Lavoratori ex L. 15/2008 verso il passaggio in Calabria Verde. Sindacati soddisfatti

Si è tenuto presso la Cittadella Regionale l’ennesimo incontro volto allo scopo di affrontare la questione lavoratori ex L. 15/2008 alla presenza degli assessori Calabrese, Gallo, degli onorevoli Straface e De Francesco il dott. Oliva di Calabria Verde, nonché alcuni sindaci aventi presso i propri Comuni lavoratori afferenti al bacino ex L. 15/2008, tra i quali la sindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro ed il sindaco di Acri, Pino Capalbo, quest’ultimi, hanno espresso la volontà delle amministrazioni rappresentate di procedere al transito dei lavoratori suddetti in Calabria Verde, gli stessi, hanno sottolineato che sebbene tali lavoratori costituiscono un valore importante per i Comuni in questione in termini di forza lavoro, la dignità lavorativa per loro e per le loro famiglie vale il sacrificio di perderli in termini di utilizzo diretto.

È stata, altresì, sottolineata dagli stessi l’esigenza del rispetto della territorialità di appartenenza. La volontà ferma espressa dall’assessore Gallo congiuntamente all’assessore Calabrese è quella di favorire con estrema celerità il passaggio dei lavoratori in questione in Calabria Verde, che dovrà avvenire su base volontaria, attraverso la modalità del tempo determinato, consentendo in tal modo agli interessati di beneficiare degli ammortizzatori sociali, permettendo con le medesime somme la contribuzione necessaria per regolarizzare il rapporto di lavoro superando finalmente il limite del precarietà, situazione quest’ultima che permane da oltre 15 anni.

Soddisfazione da parte delle organizzazioni sindacali presenti, Cgil, Cisl e Uil. «Un importante traguardo è stato raggiunto – dicono – ora la strada è quella della definizione tecnico- amministrativa della modalità del passaggio, già per lunedì prossimo è fissato un nuovo incontro finalizzato allo studio tecnico delle posizioni da trasferire». (rcz)

A Lamezia Pd Calabria e sindacati a confronto su emergenze della Regione

È stato un confronto ampio e serrato quello svoltosi a Lamezia Terme, tra il gruppo del PD in Consiglio regionale e i segretari regionali dei sindacati  Angelo Sposato (Cgil), Tonino Russo (Cisl) e Santo Biondo (Uil), sulle principali tematiche che la Calabria dovrà affrontare nel prossimo futuro, secondo la traccia suggerita dal Pd che ha approntato un documento da sottoporre ai sindacati come base di discussione nel merito.

Autonomia differenziata, sanità, infrastrutture, aree interne, lavoro, digitalizzazione, fondi europei e riforma dei Consorzi di bonifica, tra i principali nodi sviscerati a Lamezia per cominciare un confronto continuo e arrivare alla formulazione di proposte concrete da portare al tavolo del governo regionale e di quello nazionale che, fin qui, hanno trascurato i reali interessi della Regione.

La piattaforma di lavoro approntata dal gruppo del Pd è stata apprezzata dai sindacati regionali che hanno ribadito la propria funzione e il loro ruolo finalizzato a rilanciare la vertenza Calabria, chiedendo il sostegno anche del Pd nazionale.

«Questo è il tipo concertazione che abbiamo richiesto più volte al governo regionale guidato da Roberto Occhiuto – ha dichiarato il capogruppo Mimmo Bevacqua – e che fin qui è mancato totalmente e ha portato  all’approvazione di provvedimenti a loro parere innovativi e riformisti senza un impianto culturale condiviso e di mediazione  tale da poter diventare patrimonio comune dei soggetti e Comunità interessate.  Confronto che ci auguriamo adesso venga avviato sui fondi  comunitari e del Pnrr, sulla riforma dei Consorzi di bonifica e  di un  nuovo regionalismo oramai indispensabile, legato ad un cambio di rotta in termini di investimenti e politiche di sostegno verso  le aree interne». 

Il gruppo Pd farà proprie queste tematiche, oltre alla sanità, nell’impegno che caratterizzerà nei prossimi mesi la propria azione per arrivare entro fine anno agli stati generali della sanità e ad una  conferenza programmatica già annunciata dal Segretario Nicola Irto. I consiglieri del Pd, inoltre, si dicono soddisfatti per l’esito dell’incontro, avendo riscontrato diversi punti in comune per un lavoro di analisi ed elaborazione che coinvolga le parti sane della società calabrese. (rcz)

A Messina il convegno sul Ponte sullo Stretto della Cisl

Domani a Messina, sulla Nave Elio ormeggiata a rada San Francesco, si terrà il convegno “Il Ponte sullo Stretto: Infrastrutture e trasporti per unire l’Italia”, organizzato da Filca Cisl e Fit Cisl.

La scelta della location non è casuale poiché il convegno vuol essere un momento di confronto partecipato e un punto di inizio di una discussione condivisa per parlare di Ponte sullo Stretto, per verificare lo stato dell’arte del progetto e le sue evoluzioni e per approfondire quello che comporterà per il futuro della Sicilia e dell’Italia intera, la realizzazione di una simile grande opera.

Ad aprire i lavori sara’ Enzo Pelle, segretario generale FILCA-CISL. Poi i saluti dei segretari generali Sebastiano Cappuccio (Cisl Sicilia) e Tonino Russo (Cisl Calabria). A seguire un primo panel di esperti: “Area integrata dello stretto. Sistema Infrastrutturale del territorio e dello sviluppo socio-economico”, tenuto da Carlo Carminucci, Direttore della Ricerca e Responsabile Osservatorio “Audimob” di Isfort e Salvatore Crapanzano, Presidente Commissione Mobilità e Infrastrutture Sostenibili dell’Ordine degli Ingegneri di Milano. L’evento ospiterà inoltre una Tavola Rotonda, moderata da Giuseppe Malara, giornalista del TG2, che vedrà la partecipazione di Matteo Salvini, Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti; Renato Schifani, Presidente della Regione Siciliana; Roberto Occhiuto, Presidente della Regione Calabria; Luigi Ferraris, Amministratore Delegato Gruppo FS Italiane SpA; Salvatore Pellecchia, segretario generale FIT-CISL. Concluderà i lavori Luigi Sbarra, segretario generale Cisl.

Il Ponte sullo Stretto, l’infrastruttura pià discussa eegli ultimi 50 anni, rompendo di fatto lo stato di isolamento della Sicilia dal resto dell’Italia e dall’Europa, può creare le condizioni per un nuovo protagonismo non solo del Mezzogiorno, ma dell’intero Paese in una dimensione europea e mediterranea. L’opera, se opportunamente compiuta, una vola in rete con i porti, con il sistema ferroviario e con i sistemi stradali e autostradali, rappresenterebbe una straordinaria occasione di svluppo per le regioni del Sud Italia che, da troppi anni, scontano ritardi e deficit infrastrutturali, giocando un ruolo di notevole importanza nel rafforzamento e nell’espansione degli scambi commerciali con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Appare evidente che, per cogliere e utilizzare al meglio questa opportunità, è importante avviare una riflessione condivisa fra tutti i soggetti interessati, per far sì che il progetto Ponte sullo Stretto non sia una “cattedrale nel deserto”, ma sia parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese, a partire dall’immediato miglioramento dei sistemi di collegamento e delle infrastrutture delle aree del Meridione al fine di assicurare la mobilità delle aree del Meridione al fine di assicurare la mobilità delle persone e delle merci in maniera efficiente, efficace e sostenibile. (rrm)

Fistel Calabria, Bifano è il nuovo segretario generale

Il consiglio generale della Fistel Cisl Calabria, alla presenza del Segretario Nazionale Fistel Alessandro Faraoni e del Segretario Regionale Cisl Tonino Russo, ha eletto Gianluca Bifano quale nuovo Segretario Generale della Fistel Cisl Calabria. Bifano succede a Francesco Canino che, dopo 11 anni alla guida della Federazione Regionale, andrà a ricoprire il ruolo di Coordinatore Nazionale Fistel dei Crm/Bpo (Call Center). Confermati gli altri componenti di Segreteria: Cristina Spadafora, Marco Loreto e Maurizio Nobile.

«Assumo questo incarico consapevole della grande responsabilità che comporta – ha detto Bifano -. Questo è un momento molto difficile per l’intero settore e la Calabria è attanagliata da tante crisi aziendali che mettono a rischio la tenuta occupazionale. In questo contesto come Fistel Calabria dovremo continuare ad essere il punto di riferimento per tutti i lavoratori che rappresentiamo e per questo sarà necessario che tutto il gruppo dirigente esprima al massimo le proprie potenzialità. So di raccogliere una eredità pesante perché in tutti questi anni Francesco Canino ha guidato con autorevolezza questa organizzazione, proiettandola ad essere un punto di riferimento nel panorama sindacale calabrese».
Francesco Canino ha rimarcato l’importanza di dare continuità al lavoro fin qui svolto: «Bifano è un sindacalista capace che conosce perfettamente l’organizzazione ed ha maturato in questi anni una grande esperienza sul campo. Tutta la segreteria dovrà affrontare sfide difficili nel prossimo futuro ma ha capacità e competenze tali per poterle superare senza difficoltà. Per quanto mi riguarda, nel nuovo ruolo di coordinatore nazionale dei Crm/Bpo potrò essere maggiormente di aiuto e supporto nella risoluzione delle vertenze oggi aperte in Calabria».

Per il Segretario Generale della Cisl Calabria Tonino Russo essendo la Calabria una terra dove si sono insediate le più importanti aziende di call center è importante il lavoro che Canino svolgerà a livello nazionale.

Ha concluso i lavori il Segretario Generale Fistel Alessandro Faraoni che dopo gli auguri a Bifano per l’incarico ha spiegato che la scelta di nominare Francesco Canino quale coordinatore nazionale nasce dalla sua esperienza diretta sul campo che sicuramente si renderà preziosa nel lavoro di crescita degli operatori impegnati nel settore call center. (rcz)

Il riscatto del Sud è la chiave della ripartenza del Paese

di LUIGI SBARRASono tante e bellissime queste nostre bandiere, che oggi si alzano anche per dare solidarietà, una solidarietà concreta, alle comunità dell’Emilia Romagna e delle Marche colpite dall’alluvione. Siamo vicini alle famiglie delle vittime. Grazie da tutto il mondo del lavoro alle forze dell’ordine, agli operatori locali, alla Protezione civile, ai vigili del fuoco, per le vite che hanno soccorso e salvato, per tutto quello che hanno fatto e continuano a fare.

Dopo Bologna e Milano, ci ritroviamo a Napoli per far valere le nostre ragioni, per far sentire la voce delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati italiani. E ribadire che senza di noi, senza coinvolgere il popolo che qui manifesta, l’Italia non va da nessuna parte. È un popolo che ogni giorno affonda le mani nei problemi reali che conosce la fatica, che con il sudore tiene in piedi il Paese, senza clamore, con serietà, impegno, senso di responsabilità. Ne abbiamo esercitata tanta di responsabilità in questi anni. E ora ne pretendiamo altrettanta.

Chiediamo che da parte del Governo ci sia lo stesso atteggiamento, la stessa coerenza, vogliamo un confronto non in modo episodico ma costante, affidabile, solido, strutturato. Lo pretendiamo perché serve al Paese, ne hanno bisogno le famiglie, costrette a fare i conti con l’aumento dei prezzi, per i tanti pensionati stretti nella morsa della marginalità, per i precari costretti a vivere alla giornata, i migranti sfruttati e lasciati senza possibilità di una vera integrazione. Perché oltre all’urgenza del presente c’è un futuro che si sta pericolosamente restringendo.

Per le coppie che pur lavorando non guadagnano abbastanza per permettersi una casa o pensare di avere un figlio.

Lo diciamo da qui, dalla provincia più giovane d’Italia: è tempo di rispondere alla marea di giovani che stanno perdendo speranza nel domani. O a tutte le donne che non riescono ad affacciarsi sul mercato del lavoro perché accudiscono famiglia, minori, disabili. Un’attività di cura indispensabile che è anche supplenza, specie qui al Sud, di quei servizi che lo Stato dovrebbe garantire e che invece non ci sono o sono scarsi. Non c’è più tempo.

È il momento di sanare le tante disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali come ci ricorda il nostro presidente Mattarella, diseguaglianze che creano ingiustizia, che spaccano il Paese e ne impediscono la crescita. È il momento di creare le condizioni per fare emergere le potenzialità di un Mezzogiorno il cui riscatto è la chiave di volta della ripartenza dell’Italia, del Mediterraneo e di tutta Europa. Questa urgenza, questa consapevolezza, questa volontà, non è diffusa quanto dovrebbe essere. Problemi di metodo, certo, ma il metodo facilmente diventa sostanza. Succede se dopo aver avviato i tavoli su pensioni e sicurezza li si lascia lì, fermi, senza proseguire il confronto. Noi non ci stiamo. Succede anche quando si approvano provvedimenti importanti senza coinvolgere le parti sociali, come la Delega Fiscale o l’Autonomia differenziata, con le riforme del lavoro.

E allora lo diciamo oggi ancora una volta, da una delle capitali più importanti del nostro Sud e del Continente: non accetteremo mai riforme che indeboliscano l’unità e la coesione nazionale.

L’autonomia differenziata presuppone risorse certe per le infrastrutture, i servizi pubblici, lo sviluppo, energia, per la coesione. Non è autonomia ma e’ egoismo, se lascia indietro i più deboli. Noi restiamo affezionati alla nostra idea di paese: un bambino che vive in un quartiere di Palermo o Napoli deve avere le stesse opportunità di un bambino nato a Bergamo o Trento. Se mortifica i diritti di cittadinanza, se non prevede un fondo nazionale di solidarietà, se non è costruita insieme, coinvolgendo il Parlamento, tutte le Regioni e le rappresentanze sociali.

Bisogna costruire insieme. Lo abbiamo detto alla Presidente del Consiglio il giorno prima della discussione in Consiglio dei Ministri sul Decreto lavoro. Vedremo in queste ore se si è trattato di un primo passo in una rinnovata e giusta direzione o se è stato solo un caso destinato a restare isolato.

Vedremo quale sarà la disponibilità ad accogliere, in Parlamento, le nostre proposte di merito. Le parole le sappiamo apprezzare. Ma ci piacciono di più i fatti, i contenuti, i risultati. E di fatti, di cambiamenti, ne servono, sia nell’immediato, sia nella prospettiva.

Nell’immediato, il taglio del cuneo interamente a favore dei lavoratori va rafforzato, reso strutturale, collegato ad altre misure di immediata applicazione di riduzione delle tasse a lavoratori e pensionati.

Penso al bisogno di restituire a lavoratori e pensionati il reddito sottratto dal fiscal drag. E alla defiscalizzazione delle tredicesime e delle pensioni di dicembre.

L’intervento contro la povertà va consolidato: non possiamo essere gli unici in Europa a restare privi di una forma universale di sostegno. E non si può dire di voler contrastare la precarietà mentre si fa un’operazione vergognosa come quella sui voucher.

Bisogna cambiare, quindi, e collegare tutto a una visione, a una strategia complessiva di crescita che francamente non vediamo in un Def incapace di rispondere a domande imprescindibili. Come rilanciare gli investimenti pubblici e privati, creare occupazione stabile, come dare al Paese efficienti infrastrutture materiali e sociali.

Quale politica industriale si vuole mettere in campo per adeguare i nostri settori strategici alle accelerazioni e alle transizioni in atto.

Meccanica, siderurgia, terziario avanzato, chimica, artigianato, costruzioni, informatica e TLC, agroalimentare. Ci sono decine di crisi industriali lasciate in una condizione perenne di istruttoria. il sud si può rialzare solo con una politica industriale ed energetica.

Parliamo di sostenibilità in questo Paese, del ruolo che vogliamo dare a questo Sud nella partita strategica europea della sovranità industriale, alimentare, energetica.

Della cura dei nostri territori, che presuppone centralità e investimenti stabili anche del lavoro forestale e ambientale.

Quanti morti ancora dovremo contare prima che si sblocchi un grande piano nazionale per la gestione delle acque e contro il dissesto idrogeologico?

La parola magica è partecipazione, corresponsabilità, anche per non fallire l’appuntamento decisivo del PNRR.

Più governance partecipata , significa dare seguito alla percentuale del 40 per cento delle risorse per il Sud, vincolando gli investimenti ad aumenti occupazionali soprattutto per giovani e donne.

Significa costruire gli asili e garantire gli alloggi per gli studenti universitari.

Significa monitorare e governare insieme la messa a terra dei cantieri per accelerare investimenti e garantire sicurezza e legalità.

Per rendere possibile quello che oggi appare dolorosamente in bilico bisogna lavorare insieme, “fare sistema” anche per fronteggiare la questione salariale.

C’è bisogno di una nuova ed efficace politica dei redditi, frutto di una triangolazione tra Governo, Sindacati e Associazioni datoriali.

Chiediamo al Governo di aprire subito uno spazio di confronto stabile dove costruire uniti un Patto anti inflazione. Serve un Osservatorio per regolamentare e calmierare tariffe e prezzi energetici, per assicurare controlli a tappeto e perseguire con sanzioni pesanti i vigliacchi che continuano a speculare sulle spalle di lavoratori, anziani e famiglie.

Non è possibile che i prezzi salgano appena aumentano i costi di produzione mentre quando scendono il contrario non avviene. C’è troppa speculazione.

Vanno rinnovati tutti i contratti nazionali, pubblici e privati, ristabilito l’adeguamento pieno degli assegni pensionistici e aggiornati i meccanismi di riallineamento salariale.

E poi va ripreso il confronto sui due pilastri delle pensioni e del fisco. Il sistema previdenziale va riformato e reso flessibile, stabile, inclusivo.

Servono pensioni di garanzia per giovani, che soprattutto al Sud hanno percorsi lavorativi frammentati, e che rischiano una terza età di privazione e sofferenza.

Bisogna tendere una mano a milioni di lavoratrici facendo marcia indietro su Opzione donna e garantendo forti sconti contributivi alle madri. Che Paese è quello che costringe una donna a scegliere tra lavoro e maternità?

Bisogna estendere il perimetro dei lavori usuranti e gravosi: semplicemente indegno chiedere a una persona di piegarsi al sole dei campi, di lavorare a una pressa, di arrampicarsi su un’impalcatura quando ha 67 anni. Indegno, e disastroso in termini di sicurezza. Sono ancora tante, tantissime, le vittime. Oltre cento persone al mese escono di casa per andare a lavorare e non tornano più. E la fascia media più colpita è sempre quella che supera i 55 anni. Nessun salario paga il diritto di un datore di lavoro a disporre della vita di un lavoratore. La politica ci risparmi i pianti del giorno dopo e metta in fila le proprie responsabilità, dando attuazione alle nostre proposte unitarie.

Dobbiamo fermare questa scia di sangue. Che imbratta la coscienza del Paese, che sfregia i valori della democrazia e della Costituzione.

La stessa Costituzione che impone un fisco redistributivo e progressivo.

Anche qui la riforma va fatta insieme, alleggerendo i ceti medi e popolari del lavoro e delle pensioni. Le risorse ci sono, guardando dove si deve.

Colpendo l’evasione fiscale e contributiva, che sottrae 100 miliardi dalle tasche delle famiglie e dalle casse dello Stato. Si alzi il prelievo sulle grandi rendite immobiliari, sugli extra profitti delle multinazionali, sulla finanza speculativa. Si arrivi a un contributo di solidarietà nazionale, per sbloccare le politiche di coesione e sviluppo. I soldi, se c’è la volontà, si trovano.

Di certo c’è che bisogna concentrarli sui servizi ai cittadini, nelle assunzioni e stabilizzazioni nella scuola, negli enti locali, nella sanità, reclutando medici e infermieri, potenziando la medicina di prossimità e i servizi socio assistenziali, abbattendo le liste d’attesa, aumentando il sostegno alla autosufficienza!

E poi bisogna investire nel lavoro, dando stabilità all’occupazione, rendendo più conveniente quella a tempo indeterminato e più costoso il lavoro a termine: le imprese devono pagarlo molto di più e contribuire ad alimentare un fondo di solidarietà per le pensioni dei giovani.

C’è un Paese da unire anche dando protagonismo al lavoro nelle scelte, negli utili e nell’organizzazione aziendale costruendo partecipazione ad ogni livello.

Questa è la chiave del tempo difficile che ci è dato vivere. Su questa sfida incalziamo il Governo e i nostri interlocutori sociali, con un senso di responsabilità che non sarà mai cedevolezza. Con una determinazione che non sarà mai pregiudizio.

Il lavoro è “saper fare”, è concretezza. E noi è questo, che valuteremo: i fatti concreti.

Avendo come metro di giudizio, come bussola, il grande obiettivo di portare finalmente l’Italia sulla strada di una crescita giusta, solidale e condivisa da tutti. (rrm)

Cgil, Cisl e Uil in Piazza a Napoli per cambiare una Calabria che ha bisogno di più diritti e lavoro

Le segreterie confederali di CgilCislUil Calabria saranno domani alla mobilitazione di Napoli per una Regione che ha bisogno di «più diritti e lavoro».

La Calabria, infatti, per i sindacati «stenta a lasciarsi alle spalle la pesante crisi economica e sociale che lha relegata ai margini, costringendola a fare i conti con lallargamento della forbice delle diseguaglianze che è diventata intollerabile ma rischia, se il governo non dovesse mettere in campo politiche a sostegno del lavoro di qualità, di uno Stato sociale giusto un fisco equo e progressivo e un Sud priorità del Paese».

«Tutela dei redditi dallinflazione ed aumento del valore reale delle pensioni e dei salari, rinnovo dei contratti nazionali dei settori pubblici e privati. Riforma del fisco, potenziamento occupazionale e dei finanziamenti al sistema sociosanitario pubblico per garantire il diritto universale alla salute e del sistema di istruzione e formazione, maggiore sostegno alla non autosufficienza», hanno detto nella nota unitaria Angelo SposatoTonino RussoSanto Biondo, segretari generali di Cgil Calabria, Cisl Calabria e Uil Calabria.

«Ma non solo – hanno aggiunto – con la nostra mobilitazione chiediamo di riportare in primo piano nellagenda politica del Governo lattenzione su un moderno ed efficiente modello di sicurezza sui luoghi di lavoro, di contrasto alle malattie professionali e alla precarietà.  E ancora, chiediamo una riforma del sistema previdenziale e politiche industriali e dinvestimento condivise con il mondo del lavoro per negoziare la transizione ambientale e digitale, realizzando un nuovo modello di sviluppo con particolare attenzione al mezzogiorno e puntando alla piena occupazione».

«Senza dimenticare la necessità di potenziare l’argine, umano e strumentale – hanno detto ancora – contro la crescita, economica e militare, delle organizzazioni criminali contro le quali, ogni giorno, sosteniamo continuamente l’azione di magistrati e forze dell’ordine. Solo il raggiungimento di questi obiettivi, abbinati ad un nuovo piano di potenziamento delle infrastrutture viarie e ferroviarie, alla partenza operativa della Zona economica speciale e a un piano di mitigazione del dissesto idrogeologico che la tragedia nella quale è precipitata l’Emilia Romagna, alle cui cittadine ed ai cui cittadini va la nostra massima solidarietà, ha riportato drammaticamente all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale, potranno aiutare le calabresi ed i calabresi a riscrivere il futuro di questa terra». (rcz)

 

Osservatorio regionale contro le discriminazioni sui luoghi di lavoro, Cgil, Cisl e Uil non partecipano

«Cgil, Cisl e Uil non saranno presenti questa mattina alla riunione dell’Osservatorio regionale contro le discriminazioni sui luoghi di lavoro, convocata presso il consiglio regionale della Calabria dal presidente Filippo Mancuso», dichiarano in una nota unitaria i segretari generali regionali delle tre organizzazioni Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo.

«Ovviamente – proseguono i tre sindacalisti – la nostra assenza non significa affatto una sottovalutazione dell’importanza dell’organismo creato con la legge regionale n. 412 del 30/11/2022. Intendiamo invece, proprio per valorizzarne l’importante funzione, sottolineare alcuni punti. Innanzitutto, non riteniamo abbia senso una convocazione con all’ordine del giorno la “presentazione delle linee guide, della finalità e degli obiettivi dell’Osservatorio”, laddove le organizzazioni che rappresentano i lavoratori non hanno avuto la possibilità di partecipare all’elaborazione di queste linee, finalità e obiettivi».

«Inoltre, la presidenza dell’Osservatorio è assegnata non dai componenti dall’organismo stesso – hanno detto – come vorrebbe la logica della partecipazione democratica, ma dal presidente del consiglio regionale con proprio decreto: un organismo importante, che prevede una larga presenza di enti e organizzazioni competenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, sa certamente decidere da sé chi deve svolgere le funzioni di presidente. Con queste premesse, l’Osservatorio parte male».

«Chiediamo perciò al consiglio regionale – concludono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria – di intervenire per correggere queste sgrammaticature istituzionali, se si vuole che l’organismo sia davvero uno strumento efficace per “il miglioramento della vita lavorativa, nonché della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori”, che operi effettivamente “nel rispetto del principio di sussidiarietà e secondo il metodo della concertazione con le parti sociali e della collaborazione con gli enti locali e con gli enti istituzionali competenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro”, come è scritto nell’art. 1 della legge istitutiva». (rcz)

Svolto attivo unitario di Cgi, Cisl e Uil: Porre forestazione al centro delle politiche regionali

«Porre il settore forestale calabrese al centro delle politiche regionali, con questioni e tematiche urgenti e prioritarie». È quanto è emerso dall’Attivo Unitario sul settore forestale delle Federazioni territoriali Fai Cisl, Flai Cgil e Uil Uil della provincia di Reggio Calabria, svoltosi a Siderno.

La presidenza è stata affidata al Segretario Generale Uila Uil Reggio Calabria, Antonio Merlino, mentre la relazione introduttiva al Segretario Generale Fai Cisl Reggio Calabria Antonino Zema e le conclusioni alla Segretaria Generale Flai Cgil Calabria, Caterina Vaiti.

Presenti dirigenti sindacali, delegati del settore forestale e lavoratori del comparto.

L’attivo unitario territoriale è stato preceduto in queste settimane da assemblee presso le sedi sindacali e nei cantieri forestali con lavoratori e delegati, ed è parte di un generale percorso di mobilitazione regionale indetto dalla Federazioni sindacali calabresi di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, che prevede nella giornata di oggi anche gli attivi unitari nell’area di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia e in quella di Cosenza.

Durante gli attivi unitari è stata discussa la piattaforma sindacale regionale contente proposte e rivendicazioni sul settore forestale calabrese.

«Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil della Calabria – prosegue la nota sindacale – con questa mobilitazione intendono avviare una nuova stagione a favore del sistema ambientale-forestale regionale. Si ritiene essenziale, per il complessivo rilancio della forestazione calabrese, aprire il confronto regionale per un vero e proprio Piano Straordinario di Prevenzione, di Manutenzione del Territorio e di Difesa dell’equilibrio idrogeologico, attraverso una programmazione di lungo periodo di rimboschimenti e gestione dei ripopolamenti, al fine di garantire maggiore sicurezza, prevenire frane, alluvioni e incendi, rafforzare il Servizio Antincendio Boschivo (AIB) e valorizzare le infrastrutture».

«Altro tema fondamentale – viene evidenziato – è il ricambio generazionale. L’attuale forza lavoro non può garantire le attività di prevenzione e cura in una regione interessata dal dissesto idrogeologico e con centinaia di migliaia di ettari di bosco. Chiediamo, pertanto, il superamento della legge le legge nazionale n. 442 del 1984 e l’assunzione di nuova e qualificata manodopera forestale. Occorrono però ulteriori risorse e investimenti, che devono essere strutturali e adeguati, non i tagli effettuati dai vari Governi nazionali che hanno messo in ginocchio il settore».

«È, inoltre, urgente – continua la nota – avviare un percorso di confronto regionale al fine di superare l’anomalia del mancato recepimento del Contratto integrativo regionale del 2019, e, inoltre, completare la riqualificazione dell’attuale forza lavoro forestale. Infine, nella piattaforma – dichiarano le Organizzazioni sindacali – è stata inserita la necessità di valorizzare quello che riteniamo un settore strategico, considerata la fragilità morfologica della nostra regione, per come dimostrato dalle tante tragedie dovute al dissesto idrogeologico, ovvero la sorveglianza idraulica, per cui chiediamo di avviare un confronto regionale per affrontare definitivamente i vari problemi di natura normativa e contrattuale che interessano questi lavoratori».

Le Federazioni regionali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uil Uila Calabria il prossimo 12 maggio saranno presso la Cittadella Regionale per una forte mobilitazione, con il sostegno delle Confederazioni regionali di Cisl, Cgil e Uil e la partecipazione dei Segretari nazionali: il Segretario Generale Fai Cisl Onofrio Rota, il Segretario Generale Flai Cgil Giovanni Minnini e il Segretario nazionale Uila Uil Gabriele De Gasperis(rrc)

Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil Calabria: Positivo incontro in Regione, ma si deve proseguire con mobilitazione

«Positivo incontro con la Regione, ma necessario proseguire campagna di mobilitazione». È quanto hanno riferito i segretari generali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil Calabria a seguito dell’incontro in Cittadella regionale in merito alle problematiche che interessano il settore forestale calabrese.

Presenti il Presidente della Regione Roberto Occhiuto, l’assessore alla Forestazione Gianluca Gallo, l’assessore all’Ambiente Marcello Minenna, i Dirigenti dei Dipartimenti regionali competenti, i rappresentanti degli Enti Gestori regionali (Calabria Verde, Urbi Calabria, Parco regionale delle Serre), i Segretari Generali delle Confederazioni sindacali regionali Angelo Sposato (Cgil), Tonino Russo (Cisl), Santo Biondo (Uil) e i Segretari Generali delle Federazioni regionali di categoria Caterina Vaiti (Flai Cgil), Michele Sapia (Fai Cisl) e Pasquale Barbalaco (Uila Uil).

«Giudichiamo positivo questa prima convocazione dopo l’avvio della mobilitazione regionale – hanno dichiaratto Vaiti, Sapia e Barbalaco – abbiamo registrato aperture, ribadito proposte sindacali e discusso aspetti di criticità su questioni che riguardano il settore forestale calabrese ma resta ancora molto da fare». 

«Consideriamo, difatti – hanno aggiunto – necessario proseguire la fase di mobilitazione dell’intero comparto regionale, una campagna atta a sostenere i temi della forestazione, a favore delle maestranze e del territorio regionale.  In questi giorni sono in corso assemblee, significativi momenti di confronto con i lavoratori e delegati sindacali. La mobilitazione rappresenta un’occasione per rimettere al centro della discussione politica e sociale il settore della forestazione. Abbiamo predisposto un’apposita piattaforma con punti prioritari e urgenti, come, solo per citarne alcuni, il piano straordinario per l’avvio del ricambio generazionale, la necessità di sostenere il comparto con maggiori risorse finanziarie e investimenti, il contratto integrativo regionale e il settore della sorveglianza idraulica – affermano i rappresentanti sindacali».

«Proseguiremo, pertanto – hanno concluso – nella campagna di mobilitazione con il piano di assemblee sui cantieri forestali, mentre il 5 maggio si svolgeranno i tre attivi unitari, rispettivamente nel Nord, Centro e Sud della Calabria, fase che culminerà il 12 maggio con un momento di mobilitazione regionale, in cui saranno presenti, oltre alle Confederazioni regionali Cgil, Cisl, Uil, anche i Segretari nazionali, il Segretario Generale Flai Cgil Giovanni Minnini, il Segretario Generale Fai Cisl Onofrio Rota e il Segretario nazionale Uila Uil Gabriele De Gasperis». (rcz)

 

Cisl Fp Calabria: Per attuazione del Pnrr nella Pa servono professionalità adeguate

Luciana Giordano, segretaria generale di Cisl Fp Calabria, ha ribadito la necessità di «fare presto e intervenire, con urgenza, sulla capacità amministrativa della nostra  Pubblica Amministrazione di gestire le risorse del Pnrr e di realizzare i progetti  connessi al Piano».

«È questo l’argomento – ha spiegato –che infervora il dibattito politico in questo  momento, soprattutto qui in Calabria. Un problema che riguarda certamente tutta Italia  ma che nella nostra Regione assume maggiore rilievo, visti i deficit strutturali e visti i  ritardi registrati negli anni nella progettazione e nell’utilizzo dei Fondi europei».

«Il  problema è concreto – ha continuato – perché la maggior parte dei progetti previsti dal Piano dovranno  essere realizzati a livello locale, proprio dalle Amministrazioni regionali e territoriali che  non hanno le professionalità necessarie, in grado di garantire una governance  consapevole e competente delle varie fasi procedurali e attuative del Pnrr. Qui in  Calabria da più parti viene segnalato l’urgente bisogno di reclutare risorsa umana  qualificata per scongiurare il rischio di vedere vanificare anche questa ennesima e grande  opportunità; dai Dipartimenti della Giunta regionale della Calabria, che necessitano di  figure apicali e di professionalità specializzate nelle materie tecniche, giuridiche, informatiche, fino ai Comuni, dove oltre alla grave carenza di Dirigenti, continuamente  utilizzati a scavalco fra due o più Enti, servono funzionari con specifiche e adeguate  competenze nei Settori della progettazione e delle fasi esecutive del Pnrr».

«Ben vengano – ha proseguito – tutte le misure introdotte dal Decreto Legge n. 13 del 24 febbraio 2023 (Decreto PNRR  Ter) volte a rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa delle amministrazioni  titolari delle misure PNRR e dei soggetti attuatori. Accogliamo con favore l’introduzione della possibilità riconosciuta dall’art. 8 del citato provvedimento, fino al 31 dicembre  2026, di conferire incarichi dirigenziali ai sensi dell’art. 110 del Tuel fino alla misura  massima del 50%, innalzando così il tetto finora fissato al 30%. E ben venga la stabilizzazione prevista dall’art. 4 del Decreto Pnrr Ter, a partire dal 1 marzo 2023, del  personale di livello non dirigenziale assegnato alle Unità di missione Pnrr, i 500 tecnici  assunti presso le Amministrazioni centrali con il decreto Reclutamento (D.L. 80/2021),  che abbiano prestato servizio continuativo per almeno quindici mesi nella qualifica  ricoperta». 

«Ma queste misure non sono sufficienti!», ha evidenziato la segretaria, spiegando come «a livello nazionale la Cisl e la Cisl Funzione Pubblica già prima dell’emergenza Covid  e dell’adozione del Pnrr rivendicavano a gran voce l’improcrastinabile necessità di un  Piano straordinario di assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, sia centrali che locali.  Un’esigenza dettata da decenni di tagli indiscriminati alla spesa pubblica e da una Funzione Pubblica scellerata politica di rigore che ha letteralmente messo in ginocchio i pubblici uffici. Il  blocco del turn over e i rigidi tetti alla spesa del personale hanno ridotto la forza lavoro  negli ultimi 10 anni di circa 310.000 unità e come se non bastasse, oggi oltre 430.000  dipendenti hanno un’età superiore ai 60 anni, ampliando così la platea dei futuri  pensionamenti». 

«Alla luce di queste valutazioni – ha detto ancora – diventa difficile individuare valide motivazioni che  giustifichino provvedimenti normativi che prevedono assunzioni a tempo determinato  nella Pubblica Amministrazione. E risulta difficile anche comprendere le motivazioni che  hanno indotto il Governo nazionale a non prevedere la stabilizzazione dei 2.800 tecnici  assunti a tempo determinato presso i Comuni del Mezzogiorno a seguito del  superamento dei concorsi indetti dall’Agenzia per la Coesione, i cui contratti scadranno il prossimo 31 dicembre».

«In Calabria sono circa 1.000 i Tecnici del Sud – ha riferito – che hanno dovuto  superare un concorso impegnativo con una rigida selezione, ma per essere assunti a  tempo determinato e a fine anno dovremo fare i conti con i contratti in scadenza! I Tecnici  del Sud della Calabria, ovviamente, stanno chiedendo la stabilizzazione, una giusta  rivendicazione che la Cisl Fp Calabria sosterrà con tutte le sue forze. E lo stesso  ragionamento vale per i circa 8.000 addetti all’Ufficio per il processo assunti a tempo  determinato presso il Ministero della Giustizia, assegnati anche negli Uffici del processo  della Calabria».  

«È evidente – ha sottolineato – che in Calabria si percepisce ancora di più che nel resto d’Italia, il bisogno di  aprire la Pubblica Amministrazione ai giovani, ai tanti laureati, nativi digitali con  procedure selettive serie e severe ma che immettano negli Uffici pubblici le indispensabili  nuove energie e competenze con rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Basta con gli  interventi normativi che creano altro precariato».

«È necessario, altresì – ha ribadito – dare risposte  concrete a quei Lavoratori che vantano reali e qualificate competenze che stanno dando  il loro contributo pur in condizioni di precarietà alle nostre Amministrazioni Locali. La Calabria ha bisogno di dotarsi in maniera stabile e duratura di un ampio contingente di  funzionari pubblici che vantino capacità e competenze specialistiche in campo  economico, giuridico, informatico, statistico-matematico, ingegneristico, ingegneristico gestionale».

«Èsu questi obiettivi – ha concluso – che invitiamo gli amministratori locali a uno sforzo  comune per ottenere misure che superino i vincoli alle facoltà assunzionali e consentano  il reclutamento di quelle energie lavorative ormai indispensabili per il raggiungimento  delle nuove frontiere fissate dal Pnrr». (rcz)