L’OPINIONE / Pino Gesmundo: Ponte, già spesi sul nulla 1,1 mld

di PINO GESMUNDO – Dal 1981 ad oggi sono stati spesi sul nulla più di un miliardo e cento milioni di euro, e appare tuttora un’incognita il costo finale dell’opera. Tra il 1981 e il 1997 sono stati spesi 135 miliardi di lire per vari studi di fattibilità iniziale.

Nel 2013 il Governo Monti liquida la società, costo 342 milioni fra penali e indennizzi, ai quali si aggiungono altri 130 milioni già spesi per altri studi di fattibilità. Pende ancora in giudizio una richiesta di risarcimento di Eurolink di 657 milioni di euro per illegittimo recesso e ci sono altri contenziosi attivi. Dal 2005 le previsioni di spesa sono più che triplicate, attestandosi ad oggi a 14,6 miliardi di euro, dato puramente indicativo, perché la scelta di procedere per fasi costruttive non permette a nessuno di quantificare l’effettivo costo del Ponte. La cosa già chiara, però, è che con l’emendamento della lega, si sottraggono 7 miliardi di euro al Fondo di coesione e sviluppo di tutto il Mezzogiorno.

L’INVG ha dovuto smentire il Governo, chiarendo che i due ricercatori hanno lavorato a titolo personale. Ma ammesso che non sia obbligatorio il parere dell’INVG, davvero l’Esecutivo intende procedere senza il parere della massima istituzione scientifica italiana sul tema? Bastano le banali previsioni del Ministro dei Trasporti?
Il CNR e l’ISPRA, poche settimane fa, hanno confermato il loro grido d’allarme sul rischio di costruire un’opera su due faglie che continuano ad allontanarsi e nel mentre la Presidente Meloni continua nel suo tentativo di procedere in deroga alla norma che viete l’edificabilità su faglie sismiche.
Già oggi 3.000 imprese sono sottoposte a procedura di esproprio e 450 nuclei familiari sono costretti a lasciare le proprie abitazioni senza nessuna prospettiva per il loro futuro.
Si fermi questo scempio e si affrontino i problemi reali del Mezzogiorno.
Si risolva definitivamente la nuova emergenza del dissesto idrogeologico e si migliori il sistema di approvvigionamento e distribuzione dell’acqua. Oggi, ad esempio, la Sicilia disperde 340 milioni di metri cubi di acqua l’anno per la vetustà del suo sistema di distribuzione e di invasi (con i suoi cittadini, che, per assurdo, hanno un indicatore tariffario fra i più alti d’Italia).
Si completi veramente l’alta velocità Salerno Reggio Calabria, si elettrifichi e si metta in sicurezza la ferrovia ionica e si completino le infrastrutture autostradali e ferroviarie siciliani e calabresi perché oggi, mentre si discute sul nulla il tempo di percorrenza tra Palermo a Siracusa con il treno è di circa 8 ore. (pg)
[Pino Gesmundo è segretario confederale Cgil]

La smentita, Stretto di Messina: Falso che sono stati spesi 1,1 mld

La Stretto di Messina Spa, tramite una nota, ha replicato alle dichiarazioni del segretario Gesmundo.

«Dal giugno del 1981, anno di costituzione della Stretto di Messina, al 2013 gli investimenti per la ricerca, lo sviluppo, gli studi di fattibilità – si legge nella nota – le progettazioni nonché l’esperimento di quattro gare internazionali sono stati pari circa 300 milioni».

«Un importo – ha concluso – assolutamente in linea con parametri internazionali nonostante il ponte sia un’opera con caratteristiche eccezionali». (rrm)

Il Comitato Ponte Subito: “Ok a impatto ambientale grande notizia”

Il Comitato Ponte Subito ha evidenziato come il via libera della Commissione Via-Vas al Ponte «conferma la bontà dell’impegno e delle competenze di progettisti, ingegneri, tecnici e scienziati che hanno lavorato alla stesura, e di recente all’aggiornamento, del grandioso progetto che unirà Calabria e Sicilia».

«Bene, anche – ha aggiunto il Comitato –le prescrizioni già richieste e numerose, che vanno nella direzione da noi sempre auspicata, cioè fornire indicazioni da parte dei tecnici che serviranno alla migliore progettazione esecutiva così come previsto dalle leggi».

«Adesso siamo molto fiduciosi – prosegue la nota – che anche l’ultimo decisivo tassello, quello del Cipess, arriverà nei tempi previsti e cioè entro la fine dell’anno, dando così il via libera ai lavori e segnando il punto di non ritorno per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, che sogniamo da decenni».

«Sono trascorsi, infatti – viene spiegato – 16 anni da quando ci siamo costituiti in un Comitato proprio per chiedere con forza la realizzazione del Ponte per favorire lo sviluppo, la crescita sociale ed economica e l’emancipazione di Calabria e Sicilia, e finalmente vediamo l’intenzione politica di recuperare tutto il tempo perduto nel governo Meloni e nel Ministro Salvini che stanno mantenendo l’impegno preso con gli elettori nella scorsa campagna elettorale».

«Dispiace assistere – si legge – alle continue bufale e fake news che dilagano anche sui giornali più autorevoli del Paese, anche nelle ultime ore con la solita favoletta del franco navigabile. La Società Stretto di Messina ha ufficialmente smentito quanto scritto da alcuni tra i principali giornali del Paese, escludendo che tra le prescrizioni del Mase ci sia quella del franco navigabile, già ampiamente chiarita da tempo. È evidente che i poteri forti del Paese remano contro la realizzazione dell’opera più importante d’Italia, il più grande investimento della storia nel Sud. Ma non abbiamo alcun dubbio che questo Governo, che ha già dimostrato perseveranza straordinaria, continui a lavorare per il bene del territorio e dei cittadini».

«Il Ponte – ha concluso Comitato Ponte Subito – rilancerà Calabria e Sicilia in una nuova dimensione, in una prospettiva totalmente diversa da quella storica fatta di emarginazione, sottosviluppo, povertà e arretratezza, elevando l’Italia ad un colosso industriale ed economico proprio grazie alla crescita del Sud che finalmente potrà competere ad armi pari rispetto al resto del territorio Nazionale una volta che sarà servito da infrastrutture e collegamenti adeguati. Il grande sogno è sempre più vicino». (rrc)

 

PONTE, LE COMMISSIONI VIA E VAS DANNO
IL VIA LIBERA PER L’IMPATTO AMBIENTALE

di SANTO STRATI – Dopo la dichiarazione di compatibilità ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente per la fattibilità del Ponte sullo Stretto, aspettiamoci una nuova ondata di reazioni di chi è contro il Ponte.

Pretesti e fumogeni scenari di apocalissi annunciate saranno all’ordine del giorno, ma le carte dicono il contrario: non ci sono ostacoli di impatto ambientale e strategico, il Ponte si può fare, si deve fare.

La sinistra che – ai tempi di Prodi – si era espressa favorevolmente ha poi cambiato parere probabilmente perché l’Opera è proposta da un Governo di destra. Con il sostegno di media ispirati alle posizioni benaltriste (e motivati dalla lobby no-ponte) – vengono sostenute tesi – basate sul nulla e prive di qualsiasi presupposto scientifico – che non fanno bene al territorio, che ha bisogno del Ponte per una nuova idea di crescita e sviluppo, anche dal punto di vista dell’attrazione turistica. Ma viene dimenticata una cosa fondamentale: senza l’Alta Velocità, le strade (in primis la 106 e le autostrade calabresi e siciliane) e una nuova e moderna idea di mobilità il Ponte sullo Stretto non serve. La sua realizzazione è legata alle opere collaterali che cambieranno (finalmente) in modo radicale il trasporto pubblico e la mobilità privata. È assurdo continuare a sostenere che con i soldi del Ponte si potrebbero “aggiustare” le strade e sistemare i viadotti: le strade di collegamento (e non solo limitrofe) andranno comunque modernizzate e rese sicure, proprio perché funzionali al Ponte.

Adesso, con il via libera della Commissione tecnica della Valutazione di Impatto Ambientale (Via) e di Valutazione Ambientale Strategica (Vas) la strada per la realizzazione del Ponte sullo Stretto diventa in discesa e risulta finalmente percorribile. Occorre, ovviamente, attendere il parere definitivo del Cipess (Comitato Interministeriale di programmazione economica e di sviluppo sostenibile) che arriverà presumibilmente entro la fine dell’anno, per il via definitivo al progetto.

Sarà quella l’occasione per far cessare l’insistente (e pressoché inesistente) cicaleccio dei quattro gatti dei No Ponte che continuano a predicare di catastrofismo e di mancate autorizzazioni per l’area sismica dello Stretto? La verità è che una certa parte della politica, sostenuta peraltro da una ben consolidata lobby anti-Ponte, non si è fatta sfuggire l’occasione di cavalcare la diatriba no-pontista  per conquistare uno spicciolo di fama e visibilità.

Sarebbe il caso, una volta per tutte, stabilire che sono gli esperti (progettisti, ingegneri, tecnici, etc) gli unici che possano esprimere valutazioni e critiche, perché il rischio è che – almeno nell’area dello Stretto – 5 milioni di persone che ci vivono diventino tutti “esperti” pontisti (sia a favore che contro).

Un po’ quello che succede ai Mondiali di calcio, quando in Italia si contano più “commissari tecnici” che tifosi e ognuno si ritiene autorizzato a dire la sua, indicare la formazione e la tattica di gioco ideale. Ma lì si parla di pallone, roba da bar sport e ci può anche stare, sul Ponte cerchiamo di essere una volta tanto veramente seri e guardare soltanto a dati scientifici autorevoli e consolidati.

L’opera che – a nostro avviso – mostrerà al mondo di cosa sono capaci i progettisti italiani (peraltro ammirati e contesi dovunque) ha tutte le carte in regola per essere realizzata, o almeno così sostengono coloro che hanno firmato gli oltre 8000 documenti (del precedente tentativo di realizzazione stoppato da Mario Monti) e un’altra quintalata di carte che hanno aggiornato il progetto esistente. Quindi, se gli esperti dicono che si può fare, non si capisce quali siano gli ostacoli per unire le due coste.

Naturalmente, anche la nomina della Commissione Via è stata un ulteriore pretesto per fare dietrologia politica, giacché in questo Paese a nulla valgono le competenze scientifiche, ma si guarda – per contestare tutto e tutti – all’appartenenza politica dei componenti. È un’offesa al buon senso e alla professionalità della Commissione che può valutare non in base a pregiudizi e preconcetti (favorevoli o contrari) ma solo basandosi sui dati e sulla copiosa documentazione esistente.

A questo proposito, con una nota diffusa mercoledì sera, il Mase (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), ha fatto sapere che «la commissione tecnica di Valutazione dell’impatto ambientale (Via) ha completato nei termini le proprie attività approvando il parere di propria competenza sul progetto del Collegamento stabile tra Calabria e Sicilia comprendente il Ponte e i collegamenti stradali e ferroviari a terra».

La Commissione «si è pronunciata positivamente sulla compatibilità ambientale del progetto, così come integrato con la relazione del proponente (il consorzio Eurolink che ha come capofila la Webuild guidata da Pietro Salini) sul riavvio dell’iter del Ponte nel rispetto delle condizioni ambientali prescritte che dovranno essere ottemperate perlopiù nella fase della presentazione del progetto esecutivo».

Quali sono queste condizioni? Lo spiegano dal Ministero: «riguardano non solo l’ambiente naturale, terrestre, marino e agricolo, ma anche quegli aspetti relativi a progettazione di dettaglio per le opere a terra relativi a cantierizzazione, gestione delle materie, approvvigionamenti, rumore e vibrazioni».

Questo dovrebbe fugare ogni ulteriore perplessità sul lavoro della Commissione, giacché è stato esaminato ogni singolo aspetto della realizzazione del Ponte, che – ricordiamolo – era stato già dal 2001 inserito fra le infrastrutture strategiche, seguendo la procedura della Legge Obiettivo. Ma non illudiamoci: la controversia scatenata dalle lettera del Presidente del INGV (l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) Carlo Doglioni circa il mancato coinvolgimento dell’INGV, speriamo possa finire con un’audizione in Parlamento dello stesso Doglioni: non si possono animare pretestuosità in assenza di dati oggettivi e di presunte “autorizzazioni” negate (che non sono richieste), ma occorre fare chiarezza e smetterla con la disinformazione.

L’Amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, in attesa del parere del Cipess atteso per il 15 dicembre, continua a tenere un profilo basso e contenere gli entusiasmi: «È – ha detto – un importante passo avanti per il progetto e la realizzazione dell’Opera. La Commissione ha svolto un lavoro straordinario esaminando nei tempi di legge una progetto complesso come il ponte sullo Stretto. Ora il nostro impegno si concentra sulle prescrizioni espresse, che saranno valutate con grande attenzione, ricordando che la progettazione esecutiva per fasi ne agevolerà l’attuazione».

Al contrario, il vicepremier Matteo Salvini – che è anche ministro delle Infrastrutture, non ha nascosto la sua soddisfazione, lanciando una battuta ironica agli ambientalisti: «Vediamo se pesciolini, alghe e uccellini permettono all’Italia di fare quello che fanno tutti: cinesi, giapponesi, coreani, americani. L’Italia vista la dichiarata compatibilità ambientale può guardare al futuro».

Se vogliamo essere cattivi, le fake news che continuano a riempire i media sulla irrealizzabilità dell’Opera, se si potessero trasformare in cemento armato e tondini di ferro permetterebbero di costruirne due di ponti… La mistificazione è la parte che più ostacola la realizzazione del Ponte, infondendo timori, confondendo la popolazione, manipolando le stesse informazioni che provengono da fonti autorevoli e competenti.

Certo, è necessaria una costante e continua interlocuzione del territorio che non nasconde di temere solo una cosa: che si comincino i lavori e ci si ritrovi con un’altra incompiuta. Ma i fondi ci sono, e – soprattutto – non mancano le qualità del capitale umano specialistico che dovrà realizzare l’Opera.

In buona coscienza – lo ribadiamo – bisogna far parlare i tecnici e accogliere le indicazioni (positive o negative) sulla realizzabilità dell’Opera: non è il Ponte di Salvini, né di Sicilia e Calabria, ma un’opera dell’Italia, quella produttiva e industriale, che l’Europa ci chiede. (s)

 

L’OPINIONE / Giusy Caminiti: Ponte, leggeremo attentamente le 60 prescrizioni della Commissione

di GIUSY CAMINITI – Dalle poche notizie apprese a mezzo stampa circa il parere reso dalla commissione Via al progetto Ponte, un parere favorevole con prescrizione, non possiamo che evidenziare quanto sostenuto in tutti questi mesi: il nostro territorio è talmente fragile e talmente impattato dall’opera ponte che necessita di studi specifici, di dettaglio ed approfonditi, della presentazione di progetti analitici sulla risoluzione delle interferenze, del progetto di cantierizzazione dell’opera, al fine di entrare nel merito delle questioni poste a tutela del territorio.

Con grande attenzione leggeremo ciascuna delle 60 prescrizioni poste dalla commissione, ma già quanto ci viene consegnato dalla stampa evidenzia la bontà di quello che abbiamo sempre sostenuto: il progetto che sarà consegnato all’esito delle prescrizioni richieste sarà altra cosa rispetto al progetto definitivo oggetto di valutazione di impatto ambientale. Per questa ragione diventa ancora più fondato il deliberato consiliare del 23 ottobre che ha chiesto la sospensione della conferenza istruttoria davanti al Mit in attesa delle prescrizioni della commissione Via, la sospensione della dichiarazione di pubblica utilità da parte del Cipess per la mancata esatta individuazione delle aree da espropriare.

Leggiamo dalle note stampa che la commissione ha affrontato non soltanto gli aspetti ambientali e naturalistici, ma anche quelli relativi alle opere a terra, alla cantierizzazione, al monitoraggio ambientale: sono tutti i rilievi che questo ente territoriale ha posto nelle osservazioni iniziali e nelle osservazioni rese alle controdeduzioni della proponente Stretto di Messina.

La tutela del territorio passa dalle città che “ospiteranno” le opere del ponte e, atteso che la legge non ha previsto un dibattito pubblico preliminare, è nelle conferenze di servizi che questo ente farà valere le ragioni della Città. (gc)

[Giusy Caminiti è sindaca di Villa San Giovanni]

Ponte, il sindaco di Taurianova Basi: Via libera conferma lungimiranza di Salvini

Il sindaco di Taurianova, Roy Biasi, ha evidenziato come «il rilascio della Valutazione di impatto ambientale positiva e la conferma che la Commissione Europea potrà cofinanziare il progetto esecutivo consolidano in maniera indubitabile la base tecnica e finanziaria su cui Cipess poggerà le sue imminenti determinazioni definitive per l’avvio della fase realizzativa del Ponte sullo Stretto nei primi mesi del 2025».

«Considero il coro di voci che in maniera strumentale si è alzato per enfatizzare le prescrizioni indicate dall’organismo – ha proseguito – nient’altro che l’ennesima prova di quel terrorismo psicologico a cui le sinistre si sono dedicate per tentare in tutti i modi di negare quanto la scienza e l’Ue, invece, considerano non solo fattibile ma anche economicamente utile per realizzare finalmente il corridoio tra Helsinki e Palermo, togliendo definitivamente dalla marginalità i trasporti di Calabria e Sicilia».

«Una normalissima indicazione – ha aggiunto – di adeguamenti possibili di cui, ne sono certo, il proponente Eurolink farà tesoro fornendo come sempre alle popolazioni rassicurazioni fondante sulla tecnica e consentendo al Comitato interministeriale di esprimersi sulla parte finanziaria dell’opera forse prima di Natale».

«Si tratta – ha concluso Biasi – di un altro successo dovuto alla lungimiranza e alla tenacia con cui il vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini, ha dimostrato che il governo Meloni è capace di difendere una progettazione da 13 miliardi di euro che non a caso sta ricevendo tutti gli input operativi, economici e politici necessari».

Ponte, Ferrante (Mit): Ok a impatto ambientale step decisivo

Per il Sottosegretario al Mit, Tullio Ferrante, «il parere favorevole al Ponte sullo Stretto da parte della Commissione Tecnica di Valutazione dell’impatto ambientale è uno step decisivo, che conferma la validità del nostro progetto e smentisce le posizioni ideologiche della sinistra».

«Il Ponte – ha spiegato – non servirà solo a collegare Calabria e Sicilia, ma il nostro Paese all’Europa: un’opera strategica targata Forza Italia, perché il progetto scelto come attuale base dell’opera e promosso dalla Commissione VIA porta la firma del nostro Presidente Silvio Berlusconi. Oltre ad essere un’infrastruttura prioritaria per lo sviluppo economico e sociale, è anche il simbolo di una nuova fase per il Sud e per tutto il Paese».

«Con il sì a quest’opera – ha concluso – vince l’Italia del fare, un’Italia più moderna e interconnessa, che crede nello sviluppo e non si arrende alla logica del disfattismo». (rrm)

Sasso (Lega): Parere favorevole a Ponte una svolta storica

Per il commissario regionale della Lega, Rossano Sasso, il parere favorevole della Commissione tecnica di valutazione dell’impatto ambientale sul Ponte sullo Stretto di Messina è «un passo storico che segna l’inizio di una nuova era di sviluppo per la Calabria e per tutto il Sud».

«Grazie all’impegno del Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, l’Italia può ora guardare – ha aggiunto – con maggiore fiducia al futuro, puntando su opere concrete, sulla crescita e sul progresso. Il Ponte sullo Stretto rappresenta non solo un’opera infrastrutturale, ma un simbolo di collegamento, inclusione e opportunità per la nostra regione».

«Lavoriamo per una Calabria protagonista – ha concluso – e che sappia dire ‘sì’ al cambiamento e al progresso. Siamo pronti ad andare avanti con determinazione, sostenendo il progetto e guardando al futuro con ottimismo. Viva la Calabria, viva l’Italia dei sì». (rcz)

La Stretto di Messina Spa replica a La Repubblica: Non manca alcun “via libero sismico” o “certificazione”

La Stretto di Messina Spa replica all’articolo pubblicato nei giorni scorsi da La Repubblica, evidenziando come «il progetto definitivo del ponte sullo Stretto è completo e molto approfondito, non manca di alcun “via libera  sismico” o “certificazione” come riportato nell’articolo».

1Ricercatori di INGV hanno collaborato con il Contraente Generale Eurolink – viene spiegato nella nota – sia nella fase di redazione del Progetto definitivo del 2011, sia nel recente aggiornamento per la ulteriore definizione nel dettaglio del quadro geosismotettonico, non solo mediante analisi bibliografiche, ma anche mediante rilievi in sito, prospezioni geosismiche, sondaggi geognostici. Il Dipartimento Scienze della Terra dell’Università la Sapienza di Roma, incaricata da Eurolink per approfondimenti, ha stipulato recentemente un accordo scientifico con INGV per l’aggiornamento del quadro geosismotettonico. Inoltre, la Stretto di Messina ha recentemente stipulato un accordo di collaborazione tecnico-scientifica con INGV per la gestione della rete di monitoraggio geotecnica e per lo scambio di dati e informazioni scientifiche. Nell’ambito di queste collaborazioni Stretto di Messina conferma la sua disponibilità a illustrare nel dettaglio quanto previsto dal progetto per il tema sismico». 

«È utile ricordare – si legge – che la predisposizione e l’approvazione del progetto definitivo sono il risultato di un articolato procedimento che, a partire dal progetto redatto e aggiornato da Eurolink (principali partner sono Webuild, IHI, Sacyr, Cowi massimo specialista di realizzazione di ponti sospesi nel mondo), ha coinvolto per le approfondite verifiche, oltre alla Direzione Tecnica della Stretto di Messina, la Parsons Transportation Group in qualità di Project Management Consultant, Edison Next in qualità di monitore ambientale e un Expert Panel quale Organo a supporto per le attività tecnico-specialistiche di Alta Sorveglianza, composto da quattro massimi rappresentanti nelle discipline di aerodinamica-aeroelastica, sismica, geotecnica e ambiente. La Società ha inoltre acquisito dal Comitato Scientifico, Organo autonomo e indipendente, il parere favorevole. La complessa articolazione di questo procedimento non trova riscontri a livello italiano ed estero». 

Faglia Cannitello 

«Per la faglia di Cannitello si ribadisce – dice la Stretto di Messina – che non è sismogenetica, ovvero in grado di produrre scuotimento sismico del suolo. Questa certezza deriva da ampi studi condotti con indagini sul campo nell’area. Studi e indagini molto più approfonditi di quelli presenti nella catalogazione, dichiaratamente bibliografica, ISPRA – ITHACA delle faglie attive sul territorio nazionale che soffre di rilevanti carenze e non viene uniformemente accettata dagli esperti. L’individuazione delle faglie non è supportata in gran parte dei casi da indagini che ne ricostruiscano la geometria in profondità, come avviene invece per le faglie descritte nel database dell’INGV, che non contiene le faglie indicate dell’on. Bonelli». 

«Ancora, la faglia di Cannitello manca di una espressione superficiale univocamente riconosciuta dai ricercatori esperti della materia. Inoltre, dai dettagliati carotaggi effettuati per la redazione del progetto definitivo non è stato rinvenuto alcun indizio di dislocazione avvenuta in tempi recenti lungo la medesima faglia di Cannitello, tale da coinvolgere sedimenti superficiali investigabili per mezzo di “trincee paleosismologiche”».

Azioni sismiche e accelerazione al suolo

«Si premette – viene evidenziato – che la definizione dell’azione sismica per il progetto del Ponte è stata oggetto di grandissima attenzione sin dalle fasi iniziali degli studi di progettazione, considerata la particolarità dello Stretto di Messina sotto il profilo delle problematiche geosismotettoniche».

«Come noto l’energia liberata da un terremoto in un sito (magnitudo) è strettamente legata alle dimensioni delle strutture tettoniche (faglie) lì presenti e gli studi eseguiti per lo Stretto di Messina hanno concluso che le strutture sismogenetiche presenti possono dare luogo a eventi sismici di magnitudo non superiori a magnitudo 7,1 Richter».

«Il Ponte sullo Stretto è stato, pertanto – continua la nota – progettato per resistere, con margine sicuro, al più forte sisma attendibile nell’area dello Stretto, cioè un evento simile al terremoto di Messina del 1908, classificato da studi pubblicati sulle riviste più autorevoli del settore, come un evento estremamente raro la cui probabilità di accadimento resterà molto bassa per svariati secoli (il periodo di ritorno è infatti stato determinato in 1500-2000 anni). Qualora il Ponte fosse investito da un terremoto così raro non subirebbe alcun danno, poiché le sue strutture sono state progettate per rimanere in campo elastico, mantenendo ulteriori margini di resistenza anche oltre la soglia prevista».  

«Il progetto del Ponte sullo Stretto è redatto secondo criteri e parametri di resistenza sismica che sono specifici e più severi rispetto a quelli previsti dalla vigente Normativa per le Costruzioni del 2018 (Decreto Ministeriale 17 gennaio 2018, in breve NTC18)».

«Va immediatamente detto – dice ancora la nota – che i dati esposti relativamente alle accelerazioni massime al suolo (PGA, Peak Ground Acceleration) di eventi sismici recenti italiani, come pure l’affermazione che sono attese accelerazioni puntuali anche superiori, sono tutti aspetti ben noti nello stato dell’arte nazionale e internazionale, in larga parte connessi al progresso delle conoscenze e delle rilevazioni strumentali di eventi sismici che, in Italia come nel mondo, sono disponibili in misura sempre più ampia. Sempre per completezza di informazione, le NTC 18 prevedono nella zona di Messina accelerazioni che vedono valori massimi di 0.42g. Non è quindi corretto affermare che il progetto del Ponte sullo Stretto è redatto con “il valore di norma di 0,58g”: i valori di PGA di norma sono sensibilmente inferiori».

«È necessario precisare che il parametro PGA, il cui valore sarebbe considerato nell’articolo non cautelativo, non è assolutamente significativo dal punto di vista progettuale, e ciò è ormai riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale, tanto che nelle nuove normative europee in corso di definizione (aggiornamento eurocodici), tale valore non viene minimamente preso in considerazione».

«Per valutare la sicurezza simica di un’opera – viene ricordato – occorre invece caratterizzare in modo approfondito il moto del suolo e a tale fine è necessario valutare come l’oscillazione del terreno avviene durante l’evento sismico e come la struttura, che pure ha sue caratteristiche di oscillazione, risponde al moto del suolo. In termini tecnico-scientifici questo è quel che viene espresso dal cosiddetto “spettro di risposta” con cui viene redatto il progetto, elemento essenziale e ben noto nel settore della ingegneria sismica».

«Nel caso del Ponte sullo Stretto – prosegue la nota – la zona degli spettri di progetto di interesse per la valutazione della risposta dell’opera è quella che va da un secondo in su sulla scala delle ascisse: il Ponte è infatti una struttura molto flessibile, con periodi di oscillazione sino a oltre 30 secondi, molto più lunghi rispetto a strutture ordinarie. In particolare, i periodi più significativi sono quelli che riguardano la risposta delle torri, che vanno dai 2 ai 4 secondi circa».

«Confrontando gli spettri di progetto delle NTC18 e quelli dei “Fondamenti Progettuali” del Ponte, per un identico periodo di ritorno di 2000 anni, risulta che quelli per il progetto del ponte siano largamente superiori, e quindi più cautelativi, in tutta la zona di interesse». 

«Come sottolineato dal Prof. Ezio Faccioli (già Professore Ordinario di Ingegneria Sismica presso il Politecnico di Milano e componente dell’Expert Panel di Stretto di Messina) – dice ancora la nota – dall’analisi di dettaglio dello spettro di progetto risulta che la massima accelerazione raggiunge valori molto elevati e pari a 1,5 g per periodi tra 0,1 e 0,65 secondi, di minimo interesse per il Ponte; il Ponte invece risponde ai terremoti con oscillazioni di periodo molto maggiore (circa 3 secondi per le torri e 30 secondi per l’impalcato), ai quali corrispondono accelerazioni molto inferiori (circa 0,4g per le torri e 0,002g per l’impalcato). Da queste considerazioni si intuisce il motivo per il quale lo scuotimento sismico non rappresenta per il Ponte un’azione particolarmente critica».

«Gli studi svolti a seguito degli approfondimenti richiesti dalla Commissione Via nella fase istruttoria – dice la Stretto di Messina – hanno, inoltre, permesso di svolgere una valutazione scientifica rigorosa e aggiornata, basata su modelli di sorgente regionali, nella quale si è tenuto esplicitamente conto della eventualità che lo Stretto di Messina possa essere in area epicentrale. I valori ottenuti con varie ipotesi e modelli sono sempre inferiori rispetto alle azioni sismiche di progetto, dimostrando che le corrispondenti scelte sono cautelative e restano tali anche alla luce delle conoscenze scientifiche più recenti».

«Anche confrontando lo spettro del terremoto di progetto con lo spettro dei terremoti citati nell’articolo (L’Aquila, Amatrice) – si legge – risulta che ai periodi significativi per il ponte i valori di accelerazione considerati nel progetto sono molto più cautelativi di quelli registrati. Infine, come previsto dalla Relazione del Progettista redatta secondo quanto previsto dalla L. 26/5/2023 n. 58, nell’ambito dell’aggiornamento degli studi geosismotettonici previsti per il Progetto Esecutivo, uno studio di prima fase eseguito nel Settembre 2024 per conto di Eurolink dall’Università degli Studi Federico II di Napoli ha confermato, sulla base delle attuali informazioni, la cautelatività dello spettro di progetto e della PGA di 0,58g adottati per il Ponte».

«In altre parole – conclude la nota – il Ponte sullo Stretto ha caratteristiche intrinseche ed è progettato con azioni sismiche e criteri che ne fanno una delle strutture sismicamente più sicure in Italia e nel mondo, sulla base del più moderno stato dell’arte tecnico scientifico internazionale». (rrm)

SOLO IL PONTE NON BASTA AL SUD: SENZA
LE ALTRE OPERE NON SERVE A NULLA

di PIETRO MASSIMO BUSETTA Qualcuno ancora pensa che il ponte sullo stretto di Messina serva a far incontrare più facilmente il ragazzo di Reggio Calabria con la sua fidanzatina siciliana. E, quindi, non valga la pena spendere tante risorse pubbliche per una opera certamente immaginifica  ma che non vale la pena realizzare.

E che non sia utile neanche per collegare i quasi cinque milioni di abitanti siciliani con il resto del Paese, perché hanno un reddito pro capite che è un terzo di quello dei trentini e quindi un Pil complessivo tale da non giustificare investimenti così importanti. 

Il ragionamento parte da un assunto che le infrastrutture debbano seguire i traffici e non il contrario. E cioè che realizzi la quarta corsia di autostrada quando le altre tre sono intasate. 

Ma vi è un altro approccio che sostiene che non può esserci adeguato sviluppo di un territorio se non è adeguatamente strutturato. Infatti l’autostrada del sole, così come l’alta velocità ferroviaria, hanno consentito uno sviluppo accelerato. Con un unico limite che sono state realizzate fino a Napoli, lasciando lo stivale affondare nel suo isolamento.  

Ma anche se i cinque milioni di abitanti residenti nella regione più grande d’Italia non giustificassero un collegamento stabile vi è un’altra motivazione ancora più importante che taglia la testa al toro delle ragioni contrarie a tale Investimento. E cioè che in realtà il ponte non collega Messina a Reggio Calabria ma Hong Kong, Singapore a Berlino. 

Proprio così parliamo di attrarre quei traffici che oggi, malauguratamente, passano davanti ad Augusta sulle grandi navi maxi portacointainers per percorrere migliaia di miglia in più, inquinando pesantemente il Mediterraneo e l’Atlantico, per arrivare ai porti del Nord: Rotterdam Anversa, Amburgo, lasciando Augusta e i porti del Sud in una inedia colpevole. 

Senza considerare il fatto che le merci arrivano spesso come semilavorati e che quindi hanno bisogno di aree retroportuali importanti per procedere ad assemblaggi e completamenti di  manifattura con esigenze di manodopera rilevanti. E quindi l’interesse per l’Italia di convogliare tali traffici è talmente importante da essere considerata  Ineludibile. 

Ma ovviamente non basta il ponte, bisogna che il collegamento ferroviario tra Augusta/ Gioia Tauro  e Centro  Europa diventi ad alta capacità ferroviaria per consentire di arrivare nei mercati della Mittel Europa a costi molto contenuti e in tempi molto compatti.  E che finalmente il nostro Paese capisca che la concorrenza a Rotterdam non può farla né Genova né Trieste, ma che é utile che vengano messi a regime  i porti meridionali, gli unici che presentano vantaggi importanti, anche di consentire con la loro vicinanza a Suez la diminuzione di CO2 e che diventeranno sempre più importanti per la transizione energetica, se saranno utilizzati adeguatamente.  

In questa logica prevedere un investimento importante nella alta capacità/velocità ferroviaria non è più uno spreco anzi non realizzare tali progetti  significa lasciare il Paese marginale rispetto a una Europa che sta cercando di collegare tutte le realtà periferiche. Un esempio virtuoso è il collegamento Copenaghen Malmö, che ha valorizzato enormemente l’aeroporto della città della Sirenetta, che adesso serve  tutta la parte sud della Svezia. 

Cosa che accadrà anche a quello di Reggio Calabria, che potrà servire tutta l’aerea del messinese, compreso l’arcipelago delle Eolie. Certo è difficile per un Paese che ha utilizzato tutte le sue risorse destinate alle infrastrutture, investendole nella parte Nord Centro, cambiare registro e condividere con il Sud le risorse necessarie, ma non è una opzione ma l’unica possibilità per far crescere in modo consistente il Paese intero.   

La ritrovata centralità del Mediterraneo, dovuta alla chiusura dei rapporti con la Federazione Russa e al conseguente blocco dei rifornimenti da quel grande continente euroasiatico, dovrebbe far capire a molti che quello di infrastrutturare adeguatamente il Sud e farne un ponte verso  l’Africa, dalla quale dista poco più di 100 km, è una strada obbligata, non solo, ma l’unica percorribile se l’Italia non vuole essere bypassata e superata da Grecia, che sta potenziando anche con l’aiuto dei cinesi il suo porto del Pireo, e Spagna che è  a pochi chilometri dal Marocco da quel grande hub  Mediterraneo che è diventato Tangeri med, un porto che si trova a 14 chilometri, in una posizione strategica sulla via di passaggio tra Africa, Europa, Asia, Nord e Sud America, che racchiude una  zona franca di attività industriali e logistiche. 

Tra l’altro, mentre gli altri realizzano, noi stiamo ancora a progettare, tra dibattiti inutili che forze più attente alla loro sopravvivenza politica  che al bene del Paese continuano strumentalmente a fomentare e decisioni drammatiche, come quella della rinuncia al nucleare, che ci hanno penalizzato e continuano a incidere sul costo delle nostre esportazioni considerato che i nostri competitor hanno l’energia a prezzi più contenuti.

É tempo di diventare adulti e pragmatici, ma forse siamo sulla strada giusta. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

 

Minasi (Lega) replica al PD: Ponte opera straordinaria che proietterà l’Italia nel mondo

«Il Pd dimostra, così, per l’ennesima volta, di quanto poco a cuore abbia le sorti del Sud e dell’Italia in generale e di come in realtà l’unica cosa che interessi ai suoi esponenti è la strumentalizzazione politica di ogni tema, fondata su convincimenti ideologici che nulla hanno a che vedere con il bene pubblico». È quanto ha detto la senatrice della Lega, Tilde Minasi, replicando all’interrogazione parlamentare, a prima firma dell’eurodeputata Annalisa Corrado, rivolta alla Commissione Europea contro il Ponte sullo Stretto.

«Il Ponte è un’opera straordinaria che porterà lavoro, occupazione, sviluppo e proietterà l’immagine del nostro Paese nel mondo – ha ricordato la Senatrice – ma soprattutto rispetta i criteri di priorità e urgenza, maturità, qualità, impatto ed effetto catalizzatore del bando per il co-finanziamento europeo.

«È, inoltre, un’infrastruttura essenziale per completare il corridoio Ten-T scandinavo-mediterraneo – ha spiegato – e la Commissione ha rilevato l’alta qualità del progetto. Avrà enormi ricadute socio-economiche, compreso il taglio delle emissioni inquinanti delle navi traghetto e dei tempi degli spostamenti, soprattutto per i pendolari e, non ultimo, ha ricevuto il placet di fior di scienziati, che lo hanno studiato e ne hanno valutato positivamente i benefici».

«Il Pd, dunque – ha concluso Minasi – farebbe bene a convogliare le sue energie su altro, anziché continuare a perdere tempo (e la faccia) ancora dietro a questa sterile battaglia. I cittadini sono stanchi dell’Italia del No. E anche noi, che proseguiremo sul nostro cammino, nel solo interesse degli italiani». (rp)