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Lavoratori Terme Luigiane

Molinaro (Lega) a Spirlì: Riveda vicenda Terme Luigiane e revochi concessione ai due Comuni

di FRANCO BARTUCCI – «Le sorti delle Terme Luigiane  dipendono dalla Regione e non dai comuni. Spirlì ed Orsomarso non possono lavarsene le mani». Lo dice il consigliere regionale Pietro Molinaro, nell’annunciare una nuova lettera inviata al presidente f.f. Nino Spirlì e all’assessore regionale Fausto Orsomarso, evidenziano che le sorti delle Terme Luigiane dipendono dalla Regione e non da comuni e per questo non se ne possono lavare le mani.

«La Regione non può far finta di essere una comparsa nei tristi accadimenti degli ultimi mesi delle Terme Luigiane – dice il consigliere regionale Pietro Molinaro – perché in realtà è la protagonista e la responsabile primaria di tutto quanto sta accadendo. Dal vostro comportamento  – puntualizza meglio – sembra, purtroppo, che non ne siate consapevoli ed intendiate defilarvi. Non si spiega altrimenti, il comunicato stampa diramato dal presidente Spirli lo scorso 24 giugno, in cui sostiene che i comuni stiano avanzando pretese legittime ed invita il soggetto privato ad accettarle. Come se la Regione avesse il ruolo di spettatore o tutta al più di mediatore. Norme alla mano, mi pare che il Presidente Spirlì capovolga i termini del problema».

Nella lettera lo invita per questa vicenda a farsi supportare dai dirigenti dei Dipartimenti, prima di assumere posizioni tanto azzardate, quanto pericolose.

«Nella mia lettera – prosegue la nota – ho richiamato le norme principali che regolano la materia e che attribuiscono alla Regione la funzione di determinare le tariffe delle concessioni termali: la legge regionale 40/2009 ed il regolamento regionale 3/2011, il quale stabilisce che “per le acque minerali e termali, l’entità del contributo annuo da corrispondersi all’autorità competente è stabilita nella misura risultante dalla normativa regionale vigente».

Attualmente le tariffe sono determinate dalla delibera di Giunta regionale n. 183 del 26/04/2012 che prevede, per tutte le acque termali calabresi, un canone principale dello 0,75% sul fatturato, a cui si aggiungono 50 euro/ha. A supporto di tale affermazione il consigliere Pietro Molinaro allega la tabella contenuta nella delibera 183.

«Se il presidente Spirlì considerasse congrua e giustificata la richiesta dei comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, dovrebbe – dice ancora – solo preoccuparsi di recepirla in una nuova delibera di Giunta, con il supporto dei dirigenti del Dipartimento. Fino a quando questo non accade, le esternazioni del presidente Spirlì, come quella del 24 giugno, generano equivoci che sviano la discussione dal suo alveo corretto e naturale. Non spetta al privato accettare le richieste dei comuni ma, eventualmente, spetterebbe alla Regione modificare la delibera 183 secondo i desiderata dei comuni. Evidentemente, se ciò accadesse, le nuove tariffe dovrebbero essere applicate anche a tutti gli altri stabilimenti termali della Calabria, perché le regole devono essere valide per tutti».

Nella lettera ribadisce,  che dopo averlo già fatto nelle scorse settimane, di considerare infondate le richieste economiche dei comuni, in quanto sono state formulate considerando un Documento della Conferenza delle Regioni che non ha alcun riferimento con le acque termali.

«Per avere piena contezza di quanto siano astruse, nel contesto termale italiano, le pretese dei comuni – viene puntualizzato nella nota del consigliere regionale Molinaro – è sufficiente considerare i Rapporti redatti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, Dipartimento Tesoro sulle concessioni delle acque termali. Dai Rapporti emerge che l’insieme del sistema termale italiano, da Salsomaggiore a Montecatini, da Galatro a Sirmione, paga ca. due milioni all’anno alle regioni italiane. A fronte di ciò i comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese pretendono che sia congrua la somma di 373.000 euro all’anno per il 20% delle sorgenti delle Terme Luigiane! Non credo che servano commenti per chiarire quanto sia assurda la quantificazione fatta dai comuni».

La nota termina rinnovando l’invito al presidente Spirlì e all’assessore Orsomarso di svolgere appieno il ruolo che rivestono, compiendo gli atti urgenti che servono a salvare le Terme Luigiane; come pure il Direttore generale del Dipartimento Attività Produttive, che è il responsabile in materia, per dare riscontro alla richiesta di valutazione di quanto sta avvenendo, al fine di valutare la maturazione delle circostanze per la revoca della concessione ai comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese. 

«Le sorti delle Terme Luigiane – termina la dichiarazione del consigliere Pietro Molinaro – sono nelle mani della Regione Calabria, sia nella sua componente politica che nella sua componente dirigenziale, perché così stabilisce la legge e la Regione non può rifuggire dalle sue responsabilità». 

Ciò che sorprende in questa delicata vicenda, è il completo silenzio e disinteresse totale di altri consiglieri regionali, gravitanti soprattutto  nell’area del Partito Democratico, come il consigliere Carlo Guccione, che ha dato il suo apporto nell’approvazione della legge regionale 27 aprile 2015 n°11  e successive deliberazioni, dalle quali è partita questa farsa teatrale a dimostrazione di chi è “il più forte”, che danni irreparabili sta arrecando al territorio del comprensorio termale, ai lavoratori e agli innumerevoli curanti, cui nessuno può togliere il diritto ad usufruire delle cure termali per il loro stato di benessere.

È inconcepibile che la Regione stia in silenzio di  fronte allo scempio della deviazione delle acque della sorgente termale nel fiume “bagni” essendone proprietaria; come è inconcepibile anche il disinteresse dell’Amministrazione Provinciale di Cosenza che sta immobile e in silenzio di fronte al versamento non consueto di queste acque in un fiume di sua competenza e controllo. Certo non sono acque di fogna, ma hanno pur sempre delle proprietà chimiche, biologiche e fisiche particolari.

Un versamento innaturale che si accoglie guardando altrove nell’indifferenza più totale e silenziosa. È come essere complici in un sistema di mal governo, all’ordine del giorno in tanti casi nel nostro Paese di oggi. Quando gli organi giudiziari si decideranno ad intervenire ci saranno varie responsabilità che dovranno essere accertate per non essere stati vigili e competenti nella gestione della materia a tutela della difesa degli interessi pubblici, che non possono essere certamente gli interessi speculativi finanziari, ma  l’erogazione di servizi. (fb)