L’OPINIONE / Mimmo Praticò: Autonomia inciderebbe in modo determinante sull’attività sportiva

di MIMMO PRATICÒ – Premesso che, ritengo, l’autonomia differenziata importante per lo sviluppo
dello Sport sul Territorio, mentre lo Sport è importante per migliorare la salute dei
cittadini.

Sull’Autonomia Differenziata, fino ad oggi, si sono dette un mare di parole, una montagna di discorsi, senza, a mio parere, mettere in pratica la vera realtà che vive il nostro Territorio. Un Territorio ultimo in tutto, penalizzato dai “migranti italiani” che (fortunatamente non partono più con la valigia di cartone legata con i lacci),sempre più numerosi sono costretti a partire per i lidi del Nord Italia, quando va bene, altrimenti sono “costretti” a volare verso terre lontane, non in cerca di fortuna, bensì per “esportare” le proprie intelligenze, le proprie capacità, il proprio sapere, riuscendo ad “ingegnarsi” per raggiungere traguardi professionali orgogliosamente prestigiosi.

Io sono sicuro che noi saremmo pronti ad accettare la sfida che rappresenta l’Autonomia Differenziata, purché, prima di farla diventare operativa, lo Stato ci mettesse nelle condizioni di poter partire ad armi pari. Se così fosse “ce la giocheremmo” senza paura, perché il nostro Territorio, meglio di tanti altri, conosce il senso del sacrificio, le aspre difficoltà della sofferenza, l’amarezza delle privazioni che dobbiamo affrontare giornalmente.

Lo Stato, se veramente volesse che il nostro Territorio uscisse dal vassallaggio in cui è stato confinato, dovrebbe prima metterci sulla stessa linea di partenza per poter “combattere” con gli stessi mezzi. Noi ci possiamo domandare: che c’entra la Sport con l’Autonomia Differenziata? C’entra, eccome se c’entra!
Basterebbe mettere a norma i tanti impianti sportivi per garantire l’uso in sicurezza. Costruire impianti prendendo in considerazione tutte, o la maggior parte, delle discipline sportive, affinché i giovani e tutti i cittadini avrebbero la possibilità di scelta (senza costruire, in linea di massima, campi di Calcio a pochi chilometri uno dall’altro).

Dare la possibilità e l’opportunità ai diversamente abili di accedere a qualunque impianto, gratificandoli nelle loro scelte, accentuando le loro capacità e loro attitudini. Recuperare le decine o centinaia di opere sportive iniziate e mai completate; sul nostro Territorio ce ne sono diverse in queste condizioni. Mettere in condizioni la Cittadinanza di utilizzare gli impianti applicando “prezzi sociali”, in modo da permettere a tutti di praticare l’attività sportiva, considerato le difficoltà economiche di una buona percentuale di famiglie che vivono in uno stato di indigenza.

Altra importante considerazione, ma non ultima, è la definizione della gestione degli impianti, dato per scontato che, ormai, i Comuni hanno abdicato a tale compito, è giusto aprire alla gestione dei privati purché applichino prezzi agevolati per soddisfare tutti i ceti sociali. È di fondamentale importanza, in questa scelta, che i Comuni si impegnino, tramite i propri funzionari, di controllare, almeno ogni 6 mesi, l’andamento e il mantenimento qualitativo della struttura.

Spesso i Comuni concedono gli impianti sportivi in gestione ai privati per togliersi un peso o perché non hanno un numero di personale in condizioni di poter fare le dovute verifiche.Pertanto può succedere ( o succede) che gli impianti appena costruiti non sono soggetti a controllo e, a lungo andare, la struttura inizia ad andare in malora sempre di più,fino a quando non si è costretti ad abbandonarla o a chiuderla per inagibilità.

Parlare degli innumerevoli benefici che porta lo Sport, credo li conosciamo tutti: l’attività fisica contribuisce a mantenere e migliorare il benessere psico-fisico a qualunque età. Lo “stare insieme” dello Sport evita la depressione, la solitudine, la sedentarietà e ti permette di confrontare  con gli altri le tue capacità motorie. Lo Sport ti insegna il rispetto delle regole, attività sociale importante per una collettività che perde, ogni giorno di più, il senso di questo Valore sociale.

Nello Sport è difficile che vinca chi non è nelle condizioni di esprimere al meglio le sue qualità fisiche e mentali.Nello Sport non ci sono raccomandazioni e, laddove ci fossero, sarebbero come le bugie:”hanno le gambe corte”. Lo Sport, come la Scuola e la  musica, fa nascere amicizie spontanee che  spesso si trasformano in rapporti che durano per tutta la Vita. Considerato che il Mondo in questo periodo sta vivendo conflitti devastanti, mi permetto aggiungere che: «nello Sport si vince senza uccidere, in guerra si uccide senza vincere».

Insomma, l’Autonomia Differenziata inciderebbe in modo determinante sull’attività sportiva non solo perché combatte le malattie, bensì perché offre un grande contributo al benessere sociale; tant’è che, è universalmente riconosciuto, incide del 1,3% sul Pil Italiano. Così, mentre lo Sport offre il proprio contributo per il benessere degli Italiani la Sanità segue una strada molto perigliosa creando molto disagio ai malati, non garantendo la possibilità di curarsi quando è necessario. Chiudendo le guardie mediche, primo baluardo del soccorso al cittadino.

Non garantendo la qualità dei Pronti Soccorso che diventano, spesso,”hub” ingestibili o una “casba”dove ognuno ritiene di comportarsi come meglio gli pare, mentre i medici, oltre a svolgere la propria attività, in diverse occasioni, si vedono costretti a lavorare a rischio della propria incolumità, per le intemperanze dei malati o dei loro parenti accompagnatori.

Un altro problema diventato negli anni una costante negativa è la gestione delle Asp, che sono quasi sempre in deficit economici, che approvano, in alcuni casi, bilanci orali, che pagano più di una volta i crediti ad un fornitore, che spesso sono soggetti a commissariamenti non adeguati che rischiano di peggiorare la situazione.

Tutto ciò creando uno scarso servizio ai degenti, costringendo i medici ed gli addetti al servizio di dare appuntamenti per gli esami e controlli a chi soffre in tempi siderali. Sarei curioso di sapere, grazie, purtroppo, a questa condizione sopra umana inaccettabile, quante persone muoiono ogni giorno tra  coloro i quali non possono curarsi nei tempi giusti e necessari, a danno della sacralità della vita umana.

Spesso si tratta di attendere tempi inaccettabili (mesi, trimestri, semestri, ed oltre) per le visite oncologiche, per avere quanto è necessario per ricevere un piano terapeutico per esami per malattie gravi che rischiano di diventare terminali che, purtroppo, conducono alla morte il malato, non rispettandolo nel fisico e nella dignità.

Il nostro disastrato Sistema Sanitario Nazionale non è in grado a riconoscere a 360 gradi il merito dei medici ospedalieri, non è in grado di assumere medici, anche perché, una volta laureati, scappano verso lidi più professionali, più specializzati che riconoscono il proprio lavoro professionale anche sotto l’aspetto economico.

Purtroppo, sperando che le mie fonti siano esatte, nel 2023 quasi 4 milioni e mezzo di italiani hanno rinunciato alle cure  e le spese per la prevenzione sono state ridotte del 18,6%,mentre la spesa privata è aumentata del 10,3%. Pertanto, ad oggi, se non si riesce a cambiare questo “status”, lo Sport continua a fare ed a dare il massimo nel Sociale, mentre per la Sanità dobbiamo confidare nella provvidenza divina.

Se non ci sarà, quindi, una vera, reale e concreta Autonomia, purtroppo, ai nostri giovani rimane soltanto “l’Autonomia” di andare in giro per il Mondo per cercare un lavoro che gli permetta di poter vivere una Vita di qualità culturale e sociale degna del loro impegno professionale, altrimenti saranno costretti ad accettare di rimanere nel “guscio” della città natia con la speranza di potersi arrangiare meglio possibile, ed, in qualche caso, speriamo mai, di essere costretti a delinquere, perché non hanno più fiducia nella vita che ha frantumato i sogni di ognuno di loro.

Lo Sport, dunque, deve continuare la sua missione sociale e culturale, senza se e senza ma, ben sapendo che deve svolgere il suo ruolo di ente formatore di giovani atleti, di professionisti, di imprenditori che grazie ai suoi insegnamenti potranno affrontare l’oggi ed il loro futuro di donne e uomini che “non mollano mai”pronti a combattere per un Mondo migliore, per i loro ideali, per consentire a loro ed ai loro figli una prospettiva rosea, radiosa ricca di speranze che devono diventare realtà!

Viva lo sport, sinonimo del latino “mens sana in corpore sano”. Chiudo con un appello: Investire nello sport per una sanità al servizio di tutti è investire nel benessere di tutti. Autonomia non deve significare disuguaglianza, ma crescita condivisa. Anche perché, purtroppo, «la vita è come una foglia, che basta un alito di vento per farla volare via». (mp)

[Mimmo Praticò è presidente Onorario del Coni Regione Calabria e  già Presidente della Reggina 1914]

L’OPINIONE / Franz Caruso: Sì alla Città Unica. Regione, Comuni e Unical lavorino insieme

di FRANZ CARUSO – Domani in Consiglio Regionale i rappresentanti di centrosinistra a Palazzo Campanella proporranno il voto in Consiglio regionale  per l’entrata in vigore della legge sulla fusione alla data di febbraio 2027. Intanto, se vince il Si al Referendum del 1° dicembre, già dal giorno seguente deve  incominciare un lavoro comune tra Regione, Comuni, Unical ed associazioni competenti in materia di fusione per avviare un percorso virtuoso di creazione della Città Unica.

Arrivare al 2027, quindi, con uno studio di fattibilità serio che partendo dal presente ci proietti nel futuro, la stesura di una bozza di statuto del nuovo ente comunale, l’armonizzazione delle finanze e, soprattutto, un chiaro progetto di unificazione dei servizi primari. Un punto, quest’ultimo, su cui noi siamo già partiti avviando, primi in Calabria, insieme ai comuni di Rende e Castrolibero, con la costituzione dell’ambito territoriale per l’unificazione del servizio di trasporto pubblico locale.

Lo slittamento al 2027 mi interessa solo se è finalizzato alla definizione delle modalità organizzative ed amministrative da attivare con rigore e responsabilità, senza alcuna improvvisazione, per l’istituzione del nuovo Comune e non certo per altre ragioni, per come ho già avuto modo di dire due anni fa  ai consiglieri Caputo e De Francesco quando mi proposero la data del 2027.

Rispetto alla mia posizione a favore della Città Unica, cristallizzata, peraltro, dal Consiglio Comunale di Cosenza già lo scorso anno, voglio ricordare, anche, la battaglia elettorale del 2016, al fianco di Carlo Guccione e nella coalizione che si chiamava proprio Grande Cosenza, che della città unica aveva fatto una bandiera, per arrivare al  programma elettorale del 2021 in cui è tracciata chiaramente l’idea visionaria di Città Unica allargata, addirittura, ad un’area vasta metropolitana, al contrario di quanto ha fatto il mio predecessore, che oggi di Città Unica si riempie la bocca, ma che per dieci anni sul tema ha prodotto solo un’anonima delibera di Giunta in cui è stata espressa solo la volontà di chiamarla, eventualmente, Cosenza.

Da quando mi sono insediato ed in soli tre anni, il progetto di realizzare la città unica l’ho riempito, invece, di contenuti, portando avanti un processo serio e deciso bloccato solo  dalla Regione Calabria. Io ho  detto si alla metropolitana leggera, che l’ex sindaco ha di fatto bloccato, fino al definanziamento operato dall’ attuale presidente della Calabria. Io ho detto si al nuovo ospedale HUB di Cosenza a Vagliolise, sito baricentrico nell’area urbana e che collega la sibaritide, lo ionio ed il tirreno in maniera agevola, a cui prima l’ex sindaco Mario Occhiuto ha detto no perché lo voleva vicino al centro storico di Cosenza, mentre ora il fratello governatore vorrebbe realizzare ad Arcavacata a servizio dell’Unical.
Non più un Hub, quindi, ma un policlinico che non è la stessa cosa. Per questo motivo si stanno allungando i tempi di realizzazione della nuova struttura ospedaliera, di cui abbiamo un bisogno impellente,  e temo che anche in questo caso perderemo i finanziamenti destinati da Inail all’ospedale Hub di Cosenza.
Per cui io sono per la Città Unica, il cui primo ispiratore è stato il compianto Pino Iacino che in una visione di sviluppo del territorio vedeva il centro storico di Cosenza e l’Unical come dei grimaldelli capaci di aprirne la cassaforte.  Questa idea ci accompagna, dunque, da sempre e non la cedo a nessuno, men che meno a chi, invece, non l’ha mai neanche lontanamente contemplata, operando addirittura nel senso opposto.
Sono ricorso al Tar contro il Referendum perché non ho potuto intervenire sulla legge omnibus, che consideravo e considero una vera e propria azione di barbarie amministrativa che mina, di fatto, l’autorevolezza e l’autonomia dei Comuni  per come sancita, peraltro, nella Costituzione Italiana. Per cui la battaglia legale, che non abbiamo perso, checché ne dica qualcuno perché il merito è altro, è una battaglia in difesa della democrazia e della libertà, oltreché dell’autonomia dei consigli comunali. (fc)
[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Bruno Tucci: Il futuro della Calabria si chiama turismo

di BRUNO TUCCI – Il futuro della Calabria si chiama turismo. Se si deve lavorare per il bene dei nostri figli e dei nostri nipoti è necessario cambiare passo e dare alla nostra regione un diverso indirizzo. Per questo motivo, hanno fatto benissimo il sindaco di Corigliano e Rossano ad indire un incontro con i suoi più stretti collaboratori per studiare un piano che dia al territorio un aspetto in grado un giorno (speriamo prossimo) di garantire a quella fascia dell’alto Jonio un avvenire che faccia dimenticare i problemi di migliaia di famiglie che stentano a mettere insieme il pranzo con la cena. 

Già, perché se un giorno il turismo dovesse diventare quello che tutti auspicano l’indotto farebbe diminuire la disoccupazione e renderebbe meno fragile la situazione che è oggi assai difficile. L’augurio è che l’iniziativa del sindaco possa espandersi e non limitarsi a quella fascia di mare che si apre dopo Sibari. Bisogna andare oltre, comprendere che i quasi ottocento chilometri di costa di cui è ricca la Calabria deve essere valorizzata al massimo. Lasciarsi alle spalle le deprecabili scelte fatte tanti anni fa, durante il governo di Emilio Colombo. Ricordate? Erano i tempi successivi ai “boia chi molla” e l’esecutivo decise senza senso la industrializzazione della Calabria: ad esempio, il quinto centro siderurgico mai nato, in provincia di Reggio.

Se questa è stata la storia sbagliata di quel periodo se ne prenda coscienza e si cambi rotta. Ad essere sinceri qualcosa si è mosso, alcuni poli del Tirreno e dello Jonio sono stati valorizzati e se ne vedono i vantaggi. Ma questo non è sufficiente se vogliamo rendere la regione più bella, ma soprattutto più ricca. In parole semplici, dimenticare quell’assioma che vuole la Calabria “il Sud del Sud”. (bt)

L’OPINIONE / Giuseppe Falcomatà: Meloni e colleghi chiedano scusa e facciano dietrofront

di GIUSEPPE FALCOMATÀ – È una bocciatura senza appello quella della Corte Costituzionale sull’autonomia differenziata. La Consulta ha infatti dichiarato incostituzionali praticamente tutti i pilastri fondanti del testo voluto dal governo delle destre, cassando si spera in maniera definitiva ogni rigurgito secessionista.

Quanto dichiarato dalla Corte è la conferma tecnica di quanto da lungo tempo sosteniamo dal punto di vista politico, cioè che questa legge sarebbe stata un colpo mortale ai diritti socioeconomici e di cittadinanza per milioni di italiani, una sorta di secessione mascherata che avrebbe minato alle fondamenta la solidarietà e l’unità nazionale.

Adesso si spera il Governo possa rendersi conto compiutamente degli enormi e gravissimi rischi ai quali ha esposto l’intera comunità nazionale. Chissà cosa ne pensano i tanti parlamentari calabresi e meridionali che sventolavano trionfanti le bandiere delle regioni il giorno dell’approvazione della legge. Da questo punto di vista ci attendiamo che Meloni e colleghi gettino definitivamente la maschera, chiedano scusa per questo gravissimo affronto ai diritti costituzionali e facciano un immediato dietrofront.

[Giuseppe Falcomatà è sindaco di Reggio]

L’OPINIONE / Nicola Fiorita: Inascoltato l’appello dei sindaci su ricorso a Consulta

di NICOLA FIORITA – La Calabria poteva essere alla guida della battaglia per fermare l’Autonomia differenziata e non lo ha fatto, lasciando alle altre Regioni il compito di ricorrere alla Consulta.

È mancato il coraggio e oggi, davanti al pronunciamento della Corte che demolisce la legge Calderoli nei suoi punti centrali, la nostra Regione appare debole e contraddittoria. Peccato, perché l’appello che avevo lanciato,e poi sottoscritto da 130 sindaci tra cui tutti quelli delle grandi città, aveva indicato una strada istituzionale, il ricorso alla Consulta, invocando una sostanziale convergenza tra centrodestra e centrosinistra per l’interesse della Calabria. Si è scelto invece di annacquare tutto con il ricorso a fantomatici “osservatori”, linea purtroppo sposata anche da Anci Calabria.

E, mentre in Calabria si osservava, le altre Regioni hanno fatto sul serio e la Consulta ha praticamente demolito l’impianto di Calderoli. Io penso che le preoccupazioni del presidente Occhiuto sugli effetti nefasti dell’Autonomia siano sincere e oggi, dopo l’illuminante pronunciamento della Consulta, mi sento di chiedergli un forte impegno politico, anche nel suo ruolo di leader nazionale di Forza Italia, perché la legge sull’Autonomia venga riscritta nel rispetto dell’unità nazionale e degli interessi del Meridione, salvaguardando i diritti fondamentali dei cittadini calabresi. (nf)

[Nicola Fiorita è sindaco di Catanzaro]

L’OPINIONE / Franz Caruso: Ma come fa Occhiuto a rallegrarsi per la Consulta?

di FRANZ CARUSO – Stupisce davvero che il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, si rallegri dello stop parziale della Consulta all’autonomia differenziata. Persino, addirittura, autoassegnandosi il ruolo di saggio premonitore.

Al paradosso delle giravolte lessicali c’è un limite, non fosse altro che per decenza. E Occhiuto la sfida spesso. Se siamo arrivati per fortuna a questa pronuncia della Consulta lo dobbiamo solo ed esclusivamente ai presidenti di Regione che hanno avuto visione, lealtà e coraggio politico avanzando ricorso.

Sono stato il primo sindaco a mobilitare le altre fasce tricolori contro quello che allora era solo un disegno di legge. Così come sono stato il primo a chiedere personalmente e in tempi non sospetti al presidente Occhiuto di firmare il ricorso insieme agli altri presidenti di Regione. Invito che ovviamente non ha accolto, avendo lui stesso firmato il sì all’autonomia differenziata in conferenza delle Regioni.

Della serie, ci ha messo la faccia così come ha fatto del resto lo stesso fratello del presidente, il senatore Mario Occhiuto. Che in aula ha preso addirittura la parola, con a fianco Lotito, questa volta in modalità “sveglio”, per una dichiarazione di voto a favore dell’autonomia differenziata. Questi i fatti. Non si può essere a favore dell’autonomia differenziata nelle sedi competenti, non seguire formalmente i presidenti di Regione che avanzano ricorso e poi rallegrarsi per la Consulta che boccia sostanzialmente il decreto Calderoli. Delle due l’una. Non sempre si può confondere i cittadini. (fc)

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Giovan Battista Perciaccante: Soppressione Decontribuzione Sud una decisione dannosa per il Sud

di GIOVAN BATTISTA PERCIACCANTE  – La soppressione della ‘Decontribuzione Sud’ rischia di creare effetti particolarmente dannosi per il Mezzogiorno e di riflesso per il Paese.

La misura introdotta nel 2020 per salvaguardare i livelli occupazionali dopo il Covid si è rivelata, negli anni, uno strumento molto efficace che ha contribuito a favorire l’occupazione e la crescita del Pil, offrendo un sostegno concreto per lo sviluppo dell’intero tessuto produttivo nazionale.

Secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, il Pil delle regioni meridionali è cresciuto del 12,7% nel triennio 2021-2023, avvicinandosi all’eccezionale crescita manifestatasi a livello nazionale (13,7%). Anche in termini di occupazione si registra per il Mezzogiorno una performance decisamente positiva con un aumento degli occupati del +7%, superiore alla media nazionale (+5,3%). Un risultato che ha contribuito a ridurre il tasso di disoccupazione in un’area che storicamente registra valori più alti rispetto alla media nazionale. 

La Decontribuzione Sud estesa a tutti i dipendenti con sede di lavoro nelle regioni del Mezzogiorno, indipendentemente dalla sede legale dell’impresa di appartenenza, ha rappresentato un sostegno efficace e concreto per tutte le imprese italiane che hanno deciso di operare nelle regioni del Mezzogiorno.

Inoltre, la possibilità di beneficiare di un minor costo del lavoro ha certamente contribuito all’emersione del lavoro nero, favorendo la regolarizzazione di numerosi lavoratori e rendendo il contesto produttivo più sano e competitivo. Anche sul versante Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la misura ha dato un significativo impulso all’avvio degli ingenti investimenti che per il Sud valgono 80 miliardi di euro, di cui circa 45 per investimenti di interesse per il settore delle costruzioni. 

Le agevolazioni previste dal Governo per sostituire la Decontribuzione Sud, seppur condivisibili negli obiettivi di riduzione dei divari di sviluppo e occupazione nel Mezzogiorno, con l’introduzione di agevolazioni mirate per l’assunzione di soggetti svantaggiati, come giovani e donne, e dal 2025 con l’istituzione di un fondo quinquennale per il Sud, dotato di 9,1 miliardi di euro, non appaiono di rapida e facile attuazione tenuto conto che la misura, oltre a dover essere negoziata con l’Unione Europea, dovrà essere coordinata con le altre misure esistenti come il credito d’imposta per gli investimenti nella Zes Unica. 

Se si vogliono mantenere i progressi sin qui raggiunti e proseguire il percorso di sviluppo avviato, quello che serve è un confronto urgente con il Governo per individuare e condividere le modalità più opportune per far funzionare in maniera efficace e tempestiva la nuova misura, in maniera tale che possa continuare a sostenere le imprese e il tessuto produttivo del Mezzogiorno e del Paese. (gbp)

[Giovan Battista Perciaccante è vice presidente Ance con delega al Sud e alle Isole e presidente di Confindustria Cosenza]

 

L’OPINIONE / Mariaelena Senese: Servono interventi concreti per sostenere lavoratori e famiglie

di MARIAELENA SENESE – La ripresa dell’economia calabrese nel 2024 procede a ritmi lenti e discontinui, in linea con la media nazionale, ma le criticità non mancano, e le sfide restano significative. Dobbiamo agire con decisione per tutelare il benessere delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese del nostro territorio.

Il prodotto interno lordo regionale ha registrato nel primo semestre del 2024 un aumento dello 0,4%, un dato che evidenzia una crescita modesta. Nell’industria, si osservano segnali positivi dal comparto alimentare, trainato anche dalla domanda estera. Il settore delle costruzioni è in espansione, grazie soprattutto agli investimenti in opere pubbliche collegati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma l’edilizia privata soffre per la contrazione degli incentivi al Superbonus. Nel commercio, infine, persistono difficoltà che ostacolano il settore terziario, rallentando ulteriormente la ripresa complessiva.

L’occupazione è cresciuta, anche se a un ritmo inferiore rispetto alla media nazionale, sostenuta principalmente dal lavoro dipendente. Questo ha contribuito a una lieve riduzione del tasso di disoccupazione, ma l’effetto è limitato dal persistente calo della popolazione in età lavorativa, che mette a rischio la futura crescita economica e la stabilità del mercato del lavoro.

Il lieve aumento dei redditi reali, reso possibile anche dalla moderata crescita dei prezzi, non è bastato a stimolare i consumi delle famiglie, che anzi risultano in lieve calo. Gli effetti negativi della perdita di potere d’acquisto, accumulatasi negli anni passati, continuano a farsi sentire, costringendo molte famiglie a ricorrere al credito al consumo per far fronte alle spese quotidiane. Per fortuna, nonostante scelte penalizzanti piovute dall’alto e perenni difficoltà infrastrutturali che dovrebbero essere definitivamente affrontate e superate, continua a crescere il porto di Gioia Tauro che con i suoi record di movimentazione di container non perde il suo ruolo centrale nell’area del Mediterraneo.

La stretta creditizia sta pesando su famiglie e imprese, con una riduzione dei finanziamenti destinati all’acquisto di abitazioni e, in particolare, una contrazione dei prestiti alle piccole imprese. Sebbene i costi del credito siano in leggero calo, restano comunque alti, con gli istituti bancari che continuano ad adottare criteri di concessione più cauti. Cresce tuttavia il risparmio, con le famiglie che tornano a depositare nei conti bancari e a investire in forme più remunerative, come titoli di Stato e obbligazioni bancarie.

Questi dati confermano l’urgenza di interventi mirati da parte delle istituzioni e della politica. La crescita debole dell’occupazione, la contrazione dei consumi e l’accesso limitato al credito rischiano di vanificare i segnali di ripresa economica che si intravedono. La Uil Calabria chiede con forza un piano regionale di sostegno al reddito per le famiglie, il potenziamento e la strutturalità degli incentivi finalizzati alla creazione di occupazione stabile, e misure per sostenere il potere d’acquisto.

Chiaramente continueremo a monitorare l’evolversi della situazione, ribadendo la propria disponibilità a collaborare con le istituzioni locali e nazionali per costruire un percorso di sviluppo equo e inclusivo, che offra prospettive concrete e stabili ai lavoratori e alle famiglie calabresi. (ms)

[Mariaelena Senese è segretaria generale Uil Calabria]

L’OPINIONE / Nicola Irto: Per adesso è fallito il tentativo del cdx di cancellare l’unità del Paese

di NICOLA IRTORoberto Calderoli dovrebbe dimettersi, ora che la Corte costituzionale ha rilevato gravi profili di incostituzionalità nella legge sull’autonomia differenziata, su cui lo stesso ministro e la Lega avevano forzato la mano per brama elettorale, con l’avallo irresponsabile di Giorgia Meloni, di Matteo Salvini, di Antonio Tajani e di tutti i parlamentari del centrodestra.

Per adesso è fallito il tentativo del centrodestra di cancellare l’unità del Paese. Difatti, la Corte costituzionale ha stabilito anzitutto che le eventuali intese non possono estendersi a intere materie o a loro ambiti; che il Parlamento deve essere centrale anche per la determinazione dei Lep; che le Regioni con nuove forme di autonomia devono contribuire agli obiettivi di finanza pubblica; che i Lep non possono essere aggiornati con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Soprattutto, la Corte ha cassato, nella sua interpretazione costituzionalmente orientata, la distinzione fra materie Lep e non Lep, fulcro del progetto separatista di Calderoli e dell’intera maggioranza, silente quanto incosciente.

La Consulta ha messo nero su bianco pesanti rilievi che, come Partito democratico, avevamo mosso in Parlamento. Inutile che il presidente della Regione Calabria oggi provi a cambiare la realtà: Roberto Occhiuto ha fatto soltanto parole, quando, invece, aveva il preciso dovere di difendere con fatti concreti gli interessi dei calabresi e l’unità nazionale. (ni)

[Nicola Irto è senatore del PD]

L’OPINIONE / Giusy Caminiti: Ponte, leggeremo attentamente le 60 prescrizioni della Commissione

di GIUSY CAMINITI – Dalle poche notizie apprese a mezzo stampa circa il parere reso dalla commissione Via al progetto Ponte, un parere favorevole con prescrizione, non possiamo che evidenziare quanto sostenuto in tutti questi mesi: il nostro territorio è talmente fragile e talmente impattato dall’opera ponte che necessita di studi specifici, di dettaglio ed approfonditi, della presentazione di progetti analitici sulla risoluzione delle interferenze, del progetto di cantierizzazione dell’opera, al fine di entrare nel merito delle questioni poste a tutela del territorio.

Con grande attenzione leggeremo ciascuna delle 60 prescrizioni poste dalla commissione, ma già quanto ci viene consegnato dalla stampa evidenzia la bontà di quello che abbiamo sempre sostenuto: il progetto che sarà consegnato all’esito delle prescrizioni richieste sarà altra cosa rispetto al progetto definitivo oggetto di valutazione di impatto ambientale. Per questa ragione diventa ancora più fondato il deliberato consiliare del 23 ottobre che ha chiesto la sospensione della conferenza istruttoria davanti al Mit in attesa delle prescrizioni della commissione Via, la sospensione della dichiarazione di pubblica utilità da parte del Cipess per la mancata esatta individuazione delle aree da espropriare.

Leggiamo dalle note stampa che la commissione ha affrontato non soltanto gli aspetti ambientali e naturalistici, ma anche quelli relativi alle opere a terra, alla cantierizzazione, al monitoraggio ambientale: sono tutti i rilievi che questo ente territoriale ha posto nelle osservazioni iniziali e nelle osservazioni rese alle controdeduzioni della proponente Stretto di Messina.

La tutela del territorio passa dalle città che “ospiteranno” le opere del ponte e, atteso che la legge non ha previsto un dibattito pubblico preliminare, è nelle conferenze di servizi che questo ente farà valere le ragioni della Città. (gc)

[Giusy Caminiti è sindaca di Villa San Giovanni]