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L'Associazione Città Visibili in visita a Roseto Cap Spulico

L’Associazione Città Visibili in visita a Roseto Capo Spulico

L’Associazione Città Visibili di Lamezia, guidata dalla presidente Anna Misuraca, ha fatto visita a Roseto Capo Spulico.

Il gruppo è stato accolto da Giovanni Pirillo, giornalista e vicepresidente della Virtual Community Roseto Capo Spulico APS, fondata da un gruppo di giovani professionisti rosetani che promuovono il loro territorio attraverso l’utilizzo della tecnologia e dei Social Networks, offrendo le loro competenze professionali.

«Davanti a noi – racconta la presidente – il Castrum Petrae Roseti si staglia su un mare verde turchese che guarda verso il Faro di San Vito a Taranto, facilmente riconoscibile nelle giornate più limpide. Lo osserviamo ammirati, ma la prima tappa ci porta verso le meraviglie degli abissi: il Museo delle Conchiglie, inaugurato nel 2013. Un piccolo gioiello stracolmo di circa 20mila conchiglie provenienti da tutto il mondo (e non sono esposte tutte, per mancanza di spazio): i nostri sguardi sono rapiti da forme e colori sorprendenti, mentre la voce del dottor Antonio Farina, medico biologo e grande appassionato di conchiglie, ci svela curiosità e dettagli sulle meraviglie esposte».

«Siamo attratti da strane forme e colori e scopriamo, grazie alla nostra guida – continua – che alcune conchiglie simili a lische di pesce fungono da pettine alle donne somale; altri splendidi gasteropodi nascondono un micidiale veleno letale per l’uomo, alcuni vengono usati per i cammei e altri, da cui si ricava un corno, sono state nominate da Quasimodo nella sua poesia “Che vuoi pastore d’aria?”; la Pinna nobilis, sempre più rara, secerne una sostanza da cui si ricava il bisso, pregiatissimo filato che si produce ancora nella zona di Sant’Antioco in Sardegna grazie alla signora Chiara Vigo… Tante e affascinanti sono le notizie di cui veniamo a conoscenza e, conclusa la visita, ci dirigiamo verso la star principale del luogo: il castello, fortezza ma anche luogo importante e strategico per forma e posizione (sul castello passa il parallelo 39°N). Sorto nel secolo XI ad opera dei Normanni nel punto di un antico luogo di culto pagano precedente, fu probabilmente anche un monastero basiliano e venne ricostruito per volontà dell’imperatore Federico II di Svevia».

«La struttura – spiega – contiene svariati simboli riconducibili ai Templari, come gli stemmi della Rosa e dei Gigli, e ritrovamenti come l’Onfale, che porta incisi i segni della Passione di Cristo e il Sigillo di Salomone. La pianta trapezoidale del Castello, inoltre, combacia con la pianta del Tempio di Gerusalemme e i punti cardinali che ruotano attorno al maniero sono chiari riferimenti alla Città Santa. La fortezza assolveva in origine a una funzione difensiva e di avamposto militare di importanza strategica per il territorio governato dai Normanni e presumibilmente un tempo era corredata da una serie di torri semaforiche e di vari sistemi di difesa. Tra i misteri tramandati si vocifera che il castello abbia custodito la Sacra Sindone o, comunque, una reliquia del Golgota di grande rilievo».

«Si è fatta ora di pranzo – prosegue nel racconto la presidente – e ci rifocilliamo alla “Taverna del Macellaio” di Amendolara per avviarci, successivamente, al ciliegeto poco distante, di proprietà del ristoratore. Dopo la passeggiata bucolica e l’assaggio dei frutti, la Virtual Community Roseto Capo Spulico APS ci attende per guidarci nel borgo superiore. Partiamo dalla piazzetta su cui affaccia il Palazzo Barone o Mazzario, attraversiamo vicoletti stretti e suggestivi, scoviamo versi poetici dipinti sui gradini di una scala (versi che periodicamente vengono sostituiti) e visitiamo l’interessante chiesetta dell’Immacolata Concezione che contiene notevoli affreschi. Risale all’epoca medievale, probabilmente eretta a cavallo tra il 1400 e 1500, e sulla facciata presenta un sarcofago che sarebbe appartenuto a un vescovo vissuto proprio nel borgo; sulla destra si nota un’epigrafe sorretta da due angioletti che presumibilmente conteneva i resti di un bambino».

«All’interno  – conclude – si trova una pregevole statua lignea dell’Immacolata Concezione e una serie di inusuali affreschi sulle pareti, raffiguranti demoni e santi, crocifissioni o torture di eretici.  Proseguiamo il giro e giungiamo al primo Castrum Roseti (risalente al 1080), oggi sede del municipio; da qui partiva una cinta muraria con varie torri di controllo e qui si trova la Porta della Terra, così chiamata perché da lì si usciva dal paese per dirigersi verso le campagne. Da vari punti si intravede il blu del mare e molti sono gli scorci panoramici sul verde della vallata sottostante. Giunti al termine di questa giornata all’insegna di misteri e meraviglie, l’ultima suggestiva immagine è la sagoma del castello sullo sfondo rosato del tramonto». (rcs)