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L’OPINIONE / Rocco Romeo: Il record della Calabria nelle ingiuste detenzioni

di ROCCO ROMEO – Lo sciopero recente dei magistrati contro la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici requirenti ha riacceso il dibattito sulla giustizia italiana. Nonostante la magistratura sia un ordine dello Stato protetto dalla Costituzione, la protesta ha visto un’adesione significativa, basandosi su un principio cardine del sistema attuale: l’unità della magistratura e la conseguente appartenenza di giudici e pm allo stesso ordine.

Uno degli slogan più usati dai magistrati in difesa dell’attuale assetto si rifà a una celebre frase dell’avvocato Franco Coppi«Non ho mai perso un processo a causa della comune appartenenza di giudice e pm allo stesso ordine». Una dichiarazione autorevole, certo, ma che non esaurisce il tema delle criticità legate alla commistione tra funzioni requirenti e giudicanti.

I numeri delle ingiuste detenzioni: un problema strutturale

Secondo un’analisi pubblicata dal Foglio, dal 2018 al 2024 lo Stato italiano ha dovuto sborsare 220 milioni di euro in risarcimenti per ingiusta detenzione. Si tratta di somme versate nei confronti di cittadini che, arrestati o sottoposti a misure cautelari, sono stati successivamente prosciolti o assolti dalle accuse. L’errore giudiziario è una componente inevitabile di qualsiasi sistema, ma la dimensione di questi numeri solleva interrogativi sulla gestione della custodia cautelare.

A destare particolare attenzione è il caso della Calabria: ben 78 milioni di euro, pari al 35% dell’intera cifra versata dallo Stato, sono stati destinati a risarcimenti in questa regione. Un dato impressionante se si considera che la Calabria conta appena 1,8 milioni di abitanti. Anche nel 2024 il trend si conferma: su 26,9 milioni complessivi di risarcimenti, 8,8 milioni (33%) sono stati erogati per detenuti ingiustamente incarcerati in Calabria.

Il legame tra ingiuste detenzioni e la gestione della giustizia

Molti degli errori giudiziari si concentrano su maxi-inchieste che hanno coinvolto centinaia di arresti. Tra i casi più eclatanti vi è quello che ha visto coinvolto l’ex presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, accusato di corruzione e abuso d’ufficio. Dopo un iter giudiziario travagliato, Oliverio è stato assolto con un giudizio che ha definito l’accusa come «evidente pregiudizio accusatorio». Tuttavia, il danno era ormai fatto: l’accusa aveva già messo fine alla sua carriera politica.

Un altro dato significativo riguarda la figura del procuratore Nicola Gratteri, che prima di guidare la procura di Napoli è stato a capo di quella di Reggio Calabria e di Catanzaro dal 2016 al 2023. Molti dei procedimenti che hanno portato a risarcimenti per ingiusta detenzione derivano proprio da indagini avviate sotto la sua direzione.

La separazione delle carriere: una soluzione possibile?

Il numero elevato di risarcimenti per errori giudiziari sembra rafforzare le argomentazioni di chi sostiene la necessità di una netta separazione tra la carriera del pubblico ministero e quella del giudice. Attualmente, il pm e il giudice fanno parte dello stesso ordine, vengono valutati dallo stesso organo (il Csm) e spesso appartengono alle stesse correnti. Questo potrebbe incidere sulla reale terzietà del giudice, soprattutto in quei casi in cui il peso mediatico dell’inchiesta spinge verso una decisione cautelare a favore dell’accusa.

L’introduzione della separazione delle carriere renderebbe il giudice un soggetto realmente terzo tra accusa e difesa, eliminando il rischio che il magistrato giudicante sia influenzato dal suo stesso percorso professionale o dalle dinamiche interne alla magistratura.

Conclusione

I dati sulle ingiuste detenzioni in Calabria rappresentano un campanello d’allarme che non può essere ignorato. Se da un lato l’errore giudiziario è inevitabile, dall’altro la concentrazione di tali errori in alcune aree e in determinati contesti giudiziari solleva dubbi sulla gestione della giustizia e sulla necessità di riforme strutturali. La separazione delle carriere potrebbe essere una delle risposte a questa problematica, garantendo un sistema giudiziario più equilibrato, in cui la tutela dei diritti fondamentali e la presunzione di innocenza siano sempre al centro dell’azione giudiziaria. (rr)