di ENZO MUSOLINO – Prendiamo spunto da una recente nota del Gruppo Consiliare PD alla Regione Calabria, sottoscritta dal Capogruppo Mimmo Bevacqua, per ragionare – anche da Villa – della crisi idrica che tutti ci investe, al di fuori da polemiche sterili e da semplicismi inopportuni.
Bruni (PD): Urge programmazione strutturale per risolvere crisi idrica in Calabria
La consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, ha ribadito come sia «tempo che le Istituzioni prendano sul serio la crisi idrica e agiscano in modo risolutivo».
«I cittadini di Lamezia Terme, e di tutta la Calabria, meritano risposte chiare e azioni concrete per garantire un servizio idrico efficiente e sicuro», ha detto Bruni, spiegando come tantissimi cittadini si sono ritrovati, ancora una volta, a fare i conti con la carenza idrica a causa dell’ennesima rottura dell’acquedotto “Sambuco”, che ha lasciato molte zone della città di Lamezia Terme senza acqua per 24 ore».
« È una situazione intollerabile, che si protrae da anni senza che siano state adottate misure concrete per risolverli», ha detto ancora Bruni, ricordando come «le nostre infrastrutture idriche sono antiquate, soggette a rotture frequenti, e non possiamo più accettare che la risposta delle istituzioni si limiti alla gestione delle emergenze, senza alcuna programmazione a lungo termine».
Alla fine di gennaio 2024, la consigliera regionale del Pd aveva presentato un’interrogazione al Presidente della Giunta regionale sulla questione, sottolineando l’urgenza di interventi strutturali.
«Con l’istituzione dell’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche Calabria (ArriCal) nel 2022 – ha ricordato – ci aspettavamo un miglioramento nella gestione delle risorse idriche. Tuttavia, a distanza di oltre due anni, le problematiche persistono e la qualità della vita dei cittadini è continuamente messa a rischio».
L’interrogazione chiedeva chiarimenti sulle misure previste per risolvere definitivamente i continui guasti alle condutture dell’acquedotto Sambuco. «Abbiamo bisogno di sapere – ha detto ancora – se c’è un piano concreto per l’ammodernamento delle infrastrutture idriche, soprattutto alla luce dei fondi disponibili attraverso il Pnrr. Ad oggi, non abbiamo ricevuto risposte soddisfacenti».
Bruni, poi, ha anche espresso preoccupazione per l’efficacia di ArriCal, l’ente che avrebbe dovuto migliorare la gestione delle risorse idriche in Calabria.
«Nonostante l’istituzione di ArriCal, i problemi idrici continuano a peggiorare – ha evidenziato –. Non possiamo permettere che la gestione delle risorse vitali come l’acqua sia così inefficace. L’acqua è un diritto fondamentale, inalienabile, e la sua mancanza costituisce una grave violazione dei diritti dei cittadini».
PUNTI DI VISTA IN CHIARO / Aurelio Misiti: Crisi idrica, il caso Calabria
di FRANCESCO RAO – La questione climatica in generale e la distribuzione dell’acqua in particolare, rappresentano due tra i temi più dibattuti da parecchi anni tanto a livello periferico quanto nell’osservatorio geopolitico praticato dalle più importanti potenze mondiali. L’agenda 2030 e il Pnrr hanno fortemente introdotto, anche in Italia, un nuovo approccio a questi temi attraverso la previsione di importantissimi obiettivi volti soprattutto a contenere l’avanzamento della desertificazione e la conseguente spoliazione demografica delle aree colpite. Insieme al Prof. Aurelio Misiti, già Preside della Facoltà di Ingegneria presso la Sapienza di Roma, Presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, vice ministro alle infrastrutture e trasporti, abbiamo affrontato il tema, con particolare riferimento all’area della Città Metropolitana di Reggio Calabria.
-Nella nostra Regione, la crisi idrica è rappresentata da carenza oppure da criticità riconducibili alla distribuzione?
Le “recenti” origini dell’Appennino Meridionale, composto prevalentemente da rocce di carbonato di calcio, facilitano l’assorbimento dell’acqua nel corso del periodo di pioggia e consentono un lento rilascio, sia attraverso le falde sia in superficie con i relativi corsi d’acqua. L’attuale crisi idrica, come dichiarato recentemente con la richiesta di calamità naturale promossa dal Presidente della Giunta regionale, impone l’adozione di un piano straordinario, volto a risolvere definitivamente le cause esistenti e aprire nuove opportunità a favore della popolazione, distribuendo le ricchezze idriche, presenti nel nostro territorio, attraverso un approccio risolutivo, capace di guardare ai prossimi decenni con l’intento di poter generare un complessivo miglioramento sociale ed economico, tanto sul versante Ionico quanto sul versante Tirrenico. Tra le opportunità presenti, proprio nel territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria, attraverso l’utilizzo dell’acqua proveniente dalla Diga del Metramo, si potrebbero risolvere contemporaneamente le criticità idriche dell’intera fascia ionica, da Caulonia a Pellaro attraverso l’inserimento della risorsa idrica nelle condotte esistenti, alimentate da una rete che per caduta potrebbe servire non solo le aree poste in pianura, ma, vista la quota della diga, posta a circa 900 metri sul livello del mare, consentirebbe anche la fornitura dei comuni situati entro i 500 metri s.l.m., considerando inoltre come ulteriore opportunità la possibilità di alimentare il lago della diga dell’Ordo, per consentire l’irrigazione delle zone agricole in crisi presenti nella zona ionica. Di tali benefici, sempre attraverso la realizzazione di nuove condotte, potrebbero beneficiare del volume di acqua utile, pari a circa 26 milioni di metri cubi e presenti nel lago artificiale, molti centri urbani presenti nell’area Ionica e nell’area Tirrenica della Città Metropolitana di Reggio Calabria, sostituendo i pozzi attualmente in funzione, alimentando gli acquedotti e prevedendo l’installazione di centrali “mini power”, destinate alla produzione di energia idroelettrica.
-Relativamente alle azioni compiute di recente per valorizzare la Diga del Metramo, quali sono le novità?
Sono stati stanziati 26,5 milioni di euro per il primo lotto della galleria di derivazione, un secondo lotto per l’utilizzo irrigua e idroelettrica e un piano straordinario da 26,5 milioni di euro a tutt’oggi non utilizzato in quanto la regione nel 2023, ha individuato un progetto di 44 milioni di euro che non è stato reso pubblico ma è stato inviato al Commissario straordinario per l’emergenza idrica.
-Vista la sua affermazione, tesa a prevedere un nuovo modello di distribuzione delle risorse idriche, per superare le attuali criticità, occorre anche un nuovo modello di gestione?
Tutta la gestione idrica, dalla fonte alla depurazione, deve essere gestita da una sola società azienda pubblica. A ciò si aggiunga che in Calabria, pur essendo state a suo tempo previste dalla Cassa per il Mezzogiorno quattro dighe (Menta, Metramo, Melito ed Esaro), le uniche realizzate e collaudate, quindi utilizzabili, sono presenti nell’area metropolitana di Reggio Calabria, precisamente una a Galatro e l’altra in Aspromonte. La diga del Metramo nasce per uso industriale – in vista della realizzazione della centrale a carbone di Gioia Tauro – e per l’irrigazione dei terreni, allora distribuiti in appezzamenti di grande dimensione, contrariamente ad oggi, spezzettati in dimensioni più ridotte. Si consideri la dimensione della Piana di Gioia Tauro con la sua estensione di 243 km², motivo per la quale, in passato, necessitavano grandi portate di acqua per l’irrigazione, vista la diffusa coltivazione di agrumeti e uliveti. Gli attuali mutamenti avvenuti nel nostro settore agricolo, oltre alla diversificazione delle colture, hanno generato il superamento infrastrutturale dell’opera, ormai non più vicina alle esigenze del settore di riferimento, motivo per il quale ogni piccola proprietà, nel tempo, ha provveduto a utilizzare le acque della ricchissima falda sotterranea presente nella Piana. Rendere la Diga del Metramo funzionale al territorio, significherebbe arrecare numerosi benefici ai comparti produttivi, presenti e nascenti e al contempo consentirebbe la chiusura del ciclo delle acque superando l’antieconomicità dei pozzi, visto anche l’aumento del costo dell’energia elettrica e la manutenzione degli stessi e favorendo la funzione del Consorzio di Bonifica, chiamato a sua volta alla gestione della risorsa idrica per uso irriguo. Non per ultimo, bisogna considerare altri due dati particolarmente rilevanti, attualmente poco discussi: la possibilità di utilizzare i due m³ di acqua al secondo, prodotti dal depuratore di Gioia Tauro e destinabili al terziario per l’irrigazione, gli allevamenti e uso industriale.
-La modifica della missione della diga del Metramo, da irrigazione a uso civico, chi dovrebbe deciderla?
Questa modifica può effettuarla l’Autorità di bacino dell’appennino meridionale, il Presidente della Regione e il Consiglio regionale che ha la disponibilità del consorzio di bonifica e della società della gestione delle acque. Il piano straordinario dovrebbe contenere la modifica della diga, trasformandola anche ad acqua potabile con l’intento di affrontare in modo evidente sia l’attuale criticità vissuta dalla popolazione sia per impinguare le reti di irrigazione delle zone maggiormente esposte a siccità, come la striscia di territorio dell’area ionica posto tra Caulonia e Pellaro. La soluzione qui proposta riguarderebbe circa 300.000 abitanti, presenti nella Piana di Gioia Tauro e nell’area Jonio reggina. Ciò significherebbe eliminare le cause che hanno portato all’odierna crisi idrica. Come già detto, tale criticità ha comportato un provvedimento di emergenza con la nomina di un Commissario all’emergenza idrica. Proprio perché è necessario eliminare la crisi, è necessario che sia previsto un finanziamento da utilizzare dall’azienda unica chiamata a gestire la risorsa idrica, al fine di poter realizzare di tutti quei provvedimenti utili a superare la criticità, interpretando non solo le esigenze del presente ma soprattutto quelle del futuro. Questa indicazione, non vuole essere un rattoppo temporaneo, ma una scelta razionale messa in atto per superare la crisi idrica nella Città Metropolitana di Reggio Calabria per i prossimi decenni, aprendo così al territorio nuove opportunità di sviluppo.
-Quale deve essere il ruolo dei Comuni della Città Metropolitana di Reggio Calabria per risolvere questi problemi?
I Comuni e la stessa Città Metropolitana hanno avuto e avranno un ruolo fondamentale perché ciò che si programma si possa realizzare e possa rimanere in permanenza nel tempo. La gestione portata avanti dall’azienda unica di gestione delle acque eviterà per il futuro, il rapporto diretto tra utenza e comune e questo importantissimo passaggio consentirà il superamento delle eventuali carenze attuali generate dalla bollettazione per cui non si dovrà più perdere l’incasso di una sola bolletta in quanto ad esigerla sarebbe un ente sovra comunale. (fr)
Il Pd Calabria: Tardiva la richiesta di emergenza da Regione per crisi idrica
Il Partito Democratico calabrese, guidato dal senatore Nicola Irto, hanno evidenziato come «con gravissimo, colpevole e ingiustificabile ritardo, la giunta regionale della Calabria ha chiesto al governo il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale a fronte della tremenda e datata carenza d’acqua in territori della Città metropolitana di Reggio Calabria e della Provincia di Crotone, come in diversi Comuni del Cosentino».
I dem, infatti, hanno ricordato come «i sindaci, gli agricoltori, gli allevatori, gli albergatori, i ristoratori, i titolari di altre attività e l’Ordine dei Geologi avevano lanciato da tempo, restando purtroppo inascoltati». «Nonostante i tanti e ripetuti solleciti, tra cui i nostri, la giunta regionale –hanno accusato i dem calabresi – ha ignorato a lungo il problema, mostrando una superficialità e incapacità senza precedenti. Eppure, lo scorso inverno era stato privo di precipitazioni, come in parte il periodo precedente».
«Tuttavia, nessuno, alla Cittadella, ha poi pensato di muoversi per tempo e pianificare misure concrete, a partire dalle trivellazioni per pozzi, dalla raccolta delle acque e dall’ottimizzazione della risorsa idrica. Questo errore imperdonabile sull’acqua – conclude la nota del Pd della Calabria – è costato e costerà carissimo ai cittadini, all’economia e anche, purtroppo, all’immagine della regione, messa in ginocchio dal cambiamento climatico e dall’irresponsabilità e inadeguatezza della giunta regionale di centrodestra». (rrc)
La sindaca di Isola C. R. Vittimberga scrive ai ministri: Intervenire per crisi idrica
In una lettera inviata ai ministri, al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, al presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, all’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo e al prefetto di Crotone, Franca Ferraro, il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Maria Grazia Vittimberga ha chiesto un «intervento deciso e coordinato per garantire un accesso immediato all’acqua potabile, un diritto fondamentale per ogni individuo».
«Questa non è solo una questione locale – ha aggiunto – ma un problema che richiede l’attenzione delle autorità a livello nazionale e regionale. È vitale unire gli sforzi e risolvere questa crisi in modo tempestivo per proteggere la salute e il benessere della comunità di Isola di Capo Rizzuto».
«Isola di Capo Rizzuto è attualmente alle prese – ha spiegato – con una crisi idrica che sta minacciando seriamente la salute e il benessere della comunità. La situazione è drammatica: l’approvvigionamento idrico è limitato e ciò che sgorga nei rubinetti nelle case è inutilizzabile, presentandosi grigia e maleodorante».
«Già da anni il Comune di Isola Capo Rizzuto – ha ricordato – è stato estromesso dalla gestione del servizio idrico, più precisamente con la legge Galli è stata attribuita ad un gestore unico la gestione e la responsabilità, pertanto ci troviamo con le mani legate. La Regione Calabria, attraverso le società di gestione, non sta erogando il servizio e dunque mi sento obbligata a rivolgere un appello urgente alle istituzioni nazionali e regionali, in particolare ai ministri Francesco Lollobrigida e Roberto Calderoli, delegati rispettivamente all’agricoltura e agli affari regionali, al Ministro alla Salute Orazio Schillaci, al dott. Nicola Dell’Acqua, commissario straordinario per l’emergenza idrica, e al Presidente della Regione Roberto Occhiuto».
«Senza la risorsa idrica – ha proseguito – diventano vani gli sforzi fatti dalla nostra amministrazione nel cercare soluzioni, come interventi al potabilizzatore, nuove condotte e pompe di sollevamento con importanti investimenti economici. In tutto questo c’è da considerare che i lavori a lago, tanto necessari, non sono ancora iniziati. Cosa accadrà quando il lago sarà completamente svuotato, se già ora sperimentiamo questi gravi problemi?».
«Questa è una comunità di 18 mila abitanti – ha concluso – con famiglie, anziani, persone diversamente abili e individui con problemi di salute: una situazione insostenibile. È evidente che siamo sull’orlo di un’emergenza sanitaria e la salute dei cittadini è in pericolo». (rkr)
Lo Schiavo interroga l’assessore Gallo per crisi idrica nelle coltivazioni della Cipolla rossa di Tropea
Il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo ha presentato una interrogazione scritta all’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, in merito alla crisi idrica nelle coltivazioni della Cipolla rossa di Tropea.
Lo schiavo, quindi, ha chiesto «quali iniziative urgenti intenda assumere per il ripristino delle opere realizzate sul torrente Murria al fine di scongiurare la grave carenza idrica per le coltivazioni; quali interventi di bonifica sono previsti sull’omonimo bacino idrico per rendere l’acqua conforme e salubre per l’irrigazione e riportare all’effettiva operatività il bacino stesso; quali interventi di sostegno economico si intendono attivare a tutela delle imprese agricole ed ortofrutticole della zona, danneggiate dagli eventi in questione, onde evitarne il fallimento. La Regione non lasci sole le realtà produttive del territorio di Briatico ma intervenga con misure concrete, aiuti economici e soluzioni idonee e durature che non vengano spazzate via al primo acquazzone».
«La coltivazione della Cipolla rossa di Tropea Igp nell’area di Briatico, nel Vibonese – ha spiegato – rischia di essere fortemente compromessa dalla grave carenza idrica che interessa la zona. Carenza dovuta soprattutto all’impossibilità di utilizzare il bacino idrico Murria che alimenta i campi in cui si produce questa eccellenza calabrese, punta di diamante e vanto della nostra tradizione gastronomica nel mondo. L’impianto, già interessato da contaminazioni fognarie, risulta oggi ulteriormente compromesso dai danneggiamenti subiti, a seguito delle forti piogge, dal bypass appena realizzato che avrebbe consentito l’uso di acque pulite per l’irrigazione».
«A causa dell’ondata di piena che ha interessato il torrente Murria, entro il quale era stato posizionato il bypass – ha proseguito Lo Schiavo –, tutte le opere e le condutture messe in opera risultano ora divelte dalla forza delle acque e quindi gravemente danneggiate. Si pensi che questo intervento era stato terminato appena pochi giorni fa con fondi della Regione Calabria. Ora sarà necessario rifare tutto daccapo e, di conseguenza, le risorse economiche fin qui impegnate sono state letteralmente gettate nel fiume».
«Tralasciando le modalità con le quali sono stati realizzati gli interventi e le prevedibili conseguenze della scelta di posizionare il bypass nel letto del torrente – ha evidenziato – la vera urgenza è ora assicurare ai coltivatori della zona una celere risoluzione del problema che permetta loro di scongiurare cali di produzione e relative perdite che già sarebbero da quantificare nell’ordine di diversi milioni di euro. Gli agricoltori riuniti in comitato e le associazioni di rappresentanza oggi parlano di “disastro annunciato” ma da tempo chiedono interventi risolutivi al Consorzio di bonifica competente e alla Regione Calabria. Dopo gli eventi meteorici dei giorni scorsi, gli stessi ripiombano inesorabilmente nell’incertezza e vedono materializzarsi sempre di più il rischio di dover rinunciare al raccolto». (rrc)
LA GRANDE IMMENSA SETE DELLA CALABRIA
OGNI ANNO 200 MLN DI METRI CUBI IN MARE
di ANTONIETTA MARIA STRATI – L’acqua è tornata nei campi del Catanzarese, ma la Calabria continua a essere ‘assetata’. Ogni anno, infatti, ci sono 200 milioni di metri cubi d’acqua che, inevitabilmente, finiscono in mare. Una gravissima situazione che è stata registrata dall‘Anbi – Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue su indicazione del Consorzio di Bonifica Ionio Catanzarese e che, in parte, è stata risolta, almeno, per quanto riguarda il Catanzarese, grazie all’intervento della Regione Calabria che ha imposto alla società A2A, di rilasciare 155mila cubi d’acqua al giorno, anche per uso potabile, a valle della centrale idroelettrica di Magisano.
«È il quantitativo minimo, sufficiente ad evitare la perdita dei raccolti, già flagellati dalla siccità – ha ricordato Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi–. Siamo ancora lontani dai 280mila metri cubi, previsti dalla convenzione, ma è un primo segnale, frutto dell’impegno dell’assessore all’Ambiente della Calabria, Sergio De Caprio e della mediazione regionale, fortemente sollecitata dall’azione congiunta delle organizzazioni professionali agricole e del Consorzio di Bonifica Ionio Catanzarese, costretto addirittura a rivolgersi alla magistratura per vedere affermato un proprio diritto. È questo un aspetto fondamentale della vicenda, esempio per superare la logica dei commissariamenti senza fine in atto in Sicilia e Puglia: solo l’autogoverno è in grado di garantire le legittime aspettative dei consorziati, cui bisogna rispondere anche al Sud con crescente efficienza e determinazione».
Ma, se per il Catanzarese la situazione sembra essersi risolta – o almeno in parte -, nel Crotonese, invece, la situazione non è delle migliori: è lo stesso presidente del Consorzio di Bonifica Ionio – Crotonese, Roberto Torchia, a denunciare che, nella giornata del 18 agosto, «l’azienda A2A, dalle 13,00 circa di mercoledì 18 agosto, ha interrotto gli scarichi idrici nel fondo Tacina, a valle dell’invaso di Orichella».
Il consorzio ha tuttavia ricevuto rassicurazioni sulla riapertura dell’acqua, veicolata “dall’erogazione con la tagliola degli anticipi rispetto ai rilasci del prossimo anno”, ma per Torchia “si sposta, così, la cultura dell’emergenza ai prossimi anni che, tra l’altro, verranno sempre più colpiti dai cambiamenti climatici”.
«I coltivatori – ha detto Torchia – sono privi della fornitura così come tutte le altre utenze servite dagli impianti che, così come oramai arcinoto, non riguardano “solamente” il settore agroalimentare. Il disagio e l’allarme sociale è elevatissimo».
«Il territorio, gli agricoltori e le utenze – ha detto ancora – risulteranno devastati e gravemente compromessi dall’assenza di acqua”, prosegue Torchia che continua facendo riferimento agli accordi presi “nel corso dell’ultima video conferenza anche alla presenza dei rappresentanti Regionali e del Prefetto di Crotone», ai quali non sarebbero «seguiti fatti concreti».
A Reggio, la situazione è ancora peggiore: ad Arghillà, così come in molte altre zone della Città Metropolitana, l’acqua fatica ad arrivare, creando non pochi disagi ai cittadini.
Giuseppe Votano, del coordinamento di quartiere di Arghillà, alla Gazzetta del Sud ha parlato di «zona franca” e di un territorio in cui l’acqua non arriva».
«Ai piani alti l’acqua se la sognano ormai da mesi – ha aggiunto –. Tantissima gente sta soffrendo e se non hanno l’autoclave l’acqua non arriva. Il problema è strutturale, perchè il serbatoio non sopporta il fabbisogno di un quartiere che nel frattempo ha avuto una forte espansione demografica e nel quale abitano 6mila persone».
«La situazione è drammatica – ha proseguito Votano – e non si è mai riusciti a risolvere il problema. Ci hanno detto che saranno stanziati dei soldi per fare un nuovo serbatoio, ma da mesi ormai il problema perdura. Ripeto, il problema è strutturale perchè il serbatoio Alfieri, vicino al carcere, servito dai pozzi di San Cono e di Petto Gallico non riesce alla necessità di un quartiere nato per mille persone. Ora l’aumento di persone, tra abitazioni abusive ed assegnate irregolarmente, fa di Arghillà un vero e proprio comune nell’arco di un km quadrato».
Sulla crisi idrica, è intervenuto anche Franco Germanò, già assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Reggio Calabria che, su un post su Facebook, spiegando che «rispetto alla drammatica e colpevole carenza idrica a Reggio, credo che l’assessore Rocco Albanese disconosca alcuni fatti importanti. Asserisce, infatti, l’assessore, a nome immagino del Sindaco e dell’intera Giunta, che purtroppo la rete idrica è vetusta, i tubi registrano continue perdite e quindi anche l’acqua del Menta che arriva a pressione alta paradossalmente provoca più disagi che benefici».
«Ritengo opportuno – ha scritto ancora – fare alcune precisazioni e puntualizzazioni rispetto a tale assunto. Quasi tutta la rete idrica è stata rifatta in ghisa con i fondi del decreto Reggio. Iniziò la giunta di Italo Falcomatà con l’assessore Giuseppe Falduto e completammo poi noi con la prima giunta di centro-destra. Con un progetto fatto quando ero assessore ai lavori pubblici e con la consulenza del geometra Sera, già responsabile dell’ufficio acquedotti, provvedemmo a realizzare gli allacci alle nuove condotte. Il progetto naturalmente prevedeva la contestuale dismissione delle vecchie condotte».
«La mia esperienza, come ai più noto – ha proseguito – terminò in anticipo e quando i lavori non si erano ancora conclusi e, da quel che mi risulta, le dismissioni delle vecchie condotte non furono realizzate, con la dispersione dell’acqua in due condotte e con le perdite che si verificano nelle condotte vecchie non dismesse. A nulla è servito negli anni esporre questa situazione ai vari assessori e consiglieri delegati e per ultimo al sindaco in carica. Del perché penso sia facilmente intuibile. Ora si proclamano lavori di rifacimento di condotte già sostituite anziché chiedere conto ai responsabili dei lavori passati e verificare la reale situazione. Non è la prima volta purtroppo che a Reggio si finanziano lavori per opere peraltro già realizzate, duplicando le spese senza risolvere il vero problema. Esistono poi altri due problemi».
«Il primo sono gli allacci abusivi nelle aree periferiche per innaffiare orti e giardini – ha detto ancora –. Non bastano le belle parole, servono fatti, serve cioè realizzare un’intesa con Prefettura, Questura e Magistratura e avviare una reale ricerca di tali situazioni procedendo agli arresti dei colpevoli. Ai miei tempi così facemmo e in un mese le forze dell’ordine arrestarono quasi 50 persone con il risultato che in quelle zone l’acqua tornò abbondante».
«Il secondo – ha detto ancora – riguarda i manovratori, ai quali non dovrebbe essere lasciata alcuna autonomia decisionale su come e quando aprire e chiudere le saracinesche, ma dovrebbero eseguire precise disposizioni dei vertici amministrativi e politici. Inoltre andrebbero ruotati e destinati ognuno in zone diverse da quella di residenza. Questo è il mio pensiero e spero che possa essere utile a chi oggi ha responsabilità di governo della Città perché ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, se ne è capace, altrimenti abbandoni il campo».
«C’è una grande questione culturale sul futuro delle risorse idriche e l’insensibilità, che denunciamo in Calabria, è lì a dimostrarlo: si può per mero profitto penalizzare risorse vitali come il cibo e l’ambiente?» ha chiesto Francesco Vincenzi, che chiede, ancora, «per il bene della collettività e nel rispetto delle normative di legge, di cui chiediamo l’applicazione».
Anche Massimo Gargano, presidente direttore generale Anbi, ha ribadito come «le normative sull’utilizzo del bene pubblico acqua attribuiscano priorità all’uso agricolo dopo quello per fini umani», dando «piena disponibilità e consapevolezza a ricercare le necessarie compatibilità fra i crescenti interessi gravanti sulle risorse idriche».
«Per questo, già da tempo – ha concluso – le progettualità dei Consorzi di Bonifica ed Irrigazione rispondono a criteri di multifunzionalità in sintonia con le esigenze del mondo agricolo: dalla produzione idroelettrica alla fruizione ambientale e turistica. E’già così per gli 858 progetti definitivi, presentati da Anbi per essere inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; al Sud ne sono previsti 277 per un investimento di quasi 1 miliardo e 900milioni di euro, capaci di attivare circa 9.500 posti di lavoro».
A ribadire la necessità di lavorare «ad una strategia per l’acqua» è Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria, spiegando che ciò si potrebbe realizzare «ottimizzando la distribuzione dei grandi invasi esistenti e finanziando la realizzazione di invasi più piccoli per accumulare la risorsa quando è troppa e per distribuirla quando manca e distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione».
«I Consorzi di Bonifica – ha concluso – sono la punta di diamante nella gestione e realizzazione. Ormai, non si può più parlare di rischio di cambiamento climatico. Siamo già dentro un cambiamento cronicizzato. Le risorse europee del Pnrr – conclude -servano ad affrontare questi tempi nuovi e ad innescare percorsi virtuosi, evitando di finanziare speculazioni come il fotovoltaico sul suolo fertile». (ams)
Crisi idrica in Calabria, Calabretta (Sorical): C’è uso improprio dell’acqua potabile
«Il luogo comune che “la Calabria è ricca di acqua” si infrange di fronte al disastro a cui stiamo assistendo in questi mesi» ha dichiarato Cataldo Calabretta, commissario della Sorical, aggiungendo che «se si continua con il massiccio utilizzo dell’acqua potabile in modo improprio, difficilmente ne usciremo».
«Ribadisco – ha aggiunto – in Calabria manca l’acqua non potabile per irrigare giardini e piccoli orti, nonostante le reti duali siano previste da una legge del 94, ma non sono state previste dai Piani regolatori dei Comuni».
« Ciò è grave perché la Calabria – ha concluso Calabretta – è una regione a vocazione agricola. La prossima Programmazione Comunitaria deve tenere conto di queste esigenze, occorre programmare per tempo invasi e reti idriche, fognarie e depurative efficienti, per consentire alle future generazioni l’accesso all’acqua alla luce di cambiamenti climatici in atto».
La situazione, in Calabria, per quanto riguarda l’acqua, non è delle migliori: prelievi di acqua non autorizzati dai fiumi Lese e Trionto, a Sud Tuccio, unitamente al calo delle sorgenti, stanno mettendo in crisi l’erogazione idrica in diversi Comuni del Crotonese, del Basso Jonio e Presila Cosentina e a Sud della città di Reggio. L’Ente, nel corso dell’incontro in Prefettura a Cosenza, ha ribadito che «il ripristino sarà possibile solo attraverso una repressione dei prelievi».
«La Sorical – si legge in una nota – per scongiurare l’interruzione dell’erogazione del servizio idrico in diversi comuni della Calabria, ha interessato diverse Prefetture e forze dell’ordine della problematica che, solo in alcuni casi, è da mettere in relazione alla siccità e carenza idrica. In molti casi, invece, viene meno la disponibilità di risorsa idrica per i prelievi non autorizzati, documentati dalla Sorical, attuate da alcune aziende agricole che in questo periodo coltivano patate».
«In particolare – continua la nota – la crisi degli schemi Lese e Trionto, destano molta preoccupazione: per molte ore al giorno (dal pomeriggio a tarda sera) manca oltre il 50% di acqua grezza in ingresso agli impianti di potabilizzazione, proveniente dalle opere di prese sui fiumi Lese- Cannavò e Trionto. Al momento, per alimentare i comuni sottesi agli impianti, non ci sono fonti di approvvigionamento alternative. In particolare al potabilizzatore Savelli, che alimenta i Comuni di Savelli, Verzino nel Crotonese, Campana, Scale Coeli, Pietrapaola, Terravecchia, Cariati nel Cosentino, per tutto il pomeriggio manca oltre il 50% dell’acqua disponibile che si riflette sull’erogazione del mattino perché i serbatoi nella notte non si riescono a riempire. Stessa situazione accade, sempre in Sila, all’opera di presa dell’Ipot Trionto che alimenta da un versante Acri, Bisignano, Luzzi e Rose e dall’altro Vaccarizzo Albanese, San Giorgio Albanese, San Cosmo e San Demetrio Corone».
«E, nei prossimi giorni – prosegue la nota – si arriverà ad un calo delle forniture anche dei Comuni dello schema Lida Baaidela e Pulitrea- Brigante per il forte calo della sorgente Rigola e Pulitrea che alimentano i comuni di Crotonei, San Giovanni in Fiore, Verzino, Castelsilano, Cerenzia e Caccuri».
«A Sud di Reggio Calabria – conclude la nota – lo schema Tuccio è in forte calo stagionale rispetto agli anni precedenti: la portata di questa mattina è di 120 litri al secondo rispetto ai 180 litri della portatadello stesso periodo dello scorso anno, mentre la portata negli altri periodi dell’anno è di 280/300 litri al secondo. Sorical nel frattempo sta supplendo la carenza idrica con lo schema della Diga del Menta con il ramo Sud fino ai serbatoi di Pellaro, Ribergo e Nocille». (rcz)