, della salvaguardia del patrimonio culturale e di altri motivi imperativi di interesse generale conformi al diritto comunitario. Gli stabilimenti balneari ed i titolari delle  attuali concessioni che hanno ben lavorato ed investito nella giusta direzione non devono avere timore delle gare europee.

Il modello da seguire deve essere costituito da investimenti, sostenibilità e qualità per creare occupazione reale ed al contempo proteggere l’ambiente in base a criteri posti alla base, ad esempio, della prassi Uni per gli stabilimenti accessibili e sostenibili definita da Legambiente. In sostanza si devono tutelare gli imprenditori seri, onesti ed attenti all’ambiente ed alla legalità.

«La soluzione – ha concluso Legambiente – non può e non deve certamente essere quella di cedere ulteriore spiaggia, sottraendola all’uso libero e gratuito della collettività per metterla a bando». (ams)

Legambiente Calabria: Un nuovo Patto Europeo per il Futuro

Serve un «nuovo Patto Europeo che ponga al centro i tempi ambientali». È quanto ha chiesto Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, nel corso dell’iniziativa Un Nuovo Green Deal per l’Europa svoltosi a Crotone, appellandosi, poi, «a coloro che rappresenteranno la Calabria nel nuovo Europarlamento, un forte impegno sui temi della pace e dell’ambiente per la costruzione di una società più sostenibile, più equa e più giusta».

Per Parretta, infatti, «le elezioni dell’8 e 9 giugno sono molto importanti perché incideranno sul futuro di tutti i calabresi. L’Europa ha svolto fin dalla sua nascita un ruolo fondamentale per la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Le crisi climatica, energetica, politica, umanitaria ed economica che stiamo vivendo impongono ora di accelerare la transizione ecologica».

L’evento, svoltosi nella Sala Margherita del Comune, alla presenza di alcuni candidati al Parlamento europeo e di rappresentanti delle principali forze politiche, è stata l’occasione per l’Associazione di presentare la propria Agenda per la legislatura europea 2024-2029: 13 pilastri su cui fondare il Nuovo Green Deal europeo e 16 priorità ambientali su cui sarà importante lavorare nella prossima legislatura europea, anche per creare nuovi posti di lavoro e migliorare la vita dei cittadini europei.

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha evidenziato come «nella prossima legislatura europea – dichiara Ciafani – è fondamentale che si affermi una solida maggioranza a sostegno di un ‘Patto europeo per il futuro’, motore di un Nuovo Green Deal in grado di coniugare ambiziose politiche ambientali, climatiche ed energetiche con quelle fondate sulla competitività industriale e sulla coesione sociale. È fondamentale far recuperare ai paesi europei il tempo perso sulla produzione di tecnologie pulite».

«Nell’era dell’emergenza climatica, infatti – ha proseguito – chi prima produrrà le soluzioni tecnologiche più innovative ai problemi del Pianeta, occuperà in anticipo i mercati internazionali. Rallentando il Green Deal lasceremo sempre più spazio alle tecnologie prodotte fuori dal Vecchio Continente, a partire dalla Cina».

«Per rendere possibile questo scenario la nostra Associazione – ha concluso – ha deciso di organizzare la sua ‘campagna elettorale’, promuovendo la partecipazione al voto di cittadine e cittadini e confrontandosi con i partiti e i loro candidati sull’importanza dell’Europa e del Green Deal, con iniziative organizzate in ogni regione italiana».

Sono intervenuti, poi, dopo i saluti istituzionali dell’assessore alla Tutela dell’Ambiente, Angela Maria De Renzo, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale di Crotone, l’incontro, moderato da Rosaria Vazzano, presidente del circolo Legambiente Crotone, è proseguito con gli interventi dei candidati all’Europarlamento presenti: Pasquale Tridico per il M5Stelle, Francesco De Nisi per Azione, Maria Pia Funaro per Alleanza Verdi Sinistra, Luigi Tassone per il PD e dei rappresentanti delle forze politiche Fabio Manica per Forza Italia e Michele De Simone per Fratelli d’Italia.

Ha costituito un importante fuori programma l’intervento di un gruppo di lavoratori Abramo Customer Care, che hanno chiesto a Legambiente di portare l’attenzione sulla vertenza che purtroppo li coinvolge a fronte del rischio della perdita di un migliaio di posti di lavoro.

Crotone è stata scelta come sede dell’evento, come città simbolica della grande bellezza della nostra regione e delle grandi problematiche che questa terra vive, troppo spesso ultima nelle classifiche nazionali. Una terra di grandi contraddizioni che subisce ancora oggi l’eredità pesante degli errori di sviluppo del passato come dimostra tutta la questione della bonifica.

«L’avere scelto Crotone quale tappa regionale di questo percorso itinerante – ha dichiarato Rosaria Vazzano, presidente del circolo di Legambiente Crotone – è l’ennesima prova di quanto la “questione Crotone” sia all’attenzione di Legambiente tutta, e di quanto la città e soprattutto le vicende legate alla bonifica rappresenti in questo momento, l’emblema della Calabria e del Sud Italia, tra la contraddizione che vive fra un passato glorioso ed occasioni mancate, superabile solo dalla capacità e dalla volontà di lavorare insieme, associazionismo, politica, rappresentanze datoriali e di categoria per il bene comune».

L’Agenda di Legambiente per la legislatura europea 2024-2029: 13 pilastri su cui fondare il Nuovo Green Deal europeo e 16 priorità ambientali

Per Legambiente, l’Italia deve dare il suo contributo per un’ambiziosa azione comune europea che, se messa in campo, potrà portare ai cittadini importanti benefici economici. Secondo un recente studio del Servizio Ricerca del Parlamento europeo (Epsr), i benefici legati ad un’azione di questo tipo potrebbero ammontare sino a 3mila miliardi di euro l’anno entro il 2032, pari al 18% del Pil dell’Unione europea nel 2022, pari a 6.700 euro all’anno per ciascun cittadino. Secondo il think-tank europeo Strategic Perspectives nei prossimi 15 anni con 668 miliardi di euro di nuovi investimenti si creerebbero 2 milioni di nuovi posti di lavoro nell’industria nello scenario europeo “zero emissioni nette entro il 2040”; si otterrebbe un risparmio tra il 2025 ed il 2040 di 856 miliardi di euro grazie alla riduzione delle importazioni di combustibili fossili; si ridurrebbe di due terzi la bolletta energetica di famiglie e imprese entro il 2035.

13 i pilastri su cui fondare il Nuovo Green Deal europeo – clima-energia; economia circolare; piano d’azione Zero pollution; agricoltura; salute dei suoli; industria; trasporti e mobilità sostenibile; biodiversità, aree protette e foreste; investimenti per la Just Transition; tutela penale dell’ambiente; giustizia climatica; ricerca e innovazione; coinvolgimento e partecipazione dei cittadini – e 16 le priorità ambientali : prima priorità europea, indicata nell’agenda di Legambiente, dovrà essere il clima e tutte le azioni possibili per mitigare e adattarsi alla crisi climatica. Dall’adottare un nuovo pacchetto energia e clima Fit for 1.5°C – in grado di ridurre le emissioni climalteranti di almeno il 65% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e poter così raggiungere la neutralità climatica già entro il 2040, fissando le scadenze per il phasing-out delle fonti fossili (2030 per il carbone, 2035 per il gas e 2040 per il petrolio), escludendo il nucleare e la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica dalle tecnologie strategiche e dai progetti prioritari del Regolamento Net Zero Industry Act – all’approvare una legge quadro sulla resilienza climatica per coordinare norme stringenti sull’adattamento, con efficaci piani nazionali e adeguate risorse economiche, in tutti i Paesi membri. Per arrivare a definire un’adeguata Strategia europea per la giustizia climatica fondata su una politica comune di accoglienza e solidarietà dando risposte concrete alla crisi umanitaria dovuta anche alle migrazioni forzate causate dall’emergenza climatica.

Tra le altre priorità, si va da un’ambiziosa Strategia industriale europea, per rafforzare la competitività delle imprese e accelerare la transizione verso la neutralità climatica, una nuova Direttiva quadro sulla giusta transizione in Europa, alimentando di nuove risorse economiche il Just Transition Fund, fino all’istituzione di un Fondo europeo per gli investimenti green e sociali post-2026 di almeno 1.000 miliardi di euro (una sorta di NextGenerationEU 2.0).

Bisognerà dare, poi, concretezza ad un piano d’azione Zero Pollution (senza concedere deroghe alle scadenze temporali nella lotta allo smog e prevedendo azioni stringenti per ridurre alcuni inquinanti pericolosi per la salute nelle acque, come nel caso dei Pfas); varare una direttiva sulla gestione sostenibile delle risorse in Europa, insieme al rafforzamento delle filiere strategiche di approvvigionamento per la gestione circolare dei rifiuti tessili e delle materie prime critiche dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee; approvare la direttiva sulla salute dei suoli, ripartendo dall’obiettivo ONU di fermare e invertire il loro degrado entro il 2030.

Sul fronte agricoltura, nella prossima legislatura europea per Legambiente le politiche agricole andranno reindirizzate verso l’orizzonte dell’agroecologia e riallineate alle Strategie europee From Farm to Fork e Biodiversity, rimettendo anche in pista le misure ambientali strategiche e prioritarie, abbandonate dopo la rivolta dei trattori.

Occorrerà varare la Nature Restoration Law, già approvata dal Parlamento ma bloccata dal Consiglio, e attuare il regolamento Eudr, per arrestare la perdita delle foreste entro il 2030.

Per l’agenda di Legambiente occorrerà anche: varare un piando di investimenti per lo sviluppo del trasporto pubblico su ferro e per l’elettrificazione della mobilità, estendendo a tutte le principali città europee lo stesso percorso iniziato dalle 100 città della Climate Neutrality and Smart Cities Mission; procedere all’approvazione della direttiva sulla lotta alla corruzione, dopo averlo già fatto con quelle sulla tutela penale dell’ambiente e sulla confisca dei beni alle organizzazioni criminali.

Sarà, inoltre, importante orientare gli investimenti pubblici sugli ambiti più innovativi e con maggiore impatto sociale e ambientali; avviare una più efficace azione diplomatica per dare un contributo concreto alla pace e promuovere in tutti i Paesi membri una nuova stagione di coinvolgimento territoriale e degli stakeholder per accompagnare la transizione ecologica. Proposte che l’associazione ambientalista ha riassunto anche nella petizione #Carpedeal. (rkr)

Mercoledì confronto tra Legambiente Calabria e i candidati alle elezioni europee

Mercoledì 29 maggio, a Crotone, alle 10.30, nella Sala Margherita del Comune, si terrà un confronto tra Legambiente Calabria e i candidati alle elezioni europee, dal titolo Un nuovo Green Deal per l’Europa.

L’evento vuole essere un momento di partecipazione democratica per attivare un confronto con i candidati dei partiti per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. L’Associazione del Cigno verde vuole così contribuire a realizzare la transizione ecologica che serve alla Calabria ed all’intera Nazione anche attraverso le proprie proposte per la prossima legislatura.

Sarà presente anche il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani. Ad introdurre i lavori, Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria. Dopo i saluti del sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, inizieranno i lavori moderati da Rosaria Vazzano, presidente del circolo Legambiente Crotone. Interverranno al dibattito: Pasquale Tridico(M5S); Maria Pia Funaro(Alleanza Verdi Sinistra); Luigi Tassone(PD); Francesco De Nisi(Azione); Filomena Greco(Stati Uniti d’Europa); Filippo Mancuso(Lega). Non candidati, ma in rappresentanza dei partiti, parteciperanno Fabio Manica(Forza Italia) e Michele De Simone(Fratelli d’Italia). (rkr)

Legambiente Calabria alla manifestazione di Napoli del Comitato La Via Maestra

Ci sarà anche Legambiente Calabria, con i propri Circoli, alla manifestazione di domani in programma a Napoli, organizzata da La via Maestra – Insieme per la Costituzione.

L’Associazione del Cigno Verde aderisce, sin dalla sua nascita, al Comitato La Via Maestra a livello regionale nella forte convinzione che la Costituzione italiana  continua ad essere punto di riferimento ed argine garantendo i diritti fondamentalie costituendo la massima garanzia per la nostra democrazia nel suo essere al vertice della gerarchia delle fonti.  La Costituzione traccia con chiarezza la direzione in cui dobbiamo come sul tema imprescindibile della Pace e sui temi ambientali la cui importanza è dimostrata dalla modifica, avvenuta nel 2022, degli artt. 9 e 41 con l’inserimento della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi fra i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica italiana.

«La  manifestazione del 25 maggio vuole riportare l’attenzione sul rischio generalizzato di una guerra mondiale e della compressione di diritti e valori rimarcando la netta opposizione all’autonomia differenziata che costituirebbe un enorme vulnus per la Calabria e per tutte le regioni del Sud Italia, aumentando un divario socio -economico mai realmente colmato ed all’ipotesi di elezione diretta del Presidente del Consiglio», hanno dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria e Daniele Cartisano, presidente del circolo Legambiente -Città dello Stretto.

«Ai temi ambientali, aggravati dalla crisi climatica in corso – hanno proseguito Parretta e Cartisano – si connettono strettamente tutte le grandi questioni che riguardano la Calabria come il tema della salute, delle disuguaglianze, delle migrazioni, dell’energia,  dell’economia circolare, dello sviluppo ecosostenibile, della legalità».

Un quadro nel quale appare sempre piu’ chiara ed evidente l’importanza delle imminenti elezioni del nuovo Parlamento Europeo affinché l’Europa  non solo recuperi lo spirito originario che ne ha segnato la nascita  ma viva anche un nuovo Green Deal nella direzione di una giusta transizione ecologica per come evidenziato da Legambiente nelle proprie proposte per la prossima legislatura.

Alla manifestazione sarà presente anche uno spezzone No Ponte, per ribadire la contrarietà alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina per tante ragioni, «a partire da quelle ambientali e da quelle legate alla mobilità sostenibile fino alla circostanza che, drenando ingenti risorse pubbliche diventerebbe un freno per lo sviluppo di un Sud che ha ben altre priorità ma anche per l’intero Paese”.

Il Ponte non rappresenterebbe un progresso sotto il profilo della mobilità: piuttosto che il Ponte  bisogna realizzare opere ed infrastrutture che colleghino, in maniera decente e sostenibile,  Calabria e Sicilia al loro interno e con il resto d’Italia e  d’Europa ad esempio  potenziando e modernizzando il trasporto collettivo come la rete ferroviaria. In Calabria ed in Sicilia circolano meno treni, i convogli sono mediamente più vecchi –rispetto a quelli del nord – e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate.

Il rapporto Pendolaria, di Legambiente  rende evidente  anno dopo anno il divario infrastrutturale ancora esistente nel Paese, dimostrazione plastica dopo un secolo e mezzo della persistenza di una questione meridionale che non ha ancora trovato risoluzione. Anzi rischia di peggiorare se passerà il disegno di legge sull’autonomia differenziata. I costi dell’opera sono continuamente lievitati fino ad un costo di 13,5  miliardi di euro più un miliardo di opere accessorie e le risorse mancanti  vengono dirottate dal Fondo per lo sviluppo e la coesione in capo alle regioni: 1 miliardo e 600 milioni che era destinato a rimuovere  gli esistenti squilibri economici e sociali.

Dalla partecipazione e dal Sud può ripartire un percorso virtuoso che ci veda protagonisti attivando e riattivando quei processi di partecipazione collettiva che sono indispensabili alla democrazia.  (rrm)

A Santa Domenica di Ricadi con Legambiente e Conai si parla di rifiuti come risorsa per i territori

Domani pomeriggio – e mercoledì 8 maggio, alle 16.30, nella Green Station di Santa Domenica di Ricadi, si terrà l’incontro La differenziata non va in vacanza, organizzato da Legambiente CalabriaConai per parlare di rifiuti come risorsa per i territori. Si parlerà di raccolta differenziata, riciclo, strumenti ed incentivi a disposizione dei comuni per una corretta gestione del ciclo dei rifiuti.

Si parte con i saluti del sindaco di Santa Domenica di Ricadi, Nicola Antonio Tripodi, il presidente del Circolo di Legambiente Ricardi, Franco Saragò. Introduce la presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta.

All’incontro, moderato da Emilio Bianco, coordinatore Ecoforum regionali di Legambiente, prenderanno parte Fabio Costarella, vicedirettore generale Conai; Bruno Gualtieri, commissario straordinario dell’Autorità rifiuti e risorse idriche Calabria; Maria Limardo, sindaco di Vibo Valentia;  Sergio Capelli, co-founder Impactellers; Nicolantonio Cutuli, dirigente scolastico IIS “P. Galluppi” di Tropea; Maria Gramendola, dirigente scolastico IIS ITG-ITI di Vibo Valentia ed i sindaci della provincia di Vibo Valentia.

Le conclusioni sono affidate a Laura Brambilla, responsabile nazionale di “Comuni Ricicloni” di Legambiente.

Mercoledì, alle 11, all’IIS “p. Galluppi”, Viale Coniugi Crigna snc, Tropea (VV), si terrà lo spettacolo di Francesco Ruscito della Compagnia Teatrale “Richi e i suoi amici”(rvv)

A Santa Domenica di Ricadi Legambiente “Fiumiinforma”

Domani pomeriggio, a Santa Domenica di Ricadi, alle 16.30, nella Sala Convegni della Green Station, Legambiente Calabria presenta Fiumiinforma, il dossier elaborato dai circoli locali di Legambiente basato sulla campagna di monitoraggio effettuata su alcune aste fluviali al fine di comprendere le cause delle criticità emerse lungo la costa vibonese.

L’attività svolta non vuole essere soltanto una denuncia, ma un servizio di supporto alle istituzioni, agli organi di controllo, alle attività produttive e alla collettività tutta per individuare le cause di sofferenza del mare e pervenire a soluzioni efficaci e definitive.

Interverranno Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria; Franco Saragò, presidente Legambiente Ricadi; Camillo Falvo, Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia; Luigi Spalluto, Comandante Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina; il Cap. Clizia Lutzu, Comandante del Nucleo di Polizia Ambientale ed Agroalimentare di Vibo Valentia; il Ten. Col. RFI Rocco Pelle, Comandante del Reparto CC Biodiversità di Mongiana; Salvatore Siviglia, Direttore Dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente Regione Calabria; Enrico Fontana, responsabile Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità Legambiente. (rvv)

LE AMMINISTRAZIONI CALABRESI AGISCANO
PER UNA MAGGIORE TUTELA DELLA NATURA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Oggi, più che mai, è fondamentale «agire per tutelare l’ambiente muovendosi nel quadro legislativo vigente nell’interesse della collettività», oltre che «è indispensabile uno stop deciso delle capitozzature, delle potature drastiche e dei tagli ingiustificati delle alberature».  È imperativo l’appello lanciato da Legambiente Calabria, chiedendo alle amministrazioni una «maggiore tutela e rispetto della natura».

«Nell’epoca dei cambiamenti climatici e degli eventi meteorici estremi –  ha spiegato l’Associazione – è ancora più doveroso e sensato che le amministrazioni comunali effettuino la gestione del verde urbano ed in particolare le potature degli alberi  in maniera corretta. Il rispetto della Natura dovrebbe essere la base della civiltà umana e dovrebbe anche apparire evidente che solo un albero ben curato fornisce adeguati servizi ecosistemici ed è in grado di resistere a situazioni climatiche estreme, evitando ad esempio le rotture delle ramificazioni a seguito di forti venti, nevicate o violenti temporali. Purtroppo assistiamo ogni anno ad una devastazione del verde pubblico che, in molti comuni calabresi, sembra essere gestito con superficialità e incompetenza».

«Negli ultimi giorni – viene spiegato – i circoli di Legambiente Calabria hanno ricevuto diverse segnalazioni, l’ultima in ordine di arrivo da parte della minoranza consiliare del Comune di Jacurso (Cz), in merito alla capitozzatura ed alla potatura drastica delle alberature. Riteniamo quindi necessario ribadire la necessità ed importanza dell’adozione, da parte delle amministrazioni, delle giuste regole di potatura e gestione degli alberi, così come importante è “la comunicazione mediatica e l’educazione di amministratori e residenti per ridare dignità all’albero e al suo valore ambientale e sociale” da inserire nei regolamenti del verde pubblico e privato e da far osservare in maniera rigorosa».

«Troppo spesso, infatti – continua la nota – anche nei Comuni che hanno adottato regolamenti ad hoc, stiamo assistendo a tagli radicali di piante non giustificati da impellenti rischi per le persone e le cose come è accaduto di recente a San Giovanni in Fiore (CS). Molto grave il caso di Rende (CS) dove, con la netta opposizione di diverse associazioni ambientaliste tra cui Legambiente, prosegue da mesi l’abbattimento di alberi ad alto fusto con la motivazione paradossale di “riqualificare” i luoghi».

Legambiente Calabria «ricorda a tutte le amministrazioni calabresi – viene evidenziato – che la redazione dei regolamenti del verde pubblico e privato in ambito urbano è obbligatoria sin dal 2010 e che in caso di taglio per motivi di sicurezza pubblica le relative motivazioni devono essere stabilite da una relazione tecnica che ne attesti l’effettiva necessità».

«La recente Legge regionale 7 febbraio 2024, n. 7 “Norme in materia di valorizzazione delle aree verdi e delle formazioni vegetali in ambito urbano, all’ Art. 6 (Linee operative per gli enti locali. Obblighi e divieti) – ha ricordato l’Associazione – afferma testualmente: “I Comuni sono tenuti ad osservare i seguenti divieti: capitozzare, abbattere, eradicare, danneggiare alberi e siepi”. Il decreto del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare del 10 marzo 2020 contiene, invece, i criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde (Cam)».

«È necessario, in base alla vigente normativa – ha proseguito l’Associazione – “evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione” intendendosi per “capitozzatura” il “drastico raccorciamento del tronco o delle branche primarie (sbrancatura) fino ad arrivare in prossimità di questi ultimi (Fonte linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile a cura del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare-Comitato per lo sviluppo del verde urbano)».

«A tal fine – ha concluso Legambiente – appare opportuno prevedere requisiti minimi di competenza posseduti dal personale che svolge il servizio e di formazione continuativa degli operatori che garantisca la qualità del servizio nel tempo. Tutti i criteri ambientali minimi, poi, sono improntati alla salvaguardia della fauna selvatica: “Le attività di manutenzione, soprattutto dei parchi suburbani e di aree a forte valenza ambientale, devono essere eseguite creando il minore disturbo e danno alla fauna presente nell’area”».

Un’attenzione che tutti gli amministratori dovrebbero avere, considerando il vasto patrimonio ambientale che la Calabria possiede e le numerose attività di pulizia e tutela operate dalle Associazioni che, tuttavia, da sole non bastano. Sicuramente, il protocollo siglato tra Assocultura, Arpacal e Sigea per la tutela dell’ambiente e della Cultura, è un passo avanti, oltre che il primo del suo genere, dato che unendo le competenze di un’associazione culturale, un’agenzia ambientale e una piattaforma tecnologica, andrà a creare un quadro completo e sinergico per affrontare le sfide attuali legate alla sostenibilità.

Non meno importante, il recente protocollo d’intesa sottoscritto tra Calabria Verde e Arpacal, volto alle verifiche di balneazione e corsi d’acqua.

Un protocollo che vedrà i due Enti impegnati «in un monitoraggio sui tratti costieri calabresi – ha spiegato il dirigente del settore Ambiente, Salvatore Siviglia – per individuare gli elementi di criticità e, contestualmente, affrontare e risolvere le situazioni di inquinamento. Questo esperimento proseguirà ora su tutti i 106 Comuni costieri consentendo al Dipartimento ambiente, all’Arpacal e a Calabria Verde di mettere in piedi un sistema di osservazione e controllo dei potenziali carichi inquinanti che si riversano in mare».

«Grazie all’interazione tra questi organismi regionali ci sarà la possibilità di effettuare un monitoraggio puntuale di tutte le aree costiere balneabili della Calabria», ha spiegato il commissario di Arpacal, Michelangelo Iannone.

Un protocollo necessario – ha spiegato il direttore generale di Calabria Verde, Giuseppe Oliva – per proseguire nel processo di riqualificazione del comparto della sorveglianza idraulica. Con il supporto della Regione e di Arpacal lavoreremo per un migliore e più proficuo impiego del nostri lavoratori che, grazie alla delibera di Giunta regionale numero 668, hanno acquisito ulteriori funzionalità all’interno del servizio di sorveglianza idraulica». (ams)

Ad Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria, il Premio ‘Ncrinata

Assegnato ad Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, il Premio ‘Ncrinata a Dasà, in provincia di Vibo Valentia.

«Sono onorata di ricevere il Premio ‘Ncrinata e ringrazio la giuria, l’amministrazione comunale a partire dal sindaco, la parrocchia e tutti i cittadini di Dasà. Questo riconoscimento va a Legambiente Calabria che rappresento, ma soprattutto a tutti i volontari dei nostri circoli territoriali», ha detto Parretta che ieri, nel corso della cerimonia di consegna, ha ricevuto il premio che mira ad omaggiare ogni anno personalità locali e regionali che si sono contraddistinte per impegno sociale.Un appuntamento che si rinnova ogni anno nel piccolo centro vibonese in prossimità delle festività pasquali, legato ad uno dei riti calabresi più sentiti, quello della ‘ncrinata.

«La ‘ncrinata – continua Parretta – ci parla simbolicamente della rinascita, di amore e di cura verso il pianeta e verso tutte le specie viventi. Per come detto nell’enciclica Laudato sì e Laudate deum di Papa Francesco, affrontare l’emergenza climatica e la crisi della biodiversità riducendo le emissioni di carbonio e di altri gas serra sono un imperativo morale. Ognuno di noi può fare molto nella propria vita quotidiana cambiando il proprio modo di pensare ed il proprio stile di vita, partecipando attivamente, rispettando l’ambiente, curandosi del prossimo». (rvv)

Martedì Legambiente presenta la sesta edizione dell’Ecoforum Rifiuti”

Martedì 5 marzo, alle 9.30, nella Sala Verde della Cittadella regionale, sarà presentata la sesta edizione dell’Ecoforum Rifiuti Calabria, dal titolo Economia circolare – Lavori in corso di Legambiente e organizzato in partnership con Biorepack, Conai, Unirima e Calabra Maceri.

Anche quest’anno, in occasione dell’Ecoforum, sarà presentato il dossier Comuni Ricicloni Calabria per l’anno 2024 e saranno premiati i Comuni rifiuti free della regione, ovvero quei territori che non solo hanno raggiunto percentuali molto alte di raccolta differenziata ma che hanno anche una produzione annuale pro-capite di secco residuo inferiore a 75 kg.

Nelle best practies raccontate nel dossier Comuni ricicloni anche le esperienze virtuose di Fare Eco, di R- accogliere, dell’I.I.S. ITG-ITI di Vibo Valentia e di Calabra Maceri.

Due le sessioni di lavoro scelte, “Calabria lavori in corso” e la Calabria che c’è già, per dialogare con le Amministrazioni, le imprese ed i cittadini sulla transizione ecologica che serve alla nostra regione in vari settori e nello specifico per affrontare e risolvere in maniera corretta la gestione del ciclo dei rifiuti.

Dopo i saluti istituzionali del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, invitato a partecipare all’evento, inizierà il primo focus “Calabria lavori in corso” introdotto dalla presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta. La prima sessione, moderata dalla responsabile nazionale Comuni Ricicloni, Laura Brambilla, vedrà la partecipazione di Salvatore Siviglia, dirigente dipartimento ambiente e territorio; Bruno Gualtieri, commissario straordinario dell’autorità rifiuti e risorse idriche Calabria; Michelangelo Iannone, commissario Arpacal; Francesco Sicilia, direttore generale Unirima; Carmine Pagnozzi, direttore generale Biorepack; Fabio Costarella, responsabile area progetti territoriali speciali Conai. Concluderà i lavori il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani.

La seconda sessione, La Calabria che c’è già, sarà moderata da Emilio Bianco, coordinatore ecoforum regionali Legambiente. Intervengono: Alessandro Cittadino, direttore tecnico Calabra Maceri e Servizi Spa; Massimo Gelli, presidente “R-accogliere” società cooperativa sociale; Rossana Melito, presidente “Fare eco”; Maria Gramendola, dirigente dell’I.I.S. ITG-ITI di Vibo Valentia.

La presentazione del Dossier “Comuni ricicloni” e la premiazione dei comuni virtuosi è affidata alla direttrice di Legambiente Calabria, Silvia De Santis(rcz)

Legambiente: Il Ponte continua a sottrarre preziose risorse alle vere priorità del Sud Italia

Legambiente Calabria ha denunciato come «l’insostenibile opera continua a sottrarre le risorse destinate alle vere priorità del Sud Italia e dell’intero Paese».

«Il Ponte sullo Stretto – ha proseguito l’Associazione – opera economicamente e ambientalmente insostenibile, continua a drenare risorse pubbliche preziose e che rischiano di creare un buco nero nelle casse del Paese. Il Ponte – ha ricordato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – costerà allo Stato circa 15 miliardi di euro, tra opera principale e di collegamento, con tutta probabilità destinati a lievitare visti anche i lunghissimi tempi di realizzazione. Un vulnus insopportabile non solo per Calabria e Sicilia ma per l’intero Paese nel quale ci sono questioni sempre più̀ urgenti da affrontare, proprio a partire dalla sfida della decarbonizzazione del settore dei trasporti. Se il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini pensa di essere ricordato dalla storia per la costruzione del Ponte, farebbe meglio ad agire sui reali problemi di mobilità del Sud Italia e dell’intero Paese».

«Nel Sud Italia, in particolare, circolano meno treni, i convogli sono più vecchi – con un’età media di 18,5 anni, – e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate. Per colmare il gap ancora esistente e superare l’annosa questione meridionale – dichiarano Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria e Tommaso Castronovo, presidente Legambiente Sicilia–, bisogna realizzare opere e infrastrutture di collegamento, moderne e sostenibili, potenziando, elettrificando ed efficientando la rete ferroviaria, aumentandone la sicurezza, acquistando nuovi treni e offrendo un maggiore servizio».

La sottrazione delle risorse alle vere priorità del Paese è un problema molto evidente in Calabria e Sicilia ma che riguarda l’intera Italia: dai dati del rapporto Pendolaria 2023, risulta chiara l’arretratezza del trasporto su ferro rispetto agli altri Paesi europei: tra il 2018 e il 2022 le inaugurazioni di nuovi binari in città sono state totalmente inadeguate, con solo un chilometro e mezzo all’anno di nuove metropolitane e solo 2,1 km all’anno di nuove tranvie.

Per affrontare il problema è fondamentale che il tema dei pendolari e del trasporto su ferro diventi una priorità. Per questo Legambiente chiede a livello nazionale maggiori risorse economiche, pari a 500 milioni l’anno, per rafforzare il servizio ferroviario regionale e 1,5 miliardi l’anno per realizzare linee metropolitane, tranvie, linee suburbane. Si tratta complessivamente di 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030, necessari anche per rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e del loro azzeramento entro il 2050.

Servono, quindi, risorse economiche che diventeranno, invece, sempre più̀ concentrate verso la faraonica opera del Ponte sullo Stretto di Messina. Basti pensare che rispetto ai finanziamenti da contratto di programma RFI 2022-2026 per le opere ferroviarie da realizzarsi in Calabria e Sicilia, mancano all’appello ancora svariati milioni di euro: rispettivamente 56,7 milioni per l’upgrading infrastrutturale e tecnologico dei nodi di Reggio Calabria e 115 milioni ciascuno per quelli di Catania e Palermo, 150 milioni per la velocizzazione dell’attraversamento dinamico dello Stretto di Messina, 44 milioni per la velocizzazione Catania-Siracusa, 180 milioni per il potenziamento ed elettrificazione della linea Sibari-Catanzaro Lido-Lamezia Terme, 44 milioni per la velocizzazione Catania-Siracusa.

Inoltre, alcune opere in corso di realizzazione, scontano enormi ritardi come l’elettrificazione della linea Jonica in Calabria nella tratta Sibari-Catanzaro Lido, i cui lavori dovevano concludersi entro il 2023 (per un costo di 500 milioni di euro incluse le soppressioni dei passaggi a livello e il rinnovo delle stazioni) e che ora hanno come data di realizzazione il 2026. Oppure, in Sicilia, dove la ferrovia della costa jonica attende da molti anni lavori di potenziamento e raddoppio e da decenni si attende il completamento dell’anello ferroviario di Palermo, che non vedrà la sua apertura prima del 2028. Si tratta di opere infrastrutturali necessarie a connettere il Paese e a creare, nel Mezzogiorno ma nell’interesse di tutto il sistema Italia, lavoro e sviluppo in regioni dalle quali si continua ad emigrare, per realizzare le quali le risorse economiche devono essere investite nella maniera corretta. (rcz)