IN CALABRIA TIMIDI SEGNALI DI RIPRESA
MA SERVE FARE DI PIÙ PER L’AGRICOLTURA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Sono solo timidi segnali, ma la Calabria, lentamente, si sta riprendendo. È quanto ha rilevato la Svimez nel rapporto Le regioni italiane nel 2023, evidenziando come la crescita del Pil della Calabria sia abbastanza sostenuta e omogenea (+1,2%) grazie soprattutto all’incremento di valore aggiunto delle costruzioni (+7,4%) ha sostenuto la crescita regionale insieme al terziario (+1,7%), nonostante il netto calo del settore industriale (-4,8%).

Importante, poi, i numeri per quanto riguarda le presenze turistiche: +11,7% in totale, di cui 25,9 sono stranieri e 9,0 italiani. La presenza di stranieri, in particolare, sono tipicamente associati livelli di spesa significativamente più elevati. Male, invece, per il valore aggiunto in agricoltura, che ha registrato un -0,5%; e -4,8% per il settore terziario. Preoccupa, in particolare, il dato dell’agricoltura, considerando l’impegno della Regione e del suo assessore, Gianluca Gallo, ad aiutare le aziende agricole a crescere e ad ammodernarsi. Ma non solo: La Calabria è la seconda regione d’Italia per incidenza del numero di aziende agricole guidate da giovani. Questo fa capire «l’interesse dei giovani per l’agricoltura», ma evidentemente nella nostra regione bisogna fare di più.

Positivo, invece, il valore aggiunto per quanto riguarda le costruzioni e i servizi, che sono a +1,7%. Nel complesso, nell’intero periodo 2019-2023, i servizi nel Mezzogiorno hanno visto un incremento di valore aggiunto inferiore alla media nazionale (+3,6 contro il +4%). La Puglia è la regione meridionale che ha registrato nel periodo la crescita più sostenuta del terziario (+5,4%).

Il calo del valore aggiunto industriale meridionale del 2023 (-0,5%), si somma alle dinamiche poco soddisfacenti del biennio 2021-22, determinando un dato cumulato del -2,4% nel periodo 2019-2023. I fattori climatici avversi che hanno caratterizzato gran parte dell’anno hanno penalizzato l’agricoltura. Il valore aggiunto del comparto è diminuito in tutte le macroaree del Paese nel 2023, con l’eccezione del Nord-Ovest (+6,4% dopo la forte flessione del 2022): -6,1% al Centro, -5,1% nel Nord-Est, -3,2% nel Mezzogiorno.

Nel 2023, i consumi delle famiglie, la componente quantitativamente più importante della domanda, sono aumentati del +1,1% nel Mezzogiorno, appena due decimi di punto percentuale in meno che nel resto del Paese (+1,3%). In generale, la spesa delle famiglie presenta un’elevata variabilità territoriale, al Sud in particolare, dove più elevata è la dipendenza della congiuntura dalla domanda interna. Specularmente, nelle regioni meridionali gli andamenti della domanda estera incidono meno sulla dinamica del Pil. In Calabria la spesa per consumi finali delle famiglie è +0,6%, gli investimenti fissi lordi sono stati +8,7% e, infine, positivo anche il dato delle esportazioni di merci al netto di prodotti energetici, che è +22,5% rispetto al 2022 e +102% rispetto al 2019.

Gli investimenti sono stati la componente più vivace della domanda interna nel 2023, crescendo del 5,5% nel Mezzogiorno e un punto percentuale in meno nel Centro-Nord. Ancora più favorevole al Mezzogiorno si è mostrata la dinamica degli investimenti nell’intero periodo 2019-2023: +29,6%, contro il +25,2% delle regioni centro-settentrionali. Soprattutto, è stata più sostenuta al Sud la crescita degli investimenti in costruzioni, una variabile rivelatasi cruciale nel determinare l’andamento favorevole della congiuntura post-Covid. Ciò soprattutto nel biennio 2021-22, per effetto del superbonus, che ha mostrato una notevole capacità di attivare produzione e valore aggiunto nel resto del sistema economico.

Nel 2023, gli investimenti in costruzioni complessivi, pubblici e privati, sono aumentati in termini reali del 4,0% nel Mezzogiorno e del 2,8% nel Centro-Nord. Guardando all’intero periodo 2019-2023, la crescita è stata del +40,7% nel Mezzogiorno, oltre 5 punti in più della media del Centro-Nord.

Ma come sta andando il 2024? Per la Svimez «l’economia italiana sta registrando andamenti che sono sostanzialmente in continuità con le tendenze dei trimestri precedenti, sia in termini di entità della crescita che dal punto di vista delle caratteristiche del ciclo, sia riguardo all’evoluzione delle componenti della domanda che alle performance dei settori produttivi. Nel primo trimestre, la crescita del Pil è stata dello 0,3% rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno; in termini tendenziali è stata invece pari allo 0,7%».

«Negli ultimi mesi – si legge – è proseguita la fase di ripresa del clima di fiducia dei consumatori. In particolare, risultano in ripresa le attese sulla situazione economica delle famiglie, in fase di stabilizzazione le aspettative sui prezzi e resta solida la percezione del mercato del lavoro, anche sulla base degli andamenti positivi dell’occupazione registrati nei primi mesi dell’anno», anche se «i dati sul clima di fiducia nel Mezzogiorno sono sembrati disallineati «negli ultimi trimestri da quelli delle altre macroaree: a fronte di una dinamica dell’occupazione che è rimasta vivace anche al Sud».

Segnali misti per l’inizio del 2024 provengono, invece, dalle indagini qualitative riguardanti il clima di fiducia delle imprese. Rispetto a quanto osservato nel corso del 2023, la f iducia delle imprese industriali risulta in leggero miglioramento, insieme alle attese sugli ordini e sulla produzione. Per il momento si tratta di miglioramenti modesti, che segnalano più che altro una fase di stabilizzazione della produzione. Anche i dati sulle esportazioni hanno evidenziato una relativa stabilità dei livelli recenti, con un andamento leggermente più positivo nelle regioni del Mezzogiorno. I dati di inizio anno confermano inoltre la crescita della domanda di lavoro, anche nei settori industriali, e parallelamente le inchieste congiunturali mostrano che le attese sull’occupazione non si sono deteriorate. La fase ciclica sfavorevole non sembra avere modificato i piani dell’industria italiana, i cui fabbisogni professionali sono anche legati all’esigenza di un rafforzamento del capitale umano che va al di là delle necessità di breve, legate alle oscillazioni dell’attività economica.

Per quanto riguarda il settore delle costruzioni, invece, «le indagini congiunturali presso le imprese mostrano una confidence in peggioramento nei primi mesi dell’anno. Tuttavia, i dati sull’occupazione sino al primo trimestre hanno confermato un andamento ancora crescente», mentre per i servizi è stato rilevato che la confidence «del comparto si mantiene a inizio anno ancora su livelli positivi».

La Svimez, poi, ha rilevato come nel 2023, si conferma l’andamento positivo dell’occupazione del biennio post-Covid su scala nazionale, con una crescita del +2,1% e di come «l’aumento dell’occupazione è risultato più accentuato, per il terzo anno consecutivo, nel Mezzogiorno (+3,1%), seguito da Nord-Est (+2,0%), Nord-Ovest (+1,6%) e Centro (+1,5%).

In Calabria, si registrano -15,5% di occupati in agricoltura, -2,0% per gli occupati nell’industria in senso stretto, -1,6% nelle costruzioni, mentre nei servizi il dato è positivo: +5,8%. Nel complesso, tuttavia, la percentuale di occupati per settore è +1,9%.

è risultato più accentuato, per il terzo anno consecutivo, nel Mezzogiorno (+3,1%), seguito da Nord-Est (+2,0%), Nord-Ovest (+1,6%) e Centro (+1,5%). ). L’aumento del tempo pieno è più marcato nel Mezzogiorno (+189mila), seguito da Nord-Ovest (+113mila), Centro (+83mila) e Nord-Est (+61mila). La crescita del part-time è interamente ascrivibile alla componente volontaria, per una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro: gli occupati con part-time involontario sono invece in calo in tutte le macroaree (-23mila nel Mezzogiorno).

In Calabria i dipendenti con tempo determinato sono -3,4%, mentre è positivo per quelli a tempo indeterminato: +3,8%. Di questi, +3,2% è a tempo pieno,  mentre scende il part-time: -4,1%. Importante flessione per il part-time involontario: è -4,5%. Facendo una suddivisione per genere, in Calabria è cresciuta solo l’occupazione maschile +2,0% gli uomini e solo +1,8% le donne.

Si può dire, dunque, che l’aumento dell’occupazione del 2023è stato omogeneo dei tempi di vita e di lavoro: gli occupati con part-time involontario sono invece in calo in tutte le macroaree (-23mila nel Mezzogiorno). A livello regionale, al Nord, la componente femminile prevale in Liguria, Lombardia, Trentino e Veneto, mentre nelle regioni del Centro, meno le Marche, prevale la crescita dell’occupazione maschile. Nel Mezzogiorno, solo in Campania e in Calabria cresce maggiormente l’occupazione maschile (+1,7% le donne, +3,1% gli uomini in Campania).

La scomposizione del recupero occupazione nel post-Covid per carattere dell’occupazione evidenzia lo sbilanciamento favorevole al tempo indeterminato. I dipendenti permanenti crescono decisamente rispetto ai livelli del 2019, con aumenti di 173mila unità nel Nord-Est (pari al +5,1%), 212mila nel Nord-Ovest (+4,5%), 140mila al Centro (+4,4%), 218mila nel Mezzogiorno (+6,1%). A livello territoriale, i dipendenti a termine si riducono in tutte le regioni del Nord, ad eccezione della Liguria (+7,9%), mentre crescono dovunque al Centro e nel Mezzogiorno, meno che in Calabria (-5,8%) e, soprattutto, Sardegna (-19,7%). Il tempo indeterminato cresce in tutte le regioni, ad eccezione del Molise (-1,4%), con particolare rilievo in Puglia (+9%), Umbria (+7,7%) e Liguria (+8,9%).

Il triennio post pandemia si è dunque caratterizzato per una significativa ripresa dell’occupazione, che si è accompagnata con la positiva evoluzione di alcuni aspetti qualitativi, quali gli incrementi che hanno interessato le fasce di lavoratori con contratto a tempo indeterminato e a tempo pieno. Il triennio post pandemia si è dunque caratterizzato per una significativa ripresa dell’occupazione, che si è accompagnata con la positiva evoluzione di alcuni aspetti qualitativi, quali gli incrementi che hanno interessato le fasce di lavoratori con contratto a tempo indeterminato e a tempo pieno. Tuttavia, accanto agli indicatori tradizionali, va segnalato quello di due misure “allargate” di mancata partecipazione al mercato del lavoro: il tasso di mancata partecipazione e lo slack Svimez, entrambi in calo soprattutto nel Mezzogiorno, dove d’altra parte partivano, e restano, su valori strutturalmente più elevati rispetto al resto del Paese e della media europea.

Il tasso di mancata partecipazione è una misura di sottoutilizzo del lavoro che prende in considerazione, oltre ai disoccupati, anche gli “scoraggiati” (persone disposte a lavorare che non svolgono attività di ricerca attiva) e i “sottoccupati” (gli occupati che sarebbero risposti a lavorare più ore). Tra il 2019 e il 2023, il tasso di mancata partecipazione si è ridotto dal 34,1 al 28% nel Mezzogiorno. Così la distanza dall’analogo indicatore nazionale si è ridotta da 16 a 14 punti percentuali. Il labour slack della SVIMEZ è calcolato, per dar conto delle peculiarità del mercato del lavoro italiano, aggiungendo agli “scoraggiati” e ai “sottoccupati”, il 50% dei lavoratori in part-time involontario. Questo indice, che può essere definito un tasso del “non lavoro”, tra il 2019 e il 2023 è calato nel Mezzogiorno dal 39,3 al 33%. Al di là di questa favorevole tendenza, però, il “non lavoro” nel Mezzogiorno resta su valori più che doppi che nel resto del Paese: nel 2023 lo slack è pari al 12% nella media del Centro-Nord. Le tre regioni meridionali con i tassi di “non lavoro” più elevati sono Sicilia (38%), Campania e Calabria (entrambe 36,8%). (rrm)

La Regione investe altri 5 mln per meccanizzazione delle aziende agricole

Sono altri 5 milioni di euro la somma che la Regione Calabria ha investito a favore del potenziamento tecnologico delle aziende agricole calabresi.

La Regione, infatti, ha disposto lo scorrimento della graduatoria definitiva delle domande del bando – relativo all’annualità 2020 – per la concessione di sostegni inerenti all’acquisto di nuovi macchinari, attrezzature e impianti, già finanziato con oltre 19 milioni di euro nell’ambito del Psr Calabria 2014-2020.

In una prima fase, con i fondi a disposizione, erano state ammesse a finanziamento 376 delle 511 pratiche positivamente valutate dal Dipartimento Agricoltura. Adesso si garantirà la copertura anche delle istanze sin qui rimaste priva di copertura, grazie ad un ulteriore stanziamento di circa 5 milioni, rinvenienti da economie, revoche, rinunce e rimodulazioni del piano finanziario del Psr.

«Recuperando risorse che rischiavano di andare altrimenti perdute – ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo – la Regione potrà garantire il potenziamento delle dotazioni tecnologiche delle aziende agroalimentari calabresi, e quindi l’acquisto di macchinari ed attrezzature di vario genere che possano aumentare la competitività delle stesse, promuovendo l’innovazione tecnologica nel nostro settore primario., con positive ricadute in termini di efficienza e competitività».

Nello specifico, l’intervento favorirà i processi di ammodernamento delle aziende agricole, con riferimento al rinnovo del parco macchine. In particolare, l’innovazione tecnologica nel campo della meccanizzazione agricola consentirà di ridurre i costi di produzione, attraverso l’impiego di macchine a basso impatto ambientale, al fine di migliorare le prestazioni economiche delle aziende beneficiarie e favorire la sostenibilità globale dei processi produttivi attraverso investimenti per la razionalizzazione e l’efficientamento in chiave strutturale, tecnologica e logistica. (rcz)

Siccità, Iacucci e Bevacqua chiedono chiarimenti a Giovinazzo e Regione

I consiglieri regionali del Pd, Franco Iacucci e Mimmo Bevacqua, hanno chiesto chiarimenti al commissario del Consorzio di Bonifica, Giacomo Giovinazzo e alla Regione chiarimenti in merito all’agricoltura a rischio a causa della siccità.

«L’agricoltura è un asset economico strategico per la Calabria. Purtroppo, a causa dei cambiamenti climatici che continuano a non essere fronteggiati in maniera decisa, l’acqua inizia ad avere una drastica riduzione che preoccupa gli agricoltori e già produce danni», hanno ricordato i dem, sottolineando come «rappresenta  l’ovvietà la dichiarazione del commissario del Consorzio di bonifica della Calabria, Giacomo Giovinazzo, che invita ad un uso consapevole della risorsa idrica, perché riteniamo che sostenere l’agricoltura calabrese sia fondamentale per lo sviluppo socio economico . Ci chiediamo, al contempo, quali provvedimenti abbia messo in campo fin qui la giunta regionale che, anche nel settore idrico e con la riforma dei Consorzi, ha annunciato una rivoluzione rimasta evidentemente sulla carta».

«Invitiamo, pertanto, la Regione Calabria – hanno detto ancora Bevacqua e Iacucci – a prendere i dovuti provvedimenti in tempo, così da fare fronte alle criticità che si temono per i mesi di luglio e agosto e, evidenziando che non basta soltanto denunciare le problematiche, così come ha fatto Giovinazzo, ma servono soluzioni. Anzi sarebbero già servite. Altrimenti non riusciamo a capire quale sia stato il risultato della riforma dei Consorzi e lo stesso ruolo del Commissario. Richiamiamo quindi ciascuno alle rispettive responsabilità, chiedendo di fare chiarezza sia sull’entità dell’allarme lanciato che gli interventi che il Consorzio andrà ad adottare per fronteggiarlo».

«Ricordiamo, inoltre – hanno concluso – che il Ministero dell’Ambiente, con il piano idrico a contrasto della siccità, ha destinato alla nostra Calabria 32 milioni frutto del lavoro fatto dagli ex consorzi di bonifica di euro per migliorare la sicurezza e la gestione efficiente delle risorse idriche. A tal fine chiediamo che il commissario fornisca nel dettaglio i tempi di realizzazione e che si impegni a rispettarli attraverso anche il controllo della commissione consiliare di vigilanza, poiché il sostegno agli agricoltori locali deve essere reale e concreto e non soltanto il solito slogan di circostanza».

Calabria prima regione a investire risorse del Pnrr per ammodernare i frantoi

La Calabria è la prima regione d’Italia ad aver utilizzato le risorse del Pnrr per ammodernare i frantoi. È stata pubblicata, infatti, la graduatoria definitiva del bando (pubblicato a fine 2023) finalizzato a sostenere la filiera olivicola, che per vocazione identitaria e valenza economica ed ambientale è da sempre essenziale per la crescita della regione: l’olivicoltura calabrese, caratterizzata dalla presenza di più di 100 differenti varietà coltivate su oltre il 24% della superficie agricola complessivamente utilizzata, costituisce un tesoro di biodiversità, arricchito da Dop e una Igp, con 70.000 ettari di coltivazioni bio ed una produzione che fa della Calabria la seconda regione più produttiva del Paese, grazie ai circa 700 frantoi operanti sul territorio.

«Nella nostra terra – ha sottolineato l’assessore regionale all’agricoltura, Gianluca Gallo – l’olivicoltura rappresenta un pezzo di storia, ma anche un motore di sviluppo economico, ambientale e culturale da sostenere ed anzi potenziare, per favorire qualità e competitività attraverso misure che consentano la salvaguardia e l’espansione del settore».

Da qui la scelta di utilizzare anche le risorse messe a disposizione dal Pnrr, pari a 16.567.725,31 euro, per accrescere la sostenibilità del processo produttivo con l’introduzione di macchinari e tecnologie capaci di migliorare le performance ambientali dell’attività di estrazione dell’olio extravergine di oliva, oltre che di ridurre la generazione di rifiuti e favorirne il riutilizzo a fini energetici. Da segnalare anche l’obbligo di seguire percorsi di formazione in tema di produzione e degustazione degli oli Evo.

A seguito della definizione delle graduatorie, rende noto il Dipartimento Agricoltura, ha già avuto inizio – pure in questo caso, in netto anticipo rispetto alle altre regioni – la procedura di notifica ai beneficiari, relativamente ai progetti ammessi e finanziati. Per garantire il finanziamento anche delle istanze giudicate meritevoli ma prive – al momento – di copertura, la Regione si è attivata per intercettare risorse aggiuntive.

«Abbiamo già formalmente richiesto altri 5 milioni – ha concluso Gallo – ottenendone subito 1. Per gli altri 4, che consentirebbero la concretizzazione di tutti i progetti positivamente valutati, vi sono concrete possibilità di riuscire a riceverli, per come emerso dalle interlocuzioni ufficiali. Siamo fiduciosi e continueremo a lavorare per la tutela e la crescita dell’olivicoltura calabrese». (rcz)

Sapia (Fai Cisl): Serve maggiore confronto regionale per lavoro agricolo di qualità

«Serve maggior confronto regionale, fare rete e lavorare in sinergia per coltivare, attraverso la contrattazione e la partecipazione, il lavoro agricolo di qualità». È quanto ha dichiarato Michele Sapia, segretario generale di Fai Cisl Calabria, nel corso dell’incontro sul tema Momenti informativi/formativi – Salute e sicurezza, promosso dalla Fai Cisl di Reggio Calabria, dallo Ial Calabria e dal comune di Taurianova.

Per Sapia, infatti, «sono ancora troppi gli incidenti, gli infortuni e le tragedie che si verificano nel settore agricolo calabrese. Il rispetto delle norme, promozione della legalità, informazione tra i lavoratori e nelle aziende sono fondamentali per contrastare efficacemente sfruttamento e lavoro nero in agricoltura».

L’iniziativa ha visto i saluti del sindaco Roy Biasi, del consigliere regionale Giuseppe Mattiani, del segretario Generale della Cisl di Reggio Calabria Romolo Piscioneri, del Segretario Generale della Fai Cisl Calabria Michele Sapia, la relazione di Antonino Zema, segretario Generale della Fai Cisl di Reggio Calabria, gli interventi dell’Assessore comunale all’Immigrazione Maria Fedele, e del Presidente Ial Calabria Carlo Barletta.

Le conclusioni sono invece state affidate al Segretario nazionale Fai Cisl, Mohamed Saady.

«Nel territorio reggino – ha evidenziato Zema – l’agricoltura rappresenta un settore strategico, ma occorre sostenere prevenzione, sicurezza, formazione e integrazione della manodopera straniera e immigrata. Serve il comune impegno di tutti gli attori istituzionali, politici e sociale per promuovere nel nostro territorio una vera e propria cultura della sicurezza, comprendendo che questa  rappresenta non un costo ma un investimento».

«Continuiamo a contare, con dolore, gli infortuni invalidanti e le morti sui luoghi di lavoro, una sconfitta per tutti – ha dichiarato  Piscioneri –. Alzare la voce non basta, servono idee e proposte per fermare la scia di sangue, per come fatto dalla nostra Cisl a tutti i livelli, è necessario rimettere la persona al centro di ogni processo».

«La Cisl e la Fai Cisl – ha ricordato Mohamed Saady – sono da sempre impegnate nel sostegno alla salute e sicurezza sul lavoro. Per il sindacato è fondamentale promuovere l’innovazione e la cultura della sicurezza quali leve per l’innalzamento dei livelli di prevenzione. La sicurezza sul lavoro non è solo tutela della salute, ma anche cultura della formazione e dell’organizzazione aziendale, pianificazione di strategie e interventi per garantire ambienti di lavoro sani e sicuri, questa è la ragione della mobilitazione della Cisl e della Fai».

«Continuano gli incontri in tutto il territorio nazionale – ha proseguito – della campagna “Fai più sicurezza” al fine di coinvolgere e sensibilizzare lavoratori, imprese e istituzioni. Particolare attenzione deve essere posta al contrasto al caporalato, una battaglia di civiltà che deve coinvolgere tutta la società civile e per cui la Fai Cisl ha lanciato la petizione “Mai più ghetti”. I lavoratori agricoli immigrati contribuiscono ogni giorno, a far andare avanti la filiera agroalimentare, ad accrescere la ricchezza del nostro Paese, per come emerso dai dati e analisi contenuti nel volume “Made in Immigritaly. Terre, colture, culture”, commissionato dalla Fai Cisl».

Durante l’incontro, con il contributo di Ebat Reggio Calabria che sostiene la formazione e la sicurezza sul lavoro nel mondo agricolo sono stati inoltre distribuiti i manuali multilingue, in italiano, inglese, francese ed arabo, una guida pratica sulla sicurezza nel settore agricolo. (rrc)

 

LO SVILUPPO SOSTENIBILE IN CALABRIA
PASSA DALL’AGRICOLTURA E DAL TURISMO

di DOMENICO MAZZA – Anche quest’anno è stata celebrata la consegna dell’ambito riconoscimento della Bandiera Blu. La Calabria, condivisa la terza posizione insieme alla Campania, sale sul podio delle Regioni insignite del prestigioso riconoscimento. Nello specifico, l’Arco Jonico sibarita e crotoniate, in soli 200km di costa, conferma l’attivazione di ben 7 vessilli.

Un suffragio che palesa la qualità di buona parte delle spiagge del nord-est calabrese. Si pensi, un terzo delle Bandiere Blu assegnate alla Calabria (20 in totale) é localizzato in un quarto degli 800km di costa regionale. Un dato importante e da non sottovalutare. Vieppiù, la particolare condizione, si inquadra in un contesto territoriale che già oggi materializza la più grande offerta turistico-ricettiva della Regione e fra le più cospicue del Mezzogiorno d’Italia. Quanto detto amplifica le prospettive di crescita e le aspettative attese dall’area in questione sotto una nuova luce, aprendo ad una serie di opportunità.

Non è la prima volta che intervengo sull’argomento. Già negli anni precedenti ho avuto modo di esprimere la mia soddisfazione per i risultati annualmente conseguiti dalle Comunità calabresi. Lo scorso anno l’ingresso di Isola Capo Rizzuto e il reintegro di Rocca Imperiale fra le Località celebrate. Adesso, la conferma dei sette Comuni già promossi l’anno passato: Rocca Imperiale, Roseto, Trebisacce, Villapiana, Cirò Marina, Melissa e Isola Capo Rizzuto. Un risultato significativo che comprova il lavoro fatto dalle locali Amministrazioni comunali e che certifica l’indiscussa qualità territoriale dell’esterno levante calabrese.

Purtuttavia, manca ancora una visione d’insieme, più ampia e articolata. Latita una prospettiva, coerente e funzionale, che certifichi questo lembo di Calabria come uno dei principali poli attrattivi a livello turistico e implementi detto settore su standard elevati. Al contrario, continuiamo ad avviare sterili battaglie di campanile sul perché del riconoscimento ad una Comunità piuttosto che ad un’altra. Inoltre, disconosciamo che le spiagge celebrate rappresentano quasi il 50% del totale di costa compresa tra Capo Rizzuto e il confine lucano.

Senza l’adeguata consapevolezza, poi, ad una innata inclinazione turistica a cui l’ambito risulta naturalmente vocato, contrapponiamo scriteriate scelte relative a nuovi impianti di termovalorizzazione, rigassificazione e dissennate politiche di abbanco rifiuti e scorie industriali in area già all’uopo altamente sfruttate.

Dovremmo darci una regolata e capire verso quale direzione abbiamo intenzione di spingerci. Sarebbe opportuno comprendere che turismo e sfruttamento invasivo ed intensivo del territorio, raramente vanno a braccetto.

È giunto il momento per consapevolizzare che il rispetto dell’ambiente è alla base di un ecosistema sano. Con quanto su riportato non voglio asserire una mia contrarietà al settore industriale o più precisamente all’industria green. Piuttosto — ritengo — sarebbe opportuno comprendere che un ambito non può essere sottoposto a scelte politiche satrape e non rispettose delle sue attitudini vocazionali.

Tre sono i fondamenti che consentirebbero al nostro territorio di viaggiare spedito verso lo sviluppo sostenibile: agricoltura, turismo e rigenerazione industriale.

Il primo non potrà mai essere ritenuto settore realmente trainante se si persevererà in una gestione familistica e concentrata nelle mani di succinte oligarghie. Bisogna guardare al modello emiliano, dove le cooperative e la nascita dell’industria trasformativa collegata al settore primario hanno reso la richiamata Regione una delle più efficienti d’Europa.

Il turismo non può essere un mero pennacchio da esibire per promuovere i risultati di una Comunita a scapito di un’altra. Il turismo è sistema! E’ necessario avviare, quindi, processi politici volti alla creazione di consorzi delle Comunità rivierasche che si affacciano sul golfo di Taranto. Quanto detto, per rassettare la grande offerta ricettiva, diportistica e naturalistica creando una destinazione che rappresenti un brand di rilancio per tutta la porzione d’affaccio territoriale sulla baia jonica.

Rigenerare i siti industriali non significa togliere polvere dal pavimento per nasconderla sotto un tappeto. Le bonifiche, alludo alla situazione delle aree industriali dismesse a Crotone, ma anche alla condizione relativa all’ex stabilimento produttivo Enel a Corigliano-Rossano, non possono essere fatte sul suolo calabrese. Esistono aree specifiche e dedicate nel territorio nazionale, che si prestano allo scopo. La politica deve pretendere il trasferimento, da parte dei Players nazionali, dei rifiuti pericolosi in aree esterne al contesto regionale. Inoltre, qualora le modifiche recentemente attuate al Paur (Provvedimento autorizzatorio unico regionale) mettessero in discussione la destinazione extraregionale delle scorie provenienti dal sito Sin Crotone-Cassano-Cerchiara, la Regione dovrà correggere il tiro ritornando sui propri passi.

Non possiamo trasformare un’area che avrebbe tutte le carte in regola per candidarsi a diventare “Destinazione turistica” a ricettacolo di nuove ed ulteriori discariche pericolose. Tantomeno, possiamo immaginare di creare una insensata commistione tra i richiamati settori: non collimerebbero e porterebbero il territorio jonico ad un’implosione sociale. (dm)

Gli allevatori emiliani in tour nelle aziende agricole zootecniche calabresi

Allevatori emiliani in tour nelle aziende agricole zootecniche calabresi. Gli associati Araer, accompagnati dal direttore Claudio Bovo, hanno visitato alcune aziende afferenti ad Ara Calabria. In particolare, Araer ha avuto modo di conoscere la Società agricola Campotenese di Morano Calabro e l’Azienda zootecnica Eredi Gentile di Cirò.

La prima è una realtà cooperativa dove si allevano circa 600 bovine di razza Frisona di cui 260 in lattazione con una produzione media giornaliera di quasi 99 quintali di latte, tutto trasformato nel caseificio aziendale in formaggi tipici come mozzarelle, caciocavallo e ricotta che vengono consegnati ogni giorno in 400 punti vendita della provincia di Cosenza ma anche venduti nello spaccio aziendale. La cooperativa è stata fondata negli anni Settanta e oggi conta una ventina di soci storici, dando lavoro a 40 dipendenti, dispone di 140 ettari di terreno, in parte di proprietà in parte in affitto, dove si coltivano foraggi destinati all’alimentazione del bestiame.

Azienda che si conferma anche per quest’anno prima in Calabria nella classifica pft (indice di selezione della razza Frisona italiana), certifcato da Anafibj (Associazione Nazionale Allevatori della Razza Frisona, Bruna e Jersey Italiana) e, secondo i dati elaborati da Aia (Associazione Italiana Allevatori), tra i primi allevamenti in Italia di frisona per kg di proteine prodotte nel corso dell’anno 2023. A far gli onori di casa il presidente Domenico Maradei e il direttore, oltre che veterinario aziendale, Santo Sola.

Per la seconda azienda, su una proprietà di circa 400 ettari che si estende da Umbriatico a Cirò, vengono allevate circa 100 bovine di razza podolica. Si producono su una parte delle fattrici incroci da carne da destinare all’ingrasso. Mentre sulle migliori vacche si effettua riproduzione in purezza esclusivamente con tori podolici acquistati al centro genetico linea maschile di Laurenzana.

Il lavoro di selezione, iniziato quasi un secolo fa, ha portato i capi podolici dell’azienda Gentile sui gradini più alti dei podi di numerose mostre, nei centri genetici di linea maschile e femminile. Moltissime le manze vendute per riproduzione in tutto il sud Italia e i tori abilitati alla monta nelle aziende podoliche. Ad accogliere i numerosi allevatori emiliano-romagnoli sono stati i proprietari, Salvatore e Antonio Gentile, rispettivamente padre e figlio.

Il tour si è concluso in modo gustoso all’agriturismo Silipetto, assaggiando i prodotti tipici calabresi e la carne podolica, entrambi molto apprezzati.

«È doveroso fare i complimenti alle imprese che abbiamo visitato – ha affermato il direttore Bovo – dove abbiamo appurato passione, ricerca e innovazione, con una grande attenzione verso una zootecnia sostenibile. Abbiamo ricevuto un’accoglienza straordinaria che raramente si riscontra e che sancisce un forte legame tra due realtà, quello emiliano-romagnolo e quello calabro, molto diversi tra loro ma accomunate dalla medesima dedizione per una giusta e proficua valorizzazione delle rispettive zootecnie locali».

Gli esponenti Araer sono stati accompagnati dal presidente e direttore di Ara Calabria, rispettivamente, Michele Colucci e Filomena Citraro, che hanno commentato: «E’ stato un onore ospitare questo gruppo di allevatori perché hanno portato nei nostri territori la loro esperienza e favorito un confronto per noi fondamentale, pur nel rispetto delle diversità che ci caratterizzano. Un plauso alle nostre aziende che ci hanno reso fieri ed orgogliosi del lavoro, dell’impegno e dei sacrifici quotidiani». (rcz)

L’europarlamentare Nesci: Semplificazioni su alcune disposizioni Pac un messaggio importante

L’europarlamentare Denis Nesci ha evidenziato come «l’approvazione del provvedimento che riguarda le semplificazioni su alcune disposizioni sulla Pac, è il risultato del lavoro del Ministro Lollobrigida in sede di Consiglio ‘Agrifish’, e rappresenta un messaggio importante per il comparto degli agricoltori, che attende risposte concrete dall’Europa».

«Si tratta di adeguamenti su dispositivi normativi proposti dalla Commissione – ha sottolineato l’esponente di Fratelli d’Italia – che riguardano gli agricoltori, che comportano la riduzione degli oneri amministrativi, la flessibilità per gli Stati Membri di adeguare l’attuazione dei piani strategici per quanto concerne i requisiti di condizionalità e i regimi volontari che incentivano le pratiche verdi, nonché la rassicurazione dei beneficiari per quanto riguarda la stabilità della politica durante il ciclo di vita dei piani strategici».

«Gli adeguamenti relativi alla condizionalità – ha spiegato – offriranno agli Stati membri maggiore flessibilità nella definizione delle norme sulle buone condizioni agronomiche e ambientali, che interessano la superficie agricola dell’azienda, (comprese le terre messe a riposo e quelle impiegate per attività che non comportano l’ottenimento di un pagamento diretto), semplificando così l’onere per gli agricoltori, prevedendo tra l’altro un maggior numero di opzioni per soddisfare i requisiti o consentendo esenzioni o deroghe specifiche e mirate, in particolare in caso di condizioni meteorologiche avverse».

«L’onere amministrativo – ha spiegato ancora – a carico dei piccoli agricoltori (fino a 10 ettari di superfici agricole, ossia il 65 % degli agricoltori) sarà alleggerito mediante l’esenzione dalle visite di controllo per verificare il rispetto dei requisiti di condizionalità. Nel contempo, il fatto che gli agricoltori più piccoli saranno esentati dalle sanzioni semplificherà anche il lavoro amministrativo degli Stati membri, in quanto le autorità nazionali non dovranno calcolare le sanzioni che potrebbero rientrare nella soglia de minimis applicabile».

«Importanti provvedimenti dunque – ha concluso – che vanno nella direzione di alleggerire le difficoltà che investono un settore strategico, qual’è quello degli agricoltori». (rrm)

Pagamenti in agricoltura, Arcea liquida oltre 2.5 milioni di euro

Nuove risorse economiche per l’agricoltura calabrese con oltre 2 milioni e mezzo di euro. È il valore dell’ultimo, più recente decreto con cui l’Agenzia regionale calabrese per le erogazioni in agricoltura ha autorizzato il pagamento di una serie di aiuti e premi destinati alle aziende agricole calabresi, a seguito della ricezione degli elenchi di liquidazione da parte del Dipartimento agricoltura.

Lo rende noto l’assessorato regionale all’Agricoltura, guidato dall’assessore Gianluca Gallo.

Nello specifico, le misure interessate, per un importo pari a 2.684.274,33, sono le seguenti: agro-climatico-ambientali (euro 155.503,44), agricoltura biologica (euro 55.647,93), indennità a favore delle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici (euro 3.604,54), benessere degli animali (euro 56.813,86), cooperazione (euro 91.139,38), investimenti in immobilizzazioni materiali (euro 1.684.892,32), sviluppo delle aziende agricole e delle imprese (euro 513.000), investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste (euro 123.672,86).

E non è tutto: «Già nella prossima settimana – anticipa il neo commissario di Arcea, Giacomo Giovinazzo – è previsto il saldo dell’intervento Sta 30 relativo al “Benessere degli animali – annualità 2023”, per un importo di circa 3 milioni e 900 mila euro, mentre si sta contestualmente lavorando per consentire il pagamento dei contributi riguardanti agricoltura integrata e agricoltura biologica. Ulteriore provvedimento riguarderà, entro la fine del mese, il pagamento a titolo di Domanda Unica della somma di un altro milione. Altresì, è in fase di approvazione il bilancio di previsione 2024 e il pluriennale 2024-2026 dell’Agenzia». (rcz)

Coldiretti Calabria: Agricoltori custodiscono metà del paesaggio regionale

Il 47% del paesaggio regionale è custodito dagli agricoltori calabresi. È quanto ha rilevato Coldiretti Calabria, in occasione della Giornata del Paesaggio, sottolineando l’importanza di una figura come quella dell’agricoltore, che  garantisce una costante opera di manutenzione e tutela del territorio messa, però, sempre più a rischio dal fatto che nell’ultimo mezzo secolo è scomparsa una superficie agricola di 178.522 ettari: 11,7% della superficie complessiva della Calabria.

Con la Giornata del Paesaggio, che si è celebrata il 14 marzo, l’Associazione vuole sensibilizzare i cittadini sulle tematiche legate «alla tutela dello stesso, fortemente segnato dalle produzioni agricole, dalle dolci colline pettinate dai vigneti agli ulivi secolari, dai casali,  alla montagna, dai pascoli ai terrazzamenti. Una risorsa economica, ambientale e turistica– evidenzia Coldiretti – sulla quale pesano però gli effetti della cementificazione e dell’abbandono che hanno progressivamente indebolito la presenza degli agricoltori sul territorio».

«Agli effetti dell’erosione del suolo agricolo – ha rilevato ancora Coldiretti – si aggiungono le follie dell’Unione Europea come la direttiva sul Ripristino natura, una legge senza logica che – denuncia la Coldiretti – andrà a diminuire ulteriormente la produzione agroalimentare, mettendo in contrapposizione la natura e l’agricoltore, che in realtà è il vero custode di questo patrimonio ambientale».

Per Coldiretti, infatti «occorre accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo che giace da anni in Parlamento e che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio».

«Gli agricoltori  – ha ricordato l’Associazione – rappresentano, peraltro, anche un argine alla perdita di biodiversità, con varietà in pericolo anche per effetto dei moderni sistemi della distribuzione commerciale che privilegiano le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta».

«Lo dimostrano i Sigilli di Campagna Amica – ha concluso l’Associazione – una grande opera di valorizzazione della biodiversità contadina che ha consentito nuovi sbocchi commerciali creati dai mercati degli agricoltori e dalle fattorie di Campagna Amica attive in tutte la Regione, realtà che hanno offerto opportunità economiche agli allevatori e ai coltivatori». (rcz)