A Salerno arriva la prima BTM di Webuild: Avanti coi lavori sul primo lotto dell’AV Sa-RC

Al Porto di Salerno è arrivata la prima delle 4 TBM (Tunnel Boring Machine) destinate allo scavo delle gallerie previste sul tracciato del lotto 1A Battipaglia-Romagnano dell’alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, su cui è impegnato il Consorzio Xenia guidato da Webuild per conto di RFI (Gruppo FS Italiane). 

I lavori del Lotto 1A, affidati al Consorzio Xenia composto da Webuild (leader del consorzio), Pizzarotti, Ghella e Tunnel Pro, sono parte integrante del progetto per la realizzazione della nuova linea ferroviaria alta velocità Salerno-Reggio Calabria. Il tracciato prevede la progettazione esecutiva e la realizzazione di 35 chilometri di nuova linea ferroviaria tra le città di Battipaglia e Romagnano, su cui i treni viaggeranno fino a 300 chilometri orari. Fanno parte del progetto complessivamente la costruzione di 20 gallerie (di cui 8 da scavare con l’impiego di quattro TBM), 19 viadotti e a Romagnano è prevista la realizzazione di un bivio per l’interconnessione della nuova linea con la linea esistente che da Battipaglia va verso Metaponto e Potenza.

Il Lotto 1A della nuova linea AV Salerno-Reggio Calabria rientra tra i progetti strategici per la mobilità sostenibile del Paese, anche in un’ottica di transizione energetica, che contribuiranno ad unire il Nord al Sud del Paese, supportando lo sviluppo e la crescita dei territori e favorendo la competitività dell’Italia, rendendola sempre più interconnessa all’Europa.

La gigantesca TBM sarà trasportata nel luogo in cui saranno realizzate le attività di assemblaggio che dureranno dai due ai tre mesi. La fresa sarà poi impiegata per scavare 3 chilometri della galleria Saginara, tra i Comuni di Campagna e Contursi Terme (SA), lavorando h24, sette giorni su sette. Per il suo funzionamento e per la manutenzione saranno impiegate complessivamente oltre 100 persone altamente specializzate.

Lunga circa 130 metri e dal peso di circa 4.000 tonnellate, la TBM arrivata a Salerno è dotata di 18 motori che generano una potenza di 10 Megawatt. Con una testa fresante dal diametro di 13,46 metri, questa TBM è la più grande utilizzata in Italia ed Europa da Webuild, Gruppo leader mondiale dello scavo in sotterraneo che vanta ad oggi un parco di circa 60 talpe tra quelle in funzione, in montaggio, ordinate e da ordinare per i progetti in corso.

Dopo essere giunta a Salerno oggi la prima talpa, seguirà nei prossimi mesi l’arrivo anche delle altre tre TBM che consentiranno di entrare nel vivo delle lavorazioni previste sul cantiere della linea ferroviaria, finanziato con i fondi del PNRR. 

Tra le TBM in arrivo, quella proveniente dai cantieri del Grand Paris Express di Parigi, la prima ad essere stata “ricondizionata” direttamente nella innovativa fabbrica di Webuild a Terni, nuovo polo industriale ad alta specializzazione nella rigenerazione di TBM e di altri macchinari. Webuild, con la controllata WEM (Webuild Equipment & Machinery) fondata nel 2024, è il primo general contractor a rigenerare TBM e Multi Service Vehicle (MSV) ad uso civile, infrastrutturale e marino, in un’ottica di economia circolare nelle catene di fornitura del settore in Italia e nel mondo. Obiettivo del Gruppo è l’allungamento della vita utile di macchinari ad alto tasso di innovazione.  

In Italia sono circa 40 le TBM previste complessivamente per i progetti in corso, di cui 30 al Sud, area del Paese in cui Webuild sta portando avanti 19 progetti che prevedono la costruzione di oltre 300 chilometri di nuova linea ferroviaria ad alta velocità ed alta capacità e che già oggi vedono impiegate 6.800 persone, tra diretti e di terzi, con il coinvolgimento di circa 4.300 aziende della filiera da inizio lavori. (rrm)

Recruiting Webuild: Già assunti 110 lavoratori calabresi

Sono 110 i lavoratori calabresi che sono stati assunti direttamente o successivamente ad un percorso di formazione specialistico pre-assunzione da Webuild, gruppo multinazionale italiano attivo in 50 Paesi che opera nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile.

Lo scorso 27 marzo, infatti, in Cittadella regionale si è svolto il “Recruiting Day”, organizzato da Webuild in collaborazione con l’Assessorato al Lavoro e alla Formazione Professionale e il Dipartimento Lavoro della Regione Calabria. Questo evento ha segnato l’inizio delle selezioni per “operatori di cantiere” interessati a lavorare con Webuild. L’iniziativa rientra nell’ambito del programma “Cantiere Lavoro Italia” del Gruppo ed è stata preceduta dalla firma del Protocollo di Intesa tra il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e l’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini, avvenuta nel 2 novembre 2023.

Un’assunzione resa possibile grazie al “Recruiting Day” e ad altre iniziative di selezione, formazione e assunzione connesse, su un totale di 481 lavoratori calabresi esaminati (selezionati in base ai requisiti aziendali dai Centri per l’Impiego e dalle attività promozionali implementate sinergicamente dalla Regione Calabria e dalle Agenzie per il Lavoro partner di Webuild), 154 sono risultati idonei. Dei 110 lavoratori, 36 (il 32%) sono stati assunti in Calabria. In attesa di assunzione/valutazione i restanti 44 (dal numero totale di idonei, 154).

Con il programma “Cantiere Lavoro Italia” Webuild prevede l’assunzione di 10.000 persone in Italia entro il 2026, con l’80% delle assunzioni destinate al Sud Italia. I contratti di assunzione iniziale offrono una durata di 6 mesi al 1°/2° livello del CCNL Edile Industria, con possibilità di impiego in uno dei 31 cantieri Webuild in Italia ed eventuali opportunità di rientro in Calabria.

«Abbiamo registrato un ottimo riscontro e risultati soddisfacenti con il recruiting day di Webuild – ha dichiarato l’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese – che dimostra quanto questa metodologia dia risposte positive e metta le aziende in contatto diretto con i lavoratori. La sinergia pubblico-privato funziona. Grazie all’operato del Dipartimento, guidato dal direttore generale Fortunato Varone, dei Centri per l’Impiego e dell’Osservatorio/Laboratorio economico territoriale politiche del lavoro coordinato dal dirigente Cosimo Cuomo e alla fiducia delle aziende, possiamo realizzare uno straordinario lavoro per il nostro territorio, promuovendo un’occupazione di qualità e dimostrando, altresì, un forte potenziale di replicabilità».

 

IL PONTE SIA “OPERA TERRITORIALE” E NON
DI INTERESSI DI PRIVATI AI DANNI DEL SUD

di GIOVANNI MOLLICA e ALBERTO PORCELLI – Nelle ultime settimane, i media nazionali hanno evidenziato che alcune società considerate probabili partner di Eurolink per i lavori del Ponte sullo Stretto hanno visto crescere il loro valore. Ne siamo lieti: vuol dire che il mercato crede nell’effettiva realizzazione del sogno di tanti calabresi e siciliani.

Il compiacimento è però appannato dal ricordo di quanto pubblicato nell’ottobre scorso, quando OpenEconomics – azienda specializzata nell’analisi delle politiche d’investimento – pubblicò i risultati dell’indagine relativa al Ponte sullo Stretto.

I 12,3 miliardi di spesa complessiva si trasformeranno in 19,7 mld di Pil, ma i loro effetti saranno molto diversi nelle varie regioni italiane. La Lombardia ne intercetterà 5,6 (28,43%, con 9.337 occupati su 33 mila) e il Lazio 3,7 (18,78% con 6.628 occupati). A Sicilia e Calabria toccheranno 2,1 e 1,9 mld (10,66 e 9,64%), per un totale di circa 6.000 posti di lavoro. In sintesi, sostiene l’azienda romana, oltre il 79,7% dei benefici atterrerà al di fuori dalle due regioni che subiranno il trauma dei lavori. Che sono anche le più povere d’Italia e tra le più arretrate dell’Ue.

Né crediamo che basti appellarsi al “libero mercato” per giustificare quella che appare una grave carenza  di visione politica, sanabile solo mediante interventi perfettamente compatibili con il riformismo di matrice liberale, che Tocqueville, nel 1840 (!!!), chiamava  “scelte pubbliche in campo economico”.

In altre parole, ci farebbe piacere vedere la Politica nazionale e locale sostenere lo sforzo della Società concessionaria di dare al Ponte la qualifica di “opera territoriale”. Cioè quella funzione di stimolo che avvia lo sviluppo sostenibile dell’area interessata ai lavori e fa sì che la crescita non sia solo economica, ma anche sociale e culturale. Condizione fondamentale per la concessione dei contributi europei.

Ed è proprio a tale proposito che apprendiamo con preoccupazione come proceda a grandi passi quanto abbiamo sempre temuto, cioè che – constatata l’inerzia della politica e le esitazioni del sistema imprenditoriale locale – il Contraente generale si organizzi nel proprio esclusivo interesse.

Come sta accadendo.

Non c’è altro modo, infatti, di interpretare le notizie sulla prossima creazione dei campi base, cioè delle “cittadelle” che, in Sicilia e Calabria, ospiteranno le centinaia di lavoratori approdati sulle rive dello Stretto per lavorare nei cantieri del Ponte.
E’ ovvio che, se la manodopera fosse locale, non ci sarebbe bisogno di un’organizzazione logistica destinata a chi viene da altre regioni d’Italia, se non dalla Romania e dal Bangladesh. Un luogo ove passerà anche gran parte delle sue giornate fuori dall’orario di lavoro. Trovando tutto ciò che è indispensabile a una quotidianità di fatica e di sacrifici. Una dotazione logistica ampiamente collaudata nei cantieri di tutto il mondo che assicura alloggio, vitto, servizi igienici e sanitari e perfino il tempo da dedicare allo svago. Rendendo quantomeno improbabile spendere soldi fuori dal perimetro dei cantieri.

Come diceva Agatha Christie, «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova”. La prova che il Contraente generale non sembra affatto interessato a collaborare col territorio.
“Ringraziate il cielo che vi stiamo facendo il Ponte” è una delle frasi più sentite a nord della Linea Gustav.

Che fine faranno le speranze dei Tavoli Ponte di Reggio e di Messina?
Si concretizzeranno le timide e incerte proposte di collaborazione degli Ordini professionali, le intenzioni (ancora non materializzate) di costituire consorzi e associazioni di imprese per fornire servizi confortevoli e adeguati alle maestranze, i corsi di Formazione per i lavoratori locali, le Scuole di Alta specializzazione, i tour di visita ai cantieri dell’Ottava Meraviglia del Mondo e le cento altre cose a corredo di un’opera fuori scala rispetto al territorio in cui sorge?

Cosa ne pensano le associazioni datoriali, i sindacati dei lavoratori, gli Ordini professionali e le associazioni di categoria?
Inoltre, chi avvierà un’indagine per verificare se le imprese metalmeccaniche, i cantieri navali, gli studi notarili e legali, gli istituti di vigilanza reggini e messinesi sono in grado di assolvere ai bisogni di Eurolink?

Cresce il rischio che il contributo del territorio sia pressoché nullo; né ci consola l’obiezione – pur validissima – che ci viene ripetuta da più parti in questi giorni: «Il Contraente generale non si è degnato di dirci cosa gli serve».

È vero ma non è arroccandosi in una orgogliosa difesa della propria dignità che si avvia una collaborazione che non riesce a diventare un bagaglio culturale.

La Politica sembra non averlo capito – forse perché non ha la maiuscola -, l’ha compreso, invece la Stazione appaltante, Stretto di Messina, pronta a fare da catalizzatore per innescare la reazione chimica che può far fare l’agognato balzo in avanti a Calabria e Sicilia.
Ma, da sola può fare poco.

Ancora una volta, abbiamo perso troppo tempo in chiacchiere e il mondo non si è fermato ad aspettarci.
L’ennesima occasione perduta? Forse sì. O forse no. Dipende dalla possibilità di organizzare, subito, un piano operativo che metta insieme le imprese aderenti al Tavolo Ponte di Reggio, la società concessionaria e (chissà ?) una Politica locale che comprende che stiamo perdendo l’ennesimo treno.
Un motore che dimostri al Contraente generale che realizzare i Campi base non è “conveniente” rispetto ad “aprirsi” al territorio. Ma deve capirlo, per prima, la Politica, se vuole meritarsi il consenso della gente.

Sappiamo con certezza che, in Sicilia come in Calabria, esistono imprese in grado di competere e vincere la concorrenza delle – certamente più note ma non più efficienti  – aziende di altre parti d’Italia; sappiamo anche che trasportare un modulo dell’impalcato  pesante dalle 50 alle 150 ton – costa meno se l’assemblaggio è stato fatto in uno yard vicino al luogo dove deve essere agganciato ai cavi portanti.
E sono sotto gli occhi di tutti i rischi che si corrono ad allungare oltre ogni logica la filiera degli appalti e subappalti.

Lo sappiamo noi e lo sa la Stazione appaltante, pronta a farsi interprete attiva di quelle finalità sociali che dovrebbero essere la bandiera della politica nazionale e locale.

Cosa aspettiamo?

Abbiamo la pessima abitudine di essere chiari: Presidente Occhiuto, dove sei? (gm e ap)

[Giovanni Mollica e Alberto Porcelli sono Coordinatori dei Tavoli Ponte di Messina e Reggio Calabria]

Al via la Scuola di formazione e assunzione di Webuild

È con l’inizio dei primi due corsi per operatori di cantiere che è partita in Calabria la Scuola di formazione e assunzione di Webuild, realizzata  in collaborazione con la Regione.

Sono, infatti, circa 45 le persone che in Cittadella regionale hanno iniziato un nuovo percorso formativo nell’ambito del  programma Cantiere Lavoro Italia, che si aggiungeranno alle 1.200 persone già all’opera nella Regione tra  diretti e di terzi. Il Gruppo è infatti al lavoro nel cantiere del Terzo Megalotto della Strata Statale 106 Jonica,  un’opera strategica che contribuirà a collegare i litorali jonici di Calabria, Basilicata e Puglia chiudendo l’anello  tra gli assi autostradali A14 e A2. 

Cantiere Lavoro Italia si articola in tre tipi di scuole: la Scuola del Territorio, in collaborazione con le  Agenzie per il Lavoro, per attrarre risorse verso il settore ed erogare una formazione di base; la Scuola di  Mestieri, per fornire competenze tecniche specialistiche alla manodopera; la Scuola delle Professioni, per  garantire competenze più avanzate alle risorse impiegatizie nel cantiere. Le scuole sono rivolte a target  differenziati, da giovani a non occupati. Con questo programma il Gruppo punta a formare e assumere diverse  figure professionali, sia operai specializzati (tra cui escavatoristi, elettrici, impiantisti, e non solo), sia figure di  staff (tra cui buyer, contabili lavori, ingegneri Tbm). 

Nel Sud dell’Italia, isole comprese, Webuild sta realizzando 19 progetti che contribuiranno a dotare il  Mezzogiorno di opere moderne e sostenibili e che, già oggi, occupano 5.450 persone, tra personale diretto e  di terzi e vedono coinvolti una filiera di 4.300 società da inizio lavori.

Le attività formative in Calabria proseguiranno anche nei mesi di maggio e giugno con l’inizio di nuovi corsi  pre-assuntivi, sempre presso la sede della Regione. La nuova Scuola di formazione e assunzione di Webuild è  stata presentata questo pomeriggio nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato il presidente  della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, Pietro Salini, amministratore delegato del Gruppo Webuild,  l’assessore al Lavoro e alla formazione professionale, Giovanni Calabrese, e il presidente del Consorzio Eurolink, Gianni De Gennaro.  

«Sono davvero molto contento – ha dichiarato il presidente Occhiuto – perché dopo solo qualche settimana  da quando ne abbiamo parlato in Calabria con l’amministratore delegato Pietro Salini, oggi, grazie all’impegno  di Webuild e della Regione, siamo qui a dare il benvenuto a 45 dei nostri ragazzi, di cui l’80% di loro troverà  lavoro in Webuild, che è una delle imprese più importanti al mondo. Per noi è molto importante offrire il  nostro contributo e il nostro supporto ad un’azienda come Webuild che darà a questi giovani la possibilità di  lavorare vicino casa ma, soprattutto, darà loro l’opportunità di contribuire alla costruzione delle infrastrutture della loro regione».

«In molti potranno scegliere anche di andare all’estero – ha proseguito – perché questa è un’azienda che dà  grandi possibilità di carriera, ed è nostro dovere dare a questi giovani la possibilità di entrare in contatto con  questa importante realtà. Ci saranno altre iniziative del genere – ha proseguito Occhiuto – perché il programma  che la Regione, sotto la guida dell’assessore al lavoro Calabrese e in collaborazione con Webuild, ha preparato  prevede altre due occasioni di selezione di personale».

«A me piacerebbe che Webuild si impegnasse a formare – ha detto ancora – non solo quelli che dovranno lavorare all’interno di questa importante azienda, ma anche tanti altri ragazzi  calabresi da impiegare nella costruzione di altre infrastrutture importanti che stanno cominciando a partire in  Calabria come, ad esempio, gli ospedali e le opere di elettrificazione della strada ferrata. Noi, rispetto alle altre  Regioni del Sud, siamo riusciti a profilare tutti i disoccupati calabresi attraverso il programma Gol, realizzando  una banca dati che fornisce alle aziende interessate la possibilità di conoscere quali sono le competenze di  tutti i disoccupati della Calabria».

«Ecco – ha infine sottolineato – è questo un modo di  approcciare i temi delle politiche attive del lavoro. Per tutto questo sono molto contento che oggi il lavoro  messo in campo in questi mesi stia dando i primi frutti».  

«Dobbiamo dare un futuro ai nostri giovani – ha spiegato Salini – ed è questo che ci ha spinto a lanciare  “Cantiere Lavoro Italia”. Il Gruppo ha già assunto le prime 2.000 persone anche provenienti dai percorsi  formativi di Webuild, di cui oltre la metà al Sud, e nei prossimi due anni prevediamo di raggiungere in totale  8.000 assunti nel Mezzogiorno, in gran parte in Calabria e Sicilia».

«La Calabria è stata tra le prime regioni in cui il Gruppo Webuild ha attivato il percorso di formazione – ha sottolineato – per reclutare manodopera specializzata e l’avvio oggi  dei corsi è solo il primo passo operativo del nostro ambizioso programma di formazione e assunzione di giovani  e disoccupati. Il comparto infrastrutturale in Italia, dopo anni di stagnazione, sta vivendo una nuova fase  espansiva grazie anche agli investimenti del Pnrr. Agendo in sinergia con le istituzioni, proprio come stiamo  facendo qui in Calabria, possiamo creare occupazione qualificata finalizzata alla realizzazione delle opere in  corso e per far fronte al fabbisogno anche futuro legato allo sviluppo infrastrutturale che questo Paese vuole  intraprendere».  

«In pochi giorni – ha dichiarato l’assessore Calabrese – grazie all’impegno e alla professionalità dei funzionari del  Dipartimento regionale al lavoro e dei Centri per l’impiego che operano in Calabria, ai quali rivolgo pubblico  apprezzamento e ringraziamento per l’importante lavoro che quotidianamente viene svolto, abbiamo messo  a disposizione del gruppo Webuild 300 aspiranti lavoratori, già profilati attraverso il programma di  orientamento e formazione Gol. Avete avuto modo di toccare con mano nel Recruting day della settimana  scorsa la serietà e professionalità del gruppo Webuild, con il quale abbiamo condiviso una strategia finalizzata  a formare ed avviare al lavoro tanti calabresi, considerando anche il mega cantiere del Ponte sullo Stretto che  aprirà nuovi scenari e ulteriori opportunità occupazionali».

«Inizia, quindi – ha aggiunto – oggi nella Cittadella il percorso di  formazione finanziato dal Forma.Temp, il fondo per la formazione e il sostegno al reddito dei lavoratori in  somministrazione. Fondo costituito dalle Associazioni di rappresentanza delle Agenzie per il lavoro, Assolavoro  e Assosomm. Con Assolavoro andremo a firmare un importante protocollo il prossimo 23 di aprile con  l’obiettivo di avviare una sinergia finalizzata sempre a creare nuove opportunità occupazionali».

«L’obiettivo del  Governo regionale – ha concluso l’assessore Calabrese – è quello di sostenere percorsi formativi di qualità e  incentivare le aziende serie che vogliono dare un lavoro vero e concreto ai calabresi, o ai migranti che vivono  in Calabria, con l’obiettivo di arginare il fenomeno negativo di fuga dalla Calabria, che vede ogni anno circa  8mila calabresi portare la propria residenza in altre regioni ed anche all’estero».  

 Webuild prevede di assumere 10mila persone entro il 2026, oltre 80% nel Sud Italia. Il Gruppo ha assunto  le prime 2.000 persone anche provenienti dai percorsi formativi di Webuild, di cui oltre la metà al Sud. In  Calabria da novembre 2023 ad oggi sono state raggiunte complessivamente quasi 280 persone, e sono stati  circa 40 gli assunti nella regione.  

I due corsi nuovi corsi professionalizzanti in partenza oggi, finalizzati ad assunzione in Webuild, mirano alla  formazione dei partecipanti per le mansioni di operatore multifunzione TBM (scavo meccanizzato), aiutante  elettricista TBM (scavo meccanizzato), aiutante elettricista (scavo tradizionale), aiutante escavatorista (scavo  tradizionale), aiutante lancista (scavo tradizionale).  

Il programma “Cantiere Lavoro Italia”, avviato a novembre da Webuild in Italia e attivo in particolare nel  Sud, offre formazione specialistica e occupazione ai giovani talenti e a coloro che si trovano attualmente in  stato di disoccupazione. Alle persone selezionate per il programma, il Gruppo offre formazione di base e  assunzione, formazione per specializzarsi, con contratto già dalla fase di formazione, vitto e alloggio gratuiti  nella fase di specializzazione, attestazione delle competenze acquisite.  (rcz) 

Lunedì Occhiuto e Calabrese incontrano i primi corsisti della scuola di formazione Webuild

Lunedì 8 aprile, in Cittadella regionale, alle 15, il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, l’amministratore delegato del Gruppo Webuild, Pietro Salini, e l’assessore al Lavoro e alla formazione professionale, Giovanni Calabrese, saluteranno i primi 40 corsisti della Scuola di formazione Welbuild.

L’iniziativa, a cura del Dipartimento regionale al Lavoro, è frutto del Protocollo d’Intesa, sottoscritto tra il presidente Occhiuto e l’ad Salini, per promuovere l’attivazione di percorsi di formazione professionale e l’avviamento al lavoro in Calabria di personale specializzato nelle costruzioni di grande infrastrutture. Lo scorso 27 marzo, infatti, sono stati selezionati tra 300 candidati i primi “studenti” dei percorsi di formazione professionale per operatori, tecnici e professionisti, da inserire nel settore della costruzione di grandi infrastrutture con il programma “Cantiere Lavoro Italia”.

Il percorso preparerà a ricoprire le mansioni di operatore multifunzione Tbm (scavo meccanizzato), aiutante elettricista Tbm (scavo meccanizzato), aiutante elettricista (scavo tradizionale), aiutante escavatorista (scavo tradizionale), aiutante lancista (scavo tradizionale). Circa l’80% dei partecipanti al corso avrà la possibilità di essere assunto e iniziare la propria esperienza lavorativa presso i cantieri Webuild.

A seguire, alle ore 15.30, il presidente Occhiuto, l’ad Salini e l’assessore Calabrese, terranno una conferenza stampa al dodicesimo piano della Cittadella per illustrare l’iniziativa. (rcz)

Con l’intesa Regione-Webuild al via il Cantiere Lavoro Italia

Promuovere l’attivazione di percorsi di formazione professionale ed avviamento al lavoro in Calabria. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato tra il presidente della Regione, Roberto Occhiuto e l’amministratore delegato di Webuild Group, Pietro Salini, dando vita al Cantiere Lavoro Italia.

Il Protocollo si prefigge il duplice obiettivo di contrastare la disoccupazione locale e incrementare i livelli occupazionali in Calabria nel settore delle infrastrutture, attraverso l’erogazione di servizi formativi professionalizzanti.

L’Intesa è nello specifico finalizzata a creare percorsi di formazione relativi all’assunzione dei profili professionali necessari alla realizzazione delle opere infrastrutturali in Calabria – investimenti del Gruppo Fs Italiane, effettuati da Anas e previsti da Rfi, e relative anche al progetto definitivo per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina -, creando sinergie con gli Istituti Tecnici Superiori e con le Scuole Edili.

In tale contesto il Gruppo Webuild si impegna a realizzare in Calabria il programma “Cantiere Lavoro Italia” che prevede la formazione di risorse attraverso un articolato programma di scuole, che include: la Scuola di territorio, in collaborazione con le Agenzie per il Lavoro, per attrarre risorse verso il settore ed erogare una formazione di base; la Scuola di Mestieri, per fornire competenze tecniche specialistiche alla manodopera; la Scuola delle Professioni, per garantire competenze più avanzate alle risorse impiegatizie nel cantiere.
La Regione Calabria si impegna a determinare le modalità più appropriate attraverso cui favorire lo svolgimento delle attività di selezione, di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, individuando anche uno spazio dedicato al supporto logistico delle attività di formazione ed orientamento al lavoro.

Le risorse saranno selezionate anche in coordinamento con i Centri per l’Impiego, gli enti formatori, le Agenzie per il lavoro ed i servizi sociali presenti sul territorio.

«La Calabria è una Regione piena di giovani di talento che hanno voglia di mettersi in gioco per dimostrare il proprio valore – ha affermato il presidente Roberto Occhiuto – e le proprie indiscusse qualità. Il progetto di Webuild che lanciamo oggi, chiamato ‘Cantiere Lavoro Italia’, rappresenta una grande opportunità per il nostro territorio, che nei prossimi anni affronterà sfide epocali per realizzare o rafforzare infrastrutture indispensabili per creare sviluppo e attrarre investimenti».

«Dal Ponte sullo Stretto al raddoppio della Statale Jonica 106 – ha aggiunto – dal completamento dell’Autostrada A2 ai cantieri ferroviari per l’elettrificazione di una parte della linea ferrata e per l’Alta velocità fino a Reggio, saranno tante le occasioni per fare un vero salto di qualità. Ed è davvero positivo sapere che i protagonisti che, insieme ai migliori ingegneri del Paese, faranno tutto questo saranno giovani calabresi che grazie al Protocollo d’Intesa firmato oggi formeremo e avvieremo al lavoro».

«Dobbiamo pensare in grande per disegnare tutti insieme un nuovo futuro per il nostro Paese. E per farlo – ha dichiarato l’amministratore delegato di Webuild Group, Pietro Salini – abbiamo lanciato oggi dalla Sicilia e dalla Calabria un programma di assunzione per 10.000 donne e uomini nel prossimo triennio, di cui l’88% nel Sud Italia».

«Siamo all’opera su 31 cantieri nel Paese – ha proseguito – e vogliamo contribuire a scrivere, a fianco delle istituzioni, un futuro di competenze di qualità nel settore in questa fase di grandi investimenti in infrastrutture, con benefici positivi sull’occupazione e sulla filiera.
Lo faremo anche grazie ad un ambizioso programma di formazione specializzata ed occupazione che parte dal Sud Italia che abbiamo chiamato ‘Cantiere Lavoro Italia’ e che sarà focalizzato su attrazione dei giovani talenti e persone non occupate, formazione e crescita di profili oggi non disponibili sul mercato». (rcz)

 

L’EUROPA INSISTE: SI DEVE FARE IL PONTE
GLI SCIENZIATI: NON SI È SPRECATO NULLA

di PIETRO MASSIMO BUSETTA«É necessario dialogare con l’Europa ed è necessaria una comprensione da parte dell’Unione Europea, che deve mettersi in discussione: tempistiche così stringenti non permettono di mettere a terra opere che sono strategiche perché entro il 2026 è impossibile. Forse è meglio guadagnare qualche anno rispetto al 2026 e mettere a terra, almeno per i grandi progetti, qualcosa che serva davvero allo sviluppo del Paese».  

Cosi il Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, Governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, ma anche un esponente di rilievo della Lega.  

Non so fino a che punto è possibile che la Commissione Europea possa prendere in considerazione richieste di allungamento dei tempi, considerato che,  per l’Italia, l’elemento temporale oltre che quello territoriale è fondamentale rispetto agli obiettivi che la stessa Unione si è posta.  

E che in ogni caso l’allungamento potrebbe mettere in discussione tutto la costruzione dei piani nazionali, perché é facile che le richieste dell’Italia possano essere reitirate da altri Paesi, che hanno problemi analoghi. 

Ma vi è un progetto indiscutibilmente eccezionale per la sua importanza per tutta  l’Europa, per la sua caratteristica di opera assolutamente di eccellenza che porta avanti la ricerca scientifica in un campo importantissimo per l’universo, paragonabile alle imprese di conquista dello spazio.

Ma l’opera rischia di essere accantonata per la solita mancanza di risorse che caratterizza il nostro come tanti altri Paesi. Parlo del Ponte sullo stretto di Messina. 

Trentanove alti accademici , ingegneri, architetti e dirigenti di varie società della comunità scientifica internazionale hanno firmato un documento che afferma: «Noi che parliamo una sola lingua, quella della scienza e dell’ingegneria, affermiamo che il ponte sullo stretto non è una storia di sprechi, ma al contrario è un’impresa che ha portato all’Italia e alla comunità scientifica internazionale uno straordinario bagaglio di specifiche conoscenze multidisciplinari che sono state riconosciute ed oggi ricercate in tutto il mondo». 

Contrariamente alla vulgata nazionale che ne fa un progetto di sprechi e di ruberie.             

 Anche il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che dell’impresa della costruzione del Ponte sullo Stretto ha fatto un obiettivo del suo ministero, mettendoci la faccia, su una impresa che é facile contestare e che dà materiale infinito a tutti i comici italiani ma anche a molti pseudo ricercatori che sul no al ponte hanno costruito la loro carriera, torna a parlare del Ponte sullo Stretto di Messina: «Lo Stato italiano sta investendo 11 miliardi di euro sulle ferrovie siciliane per modernizzarle e velocizzarle e altri 11 miliardi per modernizzare le ferrovie tra Salerno e Reggio Calabria. Basta un bimbo di quinta elementare per capire che è necessario un ponte che colleghi altrettanto velocemente la Sicilia all’Italia e all’Europa. Investire quei soldi senza il ponte sarebbe economicamente e culturalmente una sciocchezza». 

Ma di là della logica stringente che porta verso la realizzazione, in tempi relativamente brevi, del collegamento stabile non si può non fare a meno di notare come l’evoluzione del patto di stabilità, le esigenze sempre più pressanti in presenza di una inflazione che stenta ad essere bloccata e quindi a trovare risorse importanti per sostenere, anche con la diminuzione del cuneo fiscale a favore dei lavoratori salari e stipendi che sono sempre più contenuti ed inadeguati rispetto al costo  della vita,  portano naturalmente ad evitare stanziamenti importanti, che dovrebbero avere una dimensione di perlomeno 2 miliardi l’anno per i prossimi sei anni, per un’opera che molti potrebbero sostenere, appoggiati dalla grancassa della Stampa, di Repubblica, del Fatto Quotidiano, del Domani e di molte emittenti televisive, non è il momento per essere realizzata.   

Cioè é facile che si ripeta la sceneggiata di Monti, che con un colpo di gomma fece saltare un investimento che era già nella sua fase attuativa, con un bando regolarmente vinto e affidato e con il rischio che comportava in termini di credibilità internazionale oltreché di possibili vertenze giudiziarie. Adesso la cosa più facile è che si dica che non è questo il momento adatto.

E allora che il ministro Raffaele Fitto, meglio ancora la stessa presidente Giorgia Meloni,  possa chiedere alla Commissione che per un’opera così eccezionale, in un momento in cui l’Italia rischia di perdere risorse già assegnate ed in ogni caso che la destinazione voluta  verso il Mezzogiorno possa essere dirottata altrove, si possa portare la scadenza del Pnrr per la sua  realizzazione al 2030, prorogando di quattro anni la scadenza del 2026,  in modo da poterlo finanziare integralmente, non è un fatto non sostenibile.

D’altra parte le affermazioni del direttore di  Webuild, Michele Longo, nel corso di una audizione parlamentare in merito alla realizzazione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria sono incoraggianti. “Il Ponte sullo Stretto di Messina è un’opera immediatamente cantierabile. Appena sottoscritto l’atto aggiuntivo per il ripristino del contratto, il progetto può partire. La durata della progettazione esecutiva è prevista in 8 mesi, mentre il tempo necessario per la costruzione del ponte sarà di poco più di 6 anni.

L’importo relativo alla costruzione del ponte, come sola opera di attraversamento, è di circa € 4,5 miliardi, corrispondente a circa il 40% del valore totale del sistema infrastrutturale che include il ponte e tutte le opere accessorie. Il restante 60% è infatti relativo a un complesso di opere di collegamento e potenziamento della rete stradale e ferroviaria sui versanti Sicilia e Calabria, e a un numero considerevole di interventi di riqualifica del territorio e di mitigazione del rischio idrogeologico. 

Il progetto avrebbe un forte impatto economico e occupazionale sul territorio, con un incremento atteso sul Pil nazionale pari a €2,9 miliardi l’anno, pari allo 0,17% , e con il coinvolgimento di circa 300 fornitori, soprattutto piccole e medie imprese del territorio. Si prevedono inoltre oltre 100.000 persone potenzialmente impiegabili nel corso della vita del progetto, incluso l’indotto generato, con personale prevalentemente assunto in regioni come Sicilia e Calabria, con alto tasso di disoccupazione”. 

Se a queste evidenze si aggiunge anche il costo dell’insularità della Sicilia, calcolato da Prometeia in 6,5 miliardi l’anno, non si riesce più a capire quali possono essere i motivi per non andare avanti velocemente nella realizzazione dell’opera se non quelli di lobbies interessate a proteggere i loro investimenti sul porto di Rotterdam o su quelli di Genova e Trieste o ancora interessi più localistici  riguardanti l’area dello stretto, che con l’attraversamento dei traghetti dà lavoro e utili ad alcune società che lì operano. Ma superare tali ostacoli é compito di un Paese serio. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud L’Altravoce dell’Italia]

Ponte sullo Stretto: via libera al decreto approvato lo scorso 16 marzo

Il decreto varato lo scorso 16 marzo dal Consiglio dei Ministri (salvo intese) per far risorgere la Società Stretto di Messina ha avuto il via libera dal Ministero delle Infrastrututre e dei Trasporti. Gli uffici competenti hanno ultimato le verifiche necessarie e dato parere favorevole. Il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri diventa così esecutivo.

Secondo quanto riporta il MIT viene stimato in 10 miliardi  il costo per la realizzazione del Ponte e di tutte le opere ferroviarie e stradali di accesso su entrambe le sponde. Con il completamento dell’alta velocità nelle due regioni e la messa in esercizio del Ponte, si stima un dimezzamento dei tempi di percorrenza da Roma a Palermo, oggi pari a 12 ore, di cui un’ora e mezza per il solo traghettamento dei vagoni. Il Ponte sullo Stretto, secondo il ministero, rappresenta un’opera strategica per il completamento delle reti transeuropee di trasporto e si inserisce nel tracciato del Corridoio multimodale Scandinavo-Mediterraneo.

L’attraversamento stabile sullo Stretto è stato progettato secondo lo schema del ponte sospeso. Il progetto tecnico attualmente disponibile, specifica il Mit, consiste in circa 8.000 elaborati e prevede una lunghezza della campata centrale tra i 3.200 e i 3.300 metri, a fronte di 3.666 metri di lunghezza complessiva comprensiva delle campate laterali, 60,4 metri larghezza dell’impalcato, 399 metri di altezza delle torri, 2 coppie di cavi per il sistema di sospensione, 5.320 metri di lunghezza complessiva dei cavi, 1,26 metri come diametro dei cavi di sospensione, 44.323 fili d’acciaio per ogni cavo di sospensione, 65 metri di altezza di canale navigabile centrale per il transito di grandi navi, con volume dei blocchi d’ancoraggio pari a 533.000 metri-cubi. L’opera è costituita da 6 corsie stradali, 3 per ciascun senso di marcia (2 + 1 emergenza) e 2 binari ferroviari, per una capacità dell’infrastruttura pari a 6.000 veicoli/ora e 200 treni/giorno. Il progetto prevede inoltre l’utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria per dare vita ad un servizio di trasporto pubblico locale tra le due città di Messina e Reggio Calabria. Il ponte è stato progettato con una resistenza al sisma pari a 7,1 magnitudo della scala Richter, con un impalcato aerodinamico di “terza generazione” stabile fino a velocità del vento di 270 km/h.

Torna dunque in vita la Società Stretto di Messina (messa in liquidazione circa dieci anni fa) alla quale faranno capo tutte le iniziative per la realizzazione del Ponte. SI tratterà di una società in-house che prevede un assetto societario che vede la partecipazione (al 51 % dei Ministero dell’Economia e delle Finanze, di Rfi, Anas, e delle Regioni Sicilia e Calabria. Le funzioni di indirizzo, controllo e vigilanza tecnica saranno di competenza del MIT. È prevista, altresì, la la costituzione di un Comitato scientifico di consulenza tecnica, supervisione e indirizzo delle attività tecniche progettuali. Il progetto definitivo del ponte dovrà essere integrato e aggiornato secondo le prescrizioni e le normative vigenti. Rivivono,  fa presente il ministero, i contratti già stipulati, previo l’azzeramento del contenzioso in essere con il consorzio Eurolink (ex Impregilo, oggi Webuil) e Parsons.

SUL PONTE CHIESTO DIBATTITO PUBBLICO
NON BASTANO 50 ANNI DI STUDI E PROGETTI

di ROBERTO DI MARIA – Il Ponte sullo Stretto di Messina suscita da sempre discussioni. Un dibattito pubblico che si trascina da oltre 50 anni, ovvero da quando si aprì quel famoso concorso di idee (1969) che portò alla individuazione delle principali soluzioni tecniche per l’attraversamento stabile, dando il via creazione della società concessionaria della sua costruzione, la Stretto di Messina s.p.a. (1981), e quindi alla scelta tipologica, già orientata decisamente verso il ponte a campata unica nel 1988. A decisione presa, come sappiamo, il dibattito non è mai del tutto cessato ed è proseguito anche a progetto preliminare approvato (2003) ed appaltato (2005) con particolare accentuazione durante le frequenti campane elettorali, politiche, amministrative od europee che fossero.

Se ne è continuato a discutere nel 2011 dopo l’approvazione del progetto definitivo e la “caducazione” voluta dal governo Monti nello stesso anno, nonché negli anni successivi, in piena epoca grillina, fino all’attuale governo Draghi.

Tuttavia, un giorno si e l’altro pure, il Ministro per le infrastrutture e la mobilità sostenibile, Giovannini, ci ricorda occorre urgentemente avviare un dibattito pubblico sull’opera. Non subito, per carità: occorrerà aspettare gli studi sulla soluzione da attuare a seguito della pubblicazione della relazione ministeriale dei 16 esperti, che ci hanno messo 9 mesi a valutare come più conveniente proprio l’ipotesi del ponte, ma con una sorpresa: la riscoperta del ponte a più campate, ipotesi già sonoramente bocciata 30 anni fa (1990). Solo allora si potrà avviare il “dibattito pubblico, così come previsto dalla Legge”.

Lo ha dichiarato in Parlamento, sui giornali, in TV, e, probabilmente, lo farà anche durante le prossime previsioni del tempo. E peccato che sia stato abrogato il segnale orario.

Quindi, mentre ci si augura di non perdere tempo per le indifferibili opere inserite nel PNRR, fra le quali il prolungamento della TAV da Brescia a Padova ed il raddoppio della Savona-Ventimiglia, si delinea un percorso a dir poco accidentato per una delle pochissime opere già appaltate che poteva essere finanziata con i fondi europei del Recovery Fund che, come lo stesso appaltatore (Pietro Salini, CEO di Webuild) ha pubblicamente dichiarato da Barbara Palombelli, poteva benissimo essere completata entro il 2026. Termine che, come tutti i tecnici addentro alla materia sanno, è tutt’altro che perentorio e si può facilmente aggirare: lo è stato fatto mediante le somme aggiuntive già previste nello stesso Piano redatto dal governo, oggi all’esame della UE.

La quale, intanto, ci fa sapere quello che i tecnici di cui sopra (ma anche tanti politici) sanno da tempo: che è pronta a finanziare l’opera, essendo la stessa inserita  all’interno di un corridoio TEN-T, quello scandinavo-mediterraneo.

Curioso questo nostro paese: non solo non si accontenta di 50 anni di discussioni per mandare in esecuzione un’opera essenziale per lo sviluppo del Paese (lo ha ribadito, ultimo di una lunga serie, proprio il Gruppo di Lavoro istituito dalla De Micheli) ma dice “no grazie” all’Europa che vuole finanziarcela.

Chissà perché il ministro continua ad annoiarci con questa richiesta di dibattito pubblico. A differenza di quanto sostenuto, non è assolutamente vero che lo preveda la Legge: il codice dei Contratti, infatti, prescrive il dibattito pubblico solo nella fase dello studio di fattibilità che, come ricordavamo sopra, si è conclusa nei primi anni Duemila. Né è pensabile che debba essere fatta per valutare la scelta tipologica, che è già stata fatta nel 1990.

Conta poco che la stessa sia stata incredibilmente rimessa in discussione dal Gruppo di Lavoro ministeriale, proprio per la pochezza di argomenti che hanno supportato l’ipotesi alternativa del ponte a più campate. Sperando che la stessa, sciaguratamente (per gli italiani, non per chi emetterà parcella…) non dia luogo ad altri lunghi anni di indagini e studi aggiuntivi, per i quali sono previsti, proprio da chi predica parsimonia, ben 50 milioni di euro, a cosa servirebbe un dibattito pubblico? A che titolo la casalinga di Voghera o il pescivendolo di Portopalo si potrebbero esprimere sul numero di campate del Ponte? Con quali strumenti potrebbero valutare il progetto esistente, che prende 10 metri cubi di spazio, oltre alle carte ulteriormente prodotte?

Ma chi ci spaventa non sono i comuni cittadini, ma alcuni dei loro più fantasiosi rappresentanti: i fanatici dell’ambiente da salotto, ad esempio, capaci di mettere in dubbio persino la relazione ministeriale appena pubblicata perché, di fatto, ha ribadito la necessità dell’opera. O i sismologi televisivi, che, non avendo più armi al loro arco, terrorizzano la gente parlando di cimiteri sulle due sponde. O, ancora, quelli che parlano di ponte che unisce due cosche, offendendo non soltanto l’intelligenza di chi ascolta certe scemenze, ma anche la dignità di milioni di siciliani e calabresi.

Se è  costoro che vuole tranquillizzare il Ministro, pensiamo che stia facendo male il suo mestiere. Che non è quello di accontentare tutti: in un Paese con 60 milioni di persone, sarebbe impossibile prendere decisioni senza scontentare qualcuno. Chi governa ha, però, il dovere di farlo, anche a costo di perdere per strada qualche sostenitore, pur di conseguire il superiore interesse della Nazione.

Si chiama senso dello Stato: sappiamo che è fuori moda, ultimamente, ma sappiamo anche che, in tempi cosi difficili, certe antiche abitudini andrebbero riscoperte… Anche se non rientrano tra i parametri del carrierismo politico. (rdm)

Ponte, a breve incontro dei governatori di Calabria e Sicilia con Pietro Salini

A breve è previsto un incontro a Catania tra i governatori di Calabria e Sicilia, rispettivamente Nino Spirlì, attuale presidente pro-tempore della Regione Calabria, e Nello Musumeci presidente della Regione Sicilia, con il ceo di Webuild, l’ing. Pietro Salini, per fare il punto sulla questione Ponte sullo Stretto. In questi ultimi giorni il tema è tornato di stretta attualità, tra le solite parole al vento dei politici nazionali e la convinzione, nel territorio, che l’opera sia davvero strategica per il rilancio di tutta l’area dello Stretto e dell’economia delle due sponde.

Durante l’incontro, l’ing. Salini dovrebbe ufficializzare la posizione di Webuild (la società che ha assorbito Impregilo, general contractor dell’opera), confermando quanto, in maniera informale circola da tempo: la Webuild è pronta ad assumersi tutti i costi per la realizzazione del Ponte, lasciando allo Stato gli oneri accessori delle opere complementari: in soldoni parliamo di 4 miliardi di euro per la società che dovrebbe realizzare l’opera e 2 miliardi di opere accessorie a carico della collettività. Non servono quindi le risorse del Recovery Fund, ma è necessaria una chiara volontà politica dell’esecutivo Draghi: il presidente del Consiglio non si è espresso a proposito del Ponte, al contrario di alcuni suoi ministri che continuano con tecniche dilatorie, anche se il viceministro alle Infrastrutture Alessandro Morelli, in questi due giorni di visita calabrese ha manifestato pieno consenso alla realizzazione dell’opera, almeno da parte della Lega e della coalizione di centro destra. Anche a sinistra crescono le prese di posizioni favorevoli, come quelle del sen. Ernesto Magorno e la senatrice Silvia Vono di Italia Viva, e della deputata dem Enza Bruno Bossio.

A questo incontro sarebbe estremamente importante la partecipazione dei sindaci e degli amministratori locali dei comuni interessati, a partire dalle città metropolitane di Messina e Reggio, fino alle altre realtà territoriali: c’è da aspettarsi che sia Spirlì che Musumeci provvedano a invitare i primi cittadini e gli assessori dell’area dello Stretto, in modo da cogliere osservazioni e suggerimenti per la migliore riuscita del progetto. Progetto che – ricordiamo – è pronto da dieci anni ed è immediatamente esecutivo se solo si sbloccano le posizioni ambigue e soprattutto intransigenti di alcuni esponenti dell’esecutivo e di movimenti no-ponte. Come ha dichiarato da Barbara Palombelli Pietro Salini parlando del Ponte, «sono in ballo 100mila posti di lavoro, di cui almeno trentamila solo quest’anno se si dà l’avvio all’opera».

La competenza dei progettisti italiani avrebbe modo di mostrare al mondo l’altissimo livello di capacità realizzativa con un’opera straordinaria che, senza “distruggere” l’ambiente – come sostengono i movimenti contrari al Ponte – cambierebbe totalmente lo scenario dello Stretto, con l’attraversamento stabile dello Stretto e l’innegabile attrazione turistica che verrebbe ad esercitare nei confronti di turisti di tutto il mondo. (rrm)