Si è parlato di come la polio, una delle malattie più temibili, è stata efficacemente combattuta attraverso un’azione corale e solidale, nel corso del caminetto “La polio e il Rotary, una lotta contro il virus e le disuguaglianze”, svoltosi nei giorni scorsi a Rende.
A raccontare questa storia al Rotary Club Cosenza Nord, il dott. Alberto Lucente, pneumologo e socio del Club, delineando innanzitutto i protagonisti della storia: Il terribile virus della poliomelite che ha provocato morti e invalidi a centinaia di migliaia; due scienziati ebrei i cui studi approdarono ai vaccini risolutori; il Rotary che volle la diffusione del rimedio anche nei Paesi più poveri.
Introdotto dalla presidente Antonietta Converso, che ha sottolineato l’impegno insostituibile del Rotary International per la eradicazione della terribile malattia, il dottor Lucente ha iniziato la sua brillante esposizione con un excursus storico a partire dalla prima ipotesi dell’esistenza del virus a fine ‘800 e dalla sua visualizzazione nel 1940 grazie all’invenzione del microscopio elettronico.
Altamente infettivo, il virus provocò gravi epidemie nella prima metà del Novecento colpendo bambini e adulti, lasciando dietro di sé malformazioni, paralisi e decessi. Nel 1952 negli Usa si contarono 57.000 casi di cui 3.000 morti, con conseguente panico e quarantena per interi quartieri, chiusure di scuole e cinema, e Ospedali che rifiutavano i ricoveri per paura del contagio.
Entrano qui in scena Jonas Salk e Albert Bruce Sabin, entrambi figli di immigrati ebrei a New York, entrambi medici, ben presto rivali nella ricerca. Il primo si era concentrato sullo studio dei virus inattivati e riuscì a preparare un vaccino da inoculare. Il secondo maturò la convinzione che un vaccino orale con virus vivi fosse più efficace.
Il Salk venne autorizzato negli Stati Uniti nel 1955 con ottimi risultati fino alla fine degli anni ’50. Ma alcuni nuovi casi di paralisi e di decessi indussero il governo a sospendere questo tipo di vaccinazione, senza sostituirla con l’altra pure a disposizione.
Sabin, allora, autorizzato dal Dipartimento di Stato e controllato dal Fbi, nel 1956 si recò in Russia e prese contatti con Chimakov, eminente virologo, convinto della validità e della praticità del nuovo metodo. Il vaccino Sabin, poche gocce su una zolletta di zucchero, venne così somministrato a milioni di bambini russi, con risultati che convinsero il mondo occidentale ad accodarsi.
In Italia l’introduzione del Sabin e la somministrazione ai bambini, a partire dal 1964, fu iniziativa dell’allora ministro della Salute Giacomo Mancini. Nel 1985 i Paesi ricchi avevano quasi debellato completamente la polio, ma c’erano pur sempre 1000 casi al giorno di paralisi in 125 Paesi polio endemici. È in questi anni che si registra l’intervento – che si rivelerà determinante – del Rotary.
Pioniere era stato già nel 1979 il Club di Treviglio e della Pianura bergamasca, con il dottor Sergio Mulitsch, avviando un progetto a favore dei bambini delle Filippine, dove vennero inviate 500.000 dosi di Sabin. Si apriva così dall’Italia la strada all’encomiabile lavoro del Rotary International che ben presto fa suo il progetto e lo estende a tutti i Paesi interessati.
Nel 1988 Il Rotary International e l’Oms istituiscono la Global Polio Eradication Iniziative (Gpei) con l’impegno di immunizzare tutti i bambini del mondo per eradicare completamente il virus. In pochi anni i Paesi con casi di polio passano da 125 a 6 e nel 2020 l’incidenza annuale della malattia si riduce del 99,99%. Purtroppo la pandemia da Covid ha come effetto collaterale un rallentamento delle vaccinazioni e nuovi casi si registrano oggi in Africa e perfino in Paesi in cui il virus non circolava più da tempo come Canada, Israele, UK, Usa.
Per far fronte alla situazione, l’attività del Rotary International continua con rinnovato vigore, attraverso un ruolo cardine nel Gpei e con l’allestimento di laboratori sempre meglio attrezzati nei Paesi in via di sviluppo. Continue campagne di comunicazioni, inoltre, invitano i singoli, soci e non, a contribuire a questa battaglia, evidenziando come per ogni donazione rotariana, la filantropia privata della Bill e Melinda Gates Foundation si sia impegnata a donare il doppio.
Per concludere, il dottor Lucente ha sottolineato come Salk e Sabin, rivali nella scienza ma con diversi tratti in comune a cominciare dalla condizione di immigrati, non vollero mai brevettare le loro scoperte, intendendo invece farne generoso dono all’umanità intera. Alla conversazione del relatore è seguito il dibattito, arricchito dalla presenza in sala di numerosi medici. (rcs)