Al Porto di Reggio 15 mln con l’emendamento Cannizzaro

Sono 15 milioni la somma destinata all’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto per rilanciare il Porto di Reggio Calabria. Ciò grazie all’emendamento presentato dal deputato di FI Francesco Cannizzaro, approvato con la Legge 178/2020.

«Per valutare lo stato degli interventi finanziati per il porto – ha spiegato Cannizzaro – ho inteso promuovere un incontro presso la Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, alla presenza del Direttore Marittimo, Giuseppe Sciarrone che, oltre ad avere ospitato la riunione alla presenza del Commissario  dell’Autorità di Sistema portuale dello Stretto, Antonio Ranieri, ha fornito delucidazioni con contributi e idee rispetto al rilancio e alla funzionalità di un porto che deve diventare sempre più turistico e strategico».

«Il Commissario Ranieri – ha proseguito – ha rappresentato la destinazione dei fondi e il tavolo ha previsto miglioramenti per le fasi progettuali. Durante l’incontro sono emerse nuove idee e potenzialità sul futuro sviluppo del porto e soprattutto le criticità che, grazie alla sinergia istituzionale a tutti i livelli, bisogna aggredire per accelerare gli iter sui vari obiettivi, al fine di rilanciare il porto a partire dal Piano regolatore di cui oggi è privo».

«Ringrazio il Direttore Marittimo, Giuseppe Sciarrone, e il Commissario Antonio Ranieri – ha concluso – per il loro impegno e la preziosa collaborazione nel promuovere questo importante progetto di sviluppo e rilancio del porto di Reggio».

È prevista la realizzazione di apprestamenti di security delle aree portuali di Reggio Calabria. Il 18 febbraio è scaduto il termine per la presentazione delle offerte, che arrivano a quattro, per la procedura di gara aperta relativa alla esecuzione dei lavori, il cui importo si attesta pari a € 3.350.000,00. Si prevede che in tempi ristretti si potrà già aggiudicare l’appalto.

Il Progetto prevede interventi sulle infrastrutture sia fisiche (nuovi varchi, protezioni e separazioni, sistemi attivi di security, sistema di videosorveglianza totale per il porto, centrale operativa di controllo) che immateriali (tecnologie ICT, ingegnerizzazione dei sistemi di controllo e monitoraggio, integrazione e digitalizzazione dei dati). Sono inoltre previsti interventi manutentivi sulle opere civili e sull’arredo urbano, al fine di integrare il sistema portuale nella vita cittadina. 

Si prevede, anche, la riqualificazione area del Molo di Levante con annessi immobili demaniali esistenti: è stato consegnato il Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica e presto si provvederà ad avviare la procedura di gara per l’appalto del Progetto Esecutivo.

L’intervento prevede la riqualificazione della vecchia banchina di Levante (rifacimento totale delle vie d’accesso, realizzazione aree verdi e parcheggi, rifacimento totale dell’impianto di illuminazione, rifacimento asfalto) e la totale ristrutturazione e ammodernamento dell’edificio ex Cementir al fine di avere una struttura adibita ai servizi portuali e diportistici con finalità commerciali e di servizi primari inerente all’attività del porto. L’importo dei lavori si stima pari a € 4.500.000,00.

Per quanto riguarda l’implementazione dei pontili di ormeggio a potenziamento della stazione passeggeri, è stato consegnato il Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica e presto si provvederà ad avviare la procedura di gara per l’appalto del Progetto Esecutivo. L’intervento prevede la sistemazione con ammodernamento dei punti di ormeggio esistenti, al fine di avere non più uno ma due punti stabili destinati ai mezzi veloci che collegano Reggio-Messina e Reggio-Isole Eolie.

Si prevede inoltre la realizzazione di un sistema di pensiline che guida gli utenti dei mezzi veloci attraverso un percorso strutturato che, attraverso una rampa, li conduce dalla biglietteria ai rispettivi ormeggi per l’imbarco sui mezzi veloci e di un pergolato lungo la banchina per creare una zona d’ombra. L’importo previsto dei lavori è pari a € 3.000.000,00.

Gli interventi descritti coprono una quota di finanziamento pari a € 10.850.000,00. I restanti € 4.150.000,00 saranno impiegati uno studio di fattibilità tecnico ed economico relativo alla rettifica della banchina di Ponente, per l’ammodernamento degli arredi portuali ai fini della rifunzionalizzazione delle banchine esistenti oltre che per un restyling delle aree portuali del porto di Reggio Calabria e, in particolare, per il rifacimento delle aree di levante e per la zona a ridosso del muraglione della ferrovia, oltre che nel tratto compreso tra l’ingresso del porto e il mercato ittico.

Sta per essere avviata, inoltre, la gara d’appalto dei servizi tecnici per la redazione del PRP (Piano Regolatore Portuale).

«Il porto di Reggio – ha sottolineato Cannizzaro – al momento è privo di Piano regolatore, uno strumento fondamentale, necessario per progettare nuove opere. In questi anni non è stato fatto nulla per colmare questo vuoto. Bisogna adesso lavorare per accelerare l’iter burocratico: occorre il sostegno di tutti gli enti preposti affinché il Piano venga redatto e approvato nel più breve tempo possibile. È uno strumento indispensabile per il futuro del porto».

«In più si lavorerà per individuare altre risorse ai fini di rendere questo porto turistico tra i più attrattivi del Sud Italia, nel cuore del Mediterraneo, perché una città come Reggio Calabria – ha concluso – che si candida a diventare la Montecarlo d’Italia e la capitale del Mediterraneo, non può non avere un hub portuale turistico e crocieristico funzionale, moderno, dinamico e attrattivo, come dovrà essere il porto turistico di Reggio Calabria». (rrc)

RIFORMA PORTUALITÀ, IL SUD DIVENTERÀ
IL PIÙ GRANDE HUB DEL MEDITERRANEO

di ERCOLE INCALZA – In più occasioni, in questi anni, ho ricordato che la riforma della portualità era presente nei programmi dei Governi Renzi, Gentiloni, Conte 1, Conte 2, Draghi e dell’attuale Governo; cioè era ed è un obiettivo annunciato dal 2015 e rimasto solo un atto programmatico o meglio una semplice buona intenzione.

Ha ragione il Presidente di Federlogistica, Luigi Merlo, nel ritenere che il punto di partenza della riforma debba essere il ruolo e le funzioni dell’Autorità di Sistema Portuale e dei suoi Presidenti ma questo processo deve, a mio avviso, portare alla formazione di un assetto societario e, al tempo stesso, di una rivisitazione sostanziale sia del numero delle Società e quindi dei relativi sistemi portuali, sia dell’inserimento, in ogni sistema, degli interporti strettamente interagenti.

Inoltre, tra i vari ruoli va considerato uno in modo particolare, mi riferisco alla dimensione industriale dei porti e alla rappresentanza, nella governance dei singoli porti, degli enti territoriali. Un porto è diverso da un aeroporto e da una grande stazione ferroviaria? Ad avviso di chi scrive la risposta giusta dovrebbe essere “non dovrebbe”. Ma al momento il porto, come realtà industriale, vive l’eccezionalità di essere ancorata ad una distinzione sbagliata tra l’interesse strategico e pubblico delle politiche che hanno ad oggetto i porti ed il porto come impianto industriale.

Di seguito prospetto, quindi, una prima ipotesi di questo nuovo impianto della offerta logistica portuale ed interportuale del Paese:

Sicuramente non ho inserito dei nodi logistici, sia portuali che interportuali, e mi scuso in partenza di possibili dimenticanze ma ritengo che i sette sistemi rispettino quanto già proposto sia nel Piano Generale dei Trasporti approvato nel 1986, sia nella apposita Legge del 1987 che riconobbe la validità di una simile scelta; una Legge che però non fu mai resa operativa.

Ebbene, queste sette realtà possono diventare Società per Azioni con una maggioranza pubblica del 51%; una maggioranza delle azioni pubbliche controllate da un unico organismo facente capo a quattro Dicasteri (Ministeri dell’Economia e delle Finanze, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero delle Imprese e del made in Italy, Ministero della Difesa).

Una tale proposta contiene una serie di convenienze: si offre una articolata sommatoria di realtà portuali ed interportuali ad un organismo come la Società per Azioni che, in base ad una misurabile autonomia gestionale, è in grado di dare vita a forme di concorrenza e di integrazione funzionale con altre realtà nazionali ed internazionali; si consente all’Amministratore Delegato della Società di produrre Piani Economici e Finanziari (Pef) organici e misurabili; si consente alla partecipazione pubblica nelle sette Società di rappresentare, in modo sistematico e motivato, gli interessi e le strategie dello Stato nella gestione della offerta portuale ed interportuale del Paese; un interesse che può anche essere garantito da una Società o da un apposito Dipartimento composto dai Dicasteri prima richiamati (Ministeri dell’Economia e delle Finanze, delle Infrastrutture e dei Trasporti, delle Imprese e del made in Italy, della Difesa); si creano le condizioni per una trasparenza non solo delle gestioni dei singoli Hub ma anche di un misurabile quadro di introiti. In fondo prendono corpo vere forme innovative di Partenariato Pubblico Privato (PPP).

È solo una proposta, senza dubbio discutibile, ma spero possa essere una possibile base di un confronto concreto e costruttivo; una proposta di riforma che, per la prima volta, consente al Mezzogiorno di disporre di cinque sistemi portuali su sette, consente al Mezzogiorno di diventare il più grande Hub dell’intero Mediterraneo. (ei)

Alfonso Femia firma il masterplan per la riqualificazione del porto di Reggio

Atelier(s) Alfonso Femia firma il masterplan per la riqualificazione di aree, strutture ed infrastrutture nel porto di Reggio Calabria. Un progetto, quello di Femia, che rovescia l’approccio tradizionale alla progettazione portuale, mettendo al centro la connessione tra mare e territorio e che, secondo l’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto, si dovrebbe concludere entro il 2026 con un investimento di 33 mln.

Risorse che sono già tutte disponibili e finanziate: con 15.000.000 di euro del Bilancio dello Stato per l’anno 2021 (emendamento Cannizzarro); con 6.500.000 di euro con Fondi del Pnrr per le aree Zes; per il resto, per circa 11.500.000 di euro con fondi del bilancio autonomo della AdSP. Si prevede l’avvio delle gare di progettazione dei singoli interventi già nei prossimi mesi per poter disporre dei progetti e delle necessarie autorizzazioni entro la fine del 2023. Nel 2024 è previsto l’appalto e l’avvio dei lavori.

Quello proposto da Femia, infatti, è un progetto a 360 gradi, che prevede la riqualificazione di aree, strutture ed infrastrutture nel porto di Reggio che, per il presidente dell’Aurorità dello Stretto, Mario Mega, «dovrà diventare, secondo la programmazione condivisa con l’Amministrazione Comunale, un porto passeggeri integrato con il lungomare cittadino attraverso gli interventi di realizzazione del Museo del Mediterraneo e la riqualificazione del Rione Candeloro».

«Occorreva, quindi – ha detto – elaborare una visione d’insieme per lo sviluppo che riuscisse a tenere insieme le funzioni portuali con le esigenze di fruizione diretta di quegli spazi da parte dei cittadini e dei turisti. Le soluzioni proposte consentiranno di ridurre al minimo le aree operative con limitazioni di accesso per il rispetto delle norma di security valorizzando gli altri ambiti portuali con funzioni di più diretta vivibilità».

«La rimozione dei silos del cemento, quasi ultimata, e la demolizione dei vecchi fabbricati esistenti alla radice della Banchina vecchia di Levante, che sarà programmata quanto prima, sono i primi segnali di un cambiamento che trasformerà il porto in un salotto della città», ha concluso –.

«Il porto di Reggio Calabria – è riferito – si colloca sulla sponda orientale dello Stretto ed è costituito da un bacino artificiale protetto dalla lunga Banchina di Ponente. Santa Caterina è il quartiere urbano che prospetta il porto. Insieme a quello di Villa San Giovanni, il porto di Reggio Calabria garantisce i collegamenti con la Sicilia e le isole Eolie. Oltre al servizio passeggeri e commerciale, il porto di Reggio svolge anche funzione diportistica».

«In relazione al traffico merci – si legge ancora – in passato era collegato numerosi porti del Mediterraneo: Casablanca in Marocco, Marsiglia in Francia, molti approdi turchi, Ceuta in Spagna, Patrasso in Grecia, Zaporozhya in Ucraina, Valletta a Malta. L’area portuale è dotata di collegamenti diretti con la rete stradale e autostradale (bretella di raccordo sul tratto terminale dell’A2 che attraversa la città di Reggio Calabria). Molte lacune impediscono lo sviluppo del porto in chiave territoriale. In termini di integrazione rispetto agli altri nodi calabresi inseriti nelle reti europee, centrale e globale, il porto non gode di un collegamento diretto via strada con l’aeroporto di Reggio Calabria, né di collegamenti diretti ferroviari con lo stesso aeroporto di Reggio Calabria, con l’aeroporto di Lamezia Terme e con il porto di Gioia Tauro».

«La valorizzazione della “terra di mezzo” del waterfront alla scala territoriale, urbana ed extraurbana, la realizzazione di un percorso che amplifica la connessione, attivando funzioni civiche, sportive e sociali permanenti insieme a quelle più specificamente portuali, è un progetto di connessione che va molto oltre le infrastrutture e gli oggetti correlati», è stato evidenziato.

Dunque, «la realizzazione di un terminal passeggeri nell’area di bacino esterno – spiegano ancora dall’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto – la riqualificazione di edifici esistenti riconvertiti a uffici, nell’area del diporto, presso la “Banchina Vecchia di Levante”, l’implementazione dei pontili e l’integrazione con una nuova pensilina nel bacino interno sono interventi che si sostanziano e amplificano il loro valore progettuale nella spina verde di connessione. Il masterplan complessivo prevede l’introduzione di un’attività crocieristica aggiuntiva, per integrare, all’interno del porto, una nuova funzione turistica e, di conseguenza, l’inserimento di volumi tecnici, cold ironing e banchine».

«Ad accogliere il transito crocieristico un terminal di 1100 metri quadrati di cui 800 all’aperto con annesse aree di parcheggio – viene spiegato –. L’area del terminal interagisce con il sistema complessivo del verde che si ricollega al parco. Il terminal stesso insiste su una zolla verde, vera e propria piazza di accoglienza. Gli edifici esistenti vengono rifunzionalizzati; si realizza un attracco per i mega yatch con pontile parallelo al molo, creando così una linea di servizio per gli attracchi. Si potenzia l’area ormeggi per gli aliscafi con nuovi pontili e una nuova pensilina per i viaggiatori che ne fruiscono. Parte dei volumi esistenti vengono demoliti per ripulire l’area, creando una rete di flussi/percorsi adeguata: quello di banchina di servizio e uno ciclopedonale che a quota sopraelevata permette la mobilità dolce. La parte di bacino antistante viene dedicata ai mega yacht. La pensilina assume una valenza compositiva, punto attrattore, elemento blu di richiamo, area di relax per intrattenere l’attesa degli aliscafi».

«Il percorso ciclo-pedonale – è spiegato – crea una connessione diretta con la stazione di Santa Caterina tra aeroporto e città. Si snoda parallelamente al muro di separazione dalla ferrovia per tre chilometri e mezzo per poi connettersi a un tratto esistenti in prossimità del waterfront. Per garantire la sicurezza in relazione alla prossimità all’asse ferroviario, si sviluppa su piani sfalsati rispetto alla quota della banchina. Si legge, dunque, come un nastro variabile che contribuisce alla definizione di un atipico paesaggio verticale su più livelli che si innesta su quello orizzontale. Punti di sosta e belvedere si definiscono sul bordo verde del parco lineare, in connessione con la pista ciclabile».

«La rigenerazione di un’area urbana passa sempre attraverso i trasporti, la mobilità, le infrastrutture. Nel caso del porto di Reggio Calabria, la connessione dolce integrata a un progetto di verde urbano realizza un’infrastrutturazione multi-competente: sotto il profilo sociale, del comfort individuale e collettivo, di potenziamento del senso di appartenenza ai luoghi. Per Reggio Calabria, ancora di più, la connessione è un fattore di riscatto di una città ad altissime potenzialità che fatica a decollare» ha affermato Alfonso Femia.

«L’obiettivo di questi interventi – viene spiegato ancora – è quello di inserire il porto di Reggio Calabria nel circuito crocieristico internazionale, di fatto rilanciando la città e l’intero Stretto».

Spazio, infine, al Parco Lineare, che prevede «verde intensivo su suolo vegetale giardino in piano, alternanza di alberi da frutto e ulivi con trattamento erbaceo spontaneo alternato a zone di macchia mediterranea densa in prossimità del sottopasso della stazione, verde intensivo su suolo vegetale /riportato distesa di verde con erbacee tipica delle zone marine e alberi in sequenza di grandi dimensioni isolati o a filari di piccole medie dimensioni lecci ulivi, promenade alberata slarghi nel verde e una piazza d’acqua, terrazze inaccessibili con vegetazione di tipo secco mediterranea, lecci ginepri ulivi roverelle e piante mediterranee al suolo, pacciamatura in fieno o truciolo creazione di muro vegetale tramite supporto esistente con l’immissione di reti». (rrc)

L’OPINIONE / Enzo Vitale: I vecchi attracchi del Porto di Reggio non vanno demoliti

di ENZO VITALE – Quello del porto di Reggio, comunque destinato alla subalternità rispetto allo storico e naturale dirimpettaio, il falcato zancleo, è un caso forse unico nella storia della moderna portualità: sottoutilizzato fino all’inedia in uno stretto di mare che dovrebbe fornirgli un’inesauribile rendita di posizione.

Questo trend, fatto di miopi politiche di sviluppo e di grossolani errori gestionali, con l’avvento dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto sembra essersi interrotto. Osteggiata inizialmente dalla politica, che la vedeva come una perdita di potere, con unica voce a favore quella della Fondazione Mediterranea, la nuova Autorità sta facendo quello che si sarebbe dovuto da tempo fare: sviluppo delle potenzialità di approdo per le navi da crociera di medie dimensioni; creazione di una molto remunerativa base di appoggio per le barche da diporto di grandi dimensioni; realizzazione ex novo a nord, nella zona extraportuale antistante l’attuale circolo nautico, di un porto turistico per il diporto di piccolo e medio cabotaggio.

Spostamento extraportuale, a nord della Capitameria, degli approdi della Caronte; eventuale collegamento della stazione ferroviaria di Santa Caterina con il terminal degli aliscafi; rimozione dei silos della Cementir; riqualificazione dell’ex Onda Marina; apertura del porto alle compagnie marittime e ai loro business. Resta una perplessità, anzi due: l’inibizione dell’avvicinamento alla banchina dei non addetti ai lavori, che di fatto ne impedisce l’uso ai reggini per le attività ludiche e di fitness; la prevista demolizione dei vecchi attracchi dei traghetti.

È questo secondo punto il più dolente, fermo restando che il primo è difficilmente risolvibile per motivi di sicurezza. Gli attracchi, infatti, rappresentano la memoria storica di come si svolgevano nel secolo scorso i trasporti di passeggeri e mezzi e carri ferroviari sullo Stretto, un esempio di modernariato e tra non poco di archeologia industriale che sarebbe peccato perdere.

La soluzione ci sarebbe, prospettata all’Autorità e ai vertici amministrativi cittadini dalla Fondazione Mediterranea: spostamento della struttura nell’edificando Museo del Mare, che avrà peraltro il problema di riempire vasti spazi interni, come perno di una sezione e dedicata alla storia dei trasporti frontalieri nell’area dello Stretto.