Successo per l’iniziativa Il mondo dei social… dai like alla privacy promossi da Biesse – Associazione Culturale Bene Sociale, guidato da Bruna Siviglia.
Introdotti dalla presidentessa Bruna Siviglia, i relatori Antonio Squillaci e Nino Mallamaci hanno trattato i due temi fornendo all’uditorio ampi spunti di riflessione su temi quanto mai attuali.
Antonio Squillaci si è soffermato, con esempi tratti dalle varie piattaforme social, su diversi aspetti che ne contraddistinguono l’utilizzo, focalizzandosi, in particolare, sui meccanismi che presiedono alla formazione dei feed (le schermate iniziali o home) dei vari account, e sugli strumenti che servono agli utenti per esprimere il proprio gradimento rispetto ai contenuti pubblicati, siano essi scritti, video, foto, ecc.
La regola principale che sovrintende il tutto è dettata da algoritmi che, letteralmente, setacciano ogni azione che ciascuno compie quando sta davanti allo schermo: cosa posta, chi segue, come e cosa commenta, su quali contenuti esprime il proprio consenso (col famoso like) e quali di essi condivide con gli altri utenti. Tale lavoro propedeutico comporta una minuziosa targettizzazione, la cui conseguenza è quella di mostrare al singolo navigatore tutto ciò che, ad avviso dell’algoritmo e di chi lo costruisce, vuole vedere. Di recente, Facebook ha deciso di restituire un minimo spazio di manovra ai suoi utenti, consentendo di lasciare al caso (ad esempio, l’ordine cronologico di pubblicazione) la visione di determinati contenuti rispetto ad altri. Si tratta, tuttavia, di una scelta che l’utente deve compiere volta per volta, cosicché, in effetti, si ha a che fare con una forma di libertà molto limitata.
Per parlare della privacy, Nino Mallamaci ha scelto di partire dal concetto di Panopticon (dal greco Pan, tutto, e opticon, visione). Jeremy Benthan, filosofo inglese, realizzò nel XVIII secolo un modello di prigione che consisteva in una torre centrale, dove si doveva piazzare il sorvegliante, con intorno le celle disposte in forma ottagonale, con una finestra verso l’esterno (per la luce) e una verso l’interno, affinché i suoi occupanti fossero controllati dal sorvegliante senza avvedersene. Una perfetta metafora della società attuale, della vigilanza alla quale tutti siamo sottoposti, ovviamente non solo mediante gli strumenti a disposizione del web.
Ma a scrutare le nostre esistenze, al punto da conoscere meglio di noi stessi desideri, emozioni, pulsioni anche recondite, non è solo o non tanto l’occhio del Grande Fratello di orwelliana memoria, bensì le multinazionali Big Tech, le quali acquisiscono la possibilità di condizionare i nostri acquisti, le nostre inclinazioni politiche, la nostra stessa quotidianità. Sempre più spesso ciò avviene con la nostra collaborazione, conscia o inconscia. Proprio per porre un argine a tale strapotere, oramai in tutto il mondo, con finalità diverse o addirittura opposte se consideriamo Cina, Turchia, Russia, Ungheria, da una parte, e Usa e Unione Europea dall’altra, si stanno apprestando rimedi di varia natura, come il Regolamento sulla privacy 2016/79 dell’Ue.
Davanti alle sempre più frequenti rimostranze dei cittadini, anche qualche società Big Tech, come Apple e, in parte, Google ha cominciato a fare qualche passo indietro. Nino Mallamaci ha, anche, voluto rendere omaggio ad un grande calabrese, Stefano Rodotà, che può essere considerato il padre della legislazione pro privacy in Italia e in Europa. Già nel 1973, ha ricordato il relatore, Rodotà pubblicava il volume Elaboratori elettronici e consenso sociale, nel quale profeticamente metteva in guardia sui pericoli derivanti dall’utilizzo dei computer nella raccolta, trattamento, divulgazione dei dati, per la loro rapidità ed efficacia nel compiere tutte queste azioni. Rodotà come Orwell (e come Huxley e Zamjatin prima di lui), il primo sotto forma di studio scientifico, l’altro in quella di romanzo distopico, hanno anticipato ciò che sarebbe successo.
Su questi temi è importante non abbassare la soglia d’attenzione, perciò ben vengano discussioni e dibattiti a ogni livello. (rrc)