Giuseppe Furgiuele: Il vaccino è sicuro. Ora un’adeguata campagna istituzionale

Il presidente regionale della Società Italiana di Promozione della Salute e componente del Direttivo nazionale, Giuseppe Furgiuele, è intervenuto in merito alla campagna vaccinale, cercando di fugare i dubbi e le incertezze che tanto stanno minando la credibilità di un vaccino che in questo momento rappresenta un grande contributo per arginare l’epidemia.

«Come Società Scientifica Nazionale – ha dichiarato – abbiamo il dovere deontologico e morale di sensibilizzare i cittadini sui vantaggi della vaccinazione per favorire la più ampia e consapevole adesione visto che nella seconda fase della programmazione regionale verrà estesa alla popolazione generale. A nostro giudizio, manca una forte comunicazione istituzionale sull’argomento: questa precisazione credo sia doverosa visto che sui social ma anche in diverse  trasmissioni televisive di largo seguito, si ascoltano quotidianamente dichiarazioni fuorvianti sulla bontà del vaccino».

«Il tema è sicuramente complesso – ha aggiunto – e va affrontato attraverso la conoscenza basata su criteri scientifici senza abbandonarsi a luoghi comuni, dicerie o sentito dire, metodo utilizzato purtroppo dai negazionisti che alimentano costantemente la diffusione di una nutrita quantità di bufale. Da esperti della Prevenzione, proviamo a fare un po’ di debunking, cercando di fornire gli strumenti giusti  in grado di rendere i cittadini consapevoli: una delle principali incertezze che sta condizionando l’adesione, riguarda ad esempio la sicurezza del prodotto».

«Chiariamo, subito – ha proseguito Furgiuele – che il vaccino è stato autorizzato solo dopo un’attenta valutazione del profilo di sicurezza, in base agli studi effettuati nella fase di sperimentazione, durati sicuramente pochi mesi rispetto ai tempi abituali ma esclusivamente perché la ricerca ha visto la partecipazione di un numero assai elevato di persone e soprattutto grandi risorse economiche messe a disposizione in tempi rapidissimi. Il vaccino, inoltre, non introduce il virus vero e proprio come molti contestano, ma utilizza una componente genetica che porta nell’organismo di chi si vaccina l’informazione per produrre anticorpi specifici. Se, infatti, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare nuovamente in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerebbe il virus e sarebbe pronto a combatterlo».

«L’arrivo della variante inglese – ha detto ancora – rappresenta un altro dei concetti utilizzati per mettere in dubbio l’opportunità della vaccinazione: c’è da dire che i virus a Rna come Sars-CoV-2 sono soggetti a frequenti mutazioni, la maggioranza delle quali non altera significativamente l’assetto e le componenti del virus. Molte varianti di Sars-CoV-2 sono state segnalate negli ultimi mesi ma, finora, non hanno alterato il comportamento naturale del virus, compresa la variante inglese sulla quale sono in corso valutazioni ma  appare improbabile un effetto negativo sulla vaccinazione».

«In conclusione  bisogna ricordare che essere vaccinati – ha concluso – non conferisce un certificato di libertà: occorre continuare ad adottare le regole di comportamento preventivo imparate in questi mesi e destinate a rimanere ancora un elemento chiave anche nel futuro, almeno finché i dati sull’immunizzazione non saranno rilevanti. Infine,non può mancare un plauso a tutti gli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione della Calabria che nonostante le difficoltà con competenza e professionalità hanno lavorato nell’emergenza e in questo momento sono in prima linea  nella campagna vaccinale». (rrm)