LA CALABRIA È LA REGIONE CON MAGGIORI
DISUGUAGLIANZE TRA I PAESI DELLA UE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Qual è la regione con le maggiori disuguaglianze nell’Unione Europea? Risposta scontata: la Calabria, purtroppo. Secondo i dati di Eurostat, diffusi dalla Cgil, i numeri segnano il risultato più drammatico, in cui emerge non solo una bassa condizione di crescita, ma anche una forte disparità retributiva tra il capitale e il reddito.

Il 20% dei cittadini calabresi ricchi accresce il suo benessere, mentre il 20% povero diventa ancora più indigente non potendo disporre dei basilari mezzi di sussistenza su beni e servizi essenziali.

L’Istituto economico europeo, infatti, certifica la divaricazione della forbice sociale a vantaggio degli strati più ricchi e ne accentua lo stato di povertà, in valore e condizione, assoluta. Tutto ciò mentre la nostra regione sconta una crisi demografica, uno spopolamento delle aree interne ed una emigrazione giovanile senza precedenti che verrà acuita dall’autonomia differenziata.

Per la Cgil Calabria «c’è un tema ineludibile per il Governo nazionale e regionale: quello salariale, del lavoro, degli investimenti che sfuggono dall’orbita di ogni provvedimento emanato dall’esecutivo».

Un fenomeno che, per quanto paradossale, vista la quantità e la finalità di risorse europee, ordinarie e straordinarie, di cui la Calabria oggi dispone, il sindacato ha sempre cercato di evidenziare negli ambiti istituzionali della programmazione europea, richiamando un approccio di indirizzo e di merito basato sulla qualità della spesa in termini di impatto e congruità dei risultati».

Oltre la metà della spesa comunitaria viene assegnata con bonus, incentivi e crediti d’imposta che solo marginalmente determina una premialità negli investimenti su politiche distributive e reddituali, con un basso coefficiente occupazionale. Per quanto evidenti, i fattori dì criticità nella spesa comunitaria vengono spesso concepiti nella necessità di intervento sugli aspetti quantitativi, anziché affrontarli nella complessità delle loro dinamiche distributive per meglio agire processi contestuali di sviluppo e di crescita sia economica che sociale.

In altre parole, «non c’è solo un problema nella capacità di investire i fondi per ridurre i divari territoriali con le altre aree del Paese – ha rilevato il sindacato – ma, di farlo, attraverso mirate politiche sociali ed occupazionali per garantire un generale benessere di tutte le classi sociali che nei territori risiedono. L’indagine dell’Eurostat, sostanzialmente, ci suggerisce di considerare i divari regionali per poter meglio affrontare quelli nazionali».

Sul tema del lavoro, «il contratto è un buon punto di partenza, ma è necessario potenziarne l’azione nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori», ha detto Mariaelena Senese, segretaria generale della Uil Calabria, intervenendo ai lavori del convegno sui 30 anni dell’Ebac a Reggio Calabria, annunciando di aver chiesto «n incontro per migliorare le prestazioni dell’ente bilaterale a favore dei lavoratori e prevedere un sistema di premialità per le aziende di settore, predisposizione di un fondo di incentivo all’occupazione finalizzato ad evitare la fuga dai giovani dalla Calabria, intervenendo anche con progetti mirati nelle scuole prevedendo il supporto dell’Inail regionale. Inail che è sempre stata al fianco della bilateralità attraverso dei progetti mirati che partono proprio dal mondo della scuola».

Ma non sono solo i sindacati a essere impegnati sul tema del lavoro: Anche la Regione Calabria sta facendo la sua parte. È stato approvato, infatti, su proposta dell’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese, il nuovo schema di Accordo per la realizzazione dell’investimento 1.1 “Piano potenziamento Centri per l’impiego” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), Missione M5, Componente C1.

L’accordo sarà sottoscritto dalla Regione Calabria – Dipartimento Lavoro, dall’Unità di missione per l’attuazione degli interventi del Pnrr e dalla Direzione generale presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

L’intervento è finalizzato al potenziamento dei Centri per l’impiego, allo scopo di consentire un’efficace erogazione dei servizi per l’impiego e la formazione e, nell’ambito del medesimo, sono previste attività legate al potenziamento dei Cpi tramite il rafforzamento delle competenze del personale e il potenziamento infrastrutturale. L’importo del finanziamento per la Regione Calabria è di 10.593.900,48 euro.

Insomma, c’è grande consapevolezza che nella regione ci sia un grave problema occupazionale a cui, poco a poco, si sta cercando di trovare una soluzione per impedire non solo lo spopolamento dei borghi, ma anche la partenza dei cervelli che, con le loro capacità, potrebbero contribuire a risollevare questa terra dalle grandi potenzialità.

Sicuramente c’è più bisogno di sinergia tra istituzioni, sindacati, Enti e associazioni di categoria per mettere nero su bianco un piano capace di colmare uno dei più gravi e atavici divari della Calabria. I continui report che i sindacati o gli Enti producono, devono indurre la Regione a fare una riflessione seria sul tema e cercare una quadra anche col Governo per mettere a punto una strategia con azioni mirate a rendere la regione un modello virtuoso capace di attrarre, non di indurre a scappare.

SANITÀ PRIVATA, IN CALABRIA È ALLARME
CONTI SALATISSIMI E POCHE PRESTAZIONI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Quasi 50mila euro per operare un tumore al seno in Calabria, circa 400 euro per un check up cardiologico nella stessa regione, 1.500 euro al giorno per un ricovero a bassa complessità e quasi 30mila euro per una degenza di due settimane ad alta complessità nel medesimo territorio. Sarebbero questi gli effetti che si avrebbero se in Calabria la sanità fosse privata. Numeri che «fanno rabbrividire» e che sono emersi da un recente studio della Uil e condotta dal segretario confederale Santo Biondo, «finalizzato a mettere in evidenza gli effetti che subirebbero i bilanci delle famiglie, nell’ipotesi in cui per curarsi, in presenza di un progressivo smantellamento della sanità pubblica, si fosse costretti a rivolgersi alla sola sanità privata pura».

Per lo studio sono state prese in considerazione la Lombardia, il Lazio e la Calabria, calcolando i costi medi di alcune prestazioni sanitarie più comuni, sulla base dei tariffari di alcune strutture sanitarie private, ubicate nei territori osservati.

«In sintesi – si legge – si può evincere che una persona che necessitasse di un ricovero per bassa complessità assistenziale, in assenza del Ssn, dovrebbe sostenere una spesa giornaliera che varia da un minimo di 422 euro fino a un massimo di 1.178 euro in Lombardia, da un minimo di 435 euro a un massimo di 1.278 nel Lazio e da un minimo di 552 euro a un massimo di 1.480 euro in Calabria. Se il ricovero fosse ad alta complessità assistenziale, la somma aumenterebbe e, al giorno si andrebbe da un minimo di 630 fino a 1.470 euro in Lombardia da un minimo di 530 a un massimo di 1.800 euro nel Lazio e da un minimo di 570 a 1.800 euro in Calabria.

Nel caso di un check up cardiologico, invece, tenendo conto che le tariffe sono variabili a seconda di età, sesso ed esami previsti, il costo in regime privato varia da un minimo di 220 a un massimo di 295 euro per donna e uomo in Lombardia, da un minimo di 234 a un massimo di 275 euro per una donna, e da 235 a 275 euro per un uomo nel Lazio, da un minimo di 373 a 400 euro per una donna, e da un minimo di 343 a un massimo di 397 euro per un uomo in Calabria.

Per un intervento chirurgico, come l’asportazione del tumore alla mammella, il più delle volte seguita dalla radioterapia, se si dovesse ricorrere come unica soluzione al servizio privato, si dovrebbe sostenere una spesa che può arrivare sino a un massimo di 29.400 in Lombardia, di 32.400 nel Lazio e di 48.400 euro in Calabria. Infine, per la chirurgia pediatrica, per risolvere un’occlusione intestinale del neonato o per affrontare casi più gravi come quelli correlati a una spina bifida, il costo, oltre la parcella dovuto al chirurgo, varia da 4.300 a 9.000 euro in Lombardia, da 6.100 a 9.000 euro nel Lazio, e da 6.400 a 11.000 euro in Calabria.

Un quadro desolante che indica come il Sistema sanitario nazionale sia vicino al collasso, ma non solo: per la Uil, infatti, «il Governo per strizzare l’occhio alla sanità privata, volta le spalle alla sanità pubblica. Tutti i provvedimenti dell’Esecutivo Meloni in materia di sanità, a partire dalle leggi di bilancio per finire al recente decreto “abbatti liste”, vanno nella direzione di un rafforzamento della sanità privata a discapito di quella pubblica. Direzione che aggrava sempre più “il malessere economico” di molte famiglie italiane, le quali sono costrette a modulare il proprio bisogno di cura, in funzione delle proprie disponibilità reddituali».

Cosa fare, allora? Per il sindacato si deve investire sui due assi fondamentali del Servizio sanitario nazionale: personale e territorio, ,ma non solo:«occorre: fermare la legge Calderoli, impropriamente definitivo regionalismo differenziato; attestare il rapporto Pil/spesa sanitaria sui livelli della media europea; combattere gli sprechi delle Regioni evidenziati, ormai da diversi anni, dalle sezioni regionali di controllo della Corte dei Conti» e «occorre – viene ribadito – far maturare nelle persone una maggiore consapevolezza sull’importanza di avere un sistema sanitario pubblico e universale. E, per raggiungere questo obiettivo, abbiamo scelto di utilizzare l’oggettività e l’evidenza dei numeri».

Dall’analisi comparativa tra le Regioni osservate, infatti, emerge come al diminuire dell’offerta sanitaria privata, rispetto alla domanda di cura, crescano le tariffe. Il che potrebbe configurare un regime di monopolio con poche cliniche private che definiscono condizioni di “cartello”, i cui effetti ricadono sui cittadini in termini di prestazioni più salate. Questo spiega perché i costi di alcune prestazioni in Calabria risultano più alte delle stesse attenzionate in Lombardia e nel Lazio. Al Sud, infatti, con la scarsa presenza sul territorio di cliniche private e in assenza di dotazione di personale sanitario, si verifica ciò che viene definito un aumento di “payment for performance”, ossia un aumento del costo della prestazione.

«Pertanto, con il nostro approfondimento – si legge nella nota – abbiamo voluto sottolineare, che tra le tante sue funzioni il nostro Ssn, svolge anche quella di “tranquillizzante” sociale. Il suo carattere pubblico e universale, infatti, garantisce alle persone, che si trovano ad affrontare un problema di salute, una forma di protezione a prescindere dalla loro condizione economica e reddituale. Nel nostro Paese dal 1978 ad oggi, la salute rappresenta un diritto costituzionale, riconosciuto a tutti i cittadini, grazie alla presenza del Servizio sanitario nazionale».

«Ciò non è scontato e pertanto, per noi non è banale ribadirlo – viene evidenziato –. Come tutti i diritti, anche quello legato alle cure del cittadino di fronte alla malattia, è un diritto che per essere mantenuto va sorvegliato socialmente, rivendicato continuamente e difeso collettivamente. Nella nostra Costituzione, il diritto alla salute è riconosciuto alla persona in quanto tale e il suo esercizio non può essere condizionato al lavoro che si svolge oppure alle disponibilità economiche. La salute del singolo è un bene della collettività. Per tale ragione, il cittadino partecipa al finanziamento del nostro sistema salute in proporzione alle proprie possibilità e lo stesso ne usufruisce, al verificarsi di un suo bisogno di cura: questa è l’universalità garantita.

«Per quanto concerne poi, il rapporto tra sanità pubblica e quella privata – viene evidenziato nello studio – occorre fare la seguente riflessione. Nell’ ipotesi in cui le famiglie per curarsi avessero come scelta obbligata la sanità privata, in un contesto in cui vi è una costante perdita di potere d’ acquisto di salari e delle pensioni, la rinuncia alle cure per alcune categorie di lavoratori e pensionati sarebbe una via obbligata. Pertanto, il progressivo arretramento della sanità pubblica è, con evidenza, un colpo mortale per i bilanci delle famiglie e un ridimensionamento del diritto alla salute».

«Occorre, perciò– dare applicazione al decreto attuativo n. 305 31/12/2022, il quale in continuità con quanto disposto dalla normativa contenuta nella Legge Concorrenza 2021 (legge 118/2022), definisce le nuove regole del gioco, che all’interno del sistema salute del nostro paese, dovranno sovrintendere al rapporto pubblico/privato. Le nuove regole, improntate al principio della trasparenza pubblica e della leale concorrenza tra le parti, stabiliscono nel sistema degli accreditamenti regionali, criteri omogenei e standardizzati su tutto il territorio nazionale. In riferimento a ciò, la legge sulla concorrenza rimane inattuata per volontà legislativa dell’ultimo decreto mille proroghe varato dal governo, il quale concede alle Regioni la possibilità di derogare, fino al 31 dicembre prossimo, all’applicazione della stessa legge».

«Le Regioni, pertanto, in modo interessato – conclude lo studio – sul tema accreditamento della sanità privata, continuano ad andare in ordine sparso. Il che vuol dire perseguire interessi che non sono dei cittadini, dato che dai primi approfondimenti, è riscontrabile che molte strutture private ad oggi accreditate, non dispongono dei reali requisiti relativi ai volumi (definiti dal Dm 70/2015), all’adesione al Cup e all’alimentazione del fascicolo sanitario». (ams)

Legge invecchiamento attivo, i sindacati: Regione metta a disposizione propri fondi

«La Regione metta a disposizione Fondi Strutturali Europei e Fondi propri» per la legge sull’invecchiamento attivo. È quanto hanno chiesto Spi Cgil Calabria, Uil Pensionati Calabria, Fnp Cisl Calabria, a seguito del Tavolo Permanente sull’Invecchiamento Attivo svoltosi in Regione.

All’incontro hanno partecipato, oltre ai sindacati sopra citati, il dipartimento Salute e Welfare, l’Università della Terza Età Catanzaro, l’Università della Calabria, l’Università “Magna Græcia”, il Centro Servizi per il Volontariato Catanzaro, il Centro Servizi per il Volontariato Cosenza, il Centro Servizi per il Volontariato Reggio Calabria, il Centro Servizi per il Volontariato Vibo Valentia, l’Auser, l’Università Popolare della Libera Età, il Forum Terzo Settore.

Al Piano Operativo, che ora dovrà seguire l’iter previsto per la formale approvazione da parte della giunta regionale, seguirà il primo piano annuale attuativo nel quale saranno esplicitate le azioni da mettere in campo e le relative risorse finanziarie per sostenerle.

A seguito del Tavolo, i sindacati esprimono un parere cautamente positivom ma anche perplessità sull’incertezza dei finanziamenti. Incertezze dovute al fatto che nel 2024 per la prima volta la Regione abbia definanziato la legge e senza certezza delle risorse difficilmente si possono costruire i piani annuali.

Al programma stilato dalla Regione, i sindacati hanno chiesto di inserire delle integrazioni. In particolare, Spi Cgil, Uil Pensionati, Fnp Cisl, chiedono di porre attenzione: di porre attenzione all’utilizzo dei dati ed alla ricerca, sia nella definizione dei contesti di partenza che nella valutazione delle diversità dei territori e dei fabbisogni e di connettere le azioni di carattere culturale con il patrimonio del territorio; di valorizzare la parte innovativa con uno sguardo alle sperimentazioni già in essere anche in Calabria; di dare rilevanza alle azioni sugli stili di vita, sulla socialità e sulla costruzione di reti che rivestono grande importanza anche nella prevenzione; di considerare gli anziani come parte attiva dei processi

Attraverso questa legge, per la quale i Sindacati Pensionati di Cgil, Cisl e Uil si sono spesi moltissimo, «si intende valorizzare le persone anziane come soggetti rilevanti per la società e prevenire la loro non autosufficienza, attuando azioni positive che contribuiscano a mantenere l’anziano nel suo ambiente e a valorizzarne il patrimonio di esperienza, conoscenza e cultura».

«Ora – continua la nota – occorre un impegno di tutti i soggetti istituzionali e sociali chiamati in causa dalla legge per approntare e far decollare un programma articolato di progetti e di iniziative che investa nella solidarietà intergenerazionale, nell’educazione ad una vecchiaia attiva e responsabile, nella salute e nel benessere degli anziani. In Calabria oggi gli anziani over 65 sono oltre 439mila, pari a circa il 24% della popolazione, e sono destinati a crescere sempre di più raggiungendo circa le 600mila unità nel 2050, il 36% della popolazione, secondo le proiezioni demografiche».

«Affrontare i problemi che l’invecchiamento attivo della popolazione pone, non solo sul piano delle politiche sanitarie, socioassistenziali e previdenziali, ma anche da quello che loro possono rappresentare in termini di impegno e capacità nel mondo del volontariato, della solidarietà e della cittadinanza attiva, significa trasformare quello che spesso viene considerato un “problema” in una “opportunità”», conclude la nota dei sindacati, assicurando che «vigileremo affinché l’impegno, di assicurare un adeguato finanziamento alla legge in sede di definizione del Programma Operativo triennale assunto dall’assessore regionale al Welfare in sede di Conferenza Permanente venga rispettato». (rcz)

L’OPINIONE / Santo Biondo: Occorrono 1,4 mld per il personale sanitario in Case e Ospedali di Comunità

di SANTO BIONDO – Sulla medicina territoriale, il Governo continua a tenere nascosto il tema delle risorse economiche. In risposta alla pubblicazione, di qualche giorno fa, del nostro report sulla Missione 6 del Pnrr, Agenas ufficializza le linee di indirizzo per l’attuazione del modello organizzativo delle Case di Comunità e Ospedali, omettendo però, ancora una volta, di quantificare le risorse economiche necessarie per le assunzioni di personale sanitario da adibire al funzionamento delle Case e Ospedali di Comunità.

Il nostro lavoro di analisi ha evidenziato che, a tale scopo, occorrono circa 1,4 miliardi da destinare al personale del comparto (infermieri, infermieri di comunità, Oss e personale di supporto) al quale si dovrà aggiungere il finanziamento per i medici. Una somma molto lontana da quanto stanziato dal Governo con legge dello Stato (considerato che il Pnrr non consente di finanziare assunzioni), che si attesta invece a 250 milioni di euro per il 2025 e 250 milioni di euro per il 2026. Una cifra che, se confermata, andrebbe purtroppo a sancire il fallimento della Missione 6 Salute.

Inoltre, la previsione dell’infermiere di famiglia o di comunità ha costituito un’innovazione importante, ma i dati oggi ci dicono che nonostante il DM77 ne richieda 25/30 mila in servizio, in Italia se ne contano a malapena 3000.

Senza alcuna assunzione di nuovo personale, il rischio potrebbe essere quello di creare la figura dell’IFoC attraverso un travaso di personale sanitario dall’area ospedaliera all’area territoriale. Ciò è in totale contrapposizione con l’obiettivo sbandierato dal Governo di voler abbattere le liste d’attesa nella Sanità. Con la recente pubblicazione del report abbiamo già ampiamente rappresentato che la specifica Missione 6 Salute manca di dati e di informazioni circa la sua fase d’attuazione.

Sulla realizzazione della medicina di prossimità, dunque, il Governo continua, ostinatamente, a somministrare una cura che è sbagliata e che, se protratta, andrà a ridimensionare anche i grandi proclami che lo stesso Governo sta facendo in ordine alle riforme sulla disabilità e sulla non autosufficienza. (sb)

[Santo Biondo è segretario confederale Uil]

A Lamezia parte l’Alta Scuola di Formazione Antimafia

Con questa iniziativa ci prefiggiamo di raggiungere due obiettivi. Vogliamo chiarire, innanzitutto, che non ci arrenderemo mai, perché il silenzio è il peggiore dei nemici nella battaglia contro le mafie. Inoltre, vogliamo offrire ai nostri quadri dirigenti territoriali gli strumenti per conoscere il fenomeno e capire come muoversi all’interno delle realtà in cui operano». È quanto ha dichiarato Pietrpaolo Bombardieri, segretario nazionale della Uil, all’inaugurazione, a Lamezia Terme, del primo corso dell’Alta Scuola di Formazione Antimafia.

Si tratta di un corso organizzato dalla Uil nazionale e dall’Associazione #Noi, rivolto ai quadri e dirigenti sindacali locali di tutto il Paese. Il percorso, infatti, è partito da uno dei territori più interessati dai fenomeni mafiosi, ma proseguirà, nelle prossime settimane, coinvolgendo, via via, i dirigenti della Uil delle altre Regioni. Le prossime tappe, infatti, sono Roma, Bologna e Genova.

«Dobbiamo essere aggregatori di forza e di coraggio – ha sottolineato il Segretario della Uil – in questa battaglia che abbiamo deciso di combattere insieme all’Associazione #Noi e a Federica Angeli, che ha fatto della lotta contro le mafie la sua stessa ragione di vita. Dobbiamo costituire – ha concluso Bombardieri – quella massa critica che fa rete e non si arrende».

«Stiamo realizzando un sogno di Giovanni Falcone – ha dichiarato Federica Angeli – che aveva intuito il processo di trasformazione delle mafie e, perciò, aveva auspicato la creazione di una scuola di alta formazione antimafia che vedesse come protagonisti i sindacati. Ho raccolto quell’idea e – ha sottolineato la giornalista – la stiamo realizzando per la prima volta proprio con la Uil. Le mafie odiano i sindacati perché possono essere un ostacolo al loro modus operandi in alcune realtà produttive e nel mondo del lavoro e possono spezzare alcune loro dinamiche».

«Solo conoscendole – ha concluso Angeli – possiamo sconfiggere le mafie».

«La lezione odierna – ha dichiarato la Segretaria generale della Uil Calabria, Mariaelena Senese – non è stata solo un momento di alta formazione, ma anche una testimonianza potente di come l’impegno individuale possa fare la differenza nella lotta collettiva contro la criminalità organizzata».

«La nostra regione – ha proseguito Senese – è spesso associata a immagini negative legate alla criminalità organizzata, ma noi sappiamo che questa terra è anche e soprattutto un luogo di grandi risorse, di persone oneste e laboriose, di una società civile viva e attiva. Il nostro augurio – ha concluso – è che i lavori di questa scuola possano contribuire a formare una nuova classe dirigente, consapevole e preparata, capace di guidare la nostra società verso un futuro libero dalle mafie». (rcz)

Bombardiere e Federica Angeli inaugurano in Calabria la Scuola di Alta Formazione Antimafia

Domani, nel Lametino, prenderà il via il primo corso della Scuola di Alta Formazione Antimafia, progetto promosso da Uil nazionale che prevede lo studio delle leggi e dei codici penali in materia di mafia e l’analisi delle principali organizzazioni criminali italiane.

Il sindacato, infatti, ha affidato la formazione dei propri quadri e delegati, su queste tematiche, all’Associazione Antimafia #Noi, presieduta da Massimo Coluzzi e di cui fa parte, nella qualità di Presidente onorario, la giornalista di Repubblica, Federica Angeli, nota per aver portato allo scoperto la mafia romana con il suo lavoro d’inchiesta.0

Quella calabrese sarà solo la prima tappa di un percorso che si snoderà su tutto il territorio nazionale e che coinvolgerà la maggior parte degli attivisti della Uil. Alla giornata inaugurale parteciperà anche il Segretario generale, PierPaolo Bombardieri.

«L’obiettivo – ha detto il leader della Uil  Bombardieri – è quello di fornire ai nostri delegati conoscenze sociologiche e strumenti normativi, per comprendere le dinamiche di penetrazione delle mafie nel tessuto socioeconomico e per contrastare forme di criminalità che dovessero palesarsi anche nei luoghi di lavoro».

«Siamo estremamente orgogliosi di ospitare in Calabria la prima tappa della Scuola di Alta Formazione alla legalità. Questo corso – ha dichiarato la Segretaria generale della Uil Calabria, Maria Elena Senese – rappresenta un’importante occasione per i nostri quadri e delegati di acquisire conoscenze fondamentali per comprendere e contrastare le dinamiche mafiose nel tessuto socioeconomico e nei luoghi di lavoro. Siamo certi che questo percorso formativo fornirà strumenti preziosi per costruire una classe sindacale sempre più preparata e consapevole».

«Sono molto fiero e orgoglioso – ha concluso Massimo Coluzzi, Presidente dell’Associazione #Noi – di poter contribuire, con questi corsi, alla formazione della futura classe sindacale». (rcz)

Cgil, Cisl e Uil chiedono a Occhiuto un tavolo di concertazione per vertenza Amaco

Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, la convocazione di un tavolo di concertazione per trovare soluzioni alla vicenda di Amaco, dopo la conferma del fallimento.

La richiesta è arrivata al termine dell’incontro, a Palazzo dei Bruzi, col sindaco Franz Caruso, l’assessore alla Mobilità e Trasporti, Damiano Covelli, del curatore fallimentare di Amaco, dottor Fernando Caldiero, e del direttore della stessa Amaco, Ing. Francesco La Valle, nonché del Presidente del comitato dei creditori, avv.Maria Porta. L’incontro, molto partecipato, presente una nutrita rappresentanza dei lavoratori Amaco, ha fatto registrare la presenza e gli interventi dei segretari generali di Cgil, Massimiliano Ianni, Uil, Paolo Cretella, Cisl, Giuseppe La Via, e Ugl, Claudio Morelli.

Per il sindaco Caruso è una «questione che va al di là delle appartenenze e del confronto politico. Qui c’è in gioco il futuro dei 122 dipendenti dell’Amaco e delle loro famiglie, la salvaguardia dei livelli occupazionali e il futuro di un servizio indispensabile e radicato nella storia della nostra città. Presupposto irrinunciabile sono, insieme alla tutela dei posti di lavoro, gli oltre 2 milioni di chilometri che devono continuare ad essere destinati all’area urbana di Cosenza, mentre il controllo e la verifica dei servizi, oggi in capo alla Regione, devono essere affidati al Comune di Cosenza».

«Il fallimento di Amaco – ha aggiunto il primo cittadino – non è quello di una società commerciale, ma è il fallimento di una società a partecipazione pubblica. Occorre in tutti i modi e con tutti gli strumenti a disposizione, anche quelli tecnici, che la situazione venga avviata a soluzione”. Il Sindaco Franz Caruso ha molto apprezzato lo spirito collaborativo del curatore fallimentare Caldiero al quale ha riconosciuto un ruolo “alquanto scomodo e non agevole».

Apprezzamento è stato espresso dal sindaco anche per la presenza all’incontro con i sindacati e i rappresentanti dei dipendenti, dell’avv. Maria Porta, Presidente del comitato dei creditori.

Per il Sindaco Franz Caruso «l’interlocuzione deve avvenire con Cometra, ma soprattutto con la Regione Calabria. Se interviene la Regione è possibile trovare una soluzione. E io sono pronto ad interloquire con serenità e a portare avanti la nostra proposta».

«È necessaria – ha concluso – una sinergia tra tutti quanti noi per dare soluzione a questa difficile vicenda di Amaco». E da parte delle confederazioni sindacali ed anche dei rappresentanti del comparto trasporti di Cgil (Pino Rota e Giovanni Angotti), Cisl (Antonio Domanico e Gennaro Mandoliti) e Uil (Andrea Mazzuca e Antonio Rota) c’è stata convergenza ed unità di intenti. (rcs)

ADESSO BASTA LAVORO INSICURO E POVERO
INVESTIRE SU SICUREZZA E PREVENZIONE

di ANGELO SPOSATO – Lavoro impoverito e insicuro, fisco solo sulle spalle di lavoratori e pensionati, sanità al collasso. Adesso basta! Oggi torneremo in piazza XI settembre a Cosenza, alle 10, aderendo allo sciopero nazionale di 4 ore proclamato per tutti i lavoratori del settore privato.

La mobilitazione di Cgil e Uil continua perché continuiamo a sostenere che: “Adesso Basta!”, questo Paese ha bisogno di risposte concrete su grandi questioni che impattano in maniera rilevante sul mondo del lavoro e quindi sul nostro sistema Paese.

Primo tra tutti il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Ogni giorno assistiamo inermi alla strage silenziosa che si consuma sui luoghi di lavoro, più di mille morti l’anno e oltre cinquecentomila infortuni, una guerra civile davanti alla quale la politica fa finta di non vedere.
È ora, invece, di azioni incisive e non più rimandabili. Il Paese ha bisogno di importanti investimenti in sicurezza e prevenzione, di cui tanto si parla, ma le cui pratiche poco si attuano concretamente. È necessario cancellare da subito leggi che nel corso degli anni hanno reso il lavoro precario e frammentato, contribuendo così a realizzare un ambiente lavorativo insicuro.
Servono misure forti contro i sub-appalti “criminali”, consumati sulla pelle dei lavoratori, che rappresentano vecchie, ma sempre attuali, forme di sfruttamento della manodopera in settori come edilizia, agricoltura e turismo, in cui ancora oggi il valore della vita è subordinato al bisogno di lavorare per sopravvivere.
Bisogna potenziare i controlli con un piano straordinario di assunzioni nell’Ispettorato del Lavoro e nelle Aziende Sanitarie Locali ad oggi paurosamente a corto di organici. Le aziende che non rispettano le norme sulla sicurezza vanno fermate, per questo motivo bisogna introdurre una vera patente a punti e condizionare l’erogazione di finanziamenti o incentivi pubblici alle sole aziende che rispettano le norme sulla sicurezza.
Il Paese ha bisogno di riportare l’attenzione sui temi del lavoro, rinnovando e incentivando la contrattazione nazionale promuovendo anche una legge sulla rappresentanza che limiti i contratti “pirata”. Per finanziare la sanità, l’istruzione, le infrastrutture e garantire a tutto il Paese diritti sociali e civili, occorre prendere le risorse dove sono.
L’evasione fiscale complessiva continua ad essere ogni anno sopra i 90 miliardi, mentre intere categorie economiche continuano a non pagare le imposte, lavoratori dipendenti e pensionati, garantiscono oltre il 90% dell’intero gettito IRPEF.
La delega fiscale che dovrebbe cambiare la prospettiva, riducendo le tasse su salari e pensioni, attraverso la lotta all’evasione fiscale, in realtà peggiora la situazione introducendo nuove sanatorie, condoni e concordati, cancellando la progressività dell’imposizione fiscale e tutelando le rendite finanziarie.
Servono misure coraggiose, come la tassazione degli extra profitti delle multinazionali e delle banche per il rilancio dell’economia e per contribuire a ridurre le diseguaglianze che in questo paese diventano sempre più insostenibili.
Per questo motivo saremo in piazza auspicando una partecipazione ampia e trasversale, per continuare a far sentire la nostra voce, la voce di lavoratori e pensionati, la voce di un Paese che soffre e che pretende risposte. (as)
[Angelo Sposato è segretario generale Cgil Calabria]

Domani a Cosenza lo sciopero di Cgil e Uil

Domani, a Cosenza, si terrà lo sciopero di Cgil e Uil, per dire Adesso Basta alle morti sui posti di lavoro e per chiedere una nuova e più giusta riforma fiscale e un nuovo modello sociale.

La manifestazione regionale partirà, alle 10, da via Tagliamento, per raggiungere, in corteo, la Prefettura. Lo sciopero interessa per otto ore il settore dell’edilizia e, per quattro ore, tutti i settori privati.

«Come Fillea Cgil – ha spiegato Simone Celebre, segretario generale di Fillea Cgil Calabria – scenderemo in piazza perché la salute e la sicurezza sul lavoro devono diventare un vincolo per poter esercitare l’attività d’impresa. È necessario cancellare le leggi che negli anni hanno reso il lavoro precario e frammentato, così come bisogna superare la logica del subappalto a cascata e ripristinare la parità di trattamento economico e normativo per le lavoratrici e i lavoratori di tutti gli appalti pubblici e privati».

«Questo “sacrificio economico” chiesto a tutti i lavoratori dell’intero settore delle costruzioni – ha proseguito – servirà anche per chiedere il rafforzamento delle attività di vigilanza e prevenzione nei cantieri con l’incremento delle assunzioni nell’Ispettorato del lavoro e nelle aziende sanitarie locali; per ribadire il nostro categorico No al lavoro senza un’adeguata formazione e diritto alla formazione continua per tutte le lavoratrici e i lavoratori».

«Saremo in piazza – ha aggiunto – soprattutto per perorare, per l’ennesima volta, l’istituzione della vera “patente a punti” per tutte le aziende e per tutti i settori, per chiedere il blocco delle attività per quelle  imprese che non rispettano le norme di sicurezza, per introdurre il reato di omicidio colposo e per garantire il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di eleggere, in tutti i luoghi di lavoro, i propri rappresentanti per la sicurezza e, infine, per sancire l’obbligo per le imprese ad applicare i Ccnl firmati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative e al rispetto delle norme sulla sicurezza, quali condizioni necessarie per poter accedere ai finanziamenti e agli incentivi pubblici».  

CHIUDERE LA “STORIA INFINITA” DELLA 106
BISOGNA COMPLETARLA E AMMODERNARLA

di ANGELO SPOSATO, TONINO RUSSO E SANTO BIONDO – Uno dei nodi che blocca lo sviluppo in Calabria è costituito dall’insufficienza delle infrastrutture materiali di cui la strada statale 106 è un esempio eclatante.
Occorre, dunque un’urgente, modernizzazione ed è proprio per questo che rimane il punto fondamentale della nostra vertenza Calabria ed il motivo per cui ci mobilitiamo.
Abbiamo assistito al commissariamento della stessa nella speranza, vana, che potesse servire ad accelerare i tempi.
Abbiamo assistito all’interesse senza alcun dubbio determinante da parte del presidente Occhiuto nel volere inserire tale infrastruttura nell’allegato infrastrutturale al DEF che ha portato ad ottenere nella legge di Bilancio del 2022 un finanziamento di 3 miliardi con il quale sono state finanziate le due tratte Catanzaro Crotone e Sibari Rossano, più un importo pari a 500 milioni che arriva in parte dal fondo di coesione regionale e in parte da quello nazionale.
Sulla gazzetta ufficiale del 29.12.22 è stata pubblicata la legge n.197 nella quale all’ art.1 comma 511 si è disposto il finanziamento di cui sopra con stanziamenti previsti tra il 2023 ed il 2037. Le tratte prioritarie individuate dal commissario sono state la Catanzaro Crotone e la Sibari-Rossano vista anche la presenza di risorse destinate alle opere.
È necessario accelerare rispetto ai tempi di realizzazione dell’opere, per aprire i cantieri fondamentali per garantire il diritto alla mobilità e aprire importanti opportunità occupazionali
Da quanto emerso nell’ultimo incontro con Anas le tempistiche previsti per il finanziamento dei due tratti sono state sensibilmente ridotte, così come i tempi delle procedure autorizzative grazie alla Valutazione di Impatto Ambientale ora in capo alla Regione Calabria.
Per una viabilità moderna e sicura, per togliere tutta la fascia ionica calabrese dall’isolamento, rinvendichiamo il completamento e l’ammodernamento di tutta la S.S.106, che è priorità della Vertenza Calabria sulla quale sono impegnati le Segreterie Nazionali.
L’intera tratta Catanzaro Reggio Calabria è inserita nell’allegato A1.1 di cui all’aggiornamento del Cassa Depositi e Prestiti 16-20 approvato con Delibera N.43 del 27.12.22 a cura del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo.
L’ intervento per complessivi 174 km comprende le seguenti tratte: Catanzaro Roccella Jonica 74 km; Siderno Palizzi 60 km; Bova Reggio 44 km.
Su tutte queste tratte e quindi su tutto l’asse Catanzaro – Reggio Calabria vi è solo lo studio di fattibilità. In fase di avvio il Progetto di fattibilità tecnica economica sulle seguenti tratte: Montepaone Copanello 4 km; Bovalino Gerace 14 km; Capo Pellare Saline 10 km; Saline Marina di San Lorenzo 13 km.
Sullo svincolo di Gerace ” Prolungamento Locri” è stata avviata presso il ministero dell’ambiente la Valutazione di impatto ambientale tutt’ora in corso. Quindi ad eccezione delle 2 tratte già progettate e finanziate, si parla ancora oggi, a distanza di più di 2 anni dalla presentazione degli interventi del commissario straordinario Simonini, di Piano di fattibilità tecnico economica, senza fare cenno alcuno a livelli di progettazione che consentirebbero il finanziamento dei vari lotti.
La mancata progettazione del prolungamento della variante dall’abitato di Palizzi verso Ardore, poi, rappresenta il sintomo evidente di quello che stiamo dicendo. Troncare un’opera viaria così importante appena fuori il centro abitato del piccolo paese dell’Area grecanica è un torto non solo per i reggini ma per tutti i calabresi.
Senza queste risposte concrete, il territorio metropolitano, proprio per mancanza di infrastrutture materiali, non potrà agganciare il treno della ripartenza.
Occorre proseguire l’infrastrutturazione avviata con i lavori del lotto della S.S. 106 Roseto-Sibari a Sud, definendo le procedure autorizzative e bandendo le gare per la realizzazione della tratta Sibari-Rossano, opera fondamentale per connettere un’area dinamica come la Sibaritide e lo Jonio Cosentino, collegando le aree interne della Sila Greca con il completamento della Longobucco-Mare.
La tratta Sibari-Rossano è di circa 30 km e il costo preventivato è di circa 1 miliardo. Nel contempo chiediamo di procedere con la progettazione dell’ammodernamento del tratto a sud, da Corigliano Rossano a Crotone, La tratta considerata Rossano-Crotone è nella quasi totalità ancora quella della prima S.S.106, senza che sia stata realizzata la S.S.106 bis, oggi completamento inglobata nel tessuto urbanistico dei Comuni attraversati.
L’opera in questione riveste particolare importanza per il rilancio dell’aeroporto di Crotone, che amplierebbe il suo bacino di utenza potenziale in misura importante. Nel contempo riteniamo necessario avviare nel più breve tempo possibile i cantieri nel tratto Catanzaro-Crotone, per una lunghezza complessiva di circa 50 km, suddivisi in sei lotti funzionali, di cui uno, quello da Papanice a Crotone risulta già aggiudicato.
Non si può perdere altro tempo, il Governo ha il dovere di garantire ai calabresi strade moderne e soprattutto sicure.
È innegabile che la priorità della Vertenza Calabria sia rappresentata dall’ammodernamento a 4 corsie della famigerata e tristemente nota “strada della morte”.
Continuare a sfuggire da questa realtà significa inevitabilmente assumersi la responsabilità di essere moralmente complici delle tante tragedie già avvenute e di quelle che purtroppo verranno.
Infine occorre precisare che la rivendicazione per la SS106, sia per la realizzazione delle nuove tratte che per l’ammodernamento dell’intero tracciato, rappresenta l’esigenza e la necessità di una adeguata risposta alla mobilità viaria non solo per il versante Ionico ma per l’intera Calabria che, tra l’altro, consentirebbe di contare su una infrastruttura in grado di favorire la competitività territoriale e di conseguenza attrarre e creare sviluppo economico-produttivo, oltre a rispondere alle indifferibili esigenze sociali. (as, tr e sb)
[Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo sono rispettivamente segretari generali di Cgil Calabria, Cisl Calabria e Uil Calabria]