LA CALABRIA E IL NODO AREE MONTANE
TRA IL DECLINO E LE RIFORME NECESSARIE

di FRANCESCO AIELLO – In un contesto politico dominato dalle crisi internazionali e dalle discussioni sul ruolo dell’UE nel nuovo ordine mondiale, in Calabria torna d’attualità un tema strutturale: il riordino degli enti locali.

L’occasione è data da una recente proposta di legge regionale presentata dal Partito Democratico finalizzata a promuovere le unioni e le fusioni tra i comuni montani calabresi. L’iniziativa punta a contrastare una delle principali debolezze dell’assetto istituzionale calabrese: la frammentazione amministrativa e le difficoltà croniche nella gestione dei servizi pubblici nei territori più marginali. Più in generale, il tema delle fusioni dei comuni riaffiora periodicamente tra gli interessi sia degli osservatori sia di autorevoli rappresentanti istituzionali.

Lo ha fatto pochi mesi fa il Presidente della Giunta Regionale Roberto Occhiuto (“In Calabria ci sono troppi Sindaci, serve una riforma sui Comuni con pochi abitanti”) e lo ha ripreso in questa settimana il prefetto di Catanzaro, Castrese De Rosa. Con i suoi 404 comuni, l’assetto istituzionale regionale risulta altamente frammentato, con una forte asimmetria tra la Regione – dotata di elevate capacità di gestione e programmazione – e un tessuto comunale caratterizzato da una prevalenza di piccoli enti con limitate capacità amministrative.

L’abolizione delle comunità montane e l’indebolimento dell’azione delle province hanno lasciato un vuoto istituzionale che rende la governance del territorio particolarmente debole e disomogenea. In questo contesto, la proposta del PD assume rilievo non solo per gli strumenti normativi che intende introdurre, ma anche per la capacità di riportare al centro del dibattito un nodo strutturale troppo a lungo trascurato.

La proposta del PD introduce strumenti normativi e incentivi per favorire l’aggregazione volontaria dei comuni montani, riconoscendo la necessità di un modello amministrativo più efficiente e sostenibile per le aree svantaggiate. La montuosità della Calabria è un fattore chiave per comprendere le sfide che attraversano la governance territoriale. Con una quota significativa di territorio classificata come area interna e una larga parte dei comuni definiti montani, la regione si confronta con criticità strutturali persistenti: bassa densità abitativa, carenza di servizi essenziali, scarsa accessibilità e fragilità finanziaria degli enti locali.

In molti di questi comuni si osservano un costante calo demografico, l’invecchiamento della popolazione e crescenti difficoltà nella gestione ordinaria. In questo contesto, la proposta di legge del PD si pone l’obiettivo di incentivare i comuni montani a superare la frammentazione attraverso forme associative più strutturate, come unioni e fusioni, per rafforzare la capacità amministrativa e migliorare la qualità dei servizi ai cittadini.

Uno degli aspetti innovativi della proposta riguarda la regolamentazione del quorum nei referendum per la fusione dei comuni montani, un nodo da tempo discusso nel dibattito sulle aggregazioni amministrative. Il testo del PD stabilisce che una fusione possa considerarsi approvata solo nel caso in cui il voto favorevole prevalga in ciascuno dei comuni coinvolti, superando così il rischio che una maggioranza complessiva sul totale dei votanti imponga la fusione a singole comunità non favorevoli (art. 12).

Nelle intenzioni dei promotori, questa impostazione mira a garantire che ciascuna realtà locale sia pienamente convinta dell’opportunità di unirsi ad altri comuni, rendendo il processo di aggregazione il risultato di una scelta condivisa, non imposta dall’alto. Tuttavia, questo criterio di unanimità potrebbe rendere più difficile il raggiungimento del consenso, poiché anche un solo comune contrario sarebbe sufficiente a bloccare, o rallentare, il processo.

Il modello proposto dal PD si distingue anche per la previsione di incentivi economici specifici a favore dei comuni montani che scelgono di collaborare nell’offerta di servizi o di aggregarsi. La proposta prevede l’accesso a contributi straordinari regionali per dieci anni (art. 14), oltre ad agevolazioni nei bandi regionali per i comuni che gestiscono funzioni in forma associata (art. 6). Sono previsti anche comitati tecnici per lo studio di fattibilità (art. 11) e attività di accompagnamento e supporto da parte della Regione (art. 9).

A queste misure si affianca la Conferenza delle Unioni montane (art. 8), con compiti di monitoraggio e impulso. In un’ottica di rafforzamento della proposta, sarebbe auspicabile l’istituzione di un Osservatorio permanente sulle fusioni e unioni dei comuni, dotato di funzioni tecniche e valutative, così come l’adozione di un Piano Strategico decennale per il riordino istituzionale, utile a individuare in modo sistematico le aree dove avviare processi di aggregazione sostenibile.

In estrema sintesi, dall’esame del testo emerge chiaramente che il principio ispiratore della proposta è quello di concepire i processi di unione e fusione non come una perdita di autonomia da parte dei singoli comuni, ma come strategie condivise e partecipate per garantire continuità amministrativa e rafforzamento della capacità di intervento locale. In questa prospettiva, l’iniziativa del PD rappresenta un contributo rilevante al dibattito sulla riorganizzazione istituzionale della Calabria, affrontando un nodo cruciale per la modernizzazione della governance regionale e la resilienza dei territori più fragili.

Concentrandosi sulle aree montane, il testo si inserisce in una più ampia visione politica del PD calabrese, che da tempo pone al centro dell’agenda regionale e nazionale i temi della marginalità e del riequilibrio tra aree del territorio. Tuttavia, è lecito chiedersi se esistano valide ragioni per ampliare la riflessione sulle fusioni oltre la dicotomia montagna-pianura. In questa direzione, un contributo arriva da un recente studio di alcuni ricercatori italiani (Cerqua et al, 2025) che per il periodo 2001-22 hanno costruito un indice della qualità amministrativa nei comuni italiani (1) Facendo riferimento al 2022, emerge che l’andamento di questo indice dipende, sia in Italia sia in Calabria, molto più dalla dimensione demografica che dalla collocazione altimetrica

. I punteggi medi mostrano, infatti, che i comuni di montagna non presentano livelli significativamente inferiori di qualità amministrativa rispetto a quelli di pianura o collina: in Calabria la differenza di punteggio medio è solo di 0.66 a sfavore dei comuni di montagna. Al contrario, le differenze più marcate emergono tra comuni piccoli e grandi (+5.7), con i primi che manifestano maggiori difficoltà in termini di efficienza burocratica, qualità della classe politica e performance economico-finanziaria.

In questa prospettiva, l’approccio della proposta di legge – focalizzato esclusivamente sui comuni montani – rischia di trascurare un elemento centrale del problema: non è la geografia a determinare le fragilità istituzionali, bensì la scala amministrativa. Una riforma coerente e strutturale dovrebbe, quindi, prendere in considerazione tutti i piccoli comuni, indipendentemente dalla loro altitudine, per garantire un reale rafforzamento della governance locale.

A fronte di queste evidenze, resta da comprendere quale sarà la risposta del Consiglio Regionale e se vi sarà la volontà politica di estendere la riflessione a una riforma più ampia e strutturale, che non si limiti alle sole aree montane, ma coinvolga tutti i piccoli comuni calabresi. La Calabria è davanti a un bivio: restare immobile, lasciando i piccoli comuni al declino, oppure avviare un vero processo riformatore per garantire servizi, rappresentanza e futuro alle comunità locali.

(1) Il Municipal Administration Quality Index (MAQI) è un indice sintetico che misura la qualità delle amministrazioni comunali italiane lungo tre dimensioni fondamentali: la capacità della burocrazia, la qualità della classe politica locale e le performance economico-finanziarie dell’ente. Il primo pilastro considera elementi come il livello medio di istruzione dei dipendenti comunali, il numero di funzionari per abitante, l’assenteismo e il turnover.

Il secondo pilastro si concentra sul profilo degli amministratori locali, valutando il grado di istruzione, l’equilibrio di genere e la composizione socio-professionale. Infine, il terzo pilastro riguarda la gestione del bilancio comunale, attraverso indicatori come la rigidità e la capacità di spesa, l’efficienza nella riscossione delle entrate e la quota di investimenti sul totale del bilancio. Insieme, questi tre pilastri restituiscono una fotografia articolata della qualità istituzionale dei comuni italiani, utile per confronti territoriali e analisi nel tempo. (fa)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud]

Bruni (PD) presenta interrogazione per telemedicina

La consigliera regionale del PD, Amalia Bruni, ha presentato una interrogazione al presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, per sapere «qual è lo stato di attuazione generale della telemedicina in Calabria, in termini di infrastruttura regionale, servizi attivati e da attivare, localizzazione nei diversi territori e raccordo con la rete nazionale».

«La telemedicina rappresenta una risorsa fondamentale per il sistema sanitario calabrese, in grado di affrontare in modo efficace le criticità legate alle liste d’attesa e garantire un’assistenza sanitaria più accessibile e tempestiva», ha ricordato Bruni che, attraverso l’interrogazione, vuole ollecitare una maggiore attenzione riguardo ai ritardi e alle criticità legate all’utilizzo dei fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), destinati all’ammodernamento e all’implementazione dei servizi di telemedicina in Calabria.

«Il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione italiana – ha ricordato – impone un accesso universale e adeguato ai servizi sanitari. La telemedicina, come definita dal Ministero della Salute, rappresenta una delle soluzioni più promettenti per garantire un’assistenza sanitaria tempestiva e accessibile, soprattutto nelle aree più isolate e nelle situazioni in cui le liste d’attesa sono un ostacolo significativo».

«Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), la Missione 6 ‘Salute’ dedica particolare attenzione alla telemedicina – si legge nell’interrogazione – con l’obiettivo di rafforzare la sanità territoriale e favorire un’assistenza più vicina ai cittadini. Tra le risorse messe a disposizione, vi è anche un milione di euro destinato a finanziare progetti che consentano interazioni medico-paziente a distanza, una misura che intende rispondere in modo efficace alle difficoltà emerse durante la pandemia».

Nonostante l’importanza di questa iniziativa e le risorse stanziate, «la Calabria appare in ritardo rispetto all’attuazione dei servizi e alla creazione di un’infrastruttura regionale di telemedicina centralizzata. La Regione, pur avendo ricevuto parte dei fondi previsti, non ha ancora attivato una struttura adeguata a supportare l’erogazione dei servizi di ‘televisita’, ‘teleconsulto’, ‘teleassistenza’ e ‘telemonitoraggio’ in modo efficace e strutturato», si legge ancora nell’interrogazione.

La consigliera Amalia Bruni, nella sua interrogazione, chiede innanzitutto «lo stato di attuazione della telemedicina in Calabria, con particolare riferimento alla creazione di un’infrastruttura regionale integrata, all’attivazione dei servizi e alla loro distribuzione sul territorio».

«È fondamentale, infatti – si legge – che la Calabria possa vantare una rete di servizi che consenta l’integrazione tra ospedali e territorio, evitando che alcune zone rimangano escluse da questi importanti sviluppi».

In secondo luogo, la consigliera chiede «dettagli sui programmi regionali di telemedicina previsti per i prossimi anni (2025 e 2026) e sulle risorse che saranno destinate a tali iniziative. Una pianificazione chiara e precisa è essenziale per evitare ulteriori ritardi e per assicurare che le risorse vengano utilizzate in modo efficace».

Un altro punto sollevato riguarda i gravi ritardi nell’utilizzo dei fondi Pnrr dedicati alla telemedicina. Bruni chiede quali azioni il governo regionale intenda intraprendere per risolvere queste problematiche, considerando che i fondi sono già stati stanziati, ma l’attuazione non è ancora soddisfacente.

Infine, un altro aspetto critico riguarda la nomina dei referenti per la telemedicina nelle singole Aziende Sanitarie Provinciali (Asp). La consigliera esprime preoccupazione in merito alla «mancanza di trasparenza e di procedure selettive per queste nomine, chiedendo chiarimenti sui criteri adottati e su come la regione intenda garantire la competenza e la trasparenza nelle scelte». (rrc)

Pd Calabria: Serve strategia attiva nella gestione delle emergenze

Il Partito Democratico Calabria ha chiesto «una strategia attiva nella gestione delle emergenze, con interventi e investimenti mirati per prevenire ulteriori disastri».

Per i dem, infatti, «è fondamentale avviare una pianificazione lungimirante che tenga conto della vulnerabilità del nostro territorio e della crescente incidenza dei cambiamenti climatici. È il momento di agire e di investire nel presente: lo chiede il territorio calabrese, che ha bisogno di concretezza e responsabilità, affinché si possano finalmente tradurre le parole in azioni tangibili», hanno detto, annunciando che presenteranno, nel corso del Consiglio regionale, un odg per chiedere al governo regionale di attivarsi per riconoscimento lo stato di emergenza e/o calamità naturale.

«I gravi eventi atmosferici che hanno colpito la Calabria negli ultimi giorni  hanno rilevato i consiglieri – mettono in luce, ancora una volta, le fragilità strutturali del nostro territorio. I comuni di Maida e San Pietro a Maida – alle cui comunità rivolgiamo la nostra vicinanza e solidarietà – sono attualmente isolati a causa dell’esondazione di un torrente, che ha provocato il crollo del ponte stradale sulla SS280. In questa stessa arteria, una voragine ha inghiottito un’autovettura, fortunatamente senza vittime, ma la situazione è drammatica: case e attività commerciali sono state allagate e la circolazione è fortemente compromessa».

«Questa emergenza non è solo il risultato di un temporale: rappresenta gli effetti tangibili della crisi climatica – hanno proseguito – la quale sta generando eventi meteorologici sempre più intensi e frequenti. Le valutazioni basate su dinamiche stagionali tradizionali non sono più adeguate ad affrontare una realtà in continua evoluzione».

«È ora di mettere in campo un piano straordinario per la manutenzione delle infrastrutture esistenti – hanno concluso – piuttosto che disperdere risorse in opere che non affrontano i problemi immediati dei cittadini calabresi. La sicurezza delle nostre strade, la tutela delle nostre abitazioni e la salvaguardia della vita dei nostri concittadini devono essere al centro dell’agenda politica». (rrc)

Il PD Calabria: Anche il Rapporto Crea indica la Calabria ultima per performance socio-sanitaria

Il Partito Democratico Calabria ha denunciato come «anche il  “Rapporto Crea 2024” indica che la Calabria è l’ultima regione d’Italia per performance socio-sanitaria, del tutto insufficiente».

Un ulteriore quadro statistico che non sorprende i dem anzi, «rafforza l’allarme che, come partito, avevamo lanciato sullo stato comatoso della sanità pubblica nel territorio calabrese, davanti al negazionismo cronico del presidente Roberto Occhiuto, cieco e sordo rispetto alle ragioni dei più poveri, che spesso non si curano per mancanza di soldi, sostegno e assistenza».

«Al netto delle narrazioni a senso unico di Occhiuto e dei suoi “megafoni” scelti – hanno proseguito i dem – la verità è scritta nei dati, sempre oggettivi e sistematicamente drammatici. Mai la sanità pubblica della Calabria era sprofondata così in basso, come peraltro confermano la crisi che sta attraversando l’ospedale di Cosenza e la situazione pesantissima dell’Asp di Reggio Calabria».

«Già adesso – ha denunciato il Pd della Calabria – le condizioni della sanità calabrese sono tali da comprimere al massimo la tutela della salute dei cittadini. Con l’attuazione dell’autonomia differenziata, aumenteranno i divari della sanità calabrese rispetto a quella delle Regioni più ricche, che, come avverte il “Rapporto Crea 2024”, potranno assumere i medici migliori potendo contare su maggiori risorse. Ciò determinerebbe il declino inesorabile della sanità pubblica della Calabria, del quale Occhiuto dovrà assumersi la responsabilità politica». i(rcz)

PD RC: Di Furia riconosca che Asp di RC rappresenta la peggiore sanità d’Italia

Il direttore dell’Asp di Reggio, Lucia Di Furia, «dia risposte ai cittadini, riconoscendo che l’Asp di Reggio Calabria rappresenta, al momento, la peggiore sanità d’Italia». È quanto ha detto il Pd reggino, rispondendo alla direttrice generale dell’Asp di Reggio Calabria, a proposito della possibile chiusura del poliambulatorio di Gallico, ubicato in locali di proprietà privata.

«Il Partito democratico di Reggio Calabria è sempre presente, attivo e propositivo nel territorio, soprattutto per la tutela del diritto alla salute, che l’Asp reggina ancora non garantisce. Rispetto al futuro del poliambulatorio di Gallico, abbiamo raccolto l’allarme e il grido di dolore di numerose associazioni locali e posto il problema della sopravvivenza di questa importante struttura», hanno detto i dem reggini, sottolineando come «Di Furia  è rimasta stizzita dai nostri interventi sul punto, ma rappresentare e difendere i cittadini, come noi abbiamo fatto, non è mai lesa maestà».

«Anche rispetto al problema specifico, la dg dell’Asp reggina – hanno proseguito i dem – continua con l’ipertrofia comunicativa, senza produrre alcun risultato a distanza di due anni suonati. In particolare, sul caro affitti aspettiamo da molto tempo una sua proposta, che ad oggi non si vede. Finora, che cosa ha fatto nel merito Di Furia, ha ricordato soltanto adesso l’emergenza in questione, a seguito della nostra uscita pubblica? Per inciso e a livello generale, il Pd agisce sempre alla luce del sole, quindi pretende altrettanta trasparenza. Altre forze politiche, invece, preferiscono discutere nelle stanze chiuse del potere, anche quando si tratta di assegnare incarichi pubblici, che, giova ricordare ogni volta, vanno dati a prescindere da simpatie e raccomandazioni politiche».

«Riguardo al poliambulatorio di Gallico, per il prossimo 26 agosto, su sollecitazione del presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria, Vincenzo Marra, Di Furia – hanno ricordato i dem reggini – ha convocato un Tavolo di confronto. Chiediamo che in quella sede ci sia chiarezza assoluta di informazioni, dato il recente comunicato ambiguo della direttrice generale dell’Asp di Reggio Calabria, la quale ha riferito che “in atto” non è prevista la chiusura del poliambulatorio di Gallico, senza però escluderne lo smantellamento nei prossimi mesi».

«Per tutti i cittadini, invece – hanno concluso – quel poliambulatorio non deve essere chiuso né ora né in futuro. Di Furia la finisca di dare solo comunicazioni esterne e, soprattutto, risolva i problemi, atteso che ora ha un mandato pieno».

Autonomia, il Pd Calabria: Occhiuto e Mancuso ingiustificabili

Per il Partito Democratico calabrese «la maniera con la quale il governatore Roberto Occhiuto e la sua maggioranza hanno affrontato, fin dal primo momento, la riforma relativa all’autonomia differenziata è stata sbagliata e ambigua fin dal primo sì del governatore alla Conferenza Stato-Regioni».

«Ma il massimo del ridicolo – hanno evidenziato i dem – si è raggiunto con i proclami e le critiche a mezzo stampa e social del progetto di Calderoli, per poi avallarlo con gli atti concreti. E arrivando perfino a impedire in Consiglio regionale la discussione sul tema e il confronto sulla ppa sul referendum abrogativo che, come opposizione, abbiamo depositato da tempo. Ignorando la protesta che dilaga nelle piazze e l’appello dei sindaci che sono arrivati fino a palazzo Campanella per sentirsi dare dei “tifosi” dal presidente del Consiglio Mancuso, invece di avere risposte e rassicurazioni sul futuro delle Comunità che rappresentano».

«Addirittura l’ex presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini ha puntato l’indice contro la gestione dell’attuale centrodestra che, a suo dire, si starebbe suicidando impedendo il confronto in Consiglio – hanno proseguito i consiglieri dem – ed evidenziando come non si possa mettere la testa sotto la sabbia davanti al sentire della popolazione calabrese. Ma le parole di Tallini sono condivisibili anche nella parte in cui si definiscono “pannicelli caldi” le proposte di affidare e a comitati la gestione dei Lep».

«La verità è che in gioco ci sono i diritti fondamentali dei calabresi – hanno concluso – e che non c’è più spazio per le ipocrisie politiche e Occhiuto, Mancuso e il centrodestra dovrebbero richiamare in Aula la ppa sul referendum al più presto anche in considerazione delle 500mila firme raccolte, solo on line, in pochissimi giorni in tutta Italia». (rrc)

 

 

 

Bruni (PD): Occhiuto usi gli strumenti a disposizione per migliorare sanità calabrese

La consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, ha ribadito la necessità, da parte del presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, di utilizzare «meglio gli strumenti che ha a disposizione per migliorare il sistema sanitario calabrese».

Un appello lanciato durante la partecipazione ai presidi organizzati dalla Cgil Area Vasta a Lamezia Terme e Vibo, anche a nome del Comitato “La sanità che vogliamo”, in cui è stata ribadita la necessità di misure urgenti in difesa dei servizi sanitari pubblici, efficaci e adeguati alle esigenze dei cittadini calabresi.

«La sanità calabrese vive il momento peggiore della sua storia – ha sottolineato Bruni –. Tutti gli indicatori lo confermano e ciò nonostante il commissario/presidente abbia a disposizione la possibilità di incidere con strumenti mai avuti prima. È inaccettabile che ormai da anni persistano mezzi e risorse che non si è in grado di utilizzare: concorsi accentrati con procedure regionali a tempo indeterminato, che consentono anche l’assunzione degli specializzandi; piano regionale per l’acquisto di nuove tecnologie; attuazione del Pnrr; definizione del debito pregresso e approvazione dei bilanci. Troppi annunci e pochi fatti».

«Anche la rete ospedaliera modificata ben tre volte in otto mesi – ha aggiunto – dimostra l’assenza di una strategia, con il macigno di “Azienda zero”, o meglio azienda unica che a distanza di due anni e mezzo dà flebili segni di vita ma che assorbe, solo sulla carta, risorse apicali che vengono sottratte ai servizi sanitari su tutto il territorio regionale».

«Noi – ha concluso la consigliera Bruni – continueremo ad essere mobilitati in difesa della Sanità pubblica a sostegno dei servizi e quindi della tutela del diritto alla cura per tutti e per tutte». (rrc)

Pd Calabria: Campagna elettorale condiziona pesantemente Istituzioni calabresi

Il gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale ha denunciato come «come la campagna elettorale continui a condizionare pesantemente le Istituzioni calabresi».

«Non soltanto la maggioranza di centrodestra continua a piegare le Istituzioni al proprio interesse – hanno spiegato i dem – rendendole teatro di campagna elettorale, con proposte di legge firmate da candidati alle prossime elezioni, ma non riesce neanche ad approvarle facendo volare, ancora una volta, gli stracci».

«Dopo la polemica tra la deputata europea Simona Loizzo e il governatore Roberto Occhiuto – hanno detto – accusato dalla stessa di governare da uomo solo al comando e senza alcuna concertazione, oggi in Aula l’ennesimo pessimo spettacolo che dimostra come la maggioranza sia implosa e che rimanga insieme soltanto per esercitare il potere».

«Lo scontro, stavolta – hanno spiegato – è avvenuto tra i consiglieri della Lega e il resto della maggioranza. Dopo l’approvazione di una proposta di legge volta a tirare la volata a Pasqualina Strafalace, candidata sindaco di Rossano, che già stata richiamata in Aula durante la seduta precedente e non approvata per la nostra opposizione e perché mancava la maggioranza qualificata, oggi un’ulteriore beffa. Mentre il consigliere Giuseppe Neri chiedeva l’inserimento all’ordine del giorno dell’ennesima proposta di legge dal sapore elettorale, alcuni consiglieri della Lega hanno abbandonato l’Aula facendo venire meno il numero legale».

«L’ennesima pagina indecorosa di questa legislatura – hanno concluso – che testimonia come la maggioranza di centrodestra non esista e che i partiti che la compongono abbiano costruito soltanto un cartello, senza nessuna comunione di intenti o comune visione, per conquistare e mantenere poltrone. Adesso che ognuno dei partiti ha necessità di ottenere consenso in solitaria, considerando che alle europee si vota con metodo proporzionale, i nodi vengono al pettine e il Consiglio regionale si trasforma in sede per comizi elettorali e regolamenti di conti». (rrc)

NUOVI DISTRETTI INDUSTRIALI INNOVATIVI
AMBIENTE PER FARE IMPRESA IN CALABRIA

di DAMIANO SILIPOIl 19 e 20 aprile 2024 si è svolta a Soveria Mannelli la I Conferenza programmatica del Partito Democratico Calabrese, nella quale si sono definite le proposte del Partito Democratico per la Calabria di domani. Una conferenza molto partecipata, con discussioni qualificate, che ha dimostrato la voglia di costruire una Calabria diversa. 

La Calabria oggi è una regione poco sviluppata, pur avendo un notevole potenziale di sviluppo in termini di disponibilità di risorse naturali, umane e culturali. 

Oggi vivere in Calabria è ancora più difficile di ieri, perché le possibilità di lavoro nel settore pubblico si sono fortemente ridotte ed in quello privato ci sono solo opportunità di lavori poco qualificati o poco remunerati. D’altra parte, fare impresa in Calabria è più che una impresa, tra vessazioni della ‘ndrangheta e della burocrazia e il comportamento delle banche, tutt’altro che disposte a condividere i rischi d’impresa. 

Oggi i giovani calabresi hanno perso anche la speranza di poter costruire il loro futuro in questa regione ed emigrano sempre più in massa. D’altronde, l’uso dei fondi pubblici negli ultimi 30 anni non ha rafforzato la speranza che valga la pena investire su sé stessi in questa regione. 

Di recente l’Istat ha certificato che, nonostante la realizzazione di tre Por-Calabria, negli ultimi 20 anni la percentuale di persone che lavorano in Calabria era il 42,8% nel 2000 e si è addirittura ridotta al 42% nel 2021, 16 punti percentuali in meno della media italiana e 26 punti percentuali in meno della media europea. Poi, il tasso di occupazione femminile tra 15-64 anni si attesta al 28,60%.  Inoltre, per le condizioni della sanità calabrese, si sta affermando sempre più la convinzione che conviene emigrare anche per ridurre la propria probabilità di morte, di fronte ad un problema di salute. 

Per dare una qualunque prospettiva di crescita alla Calabria occorre contrastare il decremento demografico ed allargare la base produttiva della regione, aumentando di almeno venti punti percentuali in 10 anni il tasso di occupazione e di 30 punti quello femminile. 

Il Partito Democratico è consapevole che o si determinerà oggi una svolta o mai più. infatti, l’autonomia differenziata avrà due effetti sullo sviluppo della Calabria: non consentirà più di avere le risorse per lo sviluppo, ad iniziare dalla sanità, e spingerà molti occupati qualificati ad emigrare in altre regioni, dove saranno meglio retribuiti. 

Per costruire una prospettiva di sviluppo per questa regione occorre: capire su quali risorse interne puntare, tenendo conto delle dinamiche in atto nell’economia; capire cosa ha impedito finora a queste risorse di essere volano di sviluppo; agire per far sì che i comportamenti individuali e collettivi consentano a queste risorse di generare sviluppo. 

Finora le università calabresi hanno svolto bene la funzione di creare il capitale umano di questa regione. La sfida del futuro è se le università calabresi, da luogo di alta formazione e ricerca, diventeranno motori di sviluppo. Se giovani laureati, utilizzando brevetti e ricerca prodotti nelle università, diventeranno gli imprenditori di domani. Informatica e telematica, attività legate allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, biotecnologie, nuovi materiali, ma anche tutte le attività legate alla transizione ecologica, potrebbero allargare la base produttiva regionale e offrire la possibilità a giovani laureati calabresi di sviluppare le proprie capacità imprenditoriali. 

I punti di eccellenza però possono diventare sviluppo solo se c’è una convergenza d’interessi e di risorse tra imprese, banche, istituzioni pubbliche e università, per costruire uno-due distretti industriali innovativi, dove veramente ci sia un ambiente favorevole per fare impresa in Calabria. 

Nuovi distretti industriali si possono creare se si realizza un sistema integrato d’interventi, che va dagli investimenti nelle infrastrutture materiali e immateriali più adeguate a questo scopo, agli incentivi per la creazione di nuove imprese innovative, alle agevolazioni fiscali finalizzate a questo obiettivo, alla condivisione del rischio tra banche, imprese e Stato. 

A questo scopo, l’azione pubblica per essere efficace deve essere in grado di scegliere, superando uno degli ostacoli più importanti che ha impedito finora alla Calabria di svilupparsi: la mancanza di scelte, per non scontentare nessuno e poter promettere a tutti. Da cui ne è scaturita la parcellizzazione delle risorse finanziarie in mille rivoli e la loro inefficacia. Il nuovo PR Calabria 2021-27 è un ulteriore esempio di questo tipo. 

Scegliere comporta definire delle priorità. Per il Partito Democratico Calabrese le priorità per creare sviluppo sono: 1) La creazione di un sistema sanitario pubblico in grado di rispondere ai bisogni di salute dei calabresi; 2) La realizzazione di alcuni distretti industriali attorno alle università calabresi, ai porti di Gioia Tauro e Corigliano-Rossano e all’aeroporto di Lamezia Terme; 3) lo sviluppo di un tessuto imprenditoriale diffuso, basato su turismo, agricoltura e ambiente; 4) investimenti nelle zone interne per creare lavoro nei settori dell’agricoltura, forestazione e ambiente e per incentivare il ripopolamento; 5) investimenti per migliorare la capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche ed accrescere la legalità in questa regione.  

Stabilire delle priorità potrebbe non essere conveniente per vincere le prossime elezioni, ma è la strada migliore per governare in modo efficace e vincere le elezioni nel lungo periodo. 

Una sanità pubblica efficiente non è solo un fattore di equità ma anche di sviluppo.  A questo scopo, occorre rafforzare la sanità pubblica, attraverso un aumento dei posti letto e del personale e attraverso una riorganizzazione dei servizi; aumentare i posti di specializzazione offerti dalle facoltà mediche esistenti in Calabria sulla base del fabbisogno di personale nella sanità calabrese ed usare il PR 2021-2027 a questo scopo. 

La Calabria non ha mai avuto un vero sviluppo industriale. I pochi investimenti industriali promossi dallo Stato si sono rivelati fallimentari, per la totale estraneità delle scelte alla realtà regionale. Per converso, molte competenze artigianali esistenti in vari settori nella regione sono rimaste tali o si sono disperse. Alcuni motivi del mancato sviluppo sono la mancanza di infrastrutture e servizi, un ambiente ostile e una burocrazia inefficiente e opprimente, che scoraggia anche i più audaci. 

Il Partito Democratico ritiene che sia possibile costruire ipotesi di sviluppo industriale in Calabria, attorno ai punti di forza indicati in precedenza. 

Il settore turistico costituisce un altro punto di forza dello sviluppo regionale.  Si tratta, quindi, di superare i limiti dello sviluppo turistico regionale e di fare un salto di qualità in questo settore, estendendo l’offerta alle zone interne, ai percorsi tematici che possono andare dalla religione alla gastronomia, coprendo anche piccole aree di interesse che sommate possono fare buoni numeri. 

A tal fine, è necessario migliorare la qualità dei beni pubblici esistenti in Calabria, ad iniziare dall’ambiente e dai servizi offerti, come i servizi di trasporto e per il tempo libero. 

La Calabria negli ultimi decenni ha subito un notevole degrado ambientale, che compromette anche il suo sviluppo turistico. Il Partito Democratico ritiene che tra gli obiettivi prioritari vi è quello di predisporre un grande progetto di recupero paesistico-ambientale, per realizzare in modo definitivo entro il 2027 l’eliminazione in tutta la regione dell’inquinamento del suolo, del mare e delle acque. 

Al riguardo, è indispensabile realizzare un servizio idrico integrato efficiente e puntare sull’economia circolare, trasformando i rifiuti da problema a risorsa, creando così anche tanti posti di lavoro. 

Fermare lo spopolamento e ripopolare le zone interne è una priorità per lo sviluppo calabrese. A questo scopo, il PD Calabrese ritiene che se si creassero occasioni di lavoro anche per gli immigrati nelle zone interne non sarebbe dannoso per l’Italia e la Calabria. il potenziamento dell’offerta turistica nelle zone interne, un piano straordinario di rimboschimento, lo sviluppo dell’agricoltura biologica sono fattori su cui puntare per lo sviluppo delle zone interne. Ma se in queste zone si chiudono i servizi, come scuole e sanità, perché si sono spopolate è come condannare le zone interne alla morte. 

La burocrazia è considerata dagli imprenditori calabresi il principale ostacolo allo sviluppo. E la recente creazione di una Zes unica nel Mezzogiorno non farà altro che aumentare gli ostacoli burocratici e scoraggiare gli investimenti delle imprese calabresi. 

La costruzione di una Calabria moderna passa quindi da un processo di semplificazione legislativa e burocratica, e da un rapporto diverso tra politica e burocrazia, ad iniziare dal processo di selezione della burocrazia regionale. Tra l’altro, un numero eccessivo di progetti e obiettivi d’investimento associato ad una scarsa capacità amministrativa, può dilazionare oltre ogni misura o vanificare la stessa realizzazione dei progetti. 

Lo sviluppo della Calabria richiede che i governi regionale e nazionale facciano subito chiarezza su quali progetti sono allocati i fondi PNRR e PR-2021-2027 destinati alla Calabria ed i tempi di realizzazione. Ogni ulteriore ritardo è un atto doloso del Presidente Occhiuto e della sua giunta verso i calabresi, perché significa disperdere queste risorse.

Ma se la Conferenza Programmatica di Soveria Mannelli è un inizio per costruire la Calabria di domani dipende da quanto il PD Calabrese sarà in grado di cambiare sé stesso per cambiare la Calabria. (ds)

[Damiano Silipo è docente all’Unical]

 

A Soveria Mannelli la Conferenza programmatica regionale del PD

Domani e sabato 20 aprile, a Soveria Mannelli, alle 17, nella sala conferenze dell’Officina della cultura e della creatività del Reventino, si terrà la prima Conferenza Programmatica regionale del Partito Democratico.

Si tratta di una giorni di confronti aperta sui temi e le proposte per una Calabria più efficiente e moderna, in grado di dare risposte alle esigenze dei cittadini e alle sfide del futuro, oltre che occasione per contribuire attivamente alla costruzione della proposta politica della Calabria di domani e per far sentire la propria voce sui temi in discussione.

Cinque i tavoli di discussione proposti e che si insedieranno venerdì pomeriggio, alle 16, alla presenza del capogruppo al Senato, Francesco Boccia, e della giornalista Lucia Annunziata, su temi che spazieranno dalla sanità alla transizione ecologica, dal turismo alle infrastrutture, passando per il lavoro, le aree interne, gli enti locali etc.

Sabato mattina, dalle 9, alla presenza, tra gli altri, del sindaco di Bari, Antonio Decaro, e della vice presidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, verrà presentato, in sessione plenaria, il contributo dei tavoli al documento conclusivo della Conferenza programmatica regionale.

In un contesto nazionale e internazionale in continua evoluzione è fondamentale che anche la nostra regione si doti di una visione strategica e di un programma concreto per affrontare le sfide future e cogliere le opportunità che ci attendono.

Una visione che parte da due saldi principi, la necessità di una istruzione all’altezza delle opportunità e delle criticità che presenta la nostra regione e la continua lotta alla ndrangheta, in ogni sua forma. Su questi due pilastri, il Partito Democratico intende costruire oggi la sua proposta politica per la Calabria di domani. (rcz)