IL PORTO DI SALINE VERSO UN’APERTURA
OPERATIVA: CHE SIA LA VOLTA BUONA?

di SILVIO CACCIATORE – «Per il porto di Saline Joniche sono in corso le fasi di progettazione per una prima apertura operativa:si tratta di una striscia di circa 70 metri, necessaria a renderlo funzionale. L’intervento prevede anche il rifacimento del molo di sopraflutto e la realizzazione di un pennello-trappola per garantire – o quantomeno ridurre al minimo – il rischio di insabbiamento. Si tratta di un intervento abbastanza impegnativo da un punto di vista economico».

Il contrammiraglio Antonio Ranieri, commissario straordinario dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, lo ha dichiarato in occasione dell’incontro dedicato al Masterplan per l’area dello Stretto, tenutosi a Reggio lo scorso 25 marzo. La riattivazione del porto di Saline, inserita tra gli obiettivi strategici dell’ente, torna dunque al centro del dibattito con un aggiornamento che conferma quanto delineato negli ultimi mesi: si lavora alla progettazione esecutiva, passaggio tecnico propedeutico alla gara d’appalto.

Che sia davvero la volta buona? Nato negli anni Settanta nell’ambito del cosiddetto “Pacchetto Colombo”, il porto di Saline Joniche era stato pensato come snodo cruciale per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno, in particolare per servire l’impianto mai entrato in produzione della Liquichimica, uno dei più grandi esempi di cimitero industriale del sud Italia. L’infrastruttura, imponente ma mai entrata davvero in funzione a causa della sua insabbiatura che l’ha reso inagibile, è rimasta per decenni un simbolo di incompiutezza, ma anche una risorsa potenziale rimasta intatta lungo la costa ionica reggina. Oggi, a cinquant’anni di distanza, torna con forza nel dibattito pubblico e istituzionale.

«Siamo nella fase di progettazione, che dovrà poi diventare esecutiva per poter procedere alla gara. L’obiettivo è una copertura operativa parziale. Prima, però, dobbiamo concludere la progettazione esecutiva e successivamente andare in gara. Sono in corso anche le approvazioni ambientali, poiché si tratta di un intervento che include dragaggi. Il dragaggio sarà seguito – per quanto possibile – dal riutilizzo delle sabbie rimosse sui litorali adiacenti. Siamo in linea con i tempi. Tuttavia, gli stessi sono lunghi a causa della complessità sia delle attività di progettazione, sia delle autorizzazioni ambientali, che richiedono una valutazione a livello nazionale».

Una visione che trova conferma nel progetto di fattibilità redatto dalla società Wavenergy, oggetto della conferenza dei servizi decisoria svoltasi nel 2023, con un investimento stimato intorno ai 10 milioni di euro. Gli interventi contemplati erano e sono funzionali al parziale ripristino dell’accessibilità del porto, con l’obiettivo di renderlo operativo inizialmente per il diporto nautico, con una previsione tra i 100 e i 150 posti.

Ecco gli interventi, ribaditi da Ranieri: dragaggio del fondale, messa in sicurezza della testata del molo di sopraflutto, realizzazione del pennello-trappola e interventi sull’impianto elettrico. Tutti elementi tecnici pensati per affrontare uno dei nodi strutturali dell’infrastruttura: l’insabbiamento del bacino portuale, che secondo uno studio dell’Università Mediterranea dipenderebbe da una gestione inefficace dei sedimenti costieri e non da errore progettuale.

Interventi che, nel loro insieme, non sono semplici opere di manutenzione, ma costituiscono la base tecnica per ridare vita a un’infrastruttura abbandonata da oltre un decennio, la cui riattivazione richiede oggi un coordinamento multilivello, con al centro anche il Ministero dell’Ambiente, impegnato nella valutazione degli effetti dei dragaggi.

A confermare la centralità strategica del sito è anche quanto accaduto negli scorsi mesi quando, a seguito del dietrofront della multinazionale Baker Hughes da un investimento previsto a Corigliano-Rossano, venne proposto Saline Joniche come sede alternativa per l’insediamento industriale. L’ipotesi non si è mai tradotta purtroppo in un passaggio operativo, ma ha acceso un faro sulla valenza infrastrutturale e logistica del porto, capace di attrarre l’interesse di attori internazionali, a patto che le condizioni tecniche lo rendano agibile.

Oggi il porto resta chiuso, ma il percorso amministrativo tracciato si conferma attivo. Le tempistiche restano condizionate dalla necessità di coordinare più livelli decisionali, soprattutto in materia ambientale. Il rilancio di Saline, mai abbandonato nei piani dell’Autorità portuale, sembra dunque mantenere il proprio orizzonte. La prospettiva di una riattivazione graduale, limitata ma concreta, è tornata ad avere voce ufficiale.

E in un territorio dove la parola “futuro” spesso resta astratta, rimuovere anche solo settanta metri di sabbia può voler dire molto: più di quanto suggerisca la misura, più di quanto abbiano saputo fare in tanti anni le promesse mancate e le occasioni perdute per l’Area Grecanica. (sc)

[Courtesy LaCNews24]

Confindustria RC: Dubbi sugli interventi proposti per Porto di Saline Joniche

Confindustria Reggio Calabria ha espresso forti dubbi sull’efficacia degli interventi proposti per l’apertura dell’imboccatura del porto di Saline Joniche.

«Abbiamo appreso dagli organi di stampa che è stata convocata una Conferenza dei Servizi, nella quale i comuni interessati, saranno chiamati ad esprimersi sulla proposta relativa alla prima fase dei lavori, necessari per rendere nuovamente fruibile il porto di Saline Joniche. La notizia relativa all’inizio dei lavori, non può che incontrare il favore degli industriali reggini», continua la nota sottolineando come «la profondità e l’ampiezza del dragaggio previsto in questa prima fase, sono del tutto inadeguate, alla ripresa delle funzioni polivalenti, incluse quelle commerciali, cui il porto è da sempre destinato».

«Un adeguato dimensionamento degli interventi di dragaggio – continua la nota – raddoppiandone la profondità e l’ampiezza, di facile realizzazione, non presentando, alcuna criticità di natura tecnica, permetterebbe fin da subito, un utilizzo virtuoso dello scalo jonico.  Qualunque intervento, che non rendesse il porto di Saline Joniche adatto ad un utilizzo anche commerciale, sarebbe un fallimento per le amministrazioni coinvolte, ma soprattutto, per qualsivoglia tentativo di sviluppo del nostro territorio, oltre che uno spreco di risorse pubbliche dal modesto ritorno economico».

«Chiediamo – conclude la nota – che l’intervento sia adeguatamente dimensionato, per poter rendere il porto di Saline Joniche, idoneo all’utilizzo da parte delle navi fin dal primo intervento, senza dover aspettare eventuali successive programmazioni». (rrc)

A Montebello Jonico presentato lo studio per la rifunzionalizzazione del Porto di Saline

Sono stati presentati, a Saline Joniche, i primi interventi per la rifunzionalizzazione del Porto di Saline, promossa dal Sindaco di Montebello Jonico Maria Foti, dal Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Mario Mega e dal Professore della Mediterranea Felice Arena.

Presente anche il sindaco f.f. della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace che, nel suo intervento, ha evidenziato come «credo sia il momento di tornare a parlare del Progetto Agapi, una cosa bella ed importante, immaginata in maniera lungimirante, un progetto che tiene insieme lo sviluppo di tutta l’area ed in generale che può costituire un valore aggiunto per tutto il territorio metropolitano».

«Da parte nostra – ha aggiunto – c’è una disponibilità a mettersi attorno a un tavolo e ragionare, ma è chiaro che il Governo deve dare una risposta, immaginando una linea di finanziamento differente rispetto a quella inizialmente pensata che non è andata a buon fine. Il primo step presentato quest’oggi, grazie allo studio realizzato dall’Università, che punta alla rifunzionalizzazione del porto di Saline, è certamente una buona notizia. Bisogna continuare a lavorare in questa direzione, operando in sinergia tra i vari Enti coinvolti, anzitutto sul tema della Zes, che diventa dirimente per attrarre investimenti su questo territorio».

«Su temi centrali come lo svuotamento delle fiumare e dell’erosione costiera come Città Metropolitana non abbiamo competenze dirette – ha aggiunto Versace – ma riteniamo sia comunque necessario fare il massimo, al di là della confusione normativa, perchè a questi territori, che per lungo tempo hanno subito un’attività di urbanizzazione selvaggia e poco sostenibile, bisogna dare delle risposte concrete. E noi vogliamo stare vicini ai Comuni, alle amministrazione che costituiscono il primo avamposto e riferimento per la cittadinanza».

«Come Città Metropolitana stiamo facendo un grande lavoro sul tema del ripascimento delle coste, per avere delle spiagge più sicure ed attrattive dal punto di vista turistico. Nel caso di Saline questo prescinde dal progetto sul porto che non inficia in alcun modo ciò che stiamo facendo. È uno studio fondamentale – ha evidenziato – sul quale bisogna lavorare, cogliendo l’invito da parte dei tecnici ad utilizzare anche lo strumento delle Zes. Rispetto a qualche anno fa sono stati fatti dei passi in avanti, oggi esiste un Commissario, ma è chiaro che bisogna lavorare di più e meglio, a partire da aree come questa, o ad esempio quella di San Gregorio, che sono due poli fondamentali sui quali lavorare».

«Non è assurdo che quanto di buono sta accadendo sul retroporto di Gioia Tauro potrebbe accadere anche qui a Saline – ha concluso –. Naturalmente in un contesto diverso, soprattutto dal punto di vista ambientale, ma che può diventare ugualmente appetibile, dal punto di vista commerciale e turistico». (rrc)