di ANTONIETTA MARIA STRATI – «Difficile immaginare un cambio di passo per i nostri concittadini e per il diritto alla salute quando i paradossi e le lacune che attraversano la sanità sono così profondi». Si può riassumere così il pessimismo espresso dalla Segreteria confederale di Cgil Calabria, all’annuncio del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in merito alla fine del commissariamento della sanità calabrese.
Una notizia, per il sindacato, che «non può suscitare particolare clamore o sollievo in chi conosce quanto le acque in cui naviga la sanità calabrese siano torbide e agitate», soprattutto se permangono i dubbi sui Lea – Livelli essenziali di assistenza e sui debiti contratti.
«Sono stati sanati i debiti e raggiunti i gli standard minimi dei Lea?», ha chiesto la Cgil, ricordando come «la rete ospedaliera attuale è carente e depotenziata, gli ospedali di nuova costruzione chimere di cui non è dato sapere se vedremo mai il completamento».
«Mancano all’appello – ha ricordato il sindacato – centinaia di medici di medicina generale, le guardie mediche scoperte sono innumerevoli, i bandi per le assunzioni stanno andando pressoché deserti, molte ambulanze sono demedicalizzate. Non si ha alcuna certezza del completamento delle Case della Salute finanziate con fondi del Pnrr e che dovrebbero essere operative entro il 31.12.2026».
«La prevenzione è diventata un privilegio e l’emigrazione sanitaria per molti è una scelta obbligata, come lo è rivolgersi alle strutture private all’interno di un sistema che sta andando nella direzione di una vera e propria privatizzazione del sistema sanitario. Il diritto alla salute? In Calabria non è esigibile», ha tuonato il sindacato.
Ma non solo sanità. Sul piatto “Calabria” tantissimi i nodi a cui bisogna trovare una risposta.
Tra questi l’alta velocità, su cui il sindacato punta il dito: «Il futuro della nostra terra e la sua crescita in termini di investimenti e Pil, passa anche dall’A/V ma manca 1 miliardo di euro per il completamento del tratto fino a Praia a Mare, e per il resto del tracciato calabrese? Solo progetti di massima e studi di fattibilità e nessun finanziamento».
«Così come l’elettrificazione della linea ferroviaria jonica che risulta non completamente finanziata fino a Melito Porto Salvo», ha sottolineato la Cgil.
Per adesso, la Regione ha stanziato 198 mln per elettrificare la tratta che parte da Catanzaro Lido a Roccella Jonica. Non un grande passo, ma è già qualcosa per un’area di un territorio che sembra sempre più marginale, quando è stato ripetuto diverse volte che l’Arco Jonico ha delle potenzialità in termini di sviluppo.
Per il Sindacato, dunque, «è necessario che il Mezzogiorno ritorni nelle priorità dell’agenda politica e vengano individuati i fondi necessari alla conclusione dell’Alta Velocità, della 106 Ionica e dell’autostrada nei tratti non ammodernati».
Ma non solo: «Chiediamo, pertanto, il definanziamento del Ponte sullo Stretto e che non venga mai costruito», ha detto la Cgil, ribadendo la propria contrarietà all’opera, definita dal segretario generale Gianfranco Trotta, una «non priorità ma, anzi, assorbe risorse fondamentali che andrebbero, invece, innestate in una geografia infrastrutturale e di viabilità gravemente compromessa che non solo limita la vita dei calabresi stessi, ma pregiudica anche la capacità di attrarre investimenti».
«È ora di ribadirlo in maniera chiara – aveva detto Trotta – e di mettere al bando operazioni non strategiche per la Calabria, che sanno chiaramente di marketing politico e che possono affossare definitivamente i nostri territori assorbendone risorse».
Infine, il sindacato ha ribadito la propria contrarietà e chiesto «il ritiro dell’ipotesi di emendamento presentata da Forza Italia in merito alla proroga per l’estensione del mandato al 31 dicembre del 2027 dei Rettori delle Università con una facoltà di medicina situate nelle regioni interessate da piani di rientri sanitari negli ultimi tre anni». L’emendamento è stato poi ritirato ieri in Senato dai senatori forzisti che l’avevano presentato.
«Si trattava – ha spiegato il sindacato – di una vera e propria ingerenza della politica a cui, a nostro avviso, il Rettore dell’Unical, che ha sempre tenuto a rimanere fuori da logiche di questa natura, non dovrebbe prestarsi. Si tratterebbe tra l’altro di non permettere alle componenti del mondo accademico (docenti, studenti, ricercatori, personale tecnico-amministrativo) di potersi esprimere nei tempi previsti dallo statuto attraverso il voto per l’elezione del nuovo Rettore, facendo passare anche il messaggio che all’interno del corpo accademico dell’Unical non sarebbe possibile individuare un rettore in grado di concludere il percorso avviato».
«Noi non siamo di questo parere e vediamo in questa manovra una stortura democratica che va arginata ed un attentato alle autonomie delle università pubbliche», ha concluso il sindacato. (ams)