SALUTE MENTALE, IN CALABRIA OLTRE
470MILA PERSONE SOFFRONO DI DISTURBI

di CATERINA CAPPONI – Ansia, depressione, senso di solitudine e frustrazione sono diventati sentimenti diffusi. E come amministratori pubblici, abbiamo il dovere di rispondere a questa emergenza sociale, non solo con il potenziamento dei servizi sanitari, ma con una visione globale di inclusione e sostegno psicologico.

La salute mentale è un tema che, come tutti sappiamo, è ormai divenuto centrale nel dibattito pubblico e nelle priorità politiche, soprattutto in seguito alle sfide che la pandemia ha posto alle nostre comunità. È una questione che trascende il solo ambito sanitario, e le politiche sociali giocano un ruolo fondamentale nel suo trattamento e nella sua prevenzione. La salute mentale, infatti, non può essere separata dalla qualità della vita che una persona conduce, dai contesti sociali in cui cresce, vive e si relaziona.

La povertà, l’isolamento, la disoccupazione, le disuguaglianze, la difficoltà di accesso ai servizi sono solo alcune delle determinanti sociali che influenzano la salute mentale, spesso in modo profondo e devastante. Il nostro impegno come amministratori pubblici non si limita alla sola implementazione delle politiche sanitarie, ma deve abbracciare un approccio integrato, che consideri il benessere sociale ed emotivo di un individuo. Le politiche sociali devono favorire il benessere emotivo e psicologico attraverso interventi che coinvolgano scuola, famiglia, lavoro e ambiente urbano. Solo così potremo  creare una rete di supporto che aiuti a prevenire i disturbi mentali, ma anche rispondere tempestivamente a quelli che si manifestano, offrendo percorsi di recupero e reintegrazione.

Non possiamo ignorare che la pandemia ha lasciato un segno indelebile sulla salute mentale delle persone, in particolare dei bambini e dei giovani. Gli effetti collaterali del lockdown, della didattica a distanza, dell’isolamento sociale e delle incertezze legate alla situazione sanitaria globale sono stati devastanti per le nuove generazioni. I bambini, ancora in fase di sviluppo emotivo e relazionale, e i giovani, spesso privi degli strumenti necessari per gestire il trauma, hanno visto peggiorare il loro benessere psicologico. Ansia, depressione, senso di solitudine e frustrazione sono diventati sentimenti diffusi. Come amministratori pubblici, abbiamo il dovere di rispondere a questa emergenza sociale non solo con il potenziamento dei servizi sanitari, ma con una visione globale di inclusione e sostegno psicologico.

L’integrazione tra il settore sanitario e il settore sociale è la chiave per una risposta efficace. A tal fine, la Regione Calabria ha avviato una serie di iniziative per garantire un accesso più rapido e diffuso alle risorse psicologiche, con progetti che coinvolgono scuole, associazioni, e centri di aggregazione giovanile.

Vogliamo offrire ai nostri bambini e ragazzi uno spazio protetto dove possano esprimere le proprie emozioni, affrontare le difficoltà e acquisire gli strumenti per affrontare le sfide future.

Inoltre, la pandemia ci ha mostrato quanto sia importante investire nel rafforzamento della rete di supporto sociale. Non possiamo più permetterci che le persone vulnerabili siano lasciate sole a fronteggiare le proprie difficoltà.

Le politiche sociali devono puntare a garantire la protezione, il supporto e l’inclusione di tutti, a partire dai più giovani, che sono i cittadini del nostro domani. Solo costruendo una società che offra pari opportunità di crescita e sviluppo emotivo potremo sperare di ridurre il carico delle malattie mentali e favorire il benessere collettivo.

Questo convegno rappresenta un’opportunità fondamentale per discutere le soluzioni e le pratiche che possiamo mettere in atto per rispondere in modo adeguato alla sfida della salute mentale nella nostra Regione. (cc)

[Caterina Capponi è assessore regionale alle Politiche Sociali]

 

I dati della Calabria

Secondo i dati dell’ultimo rapporto sulla salute mentale pubblicato dal Ministero della Salute alla fine del 2024, le persone in carico ai Dipartimenti della Regione, nel 2023, erano 17.636, con circa 470mila soggetti (le stime parlano del 20-30% della popolazione) che convivono con situazioni di disagio psicologico e disturbi mentali sottosoglia.

Numeri che raccontano di un disagio crescente, come confermano i dati degli accessi nei Pronto Soccorso calabresi per problematiche psichiatriche che, nel 2023, sono stati 15.407, ossia più di 40 al giorno. L’analisi delle diagnosi principali che hanno portato agli accessi in pronto soccorso mostra che le sindromi nevrotiche e somatoformi costituiscano il problema più frequente, con oltre cinquemila casi segnalati. Oltre 164mila, poi, le prestazioni erogate in un anno dai servizi territoriali, di cui 8.385 a domicilio.

La rete di assistenza psichiatrica in Calabria è articolata con cinque Dipartimenti di salute mentale, 43 centri territoriali, 22 strutture residenziali e 5 strutture semiresidenziali che offrono, rispettivamente, 412 e 52 posti tra pubblico e privato. Il costo complessivo dell’assistenza psichiatrica territoriale nella regione (ma i dati, ha precisato il Ministero nel report, sono provvisori) ammonta a 88 milioni di euro, di cui quasi 48 milioni destinati all’assistenza ambulatoriale e domiciliare, 4,6 milioni per l’assistenza semiresidenziale e 31,5 milioni per l’assistenza residenziale.

Per quanto riguarda il personale, secondo i dati diffusi dal Ministero alla fine del 2024, aggiornati al 31 dicembre 2022, il personale dei dipartimenti di salute mentale della Calabria contava 423 unità, di cui 98 medici (41 dei quali psichiatri). E poi 178 unità di personale infermieristico, 9 tecnici della riabilitazione psichiatrica, 11 educatori professionali, 31 Ota/Oss, 23 assistenti sociali, 13 amministrativi e 37 figure rientranti in altre categorie. Gli psicologi dei Csm sono 31, in media uno ogni 43mila abitanti.

In Italia, il numero di persone affette da disabilità mentali è di 16 milioni, con un incremento del 6% rispetto al 2022. Il 75%, circa 12 milioni, soffre di ansia e depressione. I numeri, però, raccontano di un Paese che arranca. I dipartimenti di salute mentale (Dsm) sono crollati, passando da 183 nel 2015 a 139 nel 2023.

Un taglio che si accompagna a un esodo di professionisti, con 25.000 operatori attivi, 55 ogni 100.000 abitanti, molto al di sotto degli 83 previsti dagli standard dell’Agenas e ratificati dal Ministero della Salute. La spesa pubblica per la salute mentale, intanto, rimane anemica: appena 3,6 miliardi l’anno, facendo dell’Italia il fanalino di coda tra i Paesi europei ad alto reddito. Dietro questa cifra, però, si nasconde un vuoto doloroso: un 3,5% di italiani, oltre due milioni di persone, secondo le stime non riesce a trovare aiuto. (rrm)

Bevacqua, Tavernise e Lo Schiavo: Occhiuto faccia chiarezza su gestione risorse sanità

I consiglieri regionali Mimmo Bevacqua (PD), Davide Tavernise (M5S) e Antonio Lo Schiavo (Misto), hanno chiesto al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, di fare chiarezza sulla gestione dei fondi per la sanità.

«Lo scontro tra Inail e la Protezione Civile – di cui abbiamo appreso dalla stampa e fin qui mai smentito – in merito alla gestione dei 600 milioni di euro destinati alla costruzione di cinque ospedali in Calabria, che fanno parte del progetto complessivo dei nove ospedali previsti, evidenzia gravi criticità e desta profonda preoccupazione», hanno detto i consiglieri di opposizione, sottolineando come «il consiglio di amministrazione dell’Inail avrebbe contestato il fatto di essere stato scavalcato nella gestione delle risorse, che, pur essendo di sua competenza, sono state rimesse al controllo diretto di Roberto Occhiuto, presidente della Giunta regionale».

«La questione – hanno proseguito – non riguarda solo un conflitto tra Enti, ma espone al rischio concreto che possa essere vanificata la stessa nomina di Occhiuto a commissario straordinario per la costruzione degli ospedali. La gestione diretta delle risorse senza una chiara collaborazione con l’Inail, rischia di compromettere la realizzazione dell’intera operazione sulla quale avevamo già fortissimi dubbi”»

«È necessario fare immediata chiarezza su come verranno gestiti i fondi e quale sia al momento la reale interlocuzione con l’Inail che avrà un ruolo fondamentale per l’esito positivo dell’intera operazione. La Calabria – hanno ribadito i capigruppo di minoranza – ha bisogno di una pianificazione trasparente, che coinvolga tutti gli attori istituzionali in modo armonioso e rispettoso delle competenze. Solo con una gestione condivisa e senza sovrapposizioni di poteri si potrà garantire l’efficacia degli interventi e una reale risposta alle esigenze sanitarie dei calabresi».

«La strada dei commissariamenti non ha portato a nulla fin qui – hanno concluso – e non lo farà di certo con contrapposizioni istituzionali sull’allocazione delle risorse». (rrc)

l’opinione / Rubens Curia: Con Pnrr acquistate 49 Grandi apparecchiature medicali all’Asp di RC

di RUBENS CURIA – Oggi c’è, giustamente, una notevole attenzione da parte dei calabresi sul malfunzionamento della nostra sanità  che costringe ai cosiddetti “viaggi della speranza” che sono costati al Fondo Sanitario Regionale oltre 300 milioni di euro nell’ultimo anno, a lunghe Liste d’attesa per effettuare esami diagnostici, alla bocciatura dei Livelli Essenziali Assistenziali come nel caso degli screening dei tumori della cervice dell’utero, della mammella e del colon-retto e molto altro.

Con il Pnrr, altri Finanziamenti Europei dedicati a sette regioni del Sud, tra cui la nostra Regione, e alla legge speciale Calabria si è offerta  una grande opportunità per dare risposte ai bisogni di salute dei calabresi.
Comunità Competente con il suo Osservatorio ha monitorato l’utilizzazione dei Fondi del PNRR finalizzati  all’acquisto di 49 ” Grandi  Apparecchiature Medicali” presso gli Ospedali e le Strutture Sanitarie Territoriali dell’Asp di Reggio Calabria la cui linea rossa, che aveva stabilito l’Unione Europea, era il 30 giugno… l’obiettivo è stato raggiunto, infatti 47 “Apparecchiature” sono state collaudate e le ultime due saranno collaudate nei prossimi giorni: ottimo risultato!
Entriamo nel merito perché, dal 6 settembre 2022, con l’acquisto di un Ecotomografo Cardiologico 3D con i Fondi del Pnrr sono stati acquistati: 28 Ecotomografi Multidisciplinari di cui 5 Presso l’ Ospedale di Polistena, 6 Presso l’Ospedale di  Locri, 3 presso l’Ospedale di Melito P.S., 2 presso l’Ospedale di Gioia Tauro e ben 12 per le Case della Comunità ed i Poliambulatori della provincia di Reggio per valorizzare la ” Medicina Territoriale”; 5 Ecotomografi Cardiologici 3D di cui 4 per i Presidi Ospedalieri ed 1 per la Casa della salute di Scilla; 4 Ortopantomografi 2 D ( Ospedale di Comunità di Oppido, Polo Sanitario Reggio Nord, Ospedali di Locri e Melito P.S.) che forniscono l’immagine radiologica dei denti, delle ossa mandibolari e mascellari; 3 Ecotomografi ginecologici presso gli Ospedali di Polistena, Melito P.S, e Locri.
E, ancora, 3 Sistemi Radiologici Fissi Telecomandati per esami di Reparto presso gli Ospedali di Polistena, Melito P.S. e Locri; 3 Sistemi polifunzionali per Radiologia Digitale diretta per la “Medicina Territoriale” (Palmi, Siderno e Reggio Cal.); 2 Mammografi con Tomosintesi   presso le Case della Comunità di Palmi e Siderno); 1 Telecomandato Radiologico per Esami di Pronto Soccorso presso l’ Ospedale di Gioia Tauro.
A queste 49 “Grandi Apparecchiature” desidero aggiungere, acquistati con i finanziamenti della Delibera Cipe n° 51 del 2019: 2 Mammografi per gli Ospedali di Gioia Tauro e Melito P.S.; 2 TAC per gli Ospedali di Gioia Tauro e Locri.
Adesso, in attesa che possano essere assunti a tempo indeterminato i medici specialisti di branca, investiamo negli specialisti ambulatoriali interni abolendo, come richiesto nel punto 4 del Manifesto di Comunità Competente “Per una democrazia delle Cure”, il tetto di spesa stabilito dal Decreto del Commissario ad acta n° 82/2015 per gli stessi specialisti. (rc)
[Ruben Curia è portavoce di Comunità Competente Calabria]

L’OPINIONE / Giuseppe Falcomatà: Altro che Calabria Straordinaria, ancora oggi qui si muore per un’infezione

di GIUSEPPE FALCOMATÀ – Mentre parliamo di Sanità in Calabria, siamo costretti a dover registrare l’ennesimo episodio di forte criticità con l’elisoccorso che, a Crotone, non è riuscito a soccorrere un bimbo di 3 mesi perché privo di carburante.

Questo, purtroppo, è solo l’ennesimo episodio di tanti che si sono consumati in una Calabria spesso narrata, usando le parole del Governatore Roberto Occhiuto, come “straordinaria”. Invece, quanto accaduto a Crotone, ci ricorda che la nostra terra precipita sempre di più sui temi che riguardano la carne viva delle persone e ci impediscono la possibilità di immaginare e costruire un futuro in questa regione.

La nostra è la regione dei commissariamenti, ovvero di quelle pratiche che dovrebbero rappresentare una parentesi nella vita democratica di un Paese e delle sue istituzioni, ma che qui stanno diventando la normalità. Così, l’annuncio della fine del commissariamento di Occhiuto viene puntualmente smentito dall’ulteriore dichiarazione dello stato d’emergenza che interessa i nostri ospedali.

Un commissariamento che nasce nel 2007 con la previsione della realizzazione di quattro grandi ospedali in Calabria che, però, non hanno mai visto la luce, comportando l’aggravamento del sistema e disattendendo aspettative ed esigenze dei cittadini calabresi.

Di quel programma, vecchio ormai di 20 anni, restano progetti vetusti e l’aumento esponenziale della spesa. Basti pensare all’ospedale di Palmi, il cui costo partiva da 66 milioni di euro, diventati 152 milioni nel 2015 ed, oggi, arrivati a 140 milioni.

La Calabria è una regione in cui la sanità territoriale è totalmente diversificata, dove sotto la parola “razionalizzazione” chiudono gli ambulatori, le guardie mediche, le ambulanze vanno in giro senza medici. La situazione della psichiatria è al collasso. Nei nostri ospedali, ancora oggi, si muore per un’infezione.

Oggi è primavera, ma la sanità calabrese vive nell’inverno più freddo di sempre.

[Giuseppe Falcomatà è sindaco di Reggio]

La Garante della Salute Stanganelli incontra i sindaci

È stato un confronto schietto e una nuova alleanza tra sindaci l’incontro promosso dalla Garante regionale della Salute, Anna Maria Stanganelli, tra i sindaci della Città Metropolitana di Reggio Calabria e il direttore generale dell’Asp reggina, Lucia Di Furia.

L’incontro, molto partecipato, si è svolto a Palazzo Campanella a seguito delle numerose segnalazioni provenienti dal territorio, relative ad anomalie e disservizi inerenti alle postazioni di continuità di assistenziale, alle difficoltà di accesso a prestazioni e servizi da parte del cittadino nelle zone di residenza, all’assistenza primaria di base, nello specifico ai servizi offerti dai MMG e pediatri di libera scelta e alle ataviche criticità strutturali e organizzative dei presidi sanitari.

Presenti in sala i sindaci Ranuccio (Palmi), Tripodi (Polistena), Larosa (Canolo), Valente (Pazzano), Giovinazzo (Rizziconi), Gatto (San Pietro di Caridà), D’Angelis (Serrata), Tropeano (Stilo), Casile (Bova), Micari (San Roberto),  Filocamo (Fiumara), Penna (Roccaforte Del Greco), Verduci (Motta San Giovanni), Femia ( Marina di Gioiosa), Marra (Sant’Alessio), Zavettieri (Roghudi), Albanese (Giffone), Arfuso (Cardeto); il presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria, Marra; gli amministratori delegati alla Sanità: Frajia (Caulonia), Murace (Bivongi), Barbieri (San Ferdinando), Randazzo (Bagnara), De Maria (Rosarno), Idone (Campo Calabro), Pellegrino (Siderno), Melito (Villa San Giovanni); il direttore del distretto, dr.ssa Eburnea, il dirigente amministrativo dell’Asp, dr.ssa Roso, l’oncologa, dr.ssa Serranò e il segretario provinciale della FIMMG Reggio Calabria, dr. Biasi.

Numerosi i primi cittadini intervenuti alla riunione, provenienti dalle diverse aree della provincia, in rappresentanza della fascia tirrenica, jonica, aspromontana, grecanica e della vallata dello Stilaro, che, a turno, hanno illustrato le criticità e i bisogni dei comuni di appartenenza, esponendo le loro posizioni in modo determinato, ma comunque in un clima di ritrovata serenità. 

Il filo conduttore degli interventi dei sindaci provenienti dalle aree interne è stata l’impossibilità di garantire nei territori di rispettiva competenza un’adeguata assistenza territoriale, in alcuni casi per mancanza di guardie mediche, postazioni di continuità assistenziale che funzionano a singhiozzo o carenza di MMG, mentre per i centri più popolosi, come Palmi e Polistena, si è ovviamente discusso del futuro dei presidi ospedalieri e delle costituende case della comunità.

Diversi i cambiamenti in atto rispetto alle sopracitate istanze passati in rassegna dalla Dg Di Furia, che ha evidenziato la propria disponibilità costante nel confrontarsi e ascoltare i rappresentanti del territorio. Parlando della continuità assistenziale, la dr.ssa Di Furia ha ribadito l’importanza di questo presidio fondamentale nelle aree remote, rimarcando però la necessità di ragionamenti che non siano di semplice campanilismo, ma puntino ad una proposta riorganizzativa nelle aree più critiche, che miri a garantire il soddisfacimento del bisogno del cittadino non necessariamente nel territorio di appartenenza, ma in un’ottica di ottimizzazione per viciniorità, rendendosi disponibile a sedersi attorno a un tavolo di proposte, cartina alla mano.

Per quanto attiene i medici di medicina generale, passando in rassegna la riorganizzazione sanitaria secondo le AFT (aggregazioni funzionali territoriali), secondo la Dg dell’Asp, sempre in un’ottica di miglioramento delle risorse, prioritaria resta la presa in carico del paziente, che sia nel comune di appartenenza o in quello limitrofo. Un passaggio dell’intervento della Di Furia è stato dedicato all’implementazione delle postazioni di prelievo, annunciando la prossima apertura di un presidio a Palizzi, sul modello Bagnara.

Si è parlato, altresì, di case di comunità e ospedali di comunità: a tal proposito, la Dg Di Furia ha evidenziato l’importanza di dare seguito agli interventi previsti dal Pnrr, evitando di ripetere gli errori del passato, ovvero di sperperare i soldi dei cittadini, con strutture realizzate, prive di contenuti e poi vandalizzate. In tal senso l’impellenza è quella di reperire i professionisti necessari per la loro piena attivazione.

Novità sul piano della prevenzione sono state inoltre illustrate dalla Dg, come l’acquisizione di strutture mobili, ovvero dei camper, per l’effettuazione di mammografie, visite odontoiatriche per anziani e consultorio, in modo da rispondere alle carenze di professionalità nelle aree più disagiate. In questo senso la dr.ssa Di Furia ha richiesto ai sindaci un loro impegno, perché tali servizi vengano supportati nei loro territori.

Un ragionamento a parte per Palmi e Polistena: su Palmi la Di Furia ha ricordato come la struttura abbia tutti i requisiti per incarnare appieno le funzioni di casa della comunità, mentre per quanto riguarda Polistena, ha ribadito a gran voce come l’attenzione dell’Asp nei confronti di questo presidio sia “enorme”.

La dr.ssa ha, quindi, biasimato ogni tentativo di strumentalizzazione, che spesso sfiducia il cittadino, sottolineando che il terrorismo psicologico rispetto ad un paventato ridimensionamento dell’ospedale Spoke è completamente privo di fondamento.

Viceversa, ha annunciato l’intenzione di potenziare il nosocomio con ulteriori spazi, come ad esempio l’ambulatorio di oncologia e i reparti di riabilitazione, con 10 posti dedicati anche all’ospedale di Gioia Tauro.

A seguire, la dr.ssa Roso ha snocciolato i numeri del nuovo contratto per la definizione dell’organico relativo ai medici di medicina generale: un medico ogni 1200 residenti; un medico per una frazione superiore al 50% di 1200 e un correttivo di un medico ogni 5000 residenti, in un territorio che, secondo la recente deliberazione aziendale, viene suddiviso nei seguenti ambiti: 4 per il distretto di Reggio Calabria, 7 ambiti per i distretti jonico e tirrenico, per un totale di 180 medici (Reggio Calabria), 94 ( Tirrenico) e 85 (Jonico).

Rispondendo alle istanze del sindaco di Stilo, la Dg Di Furia ha garantito che entro il 2025 tale territorio sarà coperto dalla presenza di un medico. A margine dell’incontro, la Garante ha comunicato la volontà di effettuare un censimento dei soggetti fragili e dei bambini inguaribili, chiedendo ai Comuni di supportarla in questa richiesta.

Coadiuvata dalla dr.ssa Serranò, e con il supporto del coordinatore medico scientifico dell’Ufficio del Garante, Santo Caridi e del consulente esperto, Angelo D’Ascola, la Garante si è impegnata a mantenersi vigile rispetto al dialogo intavolato con i sindaci, rimarcando la propria disponibilità all’ascolto e al confronto.

Al termine del confronto, il sindaco di Roghudi, Zavettieri, ha proposto l’inserimento della presenza della Garante della Salute all’interno della Conferenza dei Sindaci, proposta sposata appieno dalla dr.ssa Di Furia.  (rrc)

 

NUOVI OSPEDALI, PER OCCHIUTO UNA SFIDA
NON SOLO SANITARIA, MA ANCHE POLITICA

di MASSIMO CLAUSI – Tutto si può dire al presidente Roberto Occhiuto tranne che non abbia il coraggio di assumersi le sue responsabilità.

Come definire altrimenti la scelta di farsi nominare commissario delegato «per l’attuazione degli interventi concernenti il sistema ospedaliero della Regione Calabria, da realizzare nella vigenza dello stato di emergenza dichiarato con delibera del Consiglio dei ministri del 7 marzo 2025».

Una scelta che ha fatto molto discutere perché dà poteri amplissimi ad Occhiuto che era già commissario alla Sanità. Con questa nuova nomina, il presidente può decidere tutto quello che riguarda l’iter per la realizzazione dei vari ospedali (Sibaritide, Vibo Valentia, Gioia Tauro, Locri, Gom di Reggio Calabria, Asp di Reggio Calabria, Cosenza, Azienda ospedaliero-universitaria di Catanzaro e Asp di Crotone). I detrattori hanno parlato di un commissario che si è fatto commissariare per avere le mani più libere possibile. E non è certo un affare da poco sia dal punto di vista economico sia politico.

Sotto il primo aspetto si tratta di quasiun miliardo e mezzo di euro da gestire attraverso procedure spedite, sulla falsa riga del Ponte Morandi di Genova, eliminando lungaggini burocratiche, passando sopra anche la volontà degli enti locali (il riferimento è al contenzioso con il Comune di Cosenza sull’ubicazione del nuovo ospedale). Un piatto talmente ricco da far tremare le vene ai polsi.

Sul piano politico la posta in gioco è altrettanto alta perché, come noto, alcuni di questi ospedali sono stati finanziati nel lontano 2004 e quello più avanti nella realizzazione è quello della Sibaritide, arrivato al 35% dei lavori. Se Occhiuto dovesse riuscire ad avviare un po’ di questi ospedali e completare quello della Sibaritide porterebbe a casa un grandissimo risultato politico. In caso contrario non avrà più giustificazioni perché nessuno ha mai avuto maggiori poteri di lui nella gestione della sanità regionale. Prima con i decreti Calabria due volte reiterati, ampliando i poteri del commissario, adesso con questo nuovo incarico dopo il fallito tentativo di inserire alcuni emendamenti ad hoc per la sanità calabrese nel Milleproroghe.

Quanto tempo avrà a disposizione? Il timing non è certo perché il decreto non lo fissa. Se ne desume, quindi, che anche se Occhiuto scadrà da commissario per il Piano di rientro non così da quello investito dalla Protezione Civile per la realizzazione dei nosocomi calabresi. A meno, ovviamente, di un nuovo decreto da parte del Governo.

Ma la posta in gioco è altissima soprattutto per i calabresi che anni aspettano un’offerta sanitaria segna di questo nome. La speranza, per tutti i calabresi indipendentemente dalle magliette politiche, è che Occhiuto riesca nell’impresa.

Si perché anche

Ma la posta in gioco è altissima soprattutto per i calabresi che anni aspettano un’offerta sanitaria segna di questo nome. La speranza, per tutti i calabresi indipendentemente dalle magliette politiche, è che Occhiuto riesca nell’impresa.

Si perché anche questa nomina non è inedita nella disastrata storia della sanità calabrese. Occhiuto ha avuto un predecessore. L’ordinanza numero 3635 del 21 dicembre 2007, firmata dall’allora presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi, prevedeva infatti la nomina – su proposta del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri – dell’assessore regionale alla Salute della Giunta Loiero, Vincenzo Spaziante come commissario “per il superamento della situazione di emergenza socio-economico-sanitaria determinatasi nella Regione Calabria”.

Era l’inizio del commissariamento in sanità della nostra regione. Spaziante veniva poi incaricato della realizzazione delle strutture ospedaliere previste dall’Accordo di programma integrativo, sottoscritto dal Ministero della Salute e dal presidente della regione Calabria in data 6 dicembre 2007, oltre che della riorganizzazione, dell’adeguamento e del potenziamento delle dotazioni tecnologiche ospedaliere esistenti.

Sapete come è andata a finire? Gli ospedali non vennero realizzati e, come racconta Carlo Guccione nel suo libro “Amara verità” nel settembre 2009, sarà l’intera Giunta regionale a denunciare Spaziante per interruzione di pubblico servizio e rifiuto di atti d’ufficio con possibili danni all’erario.

Per Occhiuto tifiamo tutti per un esito diverso. (mc)

[Courtesy LaCNews24]

L’OPINIONE / Giuseppe Dell’Aquila: La Calabria meravigliosa di Occhiuto e Ferrari ha finito il carburante

di GIUSEPPE DELL’AQUILASi è superato ogni limite di tolleranza sulla gestione della Sanità calabrese a guida Occhiuto, per molte ragioni ormai sotto gli occhi di tutti.

La notizia sull’elisoccorso intervenuto a Cutro sarà certamente in fase di verifica, ed aspettiamo dovuti chiarimenti, ma se confermata bisognerà subito chiedere le dimissioni del commissario alla sanità in Calabria. Apprendere che ieri l’eliambulanza ha lasciato a terra un bambino di 3 anni a rischio soffocamento perché privo di carburante impone categoricamente a tutti di rompere il silenzio e cercare una reazione in ogni luogo della nostra terra.

Basta far finta che tutto vada bene, parlando sui social di Calabria Meravigliosa, quando poi non siamo in grado di tutelare ogni singolo abitante di questa regione.

Da quando il Presidente Occhiuto parla di uscita dal commissariamento, al contrario da Roma arriva un nuovo commissariamento di qualche settore di cui poi lui stesso ne diventa commissario. Questo è lo stile della propaganda della destra in Italia ed il proprio modello gestionale, che ha preso il sopravvento ad ogni livello anche nella nostra regione e nella nostra provincia.

Il Presidente Ferrari continua a nascondersi sul tema della Sanità perché impegnato a fare l’influencer politico o perché non può dire una parola contro il presidente Occhiuto vista la scaletta di appuntamenti elettorali dei prossimi 18 mesi? Il suo silenzio sulle vicende che riguardano le mancanze ed i ritardi sulla sanità è imbarazzante, per il ruolo che riveste e gli incarichi che ricopre.

A Crotone è emergenza!

Bisogna unire le forze e chiedere ai Sindaci, autorità primarie e principali dell’emergenza sanitaria, di scendere in piazza a manifestare contro questo stato di cose invece di continuare a rimanere lontani dal tema ed andare avanti senza alcuna visione comune territoriale. (gdl)

[Giuseppe Dell’Aquila è della Direzione Regionale PD e già presidente f.f. della Provincia di Crotone]

Prima prova di atterraggio elisuperficie a Oppido, Giannetta: Risultato storico

È stato effettuato la prima prova di atterraggio dell’elisuperficie a Oppido Mamertina, «un risultato storico per l’emergenza-urgenza di Oppido e di tutta l’area», ha detto il consigliere regionale Domenico Giannetta.

«Siamo partiti da Cosenza – ha raccontato – con Riccardo Borselli, direttore della rete dell’Elisoccorso della Calabria e Alessandro Giulivi di Elitaliana SpA, la società che gestisce il servizio. Abbiamo sorvolato le aree individuate nel corso dei sopralluoghi, siamo atterrati al centro del campo sportivo e abbiamo poi perlustrato a piedi le zone limitrofe all’ospedale».

«Grazie al Presidente Occhiuto e alla sua squadra – ha proseguito – abbiamo raggiunto un risultato storico per Oppido, che diventerà un punto di snodo fondamentale dell’emergenza-urgenza, sia di giorno che di notte, e per tutti i cittadini dell’area preaspromontana, che potranno essere soccorsi e trasportati in pochi minuti presso i principali ospedali».

«Abbiamo lavorato incessantemente a questo risultato – ha proseguito Giannetta – e siamo riusciti ad inserire Oppido tra le basi logistiche di atterraggio del servizio emergenza urgenza calabrese. L’elisuperficie è molto importante, a volte fatale, per poter salvare la vita delle persone».

«A questo punto – ha concluso – bisogna concludere al più presto le pratiche amministrative documentali e il servizio potrà prendere il volo. ‎Oggi possiamo dare avvio a una nuova pagina della storia di Oppido». (rrc)

SANITÀ, ALLA CALABRIA SERVE IL GIUSTO
RIPARTO DEI FONDI, NON PIANO DI RIENTRO

di GIACINTO NANCIIl Ministro della protezione Civile Nello Musumeci ha fatto deliberare al Consiglio dei Ministri la dichiarazione dello stato di emergenza, per la durata di dodici mesi, in relazione alla situazione di criticità in atto concernente il sistema ospedaliero della regione Calabria.

Ciò vuol dire che il piano di rientro sanitario cui è sottoposta la Calabria dal 2009, il commissariamento dal 2011 e i commissariamenti di tutte la Asp e i tre maggiori ospedali regionali da 6 anni non sono serviti a niente. Sembra che la Calabria ha bisogno adesso anche della Protezione Civile, ci manca solo la militarizzazione anche se come commissari abbiamo avuto colonnelli, generali e prefetti.

Come si può pensare che in un anno l’ulteriore “commissario” può risolvere ciò che tantissimi commissari in tantissimi anni non sono riusciti a risolvere visto che si tratta anche di ospedali deliberati nel 2004 (si 2004) e 2007 (si 2007)?

Il dubbio per questa delibera nasce dal fatto che stranamente la Medicina Ospedaliera è l’unica in Calabria che aveva una sufficienza per il punteggio Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) di 69 (la sufficienza per i punteggi Lea si ha con 60 punti e l’optimum a 100 punti). Sarebbe stato più giustificato un provvedimento per la Medicina del Territorio che ha punteggio Lea 40 e la Medicina Preventiva con punteggio 41, entrambi quindi nettamente insufficienti. Forse una attenzione maggiore sarebbe stata più giusta verso questi ultimi due settori della medicina calabrese anche per il fatto che dovrebbero essere migliorati dal Pnrr che però sembra essere applicato aldisotto del 10% con il rischio quasi certo di non fare le 57 case di Comunità, i 15 Ospedali di Comunità e i 19 Centrali Operative Territoriali.

Questi sì che interverrebbero sui reali bisogni dei malati calabresi, specialmente quelli nelle zone interne. L’altra cosa che non quadra è che la richiesta, per la emergenza Ospedaliera e non per quelle Territoriale e Preventiva, sembra sia stata fatta al governo dal Governatore-Commissario alla sanità Occhiuto che sarebbe, in qualità di commissario, responsabile, come i commissari precedenti, della mancata attuazione di quanto richiesto.

Il nostro Governatore-Commissario, nel mese di febbraio, ci ha anche informati che intende ricandidarsi al governo della Regione Calabria e che entro marzo sarebbe terminato il commissariamento della sanità calabrese (nota bene il commissariamento non il piano di rientro).

Il nostro Governatore-Commissario con la richiesta dell’intervento della Protezione Civile coglie due piccioni con una fava, perché si fa campagna elettorale con questa richiesta, può chiedere di non essere più commissario alla sanità calabrese e si può candidare di nuovo alla guida della Regione Calabria, visto che da commissario non avrebbe potuto fare la campagna elettorale in quanto se così fosse potrebbe essere ineleggibile per l’art. 2 legge 2/7/2004 n. 165.

Infine, questo ulteriore commissariamento della Protezione Civile non risolverà i problemi della sanità calabrese perché essi sono dovuti ad un ultraventennale suo sottofinanziamento dovuto ad una scorretta applicazione della legge 662 del 23/12/1996 da parte della Conferenza Stato Regioni.

Che un riparto dei fondi sanitari che va incontro ai reali bisogni delle popolazioni deve essere fatto in base alla presenza del numero delle malattie nelle varie regioni lo aveva detto nientemeno che un ministro della Sanità, Ferruccio Fazio, nel lontano 2011, quando pubblicamente in un comizio aveva annunciato che «entro due anni ripartiremo i fondi sanitari in base alle malattie perché questo attuale (leggi demografico) penalizza alcune regioni (leggi Calabria)….». 

E che in Calabria ci siano molti più malati cronici delle altre regioni è certificato da un decreto del commissario alla sanità Scura il n. 103 del 30/09/2015 e vidimato sia dal ministero dell’Economia che da quello della Salute, nel quale decreto, con tanto di specifiche tabelle, si calcolano in 287.000 i malati cronici in più nei circa due milioni di calabresi che non in altri due milioni di italiani, oggi sono sicuramente molti di più.

Quindi, il Governatore Commissario Occhiuto invece di “programmare” la sua campagna elettorale sulle spalle dei malati calabresi dovrebbe andare alla Conferenza Stato-Regioni, battere i pugni sul tavolo e far si che venga fatto un riparto dei fondi che soddisfa i reali bisogni delle popolazioni.

Se non riesce in questo il Governatore-Commissario dovrebbe chiedere al suo governo di centralizzare la sanità, visto che questo tipo di regionalizzazione crea forti disparità. Abbiamo una legge sanitaria tra le migliori al mondo e quando era centralizzata avevamo sempre una sanità migliore al mondo e per tutti gli italiani. (gn)

[Giacinto Nanci è medico ricercatore Healt Search e medico di famiglia in pensione Catanzaro]

QUELLE SCELTE SBAGLIATE PER LA SANITÀ
CALABRESE CHE DANNEGGIANO I CITTADINI

Di DOMENICO MAZZA – Navigando in rete mi è apparso un vecchio articolo in cui si riproduce un’intervista al già assessore alla sanità calabrese e futuro candidato sindaco della città di Lamezia, Doris Lo Moro. Vi chiederete perché un’intervista di quasi un lustro fa abbia destato in me particolare interesse.

Le motivazioni potrebbero essere molteplici. Tuttavia, ciò che mi ha attratto, invogliando la mia curiosità verso l’articolo in questione, sono state le recenti richieste del Presidente della Regione Calabria, di dichiarare lo stato di emergenza del settore ospedaliero calabrese.

Ritornando all’articolo richiamato in premessa, mi hanno lasciato basito le dichiarazioni della Lo Moro che, a un certo punto dell’intervista, parla di una riforma che avrebbe dovuto prevedere 8 e non già 5 Aziende sanitarie.

Giusto per richiamare alla memoria, prima che l’allora Giunta regionale decretasse la nascita delle attuali 5 Asp, in Calabria operavano ben 11 Asl. La caratteristica di quest’ultime era appunto la base locale e non già provinciale del distretto di competenza.

I più attenti ricorderanno che già alla fine degli anni ‘90 le allora nuove Asl avevano accorpato le ex USSL (unità socio-sanitarie locali). Tali strutture, nelle linee essenziali, si caratterizzavano per l’autonomia gestionale di ogni ospedale al tempo operante in Regione.

Il sostanziale aziendalismo, poi, operato a livello centrale dai vari Governi della Seconda Repubblica, invitò le Amministrazioni periferiche dello Stato a una riorganizzazione su basi territoriali e demografiche dei vari settori. Anche la Sanità fu costretta ad adeguarsi e, per quanto lo Stato non avesse ordinato alcuna revisione su base provinciale, ma solo su criteri territoriali, la nostra Regione optò per un riforma che ricalcasse lo scriteriato disegno degli Enti intermedi calabresi.

Ebbene, stabilire nottetempo la chiusura, sic et simpliciter, di ben 6 ex Asl (Palmi, Locri, Lamezia, Paola, Castrovillari e Rossano), senza porsi minimamente il problema della orogenesi territoriale calabrese, fu un errore di non poco conto. Vieppiù, quando nell’intervista si sostiene che la nuova geografia sanitaria avrebbe dovuto prevedere 8 e non 5 aziende, la trama si infittisce e dimostra plasticamante quanto la materia sanitaria sia stata mercificata sull’altare del volere centralista a danno esclusivo della popolazione calabrese: soprattutto quella residente nelle lande più periferiche e dimenticate.

D’altronde, se la Locride, il Lametino e la Sibaritide fossero rimaste in essere, magari utilizzando l’acronimo di AST (aziende sanitarie territoriali) piuttosto che Asp (aziende sanitarie provinciali), probabilmente, in un clima di spendig review, sarebbe stato complicato giustificare la nascita delle AO. Tali Enti, infatti, hanno elevato gli ospedali dei Capoluoghi storici a presidi Hub, estromettendoli dalla gestione delle Asp e consegnandoli ai nuovi organismi appositamente creati e nominati Aziende Ospedaliere.

Ecco, conclamare a quasi un ventennio dalla dissennata riforma sanitaria, la necessità di maggiori poteri per la velocizzazione del percorso che dovrà portare alla nascita dei nuovi ospedali (Sibaritide, Vibo e Piana di Gioia) ai quali, nel frattempo, si è aggiunto anche il nuovo ospedale di Cosenza, comprova quanto una riorganizzazione di un deviato regionalismo amministrativo sia necessaria. E non solo in capo al settore sanitario. Invero, diversi servizi (giustizia, sicurezza, conservatoria, ecc.) dovrebbero rispettare i principi di omogeneità territoriale nella perimetrazione delle circoscrizioni di competenza locale.

Pertanto, inviterei qualche novello sognatore della Sibaritide e del Comune di Corigliano-Rossano che immagina la creazione di nuovi orti dove potrebbero sorgere praterie, a ritornare con i piedi per terra, riflettendo sulla bontà e concretezza delle idee promosse.

Così come mi auguro che un distratto establishment pitagorico, inizi a pensare in grande abbandonando la condizione di limbo amministrativo del Crotonese per aprirsi a una visione accurata e puntuale di tutto l’Arco Jonico calabrese. Non fosse altro che per avviarsi a nuove prospettive territoriali, rispettose di quei numeri necessari a trasformare le idee in progetti politici e non già nei soliti carrozzoni che la Calabria conosce fin troppo bene. (dm)

[Domenico Mazza è del Comitato Magna Graecia]