BASTA PENSARE ALL’AUTONOMIA, CI SI
CONCENTRI DI PIÙ SU SVILUPPO DEL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTALa forza dei fatti è contro il caterpillar Calderoli. Ce l’ha messa tutta ma, come dice il Vangelo, quando non parleranno le persone parleranno le pietre.
E quello che oggi dicono le pietre è che i Lep non sono, come forse ha ritenuto il Ministro, un fatto tecnico ma un fatto economico.

Mettere insieme una commissione di oltre 60 elementi era chiaro che sarebbe stato inutile, perché una volta calcolati i livelli essenziali di prestazioni poi bisognava trovare il modo di realizzarli.

Non posso credere che il Ministro in realtà fosse così ingenuo da pensare che le motivazioni di diversi diritti alla salute, alla mobilità, alla scuola, derivassero da incapacità tecniche! Troppo navigato per non capire che il tema era essenzialmente economico. Evidentemente sperava di potersi limitare all’individuazione di essi, cosa più semplice della loro attuazione.

Ma il giocattolo gli è sfuggito di mano. Una mobilitazione ha portato ad una raccolta di oltre 100 mila firme per una legge di iniziativa popolare che mettesse in discussione la modifica dell’articolo 5 voluta, inopinatamente e con scarsa visione politica, dal Pd.

Si sono mobilitati i sindacati ma anche le organizzazioni datoriali, giustamente preoccupati degli effetti dirompenti della statuizione dell’esistenza di due paesi, con cittadini di serie A e B.

Molti consigli comunali si sono espressi contro e le preoccupazioni dell’anima centralista di Fratelli d’Italia ha cominciato a nutrire preoccupazioni sugli effetti di una riforma che rafforzava enormemente i governatori a scapito di Palazzo Chigi.

Peraltro anche molti governatori di Forza Italia, che avevano votato a favore della riforma in Conferenza delle Regioni, come Occhiuto e Schifani, hanno poi manifestato in riunioni di partito tutte le loro perplessità su una riforma che stabilisce la cristalizzazione della spesa storica. 

Forse il vero tema sul quale concentrarsi sarebbe quello dello sviluppo del Sud, unico modo perché ognuno si tenga le risorse che produce. Se vuoi evitare di aiutare i tuoi figli l’unico modo è che guadagnino abbastanza per mantenersi autonomamente. Sembra un principio banale che in realtà stenta a diventare patrimonio condiviso.

Un modello di sviluppo che vede una parte che continua a diventare sempre più povera e peggio servita e un’altra che procede, anche se più lentamente di realtà analoghe dei competitor europei.

Una parte che continua ad antropizzarsi sempre più, nella quale si spostano i meridionali in cerca dei diritti di cittadinanza negati nelle loro terre, oltre quelli al lavoro anche quelli ad una sanità adeguata, una mobilità possibile e a un progetto di futuro per i propri figli, mancante totalmente nelle loro aree di origine, con le conseguenze di un utilizzo del suolo sempre più intenso, con l’esigenza di infrastrutturazioni sempre più invasive, come le terze e quarte corsie autostradali.

Probabilmente a livello teorico il principio della convenienza per tutti viene accettato ma poi è quando vi devono essere i comportamenti conseguenti che tutto diventa più difficile.    

Se non si affronta la problematica della sottoutilizzazione del capitale umano del Sud, dove lavora solo una persona su quattro quando il rapporto fisiologico sarebbe perlomeno una persona su due, rimarrà sempre l’esigenza di assistenza di un’area che rimarrà non autonoma ma dipendente a livello economico di quella più ricca, pur avendo servizi molto contenuti e limitati. L’obiettivo è quello di avere la consapevolezza condivisa che una locomotiva non è sufficiente per fare viaggiare ad una velocità adeguata tutto il treno del Paese.

È chiaramente un cambio di paradigma rispetto alle politiche attuate dall’Unità d’Italia in poi. Che prevedono che si sposti l’asse di interesse verso le aree più deboli. A cominciare delle più facili e banali come individuare le città del Sud per i grandi eventi, che servano da date catenaccio per avere certezza sulla definizione dei tanti lavori necessari.

Bisogna convincersi che il Sud non è una palla al piede, ma come la ex Ddr per la Germania, un tesoro da valorizzare con un doppio risultato: quello di non pesare più sul Nord ma anche quello di contribuire alla formazione della ricchezza complessiva. E deve essere chiaro che rispetto a questo progetto non vi è il piano B che aveva immaginato Calderoli, se non si vuole spaccare il Paese. Opzione illogica in un momento in cui già l’Unione Europea è già troppo piccola rispetto ai colossi che si confrontano a cominciare da Usa, Cina e India. (pmb)

[Courtesy Il Quodiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

La Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali incontrano Calderoli

«Il Comitato di 61 esperti a supporto della cabina di regia per l’autonomia differenziata istituita con la legge di bilancio 2023, si va nella direzione giusta ed auspicata dal sottoscritto e dal presidente Occhiuto». È quanto ha dichiarato Filippo Mancuso, presidente del Consiglio regionale, a margine dell’incontro tra il ministro Roberto Calderoli e la Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali.

«Sostengo da tempo – ha ricordato Mancuso – che l’attuazione dell’autonomia regionale differenziata, nel rispetto dell’articolo 5 della Costituzione che prevede l’unitarietà e l’indivisibilità della Repubblica, è una sfida per la modernizzazione degli assetti della Repubblica, con particolare attenzione alla promozione delle autonomie locali e al soddisfacimento e tutela dei diritti dei cittadini. Una sfida che il Sud deve affrontare a testa alta, esercitando un protagonismo dinamico e propositivo».

«Ci si aspetta l’individuazione del ‘Lep’ – ha concluso – con relativi costi e fabbisogni standard, che vanno garantiti su tutto il territorio nazionale; la fine del metodo della ‘spesa storica’, che da decenni svantaggia il Sud e che, infatti, è superata dal ‘ddl’ approvato dal Consiglio dei ministri il 16 marzo e, al contempo, la definizione (da parte del Parlamento) delle materie e degli ambiti concernenti i Livelli essenziali delle prestazioni».

Per il consigliere regionale Salvatore Cirillo, che ha partecipato all’incontro: «Dall’impegno sinergico del ‘Comitato per l’individuazione dei Lep’, che il ministro Calderoli definisce ‘una piccola Costituente’, finalmente, dopo due decenni dalla riforma del 2001 del Titolo V della parte seconda della Costituzione, si potranno individuare i diritti civili e sociali che le Istituzioni pubbliche debbono garantire ai cittadini ovunque essi risiedano». (rrm)

Bevacqua (PD): Idea di Calderoli di finanziare Lep con Fondi Ue non spesi dal Sud offende il Meridione

Il consigliere regionale e capogruppo del PD, Mimmo Bevacqua, ha evidenziato come «l’idea di Calderoli di finanziare i Lep con i fondi europei non spesi dal Sud non solo rende ancora più irricevibile il suo Ddl, ma è un’offesa alla intelligenza dei meridionali e calabresi».

«La proposta di autonomia differenziata – ha spiegato – per come è stata formulata fin qui non è accettabile, perché ancorata al criterio della spesa storica, non prevede meccanismi di perequazione e non fa chiarezza sui Lep, Livelli essenziali di prestazione. Il ministro, al quale proprio sul punto sono arrivate richieste di chiarimenti dai sindacati e della stessa Conferenza Stato-Regioni, trova una soluzione che aggraverebbe ancora di più il problema. La sua proposta sarebbe quella di finanziare i Lep con i fondi europei non spesi nella programmazione 2014-2020».

«Praticamente – ha sottolineanto – il governo Meloni vuole finanziare i Lep con stanziamenti che sono già delle Regioni del Sud che li perderebbero e, al contempo, non riceverebbero nessun fondo aggiuntivo per i Lep».

«Si tratta di una misura – ha proseguito il capogruppo dem a palazzo Campanella – che non solo penalizza ancora una volta le Regioni meridionali, ma che presenta anche aspetti di incostituzionalità, in quanto le risorse europee sono complementari alla spesa ordinaria dello Stato verso i territori e in nessun caso possono sostituirla».

«Ci troviamo davanti a una proposta non soltanto iniqua e inaccettabile – ha concluso Bevacqua – ma che dimostra, ancora una volta, quali siano le reali intenzioni della Lega e del governo di centrodestra. Tramite l’autonomia differenziata si vuole soltanto premiare il Nord del Paese e affossare in maniera definitiva le regioni meridionali. A tutti i livelli il Pd si opporrà a un simile disegno politico che non può trovare accoglimento». (rrc)

Ferrara (Unindustria): Occorre attrezzare la Calabria affinché diventi punto d’attrazione di investimenti

«Occorre attrezzare la Calabria affinché diventi punto d’attrazione di investimenti non soltanto locali, ma anche nazionali e internazionali». È quanto ha dichiarato il presidente di Unindustria CalabriaAldo Ferrara, all’Agi.

Ferrara, conversando con l’Agi, ha parlato di un anno «ad alto tasso di complessità», invitando a guardare alle opportunità che il nuovo anno già propone. Prima fra tutte la disponibilità di risorse ingenti che, fra Pnrr, Por e altre provvidenze, calcola, porteranno in dote alla regione oltre 10 miliardi di euro. Senza considerare alcune caselle da riempire, attrezzando le 14 Zes (Zone economiche speciali) di cui il territorio calabrese è dotato, a partire da quella, strategica non solo per la Calabria, di Gioia Tauro.

Zes, Por, infrastrutture, credito d’imposta, ha spiegato, «possono essere un bazooka per stimolare investimenti sul nostro territorio anche dall’estero».

Ma è necessario preparare il terreno, in primo luogo dotando il territorio delle infrastrutture necessarie. «Come Confindustria – ha proseguito Ferrara – abbiamo più volte posto al governo nazionale alcune priorità, dall’alta velocità ferroviaria, finanziata con il Pnrr solo per il tratto Battipaglia-Romagnano per un totale di 35 km circa, alla statale ionica. Riguardo alla prima – dice – non si ha notizia del finanziamento del tratto calabrese, indispensabile per ridurre i tempi di collegamento fra Reggio Calabria e Roma da 5 a 3 ore come avviene fra Milano e la capitale. Al riguardo, non si hanno notizie del progetto definitivo e dei tempi di realizzazione».

«Per quanto riguarda la statale 106 – ha detto – ci sono 3 miliardi di lire per l’adeguamento del tratto Catanzaro-Crotone, ma si tratta di soldi spalmati in 15 anni, per i quali la riduzione dei tempi dipenderà molto dalla velocità di implementazione dell’opera. A tale proposito occorrerà procedere, il più velocemente possibile, facendo della ionica un’infrastruttura adeguata alle esigenze della mobilità, sia a fini commerciali che turistici». Sulle Zes si sono compiuti concreti passi in avanti.

«Il nuovo commissario di governo, Giosy Romano, – ha ricordato – ha avviato, con Unindustria Calabria, i road show territoriali ed attivato uno sportello unico informatico al fine di semplificare le procedure per l’ottenimento degli atti autorizzativi all’avvio degli investimenti. Prima, infatti, erano necessari diversi passaggi con enti diversi e lungaggini burocratiche; adesso basta un’autorizzazione unica emessa dal Commissario che provvede alla convocazione della relativa Conferenza dei servizi. È tuttavia necessario che le 14 Zes siano riqualificate al fine di costituire un habitat naturale per ospitare nuovi investimenti produttivi».

«Le Zes – ha evidenziato Ferrara – costituiscono un valore strategico per il territorio ed un’opportunità decisiva per accelerarne lo sviluppo».

«Il futuro è incerto, non sappiamo – ha detto ancora il presidente degli industriali calabresi – se e quando in Ucraina si raggiungerà la pace. Le previsioni di crescita non sono positive, tuttavia, nonostante tutto, anche la Calabria ha registrato nel periodo scorso, segnali di resilienza e vitalità con un’incoraggiante crescita dell’export grazie alla capacità di alcune aziende d’eccellenza di commercializzare i loro prodotti oltre i confini italiani. Si possono attrarre capitali dall’estero facendo un vero e proprio scouting che punti su filiere ad alto valore aggiunto e sulle vocazioni del territorio, come l’agroalimentare».

«L’esperienza di alcune nostre aziende sullo scenario internazionale può incoraggiare investitori stranieri che hanno rapporti con esse. Del resto – ha sottolineato – grandi multinazionali come la Hitachi e la Baker Hughes, che producono, rispettivamente, treni e turbine a gas destinate a tutto il mondo, in Calabria già ci sono, aderiscono al sistema confindustriale calabrese, e sono la dimostrazione di come la nostra regione possa ospitare con successo investimenti di importanti multinazionali.

«Io – ha ribadito – sono convinto che il 2023 possa essere un anno decisivo grazie alle risorse che è possibile mettere a terra. Il governo ha già annunciato misure di semplificazione per il Pnrr e a breve sarà definito il Por nei dettagli. Si tratta di occasioni da cogliere».

«Il Sud – ha detto Ferrara – soffre dello stereotipo delle mafie, ma il problema non solo è nazionale, ma ciò non può essere un alibi per impedire un vigoroso piano di opere pubbliche ed investimenti produttivi. Noi chiediamo controlli rigorosi, affinché i finanziamenti pubblici non vadano ad aziende inquinate dalla criminalità che, peraltro, fanno concorrenza alle aziende sane».

«In Calabria c’è una società civile sana che vuole emergere – ha rimarcato – La soglia d’attenzione, soprattutto nelle stazioni appaltanti più piccole dove la criminalità entra più facilmente, deve essere molto alta». A tal fine, ha detto Ferrara, «è necessario potenziare gli strumenti di monitoraggio e controllo degli organi competenti. Noi abbiamo grande fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine».

Spazio, poi, all’autonomia differenziata: «Nessuna opposizione ideologica – ha detto – aspettiamo di leggerne il testo. Se il principio cardine è valorizzare le specificità territoriali e introdurre un riformismo competitivo che risponde a un progetto paese capace di ridurre i divari e favorisce la convergenza tra le regioni non abbiamo pregiudiziali».

«Certo, occorrono azioni concrete che rendano più efficienti i territori in maggiore difficoltà. Occorre – ha ribadito – garantire i Lep – sottolinea il presidente degli industriali calabresi – con una copertura finanziaria certa ed adeguata che salvaguardino regioni come la Calabria che soffrono di deficit storici e strutturali attraverso il fondo di perequazione».

«Non vogliamo innalzare muri – ha ricordato – ma chiediamo percorsi certi; non chiediamo mance, ma pari opportunità. Investimenti in infrastrutture moderne, apparati amministrativi adeguati, servizi e livelli di prestazione pari a quelli garantiti nelle regioni del Nord».

Per quanto riguarda i Lep (livelli essenziali di prestazione), Ferrara ha spiegato che individuarli «non esaurisce la questione, ma è necessario affrontare anche il tema della correlata copertura finanziaria che dovrà far riferimento ai fabbisogni standard e non già alla spesa storica. Ma, ripeto, di tutto questo – conclude – riparleremo quando si conoscerà il testo della riforma».  (rrm)

L’OPINIONE / Tonino Russo: Prima di autonomia stabilire i Lep e recuperare ciò che è dovuto al Sud

di TONINO RUSSO – Nell’incontro alla Regione sul tema dell’autonomia differenziata con il Presidente della Giunta, Roberto Occhiuto, e il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli,  ho ripercorso i passaggi che, dalla legge 42 del 2009, ci hanno portato fino ad oggi. Si sarebbe dovuto realizzare un federalismo efficiente e solidale, rispettoso della Costituzione, superando il criterio della spesa storica, sulla base di LEP, livelli essenziali delle prestazioni, validi per tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale e finanziati in riferimento alla previsione del fabbisogno standard.

Ciò non è mai avvenuto: né per i Lep, né per il Fondo di Solidarietà che avrebbe dovuto sostenere i comuni in difficoltà. Un esempio, considerando due comuni italiani con lo stesso numero di abitanti, Reggio Emilia, 171.000, e Reggio Calabria, 180,000. I dati sono sorprendenti: per l’istruzione, RE spende 28milioni, RC  9. Cultura, RE 21milioni, RC 4. Infrastrutture: RE 54milioni, RC 8milioni. Servizi sanitari: RE 40milioni, RC 17. A RE abbiamo 60 asili nido, a RC 3. Un altro esempio, fresco di stampa. Il Sindaco di Domanico, in provincia di Cosenza, fa un raffronto con Cazzago Brabbia (VA). Spesa per l’istruzione: Domanico, 936 abitanti, euro 21,81 pro capite; Cazzago Brabbia, 815 abitanti, euro 94,12 pro capite. Spesa per viabilità e territorio: Domanico, superficie 23,66 kmq, euro 107,07 pro capite; Cazzago Brabbia, superficie 4,00 kmq, euro 193,01 pro capite.

Insomma, non aver applicato i Lep ha significato impedire anche ad amministrazioni virtuose di offrire servizi ai propri cittadini, più istruzione e cultura, assistenza ai più deboli, di creare lavoro. E quanto è stato sottratto finora al Sud? Quante cose si sarebbero potute fare? Quanti ospedali? Quante scuole? Quante strade, autostrade, porti e aeroporti? Alcune stime parlano di 61miliardi all’anno sottratti al Mezzogiorno, corrispondenti, tanto per dare un’idea, a 600 nuovi ospedali all’anno o a 4.000 km di autostrade o 300 grandi aeroporti e così via.

Dunque, se vogliamo parlare di autonomie, non possiamo dimenticare ciò che venne fatto, a partire dalla Bicamerale del 1997, con la modifica del titolo V della Costituzione ratificato nel 2001 e con il referendum confermativo. Alla luce di quell’esperienza negativa, non possiamo ora permetterci una riforma superficiale. Ci ritroviamo, infatti, ad affrontare un dibattito Nord-Sud che non dovrebbe esistere. Perché non può esistere autonomia se non si stabiliscono Lep e fondo di perequazione. Se si realizzerà il passaggio dal criterio della spesa storica a quello dei fabbisogni standard, questi ultimi dovranno essere calcolati con attenzione, prendendo a riferimento i livelli essenziali delle prestazioni uguali per tutto il Paese.

Solo su queste basi per la Cisl, nella chiarezza della posizione espressa dal Segretario generale Luigi Sbarra, è possibile considerare come un’opportunità il tema dell’autonomia differenziata. Nell’incontro con il Presidente Occhiuto e il Ministro Calderoli ho ribadito che l’iter legislativo in materia deve svolgersi in modo lineare e partecipato in Parlamento e in un clima di concertazione con le parti sociali, tornando allo spirito del Piano per il Sud presentato a Gioia Tauro nel 2020, che mirava anche a recuperare i ritardi accumulati nella spesa per la crescita del Mezzogiorno.

Ho anche sottolineato che non ci spaventa il regionalismo. La Calabria vanta un patrimonio boschivo superiore a quello della Germania e 800 km di coste, produce energia rinnovabile più di quanto ne consumi, è ricca di risorse idriche, ha un’imprenditoria significativa nel campo agroalimentare. Non andiamo da nessuno con il cappello in mano. Stabiliti i LEP e recuperato ciò che al Sud è dovuto  sapremo crescere e guardare al futuro per il bene non solo della nostra regione, ma di tutto il Paese. (rcz)

Occhiuto: Prima dell’Autonomia applicare i Livelli Essenziali delle prestazioni

Garantire prima a tutti gli stessi diritti, poi si potrà parlare di autobomia differenziata. È la priorità del presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto che, in una intervista a Il Quotidiano del Sud – L’Altra voce dell’Italia, ha detto di non avere «alcun pregiudizio nei confronti dell’autonomia differenziata, che anzi se fatta bene e con intelligenza potrebbe rappresentare anche un’opportunità per tante Regioni del Sud».

Ma prima di parlare dell’articolo 116 della Costituzione – quello appunto che regola l’autonomia differenziata – vanno applicati gli articoli 117 e 119 – ha evidenziato – ossia i Livelli essenziali delle prestazioni e la perequazione. I diritti sociali e civili devono essere uguali su tutto il territorio nazionale: non possono esistere italiani di Serie A e italiani di Serie B».

«Non è facile – ha spiegato Occhiuto – quantificare quante risorse il Sud perda, di certo il finanziamento dei diritti sociali e civili attraverso la spesa storica rappresenta una grave ingiustizia. Faccio un esempio. Ipotizziamo che a Crotone ogni anno vengano spesi 100 mila euro per gli asili nido, e che a Bergamo ne venga invece impiegata la cifra di 1 milione di euro. Se l’anno successivo lo Stato aumentasse i finanziamenti del 10%, a Crotone andrebbero 110 mila euro e a Bergamo 1 milione e 100 mila euro: alla città calabrese 10 mila euro in più, a quella lombarda 100 mila euro in più». 

«È palese che con questo sistema – ha continuato – le differenze si acuiscono sempre di più. Bisogna, invece, traslare il tutto in relazione ai fabbisogni standard, solo così possiamo accorciare il gap tra Nord e Sud». 

«La priorità deve essere garantire a tutti gli stessi diritti sociali e civili – ha ribadito –. Nella nostra Carta fondamentale questi principi sono codificati come un obbligo, non come un’ipotesi. Dopo aver fatto questo, anche un istante dopo, possiamo parlare dell’autonomia differenziata che nella Costituzione è definita come possibilità. Bisogna attuare tutto il Titolo V, partendo dai doveri dello Stato».  Parlando della bozza del ministro Calderoli, Occhiuto ha ricordato che «era solo una bozza, e come tale va trattata. Certo, la parte dei Lep non si può liquidare in poche righe, dicendo di fatto, “o si fanno entro 12 mesi o si va comunque avanti con l’autonomia”. Non può funzionare così». 

«Senza la definizione, una volta per tutte, dei Livelli essenziali delle prestazioni –  ha evidenziato ancora – non può esserci l’autonomia differenziata. Calderoli è una persona intelligente ed ha capito che senza questo passaggio la sua riforma avrà una strada tutta in salita».

«In ogni riforma – ha spiegato Occhiuto – ci sono rischi e opportunità. La sfida che insieme al ministro Calderoli dobbiamo saper cogliere è quella di realizzare finalmente dopo 20 anni il principio dell’uguaglianza dei cittadini, lo ripeto, nei loro diritti civili e sociali insieme ai principi di maggiore autonomia per le Regioni». 

«L’Italia – ha spiegato ancora il Governatore – non ha alcun interesse ad avere le Regioni del Sud sempre più distanti dagli standard europei: vogliamo essere un’opportunità per il Paese, non una palla al piede. L’autonomia differenziata, se fatta insieme a tutto il resto, può essere la locomotiva per trainare anche i Lep e la perequazione. Sulle materie, ce ne sono alcune che potrebbero essere una vera e propria ricchezza per il Mezzogiorno». 

«In Calabria, ad esempio – ha ricordato – produciamo il 42% di energia da fonti rinnovabili, se sommiamo anche l’idroelettrico ed altre forme, la mia Regione produce più dell’energia che consuma. Eppure i calabresi pagano le bollette come i veneti o i lombardi. Se io potessi trattenere la fiscalità derivante da questa eccellenza del mio territorio, potrei far pagare meno ai miei corregionali. Altro esempio, il porto di Gioia Tauro movimenta ogni anno 3,6 milioni di container, ma la ricchezza prodotta da questo incredibile scambio di merci non resta in Calabria». 

«Se io potessi trattenere una parte degli oneri doganali – ha detto ancora Occhiuto – potrei creare sviluppo per la mia Regione e lavorare per rendere sempre più questo porto strategico e punto di riferimento per l’Europa sul Mediterraneo». 

Parlando poi della manovra, Occhiuto ha ricordato che «è stata costruita in poche settimane e deve affrontare le emergenze in atto, a cominciare dal caro energia. Su 35 miliardi ben 21 andranno per calmierare le bollette di famiglie e imprese».

«Per il resto – ha proseguito – si avviano le riforme promesse dal centrodestra in campagna elettorale, il taglio del cuneo fiscale, la flat tax, l’innalzamento delle pensioni minime, una maggiore attenzione per le famiglie, per le donne e per i giovani».

«Questa legge di bilancio – ha detto – è il primo grande provvedimento economico del governo. La coalizione ha vinto nettamente le elezioni politiche, ha una maggioranza parlamentare solida, ed ha dunque una prospettiva di legislatura». 

«Mi pare ingeneroso pretendere dal presidente Meloni e dal suo governo che il programma di centrodestra venga realizzato tutto in poche settimane – ha evidenziato – invece che in 5 anni. Il Parlamento, come sempre, avrà un ruolo importante. La legge di bilancio potrà essere migliorata dai gruppi, anche da quelli di centrodestra, non vedo alcun problema».

 Per Occhiuto il governo Meloni «durerà 5 anni. Vedo una maggioranza solida, la leadership di Giorgia Meloni in ascesa, e soprattutto nell’altra metà campo intravedo solo caos e approssimazione». 

Sul Reddito di cittadinanza, Occhiuto ha ricordato di aver «solo invitato alla prudenza,  perché un errore può essere cancellato soltanto con una soluzione che funzioni».

«Sono favorevole – ha spiegato – a prevedere che dopo un solo rifiuto di un’opportunità lavorativa venga revocato il sussidio, ma credo che prima di cancellarlo del tutto sia necessario intervenire sulla riforma del mercato del lavoro». «Senza una vera formazione e senza strumenti per incrociare la domanda e l’offerta – ha concluso – in alcune Regioni come la mia sarà difficile creare nuova occupazione in 6/8 mesi». (rrm)