Permane il caso Nord-Sud. È l’in-cultura all’italiana

di ENZO SIVIERO – Il tema del rapporto Nord Sud non riguarda la sola Italia. Si tratta di un atteggiamento culturale (o meglio in-culturale…) che attraversa le genti e i luoghi perdendosi nella notte dei tempi.

Ma il “caso Italia” merita una particolare attenzione, sia per l’avvenuta globalizzazione sia per il fiume di denaro che l’Europa ha stanziato per il nostro Paese, proprio a partire dalle acclarate diseguaglianze che ci connotano. Tanto palesi da orientare l’Europa come ben noto, a riservare una quota del 40% proprio al Sud. Ormai manca poco alla conclusione dei lavori, ma molto resta ancora da fare. Si sa che in Italia tutto è difficile e farraginoso con ostacoli latenti gestiti dai No a prescindere… tanto che ci si aspetta uno slittamento con ulteriori rimodulazioni. E perché non pensare in grande? In fondo, l’ingegneria visionaria ha fatto la storia dell’umanità! E, negli ultimi anni, in tutto il mondo si è visto un vistoso incremento di realizzazioni infrastrutturali, quali mai si sarebbero potute immaginare solo pochi decenni fa. E l’Italia? Molto è stato fatto e molto è in itinere, o comunque già programmato, soprattutto al Sud, ancor oggi bisognoso di investimenti volti al decollo futuro.

Con questa premessa si intende fare chiarezza sui diversi punti di vista tra Nord e Sud, con un occhio non miope verso, o meglio oltre, il Mediterraneo. Se è vero come nessuno può negare che l’Italia è il molo naturale verso il Mediterraneo, ad una visione strategica che interessa già l’oggi (e siamo già notevolmente in ritardo) ma soprattutto le prossime generazioni, non può negarsi che sia l’Africa il vero futuro dell’Europa! Ed è ovvio che, da questo come da molti altri punti di vista, in questa prospettiva geopolitica è l’Italia a giocare il ruolo principale, utilizzando quel “ponte liquido” che è il Mediterraneo, come è stato nel passato più o meno recente e com’è oggi ancor più pregnante, visto anche il raddoppio del Canale di Suez. Non a caso Turchia (e lo stesso Egitto…) unitamente a Russia e Cina stanno pressoché spadroneggiando nel Mare (non più) Nostrum approfittando di un’Europa intrinsecamente debole, incapace di una politica unitaria visti gli interessi contrastanti di taluni, non pochi, suoi membri. Ebbene, il Sud è indiscutibilmente il vero trampolino di lancio verso l’Africa, così come l’Africa si proietterà verso l’Europa tramite il Mezzogiorno. In una prospettiva geostrategica, gli investimenti al Sud sono vieppiù necessari certamente per lo stesso Sud, ma anche e soprattutto per il Nord che avrebbe tutto da guadagnare per la propria vocazione oggi mutata dovendo guardare a Sud per le proprie  esportazioni verso il nuovo immenso mercato africano sia per ricevere e far transitare le merci verso il Centro e il Nord Europa, anziché come avviene oggi riceverle dai porti tedeschi e olandesi ben attrezzati per accogliere le navi in transito nel Mediterraneo.

Ma vi è di più in una prospetto ancora più ampia, guardando a Est con le vie della seta (One belt one road) la Cina approda al Pireo con la prospettiva di raggiungere tramite i Balcani, e nuove infrastrutture ferroviarie ormai in esecuzione, il centro Europa. E, così, l’Italia (non solo il Sud) resterà tagliar fuori. Altro che Marco Polo o Matteo Ricci!

Immaginando anche collegamenti stabili Tunisia-Sicilia (TUNeIT) e Puglia-Albania GRALBeIT) che, da oltre un decennio, vengono proposti da chi scrive senza alcun riscontro in Italia da parte di chi ci governa, (ma molto bene accolta dalle due parti Tunisia a sud e Albania a est), l’ingegneria visionaria (ma non troppo…) che, come detto ha fatto la storia del progresso, il Sud e l’Italia stessa sarebbero la cerniera tra tre continenti: Africa, Europa, Asia. Ovvero una eccezionale piattaforma logistica ben più importante a livello globale, andando oltre il Mediterraneo. Capace di collegare idealmente Città del Capo attraverso i corridoi infrastrutturali pan africani e Pechino tramite le vie della seta.

È chiaro, quindi, che con questi presupposti il Ponte sullo Stretto di Messina e la conseguente Metropoli dello Stretto evocata con grande enfasi dallo stesso Piero Salini, AD di WEBUILD (che io ho battezzato metropoli del Mediterraneo possibilmente estesa a nord fino a Gioia Tauro e a sud fino a Milazzo e le Eolie, e ancora verso Taormina le gole dell’Alcantara e l’Etna, ma inglobando anche i Nebrodi e i Peloritani in un unico grande scenario che affonda le radici nei miti e nella storia ) sarebbe un tassello fondamentale di un disegno più complesso da sviluppare nei prossimi decenni, capace di dare prospettive concrete per i nostri giovani (soprattutto del Sud) perché restino a costruire il proprio futuro a partire dai loro luoghi di origine. Senza contare che il crescente indebitamento che ricadrà sulle generazioni future, potrebbe non essere sufficiente a ridare al Sud e all’intera Italia quella lucentezza che merita. Non limitiamoci al sole, al mare, alla cultura e al turismo. Il Sud È il nostro futuro. Da questo punto di vista (e non solo…) il ponte di Messina va visto come asset strategico per l’Italia che guarda al Mediterraneo. Ormai tutti (o quasi…) si  sono convinti che il futuro dell’Italia passi dal Mediterraneo per proiettarsi verso l’Africa. È del tutto evidente che, in questo quadro geostrategico, il ruolo della Sicilia e dell’intero Meridione è cruciale e con esso il Ponte sullo Stretto di Messina diventa fondamentale e improcrastinabile. Del resto, il collegamento stabile tra Calabria e Sicilia è da decenni sancito dall’Unione Europea come parte del corridoio Berlino-Palermo, più di recente ridenominato Helsinki La Valletta. Ne consegue che i tentennamenti dell’Italia verso quest’opera, con ricorrenti “stop and go” puramente politici, sono del tutto incomprensibili a livello europeo. Ora finalmente è giunta la conferma della necessità di un collegamento stabile. E le attività connesse al riavvio dei cantieri sono ormai una certezza. Del resto, giusto per tornare su cose note ma su cui i “No Ponte”insistono ricorrentemente senza pudore, il ponte a campata unica ha avuto da tempo il placet tecnico, ma uno stop politico da parte del governo Monti ha generato un pesante contenzioso da parte del contraente generale Eurolink, fortunatamente annullato con la ripresa del contratto iniziale. Ebbene, voglio qui richiamare a futura memoria ciò che scrivevo un paio di anni fa in merito alla discussione allora in atto in Parlamento prima delle elezioni. “Ma ecco spuntare l’ennesimo ostacolo. Archiviata la proposta “assurda” di un tunnel , “non volendo” incomprensibilmente accettare la soluzione più logica di aggiornare il progetto definitivo già approvato (tempo pochi mesi) e spingendo per indire una nuova gara, si da credito ad una soluzione già bocciata da decenni come esito degli studi di fattibilità propedeutici all’indizione della gara internazionale (vinta da  Eurolink ). Ovvero un Ponte con piloni a mare così giustificato “presumibilmente costa meno”. Affermazione priva di riscontro oggettivo. Certamente censurabile in un documento ufficiale. Tanto più che, per valutarne la realizzabilità, sono necessari studi e indagini molto estesi e costosi! Ma tant’è! Se non vi è consenso politico, c’è sempre qualche “tecnico” pronto ad avallare i voleri del ministro di turno! Ma quel che più indigna è il fatto che non viene spiegato in linea tecnica il perché si sarebbe dovuto spendere altri 50 mln per studi di fattibilità già sviluppati nel passato (con non marginali profili di danno erariale), studi che semmai andrebbero aggiornati. E come giustificare gli oltre 350 mln spesi dallo Stato per il progetto definitivo a campata unica? Va ricordato che il progettista è la danese Cowi e la verifica parallela indipendente  sviluppata dalla statunitense Parson, società con decine di migliaia di dipendenti e con acclarata esperienza su ponti di grande luce, a livello mondiale. Ma vi è di più: abbandonando il progetto iniziale, l’ulteriore ritardo nell’inizio dei lavori per la realizzazione dell’opera è valutabile in almeno 5 anni. Orbene procrastinare nel tempo una infrastruttura strategica come questa (del valore di 5 mld per il solo Ponte), significa penalizzare ulteriormente il Mezzogiorno. Mentre il costo dell’insularità è stimato in oltre 6 mld (ovvero un Ponte all’anno). I livelli occupazionali sono valutati in decine di migliaia. E il solo indotto fiscale conseguente agli investimenti sulla “metropoli della Stretto” consentirebbe un rientro in pochi anni dei costi che lo Stato dovrebbe sostenere. Va da se (ma non sembra così chiaro a taluni contrari all’opera) che sarebbe ridotto drasticamente l’inquinamento dello Stretto senza contare gli attuali rischi per la sicurezza conseguenti alle possibili collisioni dei traghetti. L’amara conclusione è che si sarebbero “buttati” centinaia di milioni per ripartire da capo, ignorando le conseguenze di un ulteriore ritardo. Perché queste decisioni “masochistiche”? La quasi totalità dei tecnici “qualificati” e non asserviti alla politica la pensano allo stesso modo. “Ma ora il vento è cambiato! Il Governo in carica ha riavviato l’iter  procedurale e realizzativo. E nonostante qualche ulteriore stop della magistratura contabile (cui si sta dando puntuale risposta), possiamo  concludere con un perentorio finalmente ci siamo! (es)

(Sintesi dell’intervento alla tavola rotonda del 29/11 nell’ambito del convegno CONNESSIONI MEDITERRANEE a Reggio Calabria)

Lo stop della Corte dei Conti alla realizzazione del Ponte
Ma il progetto non si fermerà

di b SANTO STRATI La Corte dei Conti non dà il visto di legittimità al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina e formalmente blocca l’opera di cui si attendeva la pubblicazione del relativo decreto del Cipess sulla Gazzetta Ufficiale. È un provvedimento che susciterà polemiche a non finire: da un lato già ieri sera i no-ponte esultavano di gioia, mentre chi crede ed è convinto delle grandi opportunità di sviluppo del territorio che l’Opera porterà ci è rimasto male. Delusi e confusi calabresi e siciliani per questa nuova “perdita di tempo” che farà slittare qualsiasi programma operativo. La Corte dei Conti, al termine di una lunga Camera di Consiglio ha bocciato la registrazione della Delibera del Cipess dello scorso agosto, negando il visto di legittimità necessario per sbloccare in via definitiva l’iter realizzativo. La Corte dei conti aveva chiesto al governo di spiegare in modo più approfondito la compatibilità del progetto con il parere negativo della commissione di Valutazione d’Incidenza Ambientale (VIncA), motivato con 62 prescrizioni. Per aggirare quel parere negativo, il 9 aprile il Consiglio dei ministri aveva approvato la cosiddetta relazione IROPI (Imperative Reasons of Overriding Public Interest, “motivazioni imperative di rilevante interesse pubblico”) dichiarando il ponte un’infrastruttura di interesse militare. La procedura seguita dal governo era stata contestata da associazioni ambientaliste e comitati, che avevano presentato ricorsi all’Unione Europea.

Tra le altre cose, i magistrati contabili avevano segnalato al governo aumenti delle spese non motivati, come quelli relativi ai costi per la sicurezza, passati da 97 a 206 milioni, e quelli per le opere compensative. Un altro rilievo riguardava l’esclusione dalla procedura dell’Autorità di regolazione dei trasporti, che interviene su concessioni, accesso alle infrastrutture e tariffe. Bisognerà attendere le motivazioni per capire su quali punti l’organo contabile dello Stato si è irrigidito, bloccando di fatto l’avvio dei lavori.

È un film già visto, purtroppo: se non ci fosse stata l’”insano” stop di Mario Monti e del suo governo nel 2011, oggi probabilmente calabresi e siciliani utilizzero tranquillamente il Ponte e tutta l’area dello Stretto avrebbe subito una sraordinaria trasformazione in termini di benessere, mobilità e sviluppo. Ancora una volta, forse pretestuosamente (a pensar male si fa peccato, diceva Andreotti, ma spesso ci si azzecca), c’è chi rema contro lo sviluppo del Mezzogiorno e dice sempre NO (M5S, tanto per fare qualche nome, assieme ai Verdi di Bonelli e Fratoianni) a qualunque idea di progresso e crescita del Paese, ma nel caso specifico del territorio delle regioni più derelitte d’Italia.

Per Calabria e Sicilia il Ponte significa un volano di sviluppo eccezionale: basti pensare che alla prima richiesta di presnetare candidature per manovalanza, hanno risposto il primo giorno in oltre 4.000. Questo conferma che il Sud ha fame di lavoro e non vuole più chiacchiere e “nientismi” inutili e dannosi. Il Ponte significa anche tantisismi posti di lavoro e un indotto formidabile per i territori: chi verrà a lavorare per il Ponte (occorre essere ottimisti, questo blocco è solo temporaneo) dovrà trovare un alloggio, mangiare, acquistare vestiti per sé, giocattoli per i bambini, un profumo per la moglie (o il marito), consumerà caffè e acqua al bar, solo per fare un modesto esempio di quanta ricchezza si vuole negare al territorio.

Il blocco – dev’essere chiaro – è temporaneo: bisognerà aspettare entro il 30 novembre le motivazioni per presentare, a chi compete, i necessari ricorsi. Non si ferma il progetto, ma si impone un ritardo illogico e ingiusto. Il Governo dovrà fare la sua parte e riproporre, motivando le ragioni di necessità e urgenza, una nuova delibera che ha il poter di travalicare la delibera odierna della magistratura contabile. Che dovrebbe badare alla correttezza dei conti e non entrare in valutazioni che, a naso, sembrano esulare dalle sue competenze.

Il Governo è, comunque, furioso: la premier Giorgia Meloni parla di “un ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento. I ministri interessati e la Presidenza del Consiglio hanno fornito puntuale risposta a tutti i quesiti formulati». La premier ha anche aggiunto che «per avere un’idea della capziosità, una delle censure ha riguardato l’avvenuta trasmissione di atti voluminosi con link, come se i giudici contabili ignorassero l’esistenza dei computer. La riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei Conti, entrambe in discussione al Senato, prossime all’approvazione, rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza, che non fermerà l’azione di Governo, sostenuta dal Parlamento»

Molto irritato il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che parla di «scelta politica e un grave danno per il Paese», sottolineando che il progetto non si ferma: «Andremo avanti». Salvini ha poi stigmatizzato la sua posizione: «In attesa delle motivazioni, chiarisco subito che non mi sono fermato quando dovevo difendere i confini e non mi fermerò ora, visto che parliamo di un progetto auspicato perfino dall’Europa che regalerà sviluppo e migliaia di posti di lavoro da sud a nord. Siamo determinati a percorrere tutte le strade possibili per far partire i lavori».

Cosa succederà adesso? Di sicuro un ulteriore slittamento dell’inizio dei lavori di cui non viene cancellata l’esecuzione: è un ritardo che peserà sulle spalle dei calabresi e dei siciliani, soprattutto per quanto riguarda la creazione di migliaia di posti di lavoro, di cui il Sud ha estremo bisogno.

C’è da osservare che, da un punto di vista strettamente tecnico, anche in presenza del parere negativo della Corte dei Conti il Governo può ugualmente decidere di andare avanti con il progetto.

È stato, infatti, spiegato che nel caso in cui il controllo riguardi un atto governativo, secondo la legge, l’amministrazione interessata, in caso di rifiuto di registrazione da parte della Corte dei Conti, può chiedere un’apposita deliberazione da parte del Consiglio dei ministri. Quest’ultimo può ritenere, a sua volta, che l’atto risponda ad interessi pubblici superiori e debba avere comunque corso.

Tra i diversi punti sotto la lente dei magistrati le coperture economiche, l’affidabilità delle stime di traffico, la conformità del progetto definitivo alle normative ambientali, antisismiche e alle regole europee sul superamento del 50% del costo iniziale. Le eccezioni sollevate durante l’adunanza della Sezione centrale della Corte, dal consigliere, Carmela Mirabella – secondo quanto riferisce l’Ansa – sarebbero state diverse: tra queste anche quella sulla competenza del Cipess, considerato organo “politico”.

Il ministro Salvini in un question time molto acceso alla Camera ha spiegato che «la Corte dei Conti ha deciso di sottoporre la valutazione alla sezione centrale di controllo», ma «si tratta di una scelta che non modifica il termine previsto per la determinazione sulla registrazione fissato per il 7 novembre». Salvini ha voluto sottolineare che il lavoro svolto sul progetto «è stato serio, articolato e trasparente nel rispetto delle norme italiane ed europee, è stata rispettata la normativa ambientale».  E ha ribadito che  «il ponte farà risparmiare tempo, denaro e salute».

Per cui, secondo il ministro non c’è  «nessuna violazione, nessun ritiro della delibera Cipess. Il mio impegno è fare questo ponte e farlo bene».

Salvini si è poi scontrato nuovamente con il deputato di Avs, Angelo Bonelli, che aveva posto l’interrogazione sull’opera da 13,5 miliardi e bollato come «vecchio di 26 anni» il progetto.

Secondo Bonelli, «Nella delibera Cipess ci sono gravi profili d’illegittimità che sono stati evidenziati dalla Corte dei Conti e in un paese normale un governo che rispetta la legge e le istituzioni avrebbe ritirato il progetto sul Ponte che sottrae 15 miliardi di euro ai cittadini dopo aver tagliato fondi al trasporto pubblico».

L’irritazione di Salvini si è stemperata con una battuta: «Se avessimo adottato le sue politiche del no, non avremmo l’autostrada del Sole e l’Av ma andremmo a cavallo nel nostro Paese». Poi, più serio, Salvini ha affermato che «Nessuna opera sarà definanziata per pagare il Ponte da Bolzano a Palermo. Ognuno la pensa come vuole, noi intendiamo andare avanti con il Ponte. Che un ponte non abbia interesse pubblico lo scopro oggi, un’opera pubblica che coinvolgerà 120 mila posti di lavoro e quindi dire di no a questi posti di lavoro mi sembra curioso da parte di alcune forze politiche o sindacali di sinistra».

Numerose le reazioni da parte delle forze politiche che sostengono la fattibilità dell’Opera.

Il Presidente della Regiona Calabria Roberto Occhiuto ha dato ragione al vicepremier Salvini: «La decisione della Corte dei Conti è un grave danno per il Paese. Il Ponte sullo Stretto non rappresenta solo una grande infrastruttura che il Mezzogiorno attende da decenni, ma anche un’immensa occasione per la Calabria e per la Sicilia: la concreta possibilità che queste Regioni hanno di dimostrare al mondo intero che sono capaci di condurre a termine opere straordinarie.

Il Sud vuole opportunità, vuole misurarsi con sfide entusiasmanti, vuole concorrere per creare sviluppo e per competere con il resto del Paese.

«Trovo assurda la presa di posizione della Corte dei Conti, ma sono certo che il governo andrà avanti in un processo ormai non più reversibile».

Analoga la posizione del sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Matilde Siracurano (compagna del Presidnete Occhiuto e deputata di Forza Italia): «Il governo ha creduto sin dall’inizio nella realizzazione del Ponte, un’infrastruttura non più rinviabile, indispensabile per lo sviluppo e la modernizzazione dell’intero Mezzogiorno. Attendiamo di leggere le motivazioni, ma è difficile comprendere la logica di una decisione che appare più politica che tecnica».

Secondo la deputata leghista Simona Loizzo, «Il Ponte sullo Stretto è un’opera strategica, inserita nel corridoio Ten-T, capace di creare sviluppo, essere motore per la crescita di Calabria e Sicilia e di tutto il Mezzogiorno. Eppure, la Corte dei Conti sceglie di bloccare tutto. Una scelta illogica, che non fa il bene del Paese, una ingerenza contro un Governo che vuole costruire».

Ovviamente, l’opposizione gongola per il temporaneo blocco dell’Opera. Il segretario regionale calabrese del PD, Nicola Irto, senatore e capogruppo in Commisisone Ambiente ha affermato che «La mancata approvazione della delibera CIPESS non è un cavillo tecnico, ma proprio la prova che il progetto bandiera della destra è stato costruito in fretta, senza basi giuridiche solide e con una gestione delle risorse a dir poco opaca. Una illusione, come abbiamo più volte detto. Meloni e Salvini hanno venduto agli italiani un’illusione, mentre gli organi di controllo dello Stato certificano che non tutto quello che si annuncia nei talk show può diventare realtà per decreto. È un fallimento politico e istituzionale: mesi di conferenze stampa, slogan e passerelle e alla fine l’illusione si ferma davanti alla prima verifica di legalità. Invece di cercare capri espiatori, il Governo dovrebbe fare autocritica e smettere la propaganda elettorale. L’Italia ha bisogno di serietà, non di cantieri fantasma».
Come si ricorderà, il Cipess (Comitato Interminisateriale per la Programmazione economica e lo Sviluppo Sostenibile) aveva varato la delibera sul Ponte lo scorso 6 agosto. A settembre la Corte dei conti, cui toccava verificare il rispetto da parte della delibera del Cipess di leggi e norme, aveva chiesto una serie di chiarimenti al governo sul progetto definitivo del ponte. Nelle sei pagine di osservazioni inviate alla presidenza del Consiglio, i magistrati contabili avevano espresso dubbi sulle procedure seguite dal governo, in particolare sulle deroghe ai vincoli di protezione ambientale e sull’aumento delle spese per la costruzione del ponte e delle opere collegate, come strade e ferrovie. Nelle scorse settimane erano stati gli ulteriori approfondimenti richiesti e la documentazione necessaria a sostegno della validità del progetto. ieri, inattesoa la bocciatura e il mancato visto che avrebbe autorizzato la pubblicazione della delibera Cipess sulla Gazzetta Ufficiale con il consgeuente avvio dei lavori preliminari già programmati.

L’amministratore delegato della Stretto di Messina Pietro Ciucci ha detto di aver accolto «con grande sorpresa l’esito del controllo di legittimità operato dalla Corte dei Conti che non ha ammesso al visto e alla conseguente registrazione la delibera Cipess n. 41/2025 del Ponte sullo Stretto. Tutto l’iter seguito è stato sempre svolto nel pieno rispetto delle norme generali e speciali italiane ed europee relative alla realizzazione del ponte. Restiamo in attesa delle motivazioni mantenendo l’impegno di portare avanti l’opera, missione che ci è stata affidata da tutto il governo e dal ministero delle Infrastrutture in attuazione delle leggi approvate dal Parlamento italiano».

Caustico il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha così commentato su Twitter (X) la decisione della Corte dei Conti: «Non è ammissibile che in un Paese democratico la magistratura contabile decida quali siano le opere strategiche da realizzare. Quella sul Ponte dello Stretto da parte della Corte dei Conti è una decisione che mi lascia esterrefatto e che arriva alla vigilia dell’ultimo voto in Parlamento per realizzare la riforma della giustizia. Il Governo andrà avanti».

Anche da parte siciliana c’è molta amarezza. Secondo il Presidnete della Regione Siciliana Renato Schifani si tratta di «una decisione che sa molto di ingerenza e che rischia di paralizzare l’azione di governo, ostacolando un’opera strategica per lo sviluppo dell’Italia e per il futuro della Sicilia.  Un conflitto apparente tra poteri che abbiamo già vissuto e segnalato anche in Sicilia. Il Ponte sullo Stretto  è un’infrastruttura attesa da decenni dai nostri cittadini e dal nostro sistema produttivo. Ribadisco la mia piena sintonia con il governo nazionale e con il ministro Salvini, che ringrazio per la determinazione dimostrata in questi anni. Continueremo a difendere con forza il diritto della Sicilia a colmare un divario infrastrutturale che dura da troppo tempo».

L’OPINIONE / Nino Mallamaci: contro il Ponte

PONTE SULLO STRETTO, «LA DITTATURA DELLA MINORANZA»
Siamo stati in tanti, nell’ultimo anno e mezzo, da quando questo sciagurato ministro contro il Sud e il governo del quale fa parte hanno resuscitato il progetto del ponte sullo Stretto, a chiedere che si tenesse un referendum nelle regioni direttamente interessate, Calabria e Sicilia. Anche solo consultivo, per capire quale fosse l’orientamento dei cittadini. I risultati del sondaggio Demos per Repubblica fanno capire il motivo per il quale il ricorso a questo Istituto di democrazia diretta è stato cassato senz’appello. Limitandosi alle due aree centro sud e sud e isole, il verdetto è chiarissimo: rispettivamente, 35 e 31 % di favorevoli. In democrazia, esistono degli strumenti che servono a scongiurare la c.d. dittatura della maggioranza (pesi e contrappesi, checks and balances), in verità sempre di più messi in discussione, o calpestati senza ritegno, dai fautori della democrazia illiberale (un vero e proprio ossimoro). Tra questi il governo italiano, impegnato in una lotta senza quartiere contro la magistratura europea, costituzionale, ordinaria e contabile, contro i mass media indipendenti, e contro chiunque osi mettere in discussione l’operato dell’esecutivo compiendo soltanto il proprio dovere istituzionale. Nella vicenda ponte siamo in presenza addirittura di un caso di dittatura della minoranza, capitanata (termine non casuale) da un esponente della Lega che fino a ieri copriva di contumelie il Sud e i suoi abitanti, salvo poi reinventarsi paladino di coloro che disprezzava e, certamente, disprezza ancora. Tante volte abbiamo sentito i sostenitori del ponte lanciare appelli per una mobilitazione a favore di questa realizzazione. Ne abbiamo viste? Manco una! Il motivo, anche in questo caso, può essere rintracciato nei risultati del sondaggio. Chi decide sulle nostre teste sapeva e sa bene che un evento del genere avrebbe mostrato il re nudo. Il ministro, dal canto suo, proprio per tenere a bada il suo zoccolo duro di elettori, ha subito chiarito che della costruzione del ponte si avvantaggeranno le imprese del Nord, in primis quelle lombarde (peraltro nel settentrione il consenso è ancora più basso). E qui viene in rilievo un secondo aspetto altrettanto importante della questione. Questa vicenda rappresenta non solo un caso di scuola di esercizio di un potere illimitato da parte della minoranza. Essa è anche un esempio eclatante, emblematico, di pratica coloniale. Tu, popolo calabrese e siciliano, reclami l’alta velocità fino a Reggio Calabria, il completamento della 106, opere per frenare il dissesto idrogeologico e per portare l’acqua nelle case, strade ferrate e autostrade per ridurre le distanze tra territori della Sicilia? Ma io so’ io, e voi…Il marchese del Grillo “se ne frega”, e prosegue imperterrito, scrollando le spalle davanti alla miriade di problemi di ogni genere che rendono la sua impresa, oltre che inutile, impossibile. Ma la pratica colonialistica sarebbe molto più complicata da attuare se mancasse un fondamentale tassello del mosaico, quello che ha permesso al fascismo la conquista (effimera e criminale) di una parte dell’Africa e alla classe dirigente repubblicana di trasformare il Meridione in un mero mercato per i prodotti del Nord: gli ascari. Non stiamo affermando che tutti gli schierati a favore del ponte appartengano a questa categoria. Ce ne sono tanti, molti dei quali poco informati o preda della disinformazione, che in buona fede vogliono vedere il ponte svettare tra le sponde di Scilla e Cariddi. Poi ci sono gli ascari veri e propri, coloro che si schierano per convenienza personale o partitica, per ordini di scuderia, per conquistare magari uno strapuntino nella grande tavola imbandita. Sono i peggiori. Non badano alla devastazione del territorio, alle difficoltà di centinaia di famiglie, all’isolamento che deriva dal definanziamento dell’alta velocità. Sono quelli che negano l’evidenza, che promettono, rassicurano, ammansiscono, accarezzano. Se le cose andranno come, legittimamente, si teme (vedi alla voce ecomostro di Cannitello) i primi responsabili saranno questi soggetti. Purtroppo, sappiamo già che non pagheranno alcun fio, ed alcun rossore affiorerà sui loro visi. Mentre la nostra terra si scoprirà più povera di prima e, il che forse è peggio, con la dignità calpestata dai soliti noti.  (nm)

Matteo Salvini in Calabria: Ponte, ora la palla passa ai progettisti

«Un’opportunità storica per il Sud»: così il vicepremier e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini nell’incontro di ieri al Pilone di Santa Trada (RC) nell’incontro per parlare dell’approvazione del Cipess del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto. Uno scenario incantevole dal Pilone, per una performance anche di chiaro sapore elettorale: accanto a lui il Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso (che è anche segretario regionale della Lega) il quale ha voluto sottolineare che ormai è sdoganata la posizione nordista del suo partito. La Lega non può essere più accusata di trascurare il Sud giacché sul Mezzogiorno sono stati puntati gli sforzie e l’impegno del ministro Salvini.

Salvini, pur mostrandosi largamente soddisfatto del traguardo raggiunto, ha voluto spegnere gli entusiasmi: siamo all’arrivo, ma bisogna attendere la Corte dei conti e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Quindi tra settembre e ottobre apriranno i primi cantieri: ora la palla passa a progettisti, ingegneri, architetti, tecnici. La fine dei lavori tra il 2032 e il 2033 con il primo attraverso stabile sullo Stretto di Messina. (rr) 

Salvini oggi a Santa Trada (RC) per illustrare il Ponte che verrà

Stamattina al Pilone di Santa Trada, da cui si gode un incantevole e straordinario panoran+ma dello Stretto, il ministrro delle Infratsruttture Matteo Salvini illustrerà in un incontro pubblico come verrà realizzato il Ponte, dopo l’approvazione di ieri da parte del Cipess del progetto definitivo. «Sarà il ponte a campata unica più lungo del mondo» ha gia detto il ministro nella conferenza stampa seguita all’approvazione del Cipess e oggi, con grande soddisfazione, illustrerà le fasi esecutive del progetto, con i primi cantieri che apriranno tra settembre e ottobre.

Particolarmente significativa la partecipazione alla riunione del Cipess della Presidente del Consiglio  Giorgia Meloni: «Una tappa fondamentale dell’azione di questo governo.– ha detto – Si tratta di un’opera strategica per lo sviluppo di tutta la nazione.  “Non è un’opera facile ma lo riteniamo un investimento sul presente e sul futuro dell’Italia: sarà un’Italia più connessa e coesa.

Alla conferenza stampa Salvini, con a fianco il sottosegretario al Mit Alessandro Morelli, ha voluto sottolineare l’emozione: «Non si era mai arrivati alla approvazione del progetto definitivo con l’intera copertura economica e la condivisione dei territori. Le risorse sono quelle garantite dalla manovra del 2024: 13,5 miliardi. Un risultato frutto di “un lavoro a più mani».

Il via libera del  del Cipess, però, non è l’ultimo tassello di questa lunga procedura autorizzativa. Bisogna attendere la pubblicazione della delibera in Gazzetta Ufficiale e la registrazione della Corte dei Conti: solo a quel punto il ponte entrerà nella fase realizzativa. Sui tempi Salvini ha mostrato ottimismo: «Tra settembre e ottobre conto di partire con i cantieri, lavori ed espropri. Per l’attraversamento invece l’obiettivo è tra il 2032 e il 2033». (rr)

PONTE E OPERE COMPLEMENTARI: SISTEMA
INTEGRATO PER LO SVILUPPO DEL SUD

di MASSIMO MASTRUZZOTra le critiche più ricorrenti al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina c’è quella secondo cui ci sarebbero “altre opere più urgenti o utili” da realizzare prima.

Ma questa argomentazione, pur legittima nel merito, rischia di semplificare e distorcere la realtà: il Ponte non è un’opera isolata, ma il fulcro di un sistema infrastrutturale molto più ampio e strategico, fatto di strade, ferrovie, interconnessioni e interventi di riqualificazione territoriale. Un insieme organico di opere complementari già programmate, molte delle quali già finanziate e in corso di realizzazione, che diventano davvero funzionali e sostenibili proprio grazie alla presenza del Ponte.

Le opere complementari: ferrovia e intermodalità

Il Ponte non porterà solo auto da una sponda all’altra dello Stretto: collegherà due sistemi ferroviari oggi disallineati, restituendo continuità alla dorsale Palermo-Catania-Messina-Villa San Giovanni-Salerno. In particolare:

Il potenziamento dell’asse ferroviario Palermo–Catania–Messina, con investimenti superiori agli 11 miliardi di euro, finanziati in parte dal PNRR e dal programma TEN-T dell’Unione Europea. Tra i cantieri più rilevanti: il raddoppio della tratta Fiumefreddo-Giampilieri (oltre 2 miliardi), e la tratta Bicocca-Catenanuova (circa 600 milioni).

Il nodo intermodale di Messina e Villa San Giovanni, pensato per connettere passeggeri e merci in modo fluido, diminuendo drasticamente i tempi di attraversamento e i costi logistici.

Senza il Ponte, molte di queste tratte perderebbero parte della loro funzionalità sistemica e rischierebbero di rimanere infrastrutture isolate.

La viabilità stradale: integrazione e fluidità

Anche per la viabilità su gomma è previsto un ampio piano di opere complementari:

L’adeguamento dell’Autostrada A2 “del Mediterraneo” sul versante calabrese, per gestire in modo efficiente i nuovi flussi veicolari.

La Tangenziale Nord di Messina, indispensabile per liberare la città dal traffico urbano e raccordare il ponte alla rete autostradale.

L’ammodernamento delle Strade Statali 113 e 114, con rampe e viabilità secondaria che garantiranno accessibilità capillare al territorio.

Nessun conflitto tra il Ponte e le “opere utili”

È importante chiarire un punto: le risorse destinate al Ponte e alle sue opere complementari provengono da fonti specifiche, tra cui fondi europei (TEN-T), PNRR e stanziamenti pluriennali del Mit. Non sono alternative agli investimenti su sanità o istruzione. Non esiste, dunque, un “conflitto di priorita” fra la realizzazione del Ponte e la costruzione di scuole o ospedali. Anzi, molte delle opere complementari sono state sbloccate proprio perché rese più urgenti e strategiche dal progetto del Ponte.

Un’opera sistemica per superare l’isolamento infrastrutturale

Il Sud Italia soffre da decenni un deficit infrastrutturale che penalizza mobilità, investimenti e competitività. Il Ponte, insieme alle opere complementari, non è solo una risposta ingegneristica, ma un cambio di paradigma: integrazione reale tra Sicilia e continente, accessibilità, continuità logistica, attrazione di capitali e imprese. In una parola: sviluppo.

Un’opera da valutare non isolatamente, ma come parte di una visione più ampia, moderna e responsabile. (mm)

 

[Massimo Mastruzzo, direttivo nazionale MET – Movimento Equità Territoriale]

PONTE, SALVINI A REGGIO
PER IL TOUR ANTIMAFIA: «MI FIDO DELLA CALABRIA»

di CLAUDIO LABATECredo nella Calabria, credo nei giovani calabresi, negli ingegneri, nelle imprese, negli artigiani, e il Ponte sarà un acceleratore di sviluppo per tutto quello che i calabresi aspettano da 50 anni».

Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini si sente rinfrancato e «rafforzato» dalle riunioni che hanno scandito le tappe del “tour antimafia” pensato per dare un segnale forte, di cooperazione e legalità, in vista dei lavori per il Ponte sullo Stretto. Una nota di Palazzo, d’altra parte, informa che nel corso della riunione «estremamente positiva», sono emerse «tante idee e la totale sintonia» tra il ministro Salvini e i presenti, tra cui il Prefetto Clara Vaccaro, il Procuratore Giuseppe Lombardo, i sindaci di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà e di Villa San Giovanni Giusi Caminiti.

«Grazie al ponte – ha detto il ministro dialogando con la stampa – l’alta velocità arriverà a Reggio Calabria, è in fase di progettazione la 106, su cui abbiamo messo 3 miliardi, e quindi sapere che lasceremo in eredità a chi verrà più di centomila posti di lavoro e le aziende del territorio coinvolte è qualcosa che mi rende orgoglioso».

In particolare, la nota del Mit, ha sottolineato che «c’è piena condivisione» sul tema dei controlli anti criminalità, su cui Salvini ha poi ribadito che «ovviamente occorrerà tutti vigilare su infiltrazioni, appetiti, ‘ndrangheta, mafia… è chiaro che non è una questione calabrese, quelli che dicono non fare il ponte perché sei in Calabria e in Sicilia e quindi ci sono la mafia e la ‘ndrangheta insultano. Non è stata la stragrande maggioranza dei calabresi e dei siciliani, però oggi col procuratore, con l’Università, coi sindacati, con Confindustria, coi carabinieri, con tutti abbiamo messo a terra il massimo dell’attenzione possibile. La lotta alla mafia la crei se dai opportunità di lavoro e speranza per i ragazzi del territorio».

Indipendentemente dai tempi del Cipess, per Salvini è importante ribadire che «l’obiettivo è che l’estate 2025 sia l’estate dell’avvio dei cantieri, il che vuol dire bonifiche, indagini geotermiche, espropri, con abbondanti indennizzi ovviamente per tutte le persone coinvolte, e quindi conto di rivederci a progetto approvato, a ingegneri e operai al lavoro, perché creare lavoro per me è la cosa fondamentale».

L’occasione è stata quindi propizia anche per tornare sullo scontro con il Quirinale, i cui sviluppi Salvini affida al lavoro che sta portando avanti il collega Ministro dell’Interno. «Noi vogliamo essere ancora più cattivi, severi e trasparenti rispetto a quello che la normativa oggi prevede. Vogliamo che siano coinvolte le massime professionalità per non lasciar da solo i prefetti di Reggio Calabria e Messina a combattere. Loro sono eccezionali però, ripeto, è una terra dove bisogna verificare che neanche un euro finisca nelle tasche sbagliate». E a chi gli domanda se quella norma che era stata proposta ritornerà, il Ministro risponde «stiamo lavorando perché lo spirito che sostiene le prefetture, l’antimafia, le forze dell’ordine, possa avere ulteriori uomini e professionalità. Il nostro obiettivo – ha ribadito – è di prevenire qualsiasi malintenzionato». Salvini poi aggiunge anche di essere molto contento dell’approvazione del decreto sicurezza che dà più poteri e tutele legali alle forze dell’ordine, «e scelgo uno dei tanti episodi che permette lo sgombero immediato delle case occupate abusivamente da chi non ha titolo di farlo oltre che prevedere una stretta sulle truffe agli anziani. Quindi sono molto soddisfatto di quel testo».

Insomma, il vice premier garantisce sull’alto livello di guardia mantenuto da tutti coloro che ruotano attorno alla mega opera confermando che già la Procura e la Prefettura sul tema degli espropri stanno facendo ricognizioni su nomi e cognomi, indirizzi e proprietà. «Poi, ripeto, quando coinvolgi centomila lavoratori, migliaia di imprese in tutta Italia, è chiaro che devi essere assolutamente attento 24 ore su 24, però io mi fido, io mi fido della Calabria e mi fido della Sicilia».

Naturalmente il Ministro ha chiaro il fatto che parteciperanno aziende di tutta Italia ma sul tema ribadisce: «A me interessa soprattutto che le aziende, gli artigiani, professionisti calabresi e siciliani siano protagonisti».

E protagonisti della giornata sono anche coloro che il Ponte non lo vogliono. Sin da ieri un tam tam di messaggi social e privati chiamava alla mobilitazione, ma ad accogliere il Ministro in piazza non erano proprio in tanti. Di certo rumorosi con slogan, bandiere, fischietti e trombette.

«Io rispetto – ha detto ancora il ministro – su 7 milioni di persone, anche le 50 persone che sono fuori a insultarmi. Ognuno è libero di protestare, di non volere ponti, autostrade, ferrovie porti e aeroporti, siamo in democrazia».

Il caso Cutro

C’è anche il tempo per rispondere alle domande dei cronisti su Cutro, il processo e il dietrofront di Occhiuto. «Sono sicuro che donne e uomini alla Guardia Costiera ogni giorno h24 fanno il massimo per salvare vite, e nessuno mai mi convincerà che un uomo o una donna in divisa non fa il massimo mettendo a rischio la sua vita per salvare altre vite». E a chi gli fa notare che un sindacato della Guardia Costiera sostiene che avrebbe chiamato Occhiuto per fargli ritirare la richiesta di parte civile, lui fa spallucce e serafico afferma di non sentire il presidente della Regione da parecchio tempo. (cl)

[CourtesyLaCNews24]

Ciucci (Ad Stretto): In estate avvio lavori Ponte sullo Stretto

I lavori del Ponte sullo Stretto prenderanno il via in estate. Lo ha annunciato Pietro Ciucci, amministratore delegato di Stretto di Messina, intervistato dal nuovo settimanale economico “Moneta”, tracciando lo stato di avanzamento dell’opera.

Nell’intervista, Ciucci ha ricordato lo stato dell’iter – che lo scorso mercoledì ha registrato l’approvazione del report Iropi dal Consiglio dei Ministri – mentre sono in corso di predisposizione le comunicazioni al Ministero dell’Ambiente e alla Commissione Europea per gli aspetti relativi alla valutazione di incidenza ambientale. Tali procedure verranno concluse dopo Pasqua.
Il via libera del Cipess, che avrà luogo a valle dell’intero iter autorizzativo, è previsto a giugno e consentirà di potere avviare la progettazione esecutiva e il programma delle opere anticipate, quali accantieramento, bonifica da ordigni bellici, indagini archeologiche e, in maniera graduale, le procedure espropriative.
L’amministratore delegato ha ricordato che il ponte è stato oggetto di critiche e fake news, come quella che l’opera sia già costata miliardi di euro mentre invece, come si evince dai bilanci di Stretto di Messina, sono stati spesi circa 300 milioni da quando è stata costituita la società, negli anni ‘80.
Il Ponte prevede un investimento complessivo pari a 13,5 miliardi – a fronte di un impatto sul Pil nazionale di 23 miliardi di euro – e ha già ottenuto il benestare di Governo e Ue.
Ciucci ha inoltre ricordato che la realizzazione del ponte verrà accompagnata da un grande piano di investimenti, pari a 70 miliardi di euro, su strade e linee ferroviarie di Sicilia e Calabria.
L’amministratore delegato ha infine citato le aziende che parteciperanno all’opera: il contraente generale Eurolink, guidato dall’italiana Webuild, affiancata da partner esteri di rilievo come la giapponese IHI, la spagnola Sacyr e la danese Cowi; la statunitense Parsons Transportation Group che, nel ruolo di Project Management Consultant, garantirà il controllo indipendente degli aspetti progettuali e costruttivi; Edison Next Environment, che monitorerà le ricadute ambientali e socioeconomiche. (rrm)

Il Consiglio dei ministri approva il report Iropi

Il Consiglio dei ministri, riunitosi oggi, ha approvato l’attestazione dei motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (Iropi) relativi alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, «opera strategica per il Paese».

Lo ha reso noto il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sottolineando di come «si tratta di un passaggio rilevante  e che avvicina l’approvazione al Cipess e il conseguente via libera ai lavori. Grande soddisfazione da parte di Matteo Salvini».

«L’approvazione del report Iropi è un altro passaggio fondamentale e consentirà di perfezionare le previste comunicazioni alla Commissione Europea per il completamento della Valutazione di Incidenza Ambientale», ha detto con soddisfazione Pietro Ciucci, ad di Stretto di Messina.

«A questo – ha spiegato – seguirà l’esame del progetto definitivo e del piano economico finanziario da parte del Cipess, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile. Dopo l’approvazione del Cipess, nella seconda metà del 2025, saranno avviati i primi lavori e la progettazione esecutiva dell’intera opera».

«Il Ponte sullo Stretto è opera prioritaria per il Paese – ha ricordato – e si avvicina l’apertura dei cantieri». Lo ha affermato il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini in un video nel quale, commentando la decisione del Cdm sul riconoscimento di opera prioritaria, ne ha indicato alcuni aspetti: «Significa 120mila posti di lavoro, diretti e indiretti, creati in tutta Italia; significa meno inquinamento con 200mila tonnellate di Co2 non immesse nell’aria; significa risparmiare un’ora e mezzo in macchina e 2 ore in treno; significa dare lavoro a tantissime imprese su tutto il territorio nazionale».

«È un’ottima notizia l’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, dell’attestazione dei motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (IROPI) relativi alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina», ha commentato Filippo Mancuso, commissario regionale della Lega.

«È un atto rilevante – ha sottolineato – che merita di essere segnalato, perché è propedeutico per l’approvazione al Cipess con il conseguente via libera ai lavori. Il dinamismo del ministro Salvini ha finalmente tolto dalle nebbie il sogno di un’opera avanguardistica che contribuirà a cambiare profondamente l’attuale condizione di marginalità fisica e sociale di questa parte del Sud, collegandola stabilmente all’Italia e all’Europa».

Per il deputato calabrese della Lega Domenico Furgiuele, «dal Cdm arriva un passo avanti fondamentale per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Un’ottima notizia, frutto del grande lavoro che Matteo Salvini sta profondendo al Mit: il Ponte sullo Stretto è un’opera strategica non solo per Calabria e Sicilia ma per tutto il Paese. Avanti così, per lo sviluppo delle infrastrutture italiane e per il rilancio del nostro Mezzogiorno».

Per la senatrice della Lega, Tilde Minasi, è «un importante risultato per l’intero Paese l’ok che arriva dal Consiglio dei ministri che ha approvato l’attestazione dei motivi imperativi di rilevante interesse pubblico relativi alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Prossimo step sarà, quindi, l’approvazione al Cipess e il conseguente via libera ai lavori».

«Si tratta di una grande opera – ha aggiunto – che valorizzerà il Mezzogiorno, l’Italia e non solo. Con il ministro Matteo Salvini al Mit garantiamo finalmente sviluppo al Sud, umiliato per troppi anni da certa sinistra irresponsabile».

«Il ponte opera di rilevante interesse strategico? Per chi? Per Salvini e per chi intascherà 14 miliardi di euro di soldi pubblici per un’opera la cui fattibilità non è mai stata analizzata da alcun organismo tecnico dello Stato?», chiede Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde.

«Il Governo punta a dichiarare per legge gli Iropi – ha spiegato – ma gli Iropi non vanno semplicemente dichiarati (neppure per legge): devono essere dimostrati, e devono essere coerenti con l’articolo 6.4 della Direttiva Habitat. In caso contrario, anche la legge che li dichiara è nulla, perché in contrasto con la normativa europea».

«Mentre l’Italia subisce le conseguenze economiche dei dazi– ha concluso – e la premier vuole spostare risorse dai fondi per lo sviluppo e la coesione – che servono per costruire scuole, ospedali e strade nel Sud – il Governo continua con l’insensato progetto di spendere 14 miliardi di euro per il ponte. Risorse che andrebbero invece destinate ad affrontare l’attuale crisi economica».

«Aspettiamo di leggere il fantasmagorico passaggio approvato in Cdm che porterà all’apertura del cantiere del ponte sullo Stretto», hanno detto i parlamentari M5s in commissione Trasporti e Infrastrutture di Camera e Senato, Antonino Iaria, Roberto Traversi Giorgio Fede, Ilaria Fontana, Patty L’Abbate, Daniela Morfino, Agostino Santillo, Gabriella Di Girolamo, Elena Sironi e Luigi Nave.

«Sta di fatto – hanno concluso – che anche questa volta, a tre giorni dai capricci bambineschi di Salvini sul Viminale, Meloni usa quest’opera come contentino, facendo credere al leader della Lega che si partirà a brevissimo coi lavori quando non è così. Non è un governo quello italiano, ma un asilo Mariuccia». (rrm)

Ferrante (Mit): Iter Ponte all’insegna della trasparenza

Tullio Ferrante, rispondendo a una interrogazione in Commissione Trasporti alla Camera, ha riferito come «per garantire trasparenza, la documentazione progettuale e ambientale del Ponte è stata trasmessa alle istituzioni competenti e pubblicata sui siti ufficiali, oltre a essere inviata a Senato, Camera e Presidenza del Consiglio».

«Il decreto-legge n. 35 del 2023, convertito in legge n. 58 del 2023 – ha spiegato – disciplina la realizzazione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria, stabilendo procedure specifiche per progettazione, approvazione e cantierizzazione. L’articolo 3 prevede che l’approvazione del progetto da parte del Cipess sostituisca ogni altra autorizzazione, senza richiedere la trasmissione del progetto al Consiglio superiore dei lavori pubblici».

«Un Comitato scientifico indipendente – ha proseguito – ha espresso parere favorevole sul progetto definitivo ed esecutivo. Il progetto è supportato da oltre 300 elaborati geologici e circa 400 indagini specifiche. In merito alle penali, la società Stretto di Messina ha riattivato i rapporti con Eurolink tramite atti prodromici a titolo gratuito».

«Il contratto originario – ha concluso – tornerà efficace solo con un atto integrativo, rinuncia al contenzioso e approvazione del progetto da parte del Cipess. In caso di mancata approvazione, nessuna penale sarà applicata. Il decreto infrastrutture (DL 89/2024) introduce ulteriori controlli, prevedendo l’asseverazione dell’importo aggiornato del contratto da parte di un soggetto qualificato nominato dal Mit». (rrm)