EMILIO E RRIGO, IL “NEMICO” CHE VUOLE
SALVARE CROTONE E LA CALABRIA

di SANTO STRATI – Quando il generale della Guardia di Finanza Emilio Errigo, che stava facendo ottimamente il lavoro di commissario all’Arpacal, mi disse che il Governo della Meloni gli chiedeva di andare a “bonificare” da commissario straordinario i tre Siti di Interesse Nazionale di Crotone, Cerchiara e Cassano allo Ionio, lo guardai con ammirazione e sincero apprezzamento, ma smontai subito il suo genuino entusiasmo di “uomo dello Stato”: «è un importantissimo riconoscimento alla sua capacità, ma, generale, non si aspetti riconoscenza. Anzi, conoscendo bene questa terra, le anticipo che con questo delicato incarico si farà molti nemici. Non sarà una passeggiata e si prepari a masticare amaro. Nulla, comunque, che possa sconvolgerla, generale, abituato com’è a ben altre e più pericolose sfide».

Mai profezia è stata più facile, c’è voluto un anno di fatica e impegno costante per diventare, Errigo, da “salvatore” dell’inquinamento da rifiuti tossici nei cosiddetti Sin a “nemico” da combattere a colpi di carta bollata. La diffida del Governatore Roberto Occhiuto contro la sua ordinanza che ordina di smaltire i rifiuti di Crotone a Crotone, nella discarica autorizzata di Columbra là dove arrivano ogni giorno rifiuti tossici da ogni parte d’Italia, è l’ultimo tassello di quella che si profila come una nuova indigesta “guerra” Stato-Regione. L’ordinanza di Errigo – che prevale sulla Regione e che rientra nei poteri del commissario straordinario del Governo – si basa su un ragionamento logico: visto che nell’area crotonese si smaltiscono (con adeguata sicurezza) i rifiuti tossici mandati da ogni parte del Paese, perché non possiamo far “lavorare” le scorie radioattive e gli altri rifiuti speciali dell’ex area industriale di Crotone?

Perché inviarli, con costi stratosferici, attraverso navi speciali ad altre discariche che trattano questo tipo di scorie? Siccome il nostro è un Paese che va sempre contro la logica e le soluzioni funzionali, com’era da aspettarselo, è successo il finimondo. Sindaco, Amministrazione Provinciale e, ora, il Presidente della Regione, tutti contro Errigo, diventato improvvisamente il “nemico” numero uno di Crotone. Il commissario “sgradito” da cui pretendere le dimissioni immediate a causa dell’ordinanza che vuole solo il bene del territorio. Ordinanza, che, peraltro, è un atto di Governo, non la “scellerata” trovata di un altissimo ufficiale della Finanza (generale a riposo) che ama visceralmente la sua terra e ha ha sempre rivelato un profondissimo senso dello Stato.

Il curriculum del generale Errigo, del resto, parla da solo: ha combattuto la mafia in Sicilia con Falcone, rischiando sempre in prima linea sul Mediterraneo quando era giovane ufficiale della Finanza, e i suoi gradi li ha conquistati tutti sul campo. Ovunque sia stato mandato a difendere e proteggere lo Stato per il quale ha prestato, tantissimi anni fa, giuramento sulla Costituzione e le leggi. Lo stesso Stato che più volte gli ha affidato missioni quasi “impossibili” (inclusa quest’ultima dei Sin calabresi) riconoscendogli capacità, competenza e assoluta fedeltà alla Repubblica. Un uomo tutto d’un pezzo, oggi giustamente amareggiato, che non viene mai a patti con nessuno, al di sopra o al di fuori della Legge.

E tutto quello che ha fatto lo certifica: conosce il mare come pochi in tutte le sue angolazioni, inclusa quella economica (è docente di Diritto del Mare all’Università della Tuscia) ed è abituato a svolgere con assoluta dedizione qualunque incarico gli sia stato affidato. Perché da uomo dello Stato sa deve difenderlo, proteggerlo, salvaguardarlo, per il bene comune e quello dei cittadini. Basti vedere l’ottimo lavoro svolto in qualche anno come commissario dell’Arpacal, l’Agenzia regionale per l’ambiente incarico assegnatogli con convinzione (e successiva e lusinghiera soddisfazione per i risultati raggiunti) dallo stesso Presidente Occhiuto che oggi, invece, lo “combatte”.

Crotone un tempo era la “Stalingrado” del Sud con i suoi stabilimenti industriali altamente inquinanti, autorizzati a produrre perché avevano portato lavoro e occupazione in una terra dimenticata da Dio e dagli uomini. Poi la crisi ha lasciato il deserto industriale con un micidiale deposito di scorie radioattive e tossiche da smaltire, di cui per anni ci si è bellamente dimenticati, ovvero la trascuratezza dei governanti ha avuto la meglio sui rischi per la salute degli abitanti di quel territorio.

I numeri relativi a malattie derivate dall’inquinamento industriale del Crotonese, sono impietosi e danno il senso di come, spesso, lo Stato si dimentichi del Sud o lo metta nelle ultime pagine della sua agenda. La nomina del commissario straordinario ai Sin di Crotone, Cerchiara e Cassano allo Ionio aveva interrotto questa “dimenticanza” e il generale Errigo, lasciata l’Arpacal – risanata e fatta ripartire con nuovi ed efficaci programmi e progetti di attività a salvaguardia dell’Ambiente calabrese – si è dedicato anima e corpo a studiare il problema e individuare le migliori soluzioni. Non dev’esser stato un lavoro facile dare ascolto a tutte le realtà del territorio coinvolte, valutare l’inefficienza di quanto fatto finora e scegliere un percorso ottimale di risanamento.

La verità è che il gen. Errigo è stato lasciato solo, a combattere donchisciottamente contro la burocrazia, la cecità amministrativa, l’insulso atteggiamento dei politici della zona. La sua scelta, possiamo dirlo, è stata coraggiosa e deriva dal suo essere uomo di azione e non di carte: lo ha spiegato chiaramente con un’accorata lettera ai cittadini di Crotone.

La politica, però, vuole il sopravvento, perché ogni soluzione – in Calabria, anzi, in tutto il Paese – deve rispondere a logiche partitiche o correntizie, dove qualunque pretesto è buono per attaccare l’avversario politico, in assenza di quella sana dialettica sempre auspicata e benedetta dal buon senso, ma mai applicata.

Lo Stato, attraverso il generale Errigo, ha individuato la soluzione più consona e più efficace per affrontare il problema delle tonnellate di scorie da smaltire. Se ne facciano una ragione gli amministratori locali, oppure facciano “guerra” allo Stato in nome di un ambientalismo che mostra troppe idealizzazioni e poco realismo.

Abbiamo fin troppi esempi cui riferirsi per capire che in questo caso la dilazione, i continui rinvii, l’indecisionismo, non fanno altro che aggravare una situazione già da troppo tempo insostenibile che rischia di divenire irreversibile.. E i cittadini di Crotone dovrebbero dire grazie al loro “salvatore”: Gen. Errigo non arretri, il tempo le darà ragione! (s)

CROTONE, UNA DISCARICA PERFETTA PER I
RIFIUTI DEGLI ALTRI MA NON PER SE STESSA

di EMILIO ERRIGO – Da settembre 2023, svolgo con impegno incessante il ruolo complesso di Commissario Straordinario di Governo per la bonifica e la riparazione del danno ambientale nel Sito di Interesse Nazionale (Sin) di Crotone-Cassano allo Ionio e Cerchiara di Calabria.

Ogni giorno redigo e trasmetto documenti ufficiali, coinvolgendo istituzioni di ogni livello: Ministri, Governatore, Prefetto, Autorità Giudiziaria, Capi di Gabinetto, Capi Dipartimento, Forze Armate e di Polizia, arrivando finanche alla Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari.
Partecipo a incontri con rappresentanti istituzionali, parlamentari italiani ed europei, consiglieri, assessori, giuristi, accademici, esperti ambientali e sanitari, associazioni nazionali e locali.

Ma sopra ogni cosa, parlo con i cittadini e leggo parole cariche di disincanto dei giovani. Lavoro senza sosta per superare ostacoli burocratici e garantire che il dovere dello Stato si traduca in azioni concrete, sempre con un occhio molto attento alla spesa pubblica. A questo si aggiungono viaggi continui, ore di telefonate e un impegno costante per sensibilizzare chiunque abbia la responsabilità o l’obbligo di intervenire.

Eppure, mio malgrado, la bonifica del Sin di Crotone procede lentamente, rallentata da un intreccio normativo e amministrativo che, pur tutelando diritti legittimi, impone una riflessione sulla responsabilità di chi deve decidere. Certo, il mio lavoro è un impegno pubblico retribuito, ma esiste un valore che va oltre il mero compenso: l’impegno, la dedizione e la responsabilità morale e istituzionale.

Non svolgo semplicemente un incarico: metto in campo ogni energia e risorsa per garantire che i diritti costituzionali alla salute e alla tutela ambientale diventino realtà per i cittadini della mia amata Calabria.

Sono convinto che il diritto amministrativo sia fondamentale per garantire la legittimità delle decisioni pubbliche, ma non può diventare un alibi per rimandare interventi essenziali per la salute pubblica e la salvaguardia dell’ambiente. Grazie al lavoro di questi mesi, si sono riaccesi i riflettori della politica, delle istituzioni e della società civile su questa emergenza tutta italiana, quella per cui per diversi decenni si dice che bisogna correre ai ripari ma non si risolvere mai davvero nulla, e così il provvisorio si trascina all’infinito e l’allarme finisce per essere solo rumore di fondo, mentre montagne di rifiuti tossici giacciono ancora a pochi metri dal mare di Crotone, inquinando terra e acqua.

Quanto ancora si dovrà aspettare? Io non resto fermo né indifferente. La bonifica del Sin di Crotone non può più essere rimandata. La Calabria e la sua gente meritano risposte concrete, senza più scuse, rinvii o esitazioni.

C’è, però, una circostanza assurda e incomprensibile che merita una sottolineatura a doppio tratto di penna. C’è un’illogicità manifesta e una incoerenza che aleggia e permane sopra Crotone, una razionalità capovolta che sfida ogni logica amministrativa e ambientale.

La città ospita la migliore discarica d’Italia per i rifiuti pericolosi. Non una discarica qualunque, ma un sito all’avanguardia, progettato e autorizzato a ricevere e smaltire proprio quei rifiuti tossici che infestano il Sin di Crotone-Cassano e Cerchiara.

Eppure, la Regione Calabria – da qualunque maggioranza governata in questi lunghissimi anni di inerzia (parliamo di un sito inquinato dagli anni ‘30) – ha deciso che quei rifiuti non possono essere smaltiti lì. Provincia e Comuni si accodano…

Troppo facile. Troppo sensato.

Un provvedimento amministrativo regionale (chiamato P.A.U.R. – provvedimento amministrativo unico regionale) impone che i rifiuti dell’area Sin debbano essere portati fuori regione. Dove? Non è dato saperlo. La destinazione? È pressoché ignota. Il percorso? È oscuro. I tempi? Sconosciuti. La logistica? Neanche a parlarne.

Ma le conseguenze, quelle sì, sono certe: ricadono sui cittadini.

Ogni giorno, mezzi carichi di rifiuti pericolosi della stessa natura, provenienti dalla stessa Calabria e dalle altre regioni d’Italia, varcano tranquillamente i cancelli della discarica crotonese, vengono accolti e smaltiti senza problemi. L’irrazionalità fatta normalità. L’inspiegabile diventa regola, il paradosso si fa ordinaria amministrazione.

Da un lato si vieta al soggetto obbligato per legge (Eni Rewind Spa) di smaltire i veleni nel sito più attrezzato per farlo che è proprio lì, a Crotone. Dall’altro, si concede ad altri soggetti anche presenti nella stessa Calabria e nelle altre regioni italiane di usare la stessa discarica per liberarsi dei propri rifiuti. È come se la Calabria fosse buona solo a servire, ma mai a servirsene.

Di fatto abbiamo una discarica perfettamente funzionante a Crotone, a soli 4 km dai rifiuti che dovrebbero essere smaltiti. Eppure, gli Enti territoriali si oppongono in modo illogico e irrazionale, più preoccupati di non perdere consenso che di trovare una soluzione razionale. Il risultato? Invece di utilizzare un impianto già esistente e a portata di mano, la politica preferisce spedire i rifiuti all’estero, in Svezia per esempio, con costi enormi in termini di tempo (si parla di almeno 7 anni), impatto ambientale e sostenibilità economica. È un paradosso assurdo: per evitare una decisione impopolare, si sceglie la strada più lunga, costosa e meno efficace, lasciando il territorio in un limbo di inefficienza e degrado.

E, nel frattempo, Crotone è avvelenata tre volte: dai propri rifiuti (bloccati), dai rifiuti altrui (tanti, ogni giorno) e dalla burocrazia (inerte).

Insomma, gli Enti territoriali decidono, la politica osserva, la macchina amministrativa esegue e dilata i tempi. E chi paga? I cittadini. Pagano con la salute, pagano con il tempo, pagano con il denaro. Perché il trasporto dei rifiuti fuori regione costa. E costa caro. Ma guai a chiedere il perché. Guai a far notare l’illogicità. La risposta è sempre la stessa, quella che da anni si ripete senza spiegazioni concrete: «I rifiuti del Sin di Crotone devono andare via dalla Calabria». – «E perché?» – «Perché sì».

«E perché i rifiuti della stessa specie provenienti dalla Calabria stessa e dalle altre regioni italiane possono arrivare a Crotone ogni giorno?». Il silenzio prende il sopravvento. C’è chi glissa. C’è chi tergiversa. C’è chi fa finta di nulla.
Ma è un racconto che non convince più nessuno. Da molti decenni, il SIN di Crotone è teatro di una narrazione che promette bonifiche e rinascite. Nel frattempo, però, le montagne di rifiuti tossici restano lì, esposte alle intemperie, a pochi metri dal mare, a pochi passi dalle vite dei cittadini. Gli iter amministrativi si attorcigliano su sé stessi, mentre la politica promette, tace, rinvia.

Ma il silenzio e il tempo che scorre non cancellano la realtà. Ogni giorno, rifiuti di altre regioni entrano nella discarica crotonese per smaltire rifiuti identici a quelli che Crotone stessa non vuole trattare. È un’ingiustizia travestita da regolamento, un’ipocrisia scritta a colpi di atti, ricorsi e diffide.

Quanto ancora? Quanto ancora la Calabria dovrà subire scelte che sfidano la logica? Quanto ancora dovremo sedere a tavoli tecnici di ogni sorta e natura e ascoltare spiegazioni che non spiegano nulla?

Crotone ha una discarica d’eccellenza. Crotone ha un problema ambientale enorme. La soluzione esiste, è sotto gli occhi di tutti. Ma la (non) risposta di chicchessia resta sempre la stessa: «Anche se abbiamo una discarica modello, anche se le altre regioni ci portano tutti i giorni i loro rifiuti uguali ai nostri, anche se dalla Calabria stessa vengono conferiti a Crotone rifiuti pericoli della stessa natura, quelli del Sin devono essere smaltiti fuori dalla Calabria». – «E perché?» – «Perché si!».

Ma rimane un fatto: in tempi non sospetti, io ho giurato fedeltà alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi, e oggi sento il dovere di difendere i principi nei quali credo. Come calabrese e militare di carriera non accetterò mai l’illogicità manifesta, non mi arrenderò mai di fronte alle difficoltà.

Un servitore dello Stato, quando è chiamato dal Governo del proprio Paese ad assumersi la propria responsabilità, non si sottrae, non arretra; al momento giusto risponde sempre presente, consapevole che i poteri che la legge gli affida non sono privilegi, ma strumenti da esercitare con coraggio, disciplina e onore con l’unico orizzonte possibile: l’interesse esclusivo della Nazione e la tutela dei suoi cittadini. (ee)

[Emilio Errigo, Commissario Straordinario di Governo per la bonifica del sito d’interesse nazionale di Crotone-Cassano e Cerchiara]

JONIO, SI NUOTA NELLA PLASTICA E RIFIUTI
LE SPIAGGE SONO DIVENTATE DISCARICHE

di LUIGI STANIZZI – Siamo tutti serviti, ecco cosa ci restituisce il mare in queste giornate di scirocco: bottiglie di plastica, polistirolo, rifiuti speciali che abbiamo smaltito male. E le rive del Mar Jonio vengono così inquinate, incessantemente, con buona pace del tanto decantato sviluppo turistico, vocazione mare-monti, bandiere più o meno blu, e altre parole ormai incredibili.

Oltre all’impegno serio degli organismi preposti, senza una vera collaborazione ci ciascun cittadino l’emergenza rifiuti resterà in eterno. Se riusciremo a sopravvivere, nuoteremo fra plastica e polistirolo! Le istituzioni preposte fanno molta teoria, che difficilmente si concretizza in azioni. Occorrono civiltà, educazione, leggi restrittive, scelte planetarie ma intanto cerchiamo di prenderci cura delle nostre mitiche spiagge ridotte in pattumiere, che abbiamo sotto il naso.

Talvolta è rischioso anche denunciarne lo scempio, perché si rischia di “ledere” l’immagine di questo o quel Comune, soprattutto nel periodo estivo. Grande l’attenzione all’immagine e nessuna attenzione alla sostanza, chiudere gli occhi davanti a tanta sporcizia. Addio Magna Graecia. Noi calabresi diciamo sempre di amare visceralmente la nostra terra, non è sempre vero. La sporcizia è qui a dimostrarcelo. (ls)

[Luigi Stanizzi è presidente del Premio Mar Jonio]

Rifiuti, Capellupo: Su futuro dell’impianto di Alli silenzio dalla Regione

Il consigliere comunale Vincenzo Capellupo, ha evidenziato come «permane un preoccupante silenzio – da parte della Regione Calabria – sulla tempistica del futuro impianto di smaltimento e trattamento dei rifiuti di Alli; il ritardo negli investimenti, basti pensare che a gennaio di quest’anno doveva partire la linea dell’organico, sta causando una forte preoccupazione tra i lavoratori».

«Una situazione – per Capellupo – che non può, quindi, essere rimandata e che impegna la Regione Calabria a trovare subito soluzioni nei confronti di amministrazioni e lavoratori rimasti nel limbo delle incertezze».

«I quesiti e gli appelli dei mesi scorsi – ha proseguito – sembrano essere caduti nel vuoto perché, ad oggi, non si conoscono quali saranno le scadenze e la modalità con cui si realizzerà il nuovo modello gestionale. In ballo c’è non solo il destino dei dipendenti, ma anche la funzionalità di un impianto che, nei propositi annunciati tempo addietro dalla Regione Calabria, avrebbe già dovuto beneficiare di un importante intervento di ammodernamento. Le risorse sono disponibili da tempo, ma il mancato rispetto del cronoprogramma sta comportando una serie di diseconomie ai Comuni limitrofi (con Catanzaro in testa) che sono costretti a recarsi negli impianti di Lamezia».
«Per il Capoluogo un danno ancora maggiore – ha concluso – provocato dal fatto che l’ente deve sopportare i costi ambientali dell’impianto e della discarica ed incassa minori royalties rispetto a quelle dovute». (rcz)

RIFIUTI, IN CALABRIA SI DIFFERENZIA DI PIÙ
IN REGIONE LA RACCOLTA È AL 56,28%

di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria si differenzia meglio e sempre di più. Lo dice l’Arpacal con il suo rapporto sulla raccolta differenziata, evidenziando come nella regione si ria registrato un miglioramento negli ultimi tre anni: dal 52,04% si è passati al 56,28%, quattro punti in più.

Si tratta di risultati che «segnano un passo avanti per la sostenibilità ambientale in Calabria, ma richiedono ulteriori interventi per migliorare l’efficienza del sistema rifiuti e raggiungere i target europei», sottolinea l’Arpacal.

Nonostante ciò, i dati sono confortanti: Catanzaro è la provincia con la performance più alta, raggiungendo il 66,40%, Vibo Valentia si colloca al secondo posto con il 61,97%. 

Le Province con maggiori progressi sono: Crotone, che passa dal 35,90% (2021) al 44,49% (2023), con un incremento di quasi 9 punti percentuali e Reggio Calabria (RC) che ha migliorato notevolmente, salendo dal 36,19% (2021) al 44,05% (2023). Stabile la provincia di Cosenza (CS) con il 61,39% che registra una crescita più contenuta ma costante, indicando un già buon livello di partenza.

La produzione complessiva di rifiuti urbani, su una popolazione di 1,838,150 abitanti, è scesa da 739,462 nel 2022 a 732,046.06 tonnellate nel 2023, con una riduzione pro-capite di 398,25 kg per abitante l’anno. La raccolta differenziata è salita dal 54,6% al 56,28%, senza però raggiungere l’obiettivo del 65% previsto dal d.lgs. n.152/2006.

Incidono sul risultato regionale della raccolta differenziata i valori delle provincie di Reggio Calabria (44,05) e Crotone (44,49), entrambe al di sotto delle province di Catanzaro (66,40), Cosenza (61,39) e Vibo Valentia (61,97).

Tra i Comuni capoluogo, Vibo Valentia si distingue con il 69.59%, seguita da Catanzaro con il 69,37 e Cosenza con il 61, mentre Crotone con il 26,97 e Reggio Calabria con il 40,27 abbassano il dato regionale complessivo al 56,28%. A pesare, in particolare, il dato relativo al Comune di Crotone dove si riscontra ancora oggi il valore più basso di raccolta differenziata (26,97%).

Su base comunale, i migliori risultati si sono registrati nella provincia di Catanzaro con Soveria Simeri (89,58%), Gimigliano (89,40%), Sellia (87,14%), Tiriolo (87,03%) e uno in provincia di Cosenza nel Comune di Montegiordano (87,78%).

Infine, uno sguardo alla quantità (in tonnellate) di ciascuna frazione merceologica raccolta nel 2023. La macrocategoria “forsu+verde” (frazione umida e verde) calcolata sul totale della RD, sia in termini numerici che di percentuale, risulta avere il maggiore peso.

Le altre frazioni merceologiche che hanno una maggiore incidenza sono rappresentate in ordine dalla carta e cartoni, dal multimateriale e vetro, con una distribuzione decrescente per le altre tipologie di rifiuti.

«Gli obiettivi fondamentali della normativa ambientale – si legge nella nota –sono costituiti dalla riduzione della quantità dei rifiuti affiancata a una raccolta differenziata efficace mirata alla riduzione della quota destinata a smaltimento in discariche». (ams)

Rifiuti, in Calabria la spesa diminuisce: È di 348 euro

In Calabria, nel 2024, la spesa sostenuta da una famiglia calabrese per la tariffa dei rifiuti è di 348 euro. È quanto emerso dal Rapporto 2024 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, evidenziando come, rispetto all’anno precedente, c’è stata una diminuzione del 3,1% rispetto al 2023, che era di 360 euro. Un dato in controtendenza, considerando che, a livello nazionale, la spesa media annuale per la famiglia tipo individuata è di 329 euro con un aumento del 2,6% circa rispetto all’anno precedente.

Spiccano le differenze fra i singoli capoluoghi: 478€ a Reggio Calabria, 265€ a Catanzaro, mentre a Vibo Valentia la diminuzione è stata pari al 11,3%. A livello nazionale la spesa si attesta sui 329€, con un aumento del 2,6% rispetto all’anno precedente.

Rispetto alla raccolta differenziata, nel 2022, seppur con dieci anni di ritardo rispetto a quanto previsto dalla normativa europea, si è superato l’obiettivo del 65% di rifiuti differenziati a livello nazionale. In Calabria siamo al 54,6%, con notevoli disparità fra i singoli capoluoghi, visto che si va dal 69,9% a Vibo ad appena il 21,4% a Crotone.

L’indagine ha interessato le tariffe rifiuti applicate in tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2024, e ha preso come riferimento una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri. I costi rilevati sono comprensivi di Iva (ove applicata) e di addizionali provinciali.

Analizzando il dato nazionale, il Trentino Alto Adige è la regione più economica (203€), mentre la Puglia è la più costosa (426,50€ con un aumento di oltre il 4% rispetto all’anno precedente)

Catania è il capoluogo di provincia in cui, come lo scorso anno, si paga di più: 594€ annui, senza variazioni sul 2023; Trento invece è quello in cui si paga meno: 183€, di poco inferiore rispetto al 2023. Dalla top ten dei capoluoghi più costosi escono Benevento, Latina, Messina e Salerno; entrano invece Andria, Cagliari, Pistoia e Trapani. Dalla top ten dei meno cari, esce Bolzano ed entra Siena.

Sono state riscontrate variazioni in aumento in 84 capoluoghi sui 110 esaminati; variazioni in diminuzione in 20 capoluoghi e situazioni sostanzialmente invariate nei casi restanti. (rrm)

L’OPINIONE / Enzo Musolino: Sulla questione “spazzatura”: un servizio ottimale per Villa è essenziale per la Comunità

di ENZO MUSOLINO – Veniamo al punto:  la tassa sui rifiuti a Villa rischia di essere un grosso problema per le famiglie, un costo insostenibile.

Quest’anno la tariffa notificata è incrementata di circa il 20% e le ragioni non sono confortanti. I villesi, per buona parte, hanno da tempo imparato a differenziare senza però che questa giusta abitudine si sia trasformata per i più virtuosi in un risparmio.
La “spazzatura”, infatti, non è solo “indifferenziato” ma è anche plastica, multi materiale, vetro, carta, un conferimento, quindi, riciclabile – cui i villesi contribuiscono in buona misura – che dovrebbe comportare un ritorno favorevole per i Comuni. I cittadini che hanno negli anni imparato a differenziare, che depositano correttamente i materiali secondo le giornate previste, perché non dovrebbero godere di un regime premiale?
Perché subiscono anch’essi un aggravio d’imposta che non hanno contribuito a generare? Si dirà, anche giustamente: ci sono pure i villesi indisciplinati, quelli che il mercoledì buttano di tutto nell’indifferenziata e a causa di questi, a causa dell’aumento di conferimento indifferenziato negli ultimi anni, siamo costretti – per conguaglio – a pagare di più tutti quanti!
Tutto questo però, come è evidente, non ci consola. Le segnalazioni degli abusi che, senz’altro, sono state fatte, bastano?  Le multe irrogate riscosse sono sufficienti ?
I controlli sono adeguati? Rimane, inoltre, il grande problema dell’evasione e degli scarsi risultati in tema di emersione delle utenze non formalizzate. Si può fare di più in tale ambito?  Possiamo stanare i “furbetti” evitando di gravare i soliti che pagano, la gente perbene che viene sempre penalizzata?
Presto partirà un nuovo servizio di raccolta rifiuti, un nuovo contratto, una nuova ditta, nonostante l’annullamento dell’ultima gara. L’appalto sarà più complesso, gli oneri maggiori, la tariffa aumenterà ancora per un servizio, speriamo, migliore: è una scommessa che ci auguriamo l’Amministrazione vinca per il bene di Villa e per il bene dei lavoratori coinvolti.
Sarà finalmente previsto – lo auspichiamo davvero – un sistema premiale che in qualche modo agevolerà i più bravi e su questo punto chiediamo agli amministratori  ancora più  impegno, uno sforzo più deciso finalizzato a riconoscere ai villesi, alla stragrande maggioranza di essi, un ruolo attivo nell’obiettivo generale del riciclo per l’ambiente, per le nuove generazioni.
Sarebbe davvero un’occasione sprecata trovarsi l’anno prossimo con nuove bollette solo incrementate negli importi, con la stessa sorpresa che ci ha colto tutti quest’anno. È mancata la comunicazione? Si poteva fare di più? “Guelfi e Ghibellini” si divideranno anche su questo e non risolveranno nulla.
Ciò che conta è partire preparati per il prossimo anno, è dare finalmente un segno di cambiamento che riguardi, ad esempio, la pulizia dei cimiteri e l’isola ecologica.
Sono noti i ritardi che questi servizi e quest’opera stanno accumulando negli ultimi tempi, alle prese con una gestione del camposanto villese non perfetta e con i finanziamenti regionali per ‘l’Isola” ritirati.
È necessario che il 2025 segni un cambio di passo non più procrastinabile. Siamo già in tempo di bilanci, di consuntivi? Probabilmente ancora no, c’è ancora spazio per un minimo irrinunciabile, per una gestione ordinaria che soddisfi le esigenze basilari di tutti i cittadini. I villesi, ne siamo sicuri, sapranno fare la loro parte. (em)
[Enzo Musolino è segretario cittadino del PD Villa San Giovanni]

L’ex consigliere regionale Paris: Il rione Marconi di Reggio una discarica a cielo aperto

L’ex consigliere regionale Nicola Paris ha denunciato come «il rione Marconi è diventato una discarica a cielo aperto, viene gettato di tutto e a farne le spese sono sempre i cittadini ligi che invece, fanno la differenziata» e di come sia «un’indecenza vedere discariche di rifiuti a 10 metri l’una dall’altra. L’amministrazione comunale non rispetta la sua comunità e l’ambiente».

I residenti, infatti, sono stanchi e inorriditi a essere costretti a vivere tra spazzatura, topi, insetti e un fetore nauseabondo.

«Uno spettacolo orribile condito dal solito perenne tappeto di ingombranti e rifiuti di ogni tipo sparsi ovunque», ha detto Paris, chiedendo «perché non si riesce ad organizzare la raccolta dei rifiuti in modo decoroso garantendo una pulizia ordinaria di vie e cestini di raccolta dell’immondizia? Reggio è ormai sommersa di emergenze su emergenze: spazzatura, penuria idrica, sicurezza sono problemi atavaci ma, passa il tempo e non riusciamo a venirne fuori».
L’ex politico ha, inoltre, evidenziato che «il disagio non si può risolvere solo con la raccolta straordinaria che ogni tanto viene effettuata e a spese dei cittadini ma, bisognerebbe contrastare con l’utilizzo di telecamere ed ispettori ambientali atti a monitorare chi scarica abusivamente i rifiuti. Reggio merita tutt’altro che propaganda e la città, non solo il rione Marconi, vive in un degrado e abbandono da tempo».
«Chiedono rispetto, igiene e, soprattutto – ha concluso – che siamo garanti nell’immediato i servizi essenziali e realizzati finalmente, progetti di cui si fa un gran parlare da decenni», in quanto i residenti del rione Marconi esausti dalle «continue chiacchiere propinate da questa amministrazione incapace a risolvere i problemi». (rrc)

Il presidente Occhiuto: In Calabria stop a nuove discariche o ampliamento di quelle esistenti

«In Calabria sarà molto più difficile, direi quasi impossibile, costruire nuove discariche o ampliare quelle esistenti; e gli impianti ormai fuori legge, in relazione ai nuovi parametri che abbiamo introdotto, dovranno scegliere tra il mettersi al più presto in regola o chiudere per sempre i battenti». È quanto ha detto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, annunciando come «la Giunta della Regione Calabria ha deciso di intervenire per tramutare quella che era una tutela meramente formale in una tutela realmente sostanziale».

I«n Calabria, a causa del Piano rifiuti del lontano 2016 – ha spiegato – era possibile costruire nuove discariche seguendo esclusivamente un criterio localizzativo – il ‘fattore pressione discariche comunale’ – riferito al territorio comunale, con un valore limite fissato pari a 110.000 metri cubi di rifiuti per chilometro quadrato. Una maglia troppo larga che in questi anni ha permesso alcuni eccessi, un principio tutt’altro che limitante e che non garantiva alcuna tutela per nessuno dei Comuni calabresi, soprattutto per i più piccoli».

«Il cosiddetto ‘fattore pressione comunale’ – ha proseguito – è stato modificato in modo stringente – passiamo dai 110.000 metri cubi di rifiuti per chilometro quadrato al nuovo limite di 70.000 metri cubi di rifiuti per chilometro quadrato – ed è stato introdotto un ulteriore livello di tutela, innovativo rispetto al Piano precedente, con la previsione e individuazione di un ‘fattore pressione discarica areale’.

«Mentre quello ‘comunale’ è tarato sui confini amministrativi dei singoli Comuni – ha aggiunto – il ‘fattore areale’ prenderà in considerazione aree più vaste evitando così una eccessiva concentrazione di discariche nella stessa zona: la soglia individuata, ritenuta adeguata, è pari a 50.000 metri cubi di rifiuti per chilometro quadrato. Grazie a questi preziosi e puntuali interventi affermiamo le linee tecniche e di principio che guideranno la nostra azione amministrativa anche nei prossimi anni».

«Il rilancio di una Regione passa anche, e soprattutto – ha concluso – attraverso la convinta e coraggiosa salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini». (rcz)

L’OPINIONE / Emilio Errigo: I rifiuti a Crotone non si lasceranno in mezzo al mare

di EMILIO ERRIGOSi potrebbe discutere su chi e sul perché si è autorizzata, negli anni ’80, l’attivazione e la permanente giacenza di quelle mega discariche di rifiuti pericolosi a ridosso della spiaggia di Crotone a pochi metri dalle acque del fiume Esaro; attualmente però, a mio avviso, è prioritario che i cittadini e gli abitanti della città di Crotone pretendano, in diritto, che il milione (poco più o poco meno) di rifiuti pericolosi e non, venga rimosso al più presto e in modo tecnicamente sicuro, dalla spiaggia antistante il mare di Crotone e che venga conferito nelle discariche pubbliche o private autorizzate dalla legislazione internazionale, europea e nazionale vigente, recepita e attuata seguendo le norme, dalla Regione Calabria.

Gli impianti di trattamento e conferimento dei rifiuti solidi e liquidi, devono essere costruiti a norma di legge; devono essere collaudati, certificati, controllati e sorvegliati per la salute della popolazione residente o dimorante temporaneamente in quei luoghi.

Bisogna comprendere che gli impianti di trattamento e depurazione dei rifiuti liquidi e solidi urbani, industriali e ospedalieri, i termo inceneritori e valorizzatori, autorizzati e certificati sicuri, presenti sul territorio sul territorio italiano, della Calabria e di Crotone, servono proprio a questo fine; quello di non lasciare tali materiali incustoditi, abbandonati in modo incontrollato e pericoloso per l’ambiente e per chi in quell’ambiente vive.

Per la scienza dell’Economia Circolare, non esistono i rifiuti, ma solo i residui dei processi di produzione industriale e i residui dei processi di consumo, da valorizzare e trasformare in sottoprodotti energetici sostenibili ai fini ambientali per la biodiversità e gli ecosistemi.

Realizzare abusivamente micro o grandi depositi incontrollati di rifiuti solidi urbani e industriali, in mezzo ai terreni agricoli, ai margini delle carreggiate stradali, vicino alla spiaggia e rive dei fiumi, non è una pratica condivisibile, degna delle persone e società civili.

Così come i malati vanno curati e assistiti nelle strutture sanitarie e ospedaliere pubbliche e private che siano, i rifiuti liquidi e solidi, urbani e industriali, pericolosi e speciali, pericolosi con e senza Tenorm e Amianto, devono essere conferiti nelle infrastrutture di trattamento e conferimento sicuri, autorizzate a norma di legge.

Tutto questo dovrebbe sembrare ovvio, ma spesso non lo è! Tutti vorrebbero che i rifiuti, residui dei prodotti alimentari di consumo e scarti residuali dei processi imprenditoriali, aziendali e industriali, venissero trasferiti in luoghi lontani dalla propria casa. 

Quest’effetto, detto “nimby”, conseguenza di un naturale dissenso psicologico dell’essere umano di allontanare rischi e pericoli più lontani possibili dalla propria casa e territorio, va bilanciato ponendosi questa domanda: che fare dei rifiuti assoggetti alla raccolta differenziata, delle acque reflue urbane e industriali contaminate prodotti nel proprio territorio?

Ora occorre decidere e ragionare assieme, con spirito costruttivo e per l’esclusivo bene dei cittadini di Crotone e dintorni, su quale sia o possa essere l’alternativa agli attuali sistemi di trattamento, depurazione e conferimento, dei residui delle attività industriali, commerciali, aziendali, imprenditoriali, lavorativi, casalinghi, (c.d. beni economici circolari) da valorizzare a beneficio dell’ambiente, della biodiversità e gli ecosistemi a difesa e garanzia delle generazioni future.

Meglio contenere il rischio con il conferimento in discariche autorizzate e controllate o lasciare, a due passi dal mare, tonnellate di rifiuti pericolosi che da decenni, incontrollati, contaminano gli ecosistemi e danneggiano la salute umana? 

(Emilio Errigo, Commissario Straordinario Delegato di Governo del Sin Crotone – Cassano e Cerchiara di Calabria)