I segretari Piscioneri, Sbarra e Bova (Cisl Reggio Calabria) in visita al porto di Gioia Tauro

Il segretario generale provinciale della Cisl, Romolo Piscioneri, e il segretario confederale provinciale Cisl, Nausica Sbarra, accompagnati da Amalia Bova della Cisl di Gioia Tauro, hanno fatto visita al porto di Gioia Tauro. Ad accoglierli il presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli.

Quest’ultimo ha illustrato le caratteristiche infrastrutturali dello scalo portuale, primo porto di transhipment d’Italia e tra i più importanti del Mediterraneo. 

Nel corso della visita, Agostinelli ha sottolineato l’imponenza dell’infrastrutturazione portuale, ponendo l’attenzione sulla capacità di Gioia Tauro, unico porto in Italia, di ricevere le navi più grandi al mondo, dotate di oltre 400 metri di lunghezza, 60 di larghezza e una capacità di trasporto superiore ai 22mila teus. 

Il presidente dell’Autorità di Sistema portuale si è successivamente soffermato sullo sviluppo dell’intermodalità, grazie all’avvio del gateway ferroviario, da cui partono tre coppie settimanali di treni da e verso gli interporti di Bari, Nola, Bologna e Padova. 

Agostinelli ha altresì illustrato i lavori, quasi conclusi, della nuova banchina di ponente che ospiterà il bacino di carenaggio, grazie al quale, oltre a diversificare l’offerta dei servizi portuali, permetterà l’assunzione di oltre cento nuovi lavoratori.

Il presidente Agostinelli si è infine soffermato sui progetti di elettrificazione delle banchine portuali, di cui tutti i porti, entro il 2030, dovranno dotarsi. Ma per poter eseguire i lavori necessita un finanziamento di oltre 80 milioni di euro per i quali Agostinelli ha interessato il Ministero vigilante, con l’obiettivo di riuscire a farli inserire tra quelli da finanziare attraverso i fondi del Repower Ue.

L’incontro si è concluso con la visita all’interno dell’area portuale dove i dirigenti sindacali della Cisl hanno potuto toccare con mano la maestosità dello scalo portuale, visitando il terminal contenitori gestito dalla società MedCenter Container Terminal e il terminal di movimentazione delle autovetture gestito dalla società Automar Spa. (rrc)

A Lamezia l’iniziativa della triplice “Insieme per il lavoro nel sistema della bonifica calabrese”

Si intitola Insieme per il lavoro nel sistema della bonifica calabrese la manifestazione in programma domani mattina, a Lamezia Terme, alle 10.30, nella sede di Unioncamere e organizzata da Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil Calabria.

«In un territorio come quello calabrese, a forte vocazione agricola, ma fragile e segnato da fenomeni di dissesto idrogeologico – hanno dichiarato i segretari generali regionali Michele Sapia (Fai Cisl), Caterina Vaiti (Flai Cgil) e Pasquale Barbalaco (Uila Uil) – è fondamentale investire adeguatamente nel lavoro, presidio umano e multifunzionalità del sistema della bonifica».

«Attualmente, le precarie condizioni economiche e amministrative, in cui si trova la gran parte degli Enti consortili calabresi – hanno aggiunto – non garantiscono l’efficienza dei servizi al settore agricolo, la tutela e sicurezza del territorio, e, inoltre, stanno determinando gravi ripercussioni su diritti economici e previdenziali di operai e impiegati.

«Con questa iniziativa – hanno continuato i rappresentati sindacali – vogliamo porre l’accento sulla necessità di instradare un concreto, serio e responsabile confronto sulla bonifica calabrese, che coinvolga tutti gli attori istituzionali e sociali interessati, anche in considerazione della prossima riforma regionale del settore. Su questi e altri temi, abbiamo predisposto un documento sindacale unitario contenente le nostre analisi e proposte, che sarà presentato nel corso dell’iniziativa».

«Riteniamo essenziale – hanno concluso Sapia, Vaiti e Barbalaco – superare emergenze e disfunzioni che hanno segnato la bonifica calabrese negli ultimi decenni, dare un fattivo contributo al fine di avviare una nuova stagione in questo settore, dando centralità agli Enti consortili, al lavoro delle maestranze, al capitale umano, al ricambio generazionale, alla qualità dei servizi e alla tutela del territorio e delle comunità, attraverso programmazione e pianificazione, adeguato utilizzo delle risorse europee e nazionali, innovazione e sostenibilità ambientale, coerente con le politiche green dettate dalla transizione energetica e il virtuoso utilizzo dell’importante risorsa idrica».

I lavori saranno presieduti dal Segretario Generale Uila Uil Calabria Pasquale Barbalaco, mentre la Segretaria Flai Cgil Calabria Federica Pietramala svolgerà la relazione introduttiva.

Previsti gli interventi del Presidente dell’Urbi-Anbi Calabria Rocco Leonetti, dell’assessore regionale all’Agricoltura, Risorse agroalimentari e Forestazione Gianluca Gallo, del Segretario nazionale Uila Uil Gabriele De Gasperis, del Presidente di Confagricoltura Calabria Alberto Statti, del Segretario Generale Fai Cisl Calabria Michele Sapia, del Presidente di Coldiretti Calabria Franco Aceto, della Segretaria nazionale Flai Cgil Silvia Spera e del Presidente di Cia Calabria, Nicodemo Podella.

Le conclusioni saranno affidate alla Segretaria nazionale Fai Cisl, Raffaella Buonaguro(rcz)

Piscioneri (Cisl): Calabria ultima per welfare, soprattutto per gli anziani

«In Calabria siamo agli ultimi posti nelle graduatorie nazionali relative alle politiche di welfare, soprattutto per quanto riguarda gli anziani». È quanto ha denunciato Cosimo Piscioneri, segretario regionale della Federazione Pensionati Cisl Calabria, nel corso al Consiglio generale dell’organizzazione, svoltosi a Pizzo.

«Pensioni, politica fiscale, sanità, non autosufficienza sono i temi della piattaforma unitaria di mobilitazione sui quali il Governo e il Parlamento, e per la sua parte la Regione, devono ascoltare i pensionati», ha detto Piscioneri, ribadendo quanto sia prioritario il contrasto alle diseguaglianze sociali, economiche e geografiche del Paese».

«Bisogna fare di più – ha evidenziato – in un territorio in cui sono molti i comuni montani e quelli al di sotto dei mille abitanti; in cui vengono meno le guardie mediche e i trasporti pubblici non garantiscono la necessaria mobilità; in cui tantissime persone avanzate negli anni vivono da sole; in cui i comuni non investono sulle politiche sociali e i tributi sono spesso al massimo. Su questi temi e sull’utilizzo efficace delle risorse, che pure ci sono, bisogna programmare e agire con tempestività. Ad esempio, i fondi previsti per finanziare la legge nazionale e la legge regionale sull’invecchiamento attivo devono essere senza dubbio implementati».

«L’urgenza riguarda più in generale – ha proseguito – l’organizzazione dell’integrazione socio-sanitaria, della medicina territoriale, della rete ospedaliera. Strutture utili non sono per gli anziani, ma per le persone disabili e per i cittadini di ogni età. Non si può più rinviare a domani, come troppo spesso avviene in questa regione. Sui temi della Sanità ascoltiamo in Calabria molti annunci, ma non vediamo alcun miglioramento nei servizi».

«Vogliamo pensioni adeguate– ha detto ancora – che non perdano valore con il passare degli anni; una riforma strutturale del sistema pensionistico che riporti equità, garanzie per i giovani e per le donne, flessibilità nell’accesso, riconoscimento del lavoro di cura. Chiediamo l’indicizzazione piena delle pensioni, l’ampliamento dei beneficiari della quattordicesima e l’innalzamento degli importi per chi già la riceve. Vogliamo una politica fiscale più equa e una forte riduzione delle tasse a lavoratori dipendenti e pensionati, un forte contrasto all’evasione fiscale, chiarezza sull’entità della spesa previdenziale in Italia. Bisogna definire e incrementare i finanziamenti per i livelli essenziali delle prestazioni sociali (Leps), che devono essere uniformi su tutto il territorio nazionale, privilegiare nelle residenze per anziani la dimensione comunitaria, implementare le esperienze di sostegno alla vita indipendente e all’abitare condiviso, consentire alla persona di rimanere nel proprio domicilio e ricevere le cure adeguate».

«La Fnp Cisl – ha sottolineato, inoltre, Piscioneri – partecipa attivamente anche in Calabria alla raccolta delle firme per la presentazione la legge di iniziativa popolare, promossa dalla Cisl, che punta a riconoscere ai lavoratori il giusto protagonismo all’interno delle aziende, a sentirsi e ad essere parte attiva e non meramente esecutiva nella gestione delle imprese. Come ha affermato il Segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, primo firmatario della proposta di legge, “a 75 anni dalla nascita della nostra Costituzione è arrivato il momento di dare piena attuazione all’articolo 46 che disciplina il diritto dei lavoratori a pesare di più e a star dentro alle decisioni e agli utili delle imprese. Quella della partecipazione è una opportunità che raccoglie tutte le grandi sfide di questo tempo».

«Avessimo avuto la legge in questi anni – ha detto ancora – avremmo avuto salari più alti, qualità e stabilità del lavoro, meno delocalizzazioni, più produttività, maggiore controllo sulla sicurezza, innovazione e crescita”, si sarebbe dato più “protagonismo al mondo del lavoro e dell’impresa nella costruzione della coesione e della crescita della comunità nazionale”. La proposta di legge è un passo importante verso una più piena democrazia economica».

Molto atteso l’intervento con cui il segretario generale nazionale della Fnp Cisl, Emilio Didonè, ha concluso il Consiglio generale.  «Abbiamo considerato positivo – ha detto – l’impianto emergenziale della manovra 2023 del Governo per contrastare il caro bollette delle famiglie, per fronteggiare l’aumento dell’inflazione causata dalla crescita dei prezzi energetici e dei beni alimentari, ma per quanto riguarda la rivalutazione delle pensioni l’intervento del Governo non risponde alle sue stesse “promesse” e alle richieste di Fnp e Cisl, che hanno chiesto la totale indicizzazione di tutte le pensioni, che non sono “regalate”, ma pagate con i contributi versati in una vita di lavoro».

«Dopo anni di pensioni praticamente “ferme” e con un’inflazione a due cifre – ha aggiunto – finalmente sarebbe arrivato un riconoscimento economico significativo e, in particolare, con l’aumento delle pensioni minime si va verso il giusto obiettivo, ma la decisione del Governo di rivalutare del 100% solo le pensioni fino a circa 2.100 euro lordi mese e poi via via a scalare, sempre meno, per gli importi superiori, non ci soddisfa, non ci trova d’accordo e, soprattutto, non è quello che si aspettano i pensionati italiani. La nostra priorità è difendere il potere di acquisto di pensioni e salari falcidiati da un’inflazione che ha raggiunto doppia cifra».

«Inoltre – ha affermato ancora Didonè –, non si può accettare che in questo Paese sulla rivalutazione delle pensioni si continui a pensare “di fare cassa” con pensionate e pensionati. Le pensionate e i pensionati italiani non sono un bancomat! Ci aspettiamo un serio confronto per sanare subito questa ingiustizia della rivalutazione».

«È urgente anche – ha ribadito – aprire un dibattito con il Governo su una riforma complessiva della previdenza, a partire dalla separazione tra assistenza e previdenza. E su una riforma strutturale del fisco poiché è inaccettabile, iniquo, incompatibile con la Costituzione e il buon senso la flat tax fino a 85 mila euro per i lavoratori autonomi con partita Iva proposta dal Governo. Non si può finanziare la flat tax con i soldi promessi (e prelevati) ai pensionati. Come si può ridurre le tasse solo agli autonomi con Iva mentre il lavoratore dipendente e pensionato, con lo stesso reddito, continua a pagare tre volte tanto?».

«E poi – ha sostenuto in conclusione il segretario nazionale dei Pensionati Cisl – occorre avviare subito confronti tecnici con il Governo sulle grandi riforme strutturali e complessive di cui questo Paese ha urgente bisogno: lavoro, fisco, sanità, non autosufficienza e pensioni. Quello che serve oggi è impegno, responsabilità e partecipazione sociale, e la Federazione Pensionati Cisl è pronta!»

Intervenendo durante i lavori, il Segretario generale della Cisl calabrese, Tonino Russo, si è associato alla solidarietà espressa dal Consiglio della Fnp calabrese verso le popolazioni drammaticamente colpite dall’alluvione in Emilia Romagna: il dissesto idrogeologico, ha sottolineato, è anche per la Calabria una piaga sulla quale è urgente intervenire soprattutto sul piano della prevenzione e della educazione.

Qualsiasi ipotesi di crescita è fondata sulla gestione del territorio. Verso lo sviluppo e la crescita, ha sottolineato tra l’altro, devono essere indirizzate le risorse del Pnrr, i fondi derivanti dal Next Generation Eu, il piano per le generazioni dell’Europa che verrà. Utilizzarli efficacemente e tempestivamente significa rallentare la fuga dei giovani dalla Calabria. La Cisl è impegnata a questo fine nella partecipazione, a livello nazionale e regionale, a tutti i tavoli del confronto, senza disertarli, con la forza delle proprie proposte e la pazienza di un atteggiamento costruttivo.

Il dibattito, molto partecipato, ha visto interventi dai diversi territori della regione, dove la Fnp è punto di riferimento, insieme alla rete dei servizi Cisl, per moltissimi pensionati e per le loro famiglie. (rvv)

Tirocinanti calabresi, Cgil, Cisl e Uil: Bene norma, ma gli effetti reali sono più modesti degli annunci

In una nota congiunta i segretari generale di Nidil Cgil CalabriaFelsa Cisl CalabriaUilTemp Calabria, rispettivamente Ivan FerraroGianni TripoliOreste Valente, pur ritenendo buona la norma in merito ai tirocinanti calabresi, hanno sottolineato come «gli effetti reali sono più modesti degli annunci».

«In esso si prevede che, per fronteggiare l’emergenza migratoria sul territorio nazionale – hanno ricordato – con particolare riferimento alla Regione Calabria, e per realizzare iniziative utili all’accoglienza, nonché per l’attuazione dei progetti del Pnrr e degli interventi e iniziative per fronteggiare il dissesto idrogeologico, le amministrazioni comunali possono inquadrare nelle piante organiche, in deroga alle disposizioni ordinarie, i tirocinanti inseriti nei percorsi di inclusione sociale».

«Questo è un fatto – hanno proseguito – sicuramente positivo perché rappresenta sostanzialmente una presa in carico da parte dello Stato (non più della sola Regione Calabria) di un bacino ormai consolidato che negli anni ha prestato servizio nelle amministrazioni pubbliche della Calabria, sopperendo alle ataviche carenze di organico, a cui ora i Comuni possono attingere per una contrattualizzazione. Accanto a questo, però, non mancano le criticità che hanno dirette ricadute pratiche diverse rispetto ai toni trionfalistici della prima ora».

«Ci allarma particolarmente – hanno spiegato – la specificazione che le eventuali assunzioni possono avvenire solo nelle amministrazioni comunali e sia riferita ai tirocinanti “già utilizzati dalle predette amministrazioni comunali”, mettendo da parte quell’ampia fetta di tirocinanti (quasi 700) che in questi lunghi anni ha svolto mansioni identiche o equivalenti anche in altri Enti come Province, Asp, Scuole, Camere di Commercio, etc. o aziende private. Una palese discriminazione».

«C’è poi il grosso problema della copertura finanziaria. Infatti – hanno proseguito – mentre nella formulazione originaria erano previsti 40 milioni, ne servirebbero almeno 50 per mantenere l’attuale livello retributivo, nel testo approvato sono previsti  2 milioni per il 2023 e 5 milioni dall’anno 2024. Per esemplificare, queste somme possono coprire circa 350 assunzioni part-time o, provocatoriamente, 4000 assunzioni da 4 – no, il quattro non è un refuso! – ore mensili».

«Infine, è prevista una prova selettiva, dalle modalità non meglio specificate, che potrebbe essere ben diversa dalla prova di idoneità che la legislazione regionale ex art. 16 Legge 57/86 prevede per i tirocinanti proprio in riconoscimento e valorizzazione degli anni di servizio già svolti. Tutto ciò ci fa dire che – hanno concluso i sindacalisti – mentre da troppe parti si è sbandierata l’idea che da domani possano avviarsi le assunzioni che i 4.000 Tis calabresi attendono da tanto, la portata reale del provvedimento potrebbe rivelarsi ben più deludente e, che se non si apportano gli opportuni correttivi, il percorso non sarà né breve né privo di ostacoli». (rcz)

Lavoratori ex L. 15/2008 verso il passaggio in Calabria Verde. Sindacati soddisfatti

Si è tenuto presso la Cittadella Regionale l’ennesimo incontro volto allo scopo di affrontare la questione lavoratori ex L. 15/2008 alla presenza degli assessori Calabrese, Gallo, degli onorevoli Straface e De Francesco il dott. Oliva di Calabria Verde, nonché alcuni sindaci aventi presso i propri Comuni lavoratori afferenti al bacino ex L. 15/2008, tra i quali la sindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro ed il sindaco di Acri, Pino Capalbo, quest’ultimi, hanno espresso la volontà delle amministrazioni rappresentate di procedere al transito dei lavoratori suddetti in Calabria Verde, gli stessi, hanno sottolineato che sebbene tali lavoratori costituiscono un valore importante per i Comuni in questione in termini di forza lavoro, la dignità lavorativa per loro e per le loro famiglie vale il sacrificio di perderli in termini di utilizzo diretto.

È stata, altresì, sottolineata dagli stessi l’esigenza del rispetto della territorialità di appartenenza. La volontà ferma espressa dall’assessore Gallo congiuntamente all’assessore Calabrese è quella di favorire con estrema celerità il passaggio dei lavoratori in questione in Calabria Verde, che dovrà avvenire su base volontaria, attraverso la modalità del tempo determinato, consentendo in tal modo agli interessati di beneficiare degli ammortizzatori sociali, permettendo con le medesime somme la contribuzione necessaria per regolarizzare il rapporto di lavoro superando finalmente il limite del precarietà, situazione quest’ultima che permane da oltre 15 anni.

Soddisfazione da parte delle organizzazioni sindacali presenti, Cgil, Cisl e Uil. «Un importante traguardo è stato raggiunto – dicono – ora la strada è quella della definizione tecnico- amministrativa della modalità del passaggio, già per lunedì prossimo è fissato un nuovo incontro finalizzato allo studio tecnico delle posizioni da trasferire». (rcz)

A Lamezia Pd Calabria e sindacati a confronto su emergenze della Regione

È stato un confronto ampio e serrato quello svoltosi a Lamezia Terme, tra il gruppo del PD in Consiglio regionale e i segretari regionali dei sindacati  Angelo Sposato (Cgil), Tonino Russo (Cisl) e Santo Biondo (Uil), sulle principali tematiche che la Calabria dovrà affrontare nel prossimo futuro, secondo la traccia suggerita dal Pd che ha approntato un documento da sottoporre ai sindacati come base di discussione nel merito.

Autonomia differenziata, sanità, infrastrutture, aree interne, lavoro, digitalizzazione, fondi europei e riforma dei Consorzi di bonifica, tra i principali nodi sviscerati a Lamezia per cominciare un confronto continuo e arrivare alla formulazione di proposte concrete da portare al tavolo del governo regionale e di quello nazionale che, fin qui, hanno trascurato i reali interessi della Regione.

La piattaforma di lavoro approntata dal gruppo del Pd è stata apprezzata dai sindacati regionali che hanno ribadito la propria funzione e il loro ruolo finalizzato a rilanciare la vertenza Calabria, chiedendo il sostegno anche del Pd nazionale.

«Questo è il tipo concertazione che abbiamo richiesto più volte al governo regionale guidato da Roberto Occhiuto – ha dichiarato il capogruppo Mimmo Bevacqua – e che fin qui è mancato totalmente e ha portato  all’approvazione di provvedimenti a loro parere innovativi e riformisti senza un impianto culturale condiviso e di mediazione  tale da poter diventare patrimonio comune dei soggetti e Comunità interessate.  Confronto che ci auguriamo adesso venga avviato sui fondi  comunitari e del Pnrr, sulla riforma dei Consorzi di bonifica e  di un  nuovo regionalismo oramai indispensabile, legato ad un cambio di rotta in termini di investimenti e politiche di sostegno verso  le aree interne». 

Il gruppo Pd farà proprie queste tematiche, oltre alla sanità, nell’impegno che caratterizzerà nei prossimi mesi la propria azione per arrivare entro fine anno agli stati generali della sanità e ad una  conferenza programmatica già annunciata dal Segretario Nicola Irto. I consiglieri del Pd, inoltre, si dicono soddisfatti per l’esito dell’incontro, avendo riscontrato diversi punti in comune per un lavoro di analisi ed elaborazione che coinvolga le parti sane della società calabrese. (rcz)

A Messina il convegno sul Ponte sullo Stretto della Cisl

Domani a Messina, sulla Nave Elio ormeggiata a rada San Francesco, si terrà il convegno “Il Ponte sullo Stretto: Infrastrutture e trasporti per unire l’Italia”, organizzato da Filca Cisl e Fit Cisl.

La scelta della location non è casuale poiché il convegno vuol essere un momento di confronto partecipato e un punto di inizio di una discussione condivisa per parlare di Ponte sullo Stretto, per verificare lo stato dell’arte del progetto e le sue evoluzioni e per approfondire quello che comporterà per il futuro della Sicilia e dell’Italia intera, la realizzazione di una simile grande opera.

Ad aprire i lavori sara’ Enzo Pelle, segretario generale FILCA-CISL. Poi i saluti dei segretari generali Sebastiano Cappuccio (Cisl Sicilia) e Tonino Russo (Cisl Calabria). A seguire un primo panel di esperti: “Area integrata dello stretto. Sistema Infrastrutturale del territorio e dello sviluppo socio-economico”, tenuto da Carlo Carminucci, Direttore della Ricerca e Responsabile Osservatorio “Audimob” di Isfort e Salvatore Crapanzano, Presidente Commissione Mobilità e Infrastrutture Sostenibili dell’Ordine degli Ingegneri di Milano. L’evento ospiterà inoltre una Tavola Rotonda, moderata da Giuseppe Malara, giornalista del TG2, che vedrà la partecipazione di Matteo Salvini, Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti; Renato Schifani, Presidente della Regione Siciliana; Roberto Occhiuto, Presidente della Regione Calabria; Luigi Ferraris, Amministratore Delegato Gruppo FS Italiane SpA; Salvatore Pellecchia, segretario generale FIT-CISL. Concluderà i lavori Luigi Sbarra, segretario generale Cisl.

Il Ponte sullo Stretto, l’infrastruttura pià discussa eegli ultimi 50 anni, rompendo di fatto lo stato di isolamento della Sicilia dal resto dell’Italia e dall’Europa, può creare le condizioni per un nuovo protagonismo non solo del Mezzogiorno, ma dell’intero Paese in una dimensione europea e mediterranea. L’opera, se opportunamente compiuta, una vola in rete con i porti, con il sistema ferroviario e con i sistemi stradali e autostradali, rappresenterebbe una straordinaria occasione di svluppo per le regioni del Sud Italia che, da troppi anni, scontano ritardi e deficit infrastrutturali, giocando un ruolo di notevole importanza nel rafforzamento e nell’espansione degli scambi commerciali con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Appare evidente che, per cogliere e utilizzare al meglio questa opportunità, è importante avviare una riflessione condivisa fra tutti i soggetti interessati, per far sì che il progetto Ponte sullo Stretto non sia una “cattedrale nel deserto”, ma sia parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese, a partire dall’immediato miglioramento dei sistemi di collegamento e delle infrastrutture delle aree del Meridione al fine di assicurare la mobilità delle aree del Meridione al fine di assicurare la mobilità delle persone e delle merci in maniera efficiente, efficace e sostenibile. (rrm)

Fistel Calabria, Bifano è il nuovo segretario generale

Il consiglio generale della Fistel Cisl Calabria, alla presenza del Segretario Nazionale Fistel Alessandro Faraoni e del Segretario Regionale Cisl Tonino Russo, ha eletto Gianluca Bifano quale nuovo Segretario Generale della Fistel Cisl Calabria. Bifano succede a Francesco Canino che, dopo 11 anni alla guida della Federazione Regionale, andrà a ricoprire il ruolo di Coordinatore Nazionale Fistel dei Crm/Bpo (Call Center). Confermati gli altri componenti di Segreteria: Cristina Spadafora, Marco Loreto e Maurizio Nobile.

«Assumo questo incarico consapevole della grande responsabilità che comporta – ha detto Bifano -. Questo è un momento molto difficile per l’intero settore e la Calabria è attanagliata da tante crisi aziendali che mettono a rischio la tenuta occupazionale. In questo contesto come Fistel Calabria dovremo continuare ad essere il punto di riferimento per tutti i lavoratori che rappresentiamo e per questo sarà necessario che tutto il gruppo dirigente esprima al massimo le proprie potenzialità. So di raccogliere una eredità pesante perché in tutti questi anni Francesco Canino ha guidato con autorevolezza questa organizzazione, proiettandola ad essere un punto di riferimento nel panorama sindacale calabrese».
Francesco Canino ha rimarcato l’importanza di dare continuità al lavoro fin qui svolto: «Bifano è un sindacalista capace che conosce perfettamente l’organizzazione ed ha maturato in questi anni una grande esperienza sul campo. Tutta la segreteria dovrà affrontare sfide difficili nel prossimo futuro ma ha capacità e competenze tali per poterle superare senza difficoltà. Per quanto mi riguarda, nel nuovo ruolo di coordinatore nazionale dei Crm/Bpo potrò essere maggiormente di aiuto e supporto nella risoluzione delle vertenze oggi aperte in Calabria».

Per il Segretario Generale della Cisl Calabria Tonino Russo essendo la Calabria una terra dove si sono insediate le più importanti aziende di call center è importante il lavoro che Canino svolgerà a livello nazionale.

Ha concluso i lavori il Segretario Generale Fistel Alessandro Faraoni che dopo gli auguri a Bifano per l’incarico ha spiegato che la scelta di nominare Francesco Canino quale coordinatore nazionale nasce dalla sua esperienza diretta sul campo che sicuramente si renderà preziosa nel lavoro di crescita degli operatori impegnati nel settore call center. (rcz)

Il riscatto del Sud è la chiave della ripartenza del Paese

di LUIGI SBARRASono tante e bellissime queste nostre bandiere, che oggi si alzano anche per dare solidarietà, una solidarietà concreta, alle comunità dell’Emilia Romagna e delle Marche colpite dall’alluvione. Siamo vicini alle famiglie delle vittime. Grazie da tutto il mondo del lavoro alle forze dell’ordine, agli operatori locali, alla Protezione civile, ai vigili del fuoco, per le vite che hanno soccorso e salvato, per tutto quello che hanno fatto e continuano a fare.

Dopo Bologna e Milano, ci ritroviamo a Napoli per far valere le nostre ragioni, per far sentire la voce delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati italiani. E ribadire che senza di noi, senza coinvolgere il popolo che qui manifesta, l’Italia non va da nessuna parte. È un popolo che ogni giorno affonda le mani nei problemi reali che conosce la fatica, che con il sudore tiene in piedi il Paese, senza clamore, con serietà, impegno, senso di responsabilità. Ne abbiamo esercitata tanta di responsabilità in questi anni. E ora ne pretendiamo altrettanta.

Chiediamo che da parte del Governo ci sia lo stesso atteggiamento, la stessa coerenza, vogliamo un confronto non in modo episodico ma costante, affidabile, solido, strutturato. Lo pretendiamo perché serve al Paese, ne hanno bisogno le famiglie, costrette a fare i conti con l’aumento dei prezzi, per i tanti pensionati stretti nella morsa della marginalità, per i precari costretti a vivere alla giornata, i migranti sfruttati e lasciati senza possibilità di una vera integrazione. Perché oltre all’urgenza del presente c’è un futuro che si sta pericolosamente restringendo.

Per le coppie che pur lavorando non guadagnano abbastanza per permettersi una casa o pensare di avere un figlio.

Lo diciamo da qui, dalla provincia più giovane d’Italia: è tempo di rispondere alla marea di giovani che stanno perdendo speranza nel domani. O a tutte le donne che non riescono ad affacciarsi sul mercato del lavoro perché accudiscono famiglia, minori, disabili. Un’attività di cura indispensabile che è anche supplenza, specie qui al Sud, di quei servizi che lo Stato dovrebbe garantire e che invece non ci sono o sono scarsi. Non c’è più tempo.

È il momento di sanare le tante disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali come ci ricorda il nostro presidente Mattarella, diseguaglianze che creano ingiustizia, che spaccano il Paese e ne impediscono la crescita. È il momento di creare le condizioni per fare emergere le potenzialità di un Mezzogiorno il cui riscatto è la chiave di volta della ripartenza dell’Italia, del Mediterraneo e di tutta Europa. Questa urgenza, questa consapevolezza, questa volontà, non è diffusa quanto dovrebbe essere. Problemi di metodo, certo, ma il metodo facilmente diventa sostanza. Succede se dopo aver avviato i tavoli su pensioni e sicurezza li si lascia lì, fermi, senza proseguire il confronto. Noi non ci stiamo. Succede anche quando si approvano provvedimenti importanti senza coinvolgere le parti sociali, come la Delega Fiscale o l’Autonomia differenziata, con le riforme del lavoro.

E allora lo diciamo oggi ancora una volta, da una delle capitali più importanti del nostro Sud e del Continente: non accetteremo mai riforme che indeboliscano l’unità e la coesione nazionale.

L’autonomia differenziata presuppone risorse certe per le infrastrutture, i servizi pubblici, lo sviluppo, energia, per la coesione. Non è autonomia ma e’ egoismo, se lascia indietro i più deboli. Noi restiamo affezionati alla nostra idea di paese: un bambino che vive in un quartiere di Palermo o Napoli deve avere le stesse opportunità di un bambino nato a Bergamo o Trento. Se mortifica i diritti di cittadinanza, se non prevede un fondo nazionale di solidarietà, se non è costruita insieme, coinvolgendo il Parlamento, tutte le Regioni e le rappresentanze sociali.

Bisogna costruire insieme. Lo abbiamo detto alla Presidente del Consiglio il giorno prima della discussione in Consiglio dei Ministri sul Decreto lavoro. Vedremo in queste ore se si è trattato di un primo passo in una rinnovata e giusta direzione o se è stato solo un caso destinato a restare isolato.

Vedremo quale sarà la disponibilità ad accogliere, in Parlamento, le nostre proposte di merito. Le parole le sappiamo apprezzare. Ma ci piacciono di più i fatti, i contenuti, i risultati. E di fatti, di cambiamenti, ne servono, sia nell’immediato, sia nella prospettiva.

Nell’immediato, il taglio del cuneo interamente a favore dei lavoratori va rafforzato, reso strutturale, collegato ad altre misure di immediata applicazione di riduzione delle tasse a lavoratori e pensionati.

Penso al bisogno di restituire a lavoratori e pensionati il reddito sottratto dal fiscal drag. E alla defiscalizzazione delle tredicesime e delle pensioni di dicembre.

L’intervento contro la povertà va consolidato: non possiamo essere gli unici in Europa a restare privi di una forma universale di sostegno. E non si può dire di voler contrastare la precarietà mentre si fa un’operazione vergognosa come quella sui voucher.

Bisogna cambiare, quindi, e collegare tutto a una visione, a una strategia complessiva di crescita che francamente non vediamo in un Def incapace di rispondere a domande imprescindibili. Come rilanciare gli investimenti pubblici e privati, creare occupazione stabile, come dare al Paese efficienti infrastrutture materiali e sociali.

Quale politica industriale si vuole mettere in campo per adeguare i nostri settori strategici alle accelerazioni e alle transizioni in atto.

Meccanica, siderurgia, terziario avanzato, chimica, artigianato, costruzioni, informatica e TLC, agroalimentare. Ci sono decine di crisi industriali lasciate in una condizione perenne di istruttoria. il sud si può rialzare solo con una politica industriale ed energetica.

Parliamo di sostenibilità in questo Paese, del ruolo che vogliamo dare a questo Sud nella partita strategica europea della sovranità industriale, alimentare, energetica.

Della cura dei nostri territori, che presuppone centralità e investimenti stabili anche del lavoro forestale e ambientale.

Quanti morti ancora dovremo contare prima che si sblocchi un grande piano nazionale per la gestione delle acque e contro il dissesto idrogeologico?

La parola magica è partecipazione, corresponsabilità, anche per non fallire l’appuntamento decisivo del PNRR.

Più governance partecipata , significa dare seguito alla percentuale del 40 per cento delle risorse per il Sud, vincolando gli investimenti ad aumenti occupazionali soprattutto per giovani e donne.

Significa costruire gli asili e garantire gli alloggi per gli studenti universitari.

Significa monitorare e governare insieme la messa a terra dei cantieri per accelerare investimenti e garantire sicurezza e legalità.

Per rendere possibile quello che oggi appare dolorosamente in bilico bisogna lavorare insieme, “fare sistema” anche per fronteggiare la questione salariale.

C’è bisogno di una nuova ed efficace politica dei redditi, frutto di una triangolazione tra Governo, Sindacati e Associazioni datoriali.

Chiediamo al Governo di aprire subito uno spazio di confronto stabile dove costruire uniti un Patto anti inflazione. Serve un Osservatorio per regolamentare e calmierare tariffe e prezzi energetici, per assicurare controlli a tappeto e perseguire con sanzioni pesanti i vigliacchi che continuano a speculare sulle spalle di lavoratori, anziani e famiglie.

Non è possibile che i prezzi salgano appena aumentano i costi di produzione mentre quando scendono il contrario non avviene. C’è troppa speculazione.

Vanno rinnovati tutti i contratti nazionali, pubblici e privati, ristabilito l’adeguamento pieno degli assegni pensionistici e aggiornati i meccanismi di riallineamento salariale.

E poi va ripreso il confronto sui due pilastri delle pensioni e del fisco. Il sistema previdenziale va riformato e reso flessibile, stabile, inclusivo.

Servono pensioni di garanzia per giovani, che soprattutto al Sud hanno percorsi lavorativi frammentati, e che rischiano una terza età di privazione e sofferenza.

Bisogna tendere una mano a milioni di lavoratrici facendo marcia indietro su Opzione donna e garantendo forti sconti contributivi alle madri. Che Paese è quello che costringe una donna a scegliere tra lavoro e maternità?

Bisogna estendere il perimetro dei lavori usuranti e gravosi: semplicemente indegno chiedere a una persona di piegarsi al sole dei campi, di lavorare a una pressa, di arrampicarsi su un’impalcatura quando ha 67 anni. Indegno, e disastroso in termini di sicurezza. Sono ancora tante, tantissime, le vittime. Oltre cento persone al mese escono di casa per andare a lavorare e non tornano più. E la fascia media più colpita è sempre quella che supera i 55 anni. Nessun salario paga il diritto di un datore di lavoro a disporre della vita di un lavoratore. La politica ci risparmi i pianti del giorno dopo e metta in fila le proprie responsabilità, dando attuazione alle nostre proposte unitarie.

Dobbiamo fermare questa scia di sangue. Che imbratta la coscienza del Paese, che sfregia i valori della democrazia e della Costituzione.

La stessa Costituzione che impone un fisco redistributivo e progressivo.

Anche qui la riforma va fatta insieme, alleggerendo i ceti medi e popolari del lavoro e delle pensioni. Le risorse ci sono, guardando dove si deve.

Colpendo l’evasione fiscale e contributiva, che sottrae 100 miliardi dalle tasche delle famiglie e dalle casse dello Stato. Si alzi il prelievo sulle grandi rendite immobiliari, sugli extra profitti delle multinazionali, sulla finanza speculativa. Si arrivi a un contributo di solidarietà nazionale, per sbloccare le politiche di coesione e sviluppo. I soldi, se c’è la volontà, si trovano.

Di certo c’è che bisogna concentrarli sui servizi ai cittadini, nelle assunzioni e stabilizzazioni nella scuola, negli enti locali, nella sanità, reclutando medici e infermieri, potenziando la medicina di prossimità e i servizi socio assistenziali, abbattendo le liste d’attesa, aumentando il sostegno alla autosufficienza!

E poi bisogna investire nel lavoro, dando stabilità all’occupazione, rendendo più conveniente quella a tempo indeterminato e più costoso il lavoro a termine: le imprese devono pagarlo molto di più e contribuire ad alimentare un fondo di solidarietà per le pensioni dei giovani.

C’è un Paese da unire anche dando protagonismo al lavoro nelle scelte, negli utili e nell’organizzazione aziendale costruendo partecipazione ad ogni livello.

Questa è la chiave del tempo difficile che ci è dato vivere. Su questa sfida incalziamo il Governo e i nostri interlocutori sociali, con un senso di responsabilità che non sarà mai cedevolezza. Con una determinazione che non sarà mai pregiudizio.

Il lavoro è “saper fare”, è concretezza. E noi è questo, che valuteremo: i fatti concreti.

Avendo come metro di giudizio, come bussola, il grande obiettivo di portare finalmente l’Italia sulla strada di una crescita giusta, solidale e condivisa da tutti. (rrm)

Cgil, Cisl e Uil in Piazza a Napoli per cambiare una Calabria che ha bisogno di più diritti e lavoro

Le segreterie confederali di CgilCislUil Calabria saranno domani alla mobilitazione di Napoli per una Regione che ha bisogno di «più diritti e lavoro».

La Calabria, infatti, per i sindacati «stenta a lasciarsi alle spalle la pesante crisi economica e sociale che lha relegata ai margini, costringendola a fare i conti con lallargamento della forbice delle diseguaglianze che è diventata intollerabile ma rischia, se il governo non dovesse mettere in campo politiche a sostegno del lavoro di qualità, di uno Stato sociale giusto un fisco equo e progressivo e un Sud priorità del Paese».

«Tutela dei redditi dallinflazione ed aumento del valore reale delle pensioni e dei salari, rinnovo dei contratti nazionali dei settori pubblici e privati. Riforma del fisco, potenziamento occupazionale e dei finanziamenti al sistema sociosanitario pubblico per garantire il diritto universale alla salute e del sistema di istruzione e formazione, maggiore sostegno alla non autosufficienza», hanno detto nella nota unitaria Angelo SposatoTonino RussoSanto Biondo, segretari generali di Cgil Calabria, Cisl Calabria e Uil Calabria.

«Ma non solo – hanno aggiunto – con la nostra mobilitazione chiediamo di riportare in primo piano nellagenda politica del Governo lattenzione su un moderno ed efficiente modello di sicurezza sui luoghi di lavoro, di contrasto alle malattie professionali e alla precarietà.  E ancora, chiediamo una riforma del sistema previdenziale e politiche industriali e dinvestimento condivise con il mondo del lavoro per negoziare la transizione ambientale e digitale, realizzando un nuovo modello di sviluppo con particolare attenzione al mezzogiorno e puntando alla piena occupazione».

«Senza dimenticare la necessità di potenziare l’argine, umano e strumentale – hanno detto ancora – contro la crescita, economica e militare, delle organizzazioni criminali contro le quali, ogni giorno, sosteniamo continuamente l’azione di magistrati e forze dell’ordine. Solo il raggiungimento di questi obiettivi, abbinati ad un nuovo piano di potenziamento delle infrastrutture viarie e ferroviarie, alla partenza operativa della Zona economica speciale e a un piano di mitigazione del dissesto idrogeologico che la tragedia nella quale è precipitata l’Emilia Romagna, alle cui cittadine ed ai cui cittadini va la nostra massima solidarietà, ha riportato drammaticamente all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale, potranno aiutare le calabresi ed i calabresi a riscrivere il futuro di questa terra». (rcz)