L’OPINIONE / Bruno Tucci: Ponte, la continua lotta tra fazioni non produce nulla di buono

di BRUNO TUCCIChe si possano nutrire dubbi sulla costruzione del ponte sullo Stretto è lecito ed è bene denunciarli per il noto principio del pluralismo delle idee.

Ma un conto è affermare che l’opera sarà inutile per la Calabria (ed anche per la Sicilia), un altro è puntare il dito contro chi difende la propria idea sull’opera solo perché è un avversario politico. Chi parla dell’assurdità del ponte è Pasquale Tridico, ex presidente delI’Inps e ora deputato europeo in quota 5Stelle.

È un calabrese di Scala Coeli, un paesino di montagna in provincia di Cosenza. È determinato e sicuro di quanto dice e lo strale è scagliato contro Matteo Salvini il quale ritiene che il ponte vorrà dire ricchezza e occupazione non solo per le due regioni, ma per l’intero Mezzogiorno.

Come è pure giusto denunciare la pochezza delle infrastrutture, la povertà della Sanità, l’inutile attesa per la linea ferroviaria Napoli-Reggio. Tutto giusto e sacrosanto: mi si permetta di scrivere, però, che non tutti i problemi debbono poi finire in una bagarre politica, una guerra che vede l’un contro l’altro armati di modo che tutto finisca in un braccio di ferro che non porta a niente.

Sarebbe meglio e auspicabile che i favorevoli e i contrari al ponte si incontrassero, ne discutessero portando ognuno le proprie ragioni e decidere poi cosa è giusto fare e non fare.

Se la nostra Calabria è rimasta al palo in diversi settori è anche, e forse soprattutto, per questa continua lotta fra fazioni politiche che non produce nulla di buono. Si cambi registro, per favore, se si vuole davvero ridurre il gap che ci divide dal resto del Paese. (bt)

L’OPINIONE / Pasquale Tridico: «Il Ponte gigantesca illusione per la Calabria»

di PASQUALE TRIDICO – Il ponte sullo Stretto è una gigantesca illusione per la Calabria, la Sicilia e l’intero Mezzogiorno, di cui il ministro Matteo Salvini deve assumersi la responsabilità insieme all’intero governo di centrodestra, che non ha la coscienza né il coraggio di fermarlo.

Si tratta infatti di un’opera perfettamente inutile, imposta per la vanagloria politica di Salvini e per mantenere equilibri fragili all’interno del governo Meloni, che considera il Mezzogiorno un mero serbatoio di voti. La Commissione Bilancio della Camera ha da poco confermato che per l’infrastruttura saranno impiegati 1,6 miliardi di euro del Fondo per lo sviluppo e la coesione, che invece dovevano servire a ridurre i divari di Calabria e Sicilia dal resto dell’Italia. Nel merito, il centrodestra calabrese continua a piegare la testa come ha fatto a proposito dell’autonomia differenziata e della sottrazione di somme del Pnrr volte a potenziare la sanità ospedaliera e territoriale.

Salvini, osteggiato anche all’interno della Lega per la propria ostinazione sul Ponte, non ha visione sullo sviluppo del Sud. Nel silenzio generale, gli ricordiamo che in Calabria le richieste di credito d’imposta nell’ambito della Zes unica sono state evase integralmente per 240 milioni, per quasi la metà dell’importo provenienti da piccole imprese. Senza l’Alta velocità ferroviaria e con una viabilità a terra, tutte queste attività saranno ancora penalizzate a causa degli elevati costi di trasporto delle merci.

Se non bastasse, nell’ultimo Piano strategico di Ferrovie dello Stato non c’è traccia del ponte sullo Stretto. Peraltro, l’Alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria resta un miraggio, mentre per il completo ammodernamento della Statale 106 mancano ancora le risorse, come molti sindaci calabresi hanno lamentato di recente.

Inoltre, riguardo all’elettrificazione della ferrovia ionica, la Calabria aveva subito uno scippo di 2,5 miliardi di euro, come già denunciato dal nostro consigliere regionale Davide Tavernise. Oggi, però, i cittadini hanno un riferimento politico forte e attendibile nel Movimento Cinque Stelle.

Continuiamo a lavorare per un’alternativa progressista di governo regionale che soddisfi i bisogni veri e primari dei calabresi. (pt)

[Pasquale Tridico è europarlamentare del M5S]

L’OPINIONE / Massimo Mastruzzo: Il Governo “incentiva” la Giornata del migrante con il Fringe Benefit

di MASSIMO MASTRUZZOChiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o Banco ‘e Napule nun se ‘mpegna”. Questo antico detto è fra i più immediati e semplici da comprendere: mostra quanto siano vuote le promesse fatte con leggerezza o senza alcuna base. 

Ma esiste anche un altro modo, molto più recente, per far comprendere quanto possano essere vuote e false le promesse fatte sulla pelle delle persone, sui loro diritti, sul loro futuro:

ascoltare le ripetute iniziative a favore dei venti milioni di cittadini che vivono nel Mezzogiorno senza che questi né abbiano mai verificato i benefici, tutt’al più né hanno sperimentato le ripetute sottrazioni di diritti. 

L’ultima è quella relativa al fringe benefit, una iniziativa del Governo Meloni all’interno della Finanziaria.

Cos’è? Si tratta di uno dei temi centrali del Piano Casa, nato dal confronto del governo con Confindustria, studiato per favorire il trasferimento dei lavoratori, o per meglio dire un incentivo ad emigrare, a lasciare il Sud: questo Governo anziché incrementare le opportunità di occupazione nel Mezzogiorno, contribuisce incredibilmente con un bonus, fino 5000 euro, per convincere anche i più riluttanti a fare le valigie e andare al Nord. 

Considerato che ormai al Nord vi è quasi la piena occupazione, invece che prodigarsi, in funzione di quanto previsto dall’art 3 della costituzione, per attrarre  investimenti nelle aree meridionali, opzione alla quale evidentemente non crede nessuno, il governo ha pensato bene, di stracciare la carta costituzionale e incentivare i trasferimenti per andare incontro alle imprese del Nord.

La proposta, infatti, è stata fortemente voluta da Confindustria, e punta a incentivare la mobilità lavorativa e a facilitare il reperimento di manodopera, soprattutto per quelle aziende che non riescono a trovare personale nelle vicinanze. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha proposto questo strumento durante gli incontri con il Governo, portando avanti le istanze di numerose imprese. 

Quanto sopra serve banalmente a dimostrare che una autostrada o una ferrovia è più utile costruirla in un territorio che ne è carente, non è una logica che appartiene ai governi italiani, eppure lo sviluppo di nuove infrastrutture, ma anche rinnovati piani di manutenzione di quelle esistenti, sono divenuti pilastri fondamentali delle strategie di ripartenza e di rilancio delle economie di tutti i paesi.

Non per il Sud Italia a quanto pare, nonostante si tratti del territorio nazionale dove le infrastrutture sono talmente carenti da far pervenire richiami in tal senso dalla Ue, con precise indicazioni di massicci investimenti necessari a ridurre quella disomogeneità territoriale così ampia da far assegnare all’Italia la fetta maggiore del Pnrr.

Il paradosso tutto italiano è che il governo davanti alla evidente sottrazione di diritti costituzionali, riesce a produrre delle iniziative sconcertanti perché controproducenti.

Il 18 dicembre è la Giornata internazionale dei migranti, quelli del Sud Italia, anche se non più con la valigia di cartone, esistono ancora, e festeggeranno la ricorrenza con l’ultimo regalo del governo, il fringe benefit. (mm)

[Massimo Mastruzzo è del Direttivo nazionale Met – Movimento Equità Territoriale]

 

L’OPINIONE / Carlo Guccione: Occhiuto ha perso un anno e mezzo per il nuovo ospedale di Cosenza

di CARLO GUCCIONE – Sono trascorsi 18 mesi da quando la Regione ha rimesso in discussione Vagliolise.

Con decreto 9088 del 20/06/2023 si bandisce “l’affidamento dei servizi tecnici per la redazione del documento di fattibilità progettuali”. Si sono persi inutilmente 18 lunghi mesi con il rischio che anche la realizzazione del nuovo ospedale di Cosenza, nonostante le enormi risorse disponibili liberate dall’Inail già da tempo sia per l’ospedale che per la Cittadella della salute, venga vanificata come già successo per i 3 ospedali che a distanza di oltre 15 anni non hanno visto la luce (Sibaritide, Vibo e Piana).

Tutti quanti ricordano la gaffe di Occhiuto nella cerimonia di apertura dell’anno accademico all’Unical quando si è lasciato sfuggire che entro la fine di questo anno “contiamo di bandire la progettazione per lo studio di effettività tecnico economica e di consegnarlo all’Inal entro marzo” dando per scontato già che il nuovo studio di fattibilità indicasse quale sito idoneo quello dell’Unical.

Ma ancora questo studio di fattibilità, costato 130mila euro, non lo conosce nessuno. Ci si augura che almeno lo conosca il presidente Occhiuto. È giusto ricordare, per evitare pasticci e iter che potrebbero creare contenziosi, che la dichiarazione di ente ospedaliero dell’ospedale civile di Cosenza è stata effettuata attraverso un decreto del presidente della Repubblica il 5/11/1968 n. 1448. Il presidente della Repubblica, recita il decreto, “vista la legge 12/02/1968 n. 132, visto il decreto del medico provinciale di Cosenza in data 13/04/1968 con il quale sentito il consiglio provinciale di sanità l’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza è stato classificato ospedale generale provinciale decreta l’ospedale civile dell’Annunziata, con sede in Cosenza, di cui alle premesse, è dichiarato ente ospedaliero. Presidente della Repubblica, Saragat”.

È facile comprendere che il decreto del Capo dello Stato individua come sede dell’ospedale oggi hub regionale la città di Cosenza. Ed è altrettanto facile intuire che senza una concertazione e visto l’insuccesso del referendum sulla città unica che di fatto ha bloccato l’iter di fusione (e non si sa per quanto tempo) di Cosenza, Rende e Castrolibero, potrebbero insorgere contenziosi che allungherebbero ancora di più i tempi di realizzazione del nuovo ospedale.

Nessuno può pensare di poter rilanciare l’attuale Annunziata che oggi vive una condizione drammatica dal momento che non solo mancano 305 posti letto rispetto a quelli previsti quanto una parte consistente dell’ospedale è stato inaugurato nel 1939.

Se si vuole realizzarlo in tempi ragionevoli, è necessario che il governatore capisca che è il tempo della concertazione con le istituzioni locali. Gli atti di forza, come si è visto con la città unica, portano a sbattere. (cg)

[Carlo Guccione è componente la direzione nazionale Pd]

L’OPINIONE / Ornella Cuzzupi: Tra la gente per combattere le discriminazioni e la poca sicurezza sul lavoro

di ORNELLA CUZZUPIIl Documento di Programmazione e Sviluppo approvato nella riunione tenuta ieri (mercoledì 11 dicembre ndr) dal nostro Organismo rappresenta un momento fondamentale per la missione dell’Osservatorio contro le discriminazioni nei luoghi di lavoro.

Dopo un anno di attività abbiamo preso atto della necessità di coinvolgere in maniera diretta le realtà istituzionali, produttive, sociali e dell’istruzione dei vari territori nei discorsi antidiscriminatori e per la sicurezza sul lavoro. L’idea è quella di innescare un meccanismo virtuoso funzionale a valorizzare la cultura del lavoro e i concetti di legalità e rispetto nell’ambito produttivo oltre che sociale. Nel contempo, puntiamo a dar forza e adeguata copertura a coloro che subiscono angherie e discriminazioni, al fine di segnalarle senza essere soffocati dal timore di eventuali ritorsioni.

Al fine di raggiungere quanto più possibile ogni realtà produttiva e affidare ai giovani, attraverso la scuola, il seme di una giusta cultura del lavoro abbiamo, quindi, deciso di andare noi tra la gente, attraverso un percorso di presenza, informazione e dibattito da tenere direttamente sui vari territori. Questo consentirà, attraverso un rapporto diretto con le realtà locali, di mirare alla creazione di una rete propositiva tra i diversi contesti.

Il Documento, inviato alla Presidenza del Consiglio Regionale (a cui fa capo lo stesso Organismo), è stato determinato dalla volontà di tutti i componenti attivi dell’Osservatorio Regionale – Inail, Inps, Ispettorato del Lavoro, Consulenti del Lavoro, Anmil, forze sociali e professionisti presenti – di coinvolgere, direttamente nel loro alveo naturale, ogni segmento interessato, facendone parte attiva di un processo teso ad aumentare la fiducia nelle istituzioni e il senso della possibilità del cambiamento.

Si è quindi deciso di avviare una serie di Manifestazioni-Convegno-Dibattito aventi come tema: “Un lavoro giusto per una terra più giusta” da tenersi, in prima battuta, presso i capoluoghi di provincia della regione e successivamente laddove si ritenga opportuno.

Tali appuntamenti  serviranno a produrre analisi e contributi atti a suggerire le eventuali azioni correttive da intraprendere sul territorio, sarà poi cura dell’Osservatorio seguire e relazionarne gli sviluppi. Importante è anche la collaborazione con l’Unar, organismo nazionale contro le discriminazioni, da sempre vicino al nostro Osservatorio. Noi, dunque, siamo pronti ad andare tra la gente e invitiamo tutti a darci una mano per dimostrare che insieme cambiare si può(oc)

[Ornella Cuzzupi è presidente dell’Osservatorio contro le Discriminazioni nei luoghi di lavoro della Regione Calabria]

L’OPINIONE / Santo Gioffrè: Io, Commissario, processato per aver difeso l’Asp di RC

di SANTO GIOFFRÈ  – Due anni fa il Tribunale di Reggio Calabria emetteva la Sentenza Ficher. Imputato per truffa assieme ad altri 11, il Tribunale mi assolveva per non aver commesso il fatto.

Ero stato tirato dentro quel processo, nella mia veste di Commissario Straordinario dell’Asp di Reggio Calabria, carica ricoperta dal 31/3 al 4/9 2015.

Nelle motivazioni dell’assoluzione, la Presidente del Tribunale scriveva che io, nelle mie azioni da Commissario, avevo salvaguardato e difeso l’Asp di Reggio Calalabria, lacerata da 15 anni di furti, “con Diligenza”, facendo tutto quello che il mio ruolo istituzionale richiedeva. Ero stato tirato dentro quel processo dopo che, in seguito alle mie denunce di furti milionari (Villa Aurora e multinazionali dei farmaco, vendita di crediti e doppi pagamenti), avevo scoperto l’intreccio, protetto, che teneva uniti poteri forti, compresi apparati para-istituzionali, giornalisti corrotti e corruttori, pseudo sindacalisti, parlamentari, potenti colletti bianchi, multinazionali che, per anni, avevano saccheggiato i soldi della gente, sottraendo, senza trovare mai opposizione, centinaia e centinaia di milioni di euro all’Asp.

Non entrai subito in quell’inchiesta, partita nel 2019. Fu un disonesto e viscido, probabilmente protetto da chi di dovere che mi tirò dentro con false dichiarazioni, sapendo benissimo, lui e gli altri, che io non c’entravo nulla. Quella fu la loro vendetta perché, quando io arrivai a gestire l’Asp, capii subito chi erano, sottoponendo a indagine il loro operato, soprattutto in relazione agli extra-baget e pagamenti, impedendogli, così, di fare altri disastri.

Non solo; anche dopo la mia brutale cacciata, caso unico in Italia, continuai a parlare e denunciare i furti attraverso tutti i mezzi e in tutti i modi. Dopo di me, la normalizzazione. Mi pento, grandemente mi pento di aver servito lo Stato!

Maledetto il momento che, chiamato e pregato di dare l’ultimo contributo alla mia Terra, dopo che per 9 anni avevo servito la Provincia di Reggio come assessore alla Cultura, ho accettato la carica di Commissario Straordinario dell’Asp di Reggio, non sapendo in quale inferno sarei precipitato.

Hanno sequestrato la mia vita per 3 anni, tra indagato e processo, quando sarebbe bastato fare una semplice verifica delle false dichiarazioni del collaborante o leggere, attentamente, un verbale.

Ora, lì, comandano gli stessi che hanno creato quei disastri. Disastri che tengono la Calabria dentro il baratro del Piano di Rientro.

Piano che serve per continuare a rubare, e a me avete rovinato la vita. Auguri per il compleanno. Qui c’è la triste realtà di una Calabria perduta. (sg)

L’OPINIONE / Franz Caruso: Revocare posti a pagamento di chirurgia toracica all’Annunziata

di FRANZ CARUSO – Non si rilancia un sistema sanitario pubblico che versa in una situazione che definire drammatica è solo un eufemismo, creando quattro posti letto a pagamento all’interno di un Ospedale, quello dell’Annunziata, che è fanalino di coda nel sistema Paese. Non è, poi, una giustificazione valida appigliarsi alla cosiddetta Legge Bindi che offre sì la possibilità di aprire spazi per solventi anche negli ospedali pubblici, ma laddove i servizi sono certamente efficienti e garantiscono i livelli di assistenza.

All’Annunziata di Cosenza questo non solo non è possibile, quanto non è ammissibile. Anzi è una vera e propria vergogna attesa la situazione di grave criticità che vive il nostro presidio ospedaliero dove non si assicura il diritto a curarsi, nonostante l’impegno e la  professionalità degli operatori sanitari. Per mancanza di posti letto, nel Pronto Soccorso dell’Annunziata, da pochi mesi anch’esso inaugurato, c’è un open space, per carità ben ritinteggiato, in cui vengono tenuti per ore e per giorni pazienti che, invece, dovrebbero trovare immediata sistemazione nei reparti.

Ciò non è possibile perché il nostro nosocomio sui 730 posti assegnati, oggi ne occupa poco più della metà. E quindi che si fa? Si decide di preservare quattro posti letto a favore di paganti “solventi “, sottraendoli a chi magari ne avrebbe più bisogno, ma non ha adeguate possibilità economiche per usufruirne. Tutto ciò è scellerato, inaccettabile, intollerabile.

L’ho detto e lo ripeto, non sono contro la sanità privata, ma essa non può essere sostitutiva del servizio pubblico, che deve essere  tutelato e potenziato per garantire un diritto universale.  Ritengo necessario, pertanto, che sia immediatamente revocata la scelta di destinare i quattro posti letto per paganti nel reparto di chirurgia toracica dell’Annunziata al fine di tutelare i diritti di tutti e non quelli di pochi. (fc)

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Rosaria Succurro: Giacomo Mancini, il gigante che ha tutelato l’eguaglianza dei cittadini

di ROSARIA SUCCURRO – Merita un pensiero a parte l’assegnazione al compianto Giacomo Mancini dello speciale riconoscimento alla memoria nell’ambito della terza edizione del Premio internazionale Città di Gioacchino da Fiore, svoltasi di recente.

Legatissimo al Sud e in particolare alla Calabria, Mancini è stato fra i politici più illuminati e illuminanti della storia repubblicana, per quanto ha saputo costruire per l’Italia, specie per il territorio calabrese e il Mezzogiorno in generale. Pertanto, abbiamo sentito il dovere di conferire a questo gigante della scena pubblica il Premio alla memoria: per l’altissimo spessore politico, lo spirito democratico e i valori umani che ne hanno caratterizzato e ancora ne caratterizzano la figura; per l’impegno incessante che egli profuse in favore del bene comune.

Anche con l’introduzione del vaccino orale anti-poliomelite, Mancini ha saputo tutelare l’eguaglianza dei cittadini, sancita dalla Costituzione e ribadita negli interventi di grande profondità che due premiati, i giornalisti Paola Severini Melograni e Stefano Buttafuoco, hanno offerto a proposito del rapporto fra disabilità e informazione, durante la terza edizione del Premio internazionale Città di Gioacchino da Fiore.

Siamo contenti perché quest’anno abbiamo dato, con il Premio in argomento, ancora più contenuti in tema di progresso civile e sociale, sempre partendo dall’opera dell’abate Gioacchino. (rs)

[Rosaria Succurro è sindaca di San Giovanni in Fiore]

L’OPINIONE / Aldo Ferrara: Nuova misura persegua le stesse finalità di Decontribuzione Sud

di ALDO FERRARALa scelta da parte del governo di non rinnovare “Decontribuzione Sud” necessita di un adeguato contrappeso normativo che prenda il posto, migliorandola ulteriormente, di una misura che, numeri alla mano è stata determinante perché il sistema produttivo del Mezzogiorno reggesse alle drammatiche crisi economiche e finanziarie degli ultimi anni, garantendo occupazione e crescita della forza lavoro nelle aree più fragili del Paese.

Per questo motivo e con puro spirito propositivo, il sistema confindustriale calabrese rilancia l’esigenza di adeguare il panorama degli strumenti a sostegno delle imprese meridionali con una misura che sia a tutti gli effetti di perequazione sociale, che sia capace di continuare a intervenire sul gap infrastrutturale e della qualità dei servizi pubblici essenziali, temi che in Calabria risultano tanto attuali quanto impattanti sulle le condizioni di base in cui le imprese locali si trovano a operare.

La misura annunciata per succedere a “Decontribuzione Sud” può annoverare tra i suoi fattori positivi la previsione di una durata fino al 2029, circostanza che permette una pianificazione degli investimenti in forza lavoro.

Tuttavia, il nuovo intervento dovrà caratterizzarsi per essere di facile accesso e utilizzo, nonché cumulabile con altri incentivi e connesso proprio alla componente lavoro e al necessario innalzamento delle relative competenze. In più, l’auspicio è che il negoziato con l’Europa porti alla definizione della misura a decorrere già dal 1° gennaio prossimo, così da non interrompere il sostegno alle imprese. (af)

[Aldo Ferrara è presidente di Unindustria Calabria]