PNRR: PROGETTI DA MEZZO MILIARDO PER
RIFARE PORTI E STAZIONI DELLO STRETTO

dalla REDAZIONE ROMANA – Quali sono i progetti della Regione Calabria per utilizzare i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? Non si sa nemmeno se è già stato presentato qualcosa, al contrario, la Sicilia sta lavorando sodo e l’Authority dello Stretto, guidata da Mario Mega, ha già predisposto insieme con il Ministero della Mobilità e RFI (Reti Ferroviarie Italiane) una serie di progetti per 490 milioni di euro finalizzati a rifare le stazioni marittime di Messina, Villa San Giovanni e Reggio (i tre porti dell’Authority) e finanziare l’acquisto di nuovi treni. Non si parla di attraversamento stabile dello Stretto, ma di potenziare trasporti e mobilità, sfruttando i quattrini del PNRR.

Naturalmente c’è una evidente paternità politica in tutto ciò, targata CinqueStelle, che può contare sul sottosegretario Giancarlo Cancelleri (che al contrario dei suoi compagni di partito è invece favorevole al Ponte) e sui deputati Francesco D’Uva e Valentina Zafarana che in Sicilia stanno tenendo argine al crollo verticale di consenso che ha colpito il MoVimento. L’insieme dei progetti dell’Authority dello Stretto serve anche a ridare smalto a un’iniziativa politica che sembrava destinata al tramonto e, non a caso, i grillini ne stanno rivendicando il merito per fini elettorali. Una lezione di efficienza che, però, dall’altra parte dello Stretto nessuno minimamente ha pensato di prendere ad esempio.

Non si tratta solo di ridare vita alle stazioni marittime ormai veri cimeli di un tempo andato, ma addirittura di pianificare l’utilizzo in Sicilia dei Frecciarossa che possano collegare più rapidamente (anche se con velocità limitata rispetto alle potenzialità delle motrici) l’isola con Roma e Milano e altri centri del Nord, attraverso il tradizionale traghettamento delle Ferrovie dello Stato. Si parla dell’acquisto di ben 12 Frecciarossa che da Villa San Giovanni proseguirebbero, via traghetto, in Sicilia per arrivare a Siracusa e Palermo. Naturalmente i tempi di imbarco e sbarco andrebbero completamente rivisti  e dimezzati se si vorrà trarre qualche vantaggio dall’utilizzo di treni superveloci.

Secondo quanto ha dichiarato il sottosegretario alle Infrastrutture Cancelleri, «La configurazione con le doppie motrici, lo sgancio rapido in punta e il fatto che sono treni più piccoli permetterà di dimezzare i tempi di imbarco e sbarco: i treni entreranno direttamente nelle navi traghetto e, una volta sbarcati a Messina, prenderanno le due direzioni – Palermo e Siracusa – senza necessità di montare e smontare le carrozze: non è l’alta velocità, la rete ferroviaria resta quella che è, inSicilia, ma il fatto che siano treni nuovi consentirà comunque di raggiungere i 200 km orari».

Resta da capire come faranno a entrare sui traghetti i Frecciarossa (che abitualmente viaggiano in due sezioni da 4 vagoni ciascuna – con 200 posti per ogni sezione) se non segmentando le due sezioni, per occupare i due binari centrali, come avviene attualmente con gli intercity. Dove starebbe il dimezzamento dei tempi, visto che tutte le operazioni di imbarco e sbarco avverrebbero con il solito locomotore diesel che oggi fa, con grande dispendio di tempo, il suo onesto lavoro di aggancio e sgancio? Che l’annuncio abbia molto sapore elettorale risulta evidente, ciò non toglie, però, che almeno, in Sicilia, i progetti ci sono. Il risultato finale non sarà, probabilmente, quello tratteggiato dai grillini, ma l’insieme merita la giusta attenzione.

Si consideri, inoltre, che accanto ai 490 milioni del PNRR bisognerà prevedere anche l’afflusso di altri 60 milioni aggiuntivi destinati a investimenti pubblici per progettare un immenso deposito di GNL (gas naturale liquefatto) che servirà come carburante per le navi e il trasporto su gomma. Insomma c’è, quanto meno, un’idea di programmazione e di pianificazione che i governanti calabresi dovrebbero tentare di imitare, senza lasciarsi affogare dalla becera burocrazia di Germaneto che ha il triste merito di affossare tutto e far rispedire indietro (com’è successo fino ad oggi) i soldi dell’Europa per incapacità di pianificazione e utilizzo degli stessi.

Come saranno destinate le risorse già impegnate? RFI utilizzerà 60 milioni per l’acquisto di tre nuove navi passeggeri per l’attraversamento dello Stretto. Si tratterà di navi ad alimentazione GNL o elettrica. 20 milioni sono destinati, invece, per le navi che traghetteranno i treni. Per le flotte private sono, inoltre, disponibili 35 milioni per rinnovare i mezzi. Per quanto riguarda i traghetti per trasporto ferroviario è prevista l’implementazione della flotta con una nuova nave pronta entro il 2025 ad alimentazione ibrida. La stessa nuova nave Iginia, pronta già a gennaio di quest’anno, subirà interventi di ibridizzazione per un costo di 3 milioni di euro.

Il pacchetto dei progetti è molto articolato: andrà realizzato a Tremestieri, sulla sponda sicula, il terzo approdo, mentre è prevista l’intera rimodulazione delle stazioni marittime di Messina e Villa San Giovanni in modo da offrire un percorso più agevole ai passeggeri in arrivo e in partenza, collegato anche con i mezzi del traghettamento privato. Secondo il presidente dell’Authority dello Stretto Mario Mega la previsione di un deposito costiero di GNL risponde a una logica avveniristica: «Il Gnl è il futuro immediato delle navi merci e di quelle da crociera, che così avrebbero un impianto di rifornimento in sud Italia. Inizialmente sarà rifornito via nave, ma l’obiettivo è che arrivi all’autoalimentazione. Attraverso l’impianto di microliquefazione lo si potrà poi distribuire a terra, per il rifornimento dei mezzi. Sicilia e Sardegna sono le uniche regioni dove non esiste una rete di Gnl, il che non consente ai tir di completare la transizione ecologica. Così, invece, avremmo il primo punto per sviluppare le reti di distribuzione a terra».

I grillini sono ottimisti sui tempi di esecuzione, visto l’obbligo di rispettare la scadenza del 2026. «Abbiamo superato – ha detto il sottosegretario Cancelleri – anche il modello Genova, lavorando ad un pacchetto di norme che consente l’attuazione di questi progetti riconoscendo agli enti attuatori ampi poteri di deroga. Il Tar non potrà più sospendere la gara in presenza di ricorsi, ad esempio: i progetti andranno avanti così come da aggiudicazione e, qualora un’impresa si ritenesse lesa e dimostri di aver ragione, sarà ammessa al risarcimento ma l’opera andrà avanti così come appaltata». Se così sarà, ci saranno indubbiamente vantaggi evidenti anche per Reggio e Villa San Giovanni. Vedremo. (rrm)

L’assurda portualità dimezzata dello Stretto. Reggio e Villa sottratti alla Zes di Gioia Tauro

di SANTO STRATI – La parola è fascinosa e ha un che di importante, portualità, e serve a indicare la gestione dei porti affidati all’Autorità competente. Per lo Stretto ne è stata istituita una ad hoc (sede a Messina, con il controllo anche di Tremestieri e Milazzo) dal governo lega-stellato che ha ben pensato di sottrarre i porti di Reggio e Villa San Giovanni a Gioia Tauro per affidarli alla gestione messinese (grazie, grillini!). Il fatto è che Villa San Giovanni per i trasporti da e per la Sicilia e Reggio per la crocieristica sono due porti che rientrano nella Zona Economica Speciale di Gioia Tauro. Con una strabica lungimiranza il ministro Danilo Toninelli e Co. l’anno scorso hanno bellamente ignorato le complicazioni di tale scelta, sottraendo così alla Zes due porti strategici che, andrebbero “guidati” dall’Authority portuale di Gioia Tauro. Porto che – non bisogna dimenticare – è il più importante del Mediterraneo per la profondità dei fondali che possono ospitare porta-container di immense proporzioni. La Legge di riforma del riordino è passata in Parlamento e ora lo “scippo” dei due porti è prossimo a divenire un fatto concreto.

Entro venerdì, la Commissione Trasporti della Camera dovrà nominare il presidente dell’Authority dello Stretto e, ignorando il ricorso alla Corte Costituzionale presentato dalla Regione Calabria contro questa scelta a dir poco scellerata, andrà avanti  almeno per quanto riguarda l’individuazione del responsabile della nuova Authority. Dovrebbe essere Mario Mega il cui nome del futuro presidente c’è già l’ok della ministra Paola De Micheli, ma l’eventuale accoglienza del ricorso annullerebbe di fatto l’istituzione dell’Authority dello Stretto e la stessa nomina diventerebbe inutile. Per questo, la IX Commissione della Camera, al gran completo, in modo irrituale ha promosso delle audizioni non obbligatorie per cercare di capire meglio un altro dei tanti inghippi che, inesorabilmente, affliggono e mortificano la Calabria nella sua dignità e nella sua autonomia territoriale: stamattina ha ascoltato il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e il vicepresidente Francesco Russo, con delega  alla sviluppo della portualità.

Mario OliverioLa difesa di Oliverio delle motivazioni della Calabria, contro lo “scippo” di Villa e Reggio a Gioia Tauro che assegna i due porti all’Authority dello Stretto di Messina, è stata appassionata e molto convincente. Lo stesso ha fatto il vicepresidente Russo, contestando l’illogicità della scelta di sottrarre i due porti alla Zes di Gioia. La questione non è di poco conto: come farà la Regione a gestire la Zona economica speciale, entro cui ricadono i porti di Reggio e Villa, per le iniziative che vedranno coinvolte le due portualità di fatto gestite da un’altra regione? Non si tratta di discutere su priorità fondamentali per lo sviluppo del Paese, davanti alle quali sarebbe giusto arretrare e fermarsi, bensì di ristabilire un corretto rapporto Stato-Regione Calabria, dove le competenze di quest’ultima valgono, a quanto pare, meno di zero. Oliverio, con pacatezza, ma in modo deciso e risoluto ha presentato in Commissione Trasporti le ragioni che dovrebbero indurre a rivedere la scelta di accorpare Reggio e Villa a Messina, anche per rispetto dell’esito del ricorso alla Consulta presentato dalla Regione Calabria contro la legge istitutiva dell’Authority dello Stretto, che andrà in discussione il prossimo 28 gennaio.

È una problematica – ha detto Oliverio – «che, per quanto riguarda la nostra regione, assume particolare valore strategico. La Calabria è la regione dove ha sede l’importante porto di transhipment di Gioia Tauro. Nel corso degli anni che abbiamo alle spalle abbiamo lavorato per costruire intorno a questo porto o, meglio, assumendo il porto di Gioia Tauro per la sua importanza e per la sua valenza strategica, un sistema della portualità calabrese. Siamo riusciti a realizzare, non senza difficoltà, un traguardo importante. E questo perché, appunto, attraverso una governance di sistema, la portualità calabrese (parlo del porto di Gioia Tauro, quello di Vibo, quello di Schiavonea sul versante jonico, quello di Crotone, quello di Reggio Calabria e di Villa San Giovanni) ha avuto una collocazione precisa in un disegno indirizzato anche alla specializzazione delle attività delle infrastrutture portuali. Non solo. Siamo riusciti a realizzare un obiettivo importante, che è quello della Zes (Zona Economica Speciale), realizzata, come sapete, per la prima volta in un Paese dell’occidente europeo, ed abbiamo scelto proprio il sistema della portualità come perno per individuare le aree da sottendere a Zone Economiche Speciali in un disegno generale.Tutto questo lavoro che è stato costruito e che cominciava a dare i suoi frutti perché, per esempio, mentre il porto di Gioia Tauro è prevalentemente un porto di transhipment, il porto di Reggio Calabria è specializzato nella crocieristica e quello di Villa San Giovanni in attività commerciali e soprattutto come infrastruttura di collegamento da e per la Sicilia, rischia ora di essere azzerato. Il Disegno di Legge che ha modificato questo sistema ha determinato, infatti, un indebolimento e, soprattutto, un ritorno all’indietro perché, come sapete, lo scorso anno il Parlamento, su iniziativa del Governo, ha scomposto questa autorità di sistema. Chiaramente rispetto a questa decisione, prima ancora che il Parlamento decidesse, noi abbiamo assunto un’iniziativa per porre all’attenzione del Parlamento queste problematiche e per evidenziare che, appunto, ritornare indietro sarebbe stato un errore ma, soprattutto, sarebbe stato un errore sganciare dall’Autorità Portuale di Gioia Tauro due importanti infrastrutture portuali che sono prossime come quelle di Villa San Giovanni e di Reggio Calabria. Il porto di Gioia Tauro, inoltre, è nella rete TEN-T e, quindi, noi abbiamo adesso un’Autorità Portuale che ha sede fuori regione con due infrastrutture portuali prossime a Reggio Calabria che sono state scomposte e portate fuori regione».

Oliverio ha attaccato con inaspettata determinazione la scelta del Governo, avallata dal Parlamento: «Perché tutto questo? Per rispondere a quale logica e a quale disegno di interesse nazionale? Avrei capito questa decisione se ci fosse stato un interesse nazionale. Non c’è alcun interesse. C’è solo l’interesse a motivare la costituzione di una nuova Autorità Portuale. Questo si sarebbe potuto fare diversamente, senza scomporre un’Autorità di sistema per giustificare questa operazione. Vorrei evidenziare, infine, a questa autorevole Commissione, che la Regione è stata costretta a ricorrere alla Corte Costituzionale dove è pendente un nostro ricorso motivato nel merito, oltre che dal punto di vista della procedura attivata. Noi riteniamo sia necessario ripensare questa decisione. La poniamo al Parlamento come esigenza e come opportunità perché, attraverso l’Autorità di Sistema di Gioia Tauro avevamo, abbiamo messo in moto un processo virtuoso che, in seguito a tale decisione, ha subito un fortissimo rallentamento dal punto di vista della logistica, della razionalizzazione della utilizzazione delle risorse e anche delle opportunità».

Francesco Russo
Francesco Russo

Il presidente Oliverio ha rimarcato il palese dissenso della Regione: «Siamo fortemente contrari e, questo parere, lo abbiamo espresso formalmente comunicandolo alla Commissione. Lo avevamo fatto già prima, anche con altri atti, oltre a farlo anche oggi, depositando tutti gli atti che abbiamo prodotto in passato e copia del ricorso che abbiamo avanzato presso la Corte Costituzionale. Riteniamo, quindi, necessario rivedere una decisione che, tra l’altro, vede insieme la Regione, la Città Metropolitana di Reggio Calabria e il Comune di Villa San Giovanni. È assurdo che il Sistema portuale di una Regione venga scomposto provocando un danno al suo territorio con motivazioni che non hanno alcun fondamento e che sono evidentemente determinate da altri elementi che non hanno alcuna rispondenza con gli obiettivi di efficienza, razionalizzazione e di corrispondenza con gli interessi del Paese. Non ho altro da aggiungere anche perché questa decisione mi sembra così evidentemente sbagliata e grossolana (utilizzo questo termine volutamente forzato per meglio evidenziare il senso di questa operazione) da non richiedere ulteriori commenti».

Il vicepresidente Russo ha messo in evidenza che la legge istitutiva delle autorità portuali richiede la presenza di un porto “core” che sia al centro del sistema portuale all’interno di ogni Authority: Quella dello Stretto – ha detto – «è un’autorità di sistema che nasce senza porti “core”. Allora, ognuno si assuma la sua responsabilità: Parlamento, Commissione, Regione Sicilia. Ognuno può fare quello che vuole: noi abbiamo otto porti regionali e potremmo dire che domani mattina proponiamo che i porti regionali fanno autorità portuale. Ma stiamo andando contro quella che è la scienza, la tecnica internazionale che fa delle scelte precise con i porti “core”. L’Europa ha stabilito di investire nei porti “core” e c’è una logica precisa: se il Parlamento vuole declassare i porti di Messina e Reggio togliendoli da un’autorità portuale che è un porto “core”, il porto di Gioia Tauro significa fare un’autorità di serie B. Un declassamento dei porti di Reggio e Villa in un’autorità portuale senza porti “core” per la Calabria è inaccettabile»

Nico Stumpo
Nico Stumpo

Il deputato Nico Stumpo (Leu) ha fornito un sostanziale assist al presidente Oliverio. Con polemico riferimento alle scelte avvenute prima del 7 agosto (data di  insediamento del nuovo governo giallo-rosso) il deputato Stumpo, citando il ricorso alla Corte Costituzione, ha sottolineato che però «spetta alla politica fare altri tipi di verifiche e di valutazioni anche sul passato. Perché così come sono stati riorganizzati i porti in Italia non è stato un evento nato dal nulla. C’è stato qualcuno che ha preso degli atti e li trasformati poi in autorità, in gestione, in modalità di controllo e quant’altro. Io credo, ritengo che in questo momento il presidente Oliverio, che ringrazio per la sua esposizione, ha posto un tema che è quello del sistema complessivo, del sistema portuale di una regione che ha al suo interno un porto importante come quello di Gioia Tauro. Non si tratta soltanto di una richiesta formale, campanilistica, ma di una vicenda che sta dentro al sistema portuale del Paese. Per cui è giusto che le valutazioni che sono state espresse oggi siano oggetto di una valutazione complessiva di tutti noi e del Governo. Domani, quando sentiremo il ministro competente, ognuno di noi avrà il compito di avere un’idea di quello che dev’essere lo sviluppo del sistema portuale italiano».

La scelta della Commissione di convocare audizioni, non previste in casi come questo, lascia immaginare che esistono forti perplessità sulla decisione presa lo scorso anno a proposito dell’accorpamento di Reggio e Messina nell’authority messinese, ma i tempi non sono favorevoli: entro venerdì la Commissione deve votare, al di là della nomina del Presidente dell’Authority portuale, come previsto dalle procedure abituali imposte dalla legge. Il punto principale è che, a rigor di logica, il Governo dovrebbe cancellare la precedente decisione e rimettere le cose a posto, soprattutto nel rispetto delle regole che la zona economica speciale richiede per quel che riguarda competenze e autorizzazioni. La battaglia è appena iniziata. (s)