Il Centro Agape e della Magistratura minorile: Servono strategie d’intervento per infanzia e adolescenza ferit

È una infanzia e adolescenza ferita, quella che si sta registrando nel territorio reggino, ma non solo. Sono sempre di più gli episodi di violenza  e di disagio che colpiscono in vari modi anche bambini e adolescenti calabresi, ultimi la morte del neonato a Villa san Giovanni e l’accoltellamento tra coetanei al Liceo Vinci di Reggio Calabria.

Per questo il Centro Comunitario Agape, guidato da Mario Nasone, ha sentito l’esigenza di coinvolgere le diverse istituzioni ed agenzie che si occupano dei minori per una riflessione a più voci e soprattutto  per valutare delle possibili strategie d’intervento.

E, proprio Nasone, nelle sue conclusioni, ha ribadito «di come sia importante comprendere il disagio dei nostri ragazzi che non è una emergenza ma una sfida educativa e cercare di  agire in primis creando  luoghi dove i ragazzi possono essere orientati, poiché vanno aiutati ed indirizzati verso un percorso nuovo rispondendo alla loro paura verso il futuro, coinvolgerli, renderli protagonisti del lavoro di cambiamento. Bisogna avere fiducia nelle loro capacità, che anche  la politica finalmente li ascolti. Ha rilanciato la proposta al Prefetto di una azione che metta insieme Istituzioni, magistratura minorile ed associazioni per costruire delle efficaci e stabili alleanze educative».

Una sfida che deve essere accolta da tutti: Associazioni, Istituzioni, politica, di fare «quadrato attorno ai bambini», come ha detto il Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Antonio Marziale, sostenendo come «oggi c’è bisogno di parlare di infanzia e di adolescenza perché è  presente il rischio per bambini e adolescenti di non essere percepiti come tali. La società sta facendo di tutto per distruggere l’infanzia e l’adolescenza.C’è un problema: nella società non ci sono adulti di prossimità (quelli che li  lasciano alle 3 di notte in via marina minori  soli e come adulti non si  preoccupano). La scuola ha qualche défaillance.Non ci sono dei punti fermi per i ragazzi, perché ci sono spinte a volerli più grandi».

«Bisogna limitare – ha concluso – la pubblicazione dei bambini sul web, anche da parte della scuola. C’è bisogno di un contenimento.C’è bisogno di incontri come questo».

Ernesto Caffo, presidente di Telefono azzurro che gestisce il servizio 144 emergenza infanzia nazionale ha ricordato che «da qualche mese  è attiva una legge che è la legge sul bullismo, fenomeno, ormai molto diffuso e che richiede un ruolo essenziale delle rete e dei  servizi. Ha sottolineato  l’importanza di riflettere sulle relazioni tra  giovani e adulti,  sulle le esperienze del mondo digitale, di formare le famiglie e i ragazzi  a come prevenire problematiche legate ai social e controllare l’accesso dei ragazzi della rete del nostro Paese». 

«Essenziale l’ascolto quotidiano di adolescenti poiché la realtà della violenza è ancora sommersa e non basta guardare i casi che emergono e che arrivano alla cronaca, ma guardare anche la solitudine dei casi sommersi dove essenziali sono le azioni concrete per un lavoro comune», ha concluso Caffo, offrendo la disponibilità di telefono azzurro a affiancarsi alle Prefetture e agli attori istituzionali e sociali per programmai di prevenzione stabili ed organici in Calabria.

Roberto di Palma, procuratore minorile ha espresso la preoccupazione sugli episodi di violenza che avvengono durante la notte tra le 3 e le 5 chiedendosi: «Ma che ci fanno minori in giro a quest’ora? Un dato che ci dice che bisogna  porre in evidenza immediatamente l’assenza della famiglia».

«Qui bisogna fermarsi, per comprendere sin da subito – ha evidenziato – che non basta delegare le istituzione e trovare un colpevole. Le istituzioni possono aiutare ma la famiglia ha un ruolo fondamentale, non per nulla, in aula di tribunale, cioè che viene tolto o sospeso, è proprio la capacità genitoriale. Pensiamo a quello che succede la notte di San Lorenzo, è giusto che voi sappiate perché qui siamo tutti adulti, che i ragazzi che vengono portati in coma etilico la notte, il dottor chiama la famiglia e la famiglia risponde che l’ora è tarda, e che verranno a prendere il figlio il giorno dopo ormai. Allora diciamocelo, dove sta la capacità genitoriale?».

«Questa la foto della nostra società – ha concluso – i giovani vogliono essere ascoltati, ma soprattutto, amati. Alla base della violenza c’è la solitudine, e la solitudine sfocia in strade devianti».

Tiziana Catalano, psicologa e giudice onorario al Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria ha confermato che «il settore è complesso e difficile. 30 anni fa cominciavo la professione e riporto l’esempio che per me è emblematico di ciò che voglio dire oggi. Da psicologa seguivo un caso di allontanamento di minore a causa del padre violento. Questo accadimento fu pesante, per tutti, anche per noi che operavano. Questo è ciò che facciamo in Tribunale, diversi ruoli entrano in gioco perché si entra nella vita di persone, e sappiamo già che abbiamo bisogno di diverse competenze».

«Dobbiamo anche qui però – ha proseguito – dirci la verità: L’intervento dentro le mura di casa è il più doloroso, e sapete che accade? Che la società fa muro.Ci stiamo dimenticando del bambino che soffre,  La società all’intervento come risponde? Ah ma lo stato è duro, è violento… ma com’è possibile sostenere questo? Quando la società dice così, dimentica il bambino. È proprio nel momento dell’intervento che la società deve insistere, non dimenticare. Al Tribunale quindi, si lavora in punta di piedi. Lo stato allora deve entrare, ma il villaggio deve essere solidale, non battersi il petto poi quando accade il fatto increscioso».

Anna Nucera, già dirigente scolastica, ha evidenziato l’esigenza di fare Comunità per la risoluzione dei problemi sia dell’infanzia e sia dell’adolescenza. 

«Nel 2017 – ha spiegato – si è sentita l’esigenza a Reggio  di lavorare assieme a tutte le autorità, educatori, psicologi per fare Rete ed aiutare i minori ed adolescenti. È stata evidenziata l’esigenza di formare le famiglie e i docenti per far fronte a questa forte problematica ma purtroppo ad oggi la situazione è solamente peggiorata  ed  il Covid  ha contribuito a recidere le relazioni tra minori e adolescenti a causa della DAD. La domanda è: Avete capito cos’è accaduto? »

«Tutto ciò ha peggiorato la solitudine – ha continuato – l’incertezza ma ancora di più ha fatto emergere la paura. Si è parlato di “Sfillacciamento” della famiglie le quali pensano per lo più ai social e no all’ascolto dei proprio figli. C’è un educazione all’Apparire e i figli non ricevono riconoscimenti per ciò che fanno realmente. Pensano  più all’apparenza che all’essere!».

«Sono stati riportati due casi. Il  caso Vinci (non si sono guardati i ragazzi che vivevano un disagio), il caso Villa (una ragazzina che ha sofferto prima e dopo l’accaduto. Dov’erano le istituzioni? – ha chiesto –. I docenti, i compagni? Come hanno fatto a non rendersi conto della stato di gravidanza?) Oggi basta vedere come si vestono i ragazzini per capire che le famiglie purtroppo sono assenti».

Per Gianni Trudu, psicologo clinico, dietro un figlio che sta male, «c’è un genitore che sta peggio, si divenga genitori a scapito degli figli, i raptus non esistono, chiedendosi a chi tocca intercettare citando la ricerca Mi Vedete, che ha fatto emerge che il 70% degli studenti presentava disagio psicologico e il 30% dei genitori non si è reso conto». 

Lodovica Saraceno ha riportato quanto scritto dai giovani coinvolti nel progetto Alta voce di Save the Children ed Agape, in una lettera «dove si invitano gli adulti a mettersi finalmente in ascolto degli adolescenti formulando una serie di proposte per rendere soprattutto la scuola spazio inclusivo dove la relazione deve avere la sua centralità».

Rosa Alba Stramandino, dirigente ufficio minori della Questura, ha ricordato il lavoro svolto in stretta collaborazione con la procura c/o il Tribunale per i minorenni che continuamente richiede interventi di protezione dei minori, di prevenzione e di repressione di reati che li vedono vittime ma anche autori.La vicaria del Prefetto Stefania Caracciolo, che ha partecipato a tutto l’incontro , si è impegnata a rappresentate alla Vaccaro le preoccupazioni e le proposte emerse dall’incontro. (rrc)

In Cittadella regionale il Forum Sistema Integrato Zero-Sei

Domani, lunedì 13 marzo, alle 9.30, nella Sala Verde della Cittadella regionale, è in programma il Forum sul Sistema Integrato di Educazione e Istruzione 0-6, che sarà coordinato dalla vicepresidente della Regione, Giusi Princi.

«Una Regione che vuole qualificare e creare servizi educativi per l’infanzia – ha spiegato Princi –, deve condividere con tutti gli attori le linee programmatiche e le risorse finanziarie da destinare alle realtà locali per il panorama infanzia».

La vicepresidente Princi ha voluto riunire in un unico grande forum allargato tutte le componenti del mondo “zero-sei”, vale a dire quello dell’educazione dell’infanzia.

Interverranno: USR Calabria, Università, Anci, Responsabili Ambiti Territoriali Sociali, Sindacati comparto Scuola, Scuole polo per la Formazione, Rappresentanti del Terzo Settore, Associazioni rappresentative dei Servizi, Associazioni rappresentative delle Famiglie, Associazioni a tutela dell’Infanzia.

«La povertà educativa territoriale legata all’infanzia è uno dei tanti gap che la Calabria ha bisogno di colmare. Certa che la mission di avere una Regione a misura di bambino ci accomuni tutti – ha spiegato Princi – scopo dell’incontro è proprio quello di creare alleanze, fare rete, avviando una programmazione e un iter di accompagnamento promosso dalla Regione che supporti le realtà locali di tutte le province calabresi a potenziare le infrastrutture ed i servizi educativi legati all’infanzia». (rcz)

Rapporto sull’Infanzia e Adolescenza in Calabria, l’appello delle Istituzioni: la Regione usi il Pnrr per recuperare i ritardi

È unanime, da parte delle Istituzioni, la richiesta alla Giunta regionale, guidata dal presidente Roberto Occhiuto, di mettere nella loro agenda politica questo tema sul quale investire risorse regionali e del Pnrr e recuperando i ritardi del passato per quanto riguarda tutto ciò che riguarda l’infanzia e l’adolescenza.

Nello specifico, le associazioni hanno chiesto  un piano regionale sull’infanzia e l’adolescenza, una legge regionale sulla famiglia, l’attivazione di un osservatorio regionale sui bisogni e sulle risorse, un piano di contrasto della devianza minorile.

Tale appello arriva dall’incontro, svoltosi a Reggio Calabria, sul rapporto sull’infanzia e l’adolescenza in Calabria del CRC, organizzato dal Centro Comunitario Agape e a cui hanno preso parte i referenti di importanti istituzioni che in Calabria si occupano di minori, della loro tutela e della loro educazione.

Il Vescovo di Locri Francesco Oliva, in rappresentanza della conferenza episcopale della Calabria, è intervenuto in remoto alla presentazione del rapporto e ha definito “impietosa” la fotografia del disagio minorile in Calabria  documentata dai dati ed ha sottolineato l’urgenza che i bambini vengano messi al centro della attenzione della politica e della comunità e che gli interventi siano soprattutto centrati sulla famiglia che continua ad essere l’agenzia educativa più importante che se ne prende cura.

Un rapporto che documenta un divario insopportabile tra i diritti fruiti dai minori calabresi rispetto a quelli di cui godono i loro coetanei che vivono in altre aree del paese sottolineato nella sua introduzione da Raffaela Milano, Direttore di Save The Children per l’Italia.

Dagli interventi dei relatori, coordinati dalla psicologa Chiara Arillotta del centro Agape, è emerso come che in  Calabria le politiche sociali ed educative finora attuate non sono state in grado di garantire i diritti di cittadinanza fondamentali per i minori: diritto alla salute, alla famiglia, all’istruzione, al lavoro, alla socializzazione. In particolare e manca quindi una rete di protezione sociale per i minori che vivono un disagio personale e familiare sia di carattere economico che relazionale.

Il procuratore minorile Roberto Di Palma, del tribunale per i minorenni di Reggio, ha citato un dato emblematico dell’abbandono che vivono molti bambini: in sole tre scuole della città sono stati trovati ben 130 minori che non sono mai stati iscritti alla scuola elementare. Giovanni Schipani, del comitato art.44 ha denunciato che sono zero i posti in reparti di neuropschiatria e Maurizio Bonati, dell’Istituto “Mario Negri”, ha denunciato la cronica disattenzione verso l’infanzia in Calabria, che inizia prima ancora della nascita e che nel tempo si cronicizza. La Cardamone dei Villaggi Sos dei ragazzi a proposito del basso indice di lettura ha chiesto dove sono  in Calabria nelle scuole e nei quartieri  le biblioteche a cui possono accedere, Giorgio Marcello, dell’Unical, ha evidenziato come le aree della salute e dell’istruzione sono le più preoccupanti, ad es. con la mortalità infantile a 3,8 front del dato nazionale del 2,8 o della l’obesità del 15%, a fronte del 9% nel resto del paese.

La vicepresidente della Giunta regionale Giuseppina Princi, intervenendo in remoto dalla sede del  Ministero della salute ha assunto l’impegno a partire da questa fotografia del disagio minorile in calabria a dare risposte, in tempi brevi utilizzando delle economie di risorse non utilizzate per creare dei poli educativi tra comuni e associazioni e con l’anno nuovo convocare un tavolo di confronto e di programmazione per dare seguito alle  proposte che i candidati a governatore della Calabria, Occhiuto compreso, hanno sottoscritto aderendo all’appello della rete Con i minori e le famiglie e del Forum del terzo settore che aggrega le più importanti associazioni di tutela dei minori, con l’impegno di  approvare i provvedimenti in questa legislatura.

L’incontro è stato aperto da un video che ha dato voce ad alcuni ragazzi del quartiere di Arghillà, che hanno chiesto una città a loro misura,  con quartieri che non siano sommersi dalla spazzatura, che garantiscono loro spazi per giocare,  fare sport e altre opportunità di crescita. (rrc)

 

INFANZIA, CRESCE IL DIVARIO NORD-SUD
LA CALABRIA NON È UN PAESE PER BAMBINI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – C’è sempre più disuguaglianza sociale, economica e culturale tra i bambini calabresi – e il resto d’Italia. È quanto è emerso dal rapporto I dati regione per regione 2021 del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza – CRC, giunto alla seconda edizione, e coordinato da Save the Children, che delinea un quadro preoccupante per la nostra regione.

Decisamente, la Calabria non è “Un Paese per piccoli”, ovvero vanno completamente riviste le politiche sociali per l’infanzia. Un Rapporto che mette nero su bianco una realtà amara: «che le persone di minore età hanno differenti opportunità e diritti – ha spiegato Arianna Saulini, di Save the Children e coordinatrice del Gruppo CRC –  a seconda di dove nascano e crescono. Si tratta di forte discriminazione su base regionale, che ha un forte impatto sulla vita dei bambini, e che rende indispensabile avviare una programmazione strategica in grado di investire con efficacia sull’infanzia e adolescenza».

«Con questo lavoro – ha aggiunto – le associazioni del Gruppo CRC intendono contribuire e stimolare un processo che porti ad una maggiore conoscenza e consapevolezza della condizioni dell’infanzia nei singoli territori, e conseguentemente superare le disparità che si fanno sempre più acute».

A farle eco, il presidente del Centro Comunitario AgapeMario Nasone che ha ribadito che è «importante e non più rinviabile, anche alla luce dei dati messi in evidenza dal Rapporto, un tavolo inter istituzionale aperto al terzo settore che possa lavorare ad un Piano regionale per l’infanzia e l’adolescenza».

Un Piano, che era già stato chiesto dalla Rete Associativa Con i Minori e le famiglie nel mese di luglio ai candidati alla presidenza della Regione Calabria, e che si rende necessario, sopratutto alla luce dei dati emersi dal Rapporto del CRC, dove in Calabria, nel 2019, sulla stima Istat sulla spesa dei Comuni per i servizi socio-educativi per la prima infanzia, «la spesa è stata di meno di 7 milioni (rispetto ai 1.215 milioni spesi in totale in Italia, quindi lo 0,56% del totale), che si traduce in una spesa pro capite (per ogni bambini sotto i tre anni residente nella regione) di soli 149 euro, la più bassa in Italia».

La pubblicazione, che affianca l’analisi nazionale sviluppata nel Rapporto annuale di monitoraggio, indica, per quanto riguarda i dati demografici, che in Calabria la popolazione minorile rappresenta il 15,9% della popolazione totale e a differenza della maggior parte delle regioni italiane che confermano una tendenza alla denatalità, l’area tematica Dati demografici fornisce per la Calabria la fotografia di un trend inverso, con un tasso di natalità (per mille abitanti) di 7,4, superiore dello 0,6 rispetto alla media nazionale.

Preoccupanti, i dati dedicati alla povertà materiale ed educativa: «In Calabria – si legge – quasi tutti gli indicatori di quest’ area sono ampiamenti superiori alla media nazionale: i minorenni in povertà relativa sono il 32,7% (quasi uno su tre, rispetto alla media nazionale del 20,4%); l’abitudine alla lettura di bambini e i ragazzi di 6-17 anni nel tempo libero è del 35,9%, quota inferiore di ben 16 punti rispetto alla media nazionale del 51,9%; la percentuale di ragazzi/e che nel tempo libero praticano sport è del 51,5%, inferiore di 8,3 punti rispetto alla media nazionale. Rispetto alla povertà educativa digitale la percentuale di famiglie che dispongono di internet è nella regione il 67,7% contro una media nazionale del 79%, mentre la percentuale di minori tra 6 e 17 anni che non utilizzano Internet è del 18,5%, superiore rispetto alla media nazionale del 15,7%».

«Le informazioni relative al numero delle persone di minore età – si legge nel Rapporto – che vivono fuori della propria famiglia di origine e che sono inserite in percorsi di affidamento familiare e in comunità di accoglienza, continuano ad essere non adeguati sia temporalmente (i dati disponibili si riferiscono al 2017), sia rispetto alle caratteristiche del percorso di accoglienza. In Calabria il tasso per mille residenti di 0-17 anni nelle comunità di accoglienza è di 1,1 (media nazionale 1,3), mentre il tasso per mille residenti di 0-17 anni (al netto dei msna) nell’affidamento familiare è di 1,2 (media nazionale 1,5). Rispetto alle persone di minore età con genitore detenuto la percentuale di colloqui con minori sul totale colloqui vede la Calabria con 35,9%, una delle percentuali più alte rispetto alle altre regioni e superiore alla media nazionale».

Maglia nera anche per quanto riguarda i posti nei  servizi socioeducativi per la prima infanzia: «per 100 bambini di 0-2 anni è di 10,9 ben 16 punti in meno rispetto alla media nazionale di 26,9, ed uno dei valori più bassi in tutta Italia».

«Tra i bambini iscritti alla scuola dell’infanzia – si legge – il 78,4% è iscritto alla scuola pubblica e il 21,5% alla scuola privata. La percentuale di bambini in sezioni antimeridiane (‹= 25 ore settimanali) è del 15,86%, rispetto ad una media nazionale del 10,53%. Gli anticipatari sono l’8,7%, superiori di ben 4,5 rispetto alla media nazionale. La percentuale di alunni della scuola primaria che usufruiscono del servizio mensa è del 24,6% decisamente inferiore rispetto alla media nazionale del 56,3%». 

Uno specifico approfondimento del Rapporto, poi, riguarda il diritto all’istruzione per gli alunni con disabilità e per gli alunni stranieri, nella consapevolezza che l’opportunità di frequentare ambienti educativi inclusivi faccia la differenza nei processi di integrazione. Nelle scuole statali calabresi la percentuale di alunni con cittadinanza non italiana presenti nelle scuole di tutti gli ordini è del 4,3%, molto più bassa rispetto alla media nazionale.

Le scuole statali e non statali con barriere fisiche non accessibili (A.S. 2018-2019), per 100 scuole sono 57,1, rispetto alla media del 47,1. Gli insegnanti per il sostegno selezionati dalle liste curriculari per regione (Anno scolastico 2018-2019. Valori per 100 insegnanti per il sostegno della stessa regione) si attestano al 16,1 in Calabria (contro una media nazionale di 35,6).

 Per quanto riguarda la Salute, purtroppo in Calabria «il tasso di mortalità infantile è del 3,95% rispetto alla media nazionale, che è del 2,88%», mentre la percentuale di bambini obesi e gravemente obesi «è del 15,7%, superiore di 6,3 punti rispetto alla media nazionale; il numero di parti cesarei sul totale dei parti rappresenta il 38% in Calabria contro una media nazionale del 31,7%. Infine rispetto alle vaccinazioni si evidenzia che la copertura Morbillo a 36 mesi (per 100 abitanti 2017, coorte di nascita 2016) è la più bassa d’Italia con solo il 78,7%».

Per quanto riguarda i dati relativi ai minorenni stranieri non accompagnati, «quelli presenti e censiti in Calabria sono 362 (Italia 7.802), con una tendenza in diminuzione rispetto al precedente rapporto regionale».

«Con riferimento alle persone di minore età in stato di detenzione o misure alternative – si legge – nei Servizi residenziali sono presenti 36 minorenni, il 2,7% rispetto al totale nazionale di 1.310. Per la prima volta quest’anno sono stati poi inseriti i dati forniti dal Ministero dell’Interno rispetto ai minori vittime di abuso e di maltrattamento per una serie di reati, che in mancanza di qualsiasi altra informazione relativa al fenomeno della violenza a danno di minori, abbiamo ritenuto importante includere, nella consapevolezza che forniscono solo uno sguardo parziale sul fenomeno: i reati per maltrattamento contro familiari e conviventi segnalati nel 2020 in Calabria sono 665, il 3% del totale nazionale (21.709)». (ams)

Prima i bambini: una petizione per la gratuità e la parità per l’infanzia

Parte oggi, lunedì 19 aprile, la mobilitazione dei nidi e delle materne paritarie no profit con l’obiettivo di garantire gratuità e parità scolastica per tutti. È un’iniziativa senza precedenti quella organizzata, anche in Calabria, dalla Federazione Italiana Scuole Materne, realtà che – in Italia – coinvolge quasi novemila realtà educative, oltre mezzo milione di bambine e bambini, oltre quarantamila persone fra insegnanti e collaboratori.

I particolari della mobilitazione, le modalità e gli obiettivi della petizione saranno illustrati stamattina alle 11 nel corso di una conferenza stampa che si terrà in remoto, sulla piattaforma zoom, alla presenza del presidente nazionale FISM, avvocato Stefano Giordano, della presidente regionale FISM Marisa Fagà, del consiglio regionale FISM Alla conferenza stampa hanno assicurato la propria adesione il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo, il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, il sindaco di Vibo Valentia Maria Limardo e il sindaco di Soverato Ernesto Alecci.

Parteciperanno anche rappresentanti dei gestori delle scuole, insegnanti, e amministratori dei più importanti Comuni della Calabria.

«Il permanere delle differenze nel sostegno pubblico tra la scuola statale e quella paritaria gestita dal Terzo settore vanifica le ragioni stesse della Legge 62/2000 e non è più tollerabile – si legge nella nota della Fism Calabria –. Chiediamo solo che si attui il dettato costituzionale e legislativo, affinché siano definitivamente eliminate le disparità di trattamento economico che le famiglie che usufruiscono delle scuole paritarie devono subire. Garantire a ciascuna famiglia parità di trattamento, nella libera scelta di una scuola dell’infanzia paritaria o statale è obiettivo prioritario di questa mobilitazione», ribadisce ancora la FISM che comunica il coinvolgimento di tutte le sue sedi in ogni regione e provincia.

«Ora però, il trascinarsi della situazione generale, compresa la pandemia con le sue incertezze, non lascia più margini di tempo per aspettare ancora quel riconoscimento atteso invano da anni. E da lunedì 19 aprile 2021 – prosegue la nota della FISM – gestori, educatori, maestre, genitori, sostenitori delle materne paritarie saranno impegnati a sostenere un‘ iniziativa nazionale che si concretizzerà in una petizione dalle forti ambizioni, quanto ai numeri, nonché nell’affissione di un manifesto in tutti gli asili nido e le scuole dell’infanzia paritarie d’Italia, per indicare il loro obiettivo non più procrastinabile, decisi a veder superare l’ingiustizia subita, resa ancor più insopportabile dall’ esperienza della pandemia. Appunto: la gratuità e la parità, scritta a chiare lettere su migliaia e migliaia di striscioni che in queste ore fasciano migliaia di edifici dal Nord al Sud. L’auspicio è quello che Parlamento e istituzioni giungano ad un intervento risolutivo che, anche a vantaggio della ripresa demografica del Paese e nell’ambito delle applicazioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sostenga i necessari investimenti nell’intero segmento zero-sei senza più discriminazioni». (rrm)