Pd Calabria: Serve strategia attiva nella gestione delle emergenze

Il Partito Democratico Calabria ha chiesto «una strategia attiva nella gestione delle emergenze, con interventi e investimenti mirati per prevenire ulteriori disastri».

Per i dem, infatti, «è fondamentale avviare una pianificazione lungimirante che tenga conto della vulnerabilità del nostro territorio e della crescente incidenza dei cambiamenti climatici. È il momento di agire e di investire nel presente: lo chiede il territorio calabrese, che ha bisogno di concretezza e responsabilità, affinché si possano finalmente tradurre le parole in azioni tangibili», hanno detto, annunciando che presenteranno, nel corso del Consiglio regionale, un odg per chiedere al governo regionale di attivarsi per riconoscimento lo stato di emergenza e/o calamità naturale.

«I gravi eventi atmosferici che hanno colpito la Calabria negli ultimi giorni  hanno rilevato i consiglieri – mettono in luce, ancora una volta, le fragilità strutturali del nostro territorio. I comuni di Maida e San Pietro a Maida – alle cui comunità rivolgiamo la nostra vicinanza e solidarietà – sono attualmente isolati a causa dell’esondazione di un torrente, che ha provocato il crollo del ponte stradale sulla SS280. In questa stessa arteria, una voragine ha inghiottito un’autovettura, fortunatamente senza vittime, ma la situazione è drammatica: case e attività commerciali sono state allagate e la circolazione è fortemente compromessa».

«Questa emergenza non è solo il risultato di un temporale: rappresenta gli effetti tangibili della crisi climatica – hanno proseguito – la quale sta generando eventi meteorologici sempre più intensi e frequenti. Le valutazioni basate su dinamiche stagionali tradizionali non sono più adeguate ad affrontare una realtà in continua evoluzione».

«È ora di mettere in campo un piano straordinario per la manutenzione delle infrastrutture esistenti – hanno concluso – piuttosto che disperdere risorse in opere che non affrontano i problemi immediati dei cittadini calabresi. La sicurezza delle nostre strade, la tutela delle nostre abitazioni e la salvaguardia della vita dei nostri concittadini devono essere al centro dell’agenda politica». (rrc)

Il PD Calabria: Anche il Rapporto Crea indica la Calabria ultima per performance socio-sanitaria

Il Partito Democratico Calabria ha denunciato come «anche il  “Rapporto Crea 2024” indica che la Calabria è l’ultima regione d’Italia per performance socio-sanitaria, del tutto insufficiente».

Un ulteriore quadro statistico che non sorprende i dem anzi, «rafforza l’allarme che, come partito, avevamo lanciato sullo stato comatoso della sanità pubblica nel territorio calabrese, davanti al negazionismo cronico del presidente Roberto Occhiuto, cieco e sordo rispetto alle ragioni dei più poveri, che spesso non si curano per mancanza di soldi, sostegno e assistenza».

«Al netto delle narrazioni a senso unico di Occhiuto e dei suoi “megafoni” scelti – hanno proseguito i dem – la verità è scritta nei dati, sempre oggettivi e sistematicamente drammatici. Mai la sanità pubblica della Calabria era sprofondata così in basso, come peraltro confermano la crisi che sta attraversando l’ospedale di Cosenza e la situazione pesantissima dell’Asp di Reggio Calabria».

«Già adesso – ha denunciato il Pd della Calabria – le condizioni della sanità calabrese sono tali da comprimere al massimo la tutela della salute dei cittadini. Con l’attuazione dell’autonomia differenziata, aumenteranno i divari della sanità calabrese rispetto a quella delle Regioni più ricche, che, come avverte il “Rapporto Crea 2024”, potranno assumere i medici migliori potendo contare su maggiori risorse. Ciò determinerebbe il declino inesorabile della sanità pubblica della Calabria, del quale Occhiuto dovrà assumersi la responsabilità politica». i(rcz)

PD RC: Di Furia riconosca che Asp di RC rappresenta la peggiore sanità d’Italia

Il direttore dell’Asp di Reggio, Lucia Di Furia, «dia risposte ai cittadini, riconoscendo che l’Asp di Reggio Calabria rappresenta, al momento, la peggiore sanità d’Italia». È quanto ha detto il Pd reggino, rispondendo alla direttrice generale dell’Asp di Reggio Calabria, a proposito della possibile chiusura del poliambulatorio di Gallico, ubicato in locali di proprietà privata.

«Il Partito democratico di Reggio Calabria è sempre presente, attivo e propositivo nel territorio, soprattutto per la tutela del diritto alla salute, che l’Asp reggina ancora non garantisce. Rispetto al futuro del poliambulatorio di Gallico, abbiamo raccolto l’allarme e il grido di dolore di numerose associazioni locali e posto il problema della sopravvivenza di questa importante struttura», hanno detto i dem reggini, sottolineando come «Di Furia  è rimasta stizzita dai nostri interventi sul punto, ma rappresentare e difendere i cittadini, come noi abbiamo fatto, non è mai lesa maestà».

«Anche rispetto al problema specifico, la dg dell’Asp reggina – hanno proseguito i dem – continua con l’ipertrofia comunicativa, senza produrre alcun risultato a distanza di due anni suonati. In particolare, sul caro affitti aspettiamo da molto tempo una sua proposta, che ad oggi non si vede. Finora, che cosa ha fatto nel merito Di Furia, ha ricordato soltanto adesso l’emergenza in questione, a seguito della nostra uscita pubblica? Per inciso e a livello generale, il Pd agisce sempre alla luce del sole, quindi pretende altrettanta trasparenza. Altre forze politiche, invece, preferiscono discutere nelle stanze chiuse del potere, anche quando si tratta di assegnare incarichi pubblici, che, giova ricordare ogni volta, vanno dati a prescindere da simpatie e raccomandazioni politiche».

«Riguardo al poliambulatorio di Gallico, per il prossimo 26 agosto, su sollecitazione del presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria, Vincenzo Marra, Di Furia – hanno ricordato i dem reggini – ha convocato un Tavolo di confronto. Chiediamo che in quella sede ci sia chiarezza assoluta di informazioni, dato il recente comunicato ambiguo della direttrice generale dell’Asp di Reggio Calabria, la quale ha riferito che “in atto” non è prevista la chiusura del poliambulatorio di Gallico, senza però escluderne lo smantellamento nei prossimi mesi».

«Per tutti i cittadini, invece – hanno concluso – quel poliambulatorio non deve essere chiuso né ora né in futuro. Di Furia la finisca di dare solo comunicazioni esterne e, soprattutto, risolva i problemi, atteso che ora ha un mandato pieno».

Autonomia, il Pd Calabria: Occhiuto e Mancuso ingiustificabili

Per il Partito Democratico calabrese «la maniera con la quale il governatore Roberto Occhiuto e la sua maggioranza hanno affrontato, fin dal primo momento, la riforma relativa all’autonomia differenziata è stata sbagliata e ambigua fin dal primo sì del governatore alla Conferenza Stato-Regioni».

«Ma il massimo del ridicolo – hanno evidenziato i dem – si è raggiunto con i proclami e le critiche a mezzo stampa e social del progetto di Calderoli, per poi avallarlo con gli atti concreti. E arrivando perfino a impedire in Consiglio regionale la discussione sul tema e il confronto sulla ppa sul referendum abrogativo che, come opposizione, abbiamo depositato da tempo. Ignorando la protesta che dilaga nelle piazze e l’appello dei sindaci che sono arrivati fino a palazzo Campanella per sentirsi dare dei “tifosi” dal presidente del Consiglio Mancuso, invece di avere risposte e rassicurazioni sul futuro delle Comunità che rappresentano».

«Addirittura l’ex presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini ha puntato l’indice contro la gestione dell’attuale centrodestra che, a suo dire, si starebbe suicidando impedendo il confronto in Consiglio – hanno proseguito i consiglieri dem – ed evidenziando come non si possa mettere la testa sotto la sabbia davanti al sentire della popolazione calabrese. Ma le parole di Tallini sono condivisibili anche nella parte in cui si definiscono “pannicelli caldi” le proposte di affidare e a comitati la gestione dei Lep».

«La verità è che in gioco ci sono i diritti fondamentali dei calabresi – hanno concluso – e che non c’è più spazio per le ipocrisie politiche e Occhiuto, Mancuso e il centrodestra dovrebbero richiamare in Aula la ppa sul referendum al più presto anche in considerazione delle 500mila firme raccolte, solo on line, in pochissimi giorni in tutta Italia». (rrc)

 

 

 

Bruni (PD): Occhiuto usi gli strumenti a disposizione per migliorare sanità calabrese

La consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, ha ribadito la necessità, da parte del presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, di utilizzare «meglio gli strumenti che ha a disposizione per migliorare il sistema sanitario calabrese».

Un appello lanciato durante la partecipazione ai presidi organizzati dalla Cgil Area Vasta a Lamezia Terme e Vibo, anche a nome del Comitato “La sanità che vogliamo”, in cui è stata ribadita la necessità di misure urgenti in difesa dei servizi sanitari pubblici, efficaci e adeguati alle esigenze dei cittadini calabresi.

«La sanità calabrese vive il momento peggiore della sua storia – ha sottolineato Bruni –. Tutti gli indicatori lo confermano e ciò nonostante il commissario/presidente abbia a disposizione la possibilità di incidere con strumenti mai avuti prima. È inaccettabile che ormai da anni persistano mezzi e risorse che non si è in grado di utilizzare: concorsi accentrati con procedure regionali a tempo indeterminato, che consentono anche l’assunzione degli specializzandi; piano regionale per l’acquisto di nuove tecnologie; attuazione del Pnrr; definizione del debito pregresso e approvazione dei bilanci. Troppi annunci e pochi fatti».

«Anche la rete ospedaliera modificata ben tre volte in otto mesi – ha aggiunto – dimostra l’assenza di una strategia, con il macigno di “Azienda zero”, o meglio azienda unica che a distanza di due anni e mezzo dà flebili segni di vita ma che assorbe, solo sulla carta, risorse apicali che vengono sottratte ai servizi sanitari su tutto il territorio regionale».

«Noi – ha concluso la consigliera Bruni – continueremo ad essere mobilitati in difesa della Sanità pubblica a sostegno dei servizi e quindi della tutela del diritto alla cura per tutti e per tutte». (rrc)

Pd Calabria: Campagna elettorale condiziona pesantemente Istituzioni calabresi

Il gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale ha denunciato come «come la campagna elettorale continui a condizionare pesantemente le Istituzioni calabresi».

«Non soltanto la maggioranza di centrodestra continua a piegare le Istituzioni al proprio interesse – hanno spiegato i dem – rendendole teatro di campagna elettorale, con proposte di legge firmate da candidati alle prossime elezioni, ma non riesce neanche ad approvarle facendo volare, ancora una volta, gli stracci».

«Dopo la polemica tra la deputata europea Simona Loizzo e il governatore Roberto Occhiuto – hanno detto – accusato dalla stessa di governare da uomo solo al comando e senza alcuna concertazione, oggi in Aula l’ennesimo pessimo spettacolo che dimostra come la maggioranza sia implosa e che rimanga insieme soltanto per esercitare il potere».

«Lo scontro, stavolta – hanno spiegato – è avvenuto tra i consiglieri della Lega e il resto della maggioranza. Dopo l’approvazione di una proposta di legge volta a tirare la volata a Pasqualina Strafalace, candidata sindaco di Rossano, che già stata richiamata in Aula durante la seduta precedente e non approvata per la nostra opposizione e perché mancava la maggioranza qualificata, oggi un’ulteriore beffa. Mentre il consigliere Giuseppe Neri chiedeva l’inserimento all’ordine del giorno dell’ennesima proposta di legge dal sapore elettorale, alcuni consiglieri della Lega hanno abbandonato l’Aula facendo venire meno il numero legale».

«L’ennesima pagina indecorosa di questa legislatura – hanno concluso – che testimonia come la maggioranza di centrodestra non esista e che i partiti che la compongono abbiano costruito soltanto un cartello, senza nessuna comunione di intenti o comune visione, per conquistare e mantenere poltrone. Adesso che ognuno dei partiti ha necessità di ottenere consenso in solitaria, considerando che alle europee si vota con metodo proporzionale, i nodi vengono al pettine e il Consiglio regionale si trasforma in sede per comizi elettorali e regolamenti di conti». (rrc)

NUOVI DISTRETTI INDUSTRIALI INNOVATIVI
AMBIENTE PER FARE IMPRESA IN CALABRIA

di DAMIANO SILIPOIl 19 e 20 aprile 2024 si è svolta a Soveria Mannelli la I Conferenza programmatica del Partito Democratico Calabrese, nella quale si sono definite le proposte del Partito Democratico per la Calabria di domani. Una conferenza molto partecipata, con discussioni qualificate, che ha dimostrato la voglia di costruire una Calabria diversa. 

La Calabria oggi è una regione poco sviluppata, pur avendo un notevole potenziale di sviluppo in termini di disponibilità di risorse naturali, umane e culturali. 

Oggi vivere in Calabria è ancora più difficile di ieri, perché le possibilità di lavoro nel settore pubblico si sono fortemente ridotte ed in quello privato ci sono solo opportunità di lavori poco qualificati o poco remunerati. D’altra parte, fare impresa in Calabria è più che una impresa, tra vessazioni della ‘ndrangheta e della burocrazia e il comportamento delle banche, tutt’altro che disposte a condividere i rischi d’impresa. 

Oggi i giovani calabresi hanno perso anche la speranza di poter costruire il loro futuro in questa regione ed emigrano sempre più in massa. D’altronde, l’uso dei fondi pubblici negli ultimi 30 anni non ha rafforzato la speranza che valga la pena investire su sé stessi in questa regione. 

Di recente l’Istat ha certificato che, nonostante la realizzazione di tre Por-Calabria, negli ultimi 20 anni la percentuale di persone che lavorano in Calabria era il 42,8% nel 2000 e si è addirittura ridotta al 42% nel 2021, 16 punti percentuali in meno della media italiana e 26 punti percentuali in meno della media europea. Poi, il tasso di occupazione femminile tra 15-64 anni si attesta al 28,60%.  Inoltre, per le condizioni della sanità calabrese, si sta affermando sempre più la convinzione che conviene emigrare anche per ridurre la propria probabilità di morte, di fronte ad un problema di salute. 

Per dare una qualunque prospettiva di crescita alla Calabria occorre contrastare il decremento demografico ed allargare la base produttiva della regione, aumentando di almeno venti punti percentuali in 10 anni il tasso di occupazione e di 30 punti quello femminile. 

Il Partito Democratico è consapevole che o si determinerà oggi una svolta o mai più. infatti, l’autonomia differenziata avrà due effetti sullo sviluppo della Calabria: non consentirà più di avere le risorse per lo sviluppo, ad iniziare dalla sanità, e spingerà molti occupati qualificati ad emigrare in altre regioni, dove saranno meglio retribuiti. 

Per costruire una prospettiva di sviluppo per questa regione occorre: capire su quali risorse interne puntare, tenendo conto delle dinamiche in atto nell’economia; capire cosa ha impedito finora a queste risorse di essere volano di sviluppo; agire per far sì che i comportamenti individuali e collettivi consentano a queste risorse di generare sviluppo. 

Finora le università calabresi hanno svolto bene la funzione di creare il capitale umano di questa regione. La sfida del futuro è se le università calabresi, da luogo di alta formazione e ricerca, diventeranno motori di sviluppo. Se giovani laureati, utilizzando brevetti e ricerca prodotti nelle università, diventeranno gli imprenditori di domani. Informatica e telematica, attività legate allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, biotecnologie, nuovi materiali, ma anche tutte le attività legate alla transizione ecologica, potrebbero allargare la base produttiva regionale e offrire la possibilità a giovani laureati calabresi di sviluppare le proprie capacità imprenditoriali. 

I punti di eccellenza però possono diventare sviluppo solo se c’è una convergenza d’interessi e di risorse tra imprese, banche, istituzioni pubbliche e università, per costruire uno-due distretti industriali innovativi, dove veramente ci sia un ambiente favorevole per fare impresa in Calabria. 

Nuovi distretti industriali si possono creare se si realizza un sistema integrato d’interventi, che va dagli investimenti nelle infrastrutture materiali e immateriali più adeguate a questo scopo, agli incentivi per la creazione di nuove imprese innovative, alle agevolazioni fiscali finalizzate a questo obiettivo, alla condivisione del rischio tra banche, imprese e Stato. 

A questo scopo, l’azione pubblica per essere efficace deve essere in grado di scegliere, superando uno degli ostacoli più importanti che ha impedito finora alla Calabria di svilupparsi: la mancanza di scelte, per non scontentare nessuno e poter promettere a tutti. Da cui ne è scaturita la parcellizzazione delle risorse finanziarie in mille rivoli e la loro inefficacia. Il nuovo PR Calabria 2021-27 è un ulteriore esempio di questo tipo. 

Scegliere comporta definire delle priorità. Per il Partito Democratico Calabrese le priorità per creare sviluppo sono: 1) La creazione di un sistema sanitario pubblico in grado di rispondere ai bisogni di salute dei calabresi; 2) La realizzazione di alcuni distretti industriali attorno alle università calabresi, ai porti di Gioia Tauro e Corigliano-Rossano e all’aeroporto di Lamezia Terme; 3) lo sviluppo di un tessuto imprenditoriale diffuso, basato su turismo, agricoltura e ambiente; 4) investimenti nelle zone interne per creare lavoro nei settori dell’agricoltura, forestazione e ambiente e per incentivare il ripopolamento; 5) investimenti per migliorare la capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche ed accrescere la legalità in questa regione.  

Stabilire delle priorità potrebbe non essere conveniente per vincere le prossime elezioni, ma è la strada migliore per governare in modo efficace e vincere le elezioni nel lungo periodo. 

Una sanità pubblica efficiente non è solo un fattore di equità ma anche di sviluppo.  A questo scopo, occorre rafforzare la sanità pubblica, attraverso un aumento dei posti letto e del personale e attraverso una riorganizzazione dei servizi; aumentare i posti di specializzazione offerti dalle facoltà mediche esistenti in Calabria sulla base del fabbisogno di personale nella sanità calabrese ed usare il PR 2021-2027 a questo scopo. 

La Calabria non ha mai avuto un vero sviluppo industriale. I pochi investimenti industriali promossi dallo Stato si sono rivelati fallimentari, per la totale estraneità delle scelte alla realtà regionale. Per converso, molte competenze artigianali esistenti in vari settori nella regione sono rimaste tali o si sono disperse. Alcuni motivi del mancato sviluppo sono la mancanza di infrastrutture e servizi, un ambiente ostile e una burocrazia inefficiente e opprimente, che scoraggia anche i più audaci. 

Il Partito Democratico ritiene che sia possibile costruire ipotesi di sviluppo industriale in Calabria, attorno ai punti di forza indicati in precedenza. 

Il settore turistico costituisce un altro punto di forza dello sviluppo regionale.  Si tratta, quindi, di superare i limiti dello sviluppo turistico regionale e di fare un salto di qualità in questo settore, estendendo l’offerta alle zone interne, ai percorsi tematici che possono andare dalla religione alla gastronomia, coprendo anche piccole aree di interesse che sommate possono fare buoni numeri. 

A tal fine, è necessario migliorare la qualità dei beni pubblici esistenti in Calabria, ad iniziare dall’ambiente e dai servizi offerti, come i servizi di trasporto e per il tempo libero. 

La Calabria negli ultimi decenni ha subito un notevole degrado ambientale, che compromette anche il suo sviluppo turistico. Il Partito Democratico ritiene che tra gli obiettivi prioritari vi è quello di predisporre un grande progetto di recupero paesistico-ambientale, per realizzare in modo definitivo entro il 2027 l’eliminazione in tutta la regione dell’inquinamento del suolo, del mare e delle acque. 

Al riguardo, è indispensabile realizzare un servizio idrico integrato efficiente e puntare sull’economia circolare, trasformando i rifiuti da problema a risorsa, creando così anche tanti posti di lavoro. 

Fermare lo spopolamento e ripopolare le zone interne è una priorità per lo sviluppo calabrese. A questo scopo, il PD Calabrese ritiene che se si creassero occasioni di lavoro anche per gli immigrati nelle zone interne non sarebbe dannoso per l’Italia e la Calabria. il potenziamento dell’offerta turistica nelle zone interne, un piano straordinario di rimboschimento, lo sviluppo dell’agricoltura biologica sono fattori su cui puntare per lo sviluppo delle zone interne. Ma se in queste zone si chiudono i servizi, come scuole e sanità, perché si sono spopolate è come condannare le zone interne alla morte. 

La burocrazia è considerata dagli imprenditori calabresi il principale ostacolo allo sviluppo. E la recente creazione di una Zes unica nel Mezzogiorno non farà altro che aumentare gli ostacoli burocratici e scoraggiare gli investimenti delle imprese calabresi. 

La costruzione di una Calabria moderna passa quindi da un processo di semplificazione legislativa e burocratica, e da un rapporto diverso tra politica e burocrazia, ad iniziare dal processo di selezione della burocrazia regionale. Tra l’altro, un numero eccessivo di progetti e obiettivi d’investimento associato ad una scarsa capacità amministrativa, può dilazionare oltre ogni misura o vanificare la stessa realizzazione dei progetti. 

Lo sviluppo della Calabria richiede che i governi regionale e nazionale facciano subito chiarezza su quali progetti sono allocati i fondi PNRR e PR-2021-2027 destinati alla Calabria ed i tempi di realizzazione. Ogni ulteriore ritardo è un atto doloso del Presidente Occhiuto e della sua giunta verso i calabresi, perché significa disperdere queste risorse.

Ma se la Conferenza Programmatica di Soveria Mannelli è un inizio per costruire la Calabria di domani dipende da quanto il PD Calabrese sarà in grado di cambiare sé stesso per cambiare la Calabria. (ds)

[Damiano Silipo è docente all’Unical]

 

A Soveria Mannelli la Conferenza programmatica regionale del PD

Domani e sabato 20 aprile, a Soveria Mannelli, alle 17, nella sala conferenze dell’Officina della cultura e della creatività del Reventino, si terrà la prima Conferenza Programmatica regionale del Partito Democratico.

Si tratta di una giorni di confronti aperta sui temi e le proposte per una Calabria più efficiente e moderna, in grado di dare risposte alle esigenze dei cittadini e alle sfide del futuro, oltre che occasione per contribuire attivamente alla costruzione della proposta politica della Calabria di domani e per far sentire la propria voce sui temi in discussione.

Cinque i tavoli di discussione proposti e che si insedieranno venerdì pomeriggio, alle 16, alla presenza del capogruppo al Senato, Francesco Boccia, e della giornalista Lucia Annunziata, su temi che spazieranno dalla sanità alla transizione ecologica, dal turismo alle infrastrutture, passando per il lavoro, le aree interne, gli enti locali etc.

Sabato mattina, dalle 9, alla presenza, tra gli altri, del sindaco di Bari, Antonio Decaro, e della vice presidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, verrà presentato, in sessione plenaria, il contributo dei tavoli al documento conclusivo della Conferenza programmatica regionale.

In un contesto nazionale e internazionale in continua evoluzione è fondamentale che anche la nostra regione si doti di una visione strategica e di un programma concreto per affrontare le sfide future e cogliere le opportunità che ci attendono.

Una visione che parte da due saldi principi, la necessità di una istruzione all’altezza delle opportunità e delle criticità che presenta la nostra regione e la continua lotta alla ndrangheta, in ogni sua forma. Su questi due pilastri, il Partito Democratico intende costruire oggi la sua proposta politica per la Calabria di domani. (rcz)

L’OPINIONE / Filippo Veltri: I ciacicchi, metafora di un partito irrisolto

di FILIPPO VELTRISono passati quasi 20 anni, 19 per l’esattezza. Il PD non c’era ancora, c’erano i DS, i Democratici di Sinistra: accadde tutto una mattina del luglio del 2005 al Parco dei Principi di Roma, hotel per attrici e indossatrici, dove quel venerdì si stava svolgendo il Consiglio nazionale dei Ds.

Inaspettatamente Fabio Mussi sfoderò un lessico crudissimo per denunciare «l’esistenza in Campania di veri e propri capibastone», avvertendo: «Su questi argomenti sono pronto a fare uno scandalo!». Cesare Salvi rincarò le dosi contro consulenze e commissioni speciali in terra di Campania («C’è una nuova questione morale!») e alfine il parlamentino della Quercia approvò un ordine del giorno Mussi-Salvi-Napolitano col quale si mettevano all’indice quelle regioni «governate dal centro-sinistra che moltiplicano gli incarichi amministrativi».

Quattro giorni dopo il «capobastone» Antonio Bassolino, dicendosi «rattristato dal calderone», produsse questo contro-argomento: «In Campania si vince sempre dal 1993, altrove a volte si vince e si perde…».

Dunque, guai ai capibastone.

Quell’invettiva deve essere rimasta nell’orecchio di Walter Veltroni che tre anni dopo, dicembre 2008, da leader del Pd la rilanciò con foga ed efficacia spettacolare davanti all’assemblea dei giovani democratici. Nell’ultimo congresso provinciale di Napoli Andrea Cozzolino, il candidato di Bassolino, era stato però battuto dal veltroniano Luigi Nicolais, docente universitario. Ironia della sorte!

Il termine capobastone istintivamente evocava comunque il Sud, dove alle Europee del 2004 Massimo D’Alema aveva conquistato nientedimeno che 832.000 preferenze, anche grazie ad una rete di accordi locali con una miriade di «capibastoncini».

E anche allora c’era il capopopolo Michele Emiliano, sindaco di Bari e segretario regionale del Pd. Insomma una maledizione, che aveva poi portato sempre Veltroni in una famosa intemerata pronunciata a Reggio Calabria nel 2008, appena eletto segretario del Pd nella sua prima visita in Calabria, a usare l’espressione biblica (*) ‘’statue di sale’’ (in verità già usata un anno prima ma con altro significato, il 30 giugno 2007: “Questo paese ha la testa rivolta al passato e, se non cambia, rischia di trasformarsi in una statua di sale”). Ma in Calabria allora apriti cielo! Successe un mezzo finimondo, con vere e presunte statue di sale a polemizzare con Walter.

Ora tra una settimana torna in Calabria Elly Schlein per concludere la Conferenza programmatica del PD regionale a Soveria Mannelli e si accettano scommesse se non si ritroverà, più o meno, con lo stesso problema!

La verità è che oggi la Puglia è come una metafora di un partito irrisolto e senza linea non perché ha troppe linee che confliggono tra loro, ma perché nato per essere un partito di governo ed è subito diventato un partito di potere. E di potentati: in Puglia ma anche in Campania, in Toscana, in Basilicata, in Piemonte, nel Lazio, in Calabria etc. etc. Sono sempre lì i cacicchi e i capibastone che la segretaria diceva di non voler più vedere, i collettori di voti pronti a indirizzare i loro pacchetti in base alle convenienze, o a usarli come armi di deterrenza e il trasformismo cresce di pari passo con l’accresciuto potere dei moltiplicatori di pani e di pesci. Solo che i nuovi cacicchi a differenza dei vecchi, che i voti almeno l’avevano, spesso non hanno nemmeno i voti della loro famiglia e qualche volta solo la promessa dei voti!

La segretaria si è opposta con nettezza alla cancellazione del tetto dei due mandati e sta cercando di costruire – con fortissime resistenze – liste per le europee che con alcune candidature civiche e la sua stessa presenza dovrebbero rianimare lo spirito dei gazebo che la hanno portata alla guida del Pd. Ma il rinnovamento non si fa con una manciata di nomi, per quanto di prestigio.

Si fa nei famosi territori, che vanno battuti e disossati palmo a palmo. E costruendo anche alleanze virtuose prima di tutto dentro al partito, aprendo porte e finestre. Con gli “inner circle” non si va lontano. E Schlein da questo punto di vista non pare proprio abbia iniziato a lavorare sul partito. 

Quanto alla possibilità, passata la buriana e scavallate le europee, di costruire una alleanza con il movimento 5 Stelle, al momento sembra quasi lunare. Il leader dei 5S ha sferrato un colpo basso proprio alla segretaria del Pd, con l’azzeramento delle primarie come dato di fatto. Il tutto per capitalizzare i guai del Pd alle Europee, sognando il sorpasso. Comunque andrà quel voto, dopo sarà comunque più difficile ricucire lo strappo, ammesso che l’ex premier lo voglia. (fb)

*La moglie di Lot è una figura menzionata per la prima volta nella Bibbia, in Genesi 19,26, che descrive come la donna divenne una statua di sale dopo aver guardato Sodoma.

LE ELEZIONI E I CONTINUI CAMBI DI IDEE
DELLA SINISTRA PER IL RILANCIO DEL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTAChe sotto elezioni tutto si esasperi é assolutamente normale. In particolare quando, come nelle prossime  europee,  si voterà  con il proporzionale e quindi ogni partito cercherà di caratterizzarsi in modo tale  da compattare i propri elettori  é nelle cose. Quindi che i toni si innalzino e che si sia «l’uno contro l’altro armati» è  prevedibile. 

Ma come dice il Presidente Sergio Mattarella: «l’Italia è di chi pensa al futuro». Ciò vuol dire che vi sono alcuni temi sui quali i partiti farebbero bene a non giocare né a spaccarsi. Perché lo sviluppo futuro del nostro Paese non dovrebbe essere mai messo in discussione e qualche punto di percentuale in più non vale certamente posizioni che se poi diventano azioni operative possono cambiare  le prospettive per i nostri figli e i nostri nipoti. 

Per questo sembra strana la posizione che la sinistra, quasi in modo compatto, sta prendendo su quelle che sono le prospettive infrastrutturali e il ruolo che nel Mediterraneo deve svolgere la nostra Nazione.  

  Per questo andare a Messina da parte della Elly Schlein, segretario del maggiore partito della sinistra, che ha avuto un protagonista come Prodi, lei che viene da una Regione, come l’Emilia Romagna, al centro di tutte le infrastrutture del Paese, per cui con l’alta velocità ferroviaria può raggiungere da Bologna, in 2 ore e 25 minuti, Roma, in un’ora e 4 minuti e con un bus Milano in 2 ore e 20 e Roma, quasi 400 km, in tre ore e mezza, per dibattere un tema che già nel suo titolo: “no al progetto di ponte di Salvini, dannoso, anacronistico e dispendioso”, sa di contrapposizione elettorale. 

Infatti mettere in discussione la possibilità che l’alta velocità ferroviaria arrivi a servire 7 milioni di abitanti che risiedono in Calabria e in Sicilia, non diventa più lotta politica nei confronti di Salvini, assolutamente legittima, ma un vero e proprio affronto al diritto di mobilità dei tanti italiani che in quelle aree abitano. 

Perché certo sarà noto anche al segretario del PD che i treni ad alta velocità non possono attraversare lo stretto spezzettati, per essere caricati sui Ferry Boat e ricomposti poi sull’altra sponda dello Stretto, per riprendere il loro viaggio. Cosi come dovrebbe essere noto all’altro grande partito della sinistra, che è il Movimento Cinque Stelle, che non hanno soltanto  la responsabilità di fare una proposta alternativa di progetto di paese da contrapporre al Centrodestra in termini di diritti civili, ma anche quello di proporre un modello di sviluppo che dia un diritto alla sopravvivenza economica di aree fino ad adesso con un destino già segnato dallo spopolamento. 

Che movimenti meno consistenti, come quello dei Verdi di Bonelli e del Sì di Fratoianni, possano assumere posizioni estreme e non occuparsi di un possibile governo futuro, considerato che la  loro contenuta rappresentanza non assegna loro particolari responsabilità, ci può anche stare. 

Cosa diversa è la prudenza richiesta ai grandi partiti di massa che dovrebbero rappresentare l’alternativa di governo necessaria nell’alternanza democratica. In considerazione peraltro che, per quanto attiene in particolare il Pd, molti dei più autorevoli rappresentanti dello stesso partito, tra i quali Franceschini e lo stesso Prodi, si sono pronunciati in passato con dichiarazioni assolutamente favorevoli ad un progetto che potesse  consentire di collegare, finalmente, le aree più marginali. 

Modello peraltro che in altri paesi a noi vicini, come la Spagna, è stato adottato come priorità assoluta, considerato che la prima alta velocità ferroviaria che è stata costruita in quel Paese non è stata la Madrid-Barcellona quanto invece la Siviglia-Madrid.  

 In realtà il Movimento Cinque Stelle ha sempre avuto un atteggiamento anti Istituzioni. Doveva aprire il Parlamento come una scatoletta evidentemente per buttare il contenuto  ed è stato contrario fin dalle sue origini. Tanto che il loro guru, Beppe Grillo, attraversò  lo stretto a nuoto forse per indicarci un’alternativa salutista ai sistemi diversi, come navi, utilizzati  dai più.

Ritornando al Segretario del Pd non può limitarsi a dire che il progetto del collegamento stabile è dannoso. Qualunque costruzione umana lo è perché modifica l’assetto naturale delle cose, lo sono le autostrade, lo è l’alta velocità ferroviaria, lo sono le dighe, lo sono i porti, lo sono per assurdo anche i grattacieli e le abitazioni del più sperduto paese, perché in qualche modo violentano il territorio. Come lo sono gli impianti eolici e quelli solari.

Né può affermare che é anacronistico, quando il modello “Messina bridge” e gli studi relativi sono stati adottati da tutti i Paesi che costruiscono ponti come base di partenza per i loro progetti. E quando la comunità scientifica internazionale lo ha riconosciuto come uno dei più studiati e come una storia di successo. 

Né può affermare  che è dispendioso, dopo che risorse abbondanti sono state destinate a tante grandi infrastrutture nel resto del Paese per le quali non si è condotta la stessa battaglia. Né si possono disconoscere  gli studi approfonditi, consacrati dal timbro Nomisma, che hanno calcolato in 6 miliardi e mezzo il costo della insularità per la Sicilia. Non considerando ancora che i cittadini delle due sponde stanno partecipando al costo della costruzione con risorse proprie regionali,  cosa che non è mai stata chiesta per innalzare le barriere contro l’acqua alta di Venezia,  o per costruire la Tav che collegherà Torino a Lione.

Devono forse pensare i meridionali di essere figli di un Dio minore, di essere considerati come colonizzati, per i quali spendere le risorse necessarie diventa uno spreco, come impunemente e inopinatamente ha affermato l’animatore di Libera don Luigi Ciotti, quando si è lasciato sfuggire la battuta infelice che il ponte non unisce due coste ma due cosche? 

La responsabilità di un partito come il PD, sempre più partito guida che si candida come federatore di tutta la sinistra, non  può sposare tesi così estreme e far correre il pericolo o far temere che una loro vittoria possa far ripartire una serie di infrastrutture dall’anno zero, come in un perenne un gioco dell’oca, come è stato già fatto una volta da quel Monti che definanziò  il ponte per investire quei soldi sottratti all’opera a Genova? Forse sarebbe necessaria una riflessione maggiore per evitare che si possa pensare che alcuni partiti siano contro lo sviluppo e in particolare contro il Sud. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]