Terme Luigiane. L’epilogo: cani randagi e mucche al pascolo

di FRANCO BARTUCCI – Questa estate 2021 passerà alla storia come quella più calda e dolorosa stagione per la Calabria, a seguito degli innumerevoli incendi che dei pazzi e freddi individui hanno attizzato in questa nostra martoriata terra. Una storia questa degli incendi che violentano la nostra terra e che deve pur finire, frutto dell’odio di alcuni esseri umani contro altri che denota poca sensibilità ed umanità verso se stessi con una povertà culturale che ci deve far riflettere tutti. All’odio si risponde con l’amore che bisogna saper educare a vivere fin dalla tenera età innaffiandolo costantemente in modo tale da renderlo vivo in ogni azione umana, sia con percorsi educativi che con interventi politici governativi di prevenzione. In questo dramma ci aggiungerei la vicenda delle Terme Luigiane che ha lasciato sulla strada 250 lavoratori e danneggiato lo stato di salute  e benessere di quelle persone che annualmente hanno sempre ricorso ad usufruire dei benefici delle acque e dei fanghi termali che finanche San Francesco di Paola teneva in alta considerazione.

Sui social è facile trovare un servizio televisivo prodotto dal TGTre Rai Calabria e messo in onda nei giorni scorsi dedicato alle persone anziane che vivono nella nostra meravigliosa Cosenza in questo periodo di forte caldo. E’ triste e vergognoso sentire uno di questi signori anziani lamentarsi della chiusura delle Terme Luigiane, luogo di vacanza e di cure per se stesso e la famiglia. Mentre ora c’è solo spazio per un incontro tra amici in uno dei bar del centro storico cosentino in attesa di trovare in qualche albergo della costa o dei monti silani ospitalità per una settimana. Almeno questo il suo pensiero manifestato al giornalista. Una chiusura che ha comportato dei danni anche all’indotto alberghiero e residenziale privato dell’area, nonché alla ristorazione.

A un certo punto sembrava nel mese di maggio che il presidente della Giunta regionale f.f. Nino Spirlì assumesse in pieno le sue decisioni e responsabilità chiedendo ai due Sindaci  di Acquappesa e Guardia Piemontese di addivenire, pena la revoca della concessione, ad un accordo per dare il via alla stagione termale relativamente all’anno in corso. Così non è stato anche a seguito di un intervento dell’assessore alle attività produttive, turismo e termalismo, Fausto Orsomarso, che insieme ai due Sindaci hanno avanzato la richiesta di un “giusto prezzo”  da erogare alle due Amministrazioni comunali da parte della Sateca  sul canone di erogazione delle acque termali.

Una richiesta illogica che va a scontrarsi con il principio  di tutela del bene pubblico e dell’interesse dei cittadini che del servizio termale ne usufruisce in prima persona, come viene stabilito dalle leggi regionali, regolamenti e delibere della stessa Giunta regionale in vigore. Essendo la Regione Calabria proprietaria delle sorgenti spetta solo ad essa stabilire le tariffe di pagamento del canone di erogazione delle acque.   Fermo restando le cose con le Terme Luigiane saranno gli organi giudiziari a questo punto a stabilire dove sta il torto e la ragione. E saranno guai per i primi ai fini dei rimborsi economici e anche della fedina penale trattandosi di cause civili, amministrative e penali ormai avviate su più fronti. Tutto questo impedirà qualsiasi prospettiva di apertura, come la definizione del tanto decantato bando di ricerca del nuovo sub concessionario, se prima gli Organi giudiziari non si esprimeranno per fare chiarezza.

Finanche Matteo Salvini, informato lo scorso 12 luglio a Cosenza da un gruppo di lavoratori, alla presenza del presidente f.f. Nino Spirlì, sulla vicenda delle Terme Luigiane si era impegnato a “conoscere le carte” per un suo intervento appropriato, così dichiarò agli astanti e a una giornalista lì presente per una sua intervista. In questi giorni Salvini, accompagnato da Spirlì, candidato alla vice presidenza della Giunta Regionale con  l’on. Roberto Occhiuto, insieme ad altre figure della Lega della nostra regione, è in giro con i suoi proclami per la Calabria per un tour elettorale facendo tappa a Scalea, Diamante e Cosenza, con una visita particolare presso il Santuario di San Francesco di Paola, che tanto apprezzava le acque termali delle Terme Luigiane.

Della sua promessa fatta ai lavoratori e alla giornalista è calato il silenzio più totale con un freddo disinteresse. Molti sono stati i suoi proclami contro tutto e tutti in materia di servizi pubblici, come i trasporti, le strade, la sanità ed altro ancora. Niente sulla crisi delle Terme Luigiane ed ecco allora che i lavoratori stamani hanno tuonato contro diffondendo un comunicato molto duro in cui denunciano che oggi le Terme Luigiane sono invase da mucche e cani randagi nell’abbandono più totale, sia di notte che di giorno. Ecco ciò che affermano i lavoratori delle Terme Luigiane nel loro documento che si propone a seguire per cogliere il loro stato fisico e mentale di questo momenti che dura da ben otto mesi e che merita attenzione e grande vicinanza, pensando anche alla sofferenza di tutti quei curanti ai quali è stato tolto loro il diritto a delle cure salutari indispensabili.

“Venghino signori, venghino alle Terme Luigiane!”. Esattamente come al circo, così potrebbe iniziare il “tour delle Terme Luigiane 2021” per vedere – così hanno scritto –  i grandi risultati della politica calabrese. A differenza del circo, però, alle Terme Luigiane lo spettacolo è tutt’altro che divertente: dove una volta si sentiva il vociare di turisti, curandi e bambini ora si ha quasi paura di passeggiare e gli unici esseri viventi che si incontrano sono mandrie di mucche e bande di cani randagi che sotto il sole di Ferragosto ricordano De Gregori cantare “4 cani per strada… e la sera è già notte”. 

Proprio la notte l’atmosfera diventa spettrale, anche perché buona parte della stazione termale è completamente al buio. Infatti anche la luce è stata negata dalle amministrazioni comunali. Il tutto fa paura, probabilmente sarà questo il motivo per cui i politici che in questi giorni hanno sfilato in lungo e in largo per la costa Tirrenica hanno accuratamente evitato di fermarsi alle Terme Luigiane per assumersi la responsabilità di quello che può tranquillamente essere annoverato tra i più grandi e gravi fallimenti politici e amministrativi della storia! Accusano i candidati avversari per i risultati non raggiunti in passato mentre evitano accuratamente di nominare le Terme Luigiane che, solo grazie alla loro incompetenza e indifferenza politica e amministrativa, per la prima volta dopo 84 anni sono rimaste chiuse. Orsomarso e Spirlì, gli attori principali di questo sfacelo se ne guardano bene dal rispondere alle domande e ai quesiti posti da noi lavoratori e dall’opinione pubblica. Orsomarso, dopo aver trascorso l’inverno a promettere ammortizzatori sociali e parcheggi, ora va in giro convinto di essere in America con la gigantografia di un assegno da 20 milioni di euro per il porto di Paola e continua nelle sue imbarazzanti conferenze stampa a sostenere la tesi della “fioritura algale”.

 Spirlì gira intorno alle Terme Luigiane tra una passerella e un’altra, facendo molta attenzione a non avvicinarsi troppo perché nel buio e nel silenzio inquietante che regna per le strade delle Terme ancora riecheggiano le sue promesse a noi lavoratori, le sue esortazioni a stare tranquilli perché ci avrebbe pensato lui a risolvere la situazione, i suoi modi umani e compassionevoli con cui rivendicava la dignità di cui siamo stati privati e affermava che “tutti hanno diritto ad avere lo stipo della propria dispensa pieno per poter porgere una brioche al proprio figlio”, oppure quando durante una riunione affermava con polso e convinzione che “le discussioni tra i sindaci e l’azienda Sateca rispetto agli accordi sull’utilizzo dell’acqua termale lo facevano sorridere esattamente come quando a scuola i suoi compagni di classe si contendevano la sua merenda” e concludeva redarguendo le parti e ricordando loro che era inutile discutere perchè “u paninu è ru meu!”, riferendosi chiaramente alla proprietà delle acque termali che è della Regione Calabria e garantendo un suo intervento risolutivo.

Questi sono i grandi risultati della politica dell’assessore Fausto Orsomarso e del presidente f.f. Spirlì (entrambi non eletti dai Calabresi) che, credendo di vivere nella “Repubblica delle banane”, hanno dimenticato sia gli obblighi derivanti dai ruoli istituzionali che rivestono, che l’esistenza di leggi che vanno rispettate! La legge 40/2009 prevede in caso di morosità da parte dei concessionari (in questo caso i Comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa) la sospensione/decadenza immediata della concessione stessa. La morosità dei suddetti Comuni è stata certificata persino dalla stessa Regione Calabria.

Come ci si può presentare all’elettorato promettendo sviluppo, lavoro e legalità quando hanno combinato, in perfetta sintonia con i due sindaci, un capolavoro di distruzione totale della più importante realtà imprenditoriale, turistica sanitaria e lavorativa della costa tirrenica con la preziosa acqua termale che viene sversata abusivamente in un torrente?

Come si giustifica un tale accanimento e a chi dà fastidio un’azienda sana e che ha sempre operato nella totale legalità?

Ma soprattutto perché, nonostante le norme sul ruolo di controllore della Regione siano molto chiare, il Presidente e l’Assessore si sono categoricamente rifiutati di intervenire dopo che persino lo stesso Spirlì aveva ufficialmente diffidato i due sindaci sulla questione, ricevendo in risposta una documentazione che gli stessi uffici regionali hanno definito “irricevibile”?

La magistratura farà il suo corso e chi ha sbagliato pagherà, ma purtroppo nel frattempo noi 250 lavoratori siamo a casa, le decine di migliaia di curandi (500.000 prestazioni sanitarie annue) e di turisti sono altrove e la programmazione della stagione 2022 è completamente bloccata senza che nessuno se ne preoccupi.

D’altronde lo stesso Orsomarso, nel suo ruolo di Assessore al lavoro e alle attività produttive, fin dall’inizio di questa vicenda assurda ha incredibilmente sostenuto alla presenza di noi lavoratori che una stagione termale persa non rappresenti una tragedia.

I lavoratori delle Terme Luigiane non dovrebbero essere merce di scambio elettorale come abbiamo l’impressione di essere diventati e non dimenticheremo che voi, attuale classe politica regionale, siete riusciti laddove la pandemia ha fallito (perché neanche il Covid lo scorso anno ha fermato le nostre attività lavorative). Queste sono macchie indelebili che vi accompagneranno durante tutta la vostra vita politica”.

L’inquietante questione delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – «È incredibile, irritante, inspiegabile, indecoroso, stupefacente, inquietante, assurdo, inaccettabile lo assordante silenzio della Regione, nelle sue diverse articolazioni istituzionali, sulla allucinante vicenda delle Terme Luigiane di Guardia Piemontese».

«La più importante stazione termale calabrese è da mesi chiusa per i “capricci” di due sindaci che smentendo un accordo firmato anni fa e non avendo in questi anni bandito la gara per l’affidamento della concessione, hanno di fatto impedito alla società che da anni gestisce le terme di riaprire gli stabilimenti. Ebbene di fronte al dramma di centinaia di lavoratori, di fronte al disastro dell’economia di una area strategica del turismo calabrese, cosa fa la Regione, proprietaria delle risorse termali? È irresponsabilmente silenziosa, non parla, non si pronuncia, è latitante. Ed allora chi pagherà ai calabresi i danni irreparabili che istituzioni pasticcione, incapaci e forse anche compromesse hanno prodotto? Non c’è davvero modo per evitare che una risorsa preziosa sia sprecata in maniera così grossolana e clamorosa? Ci sarà mai da qualche parte un qualcuno, magari un giudice, che prenda in mano la matassa e la sbrogli?».

A parlare in questi termini molti duri, e di grande verità, è il giornalista Enzo Arcuri, già direttore della redazione cosentina della Gazzetta del Sud, componente della redazione giornalistica della Rai calabrese e successivamente direttore della sede regionale  Rai Calabria. Abbiamo colto queste sue parole di denuncia sulla questione delle Terme Luigiane attraverso Facebook, dove ne circolano tantissime di persone lavoratori e curanti  di ogni età, dentro e fuori della Calabria che chiedono, con urgenza, la riapertura delle Terme Luigiane.

Intanto il consigliere regionale Pietro Molinaro, che ha chiesto al presidente del Consiglio regionale, Giovanni Arruzzolo, ed ai capigruppo di maggioranza, una convocazione urgente del Consiglio per discutere con urgenza sul caso delle Terme Luigiane, ha predisposto una memoria di discussione che dovrà servire ai consiglieri per capire ed adottare appropriati interventi risolutori.

Una memoria in cui il consigliere, tra l’altro sottolinea ed evidenzia alcuni comportamenti molto scorretti adottati dalle due amministrazioni comunali, quali: la chiusura degli stabilimenti termali ha determinato una minore entrata per il bilancio regionale in quanto ai sensi della delibera della Giunta regionale n. 183 del 2012 non può essere calcolato il parametro per la determinazione del canone di concessione da pagare alla Regione Calabria; con la deviazione delle acque termali dalle condotte di collegamento tra le sorgenti e gli stabilimenti termali  nel fiume Bagni si è attuato un palese spreco di un bene pubblico incidendo su  potenziali rischi di alterazione ambientale. Si è inoltre ricordato che i  due comuni concessionari hanno provveduto ad approvare un Regolamento per l’utilizzo delle acque delle Terme Luigiane, senza alcun confronto con la Regione Calabria,  con una previsione di ripartizione dell’acqua termale che non consente il regolare funzionamento di uno dei due stabilimenti termali.

 Il complesso degli atti  disposti dai comuni concessionari ha provocato il mancato sfruttamento, ed anzi lo spreco, delle risorse termali e può costituire violazione del preminente interesse pubblico per il quale è stata rilasciata la concessione,  secondo quanto previsto dall’art. 4 comma 1 della legge regionale n. 40/2009.

Nel suo documento il consigliere Pietro Molinaro chiede al Consiglio regionale un intervento urgente nell’ambito delle proprie funzioni di indirizzo e controllo amministrativo,  finalizzato all’ interruzione dello spreco delle acque delle Terme Luigiane sversate nel fiume Bagni, alla rapida riattivazione delle prestazioni sanitarie specialistiche erogate dagli stabilimenti delle Terme Luigiane, ed al ripristino dei livelli occupazionali già garantiti, fino alla stagione termale 2020.

«C’è da salvaguardare il preminente interesse pubblico – scrive Molinaro nel suo documento – ai sensi dell’art. 4 della legge regionale n. 40/2009, con l’urgente intervento, nell’ambito delle proprie funzioni di indirizzo e controllo amministrativo,  finalizzato a valutare la sussistenza dei motivi di decadenza della concessione nei confronti dei comuni concessionari, ai sensi dell’art. 9 della legge di cui sopra e  del regolamento regionale n. 3/2011». 

C’è un terzo argomento da chiarire con la massima urgenza, e questa riguarda la funzione dell’Asp di Cosenza che, come ha dichiarato il consigliere regionale Carlo Guccione, ha nelle proprie casse a disposizione  2.326.643,3 euro fin dallo scorso mese di marzo, destinati dal Dipartimento alla Salute della regione Calabria al budget delle Terme Luigiane utili per le prestazioni sanitarie termali per il 2021. Un silenzio che fa soffrire e offende la dignità degli innumerevoli curanti delle Terme Luigiane, ai quali non può essere negato il diritto di tutela alla salute attraverso le cure termali. La dirigenza dell’Asp di Cosenza deve far sentire la sua voce e non esporsi allo stato confusionale e  di non intervento della Regione fonte di malessere gestionale esposti ad eventuali  denunce alle autorità giudiziarie, per come stanno discutendo di attuare un gruppo consistente di curanti stufi di questo immobilismo delle parti, sia dei due comuni che della Regione con il suo presidente facente funzioni e l’assessore attività lavorative, turismo e termalismo. Che non faccia lo stesso il commissario dell’Asp cosentina.

Per i curanti è l’ultima speranza dal momento che le autorità politiche nulla possono fare a seguito delle lezioni che si avranno il prossimo 3 ottobre per il rinnovo del consiglio regionale e dei presidenti, come per il consiglio comunale ed il suosindaco di Guardia Piemontese, oppure tramite un buon giudice, che come ha scritto il giornalista Enzo Arcuri, «prenda in mano la matassa e la sbrogli» con urgenza.

Nel descrivere questa vergognosa pagina di storia sulle Terme Luigiane, oggi  (mercoledì 4 agosto) sulle pagine del Corriere della Sera è pure intervenuto Gian Antonio Stella, con una sua riflessione il cui titolo è emblematico a dimostrazione di una incapacità gestionale sia da parte della Regione che dei due Comuni : C’è fango e fango e in Calabria le Terme Luigiane restano chiuse.

«Il guaio è che il celebre fango delle Terme Luigiane – ha scritto tra l’altro Gian Antonio Stella – a pochi chilometri dalla costa tirrenica calabrese tra Guardia Piemontese e Acquappesa, è stato sepolto sotto il fango meno salutare ma assai più puzzolente della cattiva politica e della cattiva burocrazia locale. Colpa della immobilità della Regione Calabria proprietaria delle acque, che da tempo non riscuote manco i canoni eppure non ha ancora denunciato la concessione ai Comuni che scadrà nel 2036?». (fb)

Terme Luigiane, l’intervento di Carlo Guccione che esorta l’Asp di Cosenza a tutelare le attese dei curanti

di FRANCO BARTUCCI – Finalmente, dopo diverse sollecitazioni, il consigliere regionale del Partito Democratico, Carlo Guccione, interviene con una propria nota sulla vicenda delle Terme Luigiane, chiarendo che, in qualità di assessore della Regione Calabria, si occupò di approvare la legge regionale n. 11 del 2015 in virtù di quanto veniva stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 1/2010, in quanto «la nostra Regione era l’unica in Italia a non averla adottata. La legge fu approvata – ha precisato con la sua nota – per un atto di trasparenza e legalità finalizzato a porre fine a situazioni illegittime».

“Di questo – ha continuato – se n’ è discusso in questi anni molto, e molto se ne discuterà ancora, ma ciò che importa in questo momento è trovare un percorso mirato ad evitare che i  250 lavoratori siano le uniche vittime di uno scontro per alcuni casi poco chiaro. Occorre attivare tutte le procedure utili e necessarie a garantire un’apertura, che consenta di poter iniziare a lavorare per poi attivare delle procedure propedeutiche agli ammortizzatori sociali per lo stato di disoccupazione dei lavoratori».

Il consigliere Carlo Guccione, nel suo intervento apprezzato e atteso, ha posto poi un problema rimasto finora silente sulla vicenda delle Terme Luigiane, e cioè il ruolo e le funzioni dell’Asp cosentina, che grazie al Dca n. 46 del 17 marzo 2021, emanato dal Dipartimento Salute della Regione Calabria, è destinataria per il servizio sanitario regionale termale per l’anno 2021 di una somma pari a 3.221.318,07 Euro. Di questi, l’Asp  ne ha riservato 964.675,04 euro per l’acquisto di prestazioni termali in convenzione da privato con le terme Sibaritide di Cassano allo Ionio; mentre 2.326.643,3 euro restano a disposizione per il budget delle Terme Luigiane di Acquappesa e Guardia Piemontese, da destinare a quelle prestazioni presso gli stabilimenti termali regolarmente accreditati che spettano di diritto ai curanti che vi accedono.

«Con queste risorse – sostiene il consigliere regionale Carlo Guccione – si potrebbe finanziare un’apertura transitoria fino all’esaurimento del budget disponibile coinvolgendo Prefettura, sindacati, Comuni ed Asp per garantire, da una parte l’erogazione dei servizi termali e dall’altra la possibilità di intraprendere un percorso che consentirebbe ai lavoratori di accedere alle misure di sostegno al reddito eventualmente anche con l’intervento del ministero competente».

Ma l’Asp di Cosenza, la cui dirigenza è certamente a conoscenza di questa vicenda ampiamente trattata giornalmente sulle due uniche testate giornalistiche, come si è mossa nel frattempo per utilizzare al meglio tali fondi di cui  alla dichiarazione del consigliere regionale Guccione? Che fine farà il diritto e la tutela alla salute per tutti quei curanti che annualmente si sono presentati alle strutture delle Terme Luigiane per avere le dovute prestazioni curative  necessarie al loro stato di salute? Questi fondi, se non utilizzati a cosa saranno destinati? Il venir meno a questi obblighi sarebbe un danno gravissimo, che peserebbe sulle persone curanti e  questo non è giusto, aprendo a possibili interventi degli organi giudiziari a chiarimento delle rispettive responsabilità. 

A questo punto è obbligatorio, a noma della legge sulla trasparenza e diritto d’informazione ai cittadini, conoscere le intenzioni della dirigenza dell’Asp cosentina in materia, trattandosi che il mese di luglio è giunto al termine e che si potrebbe trovare un accordo con la Sateca per un periodo di apertura di 4 mesi, da settembre a dicembre, in modo da consentire ai curanti di adempiere alle loro esigenze curative. Sempre che i due Comuni e la stessa Regione adempiano ai loro doveri ridando subito con urgenza l’acqua termale deviata nel torrente “Bagni”, per sfuggire a quelle forme di abuso di ufficio che incombono sulla vicenda, ritornando nel frattempo all’accordo sottoscritto dalle parti presso la Prefettura di Cosenza l’8 febbraio 2019.

«Sul futuro del sistema termale calabrese e sulle mancate promesse di lungo periodo venute meno – ha sottolineato ancora il consigliere Carlo Guccione – avremo modo di discuterne a fondo, e di adottare le necessarie iniziative nel corso del prossimo consiglio regionale. Una cosa, però, già ora è certa ed è bene dirlo: che ci sono molte risorse in questi anni non utilizzate, e c’è una legge come la n.38 del 3 settembre 2012  sulla “valorizzazione e promozione del termalismo in Calabria”, che individua, per la prima volta, i centri termali calabresi di: Lamezia Terme (Terme Caronte), Galatro (Terme di Galatro), Antonimina (Terme di Antonimina), Bivongi (I bagni di Guida), Spezzano Albanese (Terme di Spezzano), Guardia Piemontese e Acquappesa (Terme Luigiane), Cassano all’Ionio (Terme Sibaritide), Cerchiara (Terme Grotta delle ninfe) e Cotronei (Terme di Ponte coniglio), che hanno la qualifica di Comuni termali e che potrebbe essere utilmente adoperata per rilanciare il sistema termale calabrese e le Terme Luigiane in particolare». (fb)

I lavoratori delle Terme Luigiane: Il Consiglio regionale discuta e risolva la vertenza

«Che la questione delle Terme Luigiane venga discussa e soprattutto risolta una volta per tutte in occasione del prossimo Consiglio Regionale». È l’appello rivolto dai lavoratori delle Terme Luigiane al presidente del Consiglio regionale della Calabria, Giovanni Arruzzolo e ai consiglieri di maggioranza, che si sono uniti all’appello del consigliere regionale Pietro Molinaro, che ha richiesto l’intervento dell’Ente.

«Il contratto dell’azienda – si legge in una nota – che per 80 anni ha gestito le Terme Luigiane, garantendo la piena e totale legalità sotto ogni punto di vista e nei confronti di tutti gli stakeholders, è in proroga dal 2016 e, secondo gli accordi sottoscritti tra Comuni, Sateca, Regione e parti sociali in Prefettura nel 2019, dovrebbe essere tuttora in vigore fino al “subentro del nuovo sub concessionario”. Le due amministrazioni comunali, rinnegando unilateralmente quanto sottoscritto e ratificato nei rispettivi consigli comunali, hanno utilizzato la forza per riappropiarsi delle acque e ad oggi non sono state in grado di redigere un bando di gara».

«Di recente – continua la nota – hanno fatto delle proposte tecniche ed economiche fuori da ogni logica legale, tecnica e amministrativa mentre continuano a maturare inadempienze contrattuali e gravi morosità nei confronti della Regione Calabria. La legge impone alla Regione di intervenire con un provvedimento di decadenza immediata della concessione in capo ai Comuni visto che la morosità ha da anni superato i 240 giorni indicati dalla norma, ma nessuno in Regione, né politici né dirigenti, si assume la responsabilità di adempiere ai propri obblighi. Quello della morosità è solo l’ennesimo motivo per cui la Regione avrebbe dovuto già da tempo certificare la decadenza di una concessione data a soggetti che stanno da anni dimostrando di non essere assolutamente in grado di  gestire un bene pubblico così importante».

«Le Istituzioni – hanno ribadito i lavoratori – sono preposte ad intervenire concretamente per creare le condizioni per la risoluzione di una problematica di questa entità e gravità. La Calabria non può permettersi la perdita di centinaia di posti di lavoro e 500.000 prestazioni sanitarie senza che la Regione faccia nulla per scongiurare un disastro di questa portata. Visto che la Giunta sembra essere sorda rispetto alle richieste di intervento più volte sollecitate, chiediamo al Consiglio Regionale di intervenire con immediatezza e risolutezza per salvaguardare centinaia di posti di lavoro sia diretto che di indotto e una realtà produttiva sana». (rcs)

 

La vertenza Terme Luigiane: un ritorno al Consiglio regionale

di FRANCO BARTUCCI – I lavoratori delle Teme Luigiane sostengono la richiesta avanzata dal consigliere regionale Pietro Molinaro (Lega)  al presidente del Consiglio regionale, Giovanni Arruzzolo, per inserire nell’ordine del giorno della prossima seduta dell’organo regionale, la questione delle Terme Luigiane, giunta ad un epilogo veramente drammatico per la mancata prospettiva occupazionale delle maestranze addette ai vari servizi termali, e di grande delusione ed imbarazzo per tutte quelle persone che ricorrevano con fiducia alle cure terapeutiche che venivano prestate negli stabilimenti delle Terme Luigiane. 

Infatti il consigliere Pietro Molinaro, visto il totale silenzio e disinteresse mostrato, sia dal presidente facente funzioni Nino Spirlì che dell’assessore regionale competente in materia, Fausto Orsomarso, di fronte alle puntuali note e denunce presentate di forte responsabilità della Regione nella gestione della vicenda, è ritornato a sollecitare il presidente del Consiglio regionale Arruzzolo, e i vari capigruppo di maggioranza, per una discussione seria, affinché la questione sia discussa e risolta nell’ambito del Consiglio regionale.

«La gravità e l’urgenza del tema – ha scritto nella sua richiesta il consigliere Molinaro – sono assolutamente incontestabili considerato che a causa della chiusura delle Terme, centinaia di persone sono senza lavoro e le prestazioni sanitarie termali non sono erogate».

«Noi lavoratori ci uniamo all’appello – hanno scritto in un loro documento – chiedendo al Presidente del Consiglio regionale, Giovanni Arruzzolo, al vicepresidente, Luca Morrone (Fratelli d’Italia), a tutti i consiglieri, sia di maggioranza che di minoranza, che la questione delle Terme Luigiane venga discussa e soprattutto risolta una volta per tutte in occasione del prossimo Consiglio Regionale».

«Il contratto dell’azienda che per 80 anni ha gestito le Terme Luigiane, garantendo la piena e totale legalità sotto ogni punto di vista e nei confronti di tutti gli stakeholder – dicono ancora – è in proroga dal 2016 e, secondo gli accordi sottoscritti tra Comuni, Sateca, Regione e parti sociali in Prefettura nel mese di febbraio del 2019, dovrebbe essere tuttora in vigore fino al “subentro del nuovo sub concessionario”. Le due amministrazioni comunali, rinnegando unilateralmente quanto sottoscritto e ratificato nei rispettivi consigli comunali, hanno utilizzato la forza per riappropriarsi delle acque e ad oggi non sono state in grado di redigere un bando di gara». 

Il documento dei lavoratori continua ricordando le proposte tecniche ed economiche avanzate dai due comuni fuori da ogni logica legale, tecnica e amministrativa mentre continuano a maturare inadempienze contrattuali e gravi morosità nei confronti della Regione Calabria.

«La legge impone alla Regione di intervenire – hanno puntualizzato – con un provvedimento di decadenza immediata della concessione in capo ai Comuni, visto che la morosità ha già superato i 240 giorni indicati dalla norma, ma nessuno in Regione, né politici né dirigenti, si assume la responsabilità di adempiere ai propri obblighi. Quello della morosità è solo l’ennesimo motivo per cui la Regione avrebbe dovuto già da tempo certificare la decadenza di una concessione data a soggetti che stanno da anni dimostrando di non essere assolutamente in grado di  gestire un bene pubblico così importante». 

Revoca, peraltro paventata fin dal mese di maggio dallo stesso presidente Spirlì, con regolare lettera inviata ai due Sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese con la richiesta di presentazione di un report sulla evoluzione della vertenza mai presentato.

«Le Istituzioni – hanno scritto i lavoratori nel loro documento – sono preposte ad intervenire concretamente per creare le condizioni per la risoluzione di una problematica di questa entità e gravità. La Calabria non può permettersi la perdita di centinaia di posti di lavoro e 500.000 prestazioni sanitarie senza che la Regione faccia nulla per scongiurare un disastro di questa portata. Visto che la Giunta sembra essere sorda rispetto alle richieste di intervento più volte sollecitate, chiediamo al Consiglio Regionale di intervenire con immediatezza e risolutezza per salvaguardare centinaia di posti di lavoro sia diretto che di indotto e una realtà produttiva sana».

Ciò che sorprende in questa vicenda e ci si augura un sostegno in Consiglio regionale, se non un sollecito allo stesso presidente Arruzzolo per l’apertura del dibattito in Consiglio, è il totale disinteresse e silenzio assunto finora da quei consiglieri di minoranza del Partito Democratico, soprattutto del cosentino, ed in particolare del consigliere Carlo Guccione, primo firmatario della legge regionale 27 aprile 2015 n° 11, che ha portato alla chiusura delle Terme, che pur ha svolto in questi anni una permanente e costante voce di denuncia del sistema sanitario calabrese divenendone un paladino essenziale e mordente. Stranamente in questa vicenda vige il silenzio eppure anche in questo caso viene meno la tutela del diritto alla salute per innumerevoli curanti delle Terme Luigiane.

Intanto anche il legale della Sateca, avv.Enzo Paolini, è intervenuto a dire la sua sul soliloquio dell’assessore regionale Fausto Orsomarso tenuto attraverso Facebook ponendogli dieci domande alle quali si spera di avere una risposta precisa.

«Intervengo – dice l’avv. Paolini – con cognizione di causa, per colmare le tue lacune informative dato che ti rivolgi alla piazza virtuale.  Eccoti schematicamente senza divagare con commenti ed opinioni le mie domande: 1) la concessione in favore dei comuni scade nel 2036; 2) la subconcessione a Sateca e’ scaduta nel 2016; 3 ) dal 2016, dunque i comuni avrebbero dovuto bandire una gara pubblica per l’individuazione del nuovo sub concessionario; 4) ad oggi, cioè dopo 5 anni non hanno fatto niente se non un avviso esplorativo (che ovviamente non è un bando) pubblicato un mese fa; 5) nel frattempo, hanno concordato due volte, prima in regione (nel 2016) e poi in prefettura (nel 2019) che, per consentire la continuità del servizio pubblico e dei livelli occupazionali, la Sateca avrebbe proseguito nell’attività fino al subentro del nuovo sub concessionario; 6) il nuovo subconcessionario non è stato ancora individuato perché i comuni non hanno bandito la gara; 7) ad un certo punto i comuni hanno ritenuto non più validi gli accordi e, pur non avendo ancora presentato neanche un rigo inerente la gara pubblica, hanno preteso – pretenderebbero – che la Sateca rendesse il servizio mantenendo i livelli occupazionali con tutti i costi conseguenti ma solo per il tempo da loro stabilito (quindi non fino al subentro del nuovo subconcessionario individuato con gara pubblica che loro non hanno bandito, ma per un tempo a loro piacimento) e per di più con il pagamento di un canone maggiore rispetto a quello pagato sinora; 8) gli stessi comuni, peraltro, sono morosi nel pagamento del canone dovuto alla regione, composto da una quota fissa e da una quota variabile legata al fatturato Sateca». 

«Da tre anni  – ha spiegato – non pagano né l’una né l’altra; 9) questo fatto comporterebbe per legge che la regione – proprietaria della risorsa termale – dichiarasse la decadenza della concessione dei comuni; 10) la regione – consapevole ed informata di questo – non ha fatto assolutamente niente”. 

«Attendo che, senza lunghe digressioni e opinioni– precisa l’avv. Enzo Paolini – tu dica che anche uno solo dei punti che ho scritto non risponde al vero, ed in tal caso indichi i dati di fatto o le norme che sostengono la tua confutazione. Diversamente ti pongo la domanda finale: alla luce di questi 10 semplici dati oggettivi, che nessuno può confutare. Sei ancora convinto che la questione sia quella di trovare “il giusto prezzo” ? (questione che non è in discussione perché ovviamente , anche quello, cioè il giusto prezzo, sarà stabilito con gara pubblica e in aderenza a leggi vigenti).  O sia piuttosto che comuni e regione – negligenti, incapaci ed omissivi rispetto ai loro chiarissimi doveri – vorrebbero, usando i poteri di “governo”, che, mentre loro non sono capaci di fare una gara da ben 5 anni, una azienda privata svolgesse  il servizio pagando un balzello da loro discrezionalmente stabilito senza gara?».

«Con ciò – precisa ancora meglio l’avv. Paolini – tentando di far apparire la mancata soluzione della vertenza come responsabilità di una azienda privata che ha svolto il proprio lavoro sino al 2016 (mi astengo dai giudizi o dagli auto elogi che spetta ad altri pronunciare) e che dopo il 2016 ha accettato di svolgerlo surrogando le inadempienze di comuni e regione?».

«Non sarebbe forse il caso – conclude – che il governo regionale intervenisse (può e deve farlo) per tutelare non l’azienda privata (che parteciperà alla gara pubblica quando sarà bandita e per il momento è disponibile a fare il lavoro senza però sottostare ad inique pretese o balzelli), ma il servizio pubblico ed il lavoro di 250 famiglie?». (fb)

Terme Luigiane, lettera aperta all’assessore Orsomarso

di FRANCO BARTUCCI – È una lettera aperta, che le indirizzo a seguito di un suo lungo soliloquio  che ho avuto modo di seguire su Facebook che un carissimo amico mi ha inoltrato tramite vhatsapp con pochissime righe di accompagnamento che mi spiegavano il contenuto del suo ragionamento.

L’ho trovato, come professionista dell’informazione e comunicazione, pessimo nella esposizione su materie complesse, come la tutela dell’ambiente, l’inquinamento del mare, le funzioni e il ruolo suo in Regione e dell’assessore Sergio De Caprio, con il quale collabora ed è felicissimo di stargli seduto accanto, ed in ultimo la vicenda delle Terme Luigiane.

Lei è un politico di lungo corso iniziato all’Università della Calabria come leader dei giovani  appartenenti all’area di destra tanto da essere eletto, quale loro rappresentante, in seno al Consiglio di amministrazione. Quindi le dico questo perché ne ho seguito nel tempo la sua evoluzione fino ad arrivare a quest’ultima funzione di assessore regionale al lavoro, al turismo e termalismo. Un soliloquio incredibile in cui annuncia tutto il suo lavoro ed impegno svolto in questo anno e mezzo di delega politica dirigenziale per un dipartimento molto importante della Regione Calabria. Ci ha descritto il suo ruolo nella difesa dell’immagine positiva della Calabria prendendosela con quei giornalisti che con il loro da fare invece ne distruggono le potenzialità. Insomma ho sentito l’elencazione di numerosi progetti e finanziamenti erogati a favore di comuni, imprese ed associazioni varie comprese le Terme calabresi.

E qui andiamo alle dolenti note delle Terme Luigiane in cui l’ho sentita giustificare le richieste dei sindaci avanzate alla Sateca sul canone di erogazione dell’acqua termale.

Si è dichiarato di non essere controparte in quanto la questione riguarda i due comuni e la Sateca. Non lo è come persona Fausto Orsomarso, ma lo è fino al collo come Assessore alle attività produttive e termalismo della Regione Calabria, insieme al Presidente facente funzioni Nino Spirlì,  in quanto proprietaria delle sorgenti termali e, quindi, tutore di questo bene pubblico, che come si è potuto vedere da tre mesi  l’acqua viene versata nel torrente “bagni”, tolta dalla condotta naturale in cui veniva gestita dalla Sateca da  84 anni, tenendo così bloccato un servizio sanitario per tantissimi curanti  delle Terme Luigiane e tra di questi ci sono anche io da ben 48 anni che ne conosco i benefici per il mio stato di salute.

Per non parlare della crisi occupazionale che questa questione ha creato per 250 lavoratori che vi prestavano servizio e di conseguenza il danno creato a tutto quell’indotto che attorno alle Terme Luigiane ricavavano benefici economici non indifferenti.

Dal suo dire è uscita fuori una figura prettamente di parte dando ragione alle critiche e alle contestazioni che i lavoratori senza lavoro le attribuiscono; mentre avrebbe dovuto svolgere un ruolo di mediazione per tenere aperte le Terme Luigiane fin dal sorgere delle prime schermaglie tra la Sateca e i due comuni. Doveva entrare nel merito fin dall’approvazione del regolamento di distribuzione delle acque fatto approvare dai due Sindaci dai propri consigli comunali che hanno dato il via a questa spiacevole vicenda, direi scandalosa per i suoi contenuti di base che hanno guardato non a privilegiare il “bene acqua” pubblica, ma logiche commerciali di spacchettamento, nel momento in cui l’ho sentita dire che il piano di portare l’acqua termale, oltre che negli stabilimenti termali esistenti anche negli alberghi, sarebbe stato un bene per tutta la collettività del territorio.

Ho capito in quel momento che lei è nudo di conoscenza sul quantitativo di acqua calda e fredda che fuoriesce dalle tre sorgenti sulfuree, come pure delle sue proprietà fisiche, chimiche e biologiche, che la rende pericolosa e dannosa, oltre che tecnicamente complicato, portarla negli alberghi come ha detto con un tono di compiacimento.

Secondo quanto dichiarato dai Sindaci attraverso le loro dichiarazioni lette sul  giornale Il Quotidiano del Sud dalle tre sorgenti di acqua calda ne fuoriescono 40litri a secondo; mentre dalla quarta sorgente di acqua fredda ne fuoriesce 60 litri a secondo.

Con questo quantitativo di acqua calda e fredda la Sateca in questi anni ha potuto garantire uno stato occupazionale, nel periodo aprile/dicembre di ogni anno, di 250 lavoratori e cosa importante, dalle 22 mila alle 25 mila presenze di curanti, ai quali sono stati assicurati attorno alle 500 mila prestazioni sanitarie,  delle quali un 40%  attribuite a soggetti provenienti da altre regioni italiane ed il 60% a calabresi e soggetti residenti all’estero. Del problema distribuzione acque termali, secondo le logiche comunali, non si possono prevedere 25 litri di acqua a secondo per lo stabilimento “Terme Novae” e parco acquatico “Acquaviva” e 40 litri di acqua a secondo per il vecchio stabilimento San Francesco, la cui gestione dovrebbe essere affidata, secondo la logica di un bando di concorso a un nuovo sub concessionario. Una disparità di trattamento che  appare subito nella logica della  illegalità, oltre al fatto che non c’è acqua sufficiente a poter rispettare tale ripartizione. E di azioni illegali se ne sono viste tante in questa vicenda, a cui spetta alla magistratura accertarle quando sarà, dati i loro tempi, dal momento che questo percorso ha avuto pure un inizio da entrambi le parti, Comuni e Sateca.

Poi è pure nudo di conoscenza sui provvedimenti legislativi regionali e nazionali in materia, dal momento che la legge regionale 27 aprile 2015 n°11 e successivi interventi, come il provvedimento n° 16199 del 18 dicembre 2019, pur affidando la concessione delle acque termali ai due Comuni, non è detto che si tratti di un affidamento a “scatola chiusa”, ponendo delle condizioni di verifica sugli aspetti amministrativi e tutela ambientale, di cui la Regione non ha esercitato con dovere. C’è poi il problema del canone sull’erogazione dell’acqua termale che in base alla delibera della giunta regionale n. 183 del 26 aprile 2012, le tariffe  sono di esclusiva competenza della Regione e non dei comuni, nella logica di un trattamento paritario tra tutti i centri termali calabresi, come vi ha segnalato più volte il consigliere regionale Pietro Molinaro.

Il suo dire di “trovare un accordo tra Società Sateca e Comuni” mette in evidenza la sua nudità di conoscenza in materia esponendola ad  un venir meno in quanto assessore di competenza al suo dovere di tutela del bene regionale e soprattutto del bene pubblico. In ultimo e non meno grave vi è la denuncia venuta fuori  in questi giorni della morosità dei due Comuni del mancato pagamento della quota di canone spettante alla regione Calabria per gli anni 2018/2019/2020, che la Sateca, a norma della deliberazione di Giunta regionale n. 183 del 26 aprile 2012, ha regolarmente versato alle casse dei due Comuni nell’ordine di 44.000,00 euro per anno. Una morosità che l’art. 54, comma 7 e 31, comma 1, del Regolamento Regionale n. 3/2011 di attuazione della legge regionale n. 40 /2009, fa scattare dopo 240 giorni di non regolarizzazione della pratica finanziaria, la sospensione e la decadenza della concessione.

Il non intervenire con urgenza su tale questione comporterebbe una omissione di ufficio molto grave. Non resta che assumersi  con la massima urgenza le sue responsabilità di assessore in materia della Regione Calabria di ripristino del servizio termale delle Terme Luigiane per sfuggire soprattutto alla brutta pagina che sta scrivendo su se stesso e come amministratore della cosa pubblica della nostra Regione. Altro che i giornalisti obbligati a raccontare fatti e verità degli eventi che accadono attorno a loro in salvaguardia della democrazia nel nostro Paese e a maggiore ragione nella nostra Calabria. (fb)

Acquappesa e Guardia Piemontese sono morosi nei pagamenti per concessione acqua termale delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – I due comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese sono morosi nel pagamento del canone spettante alla Regione Calabria sulla concessione dell’acqua termale delle Terme Luigiane e i legali  della Sateca chiedono il ritiro della concessione.

Lo aveva fatto notare nei giorni scorsi la stessa Sateca, attraverso i propri legali, con una lettera inviata al dirigente generale del Dipartimento Lavoro della Regione, Roberto Cosentino. Un canone da calcolare sulla base del fatturato prodotto dalla stessa Società per gli anni 2018-2019-2020, dati necessari per poter calcolare la componente variabile del canone dovuto alla Regione Calabria. 

Nella lettera i legali della Sateca, Enzo Paolini e Ivan Incardona, facevano notare la morosità dei due Comuni sul pagamento del canone dovuto alla Regione da almeno tre anni, sia nella componente variabile, sia nella quota fissa. 

«In tal modo – hanno scritto i due legali – i Comuni, da una parte, chiedono alla Sateca un canone pari alla metà del totale di quanto pagato dalle circa 550 terme italiane, e dall’altro, si guardano bene dal versare quanto dovuto. Tale atteggiamento mostra la chiara ‘disattenzione’ delle amministrazioni comunali sulla vicenda, ma anche la disattenzione del soggetto preposto alla verifica del pagamento, ossia la Regione».

Una lettera che ha prodotto, comunque, un sollecito da parte del dirigente regionale ai due Sindaci, di procedere al pagamento delle quote dei canoni dovuti per gli anni di cui sopra, spingendo gli stessi a chiedere alla Sateca il fatturato prodotto negli anni 2018-2019-2020 per adempiere al calcolo del canone di produzione da versare alla Regione Calabria.

«L’improvvisa richiesta formulata dai Comuni – dicono dalla dirigenza della Sateca – è sicuramente motivata dalla lettera dei  nostri legali, nella quale si chiedeva pure l’emanazione  provvedimenti di legge con riferimento alle varie inadempienze che ci sono state nel corso della vicenda tra cui, appunto la morosità dei Comuni con riferimento al canone concessorio».

La normativa regionale, infatti, prevede un canone composto da una quota fissa e da una componente variabile, quest’ultima da calcolarsi in percentuale sul fatturato prodotto dalla stazione termale. Inoltre, la stessa normativa prevede esplicitamente la sospensione/decadenza della concessione in caso di morosità trascorsi 240 giorni. 

«Nonostante ciò, la Regione Calabria – puntualizzano ancora i dirigenti della Sateca – come ormai siamo abituati a vedere in questa vicenda, continua a non fare nulla e un altro motivo di decadenza della concessione si aggiunge ai numerosi che la Sateca spa segnala e denuncia da mesi. Continua così, nella totale indifferenza di istituzioni e politici e soprattutto nel silenzio della Regione Calabria, proprietaria delle acque e garante del loro regolare sfruttamento (vanno ricordate le vane promesse fatte ai lavoratori dal presidente f.f. Nino Spirlì), l’amara vicenda delle Terme Luigiane, chiuse a causa dell’incapacità dei due comuni di intraprendere un qualsiasi percorso dopo la scadenza nel 2016 della subconcessione della Sateca e dopo che le amministrazioni comunali hanno disconosciuto senza motivo alcuno due accordi sottoscritti per garantire la continuità del servizio sino al subentro del nuovo sub-concessionario». 

I 250 lavoratori delle terme e le migliaia di persone che lavorano nell’indotto, i 22.000 curandi e 600 soci della società Sateca si chiedono oggi: perché la Regione Calabria, venendo meno ai suoi obblighi,  non prende alcun provvedimento per garantire la continuità del servizio pubblico? Perché si consente che un bene prezioso di proprietà regionale non produca nulla e sia versato in mare? Chi pagherà i danni che certamente si dovranno ripagare alla Corte dei Conti, alla società e al territorio? Chi è responsabile di questa scempio e perché? A chi giova tutto questo?

Non può essere dimenticato e trascurato che il Comune di Acquappesa è già in dissesto finanziario da qualche mese su dichiarazione della Corte dei Conti, che ha prodotto l’insediamento di un commissario.

La notizia è di oggi e riguarda la mediazione annunciata dal locale circolo del Partito Democratico per un  intervento sui due sindaci in modo da trovare il giusto canone rispetto alla proposta di 90.000,00 euro chiesto dai due primi cittadini per l’anno 2021, dimenticando che non spetta ai due comuni stabilire il canone, ma alla Regione Calabria, a norma della delibera della Giunta regionale n.183 del 26 aprile 2012, come notificato dal Consigliere regionale Pietro Molinaro, tramite apposita lettera, al presidente Spirlì e all’assessore Fausto Orsomarso. Ma quest’ultimo intervento, scaturito dalla lettera dei legali della Sateca, pone ed evidenzia una nuova situazione che deve trovare a breve una regolamentazione incanalata nella immediata apertura delle Terme Luigiane, pena grossi guai giudiziari per i due amministratori locali, per il presidente f.f. Spirlì e l’assessore alle attività produttive ed il termalismo.

Intanto è doveroso dire che la Sateca negli anni del fatturato richiesto ha versato puntualmente alle casse dei due Comuni un canone annuale di 44 mila euro, da cui le due amministrazioni dovranno individuare e versare alla Regione la quota dovuta. (fb)

                                                                                 

Terme Luigiane: una storia di errori commessi frutto di una povertà culturale ed omissioni d’ufficio gravi

di FRANCO BARTUCCI – «Ridateci il nostro lavoro e le nostre cure». Così gridavano ad alta voce i lavoratori e curanti delle Terme Luigiane, durante la manifestazione di protesta organizzata, sabato 10 luglio, dalla Cisl provinciale di categoria e dall’Associazione “Comitato dei lavoratori Terme Luigiane”, sulla via di accesso al compendio termale.

Due giorni dopo, arriva a Cosenza Matteo Salvini, per inaugurare la sede della Lega ed aprire la campagna elettorale per le prossime elezioni regionali, accompagnato dal candidato vicepresidente Nino Spirlì, spalla di Roberto Occhiuto (candidato presidente del centro destra), e una delegazione dei lavoratori delle Terme Luigiane lo pressa chiedendogli giustizia ed un intervento per una immediata apertura della stagione termale delle Terme Luigiane e, di rimando, si sentono dire, con uno Spirlì impassibile lì presente, che non conosce le carte, ma che si impegnava a vederle per poi agire di conseguenza.

Precisamente, è trascorsa una settimana e le immagini del compendio termale sono il simbolo di un disinteresse ed abbandono con un ambiente naturale che ne fotografa la solitudine, nel silenzio che ne annuncia un processo di desertificazione; mentre una striscia di schiuma bianca, trasportata dall’acqua, attraversa il territorio lungo il ruscello “Bagni” (dove dallo scorso mese di aprile sono state deviate le acque delle sorgenti termali) per poi sfociare nel mar Tirreno, nella indifferenza delle autorità locali (Comuni, Provincia, Regione), come della Procura della Repubblica di Paola, inconsapevoli forse che ciò, come ha dichiarato il prof. Paolo Veltri, ordinario di Ingegneria Idraulica presso l’Università della Calabria, costituisce una fonte d’inquinamento: «L’acqua calda, ricchissima di zolfo, è sversata, direi meglio buttata – ha detto il docente universitario – nel torrente Bagni, creando seri problemi di inquinamento e nuocendo alla flora e alla fauna».

È il primo bigliettino da visita da consegnare al segretario leghista e non solo.

Tutto questo, grazie alla legge regionale 27 aprile 2015 n.11, con primo firmatario il consigliere Carlo Guccione, del Partito Democratico, e successive deliberazioni, compreso il provvedimento ultimo n° 16199 del 18 dicembre 2019 del presidente Mario Oliverio (impugnato presso il Tar Calabria dalla Sateca), che ha rinnovato quanto stabilito dalla legge di cui sopra, affidando ai due comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese la concessione delle acque termali per un periodo di trent’anni a partire dall’entrata in vigore del Decreto Legislativo 152/2006.

A condizione, comunque, di curarne la tutela ambientale essendo un bene pubblico e contestualmente l’aspetto amministrativo, dietro la presentazione di appositi elaborati gestionali, utili ai fini di un piano di sviluppo del compendio termale. Piani ed elaborati sottesi, tranne uno presentato nel 2018 respinto dagli appositi uffici regionali di competenza causa inconsistenza applicativa.

Una legge regionale e relativo provvedimento ultimo del dicembre 2019, che hanno portato i due sindaci Tripicchio e Rocchetti ad interpretarle, in materia di gestione della concessione, come fosse materia di loro esclusiva competenza, soprattutto nella individuazione del nuovo sub concessionario, data la scadenza dell’accordo sottoscritto l’8 febbraio 2019 presso la Prefettura di Cosenza tra i due Comuni, la Regione e la Sateca, attraverso l’emanazione di un regolare bando ad indirizzo europeo. Questo nelle intenzioni che sono maturate con il trascorrere del tempo.

Nel mese di novembre del 2020, i Consigli  delle due Amministrazioni comunali, con voto contrario dei consiglieri di minoranza, approvano un Regolamento di distribuzione delle acque idrotermali (non sottoposto ad approvazione della Regione Calabria essendo proprietaria delle sorgenti termali), che suona come un duro attacco nei confronti della Sateca nel momento in cui le si riconosce soltanto 18 litri di acqua idrotermale a secondo per lo stabilimento “Terme Novae” e  il parco acquatico “Acquaviva”,  che viene contestato dai lavoratori essendo una minaccia per il loro stato occupazionale ed impugnato dalla stessa Sateca presso il Tar Calabria.

Le parole d’ordine e di giustificazione in quei giorni all’indomani dell’approvazione del regolamento, da parte dei due sindaci, erano legate alla fine di un “Monopolio”, unitamente a comportamenti di “legalità” e  “trasparenza”. La fine di un monopolio significava gestire le acque termali secondo una logica di “spacchettamento” con assegnazione ai migliori offerenti in modo da creare un regime di concorrenza e competizione fra più soggetti interessati, partendo dall’attribuzione del vecchio stabilimento San Francesco con una disponibilità di 40 litri a secondo di acqua idrotermale.

Fin qui un ragionamento che non fa una grinza sul piano degli investimenti e ricavi finanziari a netto beneficio della collettività del posto; ma nella sostanza tutto da verificare sul piano pratico, a cominciare dal regolare deflusso di acqua termale calda e fredda sgorgante dalle tre sorgenti di acqua calda e da una quarta di acqua fredda. Qual è il quantitativo esatto di acqua calda e fredda che fuoriesce dalle quattro sorgenti?

Il prof. Paolo Veltri, ordinario di Ingegneria Idraulica presso l’Università della Calabria, che conosce abbastanza bene le proprietà chimiche, fisiche e biologiche delle sorgenti termali avendole studiate in passato, per ragioni di lavoro, ha chiesto di poter entrare nell’area delle sorgenti per effettuare una nuova misurazione sull’afflusso delle acque ricevendo un rifiuto da parte dei due sindaci, che come noto, oltre a riappropriarsi   in modo unilaterale forzoso dei beni comunali esistenti nel compendio termale nel mese di febbraio/marzo 2021, si sono appropriati pure dell’area delle sorgenti impedendo ogni accesso agli estranei. Lo stesso professore in una sua relazione scientifica ha fissato il fabbisogno di 47 litri a secondo di acqua idrotermale per gli stabilimenti della Sateca, in grado di coprire la domanda di 22 mila/25 mila curanti  annui per l’ammontare di 500.000 prestazioni  curative per come effettuate fino al 2019.

A questa domanda sono stati gli stessi sindaci Tripicchio e Rocchetti a rispondere, attraverso le pagine del Quotidiano, affermando di “non poter soddisfare le richieste della Sateca, in quanto dalle tre sorgenti di acqua calda fuoriescono solo 40 litri al secondo ed altri 60 litri a secondo dalla sorgente di acqua fredda”.

Addio, quindi, sogni di gloria per fare delle Terme Luigiane il paradiso della competizione concorrenziale tra stabilimenti ed alberghi come pensati originariamente per sconfiggere il monopolio della Sateca.

Dalle nostre parti esiste un detto molto noto: «Non si possono fare i matrimoni con i fichi secchi», ed è quanto accaduto con il beneplacito della regione Calabria alle Terme Luigiane di questi tempi. Non si può pubblicare un avviso di ricerca di manifestazioni d’interesse (anche questo impugnato dalla Sateca presso il Tar Calabria), con il pessimo risultato che si è avuto, prevedendo per lo stabilimento San Francesco 40 litri di acqua idrotermale riconoscendone soltanto 10 per gli stabilimenti Sateca.

Il concetto di questa situazione è che l’una esclude l’altra e intanto 250 lavoratori, sotto contratto sospeso con la Sateca, gridano vendetta chiedendo: «Dateci il nostro lavoro»; così gli innumerevoli curanti: «Dateci le nostre cure con le nostre acque e i nostri fanghi speciali». C’è in questo Paese un’autorità, sia essa politica, civile  o giudiziaria, in grado di mettere ordine con urgenza a questa materia? Occorre intervenire subito, mentre son trascorsi sette giorni dalla promessa di Salvini,  per fare in modo che dal primo settembre si possa cominciare a dare voce alle domande dei lavoratori e curanti, sempre che la Sateca abbia la volontà di dare spazio alle istanze che da più parti  le giungono. (fb)

In copertina, l’acqua termale nel ruscello Bagni

I lavoratori delle Terme Luigiane: Vogliamo il lavoro

di FRANCO BARTUCCI – I lavoratori delle Terme Luigiane sono ritornati a manifestare sabato 10 luglio sulla strada di accesso al compendio termale, chiedendo con forza la riapertura delle Terme per garantire loro il diritto allo stato occupazionale. Una manifestazione promossa dal sindacato provinciale Cisl di categoria, con a capo il segretario Gerardo Calabria, e con il sostegno dell’Associazione “Comitato lavoratori Terme Luigiane”.

Una manifestazione che, oltre ai lavoratori, ha visto la partecipazione di diversi curandi delle Terme Luigiane, imprenditori locali, cittadini dei due comuni, alcuni sindaci della fascia tirrenica. Era presente anche il consigliere regionale, Pietro Molinaro, che da più mesi sta sostenendo i lavoratori nelle loro azioni di lotta  per la difesa dei loro posti di lavoro e dell’apertura immediata delle Terme. Lo sta facendo attraverso delle lettere puntuali e precise inviate al presidente f.f. della Giunta regionale, Nino Spirlì, all’assessore Fausto Orsomarso e ai due sindaci dei comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, denunciando la disastrosa gestione della vicenda.

Molinaro ha rilevato che la situazione è tale da necessitare la revoca della concessione per evitare un disastro finanziario alle due amministrazioni comunali e alle comunità dell’area. In ultimo, nei giorni scorsi, ha pure denunciato e sollecitato il presidente Spirlì ad intervenire con urgenza, ricordando che spetta alla regione e non ai comuni, a norma della delibera della giunta regionale n. 183 del 26 aprile 2012, stabilire le tariffe sulla concessione delle acque minerarie termali.

Alla discussione,  moderata  dal sindacalista della Cisl, Gerardo Calabria, sono intervenuti: il consigliere regionale Pietro Molinaro, Anna Falcone e Carlo Tansi, candidati entrambi alle prossime elezioni regionali con Luigi De Magistris la prima e alla presidenza il secondo; Tommaso Cesareo, assessore al Comune di Cetraro; Sergio Gimigliano, candidato nelle liste di De Magistris; Luca Morrone, vicepresidente del Consiglio regionale; nonché i consiglieri di minoranza del Comune di Guardia Piemontese D’Agelis e del Comune di Acquappesa, Avolio e Ricco.

Tutti hanno espresso parole di condanna sulla chiusura delle Terme Luigiane e sui comportamenti dei due sindaci Tripicchio e Rocchetti, del presidente Spirlì, che ha assunto nell’ultimo mese una posizione complessa di non intervento, mentre in precedenza si era espresso per l’apertura delle Terme a sostegno dei lavoratori e curanti; nonché dell’assessore regionale alle attività produttive e al termalismo Fausto Orsomarso,  dalla cui posizione e comportamento si è dissociato il vice presidente del Consiglio regionale, Luca Morrone, pur militando nello stesso partito.

Alla manifestazione non hanno partecipato, pur invitati dal sindacalista Gerardo Calabria, né i due sindaci e nemmeno il presidente Spirlì e l’assessore Orsomarso, come anche tutti quei consiglieri regionali della provincia di Cosenza, che militano nel Partito Democratico, e che negli anni passati hanno contribuito all’approvazione di leggi e norme regionali che hanno portato al disastro e alla chiusura delle Terme Luigiane.

«Il bene dei calabresi lo costruiscono i costruttori. Chi costruttore non è, diventa un fabbricatore di quel male che le nostre genti ben conoscono». Sono parole del presidente Spirlì riportate in un suo comunicato stampa del 16 giugno, sulla vicenda delle Terme Luigiane. I lavoratori aggiungono oggi, alla luce della desolazione che si è creata nel compendio termale con la chiusura dei due stabilimenti, che alla figura del “costruttore” si frappone quella del “fabbricatore” e peggio ancora quella dei “ distruttori”.

È ciò che oggi sta accadendo alle Terme Luigiane, tra lo stupore e la sofferenza di tante persone, a primeggiare sono appunto i “distruttori”. Certamente, la candidatura di Spirlì alla vicepresidenza della Giunta regionale con il candidato, on. Roberto Occhiuto, è esposta a una bocciatura. Un pensiero questo che aleggiava stamani tra i lavoratori e non solo, partecipanti alla manifestazione di protesta.  (fb)

Nuova manifestazione dei lavoratori delle Terme Luigiane per la riapertura delle terme

di FRANCO BARTUCCI – I lavoratori delle Terme Luigiane, nel ritornare a vivere l’esperienza di una nuova manifestazione di protesta finalizzata alla riapertura delle Terme, in programma per domani mattina, sabato 10 luglio, ricordano al presidente Spirlì di non tradire le parole scritte nel comunicato stampa diffuso lo scorso 16 giugno, in occasione dell’occupazione che gli stessi lavoratori  fecero presso la cittadella regionale.

«Pur compenetrandomi nelle preoccupazioni e nelle ansie dei dipendenti – si legge – e pur riconoscendo il loro sacrosanto diritto al lavoro, così come, allo stesso modo, riconosco il diritto alle terapie per tutti coloro i quali, negli anni, si sono affidati alle cure delle Terme Luigiane, non posso che prendere atto delle incolmabili distanze tra le parti interessate al contenzioso relativo alla concessione e all’uso delle acque. Sono dispiaciuto di non riuscire a incontrare le rappresentanze dei lavoratori delle Terme, in una giornata già fitta di impegni istituzionali dai quali non posso esimermi. Continuo ad assicurare, tuttavia, la mia piena disponibilità alla mediazione. A tal proposito, non posso che sperare nel buonsenso di chi, in questo momento così difficile, deve decidere a cosa rinunciare e cosa far nascere. Il bene della Calabria, il bene dei calabresi lo costruiscono i costruttori; chi costruttore non è, diventa un fabbricatore di quel male che le nostre genti, purtroppo, conoscono da troppo tempo. Ecco perché, nel caso in cui dovessero perdurare, senza giustificazione, queste distanze, in qualità di presidente della Giunta regionale coinvolgerò gli assessori in una decisione netta e definitiva, a tutela dell’interesse generale». 

«Il bene dei calabresi lo costruiscono i costruttori. Chi costruttore non è diventa un fabbricatore di quel male che le nostre genti ben conoscono». «Si ricordi queste parole presidente Spirlì»,  lo dicono, con forza, i lavoratori, concentrati a preparare la manifestazione di domani voluta dal sindacato provinciale Cisl di categoria, il cui appuntamento di concentramento è previsto per le ore 9,00, all’incrocio del supermercato “Vivo”, in direzione degli stabilimenti termali. 

Alla manifestazione sono stati invitati a partecipare: autorità, sindaci del comprensorio, il consiglio regionale, i segretari/commissari dei partiti calabresi, i candidati a presidente delle prossime elezioni regionali, le associazioni, i lidi, la Pro Loco, l’assessore attività produttive Fausto Orsomarso, come lo stesso presidente ff Spirlì.

«Le Terme Luigiane – ha dichiarato Gerardo Calabria, segretario provinciale Cisl – devono riaprire. Troppi posti di lavoro persi, ricadute sull’indotto, sulle prestazioni sanitarie e quindi sullo stato di salute dei calabresi sono a rischio e molto pesanti nell’andamento della via sociale e civile dei cittadini calabresi. I lavoratori non vogliono tavoli, incontri, ammortizzatori sociali o altro visto che il lavoro non l’hanno perso per crisi, ma per l’incuria della politica. Chiedono alla Regione, essendo proprietaria delle sorgenti, la riapertura immediata».

Una riapertura chiesta anche dalla presidente provinciale delle Acli di Cosenza, Caterina De Rose, attraverso un suo comunicato: «Oltre alla situazione dannosa per le famiglie che hanno perso il lavoro, viene inferta una profonda ferita all’intero territorio, sia da un punto di vista sanitario che economico. Le Terme Luigiane sono uno dei parchi più importanti d’Europa, per le sue acque benefiche. Prima della pandemia registravano una notevole presenza di turisti- pazienti provenienti da tutta Italia e anche dall’estero.  La chiusura ha causato un impoverimento di tutta la zona. Una perdita immane per l’indotto di ristoratori  catene alberghiere».

«Voglio esortare – conclude il comunicato della presidente provinciale dell’Acli di Cosenza, Caterina De Rose – a nome delle Acli tutti gli attori coinvolti in questa vicenda a rivalutare e rivedere la situazione per salvare un posto che rappresenta molto per la nostra Regione. Come anche a non tradire l’articolo 32 della nostra Costituzione che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”».

Non è più tempo di mediazione, ma di immediati interventi di ripristino della funzionalità degli stabilimenti termali dando le dovute disposizioni per il ripristino della condotta delle acque termali all’induttore di canalizzazione delle acque di proprietà della Sateca. (rcs)