L’ITALIA SI FERMA PER LO SCIOPERO DI
CGIL E UIL, LA CISL NON HA ADERITO

Oggi  tutti in piazza “Per cambiare la manovra di bilancio”. È questo lo slogan della mobilitazione indetta per oggi da Cgil e Uil, con l’obiettivo di chiedere  di cambiare la manovra di bilancio, considerata del tutto inadeguata a risolvere i problemi del paese, e per rivendicare l’aumento del potere d’acquisto di salari e pensioni e il finanziamento di sanità, istruzione, servizi pubblici e politiche industriali.

«Il Governo – si legge in una nota – ci infliggerà 7 anni di austerità con: perdita del potere d’acquisto di lavoratori e pensionati causata da un’inflazione da profitti; crescita della precarietà e del lavoro nero e sommerso; tagli ai servizi pubblici, a partire da Sanità, Istruzione, Trasporto pubblico, Enti locali; rinnovi contrattuali per il pubblico impiego che coprono appena 1/3 dell’inflazione; taglio del cuneo fiscale (con perdite per molti) pagato dagli stessi lavoratori con il maggior gettito Irpef; politiche fiscali che riducono la progressività e che, attraverso condoni e concordati, favoriscono gli evasori; nessun intervento sugli extraprofitti; peggioramento della Legge Monti/Fornero che si applicherà al 99,9% dei lavoratori; insufficiente rivalutazione delle pensioni, con la beffa di un aumento di soli 3 euro al mese per le minime; assenza di una politica industriale e tagli agli investimenti; ritardi nell’attuazione del Pnrr e nessuna strategia per il Mezzogiorno; attacco alla libertà di manifestare il dissenso con il Disegno di Legge Sicurezza».

In Calabria la mobilitazione sarà a Cosenza, a Piazza Kennedy, con il comizio conclusivo a Piazza. G. Carratelli. Presente, anche, la Fillea Cgil Calabria.

«Se non ora, quando?», ha chiesto il segretario generale di Cgil Calabria, Gianfranco Trotta, ospite di Buongiorno Regione, invitando tutti i lavoratori e le lavoratrici calabresi ad aderire allo sciopero, «di scendere in piazza con noi».

«Voglio solo sottolineare il fatto che dalla legge di Bilancio è sparito il Mezzogiorno. Non solo le risorse sono scomparse, ma quando vengono tolte tutte quelle agevolazioni che potevano incentivare le assunzioni, come la decontribuzione del 30%, le aziende se ne accorgeranno a partire dal 1 gennaio 2025, ma nessuno ne parla», ha detto Gianfranco Trotta, segretario generale Cgil Calabria, intervenendo all’assemblea di Cgil Area Vasta svoltasi nei giorni scorsi.

Trotta, intervenendo all’assemblea di Cgil Area Vasta,  ha poi parlato della mancanza di un piano di assunzione per il comparto sanitario, evidenziando le difficoltà nel reclutamento di medici e infermieri e il bisogno urgente di politiche che rispondano alle necessità della Calabria: «Così come in una legge di Bilancio dove mancano i fondi per un piano di assunzione nel comparto sanità, per medici e infermieri. Qui in Calabria abbiamo medici cubani, ma a livello nazionale non ci danno le risorse per un piano di assunzione nel settore sanitario. I calabresi devono scendere in piazza a protestare ancora di più, senza delegare la protesta a nessuno, perché i dati impietosi dell’Inps presentati ieri ci dicono che la realtà è ben diversa rispetto ai TikTok e agli annunci a cui assistiamo ogni giorno».

«Per il nostro settore – ha spiegato Simone Celebre, segretario generale Fillea Cgil Calabria –  gli obiettivi e le ragioni della mobilitazione di venerdì sono: stop alle morti sui posti di lavoro, una nuova e più giusta riforma fiscale e un nuovo modello sociale».

«Come Fillea Cgil – ha aggiunto – venerdì scenderemo in piazza, con pullman provenienti da tutte le province calabresi, perché la salute e la sicurezza sul lavoro devono diventare un vincolo per poter esercitare l’attività d’impresa. È necessario cancellare le leggi che negli anni hanno reso il lavoro precario e frammentato, così come bisogna superare la logica del subappalto a cascata e ripristinare la parità di trattamento economico e normativo per le lavoratrici e i lavoratori di tutti gli appalti pubblici e privati».

«Questo “sacrificio economico” – ha proseguito – chiesto a tutti i lavoratori dell’intero settore delle costruzioni servirà anche per ribadire il nostro categorico No al lavoro senza un’adeguata formazione e diritto alla formazione continua per tutte le lavoratrici e i lavoratori. Saremo in piazza soprattutto per ribadire, per l’ennesima volta, che l’istituzione della “patente a crediti” non basta a risolvere la piaga degli infortuni mortali e il problema della sicurezza nei cantieri, una misura simbolica, senza un reale impatto sui luoghi di lavoro».

«Per noi è importante introdurre il reato di omicidio colposo sui luoghi di lavoro – ha concluso – garantire il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di eleggere in tutti i luoghi di lavoro i propri rappresentanti per la sicurezza (RLS) e, infine, istituire una procura speciale che si possa occupare solo ed esclusivamente degli infortuni mortali sui luoghi di lavoro».

«Riteniamo che questa mobilitazione rappresenti un momento cruciale per dare voce alle tante istanze sociali, economiche e lavorative che attraversano la nostra regione e l’intero Paese», hanno detto i consiglieri regionali del Partito Democratico Calabria, annunciando la propria adesione alla manifestazione. 

«Temi come il diritto al lavoro dignitoso, la sanità pubblica – hanno spiegato – il potenziamento dei servizi pubblici, il sostegno alle fasce più fragili della popolazione e la lotta contro le disuguaglianze sono da sempre al centro delle nostre battaglie politiche. L’adesione a questa giornata di lotta è, dunque, un atto di responsabilità nei confronti di quei cittadini che ogni giorno chiedono un futuro più giusto, equo e sostenibile. Ci schieriamo al loro fianco, per riaffermare con forza la necessità di politiche pubbliche capaci di garantire crescita, coesione sociale e rispetto dei diritti».

«Ribadiamo che c’è una necessità urgente, in una fase così particolare e complicata, che il popolo calabrese dia sostegno a questa manifestazione. Bisogna mobilitarsi per spostare in avanti la discussione e risolvere le questioni che stiamo affrontando, a partire dal lavoro. Soprattutto dopo aver visto i report che ci sono stati consegnati ieri, nel rendiconto sociale dell’Inps, che evidenziano le problematiche che stiamo denunciando: persone che abbandonano questa terra, il tema dei contratti a tempo determinato e le difficoltà che questa situazione comporta», ha detto Enzo Scalese, segretario generale Cgil Area Vasta nell’assemblea territoriale organizzata in vista della mobilitazione del 29 novembre.

«Il collegato al lavoro è uno degli esempi di come le politiche attuate – ha detto Scalese – non vadano nella giusta direzione e contribuiscano a creare precarietà. In Calabria, la sanità è in difficoltà e la politica industriale non riesce a dare un futuro ai nostri giovani, costringendoli ad emigrare. I vari decreti del governo vanno in direzione opposta, e non possiamo tollerare un attacco alla nostra organizzazione, che ha sempre contrastato le ingiustizie». (rrm)

 

L’OPINIONE / Pierpaolo Bombardieri: Venerdì in piazza per migliorare la vira delle persone

di PIERPAOLO BOMBARDIERI – Abbiamo proclamato uno sciopero generale perché siamo convinti che le condizioni reali del Paese abbiano bisogno di risposte concrete. Stop ai bonus, basta con le soluzioni temporanee e inefficaci: urgono politiche strutturali tese a superare le disuguaglianze sociali ed economiche.

La manovra di bilancio non dà sufficienti risposte, intanto, ai salari ed al potere d’acquisto. Dunque, tra i motivi c’è anzitutto la questione economica.

Nel corso degli ultimi anni, con un’inflazione (da profitti) altissima, si è registrato un aumento del costo della vita e dei prezzi superiore alla crescita degli stipendi.

L’unica azione del Governo su questo fronte è stata la conferma del taglio al cuneo fiscale (una nostra conquista con lo sciopero generale durante il Governo Draghi), che non aggiunge soldi nella busta paga di gennaio ed anzi le nuove modalità ne determineranno in diversi casi una perdita.

A chi ci accusa di far politica, rispondiamo: è vero, facciamo politica sindacale, chiedendo il rinnovo dei contratti e il recupero del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni.

Qualche anno fa qualcuno dava la colpa ai sindacati per la mancata crescita dei salari, ma ora che stiamo facendo una battaglia visibile su questo terreno veniamo definiti fondamentalisti. Evidentemente, c’è poco rispetto per i lavoratori e per le lavoratrici, che rinunceranno liberamente ad una giornata di stipendio.

Le politiche in materia di previdenza, sanità, welfare e fisco non garantiscono un reale sostegno alle famiglie e non affrontano i problemi del precariato, della povertà lavorativa e delle diseguaglianze territoriali.

I pensionati italiani sono tra i più tassati in Europa: il 30% in più degli altri Paesi. Ed è assolutamente insufficiente, finanche imbarazzante, la rivalutazione delle pensioni, con la beffa di un aumento di soli 3 euro al mese per le minime.

La sanità è in profonda crisi, basti notare che l’anno scorso 2 milioni e mezzo di persone hanno rinunciato a curarsi per motivi economici e 1 milione di persone si sono spostate da Sud a Nord per assicurarsi trattamenti sanitari. Le liste d’attesa al Cup sono infinite, mentre nelle stanze del potere si chiama direttamente il primario amico. Come possiamo ritenerci soddisfatti del sistema sanitario italiano? Serve riconoscere il lavoro dei professionisti della sanità. Il Governo ha messo più risorse in termini assoluti, ma gli investimenti si calcolano in rapporto al Pil e l’Italia su questo fa passi indietro ed è agli ultimi posti Ue.

Non è accettabile che nella Manovra non ci siano risorse per nuovi contratti e assunzioni.  E neanche traccia della detassazione degli aumenti contrattuali e della contrattazione di secondo livello, nostre rivendicazioni.

Sulle politiche fiscali, poi, registriamo scelte che riducono la progressività e che, attraverso condoni e concordati, favoriscono gli evasori.

Dove prendere le risorse per finanziare le nostre richieste? Era necessario applicare un’extratassa sugli extraprofitti alle banche, alle Big Pharma e alle grandi aziende che si occupano di energia, che hanno speculato sulla vita delle persone durante la pandemia e la guerra. La presunta extratassa alle banche applicata in manovra è semplicemente un prestito che verrà restituito entro due anni. Non ci prendano in giro!

Altra priorità è quella riguardante la sicurezza sul lavoro. Le stragi continuano ma non c’è un solo euro investito.

Continuano a dare numeri roboanti sull’occupazione. Ma quale occupazione? I dati delle attivazioni Inps evidenziano l’elevata percentuale di lavoro precario. E noi su questo punto stiamo girando l’Italia per parlare di fantasmi, i protagonisti del lavoro sommerso, del lavoro nero e del lavoro precario, che non possono godere dei principali diritti di cittadinanza né dei presupposti per progettare la propria vita.

Un Sindacato serio che svolge il proprio mestiere non può accontentarsi che le condizioni delle persone non peggiorino; ma rivendica il miglioramento delle condizioni per lavoratori, giovani e pensionati.

Vogliamo che quella del 29 novembre sia una giornata storica per le nostre bandiere e per dare un segnale concreto al Paese reale sin qui ignorato dal Governo. Se vogliamo le cose cambino: scendiamo tutti insieme in piazza! (pb)

[Pierpaolo Bombardieri è segretario nazionale Uil]

COSENZA – La Cgil presenta la manifestazione “Salviamo il servizio sanitario pubblico”

Domani mattina, a Cosenza, alle 10.30, nella sede della Cgil Calabria, sarà presentata la manifestazione Salviamo il servizio sanitario pubblico, in programma per sabato 9 novembre.

La Cgil Cosenza, con diverse altre associazioni e realtà del territorio ha aderito all’evento promosso dal Comitato per la Sanità Pubblica, perché tante sono le ragioni da portare in piazza e per le quali chiedere, ancora una volta, ascolto.

Dal diritto alla salute equo e universalistico, al  rilancio della medicina del territorio, alla riorganizzazione della rete ospedaliera e delle strutture sanitarie territoriali, all’abbattimento delle interminabili liste d’attesa,  al contrasto alla privatizzazione selvaggia dei servizi sanitari.

Saranno presenti associazioni, partiti e componenti del comitato organizzativo. (rcs)

LA CALABRIA È LA REGIONE CON MAGGIORI
DISUGUAGLIANZE TRA I PAESI DELLA UE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Qual è la regione con le maggiori disuguaglianze nell’Unione Europea? Risposta scontata: la Calabria, purtroppo. Secondo i dati di Eurostat, diffusi dalla Cgil, i numeri segnano il risultato più drammatico, in cui emerge non solo una bassa condizione di crescita, ma anche una forte disparità retributiva tra il capitale e il reddito.

Il 20% dei cittadini calabresi ricchi accresce il suo benessere, mentre il 20% povero diventa ancora più indigente non potendo disporre dei basilari mezzi di sussistenza su beni e servizi essenziali.

L’Istituto economico europeo, infatti, certifica la divaricazione della forbice sociale a vantaggio degli strati più ricchi e ne accentua lo stato di povertà, in valore e condizione, assoluta. Tutto ciò mentre la nostra regione sconta una crisi demografica, uno spopolamento delle aree interne ed una emigrazione giovanile senza precedenti che verrà acuita dall’autonomia differenziata.

Per la Cgil Calabria «c’è un tema ineludibile per il Governo nazionale e regionale: quello salariale, del lavoro, degli investimenti che sfuggono dall’orbita di ogni provvedimento emanato dall’esecutivo».

Un fenomeno che, per quanto paradossale, vista la quantità e la finalità di risorse europee, ordinarie e straordinarie, di cui la Calabria oggi dispone, il sindacato ha sempre cercato di evidenziare negli ambiti istituzionali della programmazione europea, richiamando un approccio di indirizzo e di merito basato sulla qualità della spesa in termini di impatto e congruità dei risultati».

Oltre la metà della spesa comunitaria viene assegnata con bonus, incentivi e crediti d’imposta che solo marginalmente determina una premialità negli investimenti su politiche distributive e reddituali, con un basso coefficiente occupazionale. Per quanto evidenti, i fattori dì criticità nella spesa comunitaria vengono spesso concepiti nella necessità di intervento sugli aspetti quantitativi, anziché affrontarli nella complessità delle loro dinamiche distributive per meglio agire processi contestuali di sviluppo e di crescita sia economica che sociale.

In altre parole, «non c’è solo un problema nella capacità di investire i fondi per ridurre i divari territoriali con le altre aree del Paese – ha rilevato il sindacato – ma, di farlo, attraverso mirate politiche sociali ed occupazionali per garantire un generale benessere di tutte le classi sociali che nei territori risiedono. L’indagine dell’Eurostat, sostanzialmente, ci suggerisce di considerare i divari regionali per poter meglio affrontare quelli nazionali».

Sul tema del lavoro, «il contratto è un buon punto di partenza, ma è necessario potenziarne l’azione nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori», ha detto Mariaelena Senese, segretaria generale della Uil Calabria, intervenendo ai lavori del convegno sui 30 anni dell’Ebac a Reggio Calabria, annunciando di aver chiesto «n incontro per migliorare le prestazioni dell’ente bilaterale a favore dei lavoratori e prevedere un sistema di premialità per le aziende di settore, predisposizione di un fondo di incentivo all’occupazione finalizzato ad evitare la fuga dai giovani dalla Calabria, intervenendo anche con progetti mirati nelle scuole prevedendo il supporto dell’Inail regionale. Inail che è sempre stata al fianco della bilateralità attraverso dei progetti mirati che partono proprio dal mondo della scuola».

Ma non sono solo i sindacati a essere impegnati sul tema del lavoro: Anche la Regione Calabria sta facendo la sua parte. È stato approvato, infatti, su proposta dell’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese, il nuovo schema di Accordo per la realizzazione dell’investimento 1.1 “Piano potenziamento Centri per l’impiego” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), Missione M5, Componente C1.

L’accordo sarà sottoscritto dalla Regione Calabria – Dipartimento Lavoro, dall’Unità di missione per l’attuazione degli interventi del Pnrr e dalla Direzione generale presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

L’intervento è finalizzato al potenziamento dei Centri per l’impiego, allo scopo di consentire un’efficace erogazione dei servizi per l’impiego e la formazione e, nell’ambito del medesimo, sono previste attività legate al potenziamento dei Cpi tramite il rafforzamento delle competenze del personale e il potenziamento infrastrutturale. L’importo del finanziamento per la Regione Calabria è di 10.593.900,48 euro.

Insomma, c’è grande consapevolezza che nella regione ci sia un grave problema occupazionale a cui, poco a poco, si sta cercando di trovare una soluzione per impedire non solo lo spopolamento dei borghi, ma anche la partenza dei cervelli che, con le loro capacità, potrebbero contribuire a risollevare questa terra dalle grandi potenzialità.

Sicuramente c’è più bisogno di sinergia tra istituzioni, sindacati, Enti e associazioni di categoria per mettere nero su bianco un piano capace di colmare uno dei più gravi e atavici divari della Calabria. I continui report che i sindacati o gli Enti producono, devono indurre la Regione a fare una riflessione seria sul tema e cercare una quadra anche col Governo per mettere a punto una strategia con azioni mirate a rendere la regione un modello virtuoso capace di attrarre, non di indurre a scappare.

Lunedì a Catanzaro sit-in per il mancato rinnovo del contratto dei lavoratori socio-sanitario, assistenziale, educativo

Lunedì 16 settembre, a Catanzaro, a partire dalle 10, davanti alla sede della Fondazione Betania, si terrà il sit-in di protesta per il mancato rinnovo del contratto dei lavoratori addetti al comparto socio-sanitario, assistenziale, educativo Uneba.

«I lavoratori e le lavoratrici sono senza contratto da quasi cinque anni e, nonostante le trattative avviate, la proposta fatta da Uneba al tavolo per il rinnovo del contratto nazionale è decisamente irricevibile. Si tratta di 50 euro lordi di incremento, cioè 35 euro medi mensili sul livello 4S (dalle operatrici e operatori sociosanitari e dai coordinatori dei servizi ausiliari fino a educatrici e educatori con 24 mesi di anzianità): un’offesa per gli oltre 135mila lavoratori e lavoratrici che operano quotidianamente nel settore socio sanitario assistenziale educativo privato, prendendosi cura di persone e, soprattutto, fragili», hanno riferito Funzione Pubblica Cgil, Fisascat Cisl e Cisl Fp, Uiltucs e UIlFpl Calabria, che hanno aderito allo sciopero nazionale.

«La piattaforma unitaria – hanno spiegato – è stata presentata dalle parti sindacali nazionali nel gennaio 2022, ma la trattativa è iniziata solo nel marzo 2023 e si è trascinata fino allo scorso giugno quando la proposta dell’Associazione Uneba è stata rigettata perché lontana dall’importo necessario a recuperare il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori, quando l’inflazione è a due cifre e le retribuzioni sono al di sotto di quelle degli altri contratti nazionali applicati nel settore».

«Il lavoro va rispettato – conclude la nota –. L’incremento dei salari di solo il 3,58% in più, peraltro vincolando gli importi agli stanziamenti pubblici, è una vergogna! Uneba mette tutto nel conto, anche condizioni di lavoro ormai insopportabili a causa delle carenze di organico che costringono anche a numerosi rientri per coprire i turni, e così il tempo personale viene pure sempre più compresso. Le attuali retribuzioni non sono in grado di soddisfare le esigenze di una vita sempre più cara, oltre a non riconoscere dignità al settore di cura in un Paese longevo come il nostro».

Legge invecchiamento attivo, i sindacati: Regione metta a disposizione propri fondi

«La Regione metta a disposizione Fondi Strutturali Europei e Fondi propri» per la legge sull’invecchiamento attivo. È quanto hanno chiesto Spi Cgil Calabria, Uil Pensionati Calabria, Fnp Cisl Calabria, a seguito del Tavolo Permanente sull’Invecchiamento Attivo svoltosi in Regione.

All’incontro hanno partecipato, oltre ai sindacati sopra citati, il dipartimento Salute e Welfare, l’Università della Terza Età Catanzaro, l’Università della Calabria, l’Università “Magna Græcia”, il Centro Servizi per il Volontariato Catanzaro, il Centro Servizi per il Volontariato Cosenza, il Centro Servizi per il Volontariato Reggio Calabria, il Centro Servizi per il Volontariato Vibo Valentia, l’Auser, l’Università Popolare della Libera Età, il Forum Terzo Settore.

Al Piano Operativo, che ora dovrà seguire l’iter previsto per la formale approvazione da parte della giunta regionale, seguirà il primo piano annuale attuativo nel quale saranno esplicitate le azioni da mettere in campo e le relative risorse finanziarie per sostenerle.

A seguito del Tavolo, i sindacati esprimono un parere cautamente positivom ma anche perplessità sull’incertezza dei finanziamenti. Incertezze dovute al fatto che nel 2024 per la prima volta la Regione abbia definanziato la legge e senza certezza delle risorse difficilmente si possono costruire i piani annuali.

Al programma stilato dalla Regione, i sindacati hanno chiesto di inserire delle integrazioni. In particolare, Spi Cgil, Uil Pensionati, Fnp Cisl, chiedono di porre attenzione: di porre attenzione all’utilizzo dei dati ed alla ricerca, sia nella definizione dei contesti di partenza che nella valutazione delle diversità dei territori e dei fabbisogni e di connettere le azioni di carattere culturale con il patrimonio del territorio; di valorizzare la parte innovativa con uno sguardo alle sperimentazioni già in essere anche in Calabria; di dare rilevanza alle azioni sugli stili di vita, sulla socialità e sulla costruzione di reti che rivestono grande importanza anche nella prevenzione; di considerare gli anziani come parte attiva dei processi

Attraverso questa legge, per la quale i Sindacati Pensionati di Cgil, Cisl e Uil si sono spesi moltissimo, «si intende valorizzare le persone anziane come soggetti rilevanti per la società e prevenire la loro non autosufficienza, attuando azioni positive che contribuiscano a mantenere l’anziano nel suo ambiente e a valorizzarne il patrimonio di esperienza, conoscenza e cultura».

«Ora – continua la nota – occorre un impegno di tutti i soggetti istituzionali e sociali chiamati in causa dalla legge per approntare e far decollare un programma articolato di progetti e di iniziative che investa nella solidarietà intergenerazionale, nell’educazione ad una vecchiaia attiva e responsabile, nella salute e nel benessere degli anziani. In Calabria oggi gli anziani over 65 sono oltre 439mila, pari a circa il 24% della popolazione, e sono destinati a crescere sempre di più raggiungendo circa le 600mila unità nel 2050, il 36% della popolazione, secondo le proiezioni demografiche».

«Affrontare i problemi che l’invecchiamento attivo della popolazione pone, non solo sul piano delle politiche sanitarie, socioassistenziali e previdenziali, ma anche da quello che loro possono rappresentare in termini di impegno e capacità nel mondo del volontariato, della solidarietà e della cittadinanza attiva, significa trasformare quello che spesso viene considerato un “problema” in una “opportunità”», conclude la nota dei sindacati, assicurando che «vigileremo affinché l’impegno, di assicurare un adeguato finanziamento alla legge in sede di definizione del Programma Operativo triennale assunto dall’assessore regionale al Welfare in sede di Conferenza Permanente venga rispettato». (rcz)

Gesmundo (Cgil): Occhiuto impugni la legge dell’autonomia

Occhiuto impugni la legge sull’Autonomia Differenziata. È la sfida lanciata dal Segretario Cgil Nazionale Pino Gesmundo, nel corso dell’ promosso da Cgil Area Vasta Politiche industriali, infrastrutture, bonifiche: prospettive di sviluppo dell’area centrale della Calabria, organizzato dalla Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo.

Al convegno hanno preso parte il segretario Generale Cgil Calabria Angelo Sposato, il segretario Generale Cgil Area Vasta Enzo Scalese, il dirigente Corap Fabrizio D’Agostino, il commissario straordinario di Governo Sin Crotone-Rossano-Cerchiara di Calabria Emilio Errigo, il presidente Ance Calabria, Roberto Rugna, oltre ai segretari Generali di categoria Umberto Calabrone (Fiom Cgil Calabria), Simone Celebre (Fillea Cgil Calabria), Francesco Gatto (Filctem Cgil Calabria), Salvatore Larocca (Filt Cgil Calabria), Alberto Ligat ( Slc Cgil Calabria). A moderare i lavori la giornalista Maria Rita Galati.

«C’è bisogno – ha spiegato il Segretario Nazionale Cgil Gesmundo – di mettere in piedi investimenti seri per attrarre le imprese e fare in modo che il Mezzogiorno diventi volano di sviluppo per l’intero territorio nazionale. La logica dell’Autonomia Differenziata dice il contrario: penalizzare il Sud.  Il Mezzogiorno non può essere abbandonato a se stesso, c’è bisogno di politiche che compensino la scarsa attenzione avuta fino ad ora e ne sfruttino le potenzialità. Non è accettabile quanto avvenuto con i Fondi Sviluppo e Coesione e con il Pnrr, risorse che dovevano essere utilizzate al Sud, ma questo non sta avvenendo».

«È un momento particolare per la Calabria – ha detto Sposato –. A breve si terrà la conferenza dei servizi per la bonifica di Crotone ed è necessario che Eni si assuma tutte le responsabilità e faccia le operazioni indispensabili a una bonifica che salvaguardi la salute dei cittadini calabresi. Ma anche la Regione deve fare la sua parte rivedendo il Piano regionale per i rifiuti. Quello attuale è un regalo ad Eni: i rifiuti speciali vanno trattati come tali e non possono essere trattati come ordinari».

«Per quanto riguarda le politiche industriali – ha aggiunto Sposato – le partecipate pubbliche sono sempre venute al Sud con politiche molto deboli, chiediamo che cambiano direzione. Tim, Eni, Enel nel passato hanno preso molto dalla Calabria, ora dovrebbero ridare qualcosa ai nostri territori e il governo, dal canto suo, dovrebbe rivedere le regole per le partecipate pubbliche. Per quanto riguarda le politiche infrastrutturali per noi rimangono prioritarie l’Alta Velocità, 106 e l’elettrificazione della ionica».

«Mettiamo insieme organizzazioni sindacali, istituzioni e politica regionale e nazionale per far capire che in Calabria è possibile un cambiamento», la proposta del Segretario Generale Cgil Area Vasta Catanzaro – Crotone-Vibo Enzo Scalese.

«La nostra è una realtà attrattiva, abbiamo le potenzialità per attirare investimenti – ha concluso –. La prima Hydrogen Valley nata nell’area industriale di Lamezia ne è un esempio. A partire dalla transizione ecologica ed energetica si possono creare imprese con risorse naturali. Porteremo ai tavoli regionali e di governo, con le categorie, le nostre proposte».

Cgil: Ponte non è l’opera necessaria per il rilancio dello sviluppo

Per Cgil NazionaleCalabriaSicilia, «il Ponte sullo Stretto» non è «l’opera che possa rilanciare lo sviluppo della Sicilia e della Calabria e dello stesso Mezzogiorno», in quanto è «un’opera inutile e dannosa il cui progetto lacunoso ha come presupposto un’analisi costi-benifici irrealistica – con costi di realizzazione esponenziali e fuori controllo – che comporterebbe gravi impatti ambientali, paesaggistici e naturalistici».

Impatti «determinati, tra l’altro – scrivono i sindacati – dall’enorme problematicità della gestione dei cantieri disseminati in tutta l’area dello Stretto che metteranno in crisi, per anni, le Città di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Ambiti in cui il progetto è stato giudicato carente anche dal ministero dell’Ambiente che ha presentato 280 osservazioni. In questo contesto, poi, la questione degli espropri legati alla costruzione del Ponte ha assunto sempre più centralità».

«Un’opera che produce danni anche senza essere realizzata – viene evidenziato –. Per poter erigere l’opera e aprire i cantieri richiede infatti l’esecuzione di espropri di case, terreni, immobili di privati cittadini investiti dai disagi e costretti a lasciare l’abitazione per andare non si sa dove e neppure con quale indennizzo. È un grave errore, pertanto, considerare la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina come l’elemento strategico della modernizzazione infrastrutturale del Mezzogiorno. La Sicilia e la Calabria hanno bisogno di grandi reti merci e passeggeri, di connessioni trasversali Est-Ovest, in grado di togliere dall’isolamento fisico le popolazioni che vivono nelle aree interne; hanno bisogno di una effettiva specializzazione del sistema portuale, di una migliore connessione con la rete ferrovia e stradale ed una più efficace digitalizzazione ed Ict; hanno bisogno di valorizzare i sistemi produttivi locali di eccellenza incrementando l’accessibilità ai mercati nazionali ed esteri; hanno bisogno di aumentare l’accessibilità ai poli turistici e di mettere in sicurezza le infrastrutture esistenti».

«Come non è più rinviabile, in particolar modo per la Sicilia – la necessità di porre mano ad un intervento sistemico per affrontare le problematicità inerenti al dissesto idrogeologico e all’endemico disservizio della rete di approvvigionamento e distribuzione idrica anche in relazione alle criticità determinate dai ripetuti fenomeni di siccità. Riteniamo, pertanto, prioritarie la realizzazione dell’alta velocità Salerno-Reggio Calabria che rischia di fermarsi a Romagnano; il completamento della elettrificazione e messa in sicurezza della ferrovia jonica Sibari-Reggio Calabria; il miglioramento del sistema di mobilità dell’area centrale dello Stretto; il completamento della Messina-Catania-Palermo e il raddoppio della Messina-CataniaSiracusa che continuano a procedere a rilento. Indispensabile è poi la messa in sicurezza del sistema autostradale Siciliano e Calabrese, portando a compimento la realizzazione dell’E90 (Ss 106), meglio conosciuta come la “strada della morte”».

«È essenziale, invece – hanno detto ancora i sindacati – riaprire una nuova stagione di programmazione per le due regioni le cui potenzialità di sviluppo socio economico sono frenate dall’involuzione delle politiche messe in atto dal Governo Nazionale e dai Governi regionali attraverso: la centralizzazione delle Zes, lo smantellamento del Reddito di Cittadinanza, la revisione del Pnrr che definanzia molte opere strategiche, il blocco del Fondo di Sviluppo e Coesione e sottraendo, tra l’altro, 2.100 milioni alle due regioni interessate, lo svuotamento del Fondo perequativo infrastrutturale, portate avanti in una logica neocentralistica che annulla il ruolo delle Autonomie, soprattutto dei Comuni».

«Atti politici regressivi, questi – continua la nota – che lungi dal ridurre gli squilibri territoriali finiscono per acuirli accentuandone i ritardi, colpendo le popolazioni e indebolendo lo stesso sistema produttivo che non è adeguatamente supportato. È necessario, invece, dare corso ad un intervento dello Stato attraverso le sue partecipate pubbliche per disegnare un nuovo piano di sviluppo industriale e costruire una programmazione di interventi mirati e coerenti. Portando a compimento la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Sviluppando la connessione, attraverso una infrastruttura di rete, di tutte le aree del Mezzogiorno. Realizzando la messa a sistema, per quanto concerne i Porti, delle aree logistiche integrate e l’utilizzo dei retroporti per l’attività industriali. Un piano industriale di sviluppo per le due regioni del Mezzogiorno che incentivi la produzione di energia, prevedendo investimenti nelle rinnovabili e diffondendo le comunità energetiche rinnovabili».

«Una politica dei trasporti che privilegi il trasporto pubblico – si legge ancora – esaltando il trasporto pubblico locale e regionale, il trasferimento da gomma a ferro e marittimo nei trasporti a lunga percorrenza. È necessaria una nuova attenzione all’economia circolare e alla gestione dei rifiuti con un approccio che miri a ridurre al minimo lo spreco di risorse e l’impatto ambientale. La transizione ambientale e la filiera agroalimentare costituiscono un versante di grande rilevanza nel Mezzogiorno e in modo particolare in Sicilia e Calabria, con alle spalle un sistema portuale di supporto per la commercializzazione imponente».

«È necessario – viene evidenziato – porre mano alle bonifiche dei siti contaminati, aree spesso caratterizzate dalla presenza di discariche. E che costituiscono, una vera emergenza ambientale e sanitaria per i lavoratori e le comunità interessate. Il Mezzogiorno non può ridursi a una mera questione di infrastrutture ma non c’è dubbio che per dare qualità ad una nuova stagione di programmazione sia necessario dare risposta al grande tema della mobilità e della comunicazione, sia all’interno dell’area meridionale, che di collegamento ai grandi attraversamenti all’interno della Unione Europea. Condizione questa necessaria affinché il Mezzogiorno incroci la domanda nel campo delle grandi reti logistiche globali».

«È in questo contesto – hanno concluso Cgil Nazionale, Calabria e Sicilia – che vanno inserite le politiche infrastrutturali nelle due regioni, oggi fanalino di coda per le pessime condizioni in cui versano le linee ferroviarie e quelle stradali. Le ingenti risorse finanziarie disponibili tra Pnrr, Pnc, Fondi strutturali europei, Fondi nazionali vanno spese nei tempi dovuti e in modo corretto e trasparente, sottraendole al pericolo di una gestione clientelare che possa aprire il varco a fenomeni corruttivi e di penetrazione delle mafie nel sistema degli appalti pubblici. È indispensabile esercitare, sull’insieme delle questioni evidenziate, una attenzione continua che promuova un controllo sociale assieme alla capacità di mobilitazione e d’iniziativa del movimento sindacale». (rcz)

Dalla Calabria in 1500 a Napoli per difendere la Costituzione

Sono stati 1500  i calabresi che sono arrivati a Napoli per «un’Italia capace di futuro, per un’Europa giusta e solidale», prendendo parte alla manifestazione promossa da La Via Maestra, il coordinamento nazionale della Cgil di cui fanno parte, oltre al sindacato, 150 tra associazioni e movimenti.

«Difendere la Carta Costituzionale – si legge in una nota – significa innanzitutto per noi osteggiare il progetto di Autonomia Differenziata che andrebbe a cancellare l’unità del Paese e ad aggravare il già pesante divario nord-sud, lasciando il Meridione con servizi sempre più depauperati e, invitando, così alla fuga e allo spopolamento.  Una manovra scellerata portata avanti da un governo che sta dimostrando costantemente la sua mancanza di attenzione verso il Sud e i più fragili. Quello che si prospetta è uno scenario devastante contro cui la Cgil è impegnata da tempo e che continuerà a contrastare».

«Il Sud ha bisogno di altro – prosegue la nota – di infrastrutture, di investimenti, di sviluppo e di lavoro dignitoso. C’è bisogno di un cambiamento, ce lo chiede il Paese, ce lo chiedono le lavoratrici e i lavoratori, i giovani a cui dobbiamo dare prospettive migliori di oggi e politiche fattive. Ecco perché in piazza abbiamo portato anche la nostra campagna referendaria per un lavoro sicuro, tutelato, dignitoso e stabile. In Calabria la raccolta firme procede speditamente, tredicimila ad oggi quelle raccolte, ma per invertire la rotta, dire basta al precariato, alle morti sul lavoro, allo sfruttamento delle attuali e delle nuove generazioni, abbiamo bisogno della collaborazione di tutti». (rrm)

Domani a Napoli la manifestazione “In difesa della Costituzione”

Domani, a Napoli, si terrà la manifestazione nazionale indetta da La Via Maestra per la difesa della Costituzione. Il corteo partirà, alle 13.30, da Piazza Mancini per poi arrivare a Piazza Dante.

«La Costituzione – si legge nell’appello diffuso oggi da ‘La Via Maestra’ – continua ad essere il nostro programma politico: per la democrazia, per la pace, per il clima, per la giustizia sociale, per il lavoro dignitoso, per dare un futuro sostenibile a questo Paese».

Dalla manifestazione nazionale del 7 ottobre, sono trascorsi più di 7 mesi: la situazione internazionale e del Paese è andata pericolosamente aggravandosi.
«Il rischio di una guerra generalizzata nel mondo è sempre più forte – si legge –. A Gaza, in Medio Oriente, in Ucraina, in Sudan e in altre aree  del mondo proseguono e si allargano la carneficina e la corsa al riarmo. Sui cambiamenti climatici non c’è inversione di tendenza, anzi si fanno passi indietro mentre aumentano le vittime e i danni, colpendo di più le persone, i lavoratori e i territori più fragili. La transizione ecologica va governata, per renderla socialmente giusta, fondata su una nuova qualità del lavoro e dello sviluppo. L’Unione Europea, invece di essere un fattore di pace e di progresso, rischia di perdere il proprio ruolo di inclusione e di cooperazione e con il patto su migranti e asilo smarrisce anche la propria umanità. In Italia l’attacco all’unità del Paese, alla Costituzione e alla democrazia prende il nome di autonomia differenziata ed elezione diretta del Presidente del Consiglio. Così si approfondiscono le disuguaglianze e si mortifica la partecipazione democratica. La libera informazione, la libertà di manifestare, il diritto al dissenso, l’autonomia della magistratura sono sotto l’attacco di un crescente autoritarismo. Il ruolo dei corpi intermedi è svilito e negato».

«La situazione sociale ed economica – si legge – è sempre più grave, il lavoro è sempre più precario soprattutto per giovani e donne. Basta con le morti sul lavoro: bisogna cambiare radicalmente l’attuale sistema fondato su appalti e subappalti e investire su salute e sicurezza. C’è un’emergenza salari e pensioni, le diseguaglianze e la povertà crescono, il welfare – a partire dal diritto alla salute, all’istruzione e all’abitare – è sempre di più definanziato, in progressivo smantellamento e indebolito dalle privatizzazioni. Non si  contrasta l’evasione fiscale e si attuano, invece, interventi regressivi come la flat tax. I diritti sociali e civili, a partire da quelli delle donne, sono a rischio. Anziché investire sulla giusta transizione e su nuove politiche industriali si sprecano risorse per opere inutili come il ponte sullo Stretto. Il governo non dà le risposte che servirebbero: invece di contrastare queste tendenze le determina».

Ecco perché il 25 La Via Maestra, composta da 160 Associazioni, tra cui la Cgil, torna in piazza: «il nostro Paese – si legge – ha bisogno di partecipazione, del ruolo delle organizzazioni sociali e sindacali, dei cittadini e delle cittadine che si associano per il bene comune. La Costituzione continua ad essere il nostro programma politico: per la democrazia, per la pace, per il clima, per la giustizia sociale, per il lavoro dignitoso, per dare un futuro sostenibile a questo paese».

«Nella costituzione antifascista c’è la storia e l’identità del nostro Paese, c’è il vostro futuro, il lavoro, i diritti, le libertà sindacali, il diritto di sciopero, ci sono i doveri», ha detto Angelo Sposato, segretario generale di Cgil Calabria, incontrando gli student del Liceo Filolao di Crotone.

«C’è la Pace, come recita l’art. 11 che dice “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali – ha proseguito –.  C’è l’articolo 1 che deve essere un monito alle classi dirigenti e che recita che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».
«Difendere la costituzione, come faremo domani a Napoli e difendere il lavoro dalla precarietà e dallo sfruttamento – ha concluso – come stiamo facendo con i nostri referendum, significa applicare al meglio la nostra costituzione». (rrm)