CALABRIA: LAVORO, RECOVERY E LE DONNE
SI RIPARTE SOLO SE SI INVESTE SU DI ESSE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – «Da 20 anni, in Calabria, manca un vero welfare e questo aspetto danneggia prima di tutto le donne». È la denuncia di Amalia Talarico, della segreteria Fp Cgil Area Vasta, fatta nel corso di un webinar dal titolo Donne, Lavoro e Sud promosso dalla Cgil Area Vasta Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia.

Un tema, quello delle donne e del lavoro, che oggi, più che mai, è un tema che dovrebbe essere affrontato più seriamente, sopratutto se, a causa di questa pandemia mondiale, sono state le donne, a livello lavorativo, ad averci rimesso: secondo i dati Istat, infatti, su 101 mila nuovi disoccupati, 99mila sono donne, allargando, così, la disparità di genere. Un quadro davvero sconfortante, se si pensa che, in realtà, le donne hanno un ruolo chiave nella ripartenza del paese e, quindi, si rende necessario il dover «investire sul valore delle donne» perché «investire sulle donne significa far ripartire il lavoro e spingere sulla rivoluzione culturale necessaria a far fronte al cambiamento, a tutti i livelli».

«Alle donne non può bastare la parola quota, o un capitolo in fondo ad un programma elettorale» ha dichiarato Filly Pollinzi, assessore Pari Opportunità del Comune di Crotone, perché «c’è la necessità di affrontare il tema della cittadinanza delle donne e del ruolo che devono avere nella società che stiamo costruendo» ha detto Serena Sorrentino, segretaria nazionale Fp Cgil.

A illustrare un quadro desolante, sul tema lavoro e Mezzogiorno, è Simona Maggiorelli, direttrice del settimanale Left: «solo il 32,2 per cento delle donne lavora, e una donna su cinque che avuto un figlio non lavora. Questi dati sono 2018, e sono inferiori al dato peggiore che è quello del 1977. Le donne sono quelle che vengono mandate a casa quando si tagliano i posti di lavoro, sono quelle che vengono pagate meno e che subiscono violenza sul lavoro» ha rilevato aggiungendo che si tratta di una situazione che «durante il periodo della pandemia è peggiorata».

«Rispetto a tutto questo – ha aggiunto – la questione centrale è culturale. Parlare di prevenzione vuol dire anche che non bastano le leggi, che sono sicuramente importantissime, ma non ci possiamo fermare a sanzionare comportamenti quando il ‘fatto’ è già avvenuto. Per questo dobbiamo partire dalle scuole: le donne devono imparare a riconoscere la violenza, la rivoluzione è nel paradigma culturale totale. Le donne non sono soggetti fragili da tutelare, ma sono una risorsa che deve contare nei luoghi di poter per poter cambiare le cose».

«La difficoltà nel conciliare i tempi di vita e lavoro – ha dichiarato Enzo Scalese, segretario generale della Cgil Area Vasta – l’aumento del lavoro di cura, che ricade quasi esclusivamente sulle donne, la crisi economica legata alle politiche di contenimento del virus che ha aumentato notevolmente il tasso di disoccupazione femminile, ha portato le donne a pagare il prezzo più alto della crisi, soprattutto nelle nostre realtà, dove i ruoli ricoperti sono spesso più gravosi e precari».

Per Scalese, «dobbiamo afferrare le opportunità alimentate dal programma del Next Generation Eu e contenute nel piano nazionale di Resilienza e Resistenza, per ripensare e riprogettare il futuro in ottica di opportunità per l’occupazione giovanile e femminile, proprio per come proposto nel nostro piano straordinario per il lavoro. Dobbiamo puntare a politiche strutturali e integrate per risolvere il problema della diseguaglianza di genere a partire dal tema della “disparità salariale” che non è solo una questione femminile, ma che riguarda l’utilizzo efficace delle risorse con le quali si crea benessere per tutti. L’Italia ha bisogno del potenziale produttivo delle donne».

Un concetto che viene ribadito nella campagna Donne per la salvezza, nato da «un lungo confronto fra numerose associazioni, economiste, statistiche, accademiche, manager, esperte di politiche di genere, politiche e politici» «per dare forza e ulteriore sostanza alla campagna europea Half of it, per destinare almeno la metà delle risorse europee del Next generation Eu a misure che includano le donne nella vita sociale ed economica del Paese».

Nel manifesto, infatti, viene ribadito che «l’occupazione femminile genera ricchezza, economia del lavoro di cura e riduce sensibilmente il rischio povertà, specie nelle famiglie monoreddito. Puntare sulla crescita sostenuta dell’occupazione femminile significa anche creare le condizioni per un aumento del numero dei nati, dei figli desiderati, a cui tanti giovani rinunciano in un Paese afflitto da decenni dalla decrescita demografica. Siamo convinte che 3 l’obiettivo di portare l’occupazione femminile dal 48,5% al 62,4% debba costituire una priorità del Piano, e su questo chiediamo la convergenza di tutti i decisori».

Per la segretaria generale Sorrentino, «in questa fase di svolta nel Paese, davanti ad una crisi economica mondiale che si affronta per la prima volta con la scelta di investire, piuttosto che tagliare, uno dei temi da affrontare è proprio il lavoro delle donne, la ricostruzione della rete dei servizi e del welfare che guardino alla maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro. È questa, la sfida che abbiamo davanti». (ams)

 

DONNE, GIOVANI E SUD COL RECOVERY FUND
OCCASIONE DI FORMAZIONE-OCCUPAZIONE

di MILLY TUCCI – Con il piano ripresa e resilienza si propone un forte sostegno alla creazione di posti di lavoro, alla formazione e alla riqualificazione dei lavoratori. Obiettivo principe: far ripartire l’Italia con azioni interessanti che guardino con attenzione a tre target particolarmente vulnerabili, ma anche tre leve strategiche per il futuro: Donne, Giovani e Sud.

Ciò che più conta è la strategia: per dare più lavoro agli italiani serve creare nuovi mercati, mettere in sicurezza il Paese in un momento in cui anche i perimetri di business si modificano rapidamente e quindi le imprese insieme alle istituzioni devono fare sistema e tutelare i mercati in cui il made in Italy è presente, ma anche esplorare nuovi mercati, nuove modalità di business per garantire una rapida ripresa e nuove fonti di ricchezza per il Paese, ma anche inclusione e pari opportunità. Nella sana competizione naturale sopravvive quindi chi si adatta più velocemente, il piano da questo punto di vista è una guida di riferimento che ci dice che le imprese e le istituzioni più veloci e più flessibili ad adattarsi al cambiamento potranno fruire maggiormente di tutti gli incentivi e le opportunità della transizione digitale e della transizione al verde e anche le donne potranno creare la loro impresa. Per questa ragione se dovessi dare un consiglio al lettore che sia una impresa, o aspirante tale o un funzionario pubblico suggerirei di cogliere le opportunità di Next Generation Italia per potenziare le competenze informatiche e linguistiche e di tenersi sempre aggiornati e connessi a servizi e sportelli informativi e iniziative offerte da università, associazioni di categoria e fondazioni che semplifichino questa trasformazione in atto.  Grazie al piano si prevede una ulteriore integrazione di fondi già previsti in Bilancio e nuove linee dedicate.

OCCUPAZIONE FEMMINILE E IMPRENDITORIA FEMMINILE

Nel 2020 abbiamo perso 444mila posti di lavoro di cui 312mila di donne. “Più che una recessione rosa c’è stata una espulsione rosa.”(Ferruccio De Bortoli) Il Governo dovrà urgentemente intervenire quindi per il sostegno occupazione e imprenditoria femminile oltre al Fondo a sostegno dell’imprenditoria femminile” già previsto in Legge di Bilancio 2021 saranno affiancate con il PNRR misure di accompagnamento (mentoring, supporto tecnico- gestionale, misure per la conciliazione vita-lavoro, ecc.), campagne di comunicazione multimediali ed eventi e azioni di monitoraggio e di valutazione. A tal fine è importante come dice Sheryl Sandberg scegliere il proprio mentor per potenziare competenze digitali e commerciali, ma anche fare un assessment delle proprie competenze da potenziare e quindi iniziare per se stessi o per la propria organizzazione un programma di mentorship e aggiornamento.

Tra le iniziative particolarmente innovative del piano si inseriscono le iniziative infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore.

Perché Il ripensamento degli spazi urbani è una leva strategica?  Le infrastrutture sociali nei comuni finanziata con una nuova dotazione di oltre 2 miliardi e mezzo di euro  genereranno nuovo benessere sociale, perché proprio la mancanza di luoghi di aggregazione aggrava disagio, povertà, esclusione e rischi sociali. La rigenerazione urbana consentirebbe il miglioramento della qualità della vita per anziani, donne e bambini e la possibilità di una migliore conciliazione dei tempi di lavoro e sarebbe in linea con un nuovo stile di vita, meno inquinante, con meno ore nel traffico e piu servizi per tutti a kilometro zero. In un modello facilitato di questo tipo sarebbe anche possibile migliorare l’offerta culturale dei quartieri, favorire un invecchiamento attivo e offrire una maggiore attenzione ai tempi per la cura, attività di Care giving che spesso ricade sulla donna limitandone la partecipazione attiva al lavoro e alla politica.

Con il piano si investe quindi il quel modello virtuoso ben descritto da Maurizio Carta nel saggio Futuro, che rimandava a un nuovo modello di sviluppo 4.0 con attenzione a Identità, territorio e Comunità. In questo quadro molto utile sarà quindi il potenziamento dell’Housing sociale che con il PNRR raggiunge una dotazione di 2,8 miliardi, una iniziativa keynesiana che include investimenti infrastrutture, ma anche cultura, lavoro e lotta al degrado urbano. Progetti di recupero territoriale e d’incremento della disponibilità di alloggi pubblici potranno certamente sostenere le persone vulnerabili e le famiglie a basso reddito e incentivare investimenti pubblico privati per ampliare l’offerta di edilizia residenziale pubblica e di alloggi a canone calmierato, anche per studenti (cd. Housing Sociale). (mt)

[courtesy Aidr – L’autrice è responsabile dell’Osservatorio Donne Digitali]

La fotografia di copertina di Milly Tucci è di Antonio Leo