L’OPINIONE / Giuseppe Falcomatà: Su temi come la salute non possiamo accettare visioni di parte, le istituzioni siano al servizio del territorio

di GIUSEPPE FALCOMATÀ – È stata una discussione ampia, qualificata e partecipata, che ha tenuto incollati alle sedie tanti consiglieri, ma anche operatori del settore sanitario, per tante ore. Ed è sicuramente un segnale positivo, l’esercizio della democrazia è a prescindere un fatto costruttivo, non è mai un’occasione persa. Mi sarei aspettato forse un dibattito più ambizioso, di maggiore qualità istituzionale, ma è stato un consiglio a due fasi, con una prima parte viziata forse da un eccessivo timore reverenziale ed una seconda che per una parte del consiglio è stata dominata da un atteggiamento difensivo, dettato dalla voglia di proteggere la propria parte politica. Su questi temi non dovrebbero esserci divisioni, si dovrebbe andare oltre gli steccati politici.

Ci saremmo aspettati che tutti i consiglieri fossero uniti nel riconoscere i problemi che ci sono e nella necessità di individuare delle soluzioni. Esattamente come avvenuto in passato quando in sede di Conferenza dei sindaci dell’Asp abbiamo promosso un impegno corale ben al di là di steccati politici o partitici.

Da parte della maggioranza  non c’è stato un atteggiamento partigiano, non si è voluto esclusivamente puntare il dito contro qualcuno, ma si è lavorato con il piglio di voler risolvere i problemi. Certo è che se non si prende atto che molte cose vanno migliorate, sul tema della garanzia del diritto alla salute, è chiaro che non si riesce a venirne a capo. I problemi sono sotto gli occhi di tutti e lo dimostrano le uscite quotidiane di tante associazioni e comitati, a noi spetta il compito di suggerire delle soluzioni, rivolgendoci alle autorità che hanno il compito di affrontare questi problemi.

Il Consiglio di oggi (lunedì 11 novembre ndr) approva un documento equilibrato, che cristallizza l’impegno delle istituzioni, anche se non direttamente responsabili, che sono chiamate in causa al fine di favorire nella dialettica e nel dibattito pubblico un’attenzione diversa sul tema della sanità, che vada oltre un approccio ragionieristico legato esclusivamente alla logica dei tagli. Penso al tema degli ospedali, in particolare nei centri più periferici, al tema della sanità territoriale, al rischio chiusura dei poliambulatori, alla situazione del poliambulatorio di Pellaro per fare un esempio, al tema delle strutture psichiatriche, alle ambulanze che mancano e che spesso sono senza medici, alle guardie mediche che vorrebbero dimezzare sui Comuni dell’area metropolitana. Penso infine a come rendere più attrattivo il nostro territorio dal punto di vista professionale per i medici, in un momento storico in cui l’autonomia differenziata mette in discussione i diritti di base dei cittadini. Esistono regioni in Italia che stanziano fior di milioni di euro per rendere più attrattiva la partecipazione ai concorsi sanitari.

Io credo si debba lavorare in questa direzione, sfruttando anche finanziamenti importantissimi che esistono e spesso rimangono indietro. Penso ai 270 milioni di euro per la realizzazione del nuovo ospedale di Reggio Calabria. Per intenderci si tratta di un investimento che equivale a tre volte quello del Museo del Mare e a quattro volte il Palazzo di Giustizia, quindi si tratta dell’investimento maggiore pensato per la nostra città. Ed è un investimento giusto perché si parla della salute dei cittadini, ma è un progetto che deve concretizzarsi, altrimenti aumenta il rischio di disillusione nella comunità. (gf)
[Giuseppe Falcomatà è sindaco di Reggio]

Sanità, Occhiuto: 45 mln per gli Ospedali di Crotone e Lamezia

Per l’Ospedale di Crotone e Lamezia Terme sono in arrivo 45 milioni. Lo ha reso noto il commissario ad acta, Roberto Occhiuto, spiegando come «il ministero della Salute ci ha, infatti, comunicato che è stato approvato l’Accordo di programma integrativo per il settore investimenti sanitari nell’ambito del Programma investimenti ex art 20 L. 67/88, sottoscritto il 26 agosto 2024 dallo stesso Ministero dalla Regione Calabria, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze e d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni».

«L’Accordo di programma in questione – ha spiegato Occhiuto – prevede la realizzazione di due interventi per l’adeguamento e il potenziamento degli ospedali di Crotone e di Lamezia Terme, finanziati rispettivamente con 25 e con 20 milioni di euro».

«La realizzazione di questi interventi – ha proseguito – ci consentirà di adeguare i presidi ospedalieri di Crotone e Lamezia Terme dal punto di vista funzionale, impiantistico e strutturale ai requisiti richiesti dalle normative nazionali e regionali vigenti, al fine di garantire adeguati standard di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni sanitarie nonché di migliorare i luoghi di cura e degenza».

«Al riguardo il Settore edilizia sanitaria della Regione – ha concluso – ha già fornito alle competenti Aziende sanitarie provinciali le necessarie indicazioni per l’avvio delle progettazioni degli interventi». (rcz)

L’OPINIONE / Vincenzo Marra: Il diritto alla cura avamposto di civiltà

di PEPPE MARRA – Grazie per la partecipata presenza, grazie a coloro i quali hanno accettato l’invito dell’Amministrazione comunale e grazie a quanti hanno deciso di intervenire quest’oggi al Consiglio comunale aperto, dedicato alla sanità e all’imprescindibile diritto alla salute.

La straordinarietà della convocazione, per norma, regolata ai sensi del regolamento comunale, è data appunto dalla delicatezza di un tema le cui priorità segnano il termometro di un’esigenza incombente che riguarda l’intera comunità e per la quale non intendiamo soprassedere.

Anzi, siamo fermamente consapevoli del fatto che, il diritto alla cura, il servizio sanitario e assistenziale, rappresentino un avamposto di civiltà e di dignità ancor prima che settori fondamentali della nostra società. Infatti, la scelta di questo Consiglio comunale porta con sé la volontà politica di discutere, ascoltare e intercettare possibili percorsi comuni, affinché non si smarrisca mai il senso di una sanità a misura d’uomo costruita su prossimità e territorialità. Ma l’auspicio è anche quello, attraverso contributi qualificati dei corpi cosiddetti intermedi, di ragionare in termini propositivi e punti programmatici condivisi, perché, su queste battaglie, il fronte deve essere comune e non ci possono essere divisioni di parte.

Se me lo concedete, voglio fare solo un appello. Non da Presidente della massima Assise cittadina, né da profilo politico, ma da cittadino e da uomo.
Vi chiedo uno sforzo per lavorare per produrre proposte concrete, per un comparto – sappiamo – caratterizzato da difficoltà organizzative, budget inadeguati, carenze di infrastrutture sanitarie, carenza di personale (anzi, a loro, a nome del Consiglio comunale, vorrei tributare un immenso grazie perché non ci siamo affatto dimenticati quando medici, infermieri e addetti ai lavori, erano in trincea contro la pandemia del Covid), e da tante altre complessità che non starò qui a ricordare, perché probabilmente, qualcuno dopo di me, saprà meglio specificare. Facciamolo tenendo a mente che, con le insufficienze della sanità pubblica, quelli a pagarne maggiormente le conseguenze sono i più vulnerabili. Spesso sono le persone affette da patologie psichiatriche e soprattutto sono i bambini che soffrono di problemi neurologici.

Tra le tante lettere, richieste, riflessioni, sfoghi, che mi sono state recapitate, mi ha intimamente colpito, quella di una famiglia che mi ha raccontato la storia del loro figlio Giuseppe – ovvio, ho scelto un nome frutto della mia fantasia.
Ma la storia e il dolore sono autentici e sono gli stessi, purtroppo, di tante famiglie della nostra città.

Sono storie di disperazione e sconforto che quasi sempre sbattono nel muro di una realtà pubblica come la nostra, che non è adeguata – per non dire inesistente – alla cura e all’accompagnamento di questi bambini, costretti con le famiglie a lunghi viaggi della speranza per ottenere una diagnosi e poi per attivare le cure specialistiche e le attività accessorie che da questa derivano.

Spese logistiche, esborsi terapeutici e solitudine: sono questi i macigni di cui la sanità pubblica dovrebbe prendersi carico. In molti casi, le famiglie che vivono queste situazioni più o meno drammatiche, devono fare i conti sull’aspettativa che muore, su quel disegno di vita per i propri figli, che viene stracciato via da una malattia degenerativa, o da una condizione di disturbo neurologico; e allora si trovano costretti a reinventarsi e costruire un nuovo progetto, a battere un nuovo sentiero di vita. Più complesso, più arduo, irto di ostacoli e burocrazia. E spesso, troppo spesso, questi genitori e queste famiglie sono lasciate sole al loro destino, che quando va bene, si ritrovano senza un percorso psicologico che le aiuti ad affrontare la sfida più dura della loro vita, e quando va male sono costretti a rinunciare al lavoro per seguire i propri figli e il calvario che il destino gli ha riservato.

Pensate, a Reggio Calabria, non esiste la psichiatria infantile! Non esistono programmi per seguire e accompagnare queste famiglie nel buio della loro ‘notte’. È lo stato che perde perché incapace di ascoltare il loro grido di aiuto.
Questo è un messaggio chiaro di una sanità pubblica che perde quell’umanità che dovrebbe ispirare ogni sua singola scelta, una sanità pubblica che abdica alla sua viscerale missione di non lasciare indietro nessuno.

E oggi, siamo qui non certo per cambiare con lo schioccare delle dita questo stato di cose, le cui criticità hanno radici profonde, ma per far sentire forte la voce di una comunità che non resta indifferente al bisogno di tante famiglie come quella di Giuseppe. Facciamo in modo che questo Consiglio comunale non risulti vano! Grazie. (pm)

[Peppe Marra è presidente del Consiglio comunale di Reggio]

M5S Calabria: Saremo in piazza a Cosenza per la sanità pubblica e la violenza di genere

I portavoce calabresi del Movimento 5 stelle ha annunciato la loro partecipazione ai due importanti eventi ospitati a Cosenza sabato 9 novembre, riguardanti la sanità pubblica e l’altro la violenza di genere.

«Al mattino – hanno spiegato – avrà luogo la mobilitazione popolare promossa dal Comitato per la sanità pubblica, cui il M5S ha aderito, che, partendo da piazza Loreto alle 09:00, attraverserà le strade della città per rivendicare il diritto dei calabresi a poter essere curati dignitosamente in strutture pubbliche e dunque per denunciare al contempo l’operazione di smantellamento dei servizi socio-sanitari pubblici a favore di quelli privati. In Calabria, a dispetto degli annunci roboanti del nostro governatore, non c’è traccia né delle case della salute né degli ospedali di comunità che bisognerebbe realizzare con i fondi del Pnrr entro il 2026. E le famiglie, il 7,3%, hanno rinunciato a curarsi perché non ce la fanno. Aggiungiamo altro?».

«Tornando a sabato invece –  hanno proseguito i pentastellati – nel pomeriggio avrà luogo un flash mob alle 18:00, sull’isola pedonale di fianco la casa comunale, organizzato dal Centro Antiviolenza ‘Roberta Lanzino’ che ha aderito alla manifestazione nazionale diffusa della rete ‘Donne in Rete contro la violenza’. È fondamentale, infatti, rafforzare la prevenzione alla violenza di genere e la tutela nei confronti delle donne vittime di violenza».

«Per tutte queste ragioni – conclude la nota – è importante scendere in piazza e farsi sentire, esserci. Viviamo tempi difficili, governati da chi, evidentemente, non condivide appieno i principi costituzionali su cui è stata fondata la nostra Repubblica e che pertanto tralascia la tutela dei più fragili e svuota le prerogative dello Stato sociale». (rcs)

Sabato a Cosenza in piazza per la sanità pubblica

Sabato 9 novembre, a Cosenza, si terrà una manifestazione per salvare la sanità pubblica indetta dal Comitato per la Sanità Pubblica.

«“Salviamo il servizio sanitario pubblico” è un imperativo, un richiamo al dovere per chi vive in Calabria soprattutto se lavora dentro il sistema sanitario», ha detto Giuseppe Valentino, segretario generale Filcams Cgil Calabria, che ha aderito alla manifestazione.

«Noi che organizziamo le lavoratrici ed i lavoratori degli appalti sanitari – ha spiegato – che garantiscono la pulizia, l’igiene, la sicurezza, la ristorazione e che subiscono paradossalmente più degli operatori sanitari le storture di un sistema malato e che non garantisce il diritto universale alla Salute».

«I tagli alla spesa sanitaria ricadono sulle tasche di chi lavora – ha proseguito – sul proprio reddito e sulle prospettive di miglioramento della condizione di vite propria e della famiglia; hanno reso il lavoro di molte persone povero, poverissimo, non garantendogli il minimo necessario per una vita dignitosa».

«Questo significa offrire un servizio sanitario scadente e non dignitoso – ha evidenziato – che non garantisce ai cittadini il diritto a curarsi, la prevenzione e l’assistenza».

«Difendere la sanità pubblica significa per noi difendere il lavoro e, quindi – ha concluso – il diritto a vivere dignitosamente nella nostra terra, ecco perché la Filcams Cgil sarà in piazza accanto a chi vuole cambiare e far progredire la Calabria.

Alla manifestazione sarà presente anche la Fillea Cgil Calabria, guidata da Simone Celebre, che ha sottolineato come l’iniziativa «rappresenta un momento cruciale di mobilitazione per rivendicare il diritto alla salute, un diritto universale che deve essere garantito a tutte e a tutti, senza distinzione alcuna».

«In un periodo in cui la nostra sanità pubblica attraversa difficoltà sempre più gravi, è fondamentale – ha evidenziato il segretario generale della Fillea Cgil Calabria – lavorare insieme per il rilancio della medicina del territorio. È imperativo garantire che le strutture sanitarie territoriali siano adeguatamente organizzate e rispondano in modo efficace ai bisogni della comunità».

«La nostra Regione – ha continuato Simone Celebre – ha urgentemente bisogno di una riorganizzazione della rete ospedaliera, che possa offrire servizi di qualità e tempestivi, abbattendo le interminabili liste d’attesa che costringono i cittadini a lunghe attese e incertezze. È inaccettabile che l’accesso alle cure dipenda da fattori economici quando il diritto alla salute deve essere un pilastro fondamentale di una società equa».

«Siamo fortemente critici – ha detto – e ci opporremo con tutte le nostre forze alla privatizzazione selvaggia dei servizi sanitari, che porta a una diminuzione della qualità dell’assistenza e a un aumento delle disuguaglianze. È tempo di dire basta a questo modello che mette al primo posto il profitto e non il benessere dei cittadini».

«Pertanto, invitiamo le lavoratrici, i lavoratori e i cittadini a partecipare alla manifestazione di sabato prossimo. Insieme – ha concluso – possiamo far sentire la nostra voce e chiedere un cambiamento reale e duraturo, affinché la difesa del diritto alla salute e della sanità pubblica diventi una priorità per le Istituzioni». (rcs)

L’OPINIONE / Franz Caruso: Due dati buoni non cambiano la situazione drammatica della sanità calabrese e cosentina

di FRANZ CARUSO – Noi siamo a difesa della sanità pubblica. Non contro quella privata, che deve completare e supportare la pubblica, ma è il sistema sanitario pubblico che deve essere garantito e tutelato.

Viviamo una situazione emergenziale e critica che non ha precedenti e non bastano certo due buone realtà, l’ortopedia di Paola e la possibilità di intervenire sull’infarto entro le 90 ore successive, a cambiare questo dato drammatico. Certo, ci fanno  piacere questi due dati,  ma non possiamo dire che la sanità in Calabria è migliorata, soprattutto  continuando a registrare 264 milioni di spesa  per pagare l’emigrazione sanitaria. Se avessimo raggiunto livelli di prestazioni adeguate, questi numeri li avremmo dovuti abbattere, ed invece sono in aumento.
Non vogliamo fare una battaglia tout court  sulla sanità, però  non possiamo dire che siamo contenti dell’annuncite  che osserviamo  nella nostra Regione. Io avrei voluto che chi rappresenta l’Istituzione regionale si rapportasse al problema con correttezza, senza  annunci e dichiarazioni  promozionali.
Perché anche i dati Agenas, scremati dagli apprezzamenti poco istituzionali ed obiettivi che sono stati fatti in occasione della presentazione  del rapporto, ci dicono che la Calabria e Cosenza sono ancora fanalino di coda nel Paese nella sanità pubblica. La nostra città occupa  l’ultimo posto come servizi ospedalieri dell’Annunziata e con questo dato non si può gioire perché a Paola funziona ortopedia. Ecco, dunque, che dobbiamo passare ad una nuova fase, mettendo in campo noi un progetto di sviluppo della sanità calabrese che non sia una crociata della sanità pubblica rispetto a quella privata, ma per una sistema sanitario efficiente e di qualità, capace anche di andare oltre gli annunci, pure importanti, dell’istituzione della facoltà di medicina all’Unical.
Ed, infatti, che ben vengano i grandi nomi della medicina nazionale ed europea, ma se a queste professionalità non offriamo anche le cose pratiche, strutture, strumentazione, personale infermieristico e OSS, non diamo certezza di cura ai cittadini.
Dobbiamo garantire, per esempio, ai pazienti del Pronto Soccorso di Cosenza di essere, quanto meno, presi subito in carico per essere trasferiti in reparto per le  cure adeguate. Parlo del Pronto Soccorso perché questo non puoi sceglierlo. Chi ha una urgenza deve per forza rivolgersi al Pronto Soccorso dell’Annunziata e tutti sappiamo in che condizioni si opera in esso, nonostante l’alta professionalità di chi ci lavora. Questo problema può essere risolto dall’arrivo di altri medici cubani? Non credo proprio. Ed allora il nostro governatore, se è vero che ha una interlocuzione con il governo nazionale, faccia una battaglia per sbloccare le assunzioni, si aprano  le graduatorie che già ci sono, si incominci ad assumere medici italiani,  infermieri e personale OSS. Poi, però, costruisca gli ospedali o quanto meno li adegui.
Perché, per esempio, l’Annunziata sui  730 posti assegnati, oggi ne occupa poco più della metà. Ed allora, anziché realizzare il nuovo Hub di Cosenza si può perdere tempo per andare alla ricerca di un altro sito? Uno studio di fattibilità già c’era, il Comune di Cosenza ha fatto quanto di sua competenza, i finanziamenti ci sono perché non costruirlo? Comunque sia, il Governatore, lo ribadisco, lo faccia dove vuole l’Hub, ma lo faccia ed in fretta, perché la situazione è drammatica altroché migliorata. Certo anche il Policlinico ad Arcavacata è importante, cercheremo le risorse, anche l’Unical le potrà trovare, e lo faremo perché esso non confligge con l’Hub, anzi lo integra e lo potenzia. Ma basta prese in giro”.
Si proceda per realizzare il nuovo ospedale Hub di Cosenza, al fine di garantire  una sanità pubblica adeguata ed efficiente, capace di rispondere alle esigenze di tutti gli utenti della vasta provincia cosentina. In ciò, il mio sogno è quello di garantire addirittura una sanità il più possibile gratuita.
Ma questo è un sogno con risorse da ricercare e conti pubblici da risanare, che non si fa approvando i bilanci 2023 e 2024 senza capire l’entità del debito degli anni precedenti; l’ospedale Hub, invece, potrebbe rappresentare una certezza perché ha già i finanziamenti e potremmo costruirlo in due anni, se alla Regione Calabria si incominciasse a pensare alla cosa pubblica ed al bene collettivo. (fc)
[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Carlo Guccione: «Calabria laboratorio nazionale di saccheggio della sanità»

di CARLO GUCCIONEAvevamo visto giusto nella conferenza stampa del 5 luglio quando  avevamo definito la transazione dell’Asp di Cosenza con banca Bff un atto  inquietante. Il direttore de l’Espresso, Emilio Carelli, nell’editoriale in  edicola questa settimana definisce “il metodo Calabria fa scuola, dietro al  caos gestionale dei conti della sanità calabrese si profila non solo una  inefficienza sistematica ma anche una deliberata volontà di favorire  l’intermediazione di aziende private”. Possiamo dire, senza vantarci, che  avevamo visto giusto.

L’aspetto più inquietante di questa vicenda riguarda i documenti in nostro possesso. In particolare la richiesta del direttore generale, tramite Pec, alla direttrice facente funzioni dell’Uoc  Affari legali dell’Asp di Cosenza. La richiesta che ha come oggetto “richieste determinazioni a note protocollo numero 139.276 – 139.229 – 139.336 – 139.520, tutte emesse il 18/12/2023. Badate bene, non è  indifferente, la transazione viene firmata a Milano il 16 dicembre 2023 tra  i rappresentanti di Bff e il direttore generale dell’Asp di Cosenza e come si  legge nella transazione vengono allegati i file della circolarizzazione inviati  da Bff Bank spa. Elenco dei titoli esecutivi, elenco dei giudizi pendenti,  fatture Althea Italia spa esclusi dal presente accordo.

Qui si assiste al  paradosso che in materia di finanza pubblica si può anche definire  diversamente. Perché a transazione firmata l’Asp chiede all’ufficio legale  di determinarsi? Tant’è che “l’ufficio legale con riferimento alle note  indicate in oggetto, con le quali si è trasmesso l’atto transattivo stipulato  con Bff Bank e gli allegati correlati perché si proceda per quanto di  competenza si chiede un chiarimento in merito a quali sono gli  adempimenti che questa unità operativo deve porre in essere. 

L’Asp firma la transazione, post mortem chiede all’ufficio legale di  determinarsi e questo risponde che tipo di determinazione visto che il più  è fatto. Sempre l’ufficio legale chiede “nell’ipotesi in cui gli adempimenti  richiesti consistano nell’abbandonare i giudizi in corso si procederà in  accordo con i legali di controparte a fare estinguere le procedure in atto. Nell’ipotesi in cui invece l’adempimento richiesto si sostanzi  nell’emissione di un parere o osservazioni, si chiedono i seguenti  chiarimenti: nella bozza di transazione trasmessa all’ufficio legale nel  pomeriggio del 15 dicembre con cui la scrivente comunicava la possibilità  di inviare i dati mancanti relativi al contenzioso in essere mentre risultava  inesigibile la verifica nel merito delle obbligazioni di pagamento  prospettate considerata anche la circostanza che detta richiesta era stata  inviata nel pomeriggio di venerdì con termine perentorio di riscontro  entro le ore 17 parrebbe non corrispondente in toto all’accordo  transattivo stipulato con banca Bff Banca spa in data 16/12/2023. 

Tra le tante domande che l’ufficio legale rivolge al direttore generale,  sempre dopo la stipula dell’accordo transattivo chiede “nel calcolo degli  interessi e degli accessori si sono considerate le sentenze di seguito  riportate? Il tribunale di Cosenza con 4 sentenze del 2023 e una del 2022  (nessuna neppure citata dall’atto transattivo) ha ritenuto non dovuta la  sorte capitale e dunque gli accessori per mancanza del fondamento  contrattuale. Il tribunale di Milano con una sentenza del 2022 ha respinto la domanda di pagamento di 2.443.112,85 a titolo di mora avanzata da Bff. 

Il quadro che emerge, se va bene, delinea un caos amministrativo generale. Se va male, il caos diventa inquietante  perché non è per niente chiaro come mai si è proceduti così in fretta,  fretta che ha acceso i fari della procura di Milano. Il quadro poi diventa  nebuloso se si pensa che i bilanci 2022 dell’Asp di Cosenza e di Reggio  Calabria sono stati approvati da una legge prevista nel decreto Calabria  che solo nella nostra regione prevede che si possano approvare senza  avere quelli precedenti.

Che per l’Asp di Reggio significa non avere  approvato i bilanci 2013, 14,15,16,17,18,19,20 e 21. Per l’Asp di Cosenza  2018,19,20 e 21. La stessa legge prevede che li dovranno approvare tutti  entro il 31 dicembre di quest’anno. Qualcuno già pensa di prorogarli per  un altro anno. Sarebbe veramente grave, per 2 Asp che hanno un bilancio  di circa 2,5 miliardi, su un trasferimento per l’intero sistema calabrese di  3,5 miliardi, se venisse consentito di mettere sotto il tappeto 9 anni a  Reggio e 4 a Cosenza di contabilità da orale a finanza creativa. (cg)

[Carlo Guccione è componente della direzione nazionale del PD] 

Pd Calabria: Occhiuto faccia chiarezza sui crediti facili alle Asp

Il Partito Democratico della Calabria ha chiesto al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, di fare chiarezza sui crediti facili alle Asp, ma non solo: convocare i dirigenti delle Asp interessate in Commissioni “Sanità” del Consiglio regionale.

Sono i due obiettivi che si è prefissato il partito calabrese e che sono stati illustrati nel corso della conferenza stampa svoltasi a Lamezia, alla presenza del capogruppo Mimmo Bevacqua, Amalia Bruni, Franco Iacucci, Raffaele Mammoliti e Giovanni Muraca.

Il problema nasce delle transazioni milionarie – per un totale di 77 milioni di euro – tra l’Asp di Cosenza e Bff Bank, operazioni già oggetto in passato di un’interrogazione parlamentare da parte del senatore Nicola Irto e recentemente riportate in un’inchiesta dal settimanale L’Espresso, che ha dedicato la copertina alla questione.

«Serve assoluta chiarezza sui motivi che hanno portato a queste operazioni milionarie delle Asp di Cosenza, Reggio Calabria e Crotone», ha dichiarato Bevacqua.

Pur rispettando l’indagine attualmente in corso da parte della Procura di Milano, i consiglieri Pd chiedono trasparenza per rispondere ai dubbi dei cittadini calabresi sulla gestione dei fondi pubblici destinati alla sanità.

Per questo motivo, il Pd proporrà, oltre alla convocazione dei vertici delle Asp coinvolte, anche quella del manager di Azienda Zero, Gandolfo Miserendino, per fornire risposte concrete sul tema.

Infine, forti preoccupazioni sono state espresse dal gruppo del Pd anche con riferimento alla manovra finanziaria del governo, che «taglia le risorse alla sanità pubblica, con un fondo sanitario nazionale che prevede 900 milioni da suddividere tra le Regioni e con la Calabria che avrà le briciole. Serve a questo punto chiarezza anche da questo punto di vista: il governo nazionale e quello regionale dicano da che parte stanno e se hanno intenzione o meno di intervenire a sostegno della sanità pubblica calabrese che rischia di ricevere un ulteriore e ferale colpo con l’autonomia differenziata voluta dalla Lega e avallata dall’esecutivo più antimeridionalista della storia italiana». (rcz)

 

COSENZA – La Cgil presenta la manifestazione “Salviamo il servizio sanitario pubblico”

Domani mattina, a Cosenza, alle 10.30, nella sede della Cgil Calabria, sarà presentata la manifestazione Salviamo il servizio sanitario pubblico, in programma per sabato 9 novembre.

La Cgil Cosenza, con diverse altre associazioni e realtà del territorio ha aderito all’evento promosso dal Comitato per la Sanità Pubblica, perché tante sono le ragioni da portare in piazza e per le quali chiedere, ancora una volta, ascolto.

Dal diritto alla salute equo e universalistico, al  rilancio della medicina del territorio, alla riorganizzazione della rete ospedaliera e delle strutture sanitarie territoriali, all’abbattimento delle interminabili liste d’attesa,  al contrasto alla privatizzazione selvaggia dei servizi sanitari.

Saranno presenti associazioni, partiti e componenti del comitato organizzativo. (rcs)

Sanità: Occhiuto, io precursore su medici stranieri in Italia, oggi li vogliono tutti

«Quando io ho preso i medici cubani, e credo di essere stato precursore di questa pratica, l’ho fatto per disperazione, perché altrimenti avrei dovuto chiudere tutti gli ospedali calabresi». È quanto ha detto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, intervenendo a Mattino 5 su Canale 5.

«Quando io ho preso i medici cubani – ha spiegato – e credo di essere stato precursore di questa pratica, l’ho fatto per disperazione, perché altrimenti avrei dovuto chiudere tutti gli ospedali calabresi. La mia Regione è commissariata da 15 anni e in 12 anni – quando ancora non c’ero io – non è stato assunto alcun medico o infermiere».

«Da quando ho avuto il ruolo di commissario, 3 anni fa – ha ricordato – ho assunto 3.000 unità di personale, a fronte però di 2.500 lavoratori che sono andati in pensione. Ho scelto dunque di avvalermi dei medici cubani perché provengono da un sistema eccellente, tra i migliori al mondo. Devo dire che c’è stata grande soddisfazione soprattutto tra i pazienti calabresi: chi è curato da questi medici esprime sempre grande apprezzamento per la qualità del loro lavoro».

«Io li ringrazio – ha detto ancora –. Ora in Calabria ce ne sono quasi 400, i primi sono arrivati nella provincia di Reggio. Dopo qualche settimana di formazione linguistica all’Università della Calabria, vengono inseriti negli ospedali per un periodo di tutoraggio e alla fine riescono a reggere anche da soli alcuni servizi che altrimenti sarebbero completamente sguarniti».

«All’inizio di questa operazione fui criticato da tutti, oggi invece tutti quanti sono convinti che sia una strada percorribile», ha ricordato ancora, sottolineando come «ci vuole coraggio, perché spesso non si fanno le cose impopolari anche quando sono giuste».

«Secondo me le cose giuste vanno fatte anche quando sono impopolari – ha detto –. Se si avesse lo stesso approccio nel sistema sanitario nazionale, facendo riforme, magari anche un po’ impopolari, come nel campo dei medici del territorio o per dare più risorse per gli stipendi dei medici e degli infermieri, siccome queste cose sono giuste, diventerebbero anche assai popolari».

«In Italia – ha spiegato – spesso si parla di aumentare le risorse per la sanità, che ovviamente servono e sono fondamentali, ma si parla troppo poco della necessità di riformare il sistema sanitario».

«Noi abbiamo medici e infermieri – ha ricordato ancora – che sono pagati molto meno che in altri Paesi europei, e abbiamo bisogno di rafforzare il sistema dell’assistenza territoriale, anche attraverso un rapporto diverso col pubblico dei medici di Medicina generale, perché altrimenti tutta l’utenza arriva nei Pronto soccorso».

«Sono riforme che, però – ha concluso – non sono state mai fatte, anzi negli anni passati c’è stato il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, un imbuto formativo che non ha offerto ai nostri ospedali abbastanza specializzati». (rrm)