NUOVA PROVINCIA, OPPORTUNITÀ O CAOS?
SERVE UNA MAGGIORE MATURITÀ POLITICA

di MATTEO LAURIA – La questione della nuova provincia in terra jonica è emblematica del caos e dell’approssimazione che spesso dominano la scena politica e amministrativa comprensoriale. Due proposte, al momento, si contendono la scena: quella della Magna Graecia, che prevede un doppio capoluogo distribuito tra Crotone e Corigliano Rossano, basata su criteri di omogeneità territoriale e conforme alla legge Delrio (che stabilisce un minimo di 350mila abitanti per le nuove province); e quella della Sibaritide-Pollino, una proposta politica, non conforme a questa legge, che appare più come una mossa tattica in prospettiva di lotte di capoluogo.

Il punto cruciale della questione non è tanto la bontà o meno delle proposte, ma il clima di confusione e cambiamento di posizioni che sembra regnare sovrano. Ogni giorno vediamo sindaci, movimenti e rappresentanti della società civile cambiare opinione, apparentemente senza avere un’idea chiara del quadro complessivo o delle implicazioni normative delle loro scelte.

Le proposte vengono avanzate senza un confronto serio e approfondito, e spesso manca il necessario rigore per orientare le decisioni verso il miglior interesse delle comunità coinvolte. L’apparenza è che si navighi a vista, rincorrendo opportunismi locali e convenienze politiche più che una visione di lungo termine.

Preoccupante, inoltre, è la debolezza di una parte della stampa, che dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale di informazione e vigilanza, ma che invece spesso si allinea a posizioni di parte, sacrificando l’analisi critica e l’approfondimento in favore di simpatie politiche o, peggio, legami personali e familiari. Un tale comportamento, quando non si basa su una solida comprensione del quadro normativo e territoriale, tradisce la funzione stessa della stampa e contribuisce a mantenere il dibattito a livelli superficiali.

L’amministrazione comunale di Corigliano Rossano, che rivendica il capoluogo, ad esempio, ha preso una posizione chiara a favore della proposta Sibaritide-Pollino, ma altre amministrazioni, come quelle di Cassano e Castrovillari, restano in un silenzio preoccupante sulla questione della individuazione del capoluogo. Questo silenzio, anziché essere interpretato come una forma di prudenza, sembra essere più il segno di una mancanza di strategia e visione condivisa.  

La speranza è che questo clima di approssimazione lasci spazio a una stagione di maggiore maturità politica. Le decisioni sulle nuove province dovrebbero essere prese con cognizione di causa, basate su dati concreti e nel rispetto delle normative vigenti, non su tatticismi elettorali o ambizioni personali.
Oggi, però, siamo immersi in una società liquida, dove si rincorrono slogan e titoli sensazionalistici, in cui la riflessione profonda e l’informazione dettagliata sono spesso sacrificati in nome della velocità e della superficialità.

E su questa superficialità si fonda il potere di chi fa politica.
Riusciremo, un giorno, a superare questa fase? O continueremo a prendere decisioni fondamentali con la stessa leggerezza con cui si sfoglia un social network?

La risposta, purtroppo, appare ancora lontana.

Nel frattempo, si auspica che i sindaci, i movimenti e le varie componenti della società civile comprendano l’importanza di una visione responsabile, che metta al primo posto il benessere collettivo e non gli interessi di parte. Solo così si potrà davvero avviare una nuova fase di sviluppo per i territori interessati, restituendo dignità e prospettiva a una Calabria che merita molto di più di questa perenne incertezza. (ml)

[Matteo Lauria è del Comitato Magna Graecia]

L’OPINIONE/ Giovanni Papasso: Recuperiamo il progetto di creare un’area vasta della Sibaritide e del Pollino

di GIOVANNI PAPASSO – Prendo atto con grande piacere che si è tornati a parlare di riassetto istituzionale della Sibaritide. Da tempo, infatti, sto proponendo la creazione di un’area vasta della Sibaritide e del Pollino.

Parto nella mia analisi ricordando a tutti come questa proposta non sia nuova. Diversi anni fa ci fu un grande dibattito serio e serrato sul tema, nella Sibaritide e nel Pollino, quando si discusse della possibilità di creare la provincia di Rossano o di Castrovillari. Chi ci ha proceduto lavorò molto sulla questione arrivando anche ad una sintesi tra le due proposte. In tal senso, infatti, ricordo anche una riunione congiunta di trenta consigli comunali in cui si lavorò a questa sintesi confluita in uno studio approfondito.

Poi in Parlamento non si ebbe fortuna perché fu molto più facile elevare a provincia Vibo e Crotone che avevano molti più rappresentanti alla Camera e al Senato. Quello studio, quel lavoro, però, non deve perire, non deve essere abbandonato, lo dobbiamo utilizzare implementare, emendare e aggiornare, rinnovarlo per molti aspetti ma non deve andar perduto perché è stato frutto di impegno e sacrificio di tanti rappresentanti istituzionali che di fronte a questa proposta si trovarono di comune accordo lavorando insieme. Proprio oggi che se ne è tornato a parlare si può tirare fuori quel lavoro e aggiornarlo rendendolo attuale per farlo diventare la base di un discorso ancora più ampio e condiviso.

Di riassetto istituzionale ho parlato diverse volte ma, purtroppo, questa mia proposta viene fatta puntualmente cadere nel vuoto. Abbiamo anche condotto una campagna elettorale per le scorse Politiche, mi sono candidato e tentai proprio di alzare il livello del dibattito proponendo la creazione di questa area vasta (prevista dalla cosiddetta Legge Delrio 56 del 2014) che comprendesse sia la Sibaritide che il Pollino e che si estendesse fino al Crotonese (e comprendente chiaramente l’Alto Ionio) per proporre soluzioni ai grandi problemi, come quello dei trasporti, che attanagliano tutto questo territorio ma, soprattutto, problemi legati allo sviluppo e al futuro per evitare che i nostri giovani possano continuare a scappare.

Purtroppo, fino ad ora, spiace notare come la discussione sia stata piuttosto scarna. Ho ricevuto anche i componenti del Comitato Magna Graecia, che propongono l’istituzione della nuova provincia della Sibaritide e del Crotonese, e nel corso dell’incontro, ho suggerito come un riassetto istituzionale sulla Fascia jonica cosentina, nell’Alta Calabria, deve avere dentro necessariamente l’area del Pollino atteso che il comprensorio Pollino-Sibaritide può dare ampio respiro dal punto di vista sociale, culturale, ambientale, naturalistico, e, premesso che, per quanto mi riguarda, il Pollino e la Sibaritide rappresentano il grande tradito di tutti i governi che sono succeduti nel Paese perché non c’è mai stata grande attenzione per quest’area. Basti pensare a quello che sta succedendo per l’alta velocità: c’era stato garantito (ed era stato anche indicato nelle prime ipotesi progettuali) che sarebbe arrivata a Tarsia ma poi non se ne è fatto più niente. Questa parte della Calabria, dunque, la si vuole lasciare sempre nella precarietà oltre che istituzionale ed economica anche dal punto di vista dei trasporti.

Oggi si parla della Provincia della Sibaritide: una proposta importante che riaccende la questione del riassetto istituzionale in quest’area soprattutto dopo la nascita del Comune unico di Corigliano-Rossano che, voglio ribadirlo, è un fatto importantissimo perché ha creato la terza città della Calabria però se questa città non si apre al territorio, non prevede un coinvolgimento dei comuni viciniori rischia di isolarsi rispetto a tutto il resto ed è un rischio che non si deve assolutamente correre.

In questa fase è d’obbligo rilanciare la proposta della Provincia della Sibaritide e del Pollino: lo studio a cui mi riferivo poche righe sopra corrispondeva anche ai dettami di quella che era l’allora Legge 142. Tanti consigli comunali si espressero favorevolmente rispetto al lavorare insieme all’interno di questo comprensorio importante e io credo che nuovamente, se proprio vogliamo ri-parlare di questo riassetto istituzionale nell’Alta Calabria, non possiamo non mettere insieme il Pollino e la Sibaritide.

Sono tante le cose che ci uniscono: il Parco archeologico di Sibari, al Museo archeologico nazionale della Sibaritide, alle Riserve naturalistiche del Crati, al Parco del Pollino, con tutta la sua flora e la sua fauna, il mare, l’ambiente dove nidificano, peraltro, la cicogna bianca e la caretta caretta, io credo che debbono rappresentare un tutt’uno e rivendicare maggiore attenzione nei confronti di chi ci governa sia a livello regionale che nazionale perché le nostre comunità si stanno spopolando, i ragazzi, i giovani, i nostri talenti vanno via e non tornano più. Allora il riassetto istituzionale deve significare mettere in campo un nuovo modello di sviluppo economico concreto, uno sviluppo sia a livello sociale, culturale, imprenditoriale per far sì che i nostri figli non debbano più partire e questo comprensorio possa guardare al futuro con più fiducia e con una nuova speranza.

Io credo che ci siano le condizioni per mettere insieme la Sibaritide e il Pollino. Il mio comune sta in una posizione baricentrica tra le due aree e, senza arroganza o primogeniture che sarebbero inutili e improduttive, si candida a lavorare per metterle insieme. Questa che propongo e lancio è soltanto una attività istituzionale mirata a far sì che i due comprensori possano parlarsi tra di loro, organizzarsi e, soprattutto, chiedere il riassetto istituzionale attraverso la creazione della Provincia della Sibaritide e del Pollino ma, soprattutto, nuove e maggiori attenzioni in generale a chi li ha sempre traditi. Mai un intervento serio, mai un intervento concreto di sviluppo, mai un intervento di rilancio. Ci sono problemi, oltre che di trasporti, di sanità. Il fatto che siamo esclusi dall’alta velocità significa che più di metà regione è esclusa da quello che dovrebbe essere un diritto imprescindibile e cioè quello della mobilità.

Facciamo bene a parlare di riassetto istituzionale, facciamo bene a parlare di nuova provincia sperando che ci siano le condizioni, forse, nell’ambito della nuova legge che si sta discutendo in Parlamento e che prevede nuovamente le elezioni dirette del presidente della Provincia e del consiglio provinciale dopo la bocciatura della soppressione delle Province operata dagli italiani con il referendum. In questa fase noi dobbiamo essere puntuali, non dobbiamo essere arroganti ed esercitare il bene della comunità e se vogliamo farlo dobbiamo lavorare per mettere insieme questi due comprensori che, di fatto, sono già un tutt’uno, per dargli speranze e prospettive future. Non lo dobbiamo fare per ottenere un vuoto pennacchio ma per ottenere fondi, investimenti e quel riconoscimento che quest’area ormai attende da troppo tempo.

Gli slogan servono ma ora serve lavorare concretamente nuovo entusiasmo che oggi manca ed è il motivo per cui anche i nostri giovani ci lasciano e vanno via. (gp)

[Giovanni Papasso è sindaco di Cassano allo Ionio]

CASTROVILLARI (CS) – In scena la vita di Don Puglisi con Di Domenico

Un’esistenza fatta di sguardo e di perdono su stesso e sugli altri quella raccontata l’altra sera dal bravo attore Christian Di Domenico che ha ricordato, in un intenso monologo pregno di umanità che esige verità, bellezza, giustizia e felicità, la sua storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993 al Brancaccio, Palermo, perché voleva togliere i giovani alla mafia, riconciliare le famiglie degli uccisi, costruire opportunità di crescita civile a servizio del bene diffuso, affermare comportamenti virtuosi con cui educare e per dare spazio alla vera solidarietà e partecipazione che la gente ha bisogno per il compimento del proprio Destino, tra dignità e crescita comune.

La 681ma replica dell’opera- per le tante svolte in tutta Italia e offerta in ogni luogo dove viene chiamato l’artista – recitata, ancora , con successo e impossibile da dimenticare, nella sala conferenze della chiesa di San Girolamo di Castrovillari, particolarmente gremita oltre ogni previsione, in occasione della 30^ Festa della parrocchia (che prosegue sino al 15 ottobre), alla presenza del Vescovo, Mons. Francesco Savino vice presidente della Cei, e del Parroco, don Giovanni Maurello, ha stretto e preso tutti i presenti, in un unicum di emozioni e tensione inaspettato del racconto-testimonianza , intriso anche di po’ di rimorso, da parte di chi gli è stato affettuosamente accanto come Di Domenico e la sua famiglia. Da qui’ l’ulteriore forza attraente nel portare in scena il Vero e l’effettivamente accaduto come hanno aiutato a richiamare, per altro, i momenti fonici e la registrazione, custodita dall’attore siciliano, di una telefonata di Don Puglisi – il quale si scusa per non aver risposto subito…- che ha fatto vibrare i Cuori di chi era in sala come quello di Christian nel fare memoria pure di quell’istante tra” Cielo e Terra”.

Le vicissitudini, poi, scandite da un’ottima interpretazione e profondo amore per la forza che suscitava don Puglisi nell’incontrare, provocare curiosità, domande, stupore, amicizia semplice e disarmante, e nell’accompagnare per qualcosa che c’era nell’altro, provocandone la libertà, hanno spiegato l’impegno struggente ed appassionato del sacerdote che, forte della propria fede in Dio, con umiltà ed audacia, si spendeva.
Questo fu la principale causa dell’ostilità della malavita, che lo considerò un serio pericolo ed ostacolo per i loro traffici, decidendo, così, di sopprimerlo.

Un riferimento, per questo, ancora fortemente attuale per educare alla legalità, per il nostro Tempo, sempre troppo vessato- vedi gli avvenimenti che si succedono- e, quindi, bisognoso di impavidi, intrisi di quella “Bellezza, dell’altro mondo”, che redime e fa nuove tutte le cose attraverso sacrificio e dedizione. Questo il messaggio profondo e spiazzante del lavoro espressivo “U parrino” (come in Sicilia veniva soprannominato don Puglisi), titolo, tra l’altro, dell’opera di e con Di Domenico, presentato per annunciare proprio l’amore e passione vera del prete al Destino di ciascuno nella realtà che ci sfida: quella che provoca l’Uomo fino alla carne e al sangue (per la redenzione di tutti).

Questo il messaggio della rappresentazione teatrale che ha commosso e sollecitato ciascuno ad essere cristiani attenti, nei rapporti, a quell’amicizia inesauribile che caratterizza la Compagnia del Cristo, unica e fondamentale per combattere ed affermare il Bene sul male. (rcs)

Le Città visibili alla scoperta del Conservatorio Etnobotanico di Castelluccio

di ANNA MISURACA – Domenica 8 ottobre un folto gruppo di soci dell’associazione Le Città Visibili è giunto fino al paese delle “misule”, Castelluccio Superiore, un piccolo centro della Basilicata in provincia di Potenza e nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, che è la prima tappa del tratto lucano del Cammino Basiliano. Appena giunti in paese, ci accoglie Egidio Salomone, in rappresentanza della fondazione Vos, che ha sapientemente curato la riuscita dell’evento e ci ha intrattenuti per informarci delle origini medievali del paese e di ciò che ha contribuito a fare la sua storia.

Ci viene incontro anche il dott. Carmine Lupia e con lui ci avviamo verso un palazzo settecentesco, posto al centro di Castelluccio Superiore, che dal 2021 è la sede del primo Conservatorio Nazionale di Etnobotanica con la seguente struttura organizzativa: Vincenzo Salomone, presidente; Egidio Salomone, coordinatore programmi socio culturali; Carmine Lupia, direttore; Giovanni Canora, coordinatore didattico. Con grande interesse abbiamo appreso, dalla voce del dott. Lupia, di un mondo, quello vegetale, che ci circonda e che per fretta, per superficialità e incompetenza non ci siamo mai fermati a conoscere per capire a fondo i grandi benefici che ne derivano per il mantenimento della vita e degli equilibri biologici del pianeta. Si è così aperto un mondo nuovo di conoscenze che il dott. Lupia, con un linguaggio tecnico ma accessibile, ha illustrato coinvolgendoci e stimolando la nostra voglia di sapere.

Ci ha parlato di proprietà peculiari di varie piante, della loro corteccia, della linfa, del colore del tronco e del loro utilizzo nella società, grazie anche alle conoscenze tramandate dai monaci basiliani, che hanno fatto della Valle del Mercure una delle loro sedi preferite. Dopo ampio approfondimento, la parola passa dal prof. Lupia al dott. Giovanni Canora, dietista, esperto in piante officinali, co-founder Unesco Chair Salerno, che affascina tutti quando, con dovizia di particolari, ci parla del mondo delle piante officinali, della gemmoterapia, dei loro benefici, del loro utilizzo in campo medico e in cucina: molte, tra le piante che conosciamo, non sono utili solo a livello ornamentale ma anche in campo terapeutico. È stato un susseguirsi di emozioni per un sapere che, forse, non avevamo mai avuto la possibilità di approfondire: un mondo nuovo e interessante.

Il prof. Canora, inoltre, ci parla del processo di trasformazione delle erbe officinali: selezione accurata, essiccazione, macerazione, estrazione, preparazione di infusi e decotti officinali pronti per essere utilizzati per le cure naturali, con grandi benefici per la salute e minimi possibili effetti collaterali. Alla fine di queste lezioni magistrali abbiamo indugiato tra le sale del Conservatorio per conoscere da vicino gli strumenti di lavoro del “verde sapere” che rendono plausibile il successo del settore.

Il signor Salomone propone un tour per le vie più o meno strette di Castelluccio per ammirare la Valle del Mercure e tutto il panorama ma anche le antiche costruzioni di un borgo che ben ottocento anime continuano ad amare abitandolo. Poi tutti a pranzo presso la “Taverna Lucana” per gustare pietanze improntate all’agrobiodiversità del Parco del Pollino: una cucina tipica legata ai prodotti del territorio, con i loro profumi, i loro colori e con i famosi peperoni “cruschi”. Potremmo definire questo un “pranzo didattico” perché Massimo Celano, cuoco custode di ricette tradizionali del Parco del Pollino, per ogni pietanza servita ci ha spiegato il tipo di erbe utilizzate ed elaborate per rendere il piatto veramente unico.

Nel pomeriggio, visita gradevole presso l’Hortus Basiliano per ammirare, tra simmetrici percorsi, piante aromatiche e ortaggi i cui semi sanno di antiche pratiche di monaci basiliani. Per l’ultima tappa di questo “profumato” viaggio ci spostiamo a Lauria, in località Galdo, per visitare la sede della Evra s.r.l. un’azienda fortemente voluta, nel 2007, dal farmacista-fondatore Vincenzo Salomone, che lavora gli Estratti Vegetali per Ricerca e Applicazioni, derivati da piante coltivate o spontanee, producendo estratti vegetali di qualità superiore in un moderno impianto tecnologico farmaceutico e in presenza di personale qualificato. Abbiamo vissuto una domenica interessante e diversa, di cultura scientifica botanica e naturalistica, che ci ha regalato un sapere fatto non di stili architettonici, bensì di verde e colori che hanno il potere di migliorare la qualità della nostra vita. (am)

(Anna Misuraca è presidente de Le Città visibili)

TERRANOVA DA SIBARI (CS) – Comuni al lavoro per una Fiera della Sibaritide e del Pollino

Possibilità concrete di creare una “Fiera della Sibaritide e del Pollino” grazie al primo incontro organizzativo tenutosi tra i Comuni e le associazioni di categoria di Altomonte; Cassano allo Jonio; Lattarico; San Donato di Ninea; San Lorenzo del Vallo; Terranova da Sibari; Cerzeto; Torano; Arberia Slow Food; Marco Guido, organizzatore di Diversamente Calabria; Agri Monte; Agri Terranova; Ass. accademia del Territorio; Associazione Gruppo Antropologico.

Si tratta di un passaggio concordato sul territorio per dimostrare che la collaborazione tra gli enti locali è la chiave per rafforzare il segmento principale dell’economia calabrese basato sul settore agroalimentare, enogastronomico e agroturistico, e finalizzato alla riscoperta inoltre delle risorse paesaggistiche e alla valorizzazione delle produzioni tipiche.

Procedendo per gradi, sarà effettuata una calendarizzazione di tutte le fiere attive nelle singole comunità programmandone una realizzazione itinerante per poi arrivare, appunto, alla “Fiera della Sibaritide e del Pollino”

Una vetrina che va oltre l’interesse della singola comunità, debole per sua natura come nel caso dei piccoli borghi, ma più incisiva se posta a fattor comune per richiamare l’attenzione delle Istituzioni regionali, provinciali, della Camera di commercio dalle quali ci si attende maggior intervento a sostegno dell’economia locale.

«Si realizzerebbe un sogno – secondo quanto dichiarato al tavolo di lavoro – giacché da Comuni più o meno piccoli e risorse limitatissime ma con la grande tenacia di produttori, commercianti, artigiani e volontari – si riuscirebbe a concretizzare uno strumento economico e del lavoro fuori dai propri confini contribuendo alla necessaria collaborazione sul territorio. Non ci sono altre strade per affermare la nostra esistenza e costruire occasioni di sviluppo e crescita basandoci sulle nostre forze e specificità». (rcs)

CASTROVILLARI (CS) – Il premio Ars et Societas va ad Amarelli, Gatto e Russo

Per riscoprire, con maggiore forza, quale sia la natura di quella posizione, autenticamente umana, capace di realizzare un legame inscindibile tra il bene della persona, quello dell’ambito in cui opera ed il bene comune.
È questo principio, sottile ma denso di motivazioni, che ha portato la Commissione del Premio “Ars et Societas”, indetto dall’Associazione culturale “Circolo Cittadino” di Castrovillari, a scegliere, per la prima edizione, i tre calabresi distintisi nel proprio lavoro.

Essi sono l’imprenditore Fortunato Amarelli, di Rossano, per le idee, azioni innovative e di successo che impone alla liquirizia , prodotto locale per il quale, sin dal 1731, la sua famiglia, nell’apposita fabbrica, dedica massimo impegno, ed i ricercatori Giuseppe Russo e Marco Gatto, di Castrovillari; il primo per quanto sta realizzando a servizio della Storia e di Tracce rilevanti, lasciate da donne e uomini, come si ricava anche dall’archivio storico multimediale del Mediterraneo che ha curato attraverso un progetto del Ministero per i beni Culturali, e lo sono, tra l’altro, le pergamene ed i protocolli notarili dal X° al XV° secolo che ha catalogato; il secondo per il contributo che sta imprimendo, con particolari studi, nel campo delle scienze umane, presso gli atenei di Roma e della Calabria. La cerimonia, ricorda il presidente dell’associazione promotrice, Antonino Ballarati, si terrà la mattina di domenica 25 giugno nel salone delle conferenze “Angelo Giannoni” del Circolo Cittadino.

Un’occasione che può aiutare a comunicare meglio la nostra realtà e far comprendere anche da dove ripartire sempre: precisamente dal patrimonio ed impresa umani, risorse di quella vera crescita che considera motore di ogni attività il ruolo imprescindibile della persona. L’obiettivo, infatti, di questa scommessa è riconoscere i contributi delle capacità che danno forza ed impulso alle continue azioni virtuose che registra la Nostra Terra, e, soprattutto, spronare i calabresi a saper guardare, con occhi nuovi, il lavoro con cui si adoperano per lo sviluppo di tutti. (rcs)

Venerdì il Frecciarossa ferma per la prima volta a Scalea

Una data importante, quella di venerdì 24 luglio: il Frecciarossa, alle 16.37, fermerà a Scalea.

«Salgono, dunque – si legge in una nota dell’ Unione Interassociativa Alto Tirreno – a 14 (compresi i periodici) i collegamenti a media e lunga percorrenza che servono la Riviera dei Cedri e il Pollino. Qui fermeranno tutte le tipologie di treni circolanti in Italia, e dire che tutto ciò poco tempo fa non era neanche immaginabile!».

«Un altro importante risultato per la Riviera dei Cedri – si legge in una nota di Assoscalea – ottenuto grazie all’impegno di ben 63 tra enti, accademie, consorzi, pro loco ed associazioni varie, coordinate da Ettore Durante».

Per l’occasione, l’Associazione ha invitato i cittadini a partecipare, nel rispetto delle regole anticovid, recandosi in stazione muniti di mascherina qualche minuto prima dell’arrivo.

«Quella a favore di Scalea – prosegue nota dell’Unione Interassociativa Alto Tirreno – era l’unica richiesta di buon senso visto che il territorio tra Sapri e Paola, circa 120 km di costa, era l’unico ad essere rimasto escluso dai nuovi servizi Av, questo nonostante i numeri registrati nel periodo estivo siano molto elevati.
Tutte le associazioni sono state concordi nel chiedere che la fermata venisse istituita nella città di Torre Talao, perché essa é facilmente raggiungibile sia dai comuni costieri che da quelli montani, essendo posta a metà strada tra Sapri e Paola. È, inoltre, il Comune più popoloso e la stazione ha tutti i requisiti infrastrutturali necessari per accogliere tali treni».

Il Frecciarossa in direzione nord fermerà alle 12:24 mentre quello in direzione sud alle 16:27 e farà le stazioni di  Salerno, Napoli Centrale, Napoli Afragola, Roma Termini, Roma Tiburtina, Firenze Santa Maria Novella, Reggio Emilia AV Mediopadana, Milano Rogoredo, Milano Centrale, Torino Porta Susa, Torino Porta Nuova.

L’Unione Interassociativa Alto Tirreno, inoltre, ha riferito che per «alcune corse sono già attive le coincidenze con i treni regionali. Inoltre il consigliere dell’Unpli Cosenza, Antonello Grosso La Valle, sta preparando una conferenza dei servizi per realizzare un servizio su gomma in coincidenza con l’arrivo dei treni Av, per poter creare un collegamento pubblico anche con le zone costiere non servite dalla ferrovia».

«Inoltre – conclude la nota – come ha annunciato il presidente del Consorzio Operatori Turistici Diamante & Riviera dei Cedri, Gianfranco Pascale, grazie al progetto Calabria in treno, quest’estate coloro che sceglieranno tale mezzo per raggiungere l’Alto Tirreno e l’Alto Jonio, alloggiando in una delle strutture convenzionate, potranno ottenere il rimborso del biglietto dalle strutture».

L’ANAS conferma entro marzo la consegna dei lavori sulle provinciali dell’area Pollino

La consegna dei lavori di manutenzione delle strade provinciali dell’area del Pollino da parte dell’ANAS è prevista entro fine marzo. È quanto è emerso dall’incontro tenutosi presso la sede dell’Area Compartimentale A2 ‘Autostrada del  Mediterraneo’ di Cosenza, tra i rappresentanti del Coordinamento territoriale Anas Calabria e i sindaci del territorio per fare il punto sulla progettazione e sulla realizzazione degli interventi di completamento della viabilità alternativa all’Autostrada del Mediterraneo.

Alla riunione, hanno preso parte, Il Responsabile Coordinamento Territoriale Anas Calabria Giuseppe Ferrara, il Presidente dell`Ente Parco Nazionale del Pollino Domenico Pappaterra, I Tecnici Anas Luigi Silletta e Giuseppe Meli,il Vicesindaco di Laino Borgo Mariangelina Russo , il Sindaco del Comune di Laino Castello Giovanni Cosenza e  il Sindaco del Comune di Mormanno Giuseppe Regina.

Nel corso della riunione si è fatto il punto sullo stato degli  interventi di completamento della viabilità alternativa all’Autostrada A2 secondo le prescrizioni Ministeriali  e della ricostruzione del ponte Tibetano per la valorizzazione turistica del territorio, grazie alla firma dell’accordo, siglato tra Ministero  e Trasporti, Anas, Regione Calabria, Provincia di Cosenza, Ente Parco del Pollino e i Comuni interessati e finalizzato alla riqualificazione della viabilità provinciale e comunale che rappresenta i percorsi alternativi all`Autostrada A2, nell’area al confine tra Basilicata e Calabria.

La riunione dell'Anas con i sindaci dei Comuni del Pollino
La riunione dell’Anas con i sindaci dei Comuni del Pollino

Anas ha illustrato lo stato dell’arte degli interventi previsti dall’accordo, in particolare, è stata annunciata la consegna dei lavori di manutenzione straordinaria delle strade provinciali entro  la fine del mese di marzo 2019.

Gli interventi, aggiudicati all’Impresa Incabit srl con sede a Bisignano (CS) per un importo complessivo di circa 3 milioni e 500 mila euro, riguardano la manutenzione straordinaria dei tre itinerari.

Per  gli altri interventi, è stato confermato l’appalto entro quest’anno, dei lavori di realizzazione dell’Area Camper, mentre per la realizzazione del ponte ‘Tibetano’, per l’attraversamento del fiume Lao in corrispondenza del Viadotto Italia e per il  collegamento dei percorsi naturalistici presenti in zona, è in via di definizione l’autorizzazione da parte del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.

Si, inoltre, è stabilita la data di un nuovo incontro, presso il Comune di Mormanno il  prossimo 28 febbraio , alla presenza anche dei rappresentanti Regionali del MIBACT. (rcs)

La montagna calabrese e le aree sacre, un riuscito convegno a Camigliatello Silano

15 ottobre – Un bel tema, “Il sacro e la montagna calabrese” per parlare delle tracce monastiche tra Pollino, la SIla, le Serre e l’Aspromonte, un tema che ha appassionato i tanti presenti, studiosi, appassionati e semplici curiosi. A Torre Camigliati di Camigliatello SIlano il convegno organizzato dal Circolo di Studi Storici “Le Calabrie”, presieduto da Marilisa Morrone, ha confermato le attese e le aspettative: di montagna si può e si deve parlare, tanto da far diventare questo un appuntamento annuale.
Un’intera giornata dedicato allo studio degli insediamenti di monasteri e luoghi di culto nelle zone montuose della Calabria, fin dagli albori del cristianesimo: «I più importati rilievi calabresi, – ha detto la presidente Morrone – hanno registrato, sin dal medioevo grandi figure di monaci e Santi, importanti monasteri e venerati santuari meta di pellegrinaggi ancora oggi: S. Nilo, Gioacchino da Fiore, S. Brunone da Colonia, S. Nicodemo di Mammola, S. Leo di Africo, S. Fantino il Cavallaro; luoghi come l’abbazia Florense, la Certosa di Serra, il Convento domenicano di Soriano, l’abbazia di S. Nicodemo e il santuario di Polsi, il Santuario delle Armi, il Patirion, ne sono i più celebri».
La vetta di un monte costringe ad alzare lo sguardo. È come un indice puntato verso il cielo, è il rimando allo Zenit e quindi alla luce, all’inaccessibilità, alla trascendenza rispetto all’orizzonte in cui  siamo immersi quotidianamente. Il monte con la sua cima, che sembra perforare il cielo, ricalca la posizione eretta dell’uomo che si è alzato dalla brutalità della terra. È una sorta di simbolo della vittoria sulla forza di gravità ed in tutte le culture si ritrova, nel profilo verticale della montagna, un’immagine della tensione verso l’oltre e l’altro rispetto al limite terrestre, ed in tutte le religioni, un segno dell’Oltre e dell’Altro divino.
A fare gli onori di casa è stata Mirella Stampa Barracco. Tra gli ospiti anche la sen. Margherita Corrado. A condurre i partecipanti del convegno alla scoperta del sacro nelle montagne calabresi sono state le relazioni ad iniziare dal docente Unical, Pietro Dalena, che, partendo dalla lettera di S. Bruno a Rodolfo il Verde, prevosto di Reims, ha delineato le motivazioni della scelta della montagna quale sede preferita dai religiosi del Medioevo. «Bellezza del paesaggio, pace, tranquillità, vicinanza al Cielo, solitudine. È così che le balze delle montagne calabresi pullulano di asceteri e laure; Gioacchino da Fiore, sulle orme del monachesimo italo-greco, si ritira nella profonda Silva Sila, S. Bruno alle sorgenti dell’Ancinale, S. Nilo nelle terrazze della Sila Greca. Sono sempre le montagne calabresi la meta preferita da monaci in fuga dall’oriente o dalla Sicilia conquistata dagli Arabi, come S. Vitale di Castronuovo che, dopo aver attraversato tutta la Regione, si insedia a Nord, nella zona dell’attuale S. Demetrio Corone».
La relazione di Enzo D’Agostino, Deputato di Storia Patria per la Calabria e storico della Chiesa, ha posto l’attenzione sull’occupazione monastica del versante jonico dell’Aspromonte nel medioevo che trova il momento clou nell’arrivo dei monaci greci dalla Sicilia verso la valle delle Saline, «Particolarmente significativo – ha detto D’Agostino – fu l’arrivo dei religiosi del monastero di S. Filippo di Agira  fondatori di ben tre monasteri in provincia di Reggio. Si possono definire tre zone monastiche greche nel versante jonico dell’Aspromonte: la vallata del Torbido, la zona di Gerace e la vallata del Bonamico dove domina nel cuore dell’Aspromonte, il grande Santuario della Madonna della Montagna di Polsi, sovrappostosi ad un antico monastero di Popsi, già menzionato nel XIII sec.»

La relazione dell’archeologo Francesco Cuteri ha coinvolto con i racconti di eremiti e monaci nelle serre calabre «L’essenza della vita certosina, oltre le prove e le tentazioni sulle quali san Bruno si sofferma poco, le descrive in un passo famoso che paragona la montagna al deserto, dove gli uomini coraggiosi possono rientrare in se stessi quanto vogliono e dimorare nel loro cuore, coltivare intensamente i germi delle virtù e gustare con gioia i frutti del paradiso. La montagna – ha detto Cuteri – conserva le tracce storiche della fede delle popolazioni che hanno vissuto i diversi territori. Tracce ancora incontaminate e da scoprire». Per finire, il docente Unical, Mario Panarello si è soffermato sulle opere d’arte commissionate dai diversi monasteri nel tempo, e che rappresentano patrimonio ancora in gran parte sconosciuto e da valorizzare.
Al termine del convegno, un ampio e stimolante dibattito ha registrato gli interventi di Padre Bruno Macrì, Filippo Racco, Giacinto Marra, Luigi Morrone, Antonio Macchione, Vincenzo Naymo, Riccardo Allevato, Salvatore Spagnolo, Giulia Fresca, Salvatore Zurzolo e Maria Gabriella Morrone, presidente del Club per l’UNESCO di S. Giovanni in Fiore.
«Dopo la positiva esperienza dello scorso anno, quando si tenne nella stessa sede un incontro di studi sul tema “La Sila: usi, paesaggi, risorse” – ha spiegato Marilisa Morrone, presidente del Circolo di Studi Storici “Le Calabrie” – l’assemblea, su proposta del socio cultore arch. Pasquale Lopetrone, ha deliberato che l’evento di Torre Camigliati divenisse appuntamento annuale». Il prossimo appuntamento a Torre Camigliati sarà nel mese di settembre 2019 mentre continuano le giornate di incontro e studio del Circolo “Le Calabrie” come quella che si svolgerà il prossimo 28 ottobre nel borgo di Gallicianò.  Da segnalare anche l’uscita del numero 11 della rivista “Studi Calabresi. Storia Arte Archeologia”. (rcs)