Due laureandi tedeschi di Architettura scelgono il Cimitero dei Migranti di Tarsia per la loro tesi

«Dalla Germania due studenti universitari, laureandi in Architettura, hanno scelto di dedicare le loro tesi al costruendo Cimitero internazionale dei Migranti e stanno già programmando di venire a realizzare direttamente sul posto, a Tarsia, al cantiere della grande opera umanitaria, anche una importante mostra utilizzando le acque del Lago per una rappresentazione anche visiva della tragedia dei migranti». Lo ha reso noto Franco Corbelli, leader di Diritti Civili e promotore del Cimitero internazionale dei Migranti, per la cui realizzazione lotta ininterrottamente da 8 anni, dalla tragedia di Lampedusa, del 3 ottobre 2013.

I due laureandi, AyhamNatalie, stavano lavorando alle loro tesi di laurea, il cui argomento è il processo migratorio attraverso il mare, quando hanno scoperto la grande opera di Tarsia e ne sono rimasti affascinati, ritenendo la città calabrese il «luogo più adatto in cui dare forma alla nostra idea».

«Abbiamo scelto il luogo Tarsia – hanno scritto i due laureandi – per la storia della città e per il progetto del cimitero, che, come la nostra mostra, vuole portare rispetto alle persone. La nostra idea è quella di progettare lo spazio partendo dall’acqua del Lago di Tarsia, perché nella realtà le tragedie avvengono anche nell’acqua. Vorremmo creare un collegamento tra il nostro spazio espositivo e il cimitero, per attirare l’attenzione sulle conseguenze della fuga anche visivamente».

«Questa nuova, importante, significativa testimonianza internazionale, che arriva dalla Germania – ha detto Corbelli – conferma il valore universale della nostra grande opera umanitaria, conosciuta e apprezzata dal Vaticano e in tutto il mondo e che dobbiamo, anche per questo, adesso, al più presto ultimare. In questi anni a Tarsia sono infatti arrivati molti inviati della stampa internazionale, scrittori, studiosi, ricercatori italiani e stranieri, studenti europei Erasmus, giunti da molti Paesi lontani del mondo (come, ad esempio, dal Brasile, con l’inviata di O Globo, primo giornale del Sudamerica,  ai Paesi arabi, con l’inviata della storica Tv Al Jazeera) per realizzare una serie di servizi e reportage, un libro e un report per il Parlamento Europeo».

«Finanche – ha aggiunto – un deputato francese, Christian Paul, lo ha, su Facebook, pubblicamente elogiato il Cimitero dei Migranti. Eppure, non basta questo interesse planetario per poter far riprendere e ultimare i lavori, fermi, da due anni, a causa del Covid, della burocrazia e della politica che ha bloccato il secondo finanziamento regionale già previsto di 500mila euro. Per questo, per sbloccare la situazione e completare la grande opera sabato 26 giugno a Tarsia insieme al sindaco Roberto Ameruso abbiamo, nel corso di una conferenza stampa, promosso una raccolta fondi in Italia e nel mondo. Ho aperto io, personalmente, il conto con un mio contributo».

«Ci aspettiamo, adesso – ha proseguito Corbelli – che arrivino gli aiuti da parte delle Istituzioni, italiane ed europee e della Chiesa, perché la grande opera di civiltà di Tarsia non appartiene certo ad una piccola comunità o a una regione ma è un patrimonio dell’intera umanità».

Il Cimitero dei Migranti, che sarà intitolato al bambino siriano Aylan Kurd, sorge su un’area di quasi 30mila mq, immersa tra gli ulivi secolari (lasciati intatti), proprio di fronte al Lago e al vecchio camposanto comunale, in parte ebraico, in un luogo fortemente simbolico, a breve distanza dall’ex Campo di Concentramento fascista più grande d’Italia, quello di Ferramonti di Tarsia, che fu, durante la seconda guerra mondiale, luogo di prigionia, ma anche di grande umanità dove nessuno degli oltre tremila internati subì mai alcuna violenza. Per questo è stato scelto per realizzarvi questa opera monumentale. (rcs)

TARSIA (CS) – Presentato il libro “Sangue del mio sangue”

Un incontro, quello organizzato dall’Associazione Le Vanesse dell’Ortica a Tarsia, che ha raccolto plausi e commozione, con la presentazione del libro Sangue del mio sangue, il libro sulla più grande strage familiare d’Italia: la “Strage di Buonvicino”, piccolo borgo pedemontano della provincia di Cosenza.

L’evento, organizzato in occasione della Festa della mamma, si è svolto a Piazza San Francesco, per ricordare quelle mamme che non ci sono più a causa della violenza dei loro uomini che avrebbero dovuto amarle e proteggerle ed invece hanno deciso diversamente del loro destino.

L’infanzia che non vorremmo è stato infatti il titolo scelto dall’Associazione e che ha voluto donare alla comunità un’opera in ferro battuto, realizzata da un artigiano locale, che rappresentata una bambina in ricordo di tutti quegli orfani speciali che restano. Accanto, anche, una panchina rossa omaggiata dal Briko Center Bike di Tarsia.

Il libro Sangue del mio sangue, scritto a quattro mani, fornisce due chiavi di lettura: quella dello psicanalista, criminologo Sergio Caruso e della testimone diretta e giornalista Fabrizia Arcuri. Nel primo caso, il testo ha l’intento di analizzare attraverso concetti scientifici ed etici la casistica di un fenomeno sempre più crescente definito “Family Mass Murderer” e rappresenta anche un chiaro invito alla prevenzione. Nel secondo caso, vi è una sorta di autobiografia del dolore e dell’aspetto introspettivo delle cosiddette vittime secondarie, di cui nessuno parla o si ricorda. Il libro rappresenta anche una battaglia aperta nei confronti delle Istituzioni e dello Stato su quest’ultimo aspetto; i due superstiti non hanno ricevuto nessun tipo di risarcimento.

Dopo 25 anni, è la prima volta che si parla della strage e a farlo anche uno dei due superstiti con una testimonianza diretta, Marco Benvenuto, che allora aveva 3 anni. Un racconto che ha lasciato nei partecipanti molta commozione, soprattutto al pensiero della piccola vittima e dei superstiti dimenticati dallo Stato. Il libro rappresenta, anche, una battaglia aperta nei confronti delle Istituzioni su quest’ultimo aspetto; i due superstiti non hanno ricevuto nessun tipo di risarcimento né economico, né morale o di assistenza post trauma.

La manifestazione è stata fortemente voluta dall’Associazione e patrocinata dall’amministrazione comunale, presenti il sindaco Roberto Ameruso, il quale ha dichiarato: «Una cittadina che sta offrendo molte occasioni d’incontro, dove l’associazionismo è un elemento caratterizzante e attraverso momenti come questi, riconoscendo i meriti a chi ha organizzato la giornata, diventano veicoli di messaggi importanti in nome della socialità e in questo caso della prevenzione», e il vicesindaco Cristian Barone che così si è espresso: «Ho sempre creduto nel valore profondo che abita il cuore del volontariato. La forza dell’associazionismo può determinare un cambiamento nelle abitudini sociali e comportamentali di ognuno di noi. Oggi, devo dire che è stata una giornata carica di significati che hanno lasciato un segno indelebile nella profondità del mio animo ma come credo in tutti. Nell’ascoltare il triste e straziante racconto di Buonvicino grazie alla testimonianza dei due autori ho ripercorso il dolore che colpisce e subisce chi perde una Mamma».

Grande soddisfazione è stata espressa dalla presidente Daniela Signoretti: «È stata una giornata carica di emozioni il racconto di questa tragica storia e l’analisi tecnico scientifico del dott. Caruso hanno offerto molti spunti di riflessione e smosso le coscienze, il nostro obiettivo era proprio questo. Sono ancora troppe le donne vittime di violenza, per questo è necessario non smettere di parlarne e accendere i riflettori sulle tante vittime dei reati violenti. Dobbiamo iniziare quel percorso che porta ad una vera e propria rivoluzione culturale perché storie così non accadano più». (rcs)

Il Parco Letterario di Tarsia è il primo in Calabria a essere candidato al Marchio del Patrimonio Europeo

Il Parco Letterario “Ernst Bernhard – Campo di Internamento di Ferramonti di Tarsia è tra i candidati – e il primo in Calabria – al Marchio del Patrimonio Europeo.

Il Marchio del Patrimonio Europeo è un riconoscimento promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il Turismo conferito ai siti che contribuiscono a «promuovere il senso di appartenenza all’Unione europea tramite la ricchezza della diversità e l’importanza del dialogo interculturale».

Insieme al Parco Letterario di Tarsia, hanno passato le preselezioni il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli (Roma), l’Area archeologica di Paestum (Capaccio Paestum, Salerno), il sito urbano della Città di Sarzana-centro storico (Spezia), il luogo della Memoria di Ventotene (LT) e il sito tematico nazionale Terre d’acqua, terre nell’acqua. Delta del Po e Venezia, coordinato dal Parco Regionale Veneto del Delta del Po.

Obiettivo del Marchio del Patrimonio Europeo, quello di valorizzare il patrimonio culturale comune e a migliorare la conoscenza reciproca fra i cittadini europei, contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza all’Unione e a promuovere il dialogo interculturale. L’iniziativa, inoltre, mira a favorire un più ampio accesso al patrimonio culturale e valorizzarne la dimensione europea.

Il Campo di Ferramonti rappresenta, storicamente, non solo il più grande campo di internamento italiano, ma anche l’unico campo appositamente costruito dal Fascismo a seguito delle Leggi Razziali: «a partire dal giugno 1940 – ha scritto Simona Celiberti sul sito I Parchi Letterari – vi transitarono circa 3000 internati. Il Campo si estendeva su un’area di 16 ettari ed era composto da 92 baracche di varia dimensione, molte delle quali con la classica forma ad “U” e forniti di cucina, latrine e lavabi comuni».

Inoltre, Ferramonti fu l’unico campo a essere liberato durante la II Guerra Mondiale e, dopo la liberazione, rimase aperto come campo a conduzione ebraica, e fu chiuso dopo la fine della guerra.

«Per la peculiarità della sua organizzazione sociale e per il trattamento umano ricevuto dagli internati – si legge ancora – il Jerusalem Post lo definì “un paradiso inaspettato” e lo storico ebraico Steinberg lo ha definito “the largest kibbutz on the European continent”».

Inoltre, vicino al campo, è in programma la realizzazione del Cimitero internazionale dei Migranti, di cui è promotore Franco Corbelli, leader del movimento Diritti Civili(rcs)

In copertina, foto di Maria Grazia Grispino

 

TARSIA (CS) – Al via il “Tarsia Borgo in Festival”

Al via a Tarsia, è in programma il Tarsia Borgo Festival, la manifestazione diretta da Flavio Casella organizzata dall’Associazione Culturale Luci nelle Grotte con il patrocinio del Comune di Tarsia.

La rassegna, dunque, vedrà riuniti, nel Piazza S. Francesco,  poeti, scrittori, giornalisti, docenti, teatranti, per un evento all’insegna della memoria, della riflessione e dello spettacolo.

Il Festival si svolgerà nel rispetto rigoroso delle normative anti-Covid in materia di distanziamento sociale e prevenzione, è pertanto necessario prenotare la propria partecipazione alle attività in programma ai numeri 347 3747902 – 349 7424964. Gli incontri e il Reading sono ad ingresso gratuito, mentre per gli spettacoli il ticket è di 5 euro.

Si parte, dunque, venerdì 31 luglio, alle 19.00, con i saluti del sindaco di Tarsia, Roberto Ameruso, a cui seguirà l’incontro con Pino Aprile, autore del libro Il male del Nord (Pienogiorno). Alle 21.30, lo spettacolo Terroni di Pino Aprile con Roberto D’Alessandro.

Sabato 1° agosto, alle 19.00, passeggiata poetica nel Borgo con il paesologo Franco Arminio. A seguire, incontro e presentazione del libro La cura dello sguardo (ed. Bompiani). Alle 21.30, il reading a cura di Franco Arminio.

Domenica 2 agosto, alle 19.00 incontro con la scrittrice Katia Colica e presentazione del romanzo Non questa volta (Castelvecchi). A seguire, lo spettacolo Rusina di e con Rossella Pugliese.

Lunedì 3 agosto, incontro con il docente dell’Università della Calabria, Domenico Cersosimo e presentazione del Manifesto per riabilitare l’Italia (Donzelli). Alle 21.30, lo spettacolo Italianesi di e con Saverio La Ruina(rcs)

Contro lo spopolamento dei borghi in Calabria
si fa strada l’idea dell’albergo diffuso, case a 1 €

Un po’ casa, un po’ albergo: è questa la caratteristica del cosiddetto “albergo diffuso”, ovvero la soluzione per quei vacanzieri che non amano il soggiorno in albergo. È l’idea vincente contro lo spopolamento dei borghi e di paesi che hanno caratteristiche uniche e straordinarie, ma tante case abbandonate, lasciate a degradare completamente. Un modello di ricettività che ha spinto la CNN, la famosa televisione americana, a dedicare un ampio servizio a Cinquefrondi, il paese dove le case costano appena 1 euro. L’ospitalità punta al recupero di case ristrutturate con finalità turistiche, nel rispetto dell’ambiente e della eco-sostenibilità. In poche parole è l’intero paese che diventa “albergo” (da qui la denominazione “diffuso”) che in tal mondo è sollecitato al recupero del centro storico, dei suoi insediamenti  urbani e rurali, al fine di offrire una qualità di soggiorno assolutamente invidiabile. Anzi, sono in tanti gli stranieri che – innamorati del luogo – decidono di restare. e acquistare una casa da destinare alle proprie vacanze o da mettere a disposizione di altri vacanzieri attratti dalla nomea del luogo.

Cinquefrondi sulla Cnn

Del resto, la Svimez, in un suo rapporto, ha disegnato un quadro catastrofico per la Calabria: nei prossimi 50 anni, perderà 500 mila abitanti. Una proiezione che porta sconforto, sopratutto se si pensa che la Calabria, come Regione, ha tanto da offrire ai suoi abitanti e al Paese ma, che purtroppo, è solo un’anticipazione di una situazione tristemente reale quanto attuale: i calabresi stanno abbandonando la Calabria e, i Comuni, si ritrovano con case abbandonate, uffici e luoghi d’Istruzioni chiuse, costringendo i sindaci a scelte dolorose: avviare progetti che prevedono la vendita delle case a un euro, per evitare fenomeni inarrestabili di spopolamento,

Scelte, che lasciano l’amaro in bocca a sentirle, ma che hanno trovato spazio in un colosso come la CNN che, in un servizio firmato da Silvia Marchetti, racconta di Cinquefrondi, «un accogliente Comune dove poter tranquillamente soggiornare, Cerniere dei Due Mari, con il fiume e la montagna a pochi minuti di macchina» e che rende l’impossibile, possibile: «presto le nostre case abbandonate saranno abitate da tanti turisti – ha annunciato il Comune di Cinquefrondi su Facebook – solo oggi sono arrivate centinaia di richieste, che vedono in Cinquefrondi un centro strategico da vivere».

Ma Cinquefrondi non è l’unico ad aver promosso questa iniziativa contro lo spopolamento: ci sono anche il Comune di Rose, Maida e Tarsia, mentre a Martone, un piccolo borgo della Locride, è stato realizzato il primo albergo diffuso in Calabria. Si tratta di un progetto voluto fortemente dal sindaco, Giorgio Imperitura, per combattere, appunto, lo spopolamento e per recuperare le abitazioni del centro storico che sono state abbandonate.

Martone
Antichi insediamenti di Martone, un suggestivo borgo che punta all’albergo diffuso (Foto Telemia)

Quella di Martone, a conti fatti, potrebbe essere una soluzione al problema che, in questo periodo, stanno affrontando diversi Comuni calabresi: realizzare un albergo diffuso non solo per recuperare gli edifici abbandonati, ma anche per creare e rilanciare un nuovo tipo di turismo dove i visitatori possono vivere un’esperienza differente di ospitalità all’insegna della sostenibilità e rispetto dell’ambiente.

D’altronde, si tratta di un modello di recente diffusione in Italia e in Europa, ideato da Giancarlo Dall’Ara, presidente dell’Associazione Alberghi Diffusi, che «ha contribuito a dare un’immagine nuova e diversa dei piccoli centri sia ai turisti che ai residenti: quella della nuova frontiera dell’ospitalità che non crea impatto sociale, tantomeno ambientale, che affonda le radici nella cultura di un luogo, e che risponde al bisogno più profondo di chi va in vacanza, quello dell’autenticità». (rrm)

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«La porta delle lontananze»: l’arch. Miglietta dedica a papa Francesco il suo trittico

Fernando Miglietta, architetto e, artista, critico e scrittore, un nome importante nella cultura meridionale e non solo, ha voluto dedicare un’opera a papa Francesco, ispirato dal suo appello «al Signore di fermare l’epidemia con la sua mano». Miglietta – che sta lavorando alla progettazione del Cimitero dei Migranti di Tarsia, ha scritto un’accorata lettera aperta al pontefice.

«Caro Papa Francesco – scrive l’arch. Miglietta –, in questi difficili mesi segnati da una terribile pandemia, ciò che mi ha colpito e turbato profondamente è stata la Sua invocazione al Signore di fermare l’epidemia con la Sua Mano. “Ho chiesto al Signore di fermare l’epidemia: Signore, fermala con la tua MANO. Ho pregato per questo”, È quanto Lei ha detto in un’intervista a Paolo Rodari, per la Repubblica.

«Un’ invocazione profonda di grande significato simbolico non disgiunta dall’immagine del suo volto intriso da un profondo segno di tristezza che ha toccato il mondo. La sua presenza solitaria poi in Piazza San Pietro  con la forza della fede contro la debolezza del vuoto, la tempesta dell’invisibile, tutti aspetti di un messaggio così carico di profonda inquietudine che mi hanno fortemente impressionato. Irripetibile, credo, per la sua sconvolgente forza comunicativa, di grande spiritualità, dialogo e speranza.

«Questa Sua preghiera, che richiamava la Mano del Signore, mi ha riportato in maniera naturale ad una delle mie opere della serie Dialogo con l’infinito, un ciclo che continuo a realizzare sin dagli anni settanta, in un percorso dedicato alla spiritualità dell’infinito, alla sua percezione tangibile, tema dominante della mia ricerca artistica per altri versi sperimentata e realizzata nella mia Architettura del dialogo, anche in opere e progetti  di luoghi sacri, come il recente “Cimitero internazionale dei migranti”.

«Ecco perché mentre la mia pagina Facebook mi chiedeva a cosa stessi pensando, ho scritto il mio pensiero rivolto a Lei:  Forse non ci siamo accorti quanto Papa Francesco sia triste in questi giorni… e  trascrivendo la sua implorazione al Signore, di fermare l’epidemia con la sua Mano, le ho dedicato appunto una mia opera: “La porta delle lontananze e la chiave dell’infinito”, opera che avrei pensato di  donarle.

Il trittico di Fernando Miglietta “La porta delle lontananze e la chiave dell’infinito ”
Il trittico di Fernando Miglietta “La porta delle lontananze e la chiave dell’infinito”

«L’opera, realizzata e già esposta  nella XI Quadriennale d’Arte di Roma  del 1986, è un trittico dedicato al cielo, di forte impatto emozionale che ambienta i suoi segni e sogni in uno spazio celestiale permeato dal silenzio e da una spiritualità senza tempo in cui, in una sorta di provocazione psicologica dell’immagine, irrompono con una forte carica simbolica “ una mano e una chiave” che tentano di aprire il cielo.

L’opera rappresenta appunto la Mano del Signore che dall’alto apre con la chiave la porta delle lontananze, simboleggiata in questo caso dal cielo che sta in basso, come  a significare che il Signore sta sopra il cielo che, in questo caso, “ha portato l’uomo sulla terra”, come ebbe modo di affermare il critico francese Pierre Restany, dialogando insieme su quest’opera, nel film di Marc Israël-Le Pelletier.

«Lei sa benissimo, Papa Francesco, come la Modernità prima, con i suoi sconvolgimenti e lacerazioni, e la contemporaneità oggi, tra relativismi e fondamentalismi, segnino un Vuoto profondo di relazioni spirituali con il mondo. Un vuoto, che tocca però oggi a noi tutti colmare  e farsi promotori di un ripensamento con il Divino.

«Ecco perché nella mia arte, nei miei progetti e nel mio impegno teorico, ho sempre inseguito la ricerca di “valori spirituali” dinanzi al predominio di un mondo costruito su costanti solo materiali. La ricerca di un progetto appunto come Valore identitario ben lontano da un progetto basato sul consumo. Tutto il mio lavoro  illustra in modo evidente e sentimentale il mio attaccamento a una cultura umanista. Credo infatti nella parola come al gesto e alla meditazione come alla realizzazione.

«Contro i rischi di una deriva spirituale, senza precedenti nella storia dell’umanità, per questi motivi ho rilanciato in questi anni  la sfida di una ricerca e di una difesa della bellezza plurale che è bellezza divina costruita dall’uomo in tanti secoli di storia e di cultura, la sola in grado di rilanciare l’amore per una nuova spiritualità». (rrm)

 

TARSIA (CS) – A Franco Corbelli la cittadinanza onoraria

Questo pomeriggio, a Tarsia, alle 16.00, nella sala consiliare del Comune, a Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili, sarà conferita la cittadinanza onoraria.

Corbelli, infatti, si è fatto promotore della più grande opera umanitaria legata alla tragedia dell’immigrazione, il Memoriale per le Vittime dei naufragi nel Mar Mediterraneo, conosciuto come il Cimitero Internazionale dei Migranti. Il Cimitero, che è in fase di realizzazione, darà dignità alle vittime dei tragici naufragi, ed è stato apprezzato dal Vaticano.

Recentemente, del Cimitero dei Migranti si sono interessate la rivista francese di antropologia Homme e la Columbia University di New York. (rcs)

Anche i francesi parlano del cimitero internazionale dei migranti di Tarsia

Il libro L’Impasse, scritto da Pierre FreyburgerEric Chabauty e da Luc Georges, appena uscito in Francia, dedica un capitolo all’opera calabrese che sta nascendo vicino all’ex campo di internamento Ferramonti di Tarsia.

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Il libro appena uscito in Francia

A renderlo noto, il leader del Movimento Diritti CiviliFranco Corbelli, che sottolinea come sia «questo il volto vero, solidale e accogliente della Calabria, motivo di orgoglio nel mondo, non certo il deplorevole episodio di aggressione e calci ad un poverom innocente bambino marocchino, avvenuto ieri sera nella civilissima e ospitale città di Cosenza».

L’opera umanitaria che sta nascendo a Tarsia, «è il simbolo di un’idea del mondo fondata sul rispetto», che sarà destinata ad accogliere le spoglie delle vittime degli attraversamenti del Mediterraneo.

Una iniziativa voluta dal Comune di Tarsia e dalla Regione Calabria, e fortemente sostenuta dal Movimento Diritti Civili, guidato da Franco Corbelli,, e che nascerà su una collina di circa 28 mila metri quadrati, immersa tra gli ulivi e vicina al vecchio camposanto comunale, in parte ebraico, a poca distante dall’ex campo di concentramenti Ferramonti, dove vennero internati circa tremila persone durante il fascismo, e dove nessuno subì, mai, atti di violenza. (rcs)

 

TARSIA (CS) – Il TaranTarsia Festival

Oggi, a Tarsia, a Piazza San Francesco, al via l’undicesima edizione del TaranTarsia Festival.

Il Festival, che fa parte del circuito nazionale CalabriaSona, e ideato dall’Associazione Culturale Musikart, si compone di una serie coordinata di eventi. Gli eventi spettacolari (concerti di musica popolare) sono supportati da attrazioni complementari proprie del territorio in cui si svolge il singolo evento: dai corsi di ballo all’enogastronomia; dai convegni tematici alle mostre artistiche, agli spettacoli teatrali.

Dalle ore 20.00, il piccolo borgo ospiterà, il Gruppo Folk A Pacchianeddra Sansustisa, Salvatore Golia con con Vengo dal Sud, i Balano’o e i Parafonè. Inoltre, stand enogastronomici e non solo.