CORIGLIANO ROSSANO E IL POTENZIALE PER
ESSERE SIMBOLO DI RISCATTO E RESTANZA

di GIOVANNI B. LEONETTINon è mai semplice raccontare un sogno, soprattutto quando si parla di politica. Non è semplice, perché spesso i sogni e la politica da molti sono visti come concetti contrapposti.

Eppure credo che, dopotutto, la politica non sia altro che il percorso verso la realizzazione di sogni collettivi. Cos’è oggi Corigliano-Rossano?

La nascita della città ha indubbiamente sconvolto la geografia della nostra regione, ponendo finalmente anche l’area dello Jonio cosentino tra le realtà politiche, economiche e commerciali del Sud Italia.

Non dimentichiamo che Corigliano-Rossano è oggi la terza città della Calabria per popolazione e la prima per estensione (29° comune d’Italia per superficie). Vantiamo il tasso di occupazione maggiore e quello di disoccupazione minore della Provincia di Cosenza, con dati migliori anche rispetto all’area Cosenza/Rende/Castrolibero.

È questo, dunque, un momento cruciale per il nostro territorio; siamo sul punto di recuperare lo svantaggio che ha sempre caratterizzato questo pezzo di Calabria.

Abbiamo la possibilità di rappresentare un modello di sviluppo per le aree svantaggiate del Mezzogiorno, consapevoli di essere stati sempre penalizzati nella distribuzione delle risorse e degli investimenti statali, regionali e provinciali. Al contempo, però, dobbiamo continuare ad avere il coraggio di essere all’altezza delle nostre legittime aspirazioni, imparando a rivendicare i nostri diritti e a non permettere più che quanto ci spetta ci sia concesso per favore, per preghiera o per carità.

È necessario, ora, un nuovo patto sociale tra politica e cittadini. Potremo e dovremo, nei prossimi anni, giocare un ruolo da protagonisti a livello regionale. Sono maturi i tempi per costruire una realtà più aperta alla classe imprenditoriale, pur con la consapevolezza che la politica deve essere sempre libera di dire di no agli indebiti interessi dei pochi.

La nostra identità comune dev’essere ancora completata e sviluppata con progettazione a lungo termine e lungimiranza. Non possiamo solo essere sulla carta la terza città della Calabria, dobbiamo avere l’ambizione di continuare a guidare e non subire i percorsi politici.

Urge un nuovo patto sociale che veda cittadini, imprese e politica co-protagonisti nello sviluppo del territorio. Ogni cittadino deve sentirsi detentore di diritti, ma anche destinatario di doveri e obblighi verso la propria comunità.

È importante istituzionalizzare e diffondere maggiormente i patti di collaborazione tra enti, associazioni, comitati e Comune.

Mi permetto di far notare che esistono già meravigliosi esempi di collaborazione e cura degli spazi comuni, tra i quali il progetto del Bosco Urbano, curato da Auser con il contributo de “Gli amici del bosco urbano” o gli altri interventi a cura delle associazioni Ri-bellezza e SosteniAmo. È opportuno promuovere il modello della concertazione e codecisione nell’assunzione delle scelte strategiche, con un dialogo permanente tra Comune e cittadini.

Certamente, sul punto, sarà utile procedere con l’attuazione di forme di decentramento amministrativo, con la suddivisione del territorio comunale in quartieri o municipi.

Ma non basta.

Devono essere istituiti forum permanenti tra il Comune e le imprese turistico/ricettive, l’imprenditoria giovanile e gli operatori sociali (seguendo gli esempi virtuosi di Emilia Romagna e Puglia), anche con la partecipazione dei sindacati.

Ancora, è da favorire il dialogo tra istituti scolastici (in particolare quelli a vocazione professionale) e imprese, sfruttando le opportunità di alternanza scuola/lavoro o l’istituzione di indirizzi di studio più vicini al fabbisogno economico/industriale, anche mediante il decentramento di parte della didattica nelle sedi d’impresa.

Sarebbe anche auspicabile rafforzare la collaborazione con l’UniCal, mettendo a disposizione dell’Università immobili comunali da destinare a facoltà legate alla vocazione agricola, agroalimentare, turistica e marittima del territorio.

Questa è l’ultima occasione per permettere “la restanza” a noi giovani, per credere nel nostro futuro, investire risorse, tempo e ambizioni nella nostra comunità.

Questa è, davvero, l’ultima occasione per consentire “la ritornanza” dei nostri studenti, imprenditori, professionisti e operai costretti a spostarsi per cercare altrove migliori condizioni lavorative.

Per tutti questi motivi Corigliano-Rossano merita continuità, premiando il lavoro svolto dall’attuale amministrazione, capace di intercettare ingenti fondi per la realizzazione di opere strategiche e di essere uno dei principali comuni della Calabria fruitori dei fondi Pnrr. 

Non è mai semplice raccontare un sogno, soprattutto quando si parla di politica. Forse le riflessioni che precedono non sono altro che i desideri di un trentenne che ha deciso di restare e credere nella sua città e nei suoi cittadini.

Contribuiamo, perciò, tutti insieme a trasformare i sogni in obiettivi e gli obiettivi in risultati concreti. Con la consapevolezza che “chi non ha mai avuto un sogno forse ha solo sognato di vivere”. (gbl)

L’OPINIONE / Giovan Battista Perciaccante: Il 2024 possa registrare vere occasioni di sviluppo

di GIOVAN BATTISTA PERCIACCANTEIl 2024 sarà un anno decisivo su molti fronti. L’auspicio è che possa far registrare vere occasioni di sviluppo per la Calabria, capaci di farci compiere un salto verso la modernizzazione istituzionale, l’efficienza e l’efficacia della struttura amministrativa, la crescita economica e la coesione sociale.

Servirà uno sforzo corale assolutamente nuovo e straordinario, una rivoluzione, innanzitutto di natura culturale, che dovrà necessariamente partire dal senso di responsabilità di ciascuno, recuperando dignità ed orgoglio di ruolo per concorrere a rendere il territorio più attrattivo e vivibile. 

È stato un anno difficile e complesso, che ha fatto registrare alti e bassi e risultati poco soddisfacenti su diversi fronti. Qualche segnale positivo c’è stato, come testimonia il Check-Up Mezzogiorno 2023, l’analisi congiunturale sullo stato di salute dell’economia meridionale presentato da Confindustria e dal Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo – SRM a fine anno, che ha confermato una generale tenuta delle imprese.

La stima dell’Indice sintetico dell’economia meridionale per il 2023, infatti, elaborata tenendo conto delle principali variabili macroeconomiche, risulta in crescita per il terzo anno consecutivo, dopo il crollo registrato nel 2020. Ferme le criticità strutturali che connotano il sistema economico meridionale, rispetto all’anno precedente, l’analisi evidenzia una crescita di alcuni degli indicatori che compongono l’indice: la stima sul dato relativo agli investimenti al Sud, che cresce di 4 punti percentuali rispetto al 2022 e di ben 17 rispetto al 2019, a conferma di una dinamica positiva che va rafforzata attraverso adeguate politiche di sostegno all’attività di impresa; il contributo dell’export, che cresce di oltre 40 punti rispetto al 2019.

Le previsioni sul Pil per il 2024 fanno ipotizzare una crescita per il Mezzogiorno dello 0,6% rispetto al 2023 se si saprà incidere con l’effettiva ‘messa a terra’ delle risorse disponibili, in primis quelle legate al Pnrr. Sul fronte di questo delicatissimo tema, servono misure strutturali e riforme organiche per rendere efficiente la macchina pubblica. In caso contrario, anche le ingenti risorse del Recovery Plan non potranno essere spese nei tempi e nei modi richiesti.

C’è da sottolineare il fatto che l’incertezza legata agli aspetti più critici dello scenario economico e geopolitico ha fatto sì che il 2023 si sia caratterizzato per un andamento altalenante del clima di fiducia delle imprese, soprattutto al Mezzogiorno ed in Calabria. Alcune misure di sostegno hanno funzionato ma caro materiali, costo delle bollette energetiche e crescita dell’inflazione hanno ridotto la capacità di spesa dei cittadini e frenato i consumi, costringendo le imprese a rivedere le proprie strategie produttive e distributive. Come organizzazione di categoria non ci siamo mai fermati nell’opera di confronto e condivisione di proposte con gli stakeholder di riferimento sui temi di reale interesse per l’economia e le imprese al fine di non disperdere quanto di positivo realizzato. 

Il 2024 possa essere un anno ricco di sfide impegnative, per affrontare le quali ci sarà bisogno di lavorare insieme per rendere efficace ogni iniziativa tesa alla crescita del territorio. Il minimo comune denominatore di ogni cosa dovrà essere la sicurezza e l’affermazione della legalità. Oggi più che mai alla Calabria dovranno saper pensare i calabresi: utilizzando in maniera efficace e compiuta i fondi a disposizione, sia nazionali che comunitari, valorizzando le risorse locali, recuperando capacità progettuale, assecondando le iniziative di sviluppo locale senza gelosie, invidie o logiche di campanile.

Servirà il coraggio di saper rischiare la proposta e la volontà di coinvolgere e far dialogare i protagonisti delle forze sociali ed istituzionali per riuscire a stimolare dinamismi e punti di eccellenza, costruendo attorno ad essi consenso istituzionale e sociale per dare vita a politiche di respiro strutturale idonee a garantire in maniera duratura crescita e sviluppo sociale ed economico. (gbp)

[Giovan Battista Perciaccante è presidente di Confindustria Cosenza]

L’OPINIONE / Francesco Napoli: Come creare sviluppo se non si spendono fondi Pnrr?

di FRANCESCO NAPOLI –  Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede per l’Italia le risorse più ingenti, 191 miliardi di euro. Tantissimi soldi, gran parte a prestito, che però il nostro Paese fa fatica a spendere: appena il 14%.

Gli economisti milanesi Boeri e Perotti hanno osservato che «si è voluto portare a casa più soldi possibili per porsi il problema di come spenderli».

Al contrario si sarebbero dovute definire «le nostre esigenze e le nostre priorità, le nostre capacità di realizzare e decidere di conseguenza quanto prendere a prestito».

Entro quest’anno l’Italia avrebbe dovuto spendere 60 miliardi, siamo a meno della metà. Se si dovesse continuare su questa strada ovvero ad avanzare a ritmo di 500 milioni di spesa al mese non solo l’economia non ripartirà ma difficilmente si chiuderà il piano entro giugno 2026.

Il Pnrr è nato per rilanciare l’economia e avviare le transizioni verde digitale ed aumentare, come effetto a medio e lungo termine, la resilienza del tessuto economico rispetto alle sfide del mercato globale

È urgente, in un periodo di crescita zero per l’intero territorio nazionale con una situazione allarmante per il Sud, accelerare semplificazioni e snellimenti della macchina burocratica, azioni necessarie per mettere a terra subito le risorse, aprire i cantieri e, sul fronte privato, far decollare un grande piano di sviluppo economico. (fn)

[Francesco Napoli è presidente di Confapi Calabria]

CONFINDUSTRIA PUNTA SULLA CALABRIA
MA SENZA INVESTIMENTI È TUTTO INUTILE

di FRANCESCO CANGEMI – «La Calabria è nel mio cuore, ecco perché vengo spesso. E sono vicino all’intero Mezzogiorno, perché soffre di più. Fare l’imprenditore al Nord è più facile, voi avete grande capacità e vi ammiro perché fate impresa in condizioni molto complicate a partire dalle infrastrutture». Lo ha detto il presidente di Confindustria nazionale Carlo Bonomi intervenendo all’assemblea pubblica degli industriali della provincia di Cosenza che ha eletto nuovo presidente Giovan Battista Perciaccante, già presidente provinciale e regionale di Ance che subentra all’uscente Fortunato Amarelli.

All’assemblea, sul tema “Innovazione sostenibilità. Imprese protagoniste del cambiamento”, hanno partecipato anche Federica Brancaccio, presidente nazionale dell’associazione dei costruttori edili, il presidente della Regione Roberto Occhiuto, il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara.

Il numero uno di Confindustria, quindi, torna prepotentemente a mettere al centro del dibattito il tema dello sviluppo della Calabria e degli investimenti necessari. La Calabria, infatti, ha un costante e continuo bisogno di investimenti sulle infrastrutture per ottenere, finalmente, quello sviluppo di cui tutti parlano. L’investimento, oltre che dal governo centrale, può e deve arrivare anche dal mondo dell’imprenditoria.

A parlare di questo tema anche gli altri ospiti della sezione locale cosentina dell’associazione degli industriali.

«In questo momento – ha aggiunto Bonomi – il Governo non ha a disposizione risorse infinite e preparare una legge di bilancio quando ci sono ancora partite molto grosse aperte, diventa complicato. Siamo stati chiari, ci sono tre obiettivi: gli investimenti che vanno stimolati, le riforme e abbassare le tasse sul lavoro».

«La priorità – ha sostenuto dal canto suo Brancaccio – è fare un lavoro di qualificazione delle nostre imprese. Le nostre imprese devono e fare un grande percorso di innovazione per farsi trovare pronte alla sfida del futuro. Al Governo chiediamo coraggio». Il presidente della giunta regionale della Calabria Occhiuto nel suo intervento ha messo in evidenza l’attenzione che Regione rivolge a innovazione e sostenibilità sottolineando che «vanno incentivati gli sforzi» e «il nostro compito è sempre incentivare».

«Se crediamo nella Calabria, e noi ci crediamo – ha sostenuto il neo presidente di Confindustria Cosenza, Perciaccante – dobbiamo cambiare approccio. Un occhio particolare alla criminalità, è necessario che la Calabria si liberi di questo macigno che la tiene bloccata».

Ma quindi quali sono gli investimenti primari per la Calabria di cui tutti parlano? Sicuramente bisognerebbe fare un lavoro concreto sulle infrastrutture viarie. Basti pensare alle ultime vicende legate ai lavori di ammodernamento della galleria della Limina nel reggino. Tutti hanno, comprensibilmente, gran paura che una eventuale chiusura, qualunque essa sia, possa compromettere le attività del territorio.

Se si fossero potenziate le altre strade, a quest’ora non ci sarebbe bisogno di tutto questo dibattito. Ma tutte le grandi strade calabresi non possono essere lasciate allo sbando senza investimenti concreti che le migliorino. Su tutte l’A2 Salerno-Reggio Calabria che è un continuo cantiere che non conosce una fine ma lo stesso si può dire della Statale 106 che attraversa tutta la fascia jonica e che, per la sua pericolosità, viene chiamata la “strada della morte”.

Ma la fascia jonica calabrese aspetta da tanti anni, troppi, un altro ammodernamento che sembra essere difficoltoso ma che, allo stesso tempo, è assolutamente necessario: l’elettrificazione della rete ferroviaria. Come si può pensare, ad oggi, che ci possa essere sviluppo se in quella grande parte di Calabria i treni sono ancora a gasolio e il traffico merci praticamente non esiste? L’unica nota positiva di quel territorio arriva dal treno Sibari-Bolzano ma, anche qui, si tratta di una tantum troppo sola.

Va detto, però, che qualcosa, proprio in questi giorni, sembra muoversi per la ferrovia jonica. È stato approvato, con ordinanza del Commissario straordinario di Rfi Roberto Pagone, il progetto definitivo del potenziamento del collegamento Lamezia Terme–Catanzaro Lido–Dorsale Jonica.

Il progetto di Rete ferroviaria italiana, società capofila del Polo infrastrutture del Gruppo Fs, sarà realizzato in tre lotti funzionali: Velocizzazione, mediante rettifiche di tracciato, della tratta Lamezia Terme–Settingiano, ed elettrificazione della tratta Lamezia Terme–Catanzaro Lido; Elettrificazione della tratta Sibari–Crotone ed Elettrificazione della tratta Crotone–Catanzaro Lido.

A conclusione del primo lotto, sarà realizzata una velocizzazione di circa 29 km nel tratto Lamezia Terme–Settingiano, grazie a varianti di tipo plano-altimetrico e di sopraelevazione dell’attuale linea, che consentiranno un innalzamento della velocità di percorrenza dagli attuali 80/90 km/h fino a 140 km/h. A tali interventi si aggiunge l’elettrificazione dei 43 km della tratta Lamezia Terme–Catanzaro Lido.

Il secondo lotto prevede la realizzazione di circa 112 km di elettrificazione della tratta Sibari–Crotone, mediante la realizzazione di otto Sottostazioni elettriche e il completamento dei lavori di allestimento di pali e fili di contatto lungo linea, già in corso di esecuzione a partire dal 2018.

Anche il terzo lotto prevede la realizzazione di circa 60 km di elettrificazione della tratta Crotone–Catanzaro Lido, con la realizzazione di tre Sottostazioni elettriche e il completamento della posa di sostegni e filo di contatto avviata nel 2018.

Gli interventi di elettrificazione permetteranno di incrementare la sostenibilità ambientale e acustica del trasporto ferroviario calabrese, oltre a migliorare il servizio offerto in termini di comfort e prestazioni; grazie ai nuovi treni elettrici sarà anche garantita la continuità del servizio. Gli interventi di velocizzazione renderanno inoltre possibile una riduzione dei tempi di percorrenza lungo la direttrice Lamezia Terme–Catanzaro Lido.

Il progetto permetterà quindi una migliore interconnessione tra i centri urbani di Lamezia Terme, Crotone, Catanzaro Lido e le aree del litorale ionico a forte vocazione turistica, creando le condizioni per nuove opportunità di servizio con le dorsali Tirrenica, Jonica e Adriatica.

Nello sviluppo della progettazione, grande attenzione è stata posta alla gestione dei cantieri, in particolar modo alle misure da adottare per il contenimento del rumore, della polvere e del traffico, per ridurre al minimo gli effetti dei lavori sul territorio.

L’intervento complessivo, dal valore di circa 438 milioni di euro, è finanziato anche con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con attivazione prevista entro il 2026.

«In soli 80 giorni siamo riusciti ad ottenere tutti i nulla osta e i pareri necessari a Rfi per giungere nella giornata di ieri all’approvazione del progetto definitivo relativo all’elettrificazione della dorsale jonica, e quindi del collegamento Sibari-Catanzaro Lido-Lamezia Terme che oggi è stato pubblicato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Adesso si procederà con l’appalto integrato». È quanto dichiara il senatore di Fratelli d’Italia e componente della commissione Giustizia, Ernesto Rapani, che in questi mesi tanto impegno ha profuso affinché si centrasse l’obiettivo con un’opera di mediazione tra enti e ministeri.

«L’approvazione del progetto definitivo – sottolinea il parlamentare – è l’ultima tessera di un puzzle tra filiera istituzionale, collaborazione tra enti e istituzioni, e quell’impegno che sin dall’inizio del mio mandato non sto lesinando. Un progetto che ha superato un percorso ad ostacoli grazie alla collaborazione costante e continua con il commissario straordinario dell’opera, l’ing. Roberto Pagone. Sento il dovere di ringraziare quanti si sono resi disponibili adoperandosi per il superamento delle difficoltà burocratiche, il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano per aver sollecitato le Sovrintendenze di Crotone, Catanzaro e Cosenza ed al viceministro alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami; il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, per la celerità con la quale ha deliberato in giunta il parere di competenza; l’assessore all’agricoltura Gianluca Gallo e il direttore generale del dipartimento Giacomo Giovinazzo per aver inteso, attraverso i poteri sostitutivi previsti dalla legge, sostituirsi ai comuni inadempienti per il rilascio dei pareri sugli usi civici».

«Questa è una risposta agli allarmismi infondati di Pd e Movimento 5 Stelle: i fondi ci sono, non sono stati mai dirottati in altre aree del Paese e l’iter sta seguendo il suo corso con l’obiettivo di giungere all’appalto integrato che prevede l’approvazione del progetto esecutivo e l’avvio dei lavori nel secondo semestre del 2024 con la previsione di concluderli nel primo trimestre del 2026. Quello sarà l’anno della svolta che consentirà alla fascia jonica di uscire dall’isolamento alla quale è stata segregata colpevolmente per decenni e collegarsi col resto del Paese e del continente in tempi “europei”. Con la conclusione dell’opera di elettrificazione potrebbe iniziare a trasformarsi in realtà un’infrastruttura che sto suggerendo e prospettando da molti anni: la metropolitana leggera di superficie tra Sibari e Crotone-Sant’Anna».

Dall’altro lato della costa abbiamo il porto di Gioia Tauro che troneggia sul mar Tirreno come un eterno monumento allo sviluppo che potrebbe essere ma che ha difficoltà a prendere il volo. Si parla da sempre di nuovi investimenti sul porto per renderlo una “fermata” imprescindibile del Mediterraneo ma, anche qui, poco si fa. (fc)

L’EOLICO OFFSHORE È LA VIA DI SVILUPPO
LA CALABRIA SPINGA SULLE RINNOVABILI

La Calabria potrebbe puntare decisa all’utilizzo delle rinnovabili per il proprio sostentamento energetico. Puntare sempre di più sulle rinnovabili, a partire dall’eolico offshore sbloccando quei progetti in attesa di valutazione statale, e abbandonare la strada delle fonti fossili e dei rigassificatori. È questa per Legambiente la sfida che la Calabria deve affrontare visto che in questo territorio tre quarti dell’elettricità è ancora prodotta da fonti fossili.

La Calabria deve riuscire a trasformare l’emergenza climatica, energetica e sociale in opportunità di crescita e sviluppo del territorio, non solo per contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici, ma anche per portare innovazione nei territori, al settore energetico e nuovi posti di lavoro. Non deve perdere questa importante opportunità, ha tutti i requisiti e le capacità per far decollare le rinnovabili dimostrando al Governo Meloni che la strada da percorrere non è quella dell’hub del gas. Il Meridione può diventare un hub energetico europeo strategico delle rinnovabili e la Calabria in questo contesto può giocare un ruolo importante con i suoi 22 progetti a fonti rinnovabili in attesa di valutazione statale, tra cui i 4 di eolico offshore per complessivi 2,93 GW di potenza. 

L’associazione ambientalista ha fatto il punto in occasione della tappa in programma a Crotone di Goletta Verde, sua storica campagna estiva in navigazione lungo la Penisola e realizzata con le partnership principali di Anev, Conou, Novamont e Renexia e la media partnership de La Nuova ecologia. L’eolico offshore è, anche quest’anno, uno dei temi portanti di Goletta Verde per informare e sensibilizzare i cittadini e per ricordare che l’energia prodotta dal vento rappresenta uno degli strumenti necessari per arrivare alla decarbonizzazione del nostro Paese attraverso la transizione energetica

Sul fronte delle energie pulite, nonostante alcuni continuino a pensare che la regione Calabria abbia già contribuito abbastanza, a fine 2022 nel territorio sono presenti 35mila impianti da fonti rinnovabili, pari a poco più del 2% di quelli presenti sul territorio nazionale, per 2.817 mw di potenza complessiva, cresciuti di appena 52 mw di nuova potenza rinnovabile nell’ultimo anno. In termini di copertura energetica elettrica, il maggior contributo arriva dall’eolico, con il 12%, seguito dalle bioenergie con il 7,5% (in questa percentuale rientrano specifici impianti a biomassa solida che non hanno alcuna caratteristica di sostenibilità, e dal solare fotovoltaico con il 3,8%. Percentuali, tra eolico e fotovoltaico, davvero basse e che, per una Regione come la Calabria, rappresentano solo il primo timido passo verso la decarbonizzazione.

La Calabria è una regione con un potenziale davvero importante, come raccontano i 22 progetti a fonti rinnovabili in attesa di valutazione statale, tra cui i 4 di eolico offshore per complessivi 2,93 gw di potenza. Il più distante dalla costa è il progetto di eolico offshore Calabria, da 555 mw e previsto, se autorizzato, nello specchio acqueo del Golfo di Squillace a largo di Punta Stilo con la pala più vicina alla costa ad una distanza di 55 km. Sempre nel Golfo di Squillace a 43,5 km troviamo anche il progetto Krimisa, il più grande tra quelli monitorati da Legambiente fino a fine maggio, composto da 62 aerogeneratori da 18 MW ognuno, per una potenza complessiva da 1.116 mw.

Tra lo specchio di mare del Golfo del Comune di Squillace (Cz) e i territori comunali di Borgia, Squillace, Grifalco, San Floro, Caraffa di Catanzaro, Cortale e Maida, anch’essi in provincia di Catanzaro, troviamo invece la proposta di progetto Fortevento composto da 39 aerogeneratori da 15 mw ciascuno, per una potenza complessiva pari a 585 mw. In ultimo, il parco eolico La Patrizia, unico non galleggiante, che sarà posto ad una distanza minima dalla costa di 12 km e composto da 45 aerogeneratori da 15 mw ciascuno per 675 mw, e che, se approvato, sarà realizzato tra il Comune di Belcastro (Cz), in località La Patrizia, lo specchio di mare del Golfo del Comune di Squillace (Cz) e i territori comunali di Botricello, Cropani, Sellia Marina, Sersale, Simeri Crichi, Catanzaro, San Floro, Caraffa di Catanzaro e Maida.

«La strada verso la decarbonizzazione è ancora molto lunga: lo scorso anno le fonti fossili hanno coperto il 75% della domanda di energia elettrica della Calabria, con un radicamento legato non solo alla produzione energetica, ma anche al trasporto di gas e all’estrazione di idrocarburi – dichiara Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria –. Ad oggi con i suoi gasdotti la Calabria è territorio di transito di tutto il gas importato dal Nord Africa che approda prima in Sicilia per essere poi spinto verso nord passando per la Centrale di Compressione di Tarsia, in provincia di Cosenza».

«Inoltre, a questa situazione – ha spiegato – si aggiunge il rischio dato dai rigassificatori: il primo a Gioia Tauro, tornato in auge dopo 10 anni dalla sua autorizzazione a causa dello scoppio del conflitto in Ucraina e oggi considerato importante nell’ambito della strategia che vede l’Italia candidata a diventare l’hub del gas verso l’Europa; e l’altro in attesa di autorizzazione a Crotone, da 0,8 miliardi di smc, e che prevede un deposito costiero con capacità di 20.000 smc di gas. Progetti che allontanano la Calabria dalle opportunità di innovazione, miglioramento della qualità di vita e creazione di posti di lavoro».

«È ora di dire basta – ha concluso – l’eolico offshore, insieme alle altre tecnologie pulite, è un’opportunità energetica, economica e sociale che la nostra regione ha tutto l’interesse a perseguire».

Non bisogna dimenticare anche le attività di ricerca e produzione di idrocarburi. Nel 2022, attraverso le 4 concessioni di coltivazione presenti nella Regione e localizzate nei pressi di Crotone tra terra e mare, sono stati prodotti 5.119.484 smc di gas su terraferma e 282.046.919 smc nelle concessioni direttamente di fronte alle coste crotonesi, una quantità pari a circa l’8% della produzione nazionale di gas fossile. A queste si aggiungono ulteriori 3 permessi di ricerca per una superficie di oltre 2.000 kmq destinati ad attività connesse alla produzione di idrocarburi. (fc)

Occhiuto incontra i sindacati: focus su sviluppo, sanità e riforme

Sviluppo economico, ambiente, e riforme, nel corso dell’incontro tra il presidente Roberto Occhiuto e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria, rispettivamente Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo.

«La Vertenza Calabria è ancora estremamente attuale – ha evidenziato Occhiuto – e anche con il nuovo governo nazionale vogliamo avere un’interlocuzione chiara e costruttiva in merito a ciò che la nostra Regione si aspetta da Roma».

«Giudico positiva la riunione ordierna – ha proseguito – durante la quale abbiamo illustrato a Sposato, a Russo e a Biondo le priorità dei prossimi mesi, con i sindacati regionali che hanno avuto modo di avanzare preziosi consigli e proposte intelligenti».

«Nella seconda parte dell’incontro – al quale ha partecipato anche Giuseppe Profiti – abbiamo trattato soprattutto il tema della sanità», ha illustrato il presidente della Regione.

«Dopo la conclusione dell’iter legislativo e dopo il via libera alle linee guida, infatti, Azienda Zero – il grande ente unico regionale che coordinerà il lavoro e le azioni delle Asp e delle Ao, e dunque l’intera sanità calabrese – è pronta a partire», ha annunciato il Governatore.

«Avere la possibilità di accentrare tante competenze e di mettere ordine nella governance delle Aziende sanitarie e ospedaliere sarà importantissimo – ha evidenziato – per riuscire a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati».

«Anche in questo caso il dialogo e il confronto con i sindacati saranno fondamentali per il successo di questa nuova avventura», ha concluso. (rcz)

SVIMEZ: LA CALABRIA CRESCE PIÚ DI TUTTI NEL MEZZOGIORNO

1° agosto – Le anticipazioni del Rapporto Svimez 2018 forniscono un dato positivo per la Calabria: Nel Mezzogiorno è la regione che nel periodo 2015-2017 ha fatto segnare la più significativa accelerazione della crescita.
«Sono state soprattutto le costruzioni – si legge nelle note della Svimez – a trainare la ripresa (+12% nel triennio), grazie anche alle opere pubbliche realizzate con i fondi europei, seguite dall’agricoltura (+7,9%) e dall’industria in senso stretto (+6,9%). Molto più modesto nell’ultimo triennio l’andamento dei servizi (+2,9%)».
Nelle anticipazioni si afferma, inoltre, che «nel 2017, Calabria, Sardegna e Campania sono state le regioni meridionali che hanno fatto registrare il più alto tasso di sviluppo, rispettivamente +2%, +1,9% e +1,8%. Si tratta, comunque, di variazioni del PIL più contenute rispetto alle regioni del Centro-Nord, se si considera il +2,6% della Valle d’Aosta, il +2,5% del Trentino Alto Adige e il +2,2% della Lombardia».
Secondo quanto dichiara il Presidente Svimez, Adriano Giannola, «Con la frenata seppur ancora lieve dell’economia le prospettive per il Sud peggiorano. Per ora tutto tiene, ma i dati che iniziano a circolare sul rallentamento della crescita preoccupano, anche perché il Mezzogiorno continua a portarsi dietro tutte le sue arretratezze».
«il recupero che c’è stato negli ultimi due anni – dice il Presidente Giannola – rischia di saltare nella ‘stagione dell’incertezza’, come definisce la Svimez gli anni che stiamo vivendo. SI potrebbe addirittura prevedere una “grande frenata” visto che «si rischia un forte rallentamento dell’economia meridionale: la crescita del prodotto sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud»,
«Certo il Mezzogiorno non è tutto uguale – ha detto Giannola – ci sono regioni che hanno fatto meglio, come Campania e Calabria, ma ce ne sono altre, la Sicilia, che sta andando particolarmente male. E se gli investimenti privati sono ripresi nel 2017 (+3,9%) superando anche quelli del Centro Nord anche se di pochissimo, gli investimenti fissi lordi sembrano essersi fermati, mentre la spesa pubblica s’è dimenticata del Mezzogiorno (tra il 2008 e il 2017 è scesa del 7,1% al Sud, mentre è cresciuta dello 0,5% nel resto del Paese)».(rrm)