Crotone devastata dal nubifragio paga i ritardi di una Calabria costretta ad attendere

di FRANCESCO RAO – Le fotografie rese pubbliche dalle redazioni giornalistiche, rappresentano l’immagine di un territorio messo in ginocchio per l’ennesima volta da un terribile nubifragio. Strade divenute simili a fiumi. Case allagate. Questa volta, contrariamente a quanto accadde nel 1996 a Crotone, oltre all’acqua si sovrappone l’emergenza al Covid 19. Tutto ciò rischia di far sprofondare la già delicatissima condizione di  questo angolo della Calabria e soprattutto le sorti socio-economiche dei residenti.

In quella città, presso il prestigioso Istituto Tecnico Industriale “Guido Donegani”, ho lavorato per circa tre annualità scolastiche. In tali circostanze ho avuto modo di conoscere moltissimi studenti, tanti docenti e soprattutto tanti genitori. Più volte, il mio sguardo ha cercato di comprendere le vicessitudini delle varie dinamiche sociali ed economiche per poter meglio decodificare le cause che presentavano nelle mille sfumature una Città apparentemente priva di carburante per poter nuovamente ripartire.  Proprio nei corridoi del “Donegani” vedevo le fotografie di una Scuola che preparava i giovani all’inserimento lavorativo nel segmento industriale presente a Crotone. Basti pensare che proprio nella fase che intercorre tra le due Guerre Mondiali, da quel luogo partì una vera e propria Rivoluzione Industriale Calabrese: dalla centrale idroelettrica di Cotronei alla nascita della Pertusola Sud e della Montedison per giungere poi  all’Enichem,  Crotone conobbe in tali opportunità la strada per vivere una grande crescita socio-economica e soprattutto demografica. Seppur la Città Pitagorica avesse un ruolo di secondo piano su quanto avveniva nella vicina Cosenza, fu proprio grazie alla presenza degli stabilimenti chimici, grande novità per l’economia Italiana di quella fase, che Crotone divenne il polo industriale della Calabria.

Come già anticipato, oggi i crotonesi, oltre a vivere una terribile realtà, ricorderanno, i tragici eventi alluvionali avvenuti quasi 25 anni addietro. Il disastro fu sempre determinato da una bomba d’acqua  e dalla piena del torrente Esaro. Allora ci fu una inondazione che interessò un’ampia area della città, soprattutto quella parte a ridosso dell’area industriale e la circostanza provocò la morte di 6 persone,   migliaia di sfollati ed i danni complessivi arrecati alle 358 imprese ammontarono a 126 miliardi di lire.

All’epoca il governo era di centro-sinistra ed il Presidente del consiglio dei Ministri era il Prof. Romano Prodi. La risposta che giunse dal tavolo dal governo, unitamente alla partecipazione del mondo imprenditoriale, portò alla nascita della Datel, destinata a diventare uno dei più importanti call center della Calabria. Il problema idrogeologico però rimase una parentesi aperta ed oggi assistiamo all’ennesimo disastro. Uno dei punti vulnerabili della Calabria consiste nel dover assistere a progetti destinati a nascere  e morire nel corso di una legislatura nazionale o regionale, per poi dover assistere al reiterarsi dei problemi destinati ad essere una sovrapposizione di incompiute e madre di inaccettabili conseguenze.

Per rispetto nei confronti di quanti oggi vivono le enormi difficoltà e tutte le problematiche di questi difficilissimi giorni, non mi soffermerò sulla questione dei rifiuti chimici che quel territorio vive. Quanti mi leggeranno, comprenderanno la gravità e l’urgenza che proprio in questo momento dovrebbe dar vita ad una cabina di regia per il monitoraggio ambientale.

Vorrei brevemente soffermarmi sull’importanza e sull’urgenza di voler dare vita ad una nuova stagione amministrativa tesa ad applicare un metodo per tutte le emergenze che, da ora in avanti, dovranno essere affrontate in Calabria. Sino a quando non verranno posti in essere cronoprogrammi ben precisi, responsabilità e ruoli, tutti i fondi impiegati per risolvere le problematiche nelle quali si andrà ad intervenire, si continueranno a reiterare gli errori del passato: soldi bruciati, problemi irrisolti, opportunità di sviluppo mancate e crescenti fenomeni emergenziali, con annesse fonti di opportunità per il filone della criminalità.

In queste ore, le Forze dell’Ordine, i Vigili del Fuoco e la Protezione Civile sono impegnate a mettere in salvo la popolazione, ponendo anche la loro vita a forti rischi.  Se non ci fosse stato il delicatissimo intervento della Guardia di Finanza, praticato con un elicottero per salvare una persona rimasta in panne sulla 106, avremmo pianto l’ennesima vita umana, strappata da questo mondo a causa di una strategia strutturale di controllo del territorio.

La questione Crotone sarà sicuramente sui tavoli della politica nazionale e regionale. Vorrei anche sperare che su quei tavoli, oltre agli aiuti immediati ed alla dichiarazione dello stato di calamità, unitamente ai solenni encomi per le nostre Forze dell’Ordine, possano esserci anche progetti sottesi ad una straordinaria azione di natura preventiva mediante l’attuazione di un grande piano nazionale di controllo idrogeologico. Seppur l’inverno sia alle porte, forse ancora è possibile prevedere altri disastri. Ai Calabresi occorre restituire tutta la fiducia sottratta in almeno 70 anni di storia. Dopotutto, non credo sia stata una scelta felice, far nascere il governo regionale nel 1970 mentre i padri costituenti, all’art. 131, avevano previsto l’istituzione della Regione nella Carta Costituzionale del 1947. Paghiamo ancora il peso di una maledetto ritardo istituzionale. Proprio in quel ritardo si è annidata la peggiore piaga sociale che oggi dovremo sconfiggere. (fr)