I lavoratori delle Terme Luigiane: Presidente Spirlì sia uomo di parola e coerenza morale

di FRANCO BARTUCCI – La trasformazione del presidente facente funzioni della Giunta Regionale, Nino Spirlì, candidato con l’on. Roberto Occhiuto alla vice presidenza dello stesso organismo per le prossime elezioni regionali, sulla vicenda delle Terme Luigiane, è all’ordine del giorno di discussione dei lavoratori del complesso termale. 

Da presidente comprensivo e amorevole, come un buon papà di famiglia, pronto a tutelare i diritti dei lavoratori e, quindi, a un immediato ripristino delle attività termali, deciso nel chiedere ai due Sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese un “report” sul loro operato  entro il termine del 20 maggio 2021 (mai presentato) su come è stato gestito il percorso di gestione delle stesse Terme, pena la revoca della concessione, a figura istituzionale indifferente e mediatore di un rapporto complesso e difficile tra il sub concessionario Sateca e i primi cittadini  dei due comuni, che ha messo in luce una non governabilità efficiente e pratica, a tutela dei posti di lavoro e del diritto della famiglia dei curanti, costretti a non usufruire dei servizi curativi delle terme per il loro stato di benessere fisico, garantito dal sistema sanitario. 

È questa la sintesi provocatoria e vera del documento redatto dai lavoratori delle Terme Luigiane, alla luce degli ultimi eventi di questi giorni, in cui passano le ore e non arriva dalla Regione l’ordine di ripristino delle acque della sorgente alla condotta degli stabilimenti della Sateca e contestualmente l’apertura della nuova stagione termale per lo scorcio di questi pochi mesi dell’anno in corso, in attesa che arrivi anche una parola di verità da parte degli organi giudiziari, del Tar, della Procura della Repubblica di Paola, come anche dalla Corte dei Conti, di fronte allo scempio in atto a livello amministrativo sulla gestione della vicenda.

Non ci si vuole arrendere nel pretendere dal presidente Spirlì una decisione rapida e risolutiva per l’apertura della nuova stagione termale, che spetta soltanto a lui, visto il completo disinteresse propositivo e costruttivo dell’assessore Fausto Orsomarso, in base anche alle due diffide inviate ai Sindaci e di revoca della concessione. Per questo sono al lavoro nel promuovere nella mattinata di sabato prossimo, 10 luglio, una manifestazione di protesta e denuncia, aperta a curanti e alle persone del territorio, con un corteo che partirà dall’incrocio del supermercato “Vivo” in direzione Terme Luigiane.

L’Associazione “Comitato lavoratori Terme Luigiane” con il sindacato Cisl, hanno lanciato l’invito per ritrovarsi tutti insieme in un’azione di rivendicazione e solidarietà per la riapertura immediata delle Terme Luigiane. Dal loro documento ultimo che hanno diramato traspare tutta la loro critica, sofferenza e denuncia per una cattiva gestione della vicenda da parte del sistema politico calabrese.

«Nel clima generale di rabbia e frustrazione – si legge nel documento dei lavoratori – che ha pervaso gli animi dei lavoratori della Sateca a causa della chiusura delle Terme Luigiane, nessun intervento concreto è arrivato da chi poteva fare ma non ha fatto per risolvere l’annosa questione che affligge centinaia di famiglie rimaste senza lavoro».

Tra gli ultimi autorevoli interventi a sostegno di quanti pagano il costo più alto di questa chiusura assurda e immotivata di uno tra i maggiori attrattori turistici della Calabria, c’è Monsignor Morosini, al quale va un sentito ringraziamento da parte dei lavoratori per la sensibilità mostrata rispetto alla questione e soprattutto per aver evidenziato l’urgenza di una soluzione definitiva che tuteli un bene comune quale è quello delle Terme Luigiane.

Siamo rimasti molto colpiti anche dalla presa di posizione chiara e netta espressa dal Commissario Regionale della Lega, avvocato Giacomo Saccomanno, in nome e per conto del partito.

Questo ovviamente ha indotto tutti noi lavoratori a porci delle domande e alcune considerazioni sono sorte spontaneamente: se la Lega, a livello regionale, riconosce il problema definendolo «un ulteriore disastro in danno della Calabria, dei lavoratori, degli utenti e degli operatori turistici» esponendosi con fermezza sull’urgenza di giungere immediatamente ad una risoluzione del problema, cosa frena il presidente Spirlì che fa parte dello stesso partito e che occupa la massima carica pubblica dalla quale derivano precisi obblighi e responsabilità, dall’affrontare la questione con la stessa determinazione che lui stesso non più tardi di due mesi fa aveva personalmente garantito a noi lavoratori?

«Non dimentichiamo che il Presidente, in qualità di rappresentante legale della Regione Calabria proprietaria delle acque, è addirittura arrivato a intimare alle due amministrazioni comunali di consentire il riavvio della stagione termale prossima e di quelle future, pena la decadenza della concessione a causa delle gravi inadempienze dei comuni che, anziché garantire il corretto sfruttamento della risorsa come la legge impone loro, ormai da mesi continuano a riversare abusivamente l’acqua termale nel torrente Bagni. Come accade tradizionalmente in Calabria, tutti sanno ma nessuno interviene – conclude il documento dei lavoratori –  solo che questa volta non ci sono molte scuse perché è da più di 7 mesi che stiamo denunciando quotidianamente la morte certa delle Terme Luigiane alla quale stiamo tutti tristemente e assurdamente assistendo».

L’OPINIONE / Paolo Veltri: l’infelice vicenda delle Terme Luigiane

di PAOLO VELTRI – Quanto sta accadendo alle Terme Luigiane di Guardia Piemontese è – per dirla alla Flaiano – grave ma non serio. Contravvenendo alle più elementari norme – scritte e non scritte – del vivere civile, della saggia amministrazione del bene pubblico, dell’equilibrio di chi dall’alto ha il diritto e il dovere di intervenire con opera di mediazione, di chi deve amministrare giustizia, si sta perpetrando uno scempio di dimensioni gigantesche.

E, dopo un anno a scartamento ridotto a causa del Covid, ora salta la stagione termale. I fatti. Quelli non tecnici li ho appresi strada facendo dall’esterno, quelli tecnici li ho studiati a fondo in quanto mi sono occupato, in qualità di consulente della Sateca, della stima della portata di acqua calda termale necessaria a far funzionare a regime gli impianti delle Terme Luigiane.

Le terme sono uno degli stabilimenti termali più famosi in Italia e in Europa, le cui sorgenti di acqua calda sono note sin dall’antichità per l’elevato contenuto sulfureo e per le caratteristiche terapeutiche di diversi tipi di patologie. Già all’epoca di Plinio il Vecchio erano conosciute le virtù curative delle acque calde – Acquae Calidae Tempsae – che presero l’attuale nome nel 1850 in onore del principe Luigi Carlo di Borbone. La venuta a giorno delle sorgenti è in una contrada ai piedi della Rupe del Diavolo, da dove sgorgano quattro sorgenti denominate Galleria Calda, Sorgente Caronte, Sorgente Minosse e Galleria Fredda. Sono acque sulfuree salso – bromo – iodiche.

Le prime tre sono ipertermali, naturalmente calde con temperatura compresa fra 42 e 47 gradi centigradi, con il più elevato contenuto di zolfo d’Italia. Le acque vengono quindi convogliate in due stabilimenti termali e utilizzate per balneoterapia, fangoterapia, cura per malattie ginecologiche, dermatologiche, estetiche, rinopatie, disturbi respiratori. Sono acque termali universalmente conosciute e apprezzate e attirano da decenni decine di migliaia di turisti, che associano le vacanze lungo la costa tirrenica alle formidabili proprietà curative delle acque termali.

Detta così, sembra una eccellenza da preservare, un gioiello da tenersi caro, un traino al cui seguito innestare un progetto di turismo balneare, terapeutico, religioso (San Francesco di Paola è a dieci chilometri!). Sembra tutto semplice e invece non è così, perché la Sateca, godendo di un privilegio pluridecennale per le concessioni via via ottenute e prorogate, avrebbe di fatto monopolizzato il servizio e si sarebbe arricchita! È da dire, a riguardo, che l’intero comparto termale nazionale dovrebbe rivedere i canoni di concessione, che attualmente assommano ad appena poco più di 1,5 milioni di euro all’anno.

Il rinnovo della concessione era dunque l’occasione ideale per rivedere i rapporti fra i due comuni e la sub-concessionaria Sateca (è bene ricordare che i comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa sono concessionari, essendo la Regione proprietaria delle acque). Si doveva cioè cercare con anticipo una soluzione che evitasse di tener fermi gli impianti per un altro anno. Dopo mesi e mesi di tira e molla, di incontri mancati, di pretese assurde e fuori da ogni logica di mercato la soluzione non è stata trovata.

Tutt’altro, e si è giunti a proposte che offendono il buon senso: per ottenere una portata di 10 l/s, di gran lunga inferiore al quantitativo necessario e gestibile per il funzionamento delle terme, i due comuni hanno chiesto alla Sateca un canone annuo di oltre 370.000 euro, calcolato confondendo l’acqua calda con quella minerale e di sorgente; la concessione del quantitativo necessario per il normale funzionamento è stato posto pari a oltre un milione di Euro, assolutamente fuori scala se confrontato ai circa due milioni di Euro, somma  di tutti i canoni pagati annualmente dalle stazioni termali di tutta l’Italia (dati del 2015 del Mef, La concessione delle acque minerali e termali).

Il resto dell’abbondante venuta naturale di acqua termale è stato messo a gara e, nell’attesa, la preziosa risorsa viene buttata nel vicino torrente Bagni!

All’avviso esplorativo per la scelta dei nuovi gestori hanno risposto cinque aziende, tutte del territorio campano, tutte con esigue risorse disponibili, tutte operanti in settori che poco o nulla hanno a che fare con il termalismo, essendosi occupate di fognature, pulizia delle strade, lavori edili, etc. Il tutto mentre sono a spasso centinaia di lavoratori specializzati: un paradosso, se si pensa alle centinaia di stabilimenti chiusi per mancanza di lavoro e con i sindacati che si affannano quotidianamente a trovare soluzioni anche fantasiose per non far perdere lavoro.

Insomma, siamo in presenza dell’ennesimo caso di mala Calabria: persino una preziosa risorsa terapeutica che la Natura ha generosamente deciso di regalare alla sciagurata terra calabrese riesce a dividere e a creare scontri.

Il vivere civile avrebbe richiesto di non mandare sulla strada centinaia di lavoratori che svolgono da decenni un lavoro egregio e particolare e di non rompere un meccanismo che funziona se non se ne ha pronto un altro sostitutivo; la saggia amministrazione del bene pubblico avrebbe richiesto di rivedere il contratto e il canone con un utile economico e sociale per gli enti sub concessionari adeguato a quello che i Comuni sanno fare e possono fare, non certamente atteggiamenti prepotenti;  l’equilibrio di chi dall’alto ha il diritto e il dovere di intervenire con opera di mediazione avrebbe richiesto azioni ben lontane dal pilatesco lavaggio delle mani, anche perché spetta alla Regione e non ai comuni stabilire i canoni annui; l’amministrazione della giustizia (leggi Tar) avrebbe richiesto una decisione tempestiva, non il solito rinvio.

Un altro anno di economia pulita e di lavoro è saltato.

*Docente Università della Calabria

Terme Luigiane, Saccomanno (Lega): Una chiusura ingiustificabile e non tollerabile

Giacomo Saccomanno, commissario regionale della Lega, ha sottolineato come «è veramente incomprensibile come, dopo oltre 80 anni, debbano chiudere le Terme Luigiane, che sono un unicum nello scenario nazionale e regionale».

«Contrapposizioni insuperabili o altro? – ha aggiunto – Certo, qualunque ragione, pur se esistente, non giustifica la chiusura con perdita degli oltre 300 posti di lavoro, oltre, naturalmente, a tutto l’indotto che gira attorno. Grande amarezza della Lega per quanto accaduto e per la mancanza di un adeguato incontro per cercare di risolvere i problemi esistenti che, certamente, con una serena mediazione o con la dovuta autorevolezza avrebbero potuto rimettere tutto in ordine. In un territorio -come afferma il vescovo emerito Fiorini Morosini – povero, oppresso dalla ‘ndrangheta, afflitto da tanti altri atavici problemi, compresa la pandemia, non si possono perdere posti di lavoro e risorse per la mancanza di un effettivo dialogo tra le parti».

«La nota del consigliere regionale Pietro Molinaro – ha proseguito – e tutti gli interventi esterni non hanno sortito alcun effetto, pur essendoci, a parere dello scrivente, tutte le condizioni per trovare una intesa ed evitare il tracollo di una delle più antiche strutture calabresi. La Lega, non vuole entrare nel merito di chi ha ragione o torto, ma richiama tutti al ragionamento ed alla responsabilità e si dichiara pronta ad incontrare i soggetti interessati per cercare di trovare una soluzione appropriata alle aspirazioni delle parti ed alle esigenze delle comunità».

«Una azione – ha evidenziato – che deve essere portata avanti sino allo svilimento per evitare un ulteriore disastro in danno della Calabria, degli utenti, dei lavoratori, degli esercenti turistici e di tutti coloro che aspettavano l’apertura per poter soddisfare quegli interessi generali che devono stare al di sopra di quelli particolari. Un momento di saggezza che deve portare alla eliminazione di un inutile braccio di ferro e che deve privilegiare, appunto, gli interessi generali e la difesa del bene pubblico, con un passo indietro, se necessario, per raggiungere un risultato positivo che tutti auspicano».

«In tale direzione – ha concluso – la Lega è disponibile ad incontrare tutte le parti interessate per cercare di trovare, esattamente, quel punto di incontro che potrebbe impedire una chiusura non giustificabile e tollerabile». (rrm)

Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini: “Aprire le Terme Luigiane per non tradire il bene comune”

di FRANCO BARTUCCI – Il consigliere regionale Pietro Molinaro ha reso noto che il direttore generale del Dipartimento alle attività produttive della Regione Calabria, dott. Roberto Cosentino, è intervenuto con una propria lettera, in risposta alla sua, affermando in sostanza che alla luce delle  disposizioni normative e regolamenti operanti in materia di termalismo, nonché dei  preminenti interessi pubblici attesi alla gestione delle risorse termali, è quanto mai necessario che venga garantita la regolare continuità del servizio delle Terme Luigiane, per cui l’Ente regionale ha rilasciato a suo tempo apposito atto di concessione ai Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese. 

Una lettera, quella del consigliere Molinaro, in cui ricordava che il canone per l’erogazione delle acque termali, dovuto dalla Sateca ai due comuni e quindi alla stessa regione, è di stretta competenza della Regione stessa per come previsto dal regolamento regionale 3/2011; mentre le tariffe sono determinate dalla delibera della Giunta regionale n. 183 del 26 aprile 2012 per tutto il sistema termale calabrese. 

Quindi, appaiono fuori luogo e non a norma delle sopra citate disposizioni regionali, le proposte avanzate dalle due Amministrazioni comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese, quale remunerazione del canone di fornitura dell’acqua termale, sia per lo stabilimento “Terme Novae” (90 mila euro per l’anno in corso e 373.000 per i successivi anni a fronte di un quantitativo di 25 litri di acqua a secondo), che per il San Francesco (70 mila euro annuo per 40 litri di acqua a secondo), per il quale le due amministrazioni comunali hanno avviato le procedute di un avviso pubblico finalizzato alla ricerca di manifestazioni di interesse da parte di soggetti interessati alla gestione dello stabilimento San Francesco, conclusosi con il recepimento di sei istanze di società ed imprese edili operanti in Campania, Piemonte con la stessa Sateca.

Un avviso di manifestazioni d’interesse che viene inficiato dalla dichiarazione rilasciata dal dirigente del dipartimento alle attività produttive e termali della Regione Calabria Cosentino, in quanto non concordato con la stessa Regione e in ottemperanza  delle disposizioni date nella delibera della Giunta regionale n. 183 del 26 aprile 2012.

Sulla vicenda delle Terme Luigiane è intervenuta Anna Falcone, animatrice del movimento Primavera della Calabria, che sostiene la candidatura di  Luigi De Magistris alla presidenza della Giunta regionale calabrese, mettendo in atto nella giornata di ieri ad Acquappesa un “flash mob” per riaccendere i riflettori sulla chiusura delle Terme Luigiane.

«Quello che ai più appare oramai come un tragico siparietto – ha dichiarato la docente universitaria – sta minando seriamente l’intera economia della zona, comportando problemi di non facile soluzione per famiglie ed attività già minate  dalla instabilità della crisi pandemica, senza dimenticare l’importanza medico-sanitaria delle acque termali. Tutelare la salute è un imperativo assoluto, a cui gli sforzi di ogni amministrazione politica dovrebbe guardare. In questo la Regione ha giocato di sponda, non riuscendo a risolvere il bandolo della matassa per salvaguardare ‘interesse collettivo del bene comune delle Terme Luigiane».

«Ci chiediamo – ha dichiarato ancora Anna Falcone – quanti corregionali saranno costretti  nelle prossime settimane a rinunziare alle tanto benefiche cure termali, perché non in possesso di risorse monetarie tali da potersi permettere viaggi e soggiorni in altre regioni d’Italia».

Un argomento questo affrontato pure dal Vescovo Emerito della Diocesi  Metropolita di Reggio Calabria, Giuseppe Fiorini Morosini, che da frate facente parte dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola conosce abbastanza bene i benefici terapeutici delle acque termali delle Terme Luigiane. Ne ha parlato con il giornalista Guido Scarpino, attraverso le pagine del Quotidiano del Sud, domenica 4 luglio, con una intervista abbastanza ampia alla quale è stato dato un titolo di sintesi Il buon senso salvi la stagione, ritornando a sedersi a un tavolo con spirito nuovo.

«Bisogna che i contendenti mettano da parte quella punta di orgoglio – dice Monsignor Morosini – che li spinge a non cedere per affermare la propria forza e si vengano incontro l’uno con l’altro, guardando proprio verso il bene comune da salvaguardare e con il quale confrontare ogni decisione. Non si vince quando non si cede, ma viene meno il rispetto del bene di tutti; si vince solo quando il bene comune viene salvaguardato e le soluzioni offerte sono al suo servizio. Purtroppo il problema delle Terme Luigiane si inserisce in problemi o mali più gravi e radicali della nostra Regione, che la politica non riesce o non sa affrontare e risolvere».

«Il problema delle Terme Luigiane non è di oggi – ha detto ancora –. Sembra che la politica per questo problema, e forse per tutti i problemi che si riferiscono allo sviluppo della nostra Regione, abbia inseguito sempre l’emergenza e mai guardato e agito in una prospettiva di futuro, cioè di una soluzione che sia piena e definitiva, per quanto si possa parlare de definitivo in campo economico-sociale».

«Abbiamo un bel dire – dice ancora Monsignor Morosini – che il futuro economico della Regione è legato in parte al turismo quando poi assistiamo alla chiusura delle Terme Luigiane in cui le autorità in conflitto fra loro non si accordano. Le Terme dal punto di vista turistico offrono una sintesi meravigliosa tra acque salutari, mare e monti per una vacanza veramente rigeneratrice e a basso costo. Da comune cittadino si può affermare che la priorità del bene comune non può accettare la soluzione della chiusura e che quindi questa decisione è disastrosa per tutti, anche per i contendenti, che apriranno sicuramente conflitti di altra natura, forse anche giudiziari, e sempre contro il bene comune dei cittadini, che di questa struttura non possono farne a meno».

«Bisogna ritornare al tavolo di discussione – ha proseguito – con la prospettiva della riapertura. Sulla base della logica della priorità del bene comune (famiglie che hanno bisogno di lavorare, gente che rischia di saltare le cure termali) e della politica dei piccoli passi, si suggerisce di ripartire con una soluzione intermedia, magari secondo gli accordi degli altri anni per far ripartire il lavoro, continuando la discussione nei prossimi mesi».

«Nel frattempo le Terme Luigiane – ha concluso nel dire al giornalista Guido Scarpino –  potranno continuare a prestare il loro servizio, per non tradire il bene comune». (fb)

 

Terme Luigiane, Molinaro (Lega): Direttore Cosentino ha confermato che Regione deve garantire continuità servizio

Il consigliere regionale della LegaPietro Molinaro, ha reso noto di avere ricevuto, dal direttore Generale del Dipartimento Attività produttive, dott. Roberto Cosentino,  una comunicazione di riscontro ad una specifica richiesta di intervento, inviata da Molinaro a Cosentino lo scorso 3 maggio e sollecitata il 29 giugno, in merito alla questione delle Terme Luigiane.

Cosentino conclude la comunicazione inviata a Molinaro, e per conoscenza anche al presidente f.f. Nino Spirlì ed all’assessore regionale Fausto Orsomarso, con la seguente affermazione: «Tanto premesso, lo scrivente Dipartimento ribadisce, anche alla luce delle disposizioni normative e regolamentari operanti in materia, nonché dei preminenti interessi pubblici sottesi alla gestione delle risorse termali, la necessità che venga garantita la regolare continuità del servizio per cui l’Ente regionale ha rilasciato apposito atto di concessione ai Comuni».

«Cosentino – ha detto Molinaro – ha espresso in modo chiaro quanto sto sostenendo da mesi, ovvero che l’Ente regionale ha rilasciato la concessione ai Comuni con la finalità che sia garantita la continuità del servizio. Pertanto la Regione non è un soggetto terzo che può fare da spettatore, nella contrapposizione tra Comuni e gestore delle terme, ma ha il dovere di intervenire per garantire la continuità del servizio. Le Terme Luigiane non possono e non devono essere chiuse.»

«Ora che anche il Direttore generale ha messo nero su bianco un dato di fatto che si tentava di ignorare – ha concluso – c’è da attendersi l’urgente intervento del presidente Spirlì e dell’assessore Orsomarso». (rcz)

Molinaro (Lega) a Spirlì: Riveda vicenda Terme Luigiane e revochi concessione ai due Comuni

di FRANCO BARTUCCI – «Le sorti delle Terme Luigiane  dipendono dalla Regione e non dai comuni. Spirlì ed Orsomarso non possono lavarsene le mani». Lo dice il consigliere regionale Pietro Molinaro, nell’annunciare una nuova lettera inviata al presidente f.f. Nino Spirlì e all’assessore regionale Fausto Orsomarso, evidenziano che le sorti delle Terme Luigiane dipendono dalla Regione e non da comuni e per questo non se ne possono lavare le mani.

«La Regione non può far finta di essere una comparsa nei tristi accadimenti degli ultimi mesi delle Terme Luigiane – dice il consigliere regionale Pietro Molinaro – perché in realtà è la protagonista e la responsabile primaria di tutto quanto sta accadendo. Dal vostro comportamento  – puntualizza meglio – sembra, purtroppo, che non ne siate consapevoli ed intendiate defilarvi. Non si spiega altrimenti, il comunicato stampa diramato dal presidente Spirli lo scorso 24 giugno, in cui sostiene che i comuni stiano avanzando pretese legittime ed invita il soggetto privato ad accettarle. Come se la Regione avesse il ruolo di spettatore o tutta al più di mediatore. Norme alla mano, mi pare che il Presidente Spirlì capovolga i termini del problema».

Nella lettera lo invita per questa vicenda a farsi supportare dai dirigenti dei Dipartimenti, prima di assumere posizioni tanto azzardate, quanto pericolose.

«Nella mia lettera – prosegue la nota – ho richiamato le norme principali che regolano la materia e che attribuiscono alla Regione la funzione di determinare le tariffe delle concessioni termali: la legge regionale 40/2009 ed il regolamento regionale 3/2011, il quale stabilisce che “per le acque minerali e termali, l’entità del contributo annuo da corrispondersi all’autorità competente è stabilita nella misura risultante dalla normativa regionale vigente».

Attualmente le tariffe sono determinate dalla delibera di Giunta regionale n. 183 del 26/04/2012 che prevede, per tutte le acque termali calabresi, un canone principale dello 0,75% sul fatturato, a cui si aggiungono 50 euro/ha. A supporto di tale affermazione il consigliere Pietro Molinaro allega la tabella contenuta nella delibera 183.

«Se il presidente Spirlì considerasse congrua e giustificata la richiesta dei comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, dovrebbe – dice ancora – solo preoccuparsi di recepirla in una nuova delibera di Giunta, con il supporto dei dirigenti del Dipartimento. Fino a quando questo non accade, le esternazioni del presidente Spirlì, come quella del 24 giugno, generano equivoci che sviano la discussione dal suo alveo corretto e naturale. Non spetta al privato accettare le richieste dei comuni ma, eventualmente, spetterebbe alla Regione modificare la delibera 183 secondo i desiderata dei comuni. Evidentemente, se ciò accadesse, le nuove tariffe dovrebbero essere applicate anche a tutti gli altri stabilimenti termali della Calabria, perché le regole devono essere valide per tutti».

Nella lettera ribadisce,  che dopo averlo già fatto nelle scorse settimane, di considerare infondate le richieste economiche dei comuni, in quanto sono state formulate considerando un Documento della Conferenza delle Regioni che non ha alcun riferimento con le acque termali.

«Per avere piena contezza di quanto siano astruse, nel contesto termale italiano, le pretese dei comuni – viene puntualizzato nella nota del consigliere regionale Molinaro – è sufficiente considerare i Rapporti redatti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, Dipartimento Tesoro sulle concessioni delle acque termali. Dai Rapporti emerge che l’insieme del sistema termale italiano, da Salsomaggiore a Montecatini, da Galatro a Sirmione, paga ca. due milioni all’anno alle regioni italiane. A fronte di ciò i comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese pretendono che sia congrua la somma di 373.000 euro all’anno per il 20% delle sorgenti delle Terme Luigiane! Non credo che servano commenti per chiarire quanto sia assurda la quantificazione fatta dai comuni».

La nota termina rinnovando l’invito al presidente Spirlì e all’assessore Orsomarso di svolgere appieno il ruolo che rivestono, compiendo gli atti urgenti che servono a salvare le Terme Luigiane; come pure il Direttore generale del Dipartimento Attività Produttive, che è il responsabile in materia, per dare riscontro alla richiesta di valutazione di quanto sta avvenendo, al fine di valutare la maturazione delle circostanze per la revoca della concessione ai comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese. 

«Le sorti delle Terme Luigiane – termina la dichiarazione del consigliere Pietro Molinaro – sono nelle mani della Regione Calabria, sia nella sua componente politica che nella sua componente dirigenziale, perché così stabilisce la legge e la Regione non può rifuggire dalle sue responsabilità». 

Ciò che sorprende in questa delicata vicenda, è il completo silenzio e disinteresse totale di altri consiglieri regionali, gravitanti soprattutto  nell’area del Partito Democratico, come il consigliere Carlo Guccione, che ha dato il suo apporto nell’approvazione della legge regionale 27 aprile 2015 n°11  e successive deliberazioni, dalle quali è partita questa farsa teatrale a dimostrazione di chi è “il più forte”, che danni irreparabili sta arrecando al territorio del comprensorio termale, ai lavoratori e agli innumerevoli curanti, cui nessuno può togliere il diritto ad usufruire delle cure termali per il loro stato di benessere.

È inconcepibile che la Regione stia in silenzio di  fronte allo scempio della deviazione delle acque della sorgente termale nel fiume “bagni” essendone proprietaria; come è inconcepibile anche il disinteresse dell’Amministrazione Provinciale di Cosenza che sta immobile e in silenzio di fronte al versamento non consueto di queste acque in un fiume di sua competenza e controllo. Certo non sono acque di fogna, ma hanno pur sempre delle proprietà chimiche, biologiche e fisiche particolari.

Un versamento innaturale che si accoglie guardando altrove nell’indifferenza più totale e silenziosa. È come essere complici in un sistema di mal governo, all’ordine del giorno in tanti casi nel nostro Paese di oggi. Quando gli organi giudiziari si decideranno ad intervenire ci saranno varie responsabilità che dovranno essere accertate per non essere stati vigili e competenti nella gestione della materia a tutela della difesa degli interessi pubblici, che non possono essere certamente gli interessi speculativi finanziari, ma  l’erogazione di servizi. (fb)

La delusione e il rimpianto dei lavoratori: Il Tar ha decretato la chiusura delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – Un giudice del Tar ha decretato, almeno per quest’anno, la chiusura delle Terme Luigiane, accogliendo la richiesta avanzata dai legali dei due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese di rinviare ogni decisione sui ricorsi presentati dalla Sateca avverso: il provvedimento della presidenza Oliverio n. 16199 del 18 dicembre 2019, che concede la concessione ai due comuni delle acque termali per 30 anni a partire dall’entrata in vigore del decreto legislativo 152/2006; il regolamento di distribuzione delle acque termali approvato nel mese di novembre 2020 dai consiglieri di maggioranza dei due Consigli comunali; l’avviso pubblico finalizzato alla ricerca di manifestazioni d’interesse, pubblicato nel mese di maggio, per ricerca di soggetti interessati alla gestione dello stabilimento termale San Francesco e degli uffici amministrativi con l’erogazione di 40 litri a secondo di risorse minerarie idrotermali presenti nel compendio termale delle Terme Luigiane.

L’udienza tenutasi presso il Tar Calabria lo scorso 22 giugno è stata aggiornata al 13 ottobre prossimo, suscitando grande soddisfazione nei due sindaci che, attraverso le loro dichiarazioni, continuano a criticare la Sateca e i lavoratori delle Terme Luigiane parlando di menzogne e racconti falsi propagandati su di loro e sulle proposte avanzate circa il quantitativo di acqua calda e fredda e relativo costo di pagamento del canone, necessari per l’apertura di una nuova stagione termale ormai sull’uscio di casa.

«Noi lavoratori della Sateca – dicono in un loro documento – abbiamo protestato e lottato con tutte le nostre forze contro le ingiustizie assurde alle quali abbiamo assistito nel corso di questi mesi.  Tutte le istituzioni e i loro rappresentanti, che hanno determinato questa situazione, si porteranno per sempre dietro uno strascico fatto di fallimento, di vergogna e di ignominia. E comunque non finisce qui». 

«Continueremo a denunciare – dicono ancora – con determinazione e decisione l’azione tanto riprovevole quanto iniqua che si è perpetrata ai danni dei lavoratori, di un’azienda sana, dei clienti, dei curandi, dei fornitori e dell’intero territorio.  Noi non molliamo e non desisteremo fino a quando la giustizia non farà chiarezza una volta per tutte su una chiusura assurda e immotivata alla quale si è arrivati dopo mesi di azioni inconcepibili agli occhi, non solo di noi lavoratori, ma anche dell’opinione pubblica.  L’indifferenza di chi poteva fare ma non ha fatto e l’impegno di chi ha voluto che si arrivasse a ciò non finiranno nell’oblio.  Ci sentiamo dimenticati dalla politica  e dalle varie istituzioni statali competenti in materia, pur essendo stata trattata ampiamente in vari incontri ed occasioni, fin dallo scorso mese di dicembre quando gridammo che si stava lavorando per arrivare alla chiusura delle Terme Luigiane. Noi non dimenticheremo mai questo stillicidio di rapporti, confronti ed atteggiamenti di colpevole disinteresse».

«Ci hanno detto – puntualizzano i lavoratori – che eravamo inutilmente polemici, che non avevamo rispetto per l’azione amministrativa dei Sindaci, ci hanno accusato di essere strumentalizzati dall’azienda mentre denunciavamo la morte certa delle Terme, e intanto venivano propinati dai Comuni proclami a suon di “tuteleremo l’occupazione”, “garantiremo le cure sanitarie”.  Ci è stato detto dai due Sindaci che il bando a febbraio sarebbe  stato pubblicato e che a metà settembre ci sarebbe stato il nuovo sub concessionario. Alle nostre domande non sono mai state date risposte certe e sicure».

«Sono trascorsi 7 mesi dallo scorso mese di dicembre – puntualizzano ancora nel loro dire – e il progetto insano che si stava delineando ha preso forma.  Nessun bando è stato pubblicato, e solo il 30 aprile è apparso un semplice “avviso esplorativo”, cosa ben lontana dal tanto atteso bando di gara.  A nulla sono valse le trattative, i protocolli di intesa, le proteste, le denunce, le promesse della politica, i proclami, le richieste di interlocuzione con gli amministratori comunali prima e con i rappresentanti regionali poi, i continui “pellegrinaggi” di noi lavoratori a  Cosenza per richiamare l’attenzione del Signor Prefetto, a Reggio Calabria per il Consiglio regionale ed il suo Presidente e a Catanzaro per cercare un’attenta mediazione risolutoria da parte del Presidente Spirlì che non è arrivata, sebbene abbia pronunciato parole di forte emotività umana, ma debole, fortemente debole, sul piano del decisionismo risolutorio come un vero presidente deve dimostrare per il bene della collettività in difesa e tutela dell’interesse pubblico e del diritto alle cure termali per quelle migliaia di curanti delle Terme Luigiane».

«La chiusura della Sateca e delle Terme Luigiane è stata voluta, perseguita e raggiunta. Il gioco è stato evidente fin dall’inizio e, con l’ultimo scambio di proposte, si è reso ancora più chiaro: l’azienda chiede (certificando la richiesta) 40 litri di acqua termale e i Comuni rispondono dando la disponibilità di soli 10 litri ad un prezzo spropositato che nessuno paga in Italia, evidentemente per assicurarsi che l’azienda non sia nelle condizioni di accettare».

«Il Tar – hanno sostenuto i lavoratori attraverso questa forte analisi e considerazione – avrebbe potuto finalmente lo scorso 22 giugno fare chiarezza, salvaguardando parzialmente la stagione, le sorti dei lavoratori, dei curandi e dell’indotto, ma i Comuni hanno richiesto un rinvio e la Regione Calabria, incurante e totalmente indifferente, rispetto all’urgenza di definire una situazione così importante per migliaia di persone, ha pure espresso parere favorevole al rinvio, che il Tar  ha accordato fissando una nuova udienza al 13 ottobre, quando ormai la stagione è  definitivamente persa».

«La verità di tutta questa storia – hanno concluso – è davanti agli occhi di tutti: le Terme Luigiane sono chiuse e le attuali amministrazioni comunali di  Acquappesa e Guardia Piemontese, come la stessa Regione transitoria del governo Spirlì verranno ricordate per sempre nella storia, come una fase di primato vergognoso».

La Sateca intanto attende le decisioni scritte del Giudice del Tar per valutare il come e a chi fare ricorso per ottenere giustizia; mentre nel frattempo è stato reso noto l’elenco degli aspiranti interessati ad ottenere lo stabilimento San  Francesco e 40 litri  a secondo di acqua idrotermale per i servizi termali da prestarvi in quella struttura. Nell’elenco c’è la stessa Sateca ed altre cinque società, di cui una con residenza a Torino, operanti in Campania nel settore edilizio, vendita e permuta di terreni, studi di fattibilità, ricerche, consulenze e progettazioni.

Qualcuno direbbe “La montagna ha partorito un topolino” dimostrando la debolezza di impostazione dello stesso avviso di ricerca delle manifestazioni d’interesse, in cui i due Comuni non hanno guardato alla reale tutela e sviluppo delle Terme Luigiane attraverso la ricerca di società con esperienza ed anzianità lavorativa nel settore medico/sanitario con almeno dieci anni di attività, o anche cinque, a garanzia comunque della serietà e sicurezza organizzativa e promozionale delle stesse  società per il bene della collettività del territorio.

Così non è stato e, per la commissione che dovrà decidere sul da farsi, ancora da nominare, sarà un ingrato compito considerato che l’intera questione delle Terme Luigiane, anche se con enormi ritardi, gravita nell’ambito del sistema giudiziario calabrese. Una sentenza del Tar avrebbe operato in termini di prevenzione e tutela della “legalità” per come i due sindaci spesso si appellano insieme alla “trasparenza” e fine di un regime di “monopolio”.

A tal proposito, è bene chiarire allora un passaggio della dichiarazione ultima fatta dai due sindaci e pubblicata dal Quotidiano di ieri, nella quale affermano che non si possono riconoscere alla Sateca 40  litri a secondo di acqua calda in quanto corrisponde al quantitativo che scaturisce dalle sorgenti insieme  a 60 litri a secondo di acqua fredda. Ed allora come mai nell’avviso di ricerca delle manifestazioni d’interesse per lo stabilimento San Francesco vengono previsti proprio 40 litri a secondo di acqua idrotermale e nelle proposte presentate alla Regione se ne prevedono solo 10 litri a secondo di acqua calda e 15 litri di acqua fredda alla Sateca per un ammontare di 25 litri per lo stabilimento “Terme Novae” ed il Parco aquatico “Acquaviva”? 

Uno stabilimento ed un parco termale  che nell’anno pre-Covid  ha erogato circa 500.000 mila prestazioni sanitarie curative a un gruppo di 22.000 curanti, di cui il 40% proveniente da altre regioni italiane e dall’estero, non può essere penalizzato nelle forme oggetto del contendere. I conti certamente non tornano e le “bugie” non si riescono ad intravedere nella Sateca come nei lavoratori tanto boicottati; mentre i “curanti” fedeli alle cure delle Terme Luigiane gridano ad alta voce: «Presidente Spirlì, si svegli, non dorma» perché sta smentendo se stesso anche nel dire che il turismo calabrese è in crescita. Intanto ha bloccato il turismo termale che le Terme Luigiane, come i dati dimostrano, assicuravano alla Calabria.

Occorre che i due sindaci capiscano che il loro fare di muro contro muro nuoce fortemente a danno delle due comunità del territorio in termini economici e finanziari, che non avranno la frequentazione dei curanti delle Terme Luigiane, e poi  non si potrà andare avanti, nemmeno nella ricerca del nuovo sub concessionario attraverso gli Avvisi e i Bandi di gara, avendoli la Sateca impugnati tutti con ricorsi alla magistratura ordinaria, penale ed amministrativa.

Considerato che il Comune di Acquappesa è già sotto dissesto finanziario con un suo commissario di gestione e il Comune di Guardia è stato coinvolto in vicende giudiziarie penali in corso, il buon senso dovrebbe spingere i vari soggetti a sedersi a un tavolo ed aprire un immediato tavolo di lavoro avendo come primario ed urgente bisogno l’apertura della nuova stagione termale a partire dal primo agosto prossimo. Altrimenti sarà veramente la fine fino a quando la Giustizia non si farà sentire. (fb)

Terme Luigiane: la stagione è ormai andata. Un fallimento le trattative

di FRANCO BARTUCCI – Cala il sipario sulla stagione delle Terme Luigiane. Anche la giustizia concorre ad affossare, come la politica, le Terme Luigiane, così come è successo anni prima con gli stabilimenti della Marlene di Praia a Mare. Lo dicono molti lavoratori delle Terme Luigiane dopo quanto è accaduto a Catanzaro presso il Tar lo scorso 22 giugno. La farsa sulle Terme Luigine, avviata e scritta dai due Sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese, sulla ricerca del nuovo sub concessionario, a cui affidare la gestione delle acque termali fino al 26 aprile 2036, ha trovato il culmine della sua storia con la richiesta fatta dai legali dei due Sindaci al giudice del Tar, nell’apposita udienza fissata per esaminare i ricorsi presentati dalla Sateca sulla vicenda delle Terme Luigiane. In tale circostanza, avversata dai legali della Società Sateca,  infatti è stata manifestata una richiesta di rinvio dell’esame dei procedimenti  oggetto della causa, supportata pure da una  dichiarazione di non opposizione da parte della stessa Regione.

Una udienza avente in esame tre procedimenti proposti dalla Sateca riguardanti in primo luogo l’ultimo atto a firma della presidenza Oliverio che con il provvedimento regionale n° 16199 del 18 dicembre 2019  rinnovava ai due Comuni la concessione delle acque termali per un periodo di trent’anni a partire dall’entrata in vigore del Decreto Legislativo 152/2006 e di conseguenza la ricerca del nuovo sub concessionario secondo la formula del concorso pubblico; in secondo luogo un ricorso avverso il regolamento di distribuzione delle acque termali approvato nel mese di novembre 2020 dai consiglieri di maggioranza degli organi consiliari delle due amministrazioni comunali; per ultimo contro l’avviso pubblico, datato 30 aprile 2021, diffuso dalle due amministrazioni comunali nei primi giorni del mese di maggio 2021, per la ricerca di manifestazioni d’interesse da parte di soggetti interessati alla gestione dello stabilimento termale San Francesco e degli uffici amministrativi con l’erogazione di 40 litri a secondo di risorse minerarie idrotermali presenti nel compendio termale delle Terme Luigiane, da presentare entro le ore 12,00 del 14 giugno 2021.

Non entrando nel merito specifico del regolamento e dell’avviso di cui sopra  ad occhio nudo emerge, comunque, un differente trattamento sull’erogazione dell’acqua idrotermale. Nel regolamento si riconosce allo stabilimento “Terme Novae” ed al Parco acquatico “Acquaviva” un quantitativo di acqua idrotermale pari a 18 litri a secondo; mentre per lo stabilimento San Francesco ne vengono indicati ben 40 litri a secondo. Un trattamento differenziato che risalta maggiormente guardando alla capienza di servizio delle due strutture abilitate all’erogazione dei servizi termali. Mentre lo stabilimento San Francesco è dotato di 102 postazioni curative, lo stabilimento “Terme Novae” ne ha ben 173,  in grado di prestarne nell’arco della stagione termale del 2019 ben 443.366, a fronte delle 44.000 del San Francesco. Dati che si riferiscono alla stagione termale del 2019.

Il giudice del Tar ha accolto la richiesta avanzata dai legali incaricati dai due Sindaci rinviando il tutto ad una nuova udienza fissata per il 13 ottobre 2021 quando ormai la stagione termale volge al termine considerato che di solito le stagioni termali delle Terme Luigiane hanno sempre chiuso per fine novembre o al massimo entro la prima decade del mese di dicembre. Una decisione che va a ledere i diritti dei lavoratori per il loro stato occupazionale mancato e soprattutto il diritto alle cure sanitarie per gli innumerevoli curanti che annualmente, convinti dei benefici curativi di quelle acque e fanghi, come il nostro buon San Francesco di Paola consigliava e raccomandava, hanno affollato quelle strutture termali per secoli fino ad arrivare ai nostri giorni.

Cosa faranno adesso i lavoratori e dove andranno tutti quei curanti per farsi le loro cure mediche riconosciute dal sistema sanitario nazionale? Che azione e decisione giudiziaria è mai questa? Chi pagherà mai i danni che lavoratori e curanti insieme si troveranno a subire ed affrontare?

Di solito si dice che bisogna avere fiducia nella giustizia e si fa fatica a comprenderne il senso, come in questo caso, che appare in modo evidente come una sentenza, o meglio una decisione giudiziaria assunta alla “Ponzio Pilato”, senza  una minima considerazione del  fattore umano della vicenda. Che fine faranno le attese di tutte quelle persone anziane e giovani che credevano nell’apertura della stagione termale per trovare conforto alle loro sofferenze e riparo alle debolezze fisiche coperte dal sistema sanitario vigente?

Una vicenda squallida che mette sotto accusa i due Sindaci, il presidente della Regione Spirlì, che ha preso in giro i lavoratori attraverso le sue dichiarazioni di “angelo custode” e di buon “padre di famiglia”, come anche l’assessore Orsomarso che ha fatto della vicenda una questione finanziaria perdendo il senso ed il valore della stessa legge regionale che affidava la tutela delle acque termali ai due comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese a condizione di difenderne gli interessi pubblici, che come si è visto  dai fatti accaduti sono venuti meno.

Eppure l’8 febbraio del 2019 presso la Prefettura di Cosenza il Sindaco Vincenzo Rocchetti ed il Sindaco Giorgio Maritato firmarono un accordo, approvato successivamente dai Consigli delle due Amministrazioni comunali, che stabiliva la scadenza del contratto della Sateca per l’erogazione delle acque termali al 31 dicembre 2020 (comma A); mentre nel comma D veniva concordato che a fronte delle varie procedure amministrative tra Comuni e Regione da definire per l’espletamento del concorso, finalizzato alla ricerca del nuovo sub concessionario, veniva puntualizzato che “le attività di Sateca sarebbero potute proseguire fino all’effettivo subentro del nuovo sub concessionario nella gestione del servizio”. Un accordo considerato “aleatorio” dal nuovo sindaco di Acquappesa Francesco Tripicchio nelle varie dichiarazioni pubbliche e mediatiche rilasciate, che ha portato di conseguenza, in accordo con il Sindaco Vincenzo Rocchetti, già firmatario nel 2019 dell’accordo insieme al suo consiglio comunale, al rigetto dello stesso e all’apertura di un nuovo fronte di scontro con la Sateca e i lavoratori.  E’ opportuno chiedersi se lo stesso Consiglio comunale di Guardia Piemontese sia stato messo nelle condizioni o meno del rigetto della delibera di approvazione dell’accordo prima di intraprendere il nuovo percorso perseguito dal sindaco insieme a quello nuovo di Acquappesa. Una situazione caotica che ha portato agli eventi di oggi, come la decisione assunta dal giudice del Tar, con l’aggravante delle operazioni di sfratto unilaterale forzoso di quei beni ubicati all’interno del compendio termale e di proprietà dei due Comuni, utilizzati dalla stessa Sateca per l’erogazione dei servizi termali, per non parlare della deviazione delle acque termali della sorgente nell’attiguo fiume “Bagni”, la cui azione oltre a creare un danno economico alla regione ha avviato una procedura di erosione dell’impianto idrico afferente allo stabilimento “Terme Novae” e al parco termale “Acquaviva”.

Alla luce di tutto ciò quanto sarebbe stato utile rispettare l’accordo della Prefettura di Cosenza dell’8 febbraio 2019 senza “penalizzare” la stagione termale 2021 e dedicarsi “anima e core” all’espletamento della gara per il concorso finalizzato alla ricerca del nuovo sub concessionario, come avrebbero fatto dei bravi e giudiziosi amministratori, meno impulsivi con la bandiera in mano che bisognava distruggere il “Monopolio” esistito negli ultimi ottant ‘anni e passa.  Un fatto è certo che le cose andranno ad aggravarsi anche per i contenuti dell’avviso pubblicato e finalizzato alla ricerca delle manifestazioni d’interesse per la funzionalità dello stabilimento San Francesco, del quale bisognerebbe parlarne alla luce del risultato ottenuto. (fba)

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Sulle Terme Luigiane si è pronunciato Luigi De Magistris, candidato Presidente alla Regione Calabria: “Sulle Terme Luigiane il fallimento della politica regionale e locale è evidente. Incapacità, inadeguatezza e forse anche altro consegnano un disastro di un’eccellenza termale calabrese. Un governo regionale che prima va a casa meglio è e che in questa vicenda mette sul lastrico centinaia di lavoratrici e lavoratori. Un danno anche economico e turistico per tutta la zona. Quando governeremo la Regione non consentiremo fallimenti come questi e che le persone siano trattate come merce di scambio».


L’INTERVENTO DI ORLANDINO GRECO SULLE TERME LUIGIANE
segretario federale Italia del Meridione

La chiusura della Terme Luigiane è un ulteriore schiaffo e pugno allo stomaco per l’intera Calabria. Un grande paradosso considerato che le acque termali di Guardia Piemontese e Acquappesa sono uniche nel suo genere, le seconde per il maggior contenuto di zolfo in Europa, un patrimonio che dovrebbero essere protagonista dell’offerta sanitaria, salutistica e anche turistica della nostra regione. Un paradosso soprattutto istituzionale che non ammette trattazioni di sorta soprattutto in un situazione particolare come quella che stiamo vivendo ormai da due anni. Un settore quello turistico ricettivo tra i più colpiti dalla pandemia che deve sperare in una stagione estiva almeno dignitosa, si trova in questo a caso a dover fare anche i conti con questioni protratte nel tempo e ancora irrisolte e che oggi mostrano la gravità e l’assurdità. Una querelle che assume i tratti di una storia tragico-comica pirandelliana, dove si sono persi di vista ruoli e priorità in una governance quanto meno intelligente dei territori e della cosa pubblica. Interventi, proroghe, contenziosi, procedimenti da attuare, concessioni e bandi che seguono iter tortuosi se non addirittura illegittimi, vertenze rinviate di continuo, un quadro al quanto desolante, come lo sono ora le Terme e l’area interessata completamente abbandonata, con quella grande beffa che vede confluire e quindi disperdere le acque sulfuree nel fiume. Più volte nella scorsa legislatura regionale ho sostenuto azioni di salvaguardia e recupero a favore delle Terme Luigiane, mozioni, interrogazione e una proposta di Legge per la valorizzazione e lo sviluppo termale della regione Calabria e come  segretario federale di Italia del Meridione continuo a sostenerne il valore e la necessità di attuare progetti integrati strategici in direzione di un’offerta di qualità che possa rendere l’area competitiva con altre mete turistiche del Paese, alle quali nulla abbiamo da invidiare per bellezza dei paesaggi e varietà culturale. Alla luce di ciò è inconcepibile in questo momento non anteporre qualsivoglia questione, non risolvibile da un punto di vista tecnico-burocratico nell’immediato, in difesa e tutela di questo patrimonio e dell’occupazione che essa genera. Una storia che ha varcato i confini regionali e che offre nuovamente un’immagine distorta e incomprensibile della Calabria, in barba anche a chi rimane e vuole investire. È urgente una messa a sistema di azioni specifiche che partano nell’immediato come riconoscimento del bene comune e dell’importanza di far riaprire quanto prima le strutture del Parco.

Un impegno assunto dalla stesso presidente f.f. Spirlì, il quale si è posto come intermediario tra le parti, assurgendo un ruolo da mediatore in virtù dell’interesse pubblico primario dello sfruttamento del bene stesso che non sempre è stato accettato, rinviando di continuo la documentazione e gli atti richiesti per procedere alla definizione quanto meno temporanea della questione. Incolmabili distanze che trovano ragion d’essere soltanto in prese di posizione incomprensibili e non compatibili con la gestione della cosa pubblica. Superare l’impasse istituzionale e accelerare i tempi per dirimere le controversie che impediscono lo sviluppo naturale dell’area è una delle priorità della politica ma soprattutto del buon senso a cui sono chiamati tutti compresa l’opinione pubblica che deve saper discernere tra interessi e pubblica utilità, a maggior ragione quando il bene è di proprietà regionale e che i concessionari sono tenuti al rispetto di un utilizzo chiaro, trasparente nelle modalità delle attività di sfruttamento.

Nel continuo rimpallo delle azioni tra rivendicazioni e prese di posizione legittime o presunti tali c’è però una linea di demarcazione che deve essere tenuta in considerazione e cioè che chi detiene lo scranno più alto del civico consesso deve saper deporre l’ascia e pratica quell’arte del buon governo che è la mediazione in virtù del bene comune. E lo stato delle cose al momento richiederebbe soltanto una cosa: l’apertura immediata del complesso termale nella piena erogazione dei servizi, altrimenti l’unico risultato ottenuto è quello di offrire al mondo l’immagine di un patrimonio chiuso, depotenziato, sperperato.

[Orlandino Greco, segretario federale L’Italia del Meridione]

Antonello Grosso La Valle (Unpli Cosenza): Urge tutelare patrimonio delle Terme Luigiane

DI FRANCO BARTUCCI – «Urge tutelare il patrimonio delle Terme Luigiane». Lo sostiene il Presidente provinciale dell’Unpli cosentina, Antonello Grosso La Valle, con una sua nota stampa.

«È necessario valutare con attenzione la questione dei lavoratori delle Terme Luigiane – dice il presidente provinciale dell’Unpli – per assicurare il lavoro con la continuità funzionale della nuova stagione termale che sarebbe dovuta partire dal 1° luglio, come stabilito dai provvedimenti governativi.  Occorre da subito concordare un  cronoprogramma, con impegni concreti, nel quale precisare con chiarezza tempi e modalità delle attività di sfruttamento delle acque, al fine di salvaguardarne la imminente stagione termale».

Essendo l’Unpli nazionale e provinciale cosentina, in particolare, impegnata a valorizzare la promozione  del turismo, sul piano culturale e sociale, nell’intendo di assicurare lo sviluppo locale, quanto sta accadendo alle Terme Luigiane è fortemente preoccupante, sia per il Turismo che per il termalismo di questo prestigioso centro termale calabrese che rappresenta un unicum di qualità e benefici delle cure termali, efficacia terapeutica dello zolfo, acque termali sulfuree, fango termale, alghe bianche. 

«Non possiamo trascurare – dice ancora il presidente Antonello Grosso La Valle – questo segmento che diventa sempre di più vitale alla riorganizzazione turistica, dove tutte le componenti, pubblica amministrazione, imprenditoria e organismi di categoria devono necessariamente condividere una programmazione unitaria con lo scopo di salvaguardare questo importante patrimonio, come l’economia che esso produce con la tutela dei lavoratori e dell’indotto, economico – sociale, collegato. Occorre, con immediatezza, creare una cooperazione di tutti i soggetti interessati che guardi appunto al patrimonio delle acque termali, quindi al turismo, per predisporre un piano/accordo al fine di superare le difficoltà con la logica del bene comune e dello sviluppo».

«La mancanza di un dialogo costruttivo creatosi tra i due Comuni, la Sateca, i lavoratori e la Regione Calabria, pur di fronte ad una disponibilità, sia del presidente f.f. Nino Spirlì, che della stessa Società Sateca disponibile ad aprire una nuova stagione termale e a tutelare l’occupazione dei lavoratori, non si può nascondere la verità di una prospettiva critica per il futuro delle Terme Luigiane. Necessita, quindi – sostiene il rappresentante presidente provinciale dell’Unpli cosentina – un tavolo programmatico, con  tutti gli attori territoriali in modo da salvaguardare questa risorsa. Un’azione pubblica che deve attenzionare e sviluppare in primis la continuità lavorativa e soprattutto i tantissimi curanti che in tutti questi anni, residenti in Calabria e in altre regioni italiane, hanno instaurato un rapporto fiduciario con le cure termali erogate presso le stesse Terme Luigiane». 

«Non possiamo permettere l’interruzione delle cure termali – dice infine  il Presidente dell’Unpli cosentina, Antonello Grosso La Valle – ma, anzi, dobbiamo pensare alla pianificazione delle cure e quindi del turismo termale con una serie di servizi collegando il turismo termale ad altri segmenti legati appunto al Turismo». (fb)

Il 22 giugno il Tar si esprimerà sulla vertenza delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – È caduta la maschera bonaria, decisa ed efficiente del presidente f.f. Nino Spirlì, nel prendere di petto la questione dei lavoratori delle Terme Luigiane, per assicurare loro il lavoro con la continuità funzionale della nuova stagione termale che sarebbe dovuta partire dal 1° luglio, come stabilito dai provvedimenti governativi, nonché  la tutela di tutte quelle persone che annualmente hanno sempre affollato le strutture termali luigiane per sottoporsi alle varie sedute curative.

Una folta delegazione di lavoratori ha occupato stamani la sede della Cittadella regionale, decisi ad ottenere dal presidente Spirlì un’assunzione di responsabilità per come aveva già indicato, ed invitato i due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese, con la lettera  inviata loro lo scorso 16 maggio, nella quale si chiedeva la presentazione di un Report entro il 21 maggio, in cui dovevano essere illustrati con chiarezza lo stato del bene, indicando  le attività manutentive azionate nel periodo di interruzione e, soprattutto, un cronoprogramma nel quale dovevano essere evidenziate con chiarezza tempi e modalità delle attività di sfruttamento delle acque, al fine di salvaguardarne la imminente stagione termale, pena il ritiro della concessione affidata ai due Comuni.

Terme Luigiane
Occupazione dei lavoratori in Cittadella Regionale

Nulla di tutto questo è avvenuto, se non la presentazione di una nuova proposta da parte della Sateca, ancora disponibile ad aprire la nuova stagione con l’assunzione dei lavoratori, rigettata dai due Sindaci con una controproposta economica ed organizzativa a dir poco scandalosa nei termini dei tempi e della retribuzione finanziaria.

I lavoratori, stamani, lo hanno gridato ad alta voce al presidente Spirlì negli ambienti degli uffici regionali, che il tempo è scaduto e bisogna intervenire con urgenza nella risoluzione del contratto di concessione affidato nel 2015 dalla Regione ai due Comuni. A un certo punto, i lavoratori, per ragioni di sicurezza, sono stati invitati a fare fuori del palazzo le loro dimostranze, pur accettando di far rimanere dentro una delegazione di cinque di loro in attesa di avere un confronto diretto con il presidente Spirlì, pur trovandosi fuori dalla sede regionale.

Il pensiero del Presidente Spirlì arriva ai lavoratori dentro e fuori il palazzo regionale tramite una nota diramata dall’ufficio stampa regionale, nel quale si riconosce che esistono posizioni molto distanti tra le due proposte avanzate dalla Sateca e dai due Comuni e dichiara di essere pronto ad intervenire.

«Tutelerò l’interesse generale», afferma nella nota stampa. «Pur compenetrandomi nelle preoccupazioni e nelle ansie dei dipendenti, e pur riconoscendo il loro sacrosanto diritto al lavoro, così come, allo stesso modo, riconosco il diritto alle terapie per tutti coloro i quali, negli anni, si sono affidati alle cure delle Terme Luigiane, non posso che prendere atto – dice nella nota stampa il presidente Spirlì – delle incolmabili distanze tra le parti interessate al contenzioso relativo alla concessione e all’uso delle acque».

«Sono dispiaciuto di non riuscire a incontrare le rappresentanze dei lavoratori delle Terme, in una giornata già fitta di impegni istituzionali dai quali non posso esimermi. Continuo ad assicurare, tuttavia – aggiunge Spirlì – la mia piena disponibilità alla mediazione. A tal proposito, non posso che sperare nel buonsenso di chi, in questo momento così difficile, deve decidere a cosa rinunciare e cosa far nascere. Il bene della Calabria, il bene dei calabresi – afferma ancora il presidente –, lo costruiscono i costruttori; chi costruttore non è, diventa un fabbricatore di quel male che le nostre genti, purtroppo, conoscono da troppo tempo. Ecco perché, nel caso in cui dovessero perdurare, senza giustificazione, queste distanze, in qualità di presidente della Giunta regionale coinvolgerò gli assessori in una decisione netta e definitiva, a tutela dell’interesse generale».

I lavoratori, a caldo, informati della nota stampa del presidente Spirlì, non hanno preso bene le sue dichiarazioni in quanto molto fumose e non decise, come loro si aspettavano in base ai pensieri e atteggiamenti assunti nelle varie occasioni d’incontro che si sono avuti nell’ultimo mese, a partire dalla visita che il 4 maggio, festa di San Francesco, lo stesso presidente fece ai lavoratori presso lo stabilimento Terme Novae. 

Nel tardo pomeriggio, la delegazione dei lavoratori all’interno del palazzo regionale ha avuto modo, presente il consigliere regionale, Pietro Molinaro, di avere un duro confronto con l’assessore Fausto Orsomarso, che ha solo prodotto delle posizioni nette di contrapposizione sulla interpretazione della proposta avanzata dai due sindaci, circa il pagamento del canone dell’acqua, che secondo l’assessore dovrebbe essere aggiornato ed elevato tenendo conto dei costi di mercato e secondo anche le situazioni esistenti in altri stabilimenti termali nazionali. A nulla è valsa la posizione spiegata dai lavoratori circa i costi fissati nella proposta dei sindaci per il pagamento del canone, le cui tariffe sono state redatte non in riferimento alle acque termali curative, bensì a quelle minerali d’imbottigliamento e commercializzazione.

Un incontro che ha messo a nudo il pensiero dell’Assessore Orsomarso, che dovrebbe – secondo i lavoratori – essere assistito in questa vicenda da professionisti e studiosi del settore, in modo che sappia fare le giuste scelte immediate di  funzionalità delle Terme Luigiane, dove nel frattempo le acque termali, di proprietà della Regione, sono state deviate nel ruscello “Bagni” nella indifferenza più totale sia dell’amministrazione regionale che di quella provinciale di controllo.

«Presidente Spirlì – dicono i lavoratori – se ha riconosciuto le posizioni molto distanti esistenti tra i due Sindaci e la Sateca intervenga subito e convochi gli assessori, per come ha dichiarato,  per assumere la decisione netta e definitiva, a tutela dell’interesse generale, sia dei lavoratori che dei curanti. Non c’è tempo da perdere per salvare la stagione termale. Tenga conto che solo per preparare i fanghi occorre un periodo d un mese e mezzo di maturazione».

La formula del buon governo della Pubblica Amministrazione EEPT (Efficienza, Efficacia, Produttività e Trasparenza) non è di casa per questa vicenda alla Regione Calabria.

Si è appreso, intanto, che per il prossimo 22 giugno – e i lavoratori alla luce di quanto accaduto ieri in Regione vi confidano molto – è attesa la sentenza del Tar, che dovrà giudicare quanto accaduto sulla vicenda a partire dal regolamento di distribuzione delle acque termali approvato dai consiglieri di maggioranza dei due Consigli Comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese.

Come pure è attesa da parte dei due Comuni, a norma della legge sulla trasparenza, tanto invocata e proclamata dai due Sindaci  in varie circostanze, la pubblicizzazione del risultato ottenuto con l’avviso pubblico finalizzato a cercare manifestazioni d’interesse per l’espletamento del bando di concorso utile alla ricerca del nuovo sub concessionario, i cui termini sono scaduti alle ore 12,00 dello scorso 14 dicembre. (fb)