di PIETRO MASSIMO BUSETTA – “Come tutte le opere pubbliche è finanziato per l’intero ammontare, che sono 12 miliardi nella proiezione pluriennale“.Così il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti dopo l’ok del Consiglio dei Ministri alla legge di bilancio. Parla del Ponte sullo Stretto di Messina.
Dopo lo scippo perpetrato da Mario Monti nel gennaio 2012, i giochini di Paola De Micheli e le elucubrazioni colte del Ministro Enrico Giovannini, e conseguentemente le polemiche seguite all’impegno del Ministro Salvini, si sta andando avanti con l’unica ipotesi seria sul tappeto. La ripresa del progetto chiamato “Messina Bridge “, che è stato utilizzato successivamente dai progettisti di molti ponti sospesi.
Chi pensava a due anime della Lega, una quella di Matteo Salvini, ritenuta fanfarona e poco credibile, l’altra quella di Giancarlo Giorgetti, posata e responsabile, e quindi secondo alcuni contraria all’idea di collegare La Sicilia e la Calabria, in realtà Hong Kong con Berlino, viene clamorosamente smentito dai fatti.
Renato Schifani poi, Presidente Regione Siciliana, ha appena dichiarato che la Giunta ha approvato, all’unanimità, la disponibilità della Sicilia a mettere sul piatto 1,2 miliardi, così finanzierà il 10% del progetto.
Se poi l’Europa contribuisce, ed è facile che lo farà considerato che si tratta di un corridoio europeo, probabilmente la spesa complessiva sarà inferiore per il nostro Paese.
E come abbiamo sostenuto in tanti anche il resto della infrastrutturazione seguirà la grande opera epocale.
In questo caso le dichiarazioni sono sempre estremamente enfatiche e quindi vanno prese con le pinze, ma Alessandro Aricò, assessore della Regione Siciliana alle Infrastrutture e mobilità dichiara immediatamente: “Prepareremo le migliori condizioni strutturali che consentano di sfruttare al massimo le potenzialità offerte dalla costruzione del Ponte sullo Stretto. Noi siamo pronti”.
In realtà gli investimenti sulla rete ferroviaria siciliana, come in quella calabrese, stanno andando avanti velocemente. Anche se l’alta velocità tra Palermo e Catania è un’alta velocità rallentata, perché si parla di due ore di percorrenza per poco più di 200 km, mentre il raddoppio della Palermo Messina è ancora nella mente di Dio e il sistema aeroportuale dell’Isola, che serve quasi 5 milioni di abitanti, ma solo 4 milioni di turisti e dovrebbe essere pronto per numeri ben diversi, non é all’altezza perché non collegato con una rete autostradale e ferroviaria sufficiente.
ìIl 2032, anno della consegna dell’opera avveniristica, potrebbe essere l’anno di cesura per il Sud con il passato, con una scadenza, che potrebbe diventare l’anno della rinascita di tutto il Sud.
Magari già pensando adesso a candidare l’area dello Stretto per le Olimpiadi del 2036, dopo quelle in Australia a Brisbane nel 2032, e a lavorare su Augusta, sia per il porto che per il trasporto delle merci
La manovra è articolata e pare vi siano anche risorse stanziate per la Zes unica, che si avvierà all’inizio del 2024.
Tale strumento deve servire ad attrarre investimenti dall’esterno dell’area. Perché i privati possano decidere di insediare i propri stabilimenti nell’area del Sud bisognerà garantire che le aree prescelte siano facilmente raggiungibili, quindi con una buona infrastrutturazione, nonché con una criminalità organizzata messa all’angolo, perché gli imprenditori vogliono rischiare i loro capitali certo non la loro vita.
E poi bisogna garantire che il cuneo fiscale sia particolarmente favorevole, perché gli investitori internazionali, ma anche quelli nazionali, sono molto sensibili al costo del lavoro e i nostri numerosi competitori europei spesso riescono ad avere un costo molto più basso.
E poi la possibilità di avere una tassazione degli utili, eventualmente conseguiti, contenuta diventa anch’essa un elemento di competizione tra aree.
Bene tutto ciò prevede che vi siano risorse disponibili e pare che in questa manovra siano previste.
Vedremo meglio quando l’articolato sarà disponibile. Quello che è certo è che il tema è nell’agenda, con tutte le difficoltà dovute ad una manovra che deve fare i conti con risorse limitate e con una crescita che si delinea sempre più contenuta, mentre i venti di guerra che soffiano da Nord Est e da Sud Est, contemporaneamente, delineano un futuro complesso per gli approvvigionamenti e per i costi dell’energia. Mentre l’inflazione è facile che, malgrado i diversi interventi delle Banche Centrali, possa continuare se non ad alzare la testa certamente a non abbassarla, contribuendo ad alimentare un aumento del carrello della spesa con conseguente difficoltà per molte famiglie di arrivare a fine mese.
Qualcuno pensa che non è questo il momento di finanziare grandi opere, ma forse dimentica che ogni anno il costo della insularità per la Regione Siciliana è stato quantificato in 6 miliardi e mezzo. E che quindi il ponte sullo stretto, se i dati forniti da Prometeia e dall’Assessorato al Bilancio della Regione Siciliana sono corretti, si finanzierebbe in soli due anni, cosa assolutamente incredibile per un’opera di tal genere.
D’altra parte ci sarà un motivo per cui Paesi anche piccoli come la Croazia cercano di collegare i propri territori, investendo nelle infrastrutture risorse importanti, come non è casuale che realtà come Polonia, Ungheria, e ancor prima Germania e Irlanda, abbiano considerato gli investimenti nelle Zes prioritari per far crescere la propria industria manifatturiera e la propria competitività rispetto al resto degli altri Paesi.
Ovviamente staremo a guardare il proseguo degli interventi, perché ormai siamo estremamente diffidenti considerati i precedenti vissuti, in particolare per il ponte.
Ma intanto una cosa è certa che passo dopo passo un progetto,che sembrava arenato in un binario morto e secondo alcuni dovesse ripartire da zero, con esigenze di tempi solo per la progettazione, per esempio delle tre campate, di parecchi anni, stia su una dirittura di partenza che prevede la metà del 2024 come data di inizio ufficiale dei lavori. Esserci riusciti non è cosa da poco. (pmb)