Domani, dalle ore 10, davanti alle Prefetture di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria partirà lo sciopero indetto da Cgil e Uil.
Insieme a loro, in piazza, lavoratrici a i lavoratori dipendenti di tutti i comparti del pubblico impiego, Istruzione,Università e Ricerca, trasporti, Sanità pubblica e privata, Terzo Settore, le Poste, nonché i dipendenti dei consorzi di bonifica e delle aziende in appalto dei suddetti siti e luoghi di lavoro (per esempio ristorazione collettiva, mensa scolastica ed aziendali, vigilanza e guardiania, polizia e multiservizi, compreso l’igiene ambientale) «a sostegno di un’altra politica economica, sociale e contrattuale, che non solo è possibile, ma necessaria e urgente».
Adesso Basta è il titolo della manifestazione per aumentare stipendi e pensioni; rinnovare i contratti nazionali rafforzando il potere d’acquisto e detassando gli aumenti; abbattere i divari che colpiscono le donne; combattere l’evasione fiscale: basta sanatorie, basta condoni e basta premiare settori economici che presentano una propensione all’evasione fino al 70%; indicizzazione automatica all’inflazione delle detrazioni da lavoro e da pensione; promuovere un fisco progressivo: no alla Flat tax; riportare all’interno della base imponibile Irpef tutti i redditi oggi esclusi e tassati separatamente con aliquote più basse; tassare gli extraprofitti e le grandi ricchezze.
E, ancora, favorire il lavoro stabile a tempo indeterminato; cancellare la precarietà; introdurre una pensione contributiva di garanzia; garantire il diritto allo studio attraverso investimenti per servizi, alloggi e borse di studio; approvare una vera riforma delle pensioni, che superi la legge Monti-Fornero; garantire la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere.
Difendere e rilanciare il servizio sanitario nazionale anche aumentando i livelli salariali; approvare un piano straordinario di assunzioni nella sanità e in tutti i settori pubblici e della conoscenza; finanziare le leggi su non autosufficienza e disabilità; aumentare le risorse per il trasporto pubblico locale; rifinanziare il fondo sostegno agli affitti; investire in salute e sicurezza: «basta morti sul lavoro», ribadiscono i sindacati, continuando a illustrare ciò di cui ha bisogno il Paese: «Abbandonare la politica securitaria a partire dalla cancellazione della legge Bossi-Fini e di tutti i recenti provvedimenti in materia di immigrazione e definire nuove politiche di accoglienza e integrazione dei cittadini migranti».
«Serve una nuova strategia e un nuovo intervento pubblico – concludono i sindacati – per affrontare le crisi vecchie e nuove, puntare sulla transizione ambientale ed energetica, riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo governando i processi di digitalizzazione, difendere e incrementare la qualità e la quantità dell’occupazione a partire dal Mezzogiorno».
«Quando in una democrazia i lavoratori, pensionati, giovani, con il loro lavoro e la loro pensione non riescono più a sostenere la propria famiglia e a garantire la vita quotidiana, i diritti all’istruzione ai figli ed il diritto alla salute e alle cure, si è rotto qualcosa nel patto cittadini istituzioni. Un sindacato vero, se le istanze e le proposte fatte per migliorare le condizioni di vita di chi rappresenta non si realizzano e nemmeno vengono considerate, dinnanzi a questo peggioramento va in piazza e sciopera. Non servono altre spiegazioni», ha dichiarato Angelo Sposato, segretario generale di Cgil Calabria nel corso dell’attivo unitario di Cgil Uil Crotone.
«La precettazione del ministro Salvini riguarda il solo settore dei trasporti. Lavoratrici e lavoratori rischiano provvedimenti amministrativi se non penali. È un atto intimidatorio tanto più grave se arriva da chi dovrebbe rappresentare il Paese, come nel caso del ministro Salvini», ha dichiarato Pierpaolo Biombardieri, segretario nazionale di Uil a L’Aria che tira su La7.
«Ma chiariamo una cosa: non c’è nessuna resa – ha ribadito –. Domani scenderemo in piazza, nel pieno rispetto delle regole, per sostenere un’idea, un sogno di un Paese migliore, decisi a far cambiare idea al Governo!». (rcz)