di PINO NANO – Giornata della memoria in Calabria significa soprattutto ricordare la storia del campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia.
E per noi, è l’occasione giusta per parlare di un libro,Ferramonti Storia di una vita, che descrive non solo le brutture di quel periodo e di quel campo di concentramento, ma anche la bellezza di una storia d’amore nata laggiù, nella cuore della Sibaritide, e da cui è poi nato un bambino che oggi a distanza di 70 anni ricostruisce quella vicenda con una dolcezza e un senso di leggerezza che a caldo non immagini si possa avere alla sua età.
l libro racconta la storia di un signore in pensione. D’estate è costretto dai suoi figli a restare a casa insieme alla sua nipotina, con la scusa che le persone anziane non possono viaggiare. Così nonno e nipotina, passano le loro giornate a passeggiare nelle campagne vicino casa in Svizzera. Il nonno allora le racconta la sua storia, che è la storia della sua vita. «Figlio di un giovane ebreo greco preso dai tedeschi e deportato nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, in Calabria. Riuscì a fuggire e nascondersi per qualche giorno grazie all’aiuto di una ragazza del luogo. In una notte d’amore intenso lei rimase incinta. Il padre ignaro di tutto riparte. Il figlio a vent’anni emigra in Svizzera… È lui, Pino Ambrosio».
«Ferramonti – ricorda Pino Ambrosio – è un intreccio di vite trascinate dallo scorrere impetuoso di un periodo storico, quello del fascismo e della seconda guerra mondiale, che, come un fiume in piena, è riuscito a travolgere e seppellire tutto: amori, emozioni, sogni. Tutto inizia con una fuga. Un evento straordinario che stravolgerà l’assoluta ordinarietà della vita di una donna comune. Un amore impossibile, un figlio, la solitudine, il riscatto sociale. Un destino che ha preso la direzione della realtà che supera l’immaginazione. Tutto parte da Ferramonti di Tarsia, unico esempio di un vero campo di concentramento costruito dal governo fascista a seguito delle leggi razziali e storicamente il più grande campo di internamento italiano e tutto si conclude a Ferramonti di Tarsia, luogo della memoria per antonomasia. Alla fine di questo libro si avrà quasi la sensazione che i due momenti storici continuano a convivere in un luogo in cui la percezione del tempo è sospesa».
La storia personale di Pino Ambrosio è la storia di uno dei tanti calabresi emigrati in Svizzera. Da San Marco Argentano a Bülach, e qui in Svizzera da oltre 50 anni, dove nel frattempo questo ex ragazzo di Calabria diventa tante cose insieme, tassista, musicista, poeta e ora anche scrittore e saggista, con dentro il cuore la sua terra di origine e dentro il corpo ancora- dice lui- i sapori e il profumo della ginestra di casa. Come musicista Pino Ambrosio pubblica diversi album, ma la sua seconda passione è la recitazione e quando trova il tempo per farlo fa anche l’attore, personaggio poliedrico eclettico ed esuberante di questa Zurigo abitata solo a meridionali dediti alla fatica.
Sposato, due figli ormai adulti, a metà degli anni Settanta incide il suo primo disco. Partecipa a vari concorsi canori tra cui una selezione per l‘Eurofestival a cui fanno seguito esibizioni canore un po’ in tutta Europa. Per mesi è stato impegnato nella realizzazione dei nuovi episodi della soap opera “Lüthi und Blanc”, una produzione svizzero-tedesca in cui interpreta il personaggio di Stefano Galfati. Ha appena finito di promuovere anche il suo nuovo cd “Indiani”, accolto positivamente da pubblico e critica.
Il 23 agosto 2019, invece, all’interno della manifestazione Memory Art viene presentata la prima stesura del romanzo “Ferramonti, storia di una vita”, un romanzo che lo coinvolge a pieno titolo.
«Qualche tempo fa, a Zurigo – racconta – impegnato nella realizzazione di una fiction, conobbi alcuni produttori cinematografici ebrei che mi parlarono di Ferramonti di Tarsia. Su loro esortazione e animato dalla sorprendente coincidenza che mi vedeva sul suolo elvetico, sentir parlare dei miei posti d’origine, iniziai a scrivere un soggetto cinematografico, impostato su un gesto di generosità fatto da una ragazza di San Marco Argentano nei confronti di un internato ebreo, fuggito da quel campo di prigionia. Il soggetto piacque a tanti, nel settore, ma altrettanti mi chiesero fosse supportato da un romanzo che ne contenesse l’essenza e ne esaltasse i contenuti, come solo questa forma letteraria sa fare».
Poi aggiunge: «Nei miei frequenti viaggi in Calabria per la promozione dello stesso e alla ricerca di collaborazioni per lo staff della realizzazione del film, mi fu presentato, dalla poetessa e scrittrice Esperia Piluso, Tommaso Orsimarsi il romanziere che già si occupava con lei della diffusione di conoscenza e memoria di quei tristi fatti. A loro, proponendo una collaborazione, ho consegnato anche l’inizio di una sceneggiatura e già, qualche tempo dopo, fu scritto il romanzo al quale abbiamo dato lo stesso titolo del progetto. Con sorpresa mi ero accorto che alla storia del soggetto incastonata esistenze reali del campo, avevano messo al centro del lavoro la mia storia di vita, le mie emozioni e le mie aspettative».
Alla fine ne è venuto fuori un romanzo toccante e avvincente e che proprio grazie all’aiuto di Tommaso Orsimarsi e Esperia Piluso è diventato un fatto editoriale di grande interesse mediatico. Un film? Forse sì, forse no, è ancora presto per dirlo, ma certamente una nuova edizione del libro certamente sì, da destinare ai ragazzi delle scuole non solo calabresi- si augura il vecchio tassista di Zurigo- perché imparino a capire cosa è stato il Campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. Molti ancora non lo sanno. (pn)