;
AFiladelfia presentato il libro "L'industria italiana del XX e XXI secolo"

AFiladelfia presentato il libro “L’industria italiana del XX e XXI secolo”

di ELISA CHIRIANOVenerdì 9 agosto, nella sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Filadelfia (VV), luogo suggestivo ed evocativo di storia, di bellezza e di cultura, è stato presentato il libro L’industria italiana del XX e XXI secolo. Visionari e giganti, Gangemi editore 2024, alla presenza degli autori, Cino Serrao (Public Affairs & Business Development Consultant) e Marco Pugliese (Giornalista e analista economico, docente presso l’Università di Bolzano, direttore generale di Open Industria, Piattaforma per il sostegno e la promozione dell’industria italiana). Un evento molto atteso, che ha visto la partecipazione di pubblico numeroso, proveniente anche dal comprensorio e da fuori provincia. L’incontro, organizzato, curato e introdotto dal dott. Cino Serrao, è stato impreziosito dalle letture della dott.ssa Caterina Gimigliano e dall’accompagnamento musicale (alla chitarra e al sassofono) del maestro Francesco Gugliotta

Dopo i saluti iniziali, in particolare all’antropologo Giuseppe Cinquegrana, allo scrittore Franco Torchia, allo studioso Vito Rondinelli, al rag. Pasquale Carchedi per il fattivo contributo organizzativo, alle autorità presenti, ai rappresentanti delle Forze dell’ordine e alla dott.ssa Manuela Costa, referente dell’Associazione Angra, è stata la volta della sindaca Anna Bartucca, del consigliere regionale Francesco De Nisi e di Salvatore Diaco, presidente della Società operaia di Filadelfia, che hanno sottolineato l’importanza dell’opera di Serrao e Pugliese, scientifica e al contempo divulgativa, il cui scopo è  fare luce su una parte spesso trascurata della nostra storia: l’innovazione imprenditoriale e la leadership manageriale, che hanno plasmato i destini dell’Italia Paese nel ventesimo e ventunesimo secolo.

Come evidenziato dagli autori, il ricavato delle vendite del volume sarà interamente devoluto ad alcune associazioni operanti nel territorio e, nel caso della presentazione filadelfiese, è stata scelta l’Associazione Angra, termine che, nel dialetto locale, identifica un piccolo appezzamento di terreno fertile, che generalmente era diffuso lungo le sponde scoscese delle fiumare. Questo tipico suolo agrario è stato assunto come simbolo poiché condensa diverse caratteristiche del mondo agricolo del passato: fertilità, precarietà, competenza, resistenza. Il progetto dell’Associazione, che si inserisce in questa nuova prospettiva di sviluppo, è basato su alcuni interessanti aspetti: la cultura come conoscenza approfondita del territorio nelle sue peculiarità materiali e immateriali; la storia; la fragilità della terra, rappresentata dall’Angra, che una comunità più consapevole deve, con mani amorevoli, preservare, per migliorare la qualità dell’ambiente e del vivere civile.

«Filadelfia è anche città natale del mio illustre prozio Paolo Serrao – ha evidenziato l’autore – maestro e compositore, amico di Verdi e Rossini, direttore del Conservatorio di San Pietro a Maiella e poi al Teatro San Carlo di Napoli. In una memoria orale, tramandata da mio padre, si dice che nel 1868 Gioachino Rossini gli avrebbe offerto la direzione del liceo musicale di Bologna, onore che dovette rifiutare per gravi cure di famiglia e perché già professore titolare al Conservatorio di Napoli».

Molteplici i temi presenti nel libro, che nel corso del caldo pomeriggio filadelfiese si sono susseguiti in un dialogo intenso e interessante e hanno acceso i riflettori su aspetti significativi, spesso trascurati in Letteratura. Sono state evidenziate le peculiarità di questo volume necessario, una sorta di viaggio tra storie e Storia, attraverso le biografie di personaggi illustri, sognatori e visionari, giganti sulle cui spalle poggia la modernità. Un libro che procede attraverso percorsi storici e biografici, che attraversa teorie e progetti di impresa, delineando una panoramica dello sviluppo economico italiano tra il XX e il XXI secolo, mediante l’analisi delle coordinate storiche, politiche e sociali: gli inizi del processo di crescita (dall’economia rurale all’avvio dei primi siti industriali); il manufatto italiano a cavallo della Prima guerra mondiale, dell’industria italiana del Ventennio fascista; la grande industria italiana e l’impatto del secondo conflitto mondiale; il dopoguerra e il miracolo economico; la crisi economica degli anni Settanta, la ripresa degli anni Ottanta, gli anni Novanta e poi l’arrivo dell’euro e gli inizi del Terzo Millennio. Si tratta di un’opera in controtendenza per conoscere il Paese in tutte le sue sfaccettature, culturali ed industriali.

Un manuale per docenti e studenti, per giornalisti, intellettuali, imprenditori, ma soprattutto per i ragazzi in formazione, che desiderano abbracciare la cultura industriale, materia (umanistica e scientifica insieme). Un testimone da lasciare alle giovani generazioni, per ricordare che l’Italia non solo è la dimora della bellezza, ma conserva soprattutto le capacità del fare dei suoi abitanti del passato, del presente e del futuro. È un tributo all’ingegno dei singoli individui, ma anche un’analisi avvincente del modo in cui le loro azioni hanno avuto un impatto duraturo sull’Italia e sul mondo intero. Un testo per comprendere come il “Made in Italy non sia solo un marchio, ma anche una parte fondamentale dell’identità culturale italiana, un patrimonio di inestimabile valore. Le storie di Olivetti, Mattei e Gardini (così come di tanti altri) sono emblematiche.

Si tratta di grandi visionari e capitani d’impresa le cui biografie devono essere narrate e conosciute da tutti, soprattutto dai giovani, che dai giganti del passato possono trarre forza e spinta propulsiva per affrontare le sfide della modernità. L’obiettivo è anche quello di superare gli stereotipi, andando oltre una narrazione che i due autori definiscono “tossica”, perché, come evidenziò Enrico Mattei in un suo discorso del 1961, «vorrei che gli uomini responsabili della cultura e dell’insegnamento ricordassero che noi italiani dobbiamo toglierci di dosso questo complesso di inferiorità che ci hanno insegnato, ovvero che gli italiani sono bravi letterati, bravi poeti, bravi cantanti, bravi suonatori di chitarra, brava gente, ma non hanno le capacità della grande organizzazione industriale».

«Tutto è partito da un post –  ha affermato Marco Pugliese –. Ci siamo conosciuti sui social. Ci siamo incontrati a Milano e poi a Bolzano e abbiamo deciso di scrivere un libro per la difesa della nostra storia industriale recente e passata; per riappropriarci di una preziosa eredità, fatta di idee, storia tra visionari e giganti, che non deve e non può essere dispersa. Cino, ex manager Montedison, mi ha insegnato molto. Ho appreso da lui l’organizzazione “scientifica” degli eventi e la cura del dettaglio. La sua energia organizzativa è inimitabile. Non posso che ringraziarlo, perché mi ha fatto compiere un salto di qualità a livello “didattico” e non solo. Da un punto di vista manageriale penso abbia pochi rivali. Lavorare con Cino è meglio d’un master in strategia e marketing. Ai tempi d’oggi le persone come lui sono da portare in Università e a scuola, sono dotate di spirito positivo che spesso manca ai giovani, ma non per colpa loro…ironia equilibrata, spirito di sacrificio e culto del lavoro (in modo positivo e realizzativo). Ma quel che più trasmette è umanità, collegata alla sua irrefrenabile ed insaziabile volontà di migliorarsi».

«Un incontro casuale e importante – prosegue Cino Serrao – che ha sancito un legame che sicuramente proseguirà nel futuro, concretizzandosi in  altre sfide da affrontare e sicuramente in altre pubblicazioni».

Seguiamo il bello ma ci stiamo snaturando. Raul Gardini, Enrico Mattei, Adriano Olivetti, uomini che hanno osato sognare, che hanno visto un futuro diverso per l’Italia.
E oggi? Oggi abbiamo la tecnologia, abbiamo la ricerca, abbiamo una generazione di giovani pronti a prendere il testimone.

Ma abbiamo anche paura, paura di osare, paura di sbagliare, troppa paura. Bisogna osare e, poggiando sulle spalle di visionari e giganti affrontare il futuro con il coraggio e la forza delle idee.

Cosa resta oggi dello spirito di questi giganti dell’impresa? Ai lettori l’ardua sentenza! (ec)