L’OPINIONE / Alberto Porcelli: Col Ponte Reggio non sarà lasciata “al buio”

di ALBERTO PORCELLI – Caro Franco, ho letto con molta attenzione le tue riflessioni e viste nell’ottica di un tecnico di pregio quale tu sei, potrebbero avere un senso.

Viste invece da un umile economista quale mi ritengo, credo che i contrari al ponte non si sono fermati un attimo per rendersi conto dell’enorme vantaggio che ne deriverebbe canterizzando un opera che verranno anche dall’Alaska e dalla Mongolia per vederlo.
Qualche mese addietro mi sono dovuto prodigato per fare traghettare circa 40 autotreni che trasportavano la prima talpa che serve per fare i tunnel nella linea ferroviaria ME/CT/PA.

Dopo qualche giorno un’altra grande nave dalla cina ha scaricato la seconda talpa. Hanno lavorato decine e decine di marittimi per questo lavoro oltre i camionisti e gli autotreni. I contrari al ponte si sono mai domandati come si farà a lavare migliaia di lenzuoli per operai addetti. Chi guadagnerà ? Chi fornirà migliaia di tute, scarpe, cappelli, visiere Migliaia di pasti giornalieri. Centinaia di operatori tecnici e non che si serviranno dei locali, ristoranti, bar, pizzerie ecc. ecc. Notai , ingegneri, architetti, avvocati, geologi, commercialisti, agronomi ecc. ecc. tutti avranno un ruolo.

Per non parlare della sanità privata.Bene, Franco io ho il massimo rispetto per coloro che sono contrari purché ambientalisti, verdi, Italia nostra ecc., ma molto meno per quelli che trovano giustificazioni insensate che il ponte non regge, che il vento potrebbe farlo cadere, che la fauna marina avrà conseguenze. Lasciamo fare agli esperti.

Ho visto video di lavori di gallerie, dighe, ponti, strade realizzate da Weibuild che per l’uomo della strada erano impensabili da realizzare. Opere veramente stratosferiche. Noi dovremmo batterci affinché l’opera, che sarà visionata da migliaia di esperti del mondo che verranno a vedere anche se la pittura regge a 75 metri, deve essere realizzata e non lasciarci la solita cattedrale nel deserto.
Caro Franco se il treno deve salire una rampa di x metri sono certo è convinto che sapranno come fare.

Non si può fare la fine della GA/GA di Gambarie che avendo detto qualcuno che era troppo alto il salto tra Podargoni e Gambarie, questa è stata realizzata fino a Podargoni. Mi chiedo ma non poteva essere fatta una curva per annullare “questo salto” ? L’alta velocità non arriverebbe mai a Villa perché le Ferrovie non spenderebbero 20/25 miliardi per accontentare solo 1.800.000 di calabresi cosa che invece assommati a 5.000.000 di siciliani il discorso cambia. Prova ne sia che sono a buon punto per là ME/CT/PA.

Le infrastrutture saranno fatte solo perché dovrebbe essere realizzato il ponte. Metropolitana leggera che da Messina, con le fermate già programmate, ME, Annunziata, Papardo, Villa, Reggio e Aeroporto non lasceranno “al buio Reggio”.

Sarà compito nostro programmare eventi internazionali che possano attirare turisti che andranno a vedere il ponte anche con i traghetti come fanno in California ed a NewYork. Non facciamo gli stessi errori che abbiamo fatto da 80 anni ad oggi.
Questa è una opera del territorio ed il territorio deve avere un ruolo.
Con affetto.

Ps) perché non si pensa di chiedere le opere compensative, vedi il villaggio come quello olimpico per i lavoratori, che poi resta al territorio per essere usato dopo. Perché i tre comuni Campo/Villa e Reggio non si mettono d’accordo e chiedono la costruzione della strada a monte che congiunga la 106 per non intasare la città? (ap)

I TANTI DUBBI SUL PONTE, TRA SI E NO E IL
RISCHIO CHE REGGIO SIA ISOLATA DALL’AV

di FRANCESCO COSTANTINOAl dibattito tenutosi nell’aula del Consiglio comunale di Reggio Calabria alla presenza di un vasto pubblico hanno partecipato i sindaci dei Comuni di Reggio, Villa San Giovanni e Campo Calabro e pochi consiglieri di opposizione, uno dei quali ha illustrato una propria mozione, un altro è intervenuto argomentando la propria posizione sul tema e un’altra non ha espresso alcuna posizione. 

Le rappresentanze politiche di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia erano assenti. Molti invece gli interventi delle varie associazioni presenti.  

A conclusione del dibattito ha prevalso nettamente la posizione dei contrari e/o dubbiosi rispetto ai favorevoli al Ponte.

Provo a dire la mia con alcune riflessioni.

Prima riflessione.

Penso che se sul tema Ponte si o no venisse indetta una consultazione referendaria con coinvolgimento dei cittadini di Reggio Calabria, Messina, Villa San Giovanni e Campo Calabro il risultato, verosimilmente, non sarebbe lontano, per ragioni variamente motivate, da una suddivisione a metà tra i favorevoli e i contrari.

Si tende invece a far passare l’idea che i contrari lo siano per motivi considerati astrattamente ed esclusivamente“ideologici” e che i favorevoli appartengano alla categoria di quelli più aperti e confidenti nei confronti del progresso scientifico e dello sviluppo.

Inutile dire  che non può valere né la prima né la seconda catalogazione e per questo, molto laicamente, vado al punto.

Provate voi ad immaginare che l’ipotetico  referendum venisse indetto su un altro tema riguardante la posizione dei cittadini degli stessi territori sulla volontà o meno di avviare, con adeguati strumenti amministrativi e finanziari, la costruzione dell’Area integrata dello Stretto.

Non credo che ci possano essere dubbi sul risultato di questa ipotetica consultazione che registrerebbe – è ragionevole pensarlo – un’amplissima maggioranza dei favorevoli.

E se questo è vero diventa lecito porsi la domanda se il “Ponte”, in fase di progettazione accelerata, che nella configurazione nota prevede il collegamento tra il territorio di Campo Calabro e l’area collinare di Messina, favorisca l’integrazione territoriale dei Comuni interessati o vada in direzione ostinata e contraria.

Seconda riflessione.

Sarebbe pure lecito domandarsi come potrebbe mai avvenire che una linea ad Alta velocità che imboccasse il “Ponte” a Campo Calabro potesse ridiscendere in pochi chilometri alla quota dell’attuale stazione di Reggio Calabria e, se ciò non si ritenesse possibile, domandarsi se il progetto del Ponte preveda o no la costruzione di una nuova stazione ferroviaria a monte di quella attuale collegata al “Ponte” stesso e da connettere con la ferrovia esistente sul versante ionico.

Perché se a ciò non si fosse pensato, come in effetti nessuno ci ha pensato, vorrebbe dire che la città di Reggio Calabria è stata esclusa definitivamente, senza nessuna consultazione dei territori, dal progetto dell’alta velocità, continuando a rimanere sostanzialmente e drammaticamente sconnessa il territorio del versante ionico calabrese con  accentuazione della sconnessione con il territorio del versante tirrenico

Terza riflessione.

Qualcuno, ad oggi, conosce la sezione della linea ferroviaria esistente, o di quella futura ad alta velocità se dovesse essere diversa, sulla quale verrà innestata la linea ferroviaria che risalga dalla quota attuale  alla quota d’imbocco del Ponte sul versante calabrese? 

È stata già progettata o ancora no la galleria di non meno di 25-30 km di lunghezza che si renderebbe necessaria per realizzare questo collegamento? 

Quarta riflessione.

Val la pena o no riflettere sulla circostanza, passata in second’ordine, che l’analisi costi-benefici che giustificherebbe la costruzione del “Ponte” preveda l’annullamento totale dei servizi di traghettamento di passeggeri e merci, che gli studi trasportistici non siano stati aggiornati e siano ancora gli stessi del 2011 e che, infine, non siano state considerate, come la legge prevede, alternative di progetto?

Conclusioni.

Non ho alcuna pregiudiziale ideologica ma penso che i ponti più utili siano quelli che nascono da un’idea ragionata, progettata e condivisa di sviluppo territoriale e non quelli che dividono i sentimenti delle persone che i territori hanno il diritto di vivere, così  come, comunque la si pensi, è accaduto negli ultimi 50 anni in ragione di un “Ponte” calato dall’alto.

E tutto questo al netto delle questioni procedurali adottate per il riaffidamento all’esecutore contrattuale e delle questioni che riguarderebbero la possibilità, mai sperimentata nella storia, di realizzare un ponte come quello in discussione di cui non esiste, ad oggi, dopo tantissimi anni di studi e tantissimi investimenti, un progetto esecutivo reso noto.

Progetto che si ritiene che possa essere pronto in brevissimo tempo. Galileo su quest’ultimo punto avrebbe molto da dire.

Io non ho titoli per dare giudizi, ma dubbi si e molto forti, e non amo il gioco d’azzardo. (fc)

A Reggio il Consiglio comunale aperto sul Ponte, Falcomatà: Territori siano protagonisti

«Chiediamo che i territori possano essere protagonisti, con un coinvolgimento nelle dinamiche di confronto del progetto ma non per favore, ma perché le proposte dei comuni e delle amministrazioni comunali a seguito di dibattito col territorio possono sedere a un tavolo, che oggi non c’è, e portare le idee del territorio. Fino ad oggi noi siamo stati sostanzialmente esclusi». È quanto ha detto il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, nel corso del Consiglio comunale aperto dal titolo Ponte sullo Stretto, prospettive e ricadute su Reggio Calabria e la sua Città Metropolitana, svoltosi a Palazzo San Giorgio.

«Fino ad oggi – ha aggiunto – noi siamo stati sostanzialmente esclusi. Così è venuto meno il piano di rispetto e di protagonismo dei territori che viene prima di ogni approccio ideologico e tecnico. Non possiamo subire ciò che sta accadendo. Inoltre – ha aggiunto il sindaco – le risorse non solo non ci sono e sono insufficienti, per parte sono sottratte ai territori che quindi non sono protagonisti e perdono risorse propedeutiche allo sviluppo, 2 miliardi e trecento milioni di euro dei fondi della coesione, sottratti con un colpo di spugna e senza concertazione».

Nell’aula “Battaglia” si sono registrate le ragioni del sì e quelle del no all’opera sullo Stretto. Sono intervenuti nell’ordine: Giuseppe Marra dell’USb, Vincenzo Musolino del circolo Pd Villa S. Giovanni, Francesco Manti per il Csoa “Cartella”, Giovanni Cordova della Rete No Ponte, Daniele Cartisano, presidente Circolo Legambiente Reggio Calabria, Pino Siclari del Partito Comunista dei Lavoratori, Sandro Vitale, Ampa venticinque aprile, Giuseppe De Felice, Cgil Area metropolitana Reggio Calabria, Maria Letizia Romeo, legale rappresentante dell’Università popolare Pace, Rossella Bulsei, portavoce Comitato TitengoStretto, Franco Ambrogio, referente associazione “Territorio e progresso”, Patrizia D’Aguì, legale rappresentante gruppo civico “Noi siamo Arghillà”, Antonino De Pace, presidente circolo del cinema “Cesare Zavattini”, Monica D’Aguì, legale rappresentante associazione “Donne in prima fila”, Gerardo Pontecorvo, portavoce “Europa Verde”, e l’avvocato Giuseppe Morabito.

Presenti, anche, i sindaci di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti e il sindaco di Campo Calabro, Sandro Repaci.

Il consiglio ha recepito le mozioni di partiti, associazioni e sindacati, documenti che saranno messi a verbale e saranno poi pubblicati sull’albo online dell’Amministrazione comunale.

Il sindaco, nel corso del suo intervento, ha stigmatizzato l’assenza dei partiti, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia che hanno scelto di non essere presenti in aula. In particolare la Lega che, pur non avendo i consiglieri in aula, ha incaricato il presidente del Consiglio, Enzo Marra della lettura di un documento. «Una performance in absentia – l’ha definita il sindaco – un’assenza ingiustificata di chi per compito istituzionale deve rappresentare i cittadini all’interno della massima assise e che invece manifesta incoerenza e contraddizione».

In relazione alla normativa del governo di futura applicazione, il sindaco ha manifestato ancora una volta l’esigenza di difendere l’esercizio di manifestare pacificamente il proprio dissenso anche rispetto alle grandi opere: «Libertà che si sta cercando di comprimere a colpi di decreto legge».

Sul tema del ponte per Falcomatà «L’unico approccio possibile è quello istituzionale che abbiamo portato avanti fin dall’inizio, fino all’ultima lettera citata non solo per chiedere la sospensione dei termini della conferenza istruttoria. Approccio istituzionale significa muoversi in sinergia sulle situazioni che riguardano lo sviluppo del territorio e lo abbiamo fatto insieme, sindaci e Comuni di Reggio Calabria, Campo Calabro, Villa San Giovanni e Messina».

«Di questi giorni ad esempio – ha spiegato – la pubblicazione dell’intesa per l’aumento dei trasporti nell’area dello Stretto: si è arrivati al biglietto unico, ad aumentare le corse e a migliorare i collegamenti da e per l’aeroporto di Reggio, da e per il porto di Reggio e quello di Villa, grazie all’impegno di Atm e Atam. Ed è il segno di quanto una sinergia istituzionale possa generare degli effetti positivi per il territorio, anche se evidentemente questo fa meno notizia».

In conclusione per Falcomatà: «Da istituzioni tuteliamo i bisogni dei cittadini, non diremo mai di essere contrari a un’opera pubblica, ma in questo caso diciamo “no” rispetto a come ci si è arrivati, rispetto a fragilità, incongruenze e inconsistenze che ci impediscono ogni ulteriore tipo di dibattito».

Nel corso del dibattito si sono registrati gli interventi dei sindaci delle città toccate dall’opera. Per Campo Calabro il sindaco Sandro Repaci: «Ciascuno di fronte a una tematica così complessa ha modi diversi di affrontare il problema – ha evidenziato – la decisione definitiva tocca ai consigli comunali. Si può essere a favore o contro, ma nessuno di noi è stato consultato. Quello del ponte è stato un argomento ostaggio delle schermaglie politiche per anni, al momento delle decisioni le amministrazioni devono esprimersi sui documenti che vengono trasmessi».

Pur non dichiarandosi pro o contro l’opera il sindaco Repaci ha chiarito: «Dopo gli approfondimenti delle ultime settimane, le procedure messe in piedi dimostrano che il ponte è di una fragilità estrema. In questa condizione di incertezza non possiamo garantire i territori».

Per Villa San Giovanni, il sindaco Giusy Caminiti ha spiegato: «Siamo la città dell’impatto dell’opera e siamo consapevoli che purtroppo la legge obiettivo del 2004 prevedeva una decisione che poteva non coinvolgere i territori, noi pensavamo che ci potesse essere una decisione assunta in modo diverso. Ci aspettavamo che la politica che aveva rimesso in campo l’opera dimostrasse che l’aggiornamento del progetto del 2013, non passato dal Cipes, potesse superare le prescrizioni di allora, ma non è così. Ci sono 68 prescrizioni del Comitato tecnico scientifico, ma rispetto alle tante riunioni c’è stato molto altro».

«Abbiamo due conferenze istruttorie aperte per impatto ambientale, paesaggistico e geomorfologico – ha aggiunto – I lavori fatti, per cui ringrazio anche Falcomatà come sindaco metropolitano, ci hanno permesso di produrre un documento con cui abbiamo chiesto la sospensione della conferenza istruttoria del Mit. È chiaro che questo è un momento difficile per la città di Villa che immaginava ipotesi di sviluppo differenti».

Successivamente il consigliere Saverio Pazzano ha chiesto un impegno ufficiale per la sospensione nelle more del progetto esecutivo.

Per il consigliere Giuseppe Marino: «È paradossale che in un momento storico in cui il governo di destra prova a dividere l’Italia in due, sostenendo maggiore autonomia dei territorio, poi con un decreto legge prova a imporre a due regioni un’opera così impattante e incidente sul destino delle future generazioni. Sia le amministrazioni che i sindaci non sono stati coinvolti preventivamente nella discussione e nel confronto per la realizzazione di un’opera di questo genere. È inaccettabile già il provvedimento viziato in radice perché privo dell’elemento partecipativo previsto dal codice degli appalti».

«Un’opera imposta con un decreto legge – ha aggiunto – senza verificare i piani urbanistici cioè gli strumenti di regolamentazione paesaggistici dei territori, i piani di Reggio e Messina. Non è la mia posizione, ma quella del Partito democratico, che si è espresso inviando un documento in cui si evidenziano criticità insuperabili. Una battaglia politica che porteremo avanti in tutte le sedi necessarie. Solo con l’alta velocità questa opera potrebbe avere un’utilità trasportistica, ma l’alta velocità è scomparsa dai programmi».

Per il consigliere Antonino Castorina: «Prima di ragionare sul ponte sullo Stretto e di dire sì o no, c’è la necessità di fare uno spazio politico dell’area dello Stretto da rilanciare come spazio sociale. Non si può sintetizzare ponte sì e ponte no. Penso sia un’opera giusta ma vanno poste questioni importanti e alcune riflessioni vanno poste: ci sono dubbi intanto sulle risorse; poi c’è la questione ambientale, tema di non poca importanza che invece è fondamentale, se non si può costruire in sicurezza è un problema. Le osservazioni del Ministero dell’Ambiente devono avere rispose. Dal mio punto di vista ci sarò qualunque cosa si decida, siamo certi di avere una guida seria e rispettosa delle legalità come il sindaco Giuseppe Falcomatà».

Per il consigliere Carmelo Versace: «Su tutte le grandi opere mi sono espresso in maniera positiva, non mi discosto stavolta. Mi sarebbe piaciuto ascoltare le idee degli assessori sull’alta velocità, la metro di superficie, i collegamenti con Messina. Fa bene il sindaco Caminiti a porre la questione nel merito: non possiamo essere messi di fronte a un progetto anacronistico di 10 anni fa».

«Non dovremmo chiederci – ha aggiunto – se siamo fa o meno il ponte ma se serve o meno per lo sviluppo del territorio che se deve passare dal ponte allora io sono favorevolissimo. Dobbiamo mettere sulla bilancia i pro e i contro».

Per Giuseppe Giordano «oggi è stata una manifestazione di democrazia partecipata e straordinaria per chi, con senso di responsabilità, ha contribuito con osservazioni, idee e timori a portare contributi che questo consiglio non può che prendere, pesando il ruolo di un’assise. Il punto è che serve un seguito in Conferenza metropolitana. Non ho una posizione sul ponte ma ritengo di andare nell’etica della responsabilità per gli amministratori locali. Non si può sottacere però che hanno fatto bene i sindaci a chiedere la sospensione del procedimento e la concessione della semplice proroga la dice lunga sulla volontà di imporre l’opera».

Per il consigliere Marcantonio Malara «una storia lunga più di mezzo secolo e triste, narrata con cadenza irregolare, come un’opera portatrice di sviluppo, invece è stata mancata occasione per i territori. Si arriva a questo dibattito cittadino con grandi criticità 68 raccomandazioni, 239 integrazioni del Ministero dell’Ambiente e poi c’è la negazione al confronto a una comunità su di un’opera così impattante».

«È evidente – ha concluso – che questa assise non può che chiudere questa assise raccogliendo gli stimoli e chiedere al governo di fermarsi e dare certezze ai territori». (rrc)

L’OPINIONE / Calderolo Imbalzano: L’Europa dà il via definitivo anche al Ponte con ok a rete Ten-T

di CANDELORO IMBALZANODopo  la conversione  in legge nelle scorse settimane da parte del  Parlamento del Decreto sul Ponte, anche l’Europa adotta in via definitiva il nuovo Regolamento per lo sviluppo della Rete transeuropea dei trasporti che comprende, come e’ noto, opere strategiche del nostro Paese e soprattutto il Ponte sullo Stretto. Vengono, ancora una volta, messe all’angolo tutte le Cassandre, nemiche dello sviluppo del  Sud, della Sicilia e della Calabria e soprattutto dell’Area Metropolitana dello Stretto.

Dopo il vergognoso stop del Governo Monti nel 2012 al progetto del Presidente Berlusconi, ed una volta forniti entro qualche mese i chiarimenti in corso di predisposizione richiesti dal Ministero dell’Ambiente, finalmente potrà partire  la costruzione della grande opera  che,  collegando la Sicilia alla Calabria ed al Continente, realizzerà  un sogno, ormai millenario,  per la cui concretizzazione alcuni di noi , da almeno 20 anni, hanno dedicato una parte importante della propria attività  politico-amministrativa. 

Una opera decisiva per rompere il sottosviluppo ormai  secolare  dei nostri territori, per l’impatto virtuoso  che avranno gli enormi investimenti infrastrutturali che  si stanno  già mobilitando nelle due regioni per opere stradali –a partire dalla S.S. 106 – e ferroviarie, fortemente volute e  sostenute dal presidente Occhiuto e dal deputato reggino Francesco Cannizzaro, nonché con quelli miliardari che sono previsti per la  costruzione  dell’intera  opera, in buona parte a carico dell’Europa, che provocheranno   un enorme sviluppo turistico del grande Comprensorio a cavallo delle due sponde  una volta che essa sarà  completata.

Questa straordinaria decisione del Consiglio Ue, che bandisce ancora una volta un ambientalismo ideologico e perniciosoche tanti danni ha prodotto fino ad oggi,  nel  ribadire la strategicità dell’opera, contribuirà a determinare, da subito, un forte  impatto lavorativo, e permetterà  a questa Area ed alla città di Reggio  di diventare, col grande porto di Gioia Tauro, un mega hub del Sud Europa e dell’intero Mediterraneo, offrendole  una occasione unica ed irripetibile di  sviluppo sostenibile, coerente con la sua secolare vocazione naturale. (ci)

[Candeloro Imbalzano è già consigliere regionale e primo assessore comunale all’Area dello Stretto, e fondatore del Movimento politico – culturale “Area  Metropolitana dello Stretto”]

Ferrante (Mit): Ue adotta nuovo regolamento Ten-T, è compreso il Ponte sullo Stretto

Il Sottosegretario al Mit, Tullio Ferrante, ha evidenziato come «l’adozione definitiva da parte del Consiglio Ue del nuovo Regolamento per lo sviluppo della Rete transeuropea dei trasporti è un grande traguardo per l’Italia», che «comprende infrastrutture fondamentali per il nostro Paese, tra le quali il Ponte sullo Stretto di Messina».

«L’approvazione da parte degli Stati membri del nostro progetto, basato su quello elaborato sotto la guida del Presidente Silvio Berlusconi, rappresenta una decisione politica importante e dimostra quanto il Ponte sia strategico all’interno della rete di trasporto nazionale ed europea», ha concluso Ferrante, ribadendo l’impegno «a lavorare per realizzare al più presto quella che si conferma un’opera madre, che darà enorme impulso alla crescita e alla modernizzazione del nostro Paese».

Le infrastrutture che appartengono alla rete Ten-T, oltre a godere di ampia visibilità ed essere riconosciute ad alto valore aggiunto europeo, sono eleggibili per i finanziamenti europei, in quanto obbligate a rispettare requisiti infrastrutturali ambiziosi e sfidanti, sia dal punto di vista tecnico che finanziario. Il testo licenziato dal Consiglio entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.

Il lungo e complesso negoziato, condotto dal Mit, guidato dal vicepresidente del Consiglio e ministro Matteo Salvini, consolida il ruolo dell’Italia quale hub logistico euromediterraneo. Sono 5 infatti i corridoi europei di trasporto che interessano la penisola: lo Scandinavo-Mediterraneo, che attraversa l’Europa da nord a sud; il Corridoio Mediterraneo, che taglia il continente in orizzontale ed arriva in Ucraina; il Corridoio Mare del Nord-Reno-Mediterraneo, che unisce Genova ai Porti del nord-Europa; il Corridoio Mar Baltico-Mar Adriatico, arricchito, sul lato italiano, dal prolungamento della “Dorsale Adriatica” fino a Bari; ed il nuovo Corridoio dei Balcani Occidentali, cui l’Italia è connessa da nord, grazie all’inserimento della sezione “Trieste-Lubiana” e da sud, con la nuova tratta “Bari-Durazzo-Skopje—Sofia”.

Dalla prospettiva italiana, sono stati ottenuti risultati fondamentali per il ruolo strategico del Paese a cominciare dalla rinnovata configurazione della rete nazionale. Tra le principali rilevanti novità, si registrano l’inclusione del porto di Civitavecchia quale porto di Roma nella rete Centrale (attesa dal 2013) ed il nuovo tracciato del Ponte sullo Stretto di Messina. Particolarmente positivo anche il risultato per l’Italia sul fronte ferroviario.

Sono state definite poi due direttrici merci lungo le dorsali costiere e una direttrice passeggeri nell’asse Centrale e riallineate le vie di accesso al valico del Brennero e alla linea Torino-Lione, nonché riconfigurata la linea Venezia-Trieste quale adeguamento dell’esistente, tutte facenti parte della rete Centrale e dei tracciati dei Corridoi corrispondenti.
Molte sezioni sono state elevate a rango della rete Centrale “estesa”, entrando a far parte dei tracciati di Corridoio; in rete Centrale e nel Corridoio corrispondente, è entrata la sezione ferroviaria “Novara -Seregno” quale bypass del nodo di Milano e, a sud, la sezione ferroviaria alta-velocità “Battipaglia-Praia”.

È stato, in aggiunta, ottenuto l’inserimento di numerose sezioni ferroviarie in rete Globale: ad esempio la chiusura dell’anello ferroviario nel sud della Sicilia che collega i nodi di Caltanissetta, Agrigento, Licata, Gela, Pozzallo e Siracusa, le sezioni “Aosta- Chivasso”, “Brindisi-Taranto” e le tre sezioni transfrontaliere “Fossano-Cuneo-confine francese-Ventimiglia”, “Fortezza– confine austriaco (linea della Val Pusteria)” e “Gorizia-confine sloveno”; è stata, altresì, inclusa la parte mancante della sezione stradale e ferroviaria della linea Jonica nella rete di rango Globale in Calabria e l’ultimo miglio stradale al nodo urbano di Campobasso. Anche i nodi sono stati ampliati con l’inserimento di ulteriori 7 nuovi porti in rete Globale: Capri, Ischia, Ponza, Porto Empedocle, Porto Santo Stefano e Procida e Villa San Giovanni affiancato a Reggio Calabria. Tra i terminali merci se ne evidenziano 4 in rete Centrale: Fernetti, Santo Stefano di Magra, Agognate affiancato a Novara e Segrate a Milano e 12 in rete Globale (Busto Arsizio-Sacconago insieme a Gallarate, Bergamo Cortenuova, Cremona PLB e Piadena, Faenza, Foggia Incoronata, Forlì Cesena Villa Selva, Marzaglia, Ortona, Castelguelfo insieme a Parma già esistente, Pordenone e Portogruaro). (rrm)

Il Comitato Ponte Subito: La maggioranza vuole l’opera, il Governo continui così

Il Comitato Ponte Subito ha evidenziato come, in occasione delle elezioni europee, «i cittadini si sono espressi per l’ennesima volta a favore della realizzazione del Ponte sullo Stretto».

«I dati sono straordinari: crescono tutte le forze di Governo, mentre diminuisce il consenso complessivo  dei partiti contrari al Ponte, in modo particolare per il crollo del Movimento 5 Stelle», ha detto ancora il Comitato, sottolineando come quelli più interessanti «arrivano proprio dal territorio dell’area dello Stretto: in tutti i Comuni interessati direttamente o indirettamente dalla realizzazione del Ponte c’è un consenso molto netto per il Centrodestra pro Ponte, che in alcuni casi – come a Scilla – raggiunge addirittura il 60%».

«La maggioranza pro Ponte è netta a Messina e Villa San Giovanni – ha proseguito il Comitato – straordinaria a Reggio Calabria. Allargando lo sguardo, si conferma una forte maggioranza pro ponte anche in Sicilia e in Calabria. Questi dati confermano la bontà della realizzazione del Ponte anche sotto il profilo democratico: i No Ponte potranno anche mobilitarsi nelle piazze, ma la maggioranza – spesso educata e silenziosa – si definisce alle elezioni e non per strada».

«Il Governo quindi – conclude la nota del Comitato – ha pieno mandato per proseguire l’azione già intrapresa per la realizzazione del Ponte sullo Stretto nel modo più veloce possibile: è una priorità assoluta per questo territorio che lo attende invano già da troppo tempo”.

A Reggio il 14 giugno il Consiglio comunale aperto sul Ponte sullo Stretto

Il 14 giugno, alle 16.30, a Piazza Italia di Reggio Calabria, si terrà il Consiglio comunale su Ponte sullo Stretto – Prospettive e ricadute su Reggio Calabria e la sua Città Metropolitana.

Convocato dal presidente del Consiglio comunale, Vincenzo Marra, al Consiglio comunale saranno invitati Parlamentari, rappresentanti della Regione, di altri comuni, degli organismi di partecipazione popolare e delle associazioni sociali, economiche, sportive, culturali, politiche e sindacali interessate ai temi in agenda.

Si tratta di un’Assise cittadina che si propone l’obiettivo di discutere e approfondire una tematica di particolare interesse per l’intera popolazione dell’area metropolitana reggina nonché di quella messinese.

«Si rammenta come, sempre ai sensi del citato articolo 52 del Regolamento – viene spiegato in una nota – il Presidente, garantendo la piena libertà di espressione dei membri del Consiglio comunale, consente anche interventi dei rappresentanti come sopra invitati, che portano il loro contributo di opinioni, conoscenze, di sostegno e illustrano al Consiglio comunale gli orientamenti degli enti e delle parti rappresentate. A tal proposito, le eventuali richieste di interventi, da parte di enti e associazioni interessate, dovranno essere preventivamente prenotate attraverso l’invio di una pec al seguente indirizzo: presidente.consiglio@pec.reggiocal.it, entro e non oltre le 13:00 del 13/06/2024, con l’indicazione delle generalità dei richiedenti (persone fisiche o giuridiche). Si ricorda che, nel corso del Consiglio comunale aperto, a norma del regolamento, non è consentito l’intervento di privati cittadini non ricompresi nelle categorie summenzionate». (rrc)

Cgil: Ponte non è l’opera necessaria per il rilancio dello sviluppo

Per Cgil NazionaleCalabriaSicilia, «il Ponte sullo Stretto» non è «l’opera che possa rilanciare lo sviluppo della Sicilia e della Calabria e dello stesso Mezzogiorno», in quanto è «un’opera inutile e dannosa il cui progetto lacunoso ha come presupposto un’analisi costi-benifici irrealistica – con costi di realizzazione esponenziali e fuori controllo – che comporterebbe gravi impatti ambientali, paesaggistici e naturalistici».

Impatti «determinati, tra l’altro – scrivono i sindacati – dall’enorme problematicità della gestione dei cantieri disseminati in tutta l’area dello Stretto che metteranno in crisi, per anni, le Città di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Ambiti in cui il progetto è stato giudicato carente anche dal ministero dell’Ambiente che ha presentato 280 osservazioni. In questo contesto, poi, la questione degli espropri legati alla costruzione del Ponte ha assunto sempre più centralità».

«Un’opera che produce danni anche senza essere realizzata – viene evidenziato –. Per poter erigere l’opera e aprire i cantieri richiede infatti l’esecuzione di espropri di case, terreni, immobili di privati cittadini investiti dai disagi e costretti a lasciare l’abitazione per andare non si sa dove e neppure con quale indennizzo. È un grave errore, pertanto, considerare la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina come l’elemento strategico della modernizzazione infrastrutturale del Mezzogiorno. La Sicilia e la Calabria hanno bisogno di grandi reti merci e passeggeri, di connessioni trasversali Est-Ovest, in grado di togliere dall’isolamento fisico le popolazioni che vivono nelle aree interne; hanno bisogno di una effettiva specializzazione del sistema portuale, di una migliore connessione con la rete ferrovia e stradale ed una più efficace digitalizzazione ed Ict; hanno bisogno di valorizzare i sistemi produttivi locali di eccellenza incrementando l’accessibilità ai mercati nazionali ed esteri; hanno bisogno di aumentare l’accessibilità ai poli turistici e di mettere in sicurezza le infrastrutture esistenti».

«Come non è più rinviabile, in particolar modo per la Sicilia – la necessità di porre mano ad un intervento sistemico per affrontare le problematicità inerenti al dissesto idrogeologico e all’endemico disservizio della rete di approvvigionamento e distribuzione idrica anche in relazione alle criticità determinate dai ripetuti fenomeni di siccità. Riteniamo, pertanto, prioritarie la realizzazione dell’alta velocità Salerno-Reggio Calabria che rischia di fermarsi a Romagnano; il completamento della elettrificazione e messa in sicurezza della ferrovia jonica Sibari-Reggio Calabria; il miglioramento del sistema di mobilità dell’area centrale dello Stretto; il completamento della Messina-Catania-Palermo e il raddoppio della Messina-CataniaSiracusa che continuano a procedere a rilento. Indispensabile è poi la messa in sicurezza del sistema autostradale Siciliano e Calabrese, portando a compimento la realizzazione dell’E90 (Ss 106), meglio conosciuta come la “strada della morte”».

«È essenziale, invece – hanno detto ancora i sindacati – riaprire una nuova stagione di programmazione per le due regioni le cui potenzialità di sviluppo socio economico sono frenate dall’involuzione delle politiche messe in atto dal Governo Nazionale e dai Governi regionali attraverso: la centralizzazione delle Zes, lo smantellamento del Reddito di Cittadinanza, la revisione del Pnrr che definanzia molte opere strategiche, il blocco del Fondo di Sviluppo e Coesione e sottraendo, tra l’altro, 2.100 milioni alle due regioni interessate, lo svuotamento del Fondo perequativo infrastrutturale, portate avanti in una logica neocentralistica che annulla il ruolo delle Autonomie, soprattutto dei Comuni».

«Atti politici regressivi, questi – continua la nota – che lungi dal ridurre gli squilibri territoriali finiscono per acuirli accentuandone i ritardi, colpendo le popolazioni e indebolendo lo stesso sistema produttivo che non è adeguatamente supportato. È necessario, invece, dare corso ad un intervento dello Stato attraverso le sue partecipate pubbliche per disegnare un nuovo piano di sviluppo industriale e costruire una programmazione di interventi mirati e coerenti. Portando a compimento la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Sviluppando la connessione, attraverso una infrastruttura di rete, di tutte le aree del Mezzogiorno. Realizzando la messa a sistema, per quanto concerne i Porti, delle aree logistiche integrate e l’utilizzo dei retroporti per l’attività industriali. Un piano industriale di sviluppo per le due regioni del Mezzogiorno che incentivi la produzione di energia, prevedendo investimenti nelle rinnovabili e diffondendo le comunità energetiche rinnovabili».

«Una politica dei trasporti che privilegi il trasporto pubblico – si legge ancora – esaltando il trasporto pubblico locale e regionale, il trasferimento da gomma a ferro e marittimo nei trasporti a lunga percorrenza. È necessaria una nuova attenzione all’economia circolare e alla gestione dei rifiuti con un approccio che miri a ridurre al minimo lo spreco di risorse e l’impatto ambientale. La transizione ambientale e la filiera agroalimentare costituiscono un versante di grande rilevanza nel Mezzogiorno e in modo particolare in Sicilia e Calabria, con alle spalle un sistema portuale di supporto per la commercializzazione imponente».

«È necessario – viene evidenziato – porre mano alle bonifiche dei siti contaminati, aree spesso caratterizzate dalla presenza di discariche. E che costituiscono, una vera emergenza ambientale e sanitaria per i lavoratori e le comunità interessate. Il Mezzogiorno non può ridursi a una mera questione di infrastrutture ma non c’è dubbio che per dare qualità ad una nuova stagione di programmazione sia necessario dare risposta al grande tema della mobilità e della comunicazione, sia all’interno dell’area meridionale, che di collegamento ai grandi attraversamenti all’interno della Unione Europea. Condizione questa necessaria affinché il Mezzogiorno incroci la domanda nel campo delle grandi reti logistiche globali».

«È in questo contesto – hanno concluso Cgil Nazionale, Calabria e Sicilia – che vanno inserite le politiche infrastrutturali nelle due regioni, oggi fanalino di coda per le pessime condizioni in cui versano le linee ferroviarie e quelle stradali. Le ingenti risorse finanziarie disponibili tra Pnrr, Pnc, Fondi strutturali europei, Fondi nazionali vanno spese nei tempi dovuti e in modo corretto e trasparente, sottraendole al pericolo di una gestione clientelare che possa aprire il varco a fenomeni corruttivi e di penetrazione delle mafie nel sistema degli appalti pubblici. È indispensabile esercitare, sull’insieme delle questioni evidenziate, una attenzione continua che promuova un controllo sociale assieme alla capacità di mobilitazione e d’iniziativa del movimento sindacale». (rcz)

IL PONTE SIA “OPERA TERRITORIALE” E NON
DI INTERESSI DI PRIVATI AI DANNI DEL SUD

di GIOVANNI MOLLICA e ALBERTO PORCELLI – Nelle ultime settimane, i media nazionali hanno evidenziato che alcune società considerate probabili partner di Eurolink per i lavori del Ponte sullo Stretto hanno visto crescere il loro valore. Ne siamo lieti: vuol dire che il mercato crede nell’effettiva realizzazione del sogno di tanti calabresi e siciliani.

Il compiacimento è però appannato dal ricordo di quanto pubblicato nell’ottobre scorso, quando OpenEconomics – azienda specializzata nell’analisi delle politiche d’investimento – pubblicò i risultati dell’indagine relativa al Ponte sullo Stretto.

I 12,3 miliardi di spesa complessiva si trasformeranno in 19,7 mld di Pil, ma i loro effetti saranno molto diversi nelle varie regioni italiane. La Lombardia ne intercetterà 5,6 (28,43%, con 9.337 occupati su 33 mila) e il Lazio 3,7 (18,78% con 6.628 occupati). A Sicilia e Calabria toccheranno 2,1 e 1,9 mld (10,66 e 9,64%), per un totale di circa 6.000 posti di lavoro. In sintesi, sostiene l’azienda romana, oltre il 79,7% dei benefici atterrerà al di fuori dalle due regioni che subiranno il trauma dei lavori. Che sono anche le più povere d’Italia e tra le più arretrate dell’Ue.

Né crediamo che basti appellarsi al “libero mercato” per giustificare quella che appare una grave carenza  di visione politica, sanabile solo mediante interventi perfettamente compatibili con il riformismo di matrice liberale, che Tocqueville, nel 1840 (!!!), chiamava  “scelte pubbliche in campo economico”.

In altre parole, ci farebbe piacere vedere la Politica nazionale e locale sostenere lo sforzo della Società concessionaria di dare al Ponte la qualifica di “opera territoriale”. Cioè quella funzione di stimolo che avvia lo sviluppo sostenibile dell’area interessata ai lavori e fa sì che la crescita non sia solo economica, ma anche sociale e culturale. Condizione fondamentale per la concessione dei contributi europei.

Ed è proprio a tale proposito che apprendiamo con preoccupazione come proceda a grandi passi quanto abbiamo sempre temuto, cioè che – constatata l’inerzia della politica e le esitazioni del sistema imprenditoriale locale – il Contraente generale si organizzi nel proprio esclusivo interesse.

Come sta accadendo.

Non c’è altro modo, infatti, di interpretare le notizie sulla prossima creazione dei campi base, cioè delle “cittadelle” che, in Sicilia e Calabria, ospiteranno le centinaia di lavoratori approdati sulle rive dello Stretto per lavorare nei cantieri del Ponte.
E’ ovvio che, se la manodopera fosse locale, non ci sarebbe bisogno di un’organizzazione logistica destinata a chi viene da altre regioni d’Italia, se non dalla Romania e dal Bangladesh. Un luogo ove passerà anche gran parte delle sue giornate fuori dall’orario di lavoro. Trovando tutto ciò che è indispensabile a una quotidianità di fatica e di sacrifici. Una dotazione logistica ampiamente collaudata nei cantieri di tutto il mondo che assicura alloggio, vitto, servizi igienici e sanitari e perfino il tempo da dedicare allo svago. Rendendo quantomeno improbabile spendere soldi fuori dal perimetro dei cantieri.

Come diceva Agatha Christie, «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova”. La prova che il Contraente generale non sembra affatto interessato a collaborare col territorio.
“Ringraziate il cielo che vi stiamo facendo il Ponte” è una delle frasi più sentite a nord della Linea Gustav.

Che fine faranno le speranze dei Tavoli Ponte di Reggio e di Messina?
Si concretizzeranno le timide e incerte proposte di collaborazione degli Ordini professionali, le intenzioni (ancora non materializzate) di costituire consorzi e associazioni di imprese per fornire servizi confortevoli e adeguati alle maestranze, i corsi di Formazione per i lavoratori locali, le Scuole di Alta specializzazione, i tour di visita ai cantieri dell’Ottava Meraviglia del Mondo e le cento altre cose a corredo di un’opera fuori scala rispetto al territorio in cui sorge?

Cosa ne pensano le associazioni datoriali, i sindacati dei lavoratori, gli Ordini professionali e le associazioni di categoria?
Inoltre, chi avvierà un’indagine per verificare se le imprese metalmeccaniche, i cantieri navali, gli studi notarili e legali, gli istituti di vigilanza reggini e messinesi sono in grado di assolvere ai bisogni di Eurolink?

Cresce il rischio che il contributo del territorio sia pressoché nullo; né ci consola l’obiezione – pur validissima – che ci viene ripetuta da più parti in questi giorni: «Il Contraente generale non si è degnato di dirci cosa gli serve».

È vero ma non è arroccandosi in una orgogliosa difesa della propria dignità che si avvia una collaborazione che non riesce a diventare un bagaglio culturale.

La Politica sembra non averlo capito – forse perché non ha la maiuscola -, l’ha compreso, invece la Stazione appaltante, Stretto di Messina, pronta a fare da catalizzatore per innescare la reazione chimica che può far fare l’agognato balzo in avanti a Calabria e Sicilia.
Ma, da sola può fare poco.

Ancora una volta, abbiamo perso troppo tempo in chiacchiere e il mondo non si è fermato ad aspettarci.
L’ennesima occasione perduta? Forse sì. O forse no. Dipende dalla possibilità di organizzare, subito, un piano operativo che metta insieme le imprese aderenti al Tavolo Ponte di Reggio, la società concessionaria e (chissà ?) una Politica locale che comprende che stiamo perdendo l’ennesimo treno.
Un motore che dimostri al Contraente generale che realizzare i Campi base non è “conveniente” rispetto ad “aprirsi” al territorio. Ma deve capirlo, per prima, la Politica, se vuole meritarsi il consenso della gente.

Sappiamo con certezza che, in Sicilia come in Calabria, esistono imprese in grado di competere e vincere la concorrenza delle – certamente più note ma non più efficienti  – aziende di altre parti d’Italia; sappiamo anche che trasportare un modulo dell’impalcato  pesante dalle 50 alle 150 ton – costa meno se l’assemblaggio è stato fatto in uno yard vicino al luogo dove deve essere agganciato ai cavi portanti.
E sono sotto gli occhi di tutti i rischi che si corrono ad allungare oltre ogni logica la filiera degli appalti e subappalti.

Lo sappiamo noi e lo sa la Stazione appaltante, pronta a farsi interprete attiva di quelle finalità sociali che dovrebbero essere la bandiera della politica nazionale e locale.

Cosa aspettiamo?

Abbiamo la pessima abitudine di essere chiari: Presidente Occhiuto, dove sei? (gm e ap)

[Giovanni Mollica e Alberto Porcelli sono Coordinatori dei Tavoli Ponte di Messina e Reggio Calabria]

Il Movimento No Ponte rilancia la mobilitazione: Appuntamento al 29 maggio a Villa

Dopo l’importante partecipazione che ha riscosso la manifestazione dello scorso sabato a Villa San Giovanni, il Movimento No Ponte dà un nuovo appuntamento: il 29 maggio alle Nuvole Rosse di Villa San Giovanni.

Quella di sabato, infatti, per il movimento è stata una iniziativa «che ha visto la presenza di migliaia di persone, ma anche per godere della gioia e della carica di energia che una partecipazione così colorata, gioiosa e determinata ha trasmesso in tutte e tutti noi» e che, «nonostante i consueti balletti di numeri e i commetti sferzanti di chi sperava in un fallimento della mobilitazione villese, chi ha vissuto quella manifestazione, sia sfilando in uno dei diversi spezzoni, sia semplicemente guardandolo passare da un incrocio o dal balcone della propria abitazione ha potuto respirare con noi un grande spirito unitario e inclusivo, un fiume umano fatto da tante anime diversissime tra loro ma accomunate dalla necessità di salvare questo territorio e il futuro dei suoi abitanti».

«Un risultato per noi sicuramente positivo – hanno spiegato – frutto della generosità delle tante e dei tanti che si sono spesi mettendo a disposizione le proprie competenze, le proprie capacità e il proprio tempo, ma che sappiamo comunque essere solamente un passaggio. Le tante bandiere e gli striscioni No Ponte attaccati nei balconi di Villa e Cannitello ci confermano quanto sia presente un sentimento diffuso di opposizione alla volgarità del Ponte, ma c’è la necessità di coinvolgere ancora di più queste persone, affinché la simpatia si trasformi in partecipazione».

«Così come – hanno evidenziato – c’è la necessità di fare ancor più reale informazione perché in troppi ancora sono convinti che il progetto del Ponte sia un qualcosa di reale e non una mera speculazione ai danni di calabresi e siciliani. L’inutilità infrastrutturale e sociale del Ponte, così come l’ormai acclarata insostenibilità ambientale ed economica (14 mld, destinati ad aumentare), stridono con i costi che la sua realizzazione richiederebbe a questo territorio. A fronte di un progetto lacunoso, basato sulla distorsione del calcolo costi/benefici e sull’alterazione dei dati previsionali relativi al traffico nello Stretto di Messina – dati che comprovano l’inattualità storica di un’opera di questo tipo – Calabria e Sicilia sono state scippate di buona parte delle risorse dei fondi di Sviluppo e Coesione e per la perequazione infrastrutturale. Nel frattempo lievitano i costi della Stretto di Messina SpA (4 milioni solo quest’anno, per copiare il progetto definitivo già cassato nel 2011)».

«Si tratta di un carrozzone di Stato – hanno spiegato ancora – i cui rapporti con le società di progettazione e costruzione sono opachi e non ben definiti, e del quale è arrivato il momento di pretendere l’estinzione per mettere una volta per tutte la parola fine alle menzogne del Ponte e rilanciare un’idea di sviluppo diversa, sostenibile, che valorizzi patrimoni e comunità locali – includendovi i paesaggi e le specie non umane, in linea con tendenze globali ormai pienamente affermate».

Per questo «la lotta contro il Ponte e per le opere necessarie per questi territori non può quindi fermarsi», ha concluso il movimento No Ponte, dando appuntamento per mercoledì 29 maggio. (rrc)