Irto (PD): Ritardi e confusione confermati anche dalla Corte dei conti su Zes unica

Il senatore del Partito Democratico, Nicola Irto, ha evidenziato come «sullo stato della Zes Unica, la Corte dei conti ha confermato criticità che a parte avevamo già sollevato».

«In particolare, noi avevamo accusato – ha spiegato Irto – grossi ritardi imputabili alla confusione del governo Meloni, poca trasparenza nei dati, scarsa chiarezza nelle procedure autorizzative e, soprattutto, la mancata approvazione definitiva del Piano strategico della Zes, fatto che rallenta gli investimenti e frena lo sviluppo del Sud».

«Proprio di recente, nell’analisi sullo stato di avanzamento del “Piano strategico Zes unica”, la Corte dei conti – ha sottolineato il senatore dem – ha raccomandato alla Struttura di missione di approvare al più presto e in via definitiva questo documento indispensabile. Ancora, la Corte ha evidenziato la necessità di prevedere e attuare i controlli sull’andamento del Piano, dopo aver definito gli appositi indicatori. Non solo, la Corte dei conti ha scritto che va migliorata la pubblicità e la completezza dei dati ufficiali e ha chiesto di distinguere con chiarezza le funzioni degli organismi coinvolti nella gestione del Piano sulla Zes, al fine di evitare sovrapposizioni e dunque nuove lungaggini. La Corte ha inoltre rimarcato l’esigenza di raccordare gli interventi in fase di autorizzazione unica con il Piano strategico non ancora adottato».

«È dunque evidente – ha concluso – lo stallo creato dal governo, che si è reso sordo e cieco sin dalla nascita della Zes unica». (rp)

L’OPINIONE / Flavio Stasi: La Zes Unica è fallita

di FLAVIO STASI – Dell’onorevole Alfredo  Antoniozzi ho sempre apprezzato, seppur quasi mai da posizioni condivise, l’attenzione e soprattutto l’onestà, così è toccato a lui dire ciò che tanti pensano: il problema non è il Comune, ma sono i soldi.

È un tema che non mi appassiona, ma se davvero fosse come afferma il vicecapogruppo alla Camera di Fdi, sarei profondamente turbato.

Significherebbe che tutti, ma proprio tutti, sono consapevoli del fatto che la procedura sia viziata, anzi del tutto mancante, ma che tale procedura non si possa fare a norma di legge perché… si perderebbero i soldi della Zes 2023, “accontentandosi” della Zes 2024 (qualche decina di milioni in meno) e provando, senza pudore, a scaricare le responsabilità sul Comune. Non posso credere si arrivi a tanto, anche perché amministrando si può sbagliare, ma non si può sbagliare apposta.

Certo è che fino ad oggi nessuno aveva mai azzardato una ragione per la quale, a questo punto dal primo gennaio 2024, non è stata convocata una banalissima conferenza dei servizi in un normale procedimento per l’autorizzazione Zes.

Per questo ho sempre definito questo aspetto un vero e proprio “mistero”. Quanto sostenuto dal numero due del maggiore partito di Governo alla Camera dei deputati rappresenta, ad essere onesto, l’unica spiegazione plausibile.

Da sindaco ed amante della mia terra, sono troppo idealista per credere una cosa del genere, ma se così fosse – al contrario di ciò che hanno raccontato tante “statue su poltrona” in queste settimane – questa vicenda rappresenterebbe uno spot eccezionale per la Calabria e, nel nostro piccolo, per la nostra città, capovolgendo la narrazione di una terra “torbida” e raccontando una terra dove ci sono istituzioni imperturbabili, attente, coraggiose, competenti, ligie al dovere. Una Calabria straordinaria.

Di certo resta un dato acclarato: in questa vicenda l’unico Ente che ha posto in maniera trasparente dei problemi (trasparenti) con le relative soluzioni, dimostrando di avere a cuore gli investimenti ed il futuro del Porto e della Calabria, è stato il Comune di Corigliano-Rossano.

Inoltre, il fatto politico, emerso chiaramente, è che la Zes Unica – che ha sostituito la Zes Calabria, fortemente voluta dal Governo Meloni col beneplacito di tutti i “Signor Si” calabresi a partire dalla Giunta Regionale – è già fallita prima di nascere. Lo certificano loro stessi e si tratta dell’ennesimo scippo al sud, alla Calabria ed al nostro territorio. Con questo colpo di genio, ai 15 milioni Pnrr bruciati dalla nuova governance Enel si aggiungono i milioni bruciati dalla Zes. I posti di lavoro non si contano.

A questo punto, oltre all’appello a convocare la doverosa conferenza dei servizi per provare a recuperare l’investimento (almeno quello privato), credo sia necessario che il Governo nazionale lavori immediatamente alla riforma della Zes garantendo la copertura finanziaria necessaria almeno per i contributi della “vecchia” Zes Calabria. Restituiscano il malloppo.

Alla giunta regionale, che fin da subito si è dimostrata ferocemente favorevole a questo “investimento”, lancio una sfida: se il problema sono i soldi Zes, finanzi lei, ferocemente, gli interventi nel nostro Porto, da Nuovo Pignone alla Banchina Crocieristica. Faccia come se fossero 20 anni di Vinitaly.

Si dimostri chi ama la nostra terra, chi ne vuole lo sviluppo e chi ci tiene a creare posti di lavoro, senza patetici tentativi di scarica barile che, prima o poi, inesorabilmente, vengono a galla. (fs)

[Flavio Stasi è sindaco di Corigliano Rossano]

LA ZES, LO STRUMENTO PER RILANCIARE
IL SUD CHE STA DIVENTANDO INEFFICACE

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – «Tra il 2003 e il 2017 le Regioni meridionali, dove risiede il 4 per cento della popolazione europea, hanno attratto solo l’1 per cento dell’afflusso di investimenti diretti in Europa. In termini pro capite, gli investimenti diretti alle Regioni meridionali sono stati poco più di un terzo di quelli giunti alle aree arretrate della Spagna e un quarto di quelli affluiti alla Germania orientale». Così nella relazione di Panetta nell’incontro di Catania dell’altro ieri.

In Italia non si è mai posta troppa attenzione in realtà all’attrazione di investimenti all’esterno dell’area, che sono stati ritenuti, soprattutto dalla sinistra, forme di colonizzazione. E invece in tutta Europa si compete perché gli investimenti cosiddetti “greenfield”, cioè quelli che  portano a costruzioni di stabilimenti, con relativa assunzione di dipendenti, magari con la creazione di centri di ricerca, sono molto ambiti, come si è visto peraltro con la vicenda Intel e la localizzazione degli stabilimenti relativi di tale multinazionale a Dresda. 

Cosa diversa sono gli investimenti finanziari che portano al passaggio di proprietà da una realtà nazionale a una realtà multinazionale e certamente impoveriscono i paesi che ne sono vittima.  Come si è visto nella relazione di Panetta, che peraltro riporta dati risalenti a un lavoro del 2020 della Commissione Europea, ma la situazione non è molto cambiata da allora, di Comotti, R. Crescenzi e S. lammarino, intitolato Foreign direct investment, global value chains and regional economic development in Europe, il ruolo del Mezzogiorno nell’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area è assolutamente risibile. 

Le motivazioni sono piuttosto ampie ma certamente la presenza di criminalità organizzata in tutte le aree meridionali, dalla mafia alla camorra, dalla ‘ndrangheta alla sacra corona unita, spesso scoraggia gli investitori che hanno a disposizione aree più sicure in tutta Europa, a cominciare da quelle tedesche per finire a quelle spagnole. Risulta spesso più conveniente localizzarsi in Polonia o in Ungheria piuttosto che in Campania o in Sicilia. 

L’altro elemento che gioca a sfavore del Mezzogiorno è la sua dotazione infrastrutturale, assolutamente carente come é stato riconosciuto, peraltro, unanimemente da tutta la politica nazionale, tanto che il Ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, sta lavorando alacremente per superare un gap che risale all’Unità D’Italia. 

 Ma vi sono altri due elementi che incidono pesantemente nell’escludere il Mezzogiorno dalle aree prescelte dagli investitori internazionali: il costo del lavoro e la tassazione degli utili di impresa eventuali. Mentre la ciliegina sulla torta, che fa ritenere velleitari coloro che decidono di investire al Sud, è la mole di autorizzazioni, di permessi, di passaggi infiniti che fanno sì che alla fine in molti rinuncino. 

 Con le Zes si volevano risolvere tali problemi e poiché era impensabile farlo in tutto il territorio meridionale si era pensato di limitare i provvedimenti ad alcune aree che, per esempio, potevano diventare “criminal free”, con controlli anche elettronici, certamente costosi, e un utilizzo più rilevante delle forze dell’ordine. 

Anche per quanto atteneva al problema dell’infrastrutturazione, avere delle aree limitate vicino ai porti significava poterle collegare facilmente, magari costruendo quell’ultimo miglio che in genere manca sempre, limitando l’impegno e accelerando i tempi, per esempio lavorando notte e giorno, cosa impossibile da fare, per un’area che rappresenta il 40% del territorio nazionale. 

   Per completare anche il costo del lavoro poteva essere ridotto con l’annullamento del cuneo fiscale, cosa che si sta  portando avanti con costi incredibili, ma se tale provvedimento invece che riguardare una realtà ampia si poteva limitare ai nuovi insediamenti e alle zone prescelte. 

Infine la tassazione diminuirla per tutto il sistema imprenditoriale meridionale costituisce un costo che nel tempo è difficile da sopportare. Limitarla per i primi 10 anni di insediamento e per le aree prescelte poteva essere una soluzione auspicabile. 

Infine” last but not least”, immaginatevi una semplificazione amministrativa che riguardi tutte le pratiche che si presentano provenienti da tutto il territorio meridionale, magari accentrate in un unico ministero, come è previsto con la Zes unica. Per quanto Giosy Romano ha dimostrato di essere una eccellenza l’insuccesso non è prevedibile ma sicuro. 

In realtà purtroppo Raffaele Fitto non ha ben compreso il significato profondo delle Zes, che in ogni parte del mondo, vedi caso, riguardano aree limitate. Ha voluto rifare una nuova Cassa Del Mezzogiorno, senza peraltro averne le risorse, inventandosi una Zes unica, che ha tradito gli obiettivi veri dello strumento, perché in realtà invece che attrarre investimenti all’esterno dell’area ha permesso di scegliere centralmente, come forse è giusto, gli investimenti semi pubblici da incoraggiare. 

Ma  le risorse per quanto importanti a disposizione del Governo sono sempre estremamente limitate e le Zes volevano essere la soluzione per condurre lo sviluppo del Sud attraverso capitali privati internazionali. 

Quello che ha fatto in modo determinato la Germania occidentale nei confronti della ex Ddr. Tanto che, come afferma Panetta, sono un quarto  gli importi che riguardano il  Mezzogiorno, pur avendo la ex Ddr un territorio più limitato ed una popolazione che non arriva a 17 milioni contro i 20 del Meridione. 

E allora sarebbe opportuno che il nuovo ministro, se si eviterà lo spezzatino di cui si parla, distribuendo le deleghe del ministero del Mezzogiorno a tutti gli altri ministeri, faccia  un esercizio di umiltà, cercando di capire, magari visitando le Zes  europee o quelle cinesi, il significato profondo dello strumento, per poter poi fare un passo indietro rispetto ad una decisione assolutamente superficiale, demagogica e  populista, che ha fatto tutti Caballeros. Si è accontentata la struttura produttiva esistente, che vota, e che infatti è felice del cambiamento, alla quale si continuano a dare mancette senza, invece, perseguire il vero obiettivo che é  l’aumento della capacità produttiva complessiva e non l’assistenza di quella esistente, magari consentendo ad attività ormai decotte di continuare a rimanere sul mercato. 

E scaricando sul bilancio dello Stato costi impropri, come il cuneo fiscale generalizzato, inopinatamente introdotto dal Ministro Provenzano,  che serve solo ad aumentare il consenso. Come si vede quando si fanno interventi che tendono a far crescere il consenso a breve, senza puntare agli obiettivi veri, destra e sinistra si ritrovano. 

Che i passi indietro sono sempre complicati è risaputo ma  anche  una soluzione potrebbe essere quella che si individuino le aree come era stato stato fatto anche senza plateali ritorni al passato estremamente complicati politicamente. Ma ritorniamo a far funzionare lo strumento che oggi é diventato inefficace, al di là dei proclami. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

L’europarlamentare Nesci: Con Zes unica il Sud si trasforma in volano di crescita

L’europarlamentare Denis Nesci ha evidenziato come «attraverso la Zes unica, il Sud si trasforma in un volano di speranza e crescita per migliaia di persone che vogliono rimanere nella propria terra».

«Tutto questo grazie all’ incessante lavoro e lungimiranza del Presidente Giorgia Meloni che insieme al Ministro Raffaele Fitto e al coordinatore della Zes unica, Giosy Romano, hanno dato vita ad un nuovo corso dell’intero Mezzogiorno», ha aggiunto Nesci, sottolineando come il Sud Italia sta intraprendendo un nuovo corso, focalizzato sulla competitività delle imprese, sull’attrattività degli investimenti e sulla valorizzazione delle risorse umane. Questi elementi sono fondamentali per garantire la creazione di posti di lavoro di qualità e per favorire la crescita economica dell’intero Meridione».

La Struttura di Missione istituita dal Governo, infatti, ha sottoscritto alcuni provvedimenti di autorizzazione unica, riguardanti rispettivamente l’estensione dello stabilimento farmaceutico Novartis a Torre Annunziata (NA) la realizzazione di un resort nella provincia di Taranto, nonché l’ampliamento dello stabilimento di imbottigliamento dell’acqua Fontenoce a Parenti, in provincia di Cosenza, la nuova linea produttiva di film innovativi ultra-stabili ad Atessa in Abruzzo e il deposito di logistica a temperatura controllata per lo stoccaggio dei prodotti del comparto lattiero a Campochiaro in Molise.

«Gradualmente – ha concluso il coordinatore Ecr per la commissione Regi del Parlamento europeo – il Governo presieduto da Giorgia Meloni sta restituendo dignità e speranza a un Sud che non ha mai smesso di lottare». (rrm)

L’OPINIONE / Aldo Ferrara: Incremento risorse per Zes riconoscimento della proattività delle imprese

di ALDO FERRARAIl raddoppio delle risorse per il credito d’imposta Zes rappresenta il riconoscimento della proattività delle imprese che hanno manifestato la volontà di investire nel Mezzogiorno. Accogliamo quindi con soddisfazione la decisione nata su proposta del ministro per il Sud, Raffaele Fitto, con cui il Governo ha evidentemente ravvisato gli estremi della ragionevolezza e della fondatezza nella precisa richiesta del mondo confindustriale veicolata innanzitutto dal vicepresidente con delega alle Politiche strategiche per lo sviluppo del Mezzogiorno, Natale Mazzuca.

La notizia, senza dubbio positiva, rimette in carreggiata l’intero impianto della Zes Unica, già reso più efficace dall’approvazione del Piano strategico che definisce i settori da promuovere e quelli da rafforzare, gli investimenti e gli interventi prioritari per lo sviluppo del Paese attraverso la Zes. E c’è una terza notizia da accogliere con favore ed è quella relativa alla nomina, da parte dello stesso ministro Fitto, di Giosy Romano al coordinamento dell’Unità di missione della Zes Unica per il Mezzogiorno: Romano, che alla guida della Zes calabrese ha dimostrato in pochissimi mesi grandi capacità tecniche e predisposizione al confronto diretto con imprese e sindacati, è l’uomo giusto per affrontare la complessa ma sicuramente affascinante sfida posta dalla Zes Unica. Al neo-commissario Romano giungano quindi gli auguri di buon lavoro da parte di Unindustria Calabria. (af)

[Aldo Ferrara è presidente di Unindustria Calabria]

L’OPINIONE / Raffaele Fitto: Con stanziamento di 1,6 mld a Zes Unica Governo dimostra impegno per sviluppo del Sud

di RAFFAELE FITTO – Il Consiglio dei ministri ha approvato l’incremento da 1,6 miliardi di euro a oltre 3,2 miliardi l’entità delle risorse disponibili per il riconoscimento del credito d’imposta per gli investimenti realizzati nella Zes unica del Mezzogiorno dal 1° gennaio 2024 fino al 15 novembre 2024.

Si tratta di uno stanziamento di cinque volte superiore a quello previsto negli anni dal 2016 al 2020 (pari a 617 milioni di euro annui) per il riconoscimento del credito di imposta Sud (misura agevolativa istituita con la legge di bilancio 2016 e sostituita, a partire dal 1° gennaio 2024, dal credito di imposta per gli investimenti nella Zes Unica) e di tre volte superiore a quello previsto negli anni 2021 e 2022 (pari a 1.053,9 milioni di euro) e nell’anno 2023 (pari a 1.467 milioni di euro, di cui solo 1,3 miliardi di euro effettivamente utilizzati).

Oltre ai 3,2 miliardi di euro immediatamente disponibili, il provvedimento prevede che possano essere utilizzate le risorse dei programmi nazionali e regionali, finanziati con le risorse della politica di coesione europea 2021 – 2027, relativi alla competitività delle Pmi. Si tratta di programmi che hanno una dotazione finanziaria complessiva di circa 4,2 miliardi di euro e che, al netto degli impegni già assunti e dei vincoli specifici di destinazione già previsti, possono essere utilmente impiegati, nel rispetto delle relative condizionalità, anche per sostenere gli investimenti agevolati con il credito di imposta.

Ai fini della fruizione del credito di imposta per gli investimenti nella Zes Unica, si richiede agli operatori economici di inviare all’Agenzia delle entrate entro il termine ultimo del 2 dicembre 2024 una dichiarazione integrativa attestante l’avvenuta realizzazione entro la data del 15 novembre 2024 degli investimenti indicati nella dichiarazione preventiva trasmessa alla medesima Agenzia nel periodo compreso tra il 12 giugno e il 12 luglio 2024.

Con apposito provvedimento, adottato dal direttore dell’Agenzia delle entrate entro la data del 12 dicembre 2024, verrà determinata l’entità del credito di imposta effettivamente utilizzabile dagli operatori economici. L’entità del credito di imposta verrà calcolata sulla base degli investimenti concretamente realizzati ed indicati nelle comunicazioni integrative e non già, come avvenuto con il provvedimento adottato lo scorso 22 luglio e da ritenersi definitivamente superato con il provvedimento legislativo oggi approvato dal Consiglio dei ministri, sulla base di mere intenzioni di investimenti.

A tale ultimo riguardo, è opportuno evidenziare che la verifica delle oltre 16.000 dichiarazioni preventive inviate dall’Agenzia delle entrate ha fatto emergere che, a fronte degli oltre 9,4 miliardi di euro di crediti di imposta esposti, meno del 2% di detti crediti (pari a circa 167 milioni di euro) si riferisce ad investimenti già realizzati alla data di invio delle citate dichiarazioni preventive.

A tale ultimo riguardo, è opportuno evidenziare che la verifica delle oltre 16.000 dichiarazioni preventive inviate dall’Agenzia delle entrate ha fatto emergere che, a fronte degli oltre 9,4 miliardi di euro di crediti di imposta esposti, meno del 2% di detti crediti (pari a circa 167 milioni di euro) si riferisce ad investimenti già realizzati alla data di invio delle citate dichiarazioni preventive. (rf)

[Raffaele Fitto è ministro per le Politiche Europee, Pnrr, Coesione e Sud]

Greco (Unimpresa): Credito d’imposta Zes risibile

Il presidente di Unimpresa Sanità, Giancarlo Greco, ha evidenziato come «dopo l’autonomia differenziata qualcosa di peggio e più concreto è stato servito in tavola per le imprese del Sud. Un credito dimposta risibile comunicato dall’Agenzia delle entrate a fronte di accordi e promesse sulla Zes di tutt’altra natura».

«A questo punto il premier Meloni e l’intero governo devono essere definitivamente chiari. È questo un esecutivo contro il Sud? Lo si vuole sopprimere del tutto?», ha chiesto Greco, sottolineando come «a fronte di mirabolanti promesse e accordi scritti sulla sabbia a proposito della Zes l’Agenzia delle entrate svela il bluff. Non dal 40 al 60% di credito dimposta per le imprese del Sud sugli investimenti ma se va bene non più del 17% con punte dell’8% per le grandi imprese della Calabria. Una vera e propria beffa. E tutto questo perché mancano i soldi, soldi veri non slogan o Tik Tok».

«Ora siamo all’incrocio definitivo caro presidente del Consiglio – ha ammonito Greco –. Se questo governo, come dice, è a fianco del Sud deve immediatamente mettere i soldi a copertura della Zes così come promesso e millantato. Dopo l’imboscata dell’autonomia differenziata il credito dimposta farlocco per il Sud è il chiaro segnale di una ostilità nei confronti del Mezzogiorno. Se così non è, come ci auguriamo, si diano subito segnali concreti». (rcz)

L’OPINIONE/ Giovanni Cugliari: Credito d’imposta beffa che esclude dagli investimenti Pmi e Sud

di GIOVANNI CUGLIARI – Con una decurtazione quasi totale del credito d’imposta per le imprese operanti nella Zona Economica Speciale del  Mezzogiorno, si può affermare che di fatto questo strumento non esiste più.

Con il passaggio dal credito d’imposta per il Mezzogiorno a quello Zes, nel caso della Calabria la percentuale attuale di contributo è stata compressa fino ad arrivare all’8 per cento. Briciole che non posso permettere alle Pmi di acquisire la strumentazione necessaria ad effettuare investimenti, andando di fatto a bloccare lo sviluppo di un intero pezzo d’economia, un freno alla Calabria e all’occupazione.

Le richieste di contributo sono pari a 9 miliardi e 500 milioni di euro, ma le risorse a disposizione coprono a malapena un miliardo e 670 milioni di euro. Avevamo lanciato l’allarme già qualche mese fa, ora le nostre preoccupazioni diventano realtà. Un tasso così basso di credito d’imposta unito ad una soglia così alta di investimento minimo (200mila euro) non può che creare un corto circuito andando a mettere fuori gioco e fuori mercato le piccole e medie imprese costrette a rinunciare a vantaggio di quelle più grandi che possono permettersi investimenti di tale portata e per le quali anche un credito d’imposta così basso agevola le loro casse.

Chi, invece, ha bisogno di accedervi per potere attivare quegli investimenti che gli potranno permettere di crescere e di adeguarsi ai cambiamenti del mercato, viene tagliato fuori.Più che un’agevolazione ci sembra  una beffa nonché una forma di accanimento verso i piccoli imprenditori e il Mezzogiorno stesso che così  non viene aiutato, ma, al contrario, affossato.

Con questa operazione il credito d’imposta è stato cancellato. Chiediamo allora ai parlamentari calabresi che cosa abbiano intenzione di fare e quale alternativa propongano. A nostro modo di vedere la precedente soluzione (con zone economiche speciali perimetrate e credito d’imposta del Mezzogiorno) appare oggi assai più utile dell’ultima formula rinvenuta. Non solo per la dotazione incommensurabilmente più alta (complessivamente oltre 30 miliardi), ma anche per la odierna totale assenza di una coerente visione strategica sullo  sviluppo dei vari territori che, insieme, all’Autonomia Differenziata ci sembra vada in un’unica direzione: eliminare il  Sud. (gc)

[Giovanni Cugliari è presidente di Cna Calabria]

LA ZES UNICA E LA GRANDE BEFFA AL SUD
SÌ AL CREDITO D’IMPOSTA, MA SOLO AL 17%

di PIETRO MASSIMO BUSETTA  – Tutto come previsto. I vantaggi estesi a tutto il Mezzogiorno con la Zes Unica man mano devono essere limitati. Come era prevedibile  per due ordini di motivi: uno perché l’Europa tende ad evitare di concedere la possibilità di vantaggi estesi a territori troppo ampi di una singola Nazione e secondo perché lo stesso Stato nazionale, quando prevede dei vantaggi per territori troppo estesi, li limita per evitare che diventino insostenibili per il bilancio nazionale. 

Per la prima motivazione  la permanenza dei vantaggi ha un periodo sempre estremamente contenuto. La ragione  è evidente, e riguarda la volontà di eliminare gli aiuti di Stato, per cui  si vuole trovare il momento opportuno per contenere le condizioni favorevoli, la cui cancellazione trova ovviamente, nel territorio e nelle forze politiche che lo rappresentano, molte resistenze. 

 Nel caso per esempio del cuneo fiscale, introdotto dal Secondo Governo Conte, Ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, provvedimento generalizzato per tutta l’area, la promessa di doverlo estendere indefinitamente nel tempo, fatta dal Governo di Giorgia Meloni, manifesterà presto la sua mancanza di concretezza, sia perché l’Europa non lo consentirà, ma anche perché si dimostrerà un vantaggio troppo oneroso. 

La motivazione sottostante al provvedimento era di rendere le aree del Mezzogiorno competitive nel costo del lavoro rispetto a quelle, per esempio,  polacche, rumene o ungheresi, che possono offrirne uno più basso. Cioè parliamo dei vantaggi che alcune altre Zes, esistenti in Europa, danno a coloro che vogliono investire nelle loro aree.

In realtà si tratta di condizioni aggiuntive rispetto a quelle indispensabili perché un qualunque investitore consideri possibile insediarsi in una zona. Ma dare la ciliegina quando non c’è la torta è velleitario. Infatti con la Zes Unica si vorrebbe attrarre investimenti dall’esterno, che non arriveranno mai, non offrendo le condizioni di base. 

Che sono prevalentemente due, la prima che le aree siano ben collegate, via mare, aria, terra. Inserire nella Zes unica, la Provincia di Agrigento, assolutamente irraggiungibile, è un modo per prenderci in giro, o forse per consentire dei vantaggi per la localizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle, facendolo entrare tra gli investimenti attratti, per far dimenticare invece che si vuole  attingere ai fondi per il Mezzogiorno, senza lasciare sul territorio nulla, per un’interesse che riguarda il Paese, in particolare la cosiddetta locomotiva,  che ha bisogno di gas, dopo la chiusura dei rubinetti russi.   

Niente di nuovo rispetto a quello che  é avvenuto  con la prima industrializzazione, quella del petrolchimico, che ora sta lasciando territori inquinati, porti inagibili come quello  di Augusta. Industrializzazione promossa sempre con le risorse destinate al Mezzogiorno per il manifatturiero  pulito. 

E adesso, per bonificare le realtà di riferimento, come è accaduto a Bagnoli, con grande disappunto e tanta giusta contestazione del Governatore De Luca i fondi saranno sempre prelevati da quelli destinati al Mezzogiorno,

La seconda condizione è che vi sia un controllo adeguato della criminalità organizzata, che è probabilmente possibile se le aree considerate sono limitate come territorio, per cui si può pensare a forme di vigilanza  particolare, anche elettroniche, come l’utilizzo intensivo di telecamere, confini controllati che non permettano l’ingresso e la permeabilità alle organizzazioni criminali  e di poter pubblicizzare le aree come territorio criminal free.

Azione impraticabile se riguarda tutto il Mezzogiorno, dove l’azione delle Forze dell’Ordine è meritevole, ma ovviamente lascia spazi di agibilità a coloro che delinquono e che non possono essere controllati  in tutta l’area, considerato che parliamo del 40% del territorio del Paese. 

Dopo di che, senza aver offerto le condizioni di base, forniamo quelle di vantaggio che riguardano il costo del lavoro e la tassazione degli utili di impresa.  Distribuendo tali vantaggi su una platea di fruitori numerosa, avendo a disposizione risorse limitate, per cui alla fine si diminuisce il vantaggio per singola impresa.

Tutto come previsto,  adesso il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, con un provvedimento  dal titolo  “Determinazione della percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile per gli investimenti nella Zona economica speciale per il Mezzogiorno – Zes unica, di cui all’articolo 16 del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162 degli utili di impresa”, comunica che esso  sarà pari al 17,6668 %. 

Il ragionamento è semplice poiché l’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti, in base alle comunicazioni validamente presentate dal 12 giugno 2024 al 12 luglio 2024, è risultato pari a 9.452.741.120 euro, a fronte di 1.670 milioni di euro di risorse disponibili, che costituiscono il limite di spesa, si dà poco a tutti. 

E lo si dice chiaramente “Pertanto con il presente provvedimento si rende noto che la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile da ciascun beneficiario è pari al 17,6668 per cento (1.670.000.000 / 9.452.741.120) dell’importo del credito richiesto”.

 Tale è l’importo riconosciuto come contributo sotto forma di credito d’imposta per le imprese che effettuano investimenti dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024, relativi all’acquisizione di beni strumentali, destinati a strutture produttive ubicate nella Zes unica. In realtà il Ministro Fitto aveva richiesto al Direttore dell’Agenzia delle Entrate, con nota del 17 luglio scorso, alcune informazioni indispensabili per l’implementazione della misura. Vedremo come andrà a finire 

Ma non ci dobbiamo stupire che poi i veri insediamenti industriali si vadano a localizzare a Novara o alle porte di Milano e provochino una guerra tra ricchi, nella quale Zaia si distingue, chiedendo al Governo e al Ministro Urso di avere tutti gli atti per cui un’azienda sceglie Novara invece che Vigasio in provincia di Verona. 

Ma tutto questo quando si decise di fare l’annuncio, urbi e torbi, della grande Zes unica di tutto il Sud  non era prevedibile? Ma i collaboratori del Ministro Fitto sono così poco avvertiti? O  visto che le otto Zes stavano cominciando a funzionare si è voluto castrare un strumento utile?  Diceva Giulio Andreotti che a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Irto (PD): In Calabria con Zes Unica credito d’imposta misero

Il senatore del Pd, Nicola Irto, ha denunciato come «con un credito d’imposta tra il 7 e il 10 per cento sull’investimento agevolabile in Calabria, la Zes unica si rivela un fallimento gigante, una brutta operazione di potere del governo Meloni, ancora una volta a danno del Sud».

«Che cosa farà il presidente Roberto Occhiuto – ha chiesto il parlamentare – che sapeva ma si è prestato al solito gioco del silenzio? Avevamo sconfessato il governo già da tempo, anche con un’interrogazione dello scorso 12 marzo, in cui chiedevamo conto del credito d’imposta nella Zes unica. Ora che l’Agenzia delle Entrate ne ha fissato la percentuale, più di qualcuno dovrebbe nascondersi per la vergogna, per aver gettato fumo negli occhi ai potenziali investitori e ai cittadini del Sud, che avevano riposto fiducia nell’accorpamento delle Zone economiche speciali a causa delle prospettive e delle promesse sbandierate dal governo».

«Questi fatti rendono vane anche le parole pronunciate dal ministro Antonio Tajani, in occasione del recente G7 del Commercio, sul ruolo strategico del porto di Gioia Tauro. Bisognava salvaguardare le Zes esistenti, rinunciare alla tentazione dell’accentramento tipica delle destre e  costruire con gli attori locali, a partire dai sindaci, lo sviluppo dei territori ricadenti nelle Zone economiche speciali già esistenti». (rp)