Mons. Francesco Savino eletto vicepresidente per Area Sud della Conferenza Episcopale Italiana

Prestigioso incarico per mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Ionio, che è stato eletto vicepresidente per l?Area Sud della Conferenza Episcopale Italiana.

L’elezione è avvenuta nel corso dell’assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, che hanno espresso «con il voto l’apprezzamento per l’impegno pastorale del presule  di Cassano che andrà a ricoprire per un quinquennio il servizio all’interno del Consiglio Permanete della Cei ed affiancherà il Presidente cardinale Matteo Maria Zuppi nel Consiglio di Presidenza».

Mons. Savino è nato a Bitonto il 13/11/1954, entra nel Seminario Regionale di Molfetta dopo aver conseguito la Maturità  al Liceo Classico “C. Sylos” di Bitonto, nel 1973.
Ordinato sacerdote il 24 agosto 1978, insegna religione e svolge il servizio di educatore nel seminario per minori.
Vice-parroco della Parrocchia San Silvestro-Crocifisso e poi, dal 20 gennaio 1985 è nominato Parroco della Parrocchia Cristo Re Universale di Bitonto.

Il 2 ottobre 1989 è nominato Parroco Rettore della Parrocchia Santuario Santi Medici e dirige la rivista trimestrale “Eco dei Santi Medici” ed una collana della Casa Editrice “Ed Insieme” di Terlizzi dal titolo “Scrigni/contenuti preziosi su fogli leggeri”.
Nel 1998 riceve a Bitonto il Premio “L’uomo e la città. L’8 luglio 2007 inaugura l’Hospice Centro di Cure Palliative “Aurelio Marena”, che ospita ammalati in fase terminale.
Il 28 Febbraio 2015 viene eletto da Papa Francesco Vescovo della Diocesi di Cassano all’Jonio. Il 31 Maggio 2015 inizia il suo ministero episcopale nella stessa

La Cei nasce settant’anni fa a Firenze l’8 gennaio del 1952 sotto forma di assemblea dei presidenti delle conferenze episcopali delle regioni conciliari italiane e gradualmente si delineerà per come oggi presta il suo servizio alle Chiese che sono in Italia.

Felicitazioni sono state espresse da Tonino Russo, segretario generale della Cisl Calabria, che ha ribadito che si tratta di «un meritato riconoscimento  per chi ha sempre operato nelle periferie della storia, quelle periferie che la Cisl mette al centro dell’attenzione dedicandovi cura e sostegno per salvaguardare la dignità della persona. Questo nuovo importante impegno certamente la porterà a lavorare  perché l’Episcopato del Mezzogiorno ricerchi insieme le linee di sviluppo della nuova questione meridionale. Insieme alle felicitazioni voglia, dunque, gradire i nostri auguri di buon lavoro». (rrm)

LA DOMENICA / L’omelia del vescovo di Cassano allo Ionio Francesco Savino

Domenica 27 dicembre
Nella prima Domenica dopo il Natale celebriamo la Santa Famiglia di Nazareth. Il Vangelo annuncia, oggi, l’esperienza di Maria, Giuseppe e Gesù mentre si consolidano nel legame familiare e nell’abbandono fiducioso in Dio. L’Incarnazione di Gesù comprende il suo appartenere ad una famiglia e il suo crescere in un ambiente sociale e religioso determinato: “il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la Grazia di Dio era su di lui”.
Come ogni essere umano Gesù ha avuto una crescita globale, umana e spirituale, affettiva e psicologica. Egli è veramente uomo ed è veramente Dio e, in quanto veramente uomo, ha fatto esperienza del divenire uomo ogni giorno, dall’obbedienza dei genitori fino all’inserimento nell’ambiente socio-religioso. Egli viene circonciso al compimento dell’ottavo giorno e diventa così partecipe del popolo dell’alleanza; al quarantesimo giorno i suoi genitori, Maria e Giuseppe, lo portano al tempio di Gerusalemme per presentarlo al Signore e offrire il “sacrificio dei poveri”, cioè una coppia di colombi invece di un agnello (cfr. Lv 5, 7; 12, 8), e così adempiono alle norme previste per la purificazione.
Nel Tempio avviene il riconoscimento di Gesù grazie a due anziani “poveri del Signore”, Simeone e Anna, che attendevano la venuta del Messia. Simeone, uomo giusto e pio, accoglie tra le sue braccia il bambino e rivolge a Dio il canto di benedizione, il  Nunc dimittis (che recitamo ogni sera nell’Ufficio di Compieta, l’ultima preghiera della giornata prima del riposo notturno): Simeone può morire in pace perché i suoi occhi hanno contemplato in quel bambino la salvezza di Dio, Colui che è “luce per la rivelazione alle genti e gloria del popolo di Israele”. Di Simeone si può dire che è fra coloro di cui Gesù dice: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.(Lc 10,23)
Del Bambino Gesù Simeone dice a Maria: “Egli è qui per la caduta e la resurrezione di molti in Israele” e come segno di contraddizione; e aggiunge che a lei una spada avrebbe trafitto l’anima perché fossero “svelati i pensieri di molti cuori”.
Questa è la Verità che coinvolge tutti: chi incontra Gesù è chiamato a prendere posizione, non può essere neutrale.
L’anziana profetessa Anna, una vedova che “non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuno e preghiera”, intuisce che è arrivata l’ora del compimento tanto atteso. E loda e ringrazia Dio perché è fedele alla sua promessa.
Simeone ed Anna non “trattengono” il Bambino Gesù ma si rallegrano per la rivelazione loro concessa e ci indicano che, per incontrare in Verità Gesù e riconoscerlo come Salvatore di tutta l’umanità, sono necessarie la povertà di spirito e l’attesa costante.
Mentre contempliamo la famiglia di Nazareth, pensiamo alle tante ferite delle famiglie di oggi, consapevoli che soltanto la persistenza dell’amore, quotidianamente vissuto con fedeltà, sana ogni tipo di ferita e rende la famiglia comunità duratura di volti rivolti, trasparenti e autentici.
Come dice Peter Handke, la ripetizione non annienta l’amore ma lo rende infinito: “Il canto della durata è di una poesia d’amore. Parla di un amore al primo sguardo seguito da numerosi e altri primi sguardi. E questo amore ha la sua durata non in qualche atto, ma piuttosto in un prima e in un dopo, dove per il diverso senso del tempo di quando si ama, il prima era anche un dopo e il dopo anche un prima”.
+ Francesco Savino
vescovo di cassano allo Ionio