Il commissariamento (in atto da 15 anni) ha peggiorato la Sanità in Calabria: la regione non può più aspettare

di MARIAELENA SENESE e WALTER BLOISE – Il Governo nazionale deve accelerare la fine del commissariamento della sanità Calabrese. Dopo oltre 15 anni la nostra regione non può più aspettare. Bisogna fare presto, perché Piano di rientro e commissariamento hanno determinato un peggioramento dei servizi e un aumento delle diseguaglianze.

La Calabria e il Molise sono le uniche regioni italiane la cui sanità è ancora commissariata. Gli stretti vincoli imposti dalla misura, uniti al piano di rientro, continuano ad ostacolare la ricostruzione della sanità territoriale.

Il commissariamento ha da una parte contribuito a migliorare il riequilibrio dei conti, ma in questi anni sono stati chiusi 18 ospedali, sono stati effettuati tagli lineari ed è stato bloccato i turnover del personale. Una visione “ragionieristica” che non ha tenuto conto delle esigenze di cura dei pazienti, trattati come numeri e ai quali è stato spesso negato il diritto alla cura. Con poco personale i reparti sono in affanno, i pronto soccorso sotto pressione e si allungano le liste d’attesa. Una situazione che ha spinto oltre 180 mila calabresi a rinunciare, nel 2024, alle cure  oppure a rivolgersi a strutture sanitarie situate fuori dai confini regionali. Una mobilità passiva che ha raggiunto la cifra monstre di 308 milioni nel 2025.

Un dato cresciuto rispetto al 2024 quando le spese sostenute dalla Regione per curare i propri cittadini in strutture fuori dal territorio calabrese, ammontavano a 304 milioni. I saldi di mobilità sanitaria confermano la capacità attrattiva delle Regioni del Centro Nord, mentre sono sempre più elevati gli indici di fuga dalle regioni del Centro Sud. E la Calabria è tra le Regioni dove il saldo negativo è superiore ad un miliardo (-3,27 miliardi).

Per normare la migrazione sanitaria la Regione Calabria si appresta a siglare  un accordo con l’Emilia Romagna con l’obiettivo di  regolare i flussi economici  della mobilità sanitaria. A tal proposito: lasciano perplessi le dichiarazioni   del governatore dell’Emilia Romagna il quale ha detto che il sistema sanitario emiliano romagnolo non riesce più a curare i pazienti che provengono da fuori regione e che sono molti i calabresi che scelgono le strutture sanitarie dell’Emilia Romagna. Una polemica che riteniamo  sterile. Tutti i cittadini hanno il diritto  di ricevere assistenza sanitaria anche in  strutture situate  in Regioni diverse da quella di residenza. Vogliamo inoltre sottolineare che il diritto alla cura non può essere rapportato ai numeri di bilancio.

La Uil e la UilFpl Calabria chiedono con forza di uscire dalla gestione commissariale  per poter procedere ad un piano straordinario di assunzioni. 

È necessario, inoltre, rendere maggiormente attrattiva la professione sanitaria, prevedendo indennità straordinarie per i medici e per il personale che decide di restare in Calabria e incentivare il rientro dei professionisti che operano fuori regione.

Proponiamo misure di welfare aziendale e l’Housing sociale: i concorsi per medici e infermieri possono essere più attrattivi se è previsto oltre al welfare un alloggio  con contratti di affitto a prezzi calmierati o protetti. Una misura che potrebbe favorire la presenza di personale sanitario anche e soprattutto nelle aree interne.

Progetti e proposte che possono essere realizzate se terminerà la lunga fase  commissariale e se il Governo darà alla Regione la possibilità di gestire la sanità  superando  anche il piano di rientro il cui prezzo viene pagato dai cittadini, in termini economici e in termini di salute. Bisogna  invertire la rotta per migliorare i servizi, garantire il diritto alla cura dei cittadini e ridurre le criticità strutturali e operative che si sono accumulate nel tempo. (mae/wb)

(Segretario Generale Uil Calabria e Segretario Generale UIL Fps Calabria)

IL “RITORNO DEI “CERVELLI” È CRUCIALE
PER FUTURO E RINASCITA DELLA CALABRIA

di MARIAELENA SENESELa Calabria, da decenni, è teatro di un preoccupante esodo giovanile: negli ultimi vent’anni, circa 162.000 giovani hanno abbandonato la regione, alla ricerca di opportunità lavorative e formative assenti sul territorio. Questo fenomeno, spesso definito “fuga dei cervelli”, rappresenta non solo una perdita demografica, ma soprattutto un impoverimento in termini di capitale umano, ricchezza economica, dinamismo sociale e vitalità culturale.

Eppure, la Calabria dispone di risorse ambientali, culturali, imprenditoriali e umane che, se opportunamente valorizzate, possono diventare leve potenti di sviluppo sostenibile e inclusivo. La sfida oggi non è soltanto fermare l’emorragia giovanile, ma piuttosto creare le condizioni per attrarre e trattenere talenti, offrendo concrete possibilità di crescita professionale e personale. 

 Il Fondo proposto dalla Uil  prevede un pacchetto integrato di misure economiche, fiscali e sociali che mirano a creare le condizioni affinché i giovani calabresi possano progettare e costruire un futuro nella loro terra.

Sebbene il Programma Regionale Calabria Fesr-Fse 2021-2027 non preveda esplicitamente il finanziamento diretto per l’acquisto della prima casa, è strategicamente possibile inserire tale misura all’interno dell’Obiettivo di Policy OP4 – “Una Calabria più sociale e inclusiva”, in particolare nell’Obiettivo Specifico OS 3 Azione 4.3.1, che dispone di oltre 56 milioni di euro per infrastrutture abitative e interventi di housing sociale.

Perché il “ritorno” diventi permanente e produttivo, è indispensabile creare un contesto favorevole all’imprenditorialità giovanile, con particolare attenzione a settori strategici come: Energia rinnovabile/Turismo sostenibile/Blue economy/Digitalizzazione e industria 4.0.

A tal fine, il progetto si inserisce in piena coerenza con l’Obiettivo di Policy OP1 – “Una Calabria più competitiva e intelligente”, e in particolare con l’Azione 1.1.2 dell’OS1.1, che sostiene: La creazione e il consolidamento di start-up innovative, spin-off universitari e PMI ad alto contenuto tecnologico; Programmi integrati di formazione, orientamento, tutoraggio e incentivazione; Investimenti iniziali e di espansione, nonché la realizzazione di hub e acceleratori d’impresa.

A queste misure si aggiungono le opportunità offerte dall’Obiettivo di Policy OP4, tramite: L’Azione 4.aa.1 (oltre 31 milioni di euro), dedicata a migliorare l’accesso al lavoro e promuovere l’occupazione giovanile; L’Azione 4.a.2 (quasi 11 milioni di euro), rivolta alla promozione del lavoro autonomo e dell’economia sociale.

Il rilancio del territorio passa anche da un deciso investimento sul capitale umano. Il progetto prevede, infatti, lo sviluppo di percorsi formativi avanzati, costruiti in stretta collaborazione tra università, centri di ricerca e imprese locali, per generare figure professionali altamente qualificate, in grado di guidare la transizione ecologica e digitale della regione nonché capace di attrarre ulteriori investimenti pubblici e privati. L’obiettivo è trasformare la Calabria da terra di emigrazione a laboratorio di innovazione e crescita sostenibile.

“Il progetto “Ritorno dei Cervelli” non è soltanto un insieme di misure tecniche, ma un vero e proprio investimento strategico sul futuro della Calabria. È molto più di un piano di rientro: è un atto d’amore verso una terra che ha bisogno dei suoi figli migliori per rinascere. È un impegno concreto per dare voce e spazio ai sogni di migliaia di giovani che, pur lontani, non hanno mai smesso di portare la Calabria nel cuore.

I giovani non sono solo il futuro: sono il presente che dobbiamo sostenere, l’energia viva che può trasformare questa regione in un luogo dove valga la pena restare, tornare, costruire. Offrire loro le condizioni per farlo significa scegliere di credere nella Calabria e nella sua capacità di cambiare. (ms)

[Mariaelena Senese, segretaria generale Uil Calabria]

SCREENING E PREVENZIONE, LA CALABRIA
È ANCORA INDIETRO: L’ALLARME DELLA UIL

di MARIAELENA SENESE, FRANCESCO DE BIASE E ANNA COMI – Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Screening (ONS), la Calabria è allultimo posto nella prevenzione. Almeno per quanto riguarda i dati relativi al 2023 consultabili nell’ultimo report nazionale pubblicato in ordine di tempo. I programmi di screening oncologico attivi in Italia, e quindi anche nella nostra regione,  riguardano la prevenzione secondaria del tumore della mammella, del tumore del colon-retto e del tumore della cervice uterina.

Tuttavia, esistono da regione a regione delle differenze, soprattutto nella percentuale di popolazione avente diritto che aderisce.

In Calabria spicca, per numero più alto in percentuale,  la provincia di  Reggio Calabria per la quale abbiamo, nel dettaglio, i dati relativi al  primo semestre del 2024 pubblicati dalla stessa Asp.

L’Asp della città in riva allo Stretto dichiara nel proprio bilancio che, rispetto allo screening mammografico,  su 36.120 donne target di riferimento, (quindi con un età compresa tra i 50 e i 69 anni) sono stati effettuati 2.077 screening di primo livello pari al 5,75%. Rispetto allo screening del colon-retto (sempre in riferimento al primo semestre 2024) su una popolazione target di 70892, che comprende sia donne che uomini tra i 50 e i 69 anni, gli screening di primo livello effettuati sono 1756 pari al 2,5%.

Per quanto riguarda lo screening del collo dell’utero, il target di riferimento sono le donne tra i 30 e i 64 anni. Ebbene su 27.871 donne solo 2407 hanno effettuato lo screening pari a 8,6%.

Come riporta la relazione stessa, nella seconda parte del 2024 ci si aspetta un ulteriore miglioramento dei dati grazie a numerose iniziative volte alla sensibilizzazione dei cittadini.

L’ Asp di Catanzaro, nell’ultimo bilancio pubblicato, si limita a riportare la classificazione di Agenas (l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) la quale le conferisce il colore giallo, cioè una valutazione media, nell’ambito della prevenzione. Secondo i dati  riportati proprio dalla stessa Agenas, Catanzaro raggiunge nel 2023 il 5,52% di screening mammografico, il 16,5% di screening alla cervice e il 2,5% di screening del colon retto. L’Asp di Cosenza dichiara, sempre sulla relazione relativa all’ultimo bilancio, che continua la campagna screening iniziata negli anni precedenti è che, in relazione al tumore della mammella ha attivato una convenzione con l’Associazione Komen Italia che ha permesso di eseguire 2500 screening inserite sulla banca dati del servizio screening.

Per il cancro al colon si limita a scrivere di aver distribuito i kit per la ricerca del sangue occulto presso le AFT pubbliche e che l’esame colposcopico (quello relativo al collo dell’utero) viene effettuato negli ambulatori ginecologici  e nei poliambulatori.

A  Vibo Valentia (dove a inizio anno erano state sospese le visite per un guasto al macchinario,  poi riprese a metà febbraio) le mammografie effettuate presso l’ospedale, nel 2024, sono state 3500.

Sugli screening non sono noti i dati dall’ Asp di Crotone neanche sull’ultimo bilancio pubblicato.

Riassumendo i numeri del Sistema Sanitario Nazionale  (Passi 2022-2023) la copertura screening mammografica organizzata nella nostra regione è pari al 9,7% del target, quella cervicale è pari al 19% e quello del colorettale è dell’8,3%.

Se le percentuali di partecipazione agli screening,  nella nostra regione, è bassissima di contro purtroppo c’è che ogni anno, in Italia, migliaia di donne ricevono una diagnosi di tumore al seno, il più diffuso nella popolazione femminile a ogni età.

La diagnosi precoce, quindi la prevenzione, può fare la differenza: se il tumore viene scoperto in fase iniziale, le possibilità di guarigione superano il 90%. Eppure, non tutte le donne, soprattutto le calabresi, sanno oggi di aver accesso a uno screening gratuito. Così se in altre regioni la prevenzione ti salva la vita, dalle nostre parti purtroppo siamo ancora ben lontani da questa possibilità ed è inaccettabile che laccesso alla prevenzione oncologica dipenda dal luogo in cui si vive.

L’invito a sottoporsi agli screening avviene attraverso un sms che le Asp inviano alle donne che rientrano nell’età indicata. In realtà alcune regioni, in particolare quelle su cui non vige un piano di rientro, hanno ottemperato alle indicazioni del Piano nazionale di prevenzione 2020- 2025, al Piano oncologico nazionale 2023-2027 e alle nuove Raccomandazioni del Consiglio europeo emanate a fine 2022 estendendo alle fasce di età 45-49 e 70-74 lo screening mammografico e alla fascia di età 70-74 lo screening colorettale.

Quindi in regioni virtuose, per esempio in Lombardia, in Piemonte e in Emilia Romagna, giusto per citarne alcune, lo screening per la diagnosi precoce del tumore mammario si rivolge alle donne di età compresa tra i 45 e i 74 anni.

In Calabria, dove vige un piano di rientro, la possibilità di estendere la copertura ad altre fasce di età è preclusa.

C’è però una legge, che poche donne conoscono, che dà diritto a eseguire i test tramite Servizio Sanitario Nazionale anche se non si rientra nell’età target di riferimento. Basta andare dal medico di famiglia,  farsi fare limpegnativa per poi prenotare, tenendo presente che i tempi dattesa possono essere lunghi. Come riportato sul sito del Ministero della Salute, il medico di base che effettua la prescrizione sul ricettario del SSN e deve riportare il relativo codice di esenzione.

In particolare: codice D01: prestazioni diagnostiche nell’ambito di campagne di screening autorizzate dalla Regione; codice D02: esame citologico cervico-vaginale (PAP Test); codice D03: esame mammografico; codice D04: colonscopia; codice D05: prestazioni di approfondimento diagnostico correlate alla diagnosi precoce del tumore della mammella.

Lintervallo di tempo indicato per ciascuna prestazione deve essere rispettato, anche se il primo accertamento è stato eseguito privatamente. Lesenzione per diagnosi precoce di alcuni tumori è del tutto indipendente dal reddito dellassistita e/o dal suo stato di occupazione/disoccupazione.

Altro dato che vorremmo mettere in evidenza è quello per l’esame del tumore colon rettale che coinvolge non solo le donne ma anche gli uomini. Anche in questo caso, come riportato in tabella, e come abbiamo già detto, la percentuale di chi accede ai programmi di prevenzione è nettamente inferiore al pool.

Il Coordinamento per le Pari Opportunità della Uil Calabria preoccupato per una così bassa adesione ai programmi gratuiti di prevenzione ha pensato di promuovere una campagna di sensibilizzazione sugli screening oncologici gratuiti, coinvolgendo Caf e Patronati che fanno parte della rete territoriale della Uil nella consapevolezza che prevenire è vivere.

Lo scopo è quello di informare un maggior numero di donne e uomini (coinvolti nel caso dell’esame del colon rettale) sui propri diritti. Lo screening organizzato riduce notevolmente le disuguaglianze sociali di accesso alla prevenzione e per la gran parte delle donne meno istruite o con maggiori difficoltà economiche lofferta di un programma rappresenta lunica possibilità di fare prevenzione.

Il nostro appello è rivolto anche agli operatori sanitari: lefficacia della promozione dello screening cresce se allinvito/sms della Asl si accompagna il consiglio del proprio medico. L’invito così da solo è evidente che  non basta a garantire la partecipazione delle donne allo screening, mentre è fondamentale il consiglio medico.

Chiediamo con forza quindi che anche in Calabria tutte le donne tra i 45 e i 74 anni vengano non solo informate ma anche incluse nei programmi di screening gratuito, con inviti attivi da parte delle Asp e percorsi organizzati per garantire una diagnosi tempestiva e unassistenza di qualità.

La salute non può aspettare. Prevenire è un diritto, non un privilegio che dipende dal posto in cui risiedi. (ms, fdb e ac)

[Mariaelena Senese, Francesco De Biase e Anna Comi sono rispettivamente segretario generale Uil Calabria, segretario generale Uilp Calabria e responsabile coordinamento Pari Opportunità Uil Calabria]

L’OPINIONE / Mariaelena Senese: Accelerare i procedimenti di autorizzazione di nuove cave per SS 106

di MARIAELENA SENESE – La partenza dei lavori su nuovi tratti della Strada Statale 106 rappresenta una notizia importante per la Calabria, ma rischia di diventare un’occasione mancata se non si interviene con urgenza su alcuni nodi cruciali.

Oggi il problema non è solo l’avvio dei lavori, ma la capacità di portarli avanti nei tempi previsti. Servono manodopera qualificata, ingegneri, tecnici e servono  materie prime. Da un lato c’è un’enorme necessità di personale e competenze, e per questo bisogna dare una forte accelerata alla formazione, sfruttando al massimo il sistema della bilateralità. Dall’altro, siamo di fronte a una vera e propria emergenza legata all’approvvigionamento dei materiali, ed è proprio per questo chiediamo alla Regione Calabria un piano cave aggiornato.

Bisogna accelerare i procedimenti di autorizzazione di nuove cave o di ampliamento di quelle esistenti, in particolare lungo l’asse Catanzaro – Crotone – Corigliano Rossano, per evitare che i cantieri rimangano fermi per mancanza di materie prime indispensabili come tutta la gamma degli  inerti.

Non possiamo parlare di cantierizzazione  se mancano i materiali per costruire il nuovo piano cave dovrà necessariamente tener conto delle quantità e qualità dei materiali inerti necessari per tutti i lavori di completamento della Statale 106 da Rossano a Reggio Calabria tenendo conto che un piano cave deve rispondere ad un quadro delle esigenze di medio lungo periodo.

Altro tema caldo è quello legato alla tratta Crotone – Rossano, per la quale sono previsti due interventi,  circa 70 km,  per un valore stimato di 5 miliardi e 200. Su questo tratto Anas ha completato la progettazione e l’ha trasmessa alla Regione Calabria per la Valutazione di Impatto Ambientale, in modo poi da poter aprire la Conferenza dei servizi.

Ma resta un punto fondamentale: allo stato attuale, non c’è ancora copertura finanziaria per questi interventi.

Chiediamo al Governo nazionale di reperire i fondi necessari per la tratta Crotone – Rossano e alla Regione di lavorare in sinergia con Anas per far avanzare la progettazione del tratto successivo, quello che collega a Reggio Calabria. Senza progetto, è impossibile anche solo chiedere finanziamenti.

La Statale 106 è l’asse strategico dello sviluppo calabrese, e ogni ritardo o sottovalutazione rischia di allontanare ulteriormente la nostra regione dagli standard infrastrutturali del resto del Paese. Questa è la madre di tutte le battaglie per la mobilità, la sicurezza e l’occupazione. (ms)

[Mariaelena Senese  è segretaria generale Uil Calabria]

Tis, il sindaco di Cerisano Di Gioia incontra Senese (Uil)

Si è discusso della proposta emersa nei giorni scorsi finalizzata alla stabilizzazione dei Tis attraverso un voucher economico di 25 mila euro (una tantum) per ciascuna assunzione a tempo indeterminato, nel corso dell’incontro avvenuto tra il sindaco di Cerisano, Lucio Di Gioia e la segretaria generale di Uil Calabria, Mariaelena Senese.

Una proposta che non convince e si appresta insufficiente.

Senese e Cretella hanno incontrato, altresì, i tirocinanti del municipio delle Serre per esprimere loro solidarietà e vicinanza e garantire impegno per la soluzione di una annosa vertenza. Il sindaco Di Gioia – riportando il malcontento di tutti i sindaci calabresi – ha ribadito le tante perplessità sulle soluzioni prospettate. L’appuntamento del 5 maggio in Provincia, tra sindaci e sindacati sarà occasione di diretto confronto per chiarire le tante criticità e i limiti delle proposte avanzate da Regione e sindacati.
Ed invero, se la situazione e, soprattutto, la soluzione “politica” rimarranno quelle prospettate difficilmente Cerisano (e gli altri Comuni) potranno “confermare” i propri tirocinanti con la certezza che i tanti comuni calabresi rimarranno senza personale per l’ordinaria attività.
Si tratta di un vero e proprio percorso di “instabilizzazione”, quello immaginato, che non ha avuto alcun preliminare confronto con i sindaci, esclusi da qualunque trattativa, parere o mero consiglio.
«Si chiede proprio ai comuni di procedere con assunzioni insostenibili e impossibili per le casse degli Enti. Ma non molliamo: sosterremo le loro legittime aspettative maturate nel tempo per ottenere vera giustizia sociale, equità, dignità e diritto al lavoro», il messaggio del sindaco. (rcs)

Senese (Uil): Calabria non può più essere terra di sfruttamento e abbandono

«La Calabria non può più essere terra di sfruttamento e abbandono. Troppi giovani sono costretti a lasciare questa regione perché non trovano un’occupazione dignitosa, mentre chi resta è spesso intrappolato in lavori precari o sommersi». È quanto ha detto Mariaelena Senese, segretaria generale della Uil Calabria, in occasione dell’arrivo, a Cosenza, il prossimo 7 e 8 aprile, della Carovana della Uil per contrastare il fenomeno dei lavoratori fantasma.

Per la Senese, infatti, «è necessario un intervento deciso per garantire diritti, stabilità e sviluppo».

L’iniziativa rientra nell’ambito della campagna nazionale della Uil “No ai lavoratori fantasma”, con l’obiettivo di denunciare l’insicurezza lavorativa, la precarietà diffusa e l’assenza di tutele, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno. I lavoratori fantasma, infatti, sono coloro che, pur lavorando, non vedono riconosciuti i loro diritti, sono sottopagati, precari o addirittura invisibili agli occhi delle istituzioni.

L’iniziativa vedrà la partecipazione di esponenti sindacali, istituzionali e del mondo accademico, che si confronteranno su temi cruciali come il precariato giovanile, il lavoro femminile e la necessità di costruire un sistema di tutele adeguato per tutti i lavoratori.

Ad aprire i lavori sarà Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, il quale ribadirà con forza la necessità di una battaglia senza compromessi contro ogni forma di sfruttamento lavorativo.

«Il nostro Paese  – ha detto Pierpaolo Bombardieri – non può più permettersi di ignorare il dramma dei lavoratori fantasma: milioni di persone che ogni giorno si spezzano la schiena in condizioni di precarietà, senza diritti e senza prospettive di stabilità. Questo sistema deve cambiare radicalmente: servono contratti veri, salari dignitosi e tutele certe per tutti».

La prima giornata sarà dedicata al tema “Giovani e Precariato: il futuro rubato al Mezzogiorno d’Italia”, con un’analisi approfondita del lavoro giovanile e delle sfide economiche che rendono il Sud sempre più fragile. Interverranno esperti del settore, rappresentanti istituzionali e lavoratori che porteranno la loro testimonianza diretta.
In Calabria, il problema del lavoro irregolare e della precarietà assume dimensioni ancora più allarmanti. Qui, la combinazione di bassi salari, mancanza di opportunità e una crescente fuga di giovani verso il Nord e l’estero sta mettendo in ginocchio il tessuto economico e sociale.

L’evento proseguirà l’8 aprile con tre panel di discussione: “Metà stipendio, doppia fatica: il precariato visto dalle donne”, in cui si analizzeranno le discriminazioni di genere nel mondo del lavoro; “Il sindacato delle persone: i servizi della Uil”, che illustrerà le misure concrete per sostenere i lavoratori e “Diamo voce alle persone: il valore della rappresentanza”, con un focus sul ruolo fondamentale della contrattazione collettiva.

L’iniziativa si concluderà con un forte appello all’azione per le istituzioni, affinché vengano adottate misure urgenti per combattere la precarietà e restituire dignità ai lavoratori.
La Uil invita cittadini, lavoratori, giovani e istituzioni a partecipare numerosi, per dare insieme una risposta forte contro lo sfruttamento e il lavoro senza diritti. (rcs)

REGGIO – Il convegno “Il ruolo dei consultori nella prevenzione”

Domani mattina, a Reggio, all’EHotel, alle 9.30, si terrà il convegno “Il ruolo dei consultori nella prevenzione per le donne di tutte le età”, un’importante occasione di confronto e sensibilizzazione sul tema della salute femminile.

L’evento, promosso dal Coordinamento Pari Opportunità della UIL pensionati Calabria e  sostenuto da: UIL Calabria, UIL Pensionati Calabria, Coordinamento Pari Opportunità Uil Calabria e dall’Associazione per i Diritti degli Anziani (ADA) di Reggio Calabria, si svolge con il patrocinio morale della Città Metropolitana di Reggio Calabria e la collaborazione dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Reggio Calabria.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle attività di prevenzione e sensibilizzazione che mirano a garantire un accesso sempre più efficace ai servizi consultoriali, fondamentali per la salute delle donne di tutte le età.

Il convegno sarà presieduto da Francesco De Biase, Segretario Generale Uilp Calabria, e vedrà la partecipazione di esperti del settore sanitario, rappresentanti istituzionali e delle associazioni, con l’obiettivo di approfondire il ruolo cruciale dei consultori nella prevenzione e nella tutela della salute delle donne in tutte le fasi della loro vita.

Tanti gli interventi previsti: Antonio Alvaro, Coordinatore dei Consultori Familiari ASP Reggio Calabria; Anna Comi, Coordinatrice Pari Opportunità UIL Calabria; Lucia Di Furia, Direttore Generale ASP Reggio Calabria; Oreste Iacopino, Direttore Sanitario ASP Reggio Calabria; Elena Nasso, Responsabile screening oncologico Asp Reggio Calabria; Domenico Mario Neto, Presidente ADA Reggio Calabria; Lucia Anita Nucera, Assessore Welfare Comune di Reggio Calabria; Giorgia Scarpelli, Coordinatrice Pari Opportunità UILP Calabria; Caterina Silipo, Coordinatrice Pari Opportunità UILP Reggio Calabria e Annamaria Stanganelli, Garante della Salute Regione Calabria.

L’incontro sarà concluso da Marialena Senese, Segretario Generale Uil Calabria. (rrc)

Senese (Uil Calabria): Convocare tavolo tecnico permanente sulla sicurezza sul lavoro

«Chiediamo al Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, di convocare con urgenza un tavolo tecnico permanente sulla sicurezza sul lavoro». È la richiesta fatta dalla segretaria generale di Uil Calabria, Mariaelena Senese, «al fine di addivenire ad un Piano straordinario per la sicurezza sul lavoro, coinvolgendo tutti gli attori interessati, al fine di elaborare strategie concrete e tempestive per prevenire ulteriori tragedie».

Una richiesta arriva a seguito della morte di Pietro Falbo, 59 anni, ha perso la vita cadendo da un’impalcatura di 9 metri in un capannone della zona industriale di Lamezia Terme.

«Questo drammatico evento segue di pochi mesi un’altra tragica perdita: il 3 gennaio scorso, Francesco Stella, un operaio di 38 anni, è deceduto in circostanze simili nella stessa area industriale», ha detto Senese, esprimendo cordoglio e vicinanza alla famiglia di Falbo.

«Queste ripetute tragedie – ha sottolineato – rappresentano un fallimento collettivo della nostra società e sottolineano l’urgenza di intervenire con determinazione per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. La sicurezza sul lavoro è una responsabilità comune. Serve l’impegno di tutti gli attori interessati, va migliorato e rafforzato il coordinamento tra i vari soggetti della filiera sicurezza: Regione, Asl, Inail, Itl, Inps, Rlst».

«Questi devono saper parlare fra di loro – ha detto – incrociare i dati a disposizione, monitorare le specificità del territorio. Occorre potenziare con urgenza l’organico delle Asp, come da noi più volte chiesto e, coordinare i vari organi ispettivi: Itl, Asp, Inail e Inps, perché ciascuno deve fare il suo compito nel contesto di un unico intervento ispettivo: l’Asl controlla la sicurezza sanitaria, l’ispettore del lavoro i contratti, l’Inps la previdenza e l’Inail le coperture assicurative».

«Bisogna rafforzare, infine – ha aggiunto – l’idea che dietro un mercato del lavoro competitivo e concorrenziale, in grado di garantire crescita e sostenibilità, è necessario un lavoro regolare, delle giuste tutele in termini di formazione, salute e sicurezza per le lavoratrici e i lavoratori».

«Questi devono saper parlare fra di loro, – ha concluso –incrociare i dati a disposizione, monitorare le specificità del territorio. Occorre potenziare con urgenza l’organico delle Asp, come da noi più volte chiesto e, coordinare i vari organi ispettivi: Itl, Asp, Inail e Inps, perché ciascuno deve fare il suo compito nel contesto di un unico intervento ispettivo: l’Asl controlla la sicurezza sanitaria, l’ispettore del lavoro i contratti, l’Inps la previdenza e l’Inail le coperture assicurative».

«Bisogna rafforzare, infine – ha concluso – l’idea che dietro un mercato del lavoro competitivo e concorrenziale, in grado di garantire crescita e sostenibilità, è necessario un lavoro regolare, delle giuste tutele in termini di formazione, salute e sicurezza per le lavoratrici e i lavoratori». (rcz)

FRENARE LA FUGA DEI GIOVANI CERVELLI
DA CALABRIA: SERVE TAVOLO REGIONALE

di MARIAELENA SENESE – Dobbiamo provare a guardare al domani partendo dai dati dell’oggi, consapevoli di dove eravamo ieri e di dove ci troveremo domani se non saremo capaci di mettere in piedi un dossier sui giovani per provare a cambiare questo trend negativo e fermare l’emorragia dei giovani calabresi.

Dalle nascite che calano, ai talenti che sbocciano e che scappano, dall’invecchiamento che avanza ad una società che non pensa da troppo tempo a come investire sui giovani fino ad un sistema scolastico che forse guarda troppo al passato.

La coesione sociale di un Paese si misura dalla capacità di dare un futuro alle nuove generazioni creando un clima di fiducia. Alle istituzioni compete la responsabilità di attuare politiche attive che permettono ai giovani di realizzare il loro progetto di vita, superando le difficoltà di carattere materiale e di accesso ai servizi.

I dati dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche ci raccontano di un panorama lavorativo ancora fragile, dove da una parte mancano figure professionali specializzate e dall’altra abbiamo perso, negli ultimi venti anni, 162.000 giovani in cerca di migliori opportunità lavorative.
Una situazione che ci induce a fare una riflessione approfondita e, nello stesso tempo, ad avanzare proposte utili a frenare questa fuga inarrestabile.

Per incentivare il rientro dei professionisti altamente qualificati, proponiamo la creazione di un fondo regionale, il fondo “Ritorno dei cervelli” che offra incentivi economici e fiscali; agevolazioni fiscali per i primi cinque anni, contributi per l’acquisto o l’affitto della prima casa per chi decide di ritornare nella nostra regione e, magari, un bonus di rientro, che potrebbe essere quantificato in 30 mila euro, per chi decide di tornare in Calabria e avviare o continuare la propria attività.

Inoltre, riteniamo fondamentale il sostegno alle start-up e all’imprenditoria giovanile attraverso finanziamenti agevolati e un fondo specifico per le imprese innovative nei settori strategici della regione, quali quelli dell’energia rinnovabile, del turismo sostenibile o della blue economy.

Per favorire la crescita professionale dei giovani calabresi, è essenziale un piano di potenziamento delle competenze con programmi di formazione continua in collaborazione con le nostre università e aziende, focalizzati sulle richieste del mercato del lavoro regionale, come digitalizzazione, installazione, manutenzione e riparazione per coprire la domanda di elettricisti, meccanici e magazzinieri che sono necessarie a colmare il gap fra offerta e domanda di lavoro.

Non possiamo permettere che i giovani calabresi continuino a emigrare per trovare opportunità di lavoro dignitose e per una maggiore crescita professionale.

La nostra regione ha tutte le potenzialità per crescere, ma servono interventi mirati. Solo così la Calabria potrà realmente cambiare rotta e costruire un futuro occupazionale più stabile e inclusivo. (ms)

[Mariaelena Senese è segretaria generale Uil Clabria]

Uil Calabria: È urgente un piano straordinario per sicurezza sul lavoro

«Il piano straordinario per la sicurezza sul lavoro deve essere una priorità assoluta per la Regione Calabria». È quanto ha ribadito Mariaelena Senese, segretaria generale di Uil Calabria, sottolineando come «solo attraverso il potenziamento degli organi ispettivi, la condivisione dei dati e una formazione capillare sarà possibile ridurre il rischio di incidenti e garantire un futuro dignitoso ai lavoratori».

«La Uil Calabria è pronta a collaborare per l’attuazione di misure efficaci che restituiscano centralità alla sicurezza sul lavoro, tutelando vite umane e migliorando la qualità delle condizioni lavorative sul territorio», ha continuato la segretaria.

La Uil, infatti, ha sottolineato, con fermezza, l’urgenza di interventi strutturali per garantire standard adeguati di sicurezza sui luoghi di lavoro. Le continue inadempienze, la carenza di risorse e l’assenza di una cultura radicata della prevenzione rappresentano criticità non più tollerabili. È indispensabile passare dalle dichiarazioni di principio all’attuazione di misure concrete ed efficaci.

La Uil Calabria, quindi, «torna a chiedere l’apertura immediata di un tavolo tecnico di confronto regionale, che coinvolga attivamente le parti sociali, gli enti di vigilanza, la bilateralità del settore edile, con l’obiettivo di definire e attuare un Piano straordinario per la sicurezza sul lavoro».

«Per la Uil Calabria – si legge nella nota – sono tre gli assi di intervento fondamentali per affrontare in maniera sistematica le criticità: Rafforzamento degli organi ispettivi; condivisione e monitoraggio dei dati e formazione e prevenzione».

«La Regione Calabria deve riconoscere l’urgenza di potenziare gli organici delle Aziende sanitarie provinciali – ha sottolineato il sindacato – con particolare attenzione ai servizi di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. Per ottenere questo risultato è necessario: incrementare il numero di ispettori tecnici dedicati ai settori ad alto rischio, come edilizia, agricoltura e industria manifatturiera; garantire una maggiore frequenza e capillarità dei controlli, con interventi mirati su cantieri e altre aree ad alta esposizione al rischio e fornire agli ispettori adeguati strumenti tecnologici per il monitoraggio in tempo reale delle attività produttive».

«La creazione di strumenti di condivisione dei dati tra Enti, poi – viene sottolineato – è essenziale per migliorare l’efficacia degli interventi ispettivi e prevenire incidenti. Per questo la Uil Calabria ritiene non più procrastinabile l’istituzione di una banca dati regionale delle notifiche preliminari, condivisa tra Cassa edile, Ispettorato del lavoro e Asp, per monitorare in tempo reale l’andamento dei cantieri e il rispetto delle normative».

«Così come di importanza determinante – continua la nota – è la digitalizzazione dei processi di raccolta e analisi dei dati, per identificare rapidamente le aree più critiche e pianificare interventi mirati e la realizzazione di un sistema integrato di monitoraggio regionale, che consenta il tracciamento delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e il rispetto degli obblighi di legge».

«La sicurezza sul lavoro, ancora – prosegue la nota – deve essere garantita attraverso percorsi di formazione continua e sistematica. Anche in questo ambito appare importante l’istituzione di una piattaforma regionale sulla formazione, per  consentire agli ispettori di portare a compimento con maggiore celerità le verifiche presso le aziende».

«Ogni lavoratore ha diritto di tornare a casa sano e salvo. Ogni morte evitabile – ha concluso Mariaelena Senese–  rappresenta una responsabilità collettiva, che richiede un intervento deciso e immediato». (rcz)