di PINO NANO – Uno straordinario Presepe arbëreshe è visitabile in questi giorni nella chiesa di S. Atanasio, a Santa Sofia d’Epiro, uno dei presepi di tradizione arbëreshe più suggestivi di tutta la vecchia Arberia.
Lo ha realizzato il maestro Francesco Scorza, classe 1980, nato a Santa Sofia d’Epiro dove vive. L’artista ha compiuto gli studi superiori presso il Liceo Classico di San Demetrio Corone, poi si è specializzato presso l’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro. Attualmente è docente di Arte e Immagine presso l’Istituto Comprensivo Statale di Crosia – Mirto.
La suggestione di questo presepe, che è una vera e propria opera d’arte, sta nella ricostruzione dei costumi d’epoca del popolo albanese indossati in questo caso dai pastori e dai Re Magi che popolano il presepe stesso.
«Addirittura, i personaggi del presepe – scrive Enzo Baffa Trasci su “Le Nuove Ere” – hanno i volti ispirati a persone realmente esistite, e che un tempo non molto lontano vestivano esattamente per come riprodotto da chi lo ha realizzato. Lavori di sculture e pitture che mettono in luce la tradizione costumistica femminile arbëreshë, con la sua gamma di capi di vestiario che vanno dal più semplice vestito giornaliero a quello della festa, allo splendido costume di gala dai policromi colori (coha llambadhor), simbolo, assieme alla lingua e al rito, della identità culturale arbëreshë».
Oltre alle comunità albanofone della provincia di Cosenza e di Catanzaro- precisa ancora lo studioso- le statuine di terracotta propongono il costume appartenente alle comunità arbëreshë delle provincie di Potenza e di Palermo, «ognuno con un particolare che lo diversifica da tutti gli altri. Inoltre, nella scenografia del presepe di quest’anno tanti sono i momenti di vita contemporanea vissuta ed ancora viva a Santa Sofia, con donne che all’interno del proprio forno cuociono dolci e pani per portarli in dono al Bambino Gesù, altre che si inginocchiano ed altre ancora che in disparte si raccontano tra di loro all’interno della caratteristica gjtonia».
«Il Ministro albanese della Economia, della Cultura e della Innovazione, Blendi Gonxhja, e la Vice-Ministra per la Cultura, Lira Pipa, che segue il nostro progetto comune Italo-albanese per il riconoscimento Unesco dei riti arbëreshë Moti I Madh – aggiunge il prof. Franco Altimari – hanno voluto dare il giusto merito a questo artista di Santa Sofia d’Epiro trasformando il suo Presepe arbëresh in una cartolina d’augurio al mondo albanese sul valore di questa nostra tradizione culturale che sfida i secoli. L’accompagna il video del canto natalizio arbëresh Kalimera e Natallevet del papas arbëresh Giulio Variboba, nato a San Giorgio Albanese nel 1725 e morto esiliato a Roma nel 1788. È lui l’autore della prima opera letteraria degli Albanesi di Calabria “La via della madonna-Gjella e Shen Merise Virgjer (Roma 1762). Non solo, ma i suoi canti dopo quasi 3 secoli miracolosamente echeggiano ancora in tutte le chiese arbëreshe».
Un Natale dunque dai mille colori anche da queste parti. (pn)