PNRR, IL PARADOSSO DELLA CALABRIA:
LA REGIONE INDIETRO E I COMUNI AVANTI

di PABLO PETRASSO – Il Mezzogiorno va al rilento e la Calabria è in fondo alla classifica. Il percorso del Pnrr è accidentato, almeno alle latitudini meridionali e Svimez lo mette nero su bianco nel capitolo della ricerca sui fondi europei che riguarda le opere gestite dalle Regioni. Al Sud le amministrazioni regionali hanno avviato lavori per 1,9 miliardi di euro, il 50% del del valore complessivo degli investimenti Pnrr di loro competenza. Al Nord i cantieri viaggiano a ritmo più sostenuto: il valore dei progetti avviati è di 3,5 miliardi, quasi il 76% delle risorse. Questo «ampio gap nasconde però sensibili differenziali tra amministrazioni regionali in entrambe le macroaree». E qui arriva la citazione in negativo: i cantieri faticano a partire in Basilicata (avviato solo il 21,8% dei progetti), Calabria (23,5%) e, soprattutto, Sardegna dove la percentuale delle risorse in fase di esecuzione dei lavori è ferma al 12,1%.

Più celere, invece, l’avvio della fase esecutiva dei lavori nelle regioni centro-settentrionali, con Emilia-Romagna, Valle d’Aosta e Veneto in testa.
È un quadro, quello descritto da Svimez, caratterizzato da risposte molto diverse da Regione a Regione, specchio di «apprezzabili differenziali di capacità amministrativa, anche interni a Nord e Sud del Paese». Le Regioni – e la Calabria in particolare – sono pachidermi frenati dalla burocrazia, molto più lente dei Comuni.

È una questione generalizzata. Le amministrazioni comunali meridionali vanno comunque a velocità ridotte rispetto alle “colleghe” del Nord. A fine dicembre 2024, i Comuni meridionali hanno avviato lavori per 5,6 miliardi, il 64% del valore complessivo degli investimenti a loro titolarità; per i Comuni del Centro-Nord il dato è di 9,7 miliardi, l’82,3% delle risorse Pnrr.
La differenza di capacità amministrativa, per dirla con Svimez, diventa (anche) terreno di scontro politico. È il sindaco metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, a mettere nel mirino la Regione. Falcomatà parla di «una situazione allarmante che dimostra l’enorme divario tra l’incapacità organizzativa della Cittadella, in netta e strutturale difficoltà, e l’operatività dei Municipi che si dimostrano all’altezza delle sfide del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».

 

I Comuni meridionali, come detto, sono stati finora più lenti rispetto a quelli del Nord, ma il primo cittadino di Reggio sottolinea che «risultano molto più efficienti della Regione Calabria sulla spesa dei fondi e sulla realizzazione delle opere Pnrr. Gli Enti locali – entra nel dettaglio – in Calabria dimostrano una capacità di spesa quasi tripla rispetto alla Regione, con un divario di molto superiore alla media nazionale. Una fotografia che non ci rallegra affatto e che costituisce invece un chiarissimo segnale della netta e strutturale difficoltà organizzativa da parte della Cittadella nell’avanzamento dei cantieri del Pnrr, a fronte di una operatività molto più sviluppata da parte di sindaci e amministratori calabresi che dimostrano di saper spendere meglio le risorse ottenute».

Qualche dato: in Calabria «a un anno e mezzo dalla scadenza del programma, i Comuni sono arrivati al 66% dei cantieri avviati. Un dato confortante che evidenzia il proficuo lavoro svolto da sindaci e amministratori locali su tutto il territorio regionale. Dall’altra parte c’è da porsi un pesantissimo interrogativo sul dato del 23% riferito alla Regione Calabria, tra le ultimissime in Italia quanto a capacità di spesa dei fondi Pnrr, peraltro in riferimento a settori strategici come quello sanitario dove la Calabria fa registrare pesantissimi ritardi perfino rispetto alle altre regioni meridionali».
L’allarme di Falcomatà, da più parti visto come uno dei papabili avversari di Occhiuto alle prossime Regionali punta il dito sulle inefficienze della gestione centralizzata: per il sindaco «si era intuito da un po’» che qualcosa fosse andato storto, «ma che la Regione, sulle stesse linee di finanziamento, si fosse fermata addirittura ad un terzo rispetto ai Comuni, è un fatto oggettivamente allarmante, sul quale sarebbe opportuno che qualcuno fornisse delle spiegazioni ai calabresi».
«A pagarne le spese – conclude il sindaco – sono come sempre i cittadini, che si vedono privati delle importanti opportunità offerte dal Pnrr, a causa dell’inefficienza di un indirizzo politico regionale evidentemente confuso e poco incisivo, attento più alle operazioni di maquillage politico che ad un reale sviluppo del territorio». (pp)
[Courtesy LaCNews24]

Da Regione 198 mln per completare elettrificazione linea jonica

Sono 198 mila euro la somma stanziata dalla Regione per completare l’elettrificazione della linea jonica, per la tratta di Catanzaro Lido – Roccella Jonica.

Il via libera è avvenuta nel corso dell’ultima seduta, su proposta dellassessore ai Lavori pubblici, Maria Stefania Caracciolo, in cui è stato approvato latto di programmazione dellazione 3.2.1 del Pr Calabria 2021-2027.

Per tale intervento, che risulta strategico e prioritariamente realizzabile, il Dipartimento regionale Infrastrutture e Lavori pubblici ha predisposto, allinterno del Programma Regionale, il relativo Atto di programmazione ai fini del conseguimento degli obiettivi.

«Con questo provvedimento – ha dichiarato lassessore Caracciolo – prosegue limpegno della Giunta regionale riguardo al completamento per fasi dellelettrificazione della linea Jonica».
«Ad oggi i lavori delle tratte Sibari-Crotone e Crotone-Catanzaro Lido – ha aggiunto – sono stati consegnati tra novembre e dicembre 2024, sostanzialmente in linea con la programmazione temporale dei progetti definitivi approvati”.

«Lattuale programmazione dei lavori – ha concluso – tra Catanzaro Lido e Roccella, consentirà di imprimere unulteriore accelerazione per il completamento dellopera». (rcz)

Regione approva il Programma Forestazione

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore Gianluca Gallo, ha approvato il “Programma Regionale per le attività di sviluppo nel settore della Forestazione e per la gestione delle Foreste Regionali per gli anni 2025-2026”.

Si tratta di uno strumento volto a promuovere un quadro di azioni di livello regionale e costituisce lo strumento per coordinare tra di loro le azioni regionali e degli enti locali delegati in materia forestale oltre che per orientare le stesse attività degli attori privati operanti in questo comparto.

La Calabria, con oltre 600 mila ettari boscati di cui 60 mila di patrimonio boscato regionale demaniale, è oggi una delle Regioni italiane più ricche di boschi, non solo in termini di superficie e di indice di boscosità (43%, a fronte del dato nazionale del 36.7%), ma anche per la varietà di paesaggi forestali, consistenza e accrescimento dei boschi, nonché per il loro ruolo come serbatoi naturali di carbonio, per il contributo significativo alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alla tutela e salvaguardia del territorio.

Le attività previste nel Programma possono esser ricondotte a tre settori non rigidamente separati bensì tra loro integrati, che si riallacciano alle azioni dei precedenti Programmi, prevedendone la prosecuzione e, per alcune, il loro completamento: a) sistema bosco-legno; b) sistema difesa del suolo; c) formazione professionale.

Il Programma Regionale per le attività di sviluppo nel settore della Forestazione è finanziato per il 2025 per un importo pari a 191 milioni (135 da fondi Fsc e 56 da fondi regionali) e per il 2026 per 176 milioni (120 da fondi Fsc e 56 da fondi regionali).

«L’approvazione del Programma di Forestazione 2025-2026 – ha dichiarato l’assessore Gallo – è un elemento di grande rilievo nella normalizzazione del settore forestale che il governo regionale a guida presidente Occhiuto sta conducendo in questi anni».

«Non solo gestione ordinaria con copertura finanziaria per le esigenze relative alle indennità e agli stipendi dei circa quattro mila lavoratori forestali – ha proseguito – ma anche tutta una serie di azioni che riguardano i progetti sul dissesto idrogeologico, la prevenzione sugli incendi e quindi la tutela del patrimonio boschivo regionale e di quello appartenente al demanio regionale, il rilancio della vivaistica, i piani di gestione forestale e i certificati dei crediti di carbonio».

«Tutte azioni – ha spiegato ancora – che si stanno conducendo attraverso l’ente Calabria Verde, guidato dal direttore Giuseppe Oliva, finalizzate alla valorizzazione di un patrimonio che per troppi anni non è stato utilizzato». (rcz)

Salone di Torino, l’assessore Capponi convoca i cinque Sistemi Bibliotecari

Si è svolto, in Cittadella regionale, un incontro tra l’assessore regionale alla Cultura, Caterina Capponi e i cinque Sistemi Bibliotecari calabresi in vista del Salone del Libro di Torino 2025.

Durante l’incontro, sono stati convocati i rappresentanti dei 5 sistemi bibliotecari regionali, con l’intento di unire le forze per creare una presenza forte e significativa della Regione all’interno di una manifestazione che ogni anno attira migliaia di appassionati di libri, autori, editori e professionisti del settore.

L’assessore alla Cultura ha sottolineato l’importanza di valorizzare la rete delle biblioteche regionali come luoghi di diffusione culturale e di promozione della lettura. La partecipazione al Salone del Libro rappresenta infatti un’opportunità unica per mettere in luce le eccellenze letterarie della Regione e coinvolgere i cittadini in un ampio programma di attività, eventi e presentazioni.
I Sistemi bibliotecari regionali, che svolgono un ruolo fondamentale nella promozione della cultura e della lettura, sono stati incaricati di collaborare alla creazione di un programma condiviso, che includerà incontri con autori, laboratori, seminari e presentazioni di libri, con un focus sulle produzioni locali e sulle nuove voci della letteratura contemporanea.
 Il Salone del Libro di Torino 2025, che si terrà a maggio, sarà dunque un’occasione imperdibile per consolidare il legame tra le biblioteche, le istituzioni culturali e il pubblico, con l’obiettivo di ampliare il panorama culturale regionale e di dare visibilità agli autori e alle iniziative più rilevanti del territorio.
L’incontro segna l’inizio di un percorso che, nei prossimi mesi, vedrà un’intensa collaborazione tra le diverse realtà bibliotecarie, con l’auspicio che la partecipazione al Salone del Libro possa diventare un momento di crescita culturale per la Regione e di valorizzazione del patrimonio librario e culturale che le sue biblioteche custodiscono.
L’assessore ha concluso l’incontro esprimendo grande soddisfazione per l’entusiasmo dimostrato dai partecipanti, che hanno mostrato piena disponibilità a lavorare insieme per un evento che si preannuncia ricco di contenuti e di opportunità per tutti. (rcz)

Confartigianato ha incontrato l’assessore Varì: Focus sul Fondo per l’Artigianato

Si è fatto il punto sullo stato di attuazione delle misure a sostegno del comparto artigiano, con particolare attenzione al Fondo per le imprese Artigiane che nell’ultimo anno ha registrato alcuni ritardi, nel corso dell’incontro tra Confartigianato Imprese Calabria – assieme a CNA e Casartigiani e l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Rosario Varì e il direttore generale del Dipartimento, Paolo Praticò.

Il Fondo per l’Artigianato rappresenta una misura cruciale per il sostegno e lo sviluppo delle imprese del settore. Attraverso contributi a fondo perduto del 65% su investimenti in macchinari e attrezzature, il fondo mira a migliorare la competitività delle aziende artigiane, sostenendo la modernizzazione e l’innovazione del comparto.

Dall’avvio del fondo nel 2020 ad oggi, 950 imprese circa hanno usufruito della misura, per un ammontare complessivo di investimenti pari a oltre 35 milioni di euro a fronte di 20 milioni di contributi erogati. Un dato che testimonia il dinamismo e la voglia di investire delle aziende artigiane calabresi, nonché l’efficacia di una misura che ha saputo coniugare sostegno economico e snellezza burocratica.

Durante l’incontro, però, è emerso che nonostante lo sforzo della regione, quasi il 70% delle risorse attualmente disponibili, pari a 10 milioni di euro, risulta essere già impegnato dalle richieste in attesa di definizione.

Le organizzazioni artigiane hanno dunque espresso l’auspicio che la Regione Calabria possa reperire ulteriori risorse per mantenere attiva questa misura, considerati i risultati positivi finora ottenuti.

«Il Fondo per l’Artigianato – hanno sottolineato i rappresentanti delle associazioni artigiane presenti – è uno strumento fondamentale che ha saputo nel tempo fornire una risposta rapida alla necessità di sostegno alla crescita e competitività del settore. Ricordiamo che si tratta di una misura sempre attiva e su cui la regione interviene solo a valle del procedimento, senza incidere sui tempi di investimento delle imprese che in tal modo possono rapidamente attuare le proprie strategie di investimento per essere più competitive».

Un aspetto critico emerso durante l’incontro ha riguardato la verifica sui tempi di erogazione dei contributi, spesso dilatati rispetto alle attese. Le organizzazioni artigiane hanno ribadito la necessità di un maggiore attenzione e celerità nell’erogazione dei fondi, per permettere alle imprese di pianificare correttamente i propri investimenti.

«I risultati prodotti da questa misura sono importanti e tangibili – hanno dichiarato i rappresentanti –. Auspichiamo dunque che il Fondo per l’Artigianato possa essere potenziato, per continuare a sostenere la crescita e l’innovazione delle nostre imprese».

L’incontro si è concluso con un impegno condiviso a lavorare per migliorare l’efficienza delle procedure ma anche per non perdere una misura di sostegno che negli anni si è rivelata davvero efficace. (rcz)

CAMBIAMENTI CLIMATICI, LA CALABRIA È
SEMPRE PIÙ FAGILE: SERVE PIANIFICAZIONE

di GIULIO IOVINE – Il maltempo dei giorni scorsi ha, di nuovo messo, in evidenza le difficoltà del territorio calabrese sott’acqua con fiumi di fango e detriti. Ma perché basta una forte pioggia per mettere in ginocchio intere aree di un territorio abbastanza fragile?

Infatti, basta un temporale e la Calabria va in tilt. Questo perché un evento temporalesco di tipo autorigenerante ha interessato la Calabria ionica nel fine settimana, colpendo in particolare le province di Catanzaro e Crotone con piogge abbondanti, forti raffiche di vento e fulminazioni. Le precipitazioni hanno causato processi erosivi e frane sui versanti, con trasporto di detriti verso valle e piene torrentizie.

Negli ultimi tempi, questo tipo di fenomeni sembra manifestarsi con maggiore frequenza nelle nostre zone, probabilmente a causa del cambiamento climatico in atto e produce effetti devastanti sul territorio. In presenza di zone edificate o infrastrutture, si finisce per contare i danni, quando va male, anche le vittime.

A fronte di queste situazioni, bisogna analizzare le cause e i rimedi, in modo da prevenire i danni. Innanzitutto, c’è da considerare che il territorio evolve continuamente e si modella, attraverso dinamiche del tutto naturali. In tal senso, vanno interpretati i processi di modellamento dei versanti che erodono il materiale e lo trasportano verso valle, attraverso fenomeni di dilavamento o di frana. Analogamente, le acque incanalate trasportano i detriti verso il mare, contribuendo all’equilibrio dinamico delle spiagge lungo le fasce costiere.

La presenza degli umani incide su questi processi, condizionandoli in vario modo. Per esempio, l’uso del suolo può favorire il ruscellamento (a discapito dell’infiltrazione) e quindi amplificare il deflusso, con tutte le conseguenze di una maggiore disponibilità di acqua che scorre in superficie. In altri casi, l’edificazione può esporre gli edifici (e la popolazione) a situazioni di pericolo eccessive, con conseguenti danni potenziali anche severi.

Ancora, gli stessi edifici possono non essere realizzati in maniera adeguata e quindi, non essere capaci di resistere all’impatto dei fenomeni naturali. Ciò vale in generale, per le alluvioni come per le frane, i terremoti. In una fase di cambiamento climatico, i suddetti equilibri (precari) tendono a modificarsi, e possono esserci conseguenze disastrose per le aree urbanizzate e per le infrastrutture.

Se lo si vuole spiegare in termini geologici, bisogna premettere che il territorio, anche in Calabria, è in continuo modellamento. Non è mai uguale a sé stesso, perché tende a raggiungere condizioni di equilibrio in un contesto ambientale mutevole.

Per esempio, la tettonica determina un sollevamento differenziato e, grazie al clima, favorisce l’approfondimento delle incisioni torrentizie, con generazione di energia di rilievo, processi erosivi e frane. Tutto ciò, alimenta il trasporto di detriti verso la costa, dove il mare agisce per redistribuirli. Alcuni aspetti del clima sono condizionati da eventi astronomici ciclici, di lungo periodo.

Nel complesso, tali processi si sviluppano quindi in tempi molto lunghi, ben oltre l’orizzonte di interesse che normalmente consideriamo. Non dobbiamo, però, sottovalutare il ruolo delle attività umane nell’amplificare alcuni processi naturali, come i cambiamenti climatici. La stragrande maggioranza degli esperti ritiene che la tendenza in atto sia sensibilmente influenzata dalle emissioni antropiche di gas serra. Secondo un principio di precauzione e quindi, anche in assenza di certezze assolute, sarebbe saggio assumere provvedimenti per la riduzione degli impatti anche per senso di responsabilità verso le nuove generazioni.

Carl Sagan ci ricordava che, durante la Guerra Fredda, furono infatti investiti triliardi di dollari nella corsa agli armamenti nucleari, soltanto perché si temeva (ma non si era affatto certi) che il nemico volesse attaccare. Strano che, negli stessi “ambienti culturali”, ci si ostini a rifiutare l’approccio di precauzione e si tenda a minimizzare il ruolo delle attività umane nel condizionare il clima.

Eppure, gli effetti in termini di inquinamento (e malattie correlate) e di modificazioni climatiche (e relativi effetti al suolo) sono piuttosto evidenti. Qual è il motivo di tale atteggiamento?

Di fronte a questo quadro preoccupante, è necessario che le istituzioni locali e regionali mettano in campo degli strumenti di pianificazione. Innanzitutto, è importante sottolineare che il territorio deve essere utilizzato secondo principi di precauzione, in modo da tutelare sia l’incolumità della popolazione sia i beni (zone urbanizzate, infrastrutture, aree produttive e industriali, ecc.), permettendo al contempo un sano sviluppo economico.

L’approccio semplicistico del divieto assoluto, ampiamente adottato nel secolo scorso, è ormai superato da quello legato al concetto di rischio accettabile. In altre parole, non si può pretendere di garantire condizioni di rischio nulle. Ovunque, c’è sempre un livello di rischio cui resteremo esposti, perché il territorio è soggetto a una serie di processi che si sviluppano nel tempo e possono causare danni o distruzione. Ecco perché è meglio non utilizzare alcuni termini fuorvianti, come la famosa “messa in sicurezza”, che rischiano di infondere convinzioni errate nella popolazione: come sappiamo, nulla è sicuro.

Occorre, viceversa, analizzare più in generale il territorio in termini di multirischio, ovvero di condizioni potenzialmente dannose imputabili a una serie di fenomeni (naturali o artificiali), anche indipendenti tra loro. Se, per esempio, mi allontano da un torrente, posso magari riuscire a evitare una piena, ma posso essere colpito dai massi che precipitano dalle pareti rocciose più a monte. Quindi, mentre diminuisco il rischio legato alle alluvioni, aumento quello legato alle frane. Esistono diversi strumenti di pianificazione, a varia scala, che permettono di utilizzare il territorio consentendone uno sviluppo armonico, mitigando i rischi.
A livello comunale, i Piani di Protezione Civile sono uno strumento fondamentale, e dovrebbero essere conosciuti e praticati sia dagli amministratori sia dalla popolazione. Di recente, la Protezione Civile regionale ha stanziato dei fondi per la digitalizzazione. Bisognerebbe approfittarne per modernizzare il sistema e fare divulgazione. A scala regionale, i vari “piani stralcio” previsti nell’ambito della pianificazione di bacino (ex L.183/1989) sono uno strumento prezioso e imprescindibile. Attraverso la redazione di tali piani, le zone del territorio maggiormente esposte a problematiche di franosità, alluvione ed erosione costiera possono essere riconosciute e così, in esse, è possibile adottare criteri di utilizzo del territorio compatibili con le condizioni di rischio.
Purtroppo, in Calabria questi piani sono rimasti fermi per un quarto di secolo. Gli Ordini professionali dell’area tecnica hanno ripetutamente sollecitato l’Autorità di Distretto dell’Appennino Meridionale a provvedere, con urgenza, all’aggiornamento di tali strumenti di pianificazione, consapevoli della loro fondamentale importanza per la salvaguardia di beni e persone. In alcuni documenti, trasmessi formalmente all’Autorità, ne sono state evidenziate le principali criticità, fornendo suggerimenti per la risoluzione degli annosi problemi evidenziati dai professionisti.
A novembre scorso, c’è stato un colpo di scena. Abbiamo, infatti, appreso (casualmente) che era stato approvato il Progetto di Piano per il Rischio Alluvioni (inutile sottolineare che nessuno dei Presidenti dei 22 Ordini calabresi dell’area tecnica fosse stato avvisato). L’Autorità ha, però, concesso un periodo alquanto ridotto per formulare osservazioni: entro metà gennaio bisognava completare il tutto. Festività comprese.
L’analisi di un lavoro così articolato e specialistico necessita, evidentemente, di elevate competenze e di tempo. Ciò malgrado, già a un primo esame, sono sorte varie perplessità di carattere procedurale e metodologico, nonché inerenti alle Norme di Attuazione (ovvero ai vincoli che si intendono imporre nelle zone che risultano esposte a tale problematica).
In collaborazione con gli altri Ordini della Rete delle Professioni Tecniche calabrese, sono state quindi formulate tutta una serie di richieste di dati e informazioni, per mettere tutti in condizione di comprendere a fondo e replicare lo studio effettuato dall’Autorità, e proporre eventuali modifiche. Sono state anche formulate puntuali proposte di modifica alle Norme, per non bloccare i procedimenti in atto e per gestire le situazioni di rischio secondo una visione più moderna di mitigazione. Si tratta, nel complesso, di numerose osservazioni, difficilmente risolvibili con una semplice risposta formale. Attendiamo fiduciosi di capire come intenderà procedere l’Autorità di Distretto per chiarire le perplessità avanzate e condividere gli elementi informativi necessari per un corretto utilizzo del Piano.
Purtroppo, malgrado le sollecitazioni avanzate all’Autorità nel corso degli ultimi anni, è mancato del tutto il coinvolgimento del mondo professionale e di altri “portatori di interesse” nelle fasi di impostazione e di redazione del Piano (a differenza dell’esperienza pioneristica del 2001).
Auspichiamo, in futuro, una maggiore apertura al confronto costruttivo da parte dell’Autorità, anche in vista degli aggiornamenti di altri Piani (frane ed erosione costiera), attesi ormai da troppo tempo. (gi)
[Giulio Iovine è presidente dell’Ordine dei Geologi della Calabria]

Pmi, presentato il bando da 5 mln per il digitale

È stato presentato, in Cittadella regionale, dall’assessore regionale Filippo Pietropaolo, l’avviso pubblico per l’assegnazione di voucher alle Piccole e medie imprese a sostegno di progetti volti ad agevolare soluzioni digitali diffuse e trasversali, al fine di aumentarne l’efficienza e la competitività.

Presenti all’incontro con la stampa il professor Gianluigi Greco, ordinario di Informatica all’Università della Calabria, il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara e il direttore generale del Dipartimento regionale Transizione digitale, Tommaso Calabrò.

Con questo bando, la cui dotazione complessiva è di 5 milioni di euro, la Regione Calabria ha l’obiettivo di aumentarne l’efficienza e la competitività delle Pmi presenti sul territorio calabrese.
Nel dettaglio le azioni finanziabili sono l’acquisto di nuove applicazioni integrate per la produttività individuale; l’adozione di nuovi sistemi di Digital Commerce & Engagement; la migrazione dell’infrastruttura esecutiva di applicazioni aziendali e relativi dati esistenti da server a cloud pubblico; l’adozione di sistemi di Cyber Security.

Il contributo complessivo massimo riconoscibile alla singola Pmi è calcolato secondo quanto stabilito all’art.5 dell’avviso entro un massimale: micro Impresa – 50.000,00 euro; piccola impresa – 100.000,00 euro; media impresa – 150.000,00 euro. L’avviso è in preinformazione e verrà pubblicato entro il mese di febbraio.

«Questo bando – ha affermato il vicepresidente Pietropaolo – è rivolto alle piccole e medie imprese. Rappresenta un sostegno per acquisire dei software consentendo così di fare un passo in avanti nell’organizzazione della propria attività, migliorando anche la gestione del proprio mercato di riferimento. Fondamentale la collaborazione con Unindustria e con l’Unical. Il professore Greco ci ha molto supportato per la realizzazione di questo bando per il quale sono stati stanziati 5 milioni, ma abbiamo anche indicato nel bando stesso che siamo disponibili, eventualmente, ad incrementare la cifra, in funzione della risposta che avremo da parte delle Pmi».

«Abbiamo richiesto alle imprese che vorranno partecipare – ha proseguito il vicepresidente – di procedere ad una diagnosi digitale della propria attività, seguendo una linea decisa con l’università, indicando i punti di forza e debolezza sempre riguardo alla transazione digitale, per intervenire in modo mirato. Questo passaggio è strategico per le imprese ma anche per noi, per comprendere le aree in cui si riscontrano le debolezze, quelle dove emergono i punti di forza e dove si potrà intervenire grazie al sostegno della Regione e dell’Unical. Solo conoscendo le reali esigenze degli imprenditori potremo favorire uno sviluppo mirato dell’impresa stessa».

«Un’importante novità è che questo avviso è creato insieme a chi ne dovrà beneficiare – ha sottolineato il professor Greco –, e richiede a mio avviso sensibilità e la capacità anche di mettersi in discussione. Sinceramente ho apprezzato lo sforzo che è stato fatto e la volontà di lavorare assieme da parte di tutti. Nel momento in cui si crea una squadra emergono le grandi competenze e si creano sinergie. Qui si è creato un ecosistema che funziona, che inizia ad essere visibile a livello nazionale, un ecosistema che ci riconosce, che fa dire che in Calabria riusciamo ad essere all’avanguardia».

«Dobbiamo riflettere – ha proseguito – sullo stato in cui ci troviamo, non solo noi in Calabria, ma in Italia. Ci dobbiamo porre la domanda: come siamo come produttori di tecnologie? Il digitale cresce al quattro per cento, l’intelligenza artificiale cresce al cinquanta per cento all’anno, ma di tutto questo, cosa arriva ai consumatori, al vero tessuto produttivo imprenditoriale? Ecco, la riflessione dietro questo bando è che sta arrivando troppo poco. Le nostre PMI sono lontanissime dall’innovazione e parlo del sistema italiano».

«E allora l’idea di questo bando – ha continuato – è andare in direzione dei consumatori, cioè di chi deve utilizzare queste tecnologie per migliorare I propri sistemi. Ecco perché è un bando innovativo che abbiamo fortemente voluto a cui abbiamo creduto appena il vicepresidente ci ha proposto quest’idea. Innovativa è anche l’organizzazione del bando, chiarissima con due elementi che vi sottolineo: sono indicate esattamente quali sono le tipologie di azioni che si possono finanziare e il secondo, ancora più importante, è il formulario in cui anche proprio simbolicamente mi è piaciuta l’impostazione, c’è una colonna ex ante e una colonna ex post».

«Cosa vuol dire questo? Vuol dire – ha aggiunto – che non vengono dati dei voucher tanto per dare, ma viene fatto fare uno sforzo di riflessione su qual è la situazione dell’azienda che vorrà partecipare, qual è lo stato della tua attuale digitalizzazione. Il vero problema dell’innovazione nelle Pmi è che spesso non sanno neanche di aver bisogno di supporto. Secondo me questa colonna ex ante è veramente rivoluzionaria».

Il direttore generale, Tommaso Calabrò, si è soffermato sulla programmazione e sugli obiettivi del dipartimento regionale di Transizione digitale. «La Regione Calabria si è dotata di una strategia che nasce da un’attenta analisi per essere più efficace in per questa transazione».

«Quattro le linee strategiche – ha illustrato –: La prima: sviluppo di programmi volti a rafforzare sicurezza informatica, data privacy, interoperabilità e data governance del sistema regionale digitale delle PA. La seconda: sviluppo di servizi digitali avanzati rivolti a cittadini e imprese; sostegno all’interoperabilità con gli enti locali, allo sviluppo delle competenze specialistiche digitali e alla domanda di connettività; sostegno al processo di trasformazione digitale dell’economia, integrazione delle tecnologie ICT nei processi di gestione e produttivi delle Pmi. La terza: capacità amministrativa direttamente collegata agli investimenti. La quarta: sviluppo di ecosistemi verticali, sulla base di quanto previsto dalle cinque azioni precedentemente descritte, su temi di particolare interesse e di impatto trasversale».

Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, ha indicato questa misura rispetto alla programmazione strategica inerente alle politiche economiche concertate con la Regione Calabria, come la più all’avanguardia «perché incentiva e accompagna le imprese per una vera e rispondente transazione digitale. Lo fa non solo consentendo l’acquisizione di sistemi digitali avanzati, investendo anche in formazione delle competenze digitali dell’impresa stessa. Importante per restare sul mercato ma anche per cavalcare il cambiamento tecnologico e non subirlo». (rcz)

NON È SEMPLICE QUESTIONE DI VELOCITÀ
L’AV PER CALABRIA È FATTORE DI CRESCITA

di ELIA FIORENZAIl dibattito sulla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità (AV) Salerno-Reggio Calabria è sempre più acceso, ma rischia di smarrire il suo obiettivo fondamentale: una progettazione che non solo migliora i collegamenti ma che risponde alle esigenze strategiche del territorio.

A fare chiarezza sul tema è il comitato tecnico AV Calabria, dal sindaco di Cosenza, Franz Caruso, e composto da esperti come Demetrio Festa (Unical), Giuseppe Lo Feudo (ex FdC), Luigi Martirano (Sapienza) e Roberto Musmanno (Unical), che, in una recente dichiarazione, ha sottolineato come la realizzazione di una vera AV in Calabria non possa prescindere da un tracciato interno e da una visione a lungo termine, mirata a rispondere alle sfide infrastrutturali del futuro.

La discussione si concentra in particolare sul tratto che collega Praia a Lamezia, la porzione della linea che, secondo i piani attuali, potrebbe ospitare l’alta velocità. Due le ipotesi al centro del confronto: un tracciato tirrenico, lungo la costa, e uno interno, che si inserisce nel corridoio infrastrutturale già occupato da autostrade e linee elettriche, percorrendo la valle del Crati fino a Cosenza.

La decisione sulla scelta del tracciato è cruciale, poiché potrebbe determinare la portata dell’intera opera, che deve essere pensata come un’infrastruttura strategica per l’intero Paese, non solo per la Calabria. Per il comitato la soluzione ottimale è quella del tracciato interno, che non solo garantisce tempi di percorrenza più rapidi ma risponde anche all’esigenza di integrare la regione con la rete transeuropea.

«L’alta velocità deve essere vista come una rete che si inserisce in un contesto europeo, non come una semplice infrastruttura locale», affermano i membri del Comitato. La realizzazione di un tracciato tirrenico, seppur attrattivo a livello superficiale, non garantirebbe i benefici a lungo termine che la Calabria e l’Italia meriterebbero. Il tracciato interno, secondo gli studi di fattibilità, non solo consentirebbe di ridurre i tempi di percorrenza tra le principali città della Calabria, ma avrebbe anche il pregio di raggiungere le aree interne, spesso isolate dal resto del Paese.

La linea AV, infatti, non dovrebbe limitarsi a migliorare i collegamenti tra Salerno e Reggio Calabria, ma deve rappresentare un’opportunità di sviluppo per l’intero territorio calabrese. Un sistema ferroviario che colleghi Cosenza, Lamezia e Reggio Calabria, ma che tocchi anche le zone interne, come la valle del Crati e la fascia ionica, potrebbe trasformare la regione in un nodo centrale per il traffico ferroviario europeo. Gli studi presentati da RFI evidenziano un aspetto fondamentale: i tempi di percorrenza tra Battipaglia e Reggio Calabria non cambiano sostanzialmente, sia nel caso del tracciato tirrenico che di quello interno. Tuttavia, la vera differenza sta nelle opportunità che il tracciato interno offre in termini di sviluppo del territorio.

«Un tracciato interno non solo facilita i collegamenti tra i principali centri calabresi, ma crea anche le condizioni per sviluppare una vera rete integrata, che colleghi il Nord e il Sud del Paese, in linea con i criteri della rete transeuropea Ten-T», spiegano gli esperti. Non è solo una questione di velocità, ma di strategia territoriale. Il comitato tecnico AV Calabria fa presente che l’alta velocità deve essere pensata come parte integrante di una rete che colleghi la Calabria all’intera rete europea, in modo da stimolare l’economia, la mobilità delle persone e la competitività del Paese. L’obiettivo deve essere quello di ridurre il divario tra il Sud e il resto dell’Italia, non solo accorciando i tempi di viaggio, ma aprendo la regione a nuove opportunità di sviluppo.

Il tracciato interno, in particolare, rappresenta un’opportunità unica per migliorare i collegamenti ferroviari in un’area che storicamente ha sofferto di una carenza di infrastrutture moderne. Collegare Cosenza, Lamezia e Reggio Calabria con l’alta velocità, e farlo attraverso un tracciato che attraversa le aree interne, significa favorire una maggiore coesione territoriale e stimolare la crescita di zone che altrimenti rischierebbero di rimanere ai margini. Il comitato sottolinea come l’opera debba essere realizzata a qualunque costo, senza cedere alle tentazioni di soluzioni facili ma inefficaci.

«La Calabria ha bisogno di una vera alta velocità, che sia all’altezza delle sfide del futuro. Un tracciato interno è l’unica via per un’infrastruttura che davvero cambi il volto della regione e del Sud Italia», affermano i membri del comitato. L’infrastruttura ferroviaria che si realizza oggi è quella che accompagnerà la Calabria per i prossimi decenni.

È necessario, quindi, fare scelte lungimiranti, che non si limitino a rispondere alle esigenze di un momento, ma che pongano le basi per un futuro di sviluppo sostenibile e competitivo. La vera alta velocità in Calabria non deve essere solo un sogno, ma una realtà che diventi, finalmente, una risorsa per tutta la regione e per l’intero Paese. La Calabria ha un’opportunità storica di essere protagonista di una vera rivoluzione infrastrutturale, e la scelta del tracciato interno è quella che permette di cogliere questa occasione senza compromessi. (ef)

Approvata in Consiglio regionale la legge su Agricoltura sociale

Il Consiglio regionale ha approvato, su iniziativa e proposta dei consiglieri Gianluca Gallo, Filippo Mancuso e Katya Gentile, la legge tema di agricoltura sociale.

Nell’articolato normativo, che si prefigge di tutelare le fasce deboli attraverso il coinvolgimento di imprese agricole, istituzioni pubbliche, cooperative sociali e consumatori responsabili, spicca il ruolo delle fattorie sociali, centri di servizi in cui la coltivazione dell’orto, la cura degli animali, il ciclo biologico e naturale possano offrire stimoli per interventi di socializzazione, formazione e supporto all’educazione, a sostegno anche delle finalità imprenditoriali dell’attività, messa nelle condizioni di beneficiare di un più stretto rapporto col territorio e di nuove relazioni e opportunità di mercato.

«La Calabria, pur basata economicamente su un comparto agroalimentare di qualità ed in forte crescita – ha commentato Gallo, anche nella sua veste di assessore regionale all’agricoltura – presentava notevoli ritardi sotto questo particolare aspetto. Un vulnus grave, che oggi viene sanato aprendo a scenari inediti: nelle aziende agricole l’attività produttiva potrà essere affiancata da servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi e occupazionali a sostegno di soggetti svantaggiati e a rischio di marginalizzazione i quali, a loro volta, potranno così accedere a percorsi di riabilitazione psico-fisica, sociale e lavorativa che ne favoriscano l’integrazione sociale, a tutto vantaggio anche delle aziende stesse e delle aree rurali».

In particolare, attraverso la legge di fresca adozione, che quanto agli aspetti di dettaglio sarà seguita da un regolamento attuativo, viene istituito l’elenco regionale  delle fattorie sociali e si disciplinano, dal punto di vista amministrativo, gli adempimenti propedeutici all’esercizio delle correlate attività, utilizzando gli immobili ad uso abitativo già esistenti sul fondo, anche attraverso interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione, nel rispetto delle disposizioni statali e regionali e degli strumenti urbanistici vigenti in materia edilizia e urbanistica, nonchè della normativa in materia di superamento ed eliminazione delle barriere architettoniche.

Ancora: le azioni di agricoltura sociale potranno essere svolte anche all’esterno delle strutture aziendali e dei beni fondiari nella disponibilità della fattoria sociale, nel rispetto delle norme in materia di sicurezza e igiene, con facoltà di effettuare la somministrazione di pasti, alimenti e bevande esclusivamente nei confronti dei destinatari delle attivitè. Si istituisce, altresì, un osservatorio regionale, quale luogo di confronto anche con il mondo universitario, per il monitoraggio e l’elaborazione delle informazioni sulla presenza e sullo sviluppo delle iniziative di agricoltura sociale sul territorio regionale, come ausilio alla programmazione regionale, anche al fine di facilitare la diffusione delle buone pratiche.

Gli interventi delineati saranno finanziati nell’ambito dei programmi operativi dei fondi strutturali europei coerenti, nonché attraverso il supporto di organizzazioni professionali agricole e dell’Agenzia regionale per lo sviluppo dell’agricoltura sociale calabrese. (rcz)

Bevacqua (PD): Occhiuto trovi immediatamente una soluzione per Banco Alimentare

Il consigliere regionale del Partito Democratico, Domenico Bevacqua, ha chiesto al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, di trovare «immediatamente una soluzione» per il Banco Alimentare della Calabria, che. stato sfrattato dalla sua sede situata all’interno dei locali dell’ex Consorzio Mercatale Montalto Uffugo.

Una situazione «semplicemente intollerabile e paradossale, in un momento in cui aumentano i poveri e le famiglie in difficoltà», ha detto il dem, ricordando come «già nel 2021 avevamo promosso una mozione per far sì che al Banco Alimentare della Calabria, che svolge storicamente un’azione importante e molto preziosa, fossero concessi gli opportuni spazi per conservare gli alimenti ricevuti e provvedere a distribuirli in maniera adeguata. Non ricevemmo risposta concreta allora, il governo regionale non ha posto in atto alcuna azione in tal senso».

«I calabresi, pur vessati da mille difficoltà – ha proseguito – si rivelano costantemente persone generose e attente ai bisogni degli ultimi: le raccolte periodiche di alimenti fanno registrare decine e decine di tonnellate di aiuti; centinaia di volontari si dedicano, altresì, ad alleviare la disperazione dei più bisognosi, ma le derrate necessitano di essere conservate e i 4.200 mq  attualmente usati all’interno di padiglioni coperti di Montalto, pur a malapena sufficienti, si avviano a chiudere i battenti. Già ora, a diverse associazioni incaricate di ritirare i pacchi da distribuire, viene negato l’accesso ai padiglioni». 

«La politica – ha concluso Bevacqua – non può far finta di non vedere. Ci sono almeno 40mila famiglie che confidano nell’aiuto di questi pacchi. Si smetta di magnificare le inconsistenti meraviglie buone per gli spot sui social e ci si rivolga a soluzioni concrete per problemi veri, con i quali i calabresi purtroppo sono costretti a misurarsi quotidianamente». (rcz)